Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo ... · L’enigma pag.14 Musica&Film...

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Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.3, Marzo 2013 www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. Antonio Denanni/Joram Gabbio Indice: Un serpentone di giovani pag. 2 I giovani tibetani pag. 3 Irene pag. 4 We want Senato pag.6 Prove di scuola globale pag.8 “La parte migliore di sé” pag.9 Amnesty/Libera pag.10 Artisti e campioni pag.11 Sette in condotta pag.12 Google Projectglass pag.12 Splash pag.13 L’enigma pag.14 Musica&Film pag. 15 Un albero per ricordare pag.16 Porporato News pag.16 Lingue e cultura cinese pag.16 Volontariato pag.17 Ludopedagogia pag.17 Scambi, scambi pag.18 Welcome pag.20 La neve per tutti pag.21 Banca del tempo pag.21 Vignetta dragonball pag.22

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Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.3, Marzo 2013 www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. Antonio Denanni/Joram Gabbio

Indice: Un serpentone di giovani pag. 2 I giovani tibetani pag. 3 Irene pag. 4

We want Senato pag.6 Prove di scuola globale pag.8 “La parte migliore di sé” pag.9 Amnesty/Libera pag.10 Artisti e campioni pag.11

Sette in condotta pag.12 Google Projectglass pag.12 Splash pag.13 L’enigma pag.14 Musica&Film pag. 15

Un albero per ricordare pag.16 Porporato News pag.16 Lingue e cultura cinese pag.16 Volontariato pag.17 Ludopedagogia pag.17

Scambi, scambi pag.18 Welcome pag.20 La neve per tutti pag.21 Banca del tempo pag.21 Vignetta dragonball pag.22

Un serpentone di giovani “Carissimi della redazione…”. così ci scriveva Irene Ambricco il 21 dicembre 2012 recapitandoci la sua lettera diretta a tutti voi. Purtroppo il numero di dicembre del giornalino era già uscito e non abbiamo po-tuto dar corso alla pubblicazione: ve la presentiamo ora con notevole ritardo anche se una versione più concisa è stata pubblicata a gennaio sul mensile giovanile Pinerolo Indialogo per lanciare la mobilitazio-ne dei giovani del pinerolese per la donazione del midollo osseo. Un anticipo provvidenziale, ripreso anche su Facebook, che ha mobilitato circa 500 persone per la serata di sensibilizzazione del 18/01 e poi altri 300 giovani il 25/01, molti del nostro Liceo come testimonia la foto in copertina, quando si sono re-cati all’Avis di Piscina per la donazione del midollo osseo a favore di Irene e di altri malati di leucemia. Una mobilitazione che ha colpito gli organizzatori dell’Admo (Associazione Donatori Midollo Osseo) che non avevano mai visto alle loro iniziative di sensibilizzazione “un serpentone così ampio di ragazzi poco più che ventenni” come hanno scritto nel comunicato stampa. Questo per sottolineare come i giovani non siano così indifferenti e menefreghisti come a volte li si dipinge. Quando c’è bisogno di mobilitazio-ne ci sono… eccome! Questo numero del giornalino avrebbe dovuto essere un numero monografico sui gruppi dell’autogestione, ma un po’ per l’impegno di fine quadrimestre e un po’ per il troppo tempo trascorso dall’evento non siamo riusciti a raccogliere la cronaca dei gruppi, comunque l’impressione generale è che l’evento sia riuscito e che ormai faccia parte del mondo piacevole dei ricordi. Circa la salute di Irene vi segnaliamo che è ritornata a casa, in attesa del trapianto del midollo osseo per avviarsi alla completa guarigione. Il donatore più compatibile è stato trovato in Germania (la globalizza-zione!!!). In questo numero di Onda parliamo in modo ampio degli scambi in corso proprio in questo periodo di uscita del giornalino. Un’iniziativa che coinvolge ormai numerose classi del linguistico e si spera in futu-ro anche altri indirizzi. Un’esperienza che molti vorrebbero fare, per andare in direzione di quella scuola sempre più globale e multiculturale che il mondo ci chiede (il corso di cinese va in questa direzione). Riportiamo poi l’intervista a Maurizio Allasia, ex studente 24enne di questo Liceo che ha intrapreso una battaglia per permettere ai giovani sotto i 25 anni di poter votare anche per il Senato (ora è obbligato-rio avere compiuto i 25 anni). È un tema che porta avanti anche su Facebook e in altre localizzazioni della rete. È un argomento che ci riguarda e ci toccherà prima o poi quando andremo a votare. Quindi è bene che si sostenga l’iniziativa di Maurizio. È ugualmente bene che si sostenga la battaglia di tanti giovani ti-betani che si sono immolati bruciandosi vivi per la libertà del Tibet ( finora 105) . Un martirio quasi sco-nosciuto e al quale vogliamo dare visibilità. I giornali tengono sotto tono l’argomento (dov’è la libertà di stampa?) perché ci sono troppi interessi economici con la Cina! Nel nostro piccolo noi con questo silenzio non ci stiamo! Le solite rubriche completano il nostro giornale. La Redazione

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In Tibet immolazioni di protesta col fuoco Bhenchen Kyi è il nome della studentessa liceale di 17 anni che il 9/12/12 ha scelto l’auto-immolazione attraverso il fuoco per chiedere la libertà religiosa e il ritorno in Tibet del Dalai Lama. Prima di morire ha chiesto agli amici di “non permettere ai cinesi” di portare via il suo corpo dopo il suicidio. I tibetani continuano a morire per la loro libertà contro l’indifferenza del mondo. Troppi interessi economici sono in gioco con la Cina. L’ultima vittima è una ragazzo di 20 anni, Phakmo Thondup, che si è dato fuoco il 23 febbraio. Con quest'ultimo gesto estremo contro l'occupazione cinese, dal 2009 il numero delle autoimmolazioni in Tibet è salito a 105. Nei primi mesi del 2013 gli episodi simili si sono moltiplicati . Solo qualche settimana fa due ragazzi di 17 e 18 anni si sono dati fuoco e hanno perso la vita nella città di Dzorge, nella provincia del Sichuan, sud-ovest della Cina. Mentre il 18 febbraio un uomo di 49 anni ha compiuto lo stesso gesto a Labrang. E prima ancora nella stessa contea era morto in questo modo un ventiseienne.

Nel nostro piccolo vogliamo che il tutto il liceo sappia di questa lotta per la libertà.

Il fuoco, sì, il fuoco E sono stanco. Sono molto stanco e immensamente amareggiato. Tollero tutto, o almeno ci provo. Conosco i miei limiti, come ogni forza della natura di cui vi servite. Uno strumento, non sono niente di più. D’altra parte l’ho capito benissimo, sin dal primo istante in cui quel vostro goffo ma simpatico an-tenato pieno di peli mi teneva sollevato con lo sguardo ebbro di gioia mentre indifferente bruciavo la punta della mazza e al contempo illuminavo la sua grotta. C’è un limite a tutto, però. Per ogni cosa esiste, è un vincolo fisico, ancor prima che filosofico, per un comprensibile motivo come far luce tanto quanto per una lodevole ragione quale la lotta a difesa dei propri diritti umani. Rinchen Mi rivolgo a te, Rinchen, ora, e a tutti i Tibetani della tua età. Diciassette anni e nessuno un altro in più, ormai, dato che hai deciso di nutrire le mie fiamme per la libertà del tuo paese. Chi ha a cuore le ragioni della tua protesta deve far di tutto per far sì che il tuo gesto non sia stato vano. Un gesto incredibilmente forte, che misura la grandezza della sofferenza nel tuo cuore come nella tua mente. Ma… Ma sebbene io sia solo uno strumento e nulla più, so bene che la potenza di un mezzo risiede nell’assoluta infinità di modi con i quali può essere utilizzato. Almeno 20 dei 104 tibetani che dal 2009 si sono immolati finora erano adolescenti. Gli ultimi due, rispettivamente di 18 e 17 anni. Sonam Dhargye e tu, Rinchen. Questa è la mia protesta. Il fuoco, sì, il fuoco. Se vedo ancora una volta un ragazzino che osi avvicinarsi a me per bruciare via un’intera vita all’orizzonte giuro sulle mie fiamme che incendio tutto il Tibet. Ma non solo il Tibet, anche la Cina e poi tutto il resto del mondo che resta a guardare senza muovere un dito. Pretendo un altro modo per usarmi. Dev’esserci un altro modo per farsi ascoltare.

Da Storie e Notizie 872, di Alessandro Ghebreigziabiher http://alessandroghebreigziabiher.blogspot.it/

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Lettera di Irene Ambricco agli studenti del Porporato

“Così all’improvviso la leucemia mi ha colpito…” Con notevole ritardo pubblichiamo la lettera di Irene Ambricco che ci ha scritto a Dicembre dopo aver scoperto di essere malata di leucemia. È già stata pubblicata in forma più sintetica sul mensile Pinerolo Indialogo e fatta girare sul web. È servita per mobilitare centinaia di studenti, molti del nostro liceo, a favore della donazione del midollo osseo. Per ragioni tecniche non siamo riusciti a pubblicarla prima, lo facciamo ora pubblicandola nella sua versione integrale. L’accompagniamo con l’informazione che Irene ha trovato un donatore compatibile in Germania e presto dovrebbe subire il trapianto. Speriamo che Irene ritorni presto con noi Premessa: Mi chiamo Irene Ambricco e faccio parte della vostra stessa scuola, non penso che abbiate

mai sentito parlare di me, forse avete letto il mio nome sotto qualche articolo o qual-che racconto, mi dispiace dirlo ma questo non è un racconto, anche se probabilmente non mi conoscete di persona. Tuttavia voglio raccontarvi la mia storia, la storia di una ragazza che dopo un mese dal inizio della scuola ha scoperto di essere malata di leucemia. Ho deciso di farlo attraverso una lettera che ho scritto alla mia classe. Spero di non annoiarvi.

26-10-2012 Carissime compagne e compagni, Mi mancate un sacco! Mi sembra così strano: il giorno prima ero lì con voi, tranquilla e felice, e il

giorno dopo ero una malata di leucemia. Forse vi sembrerà noioso o non vi interessa proprio, ma voglio raccontarvi come tutto è cambiato. Tutto è iniziato all’incirca una settimana prima: avevo delle macchie sul corpo e visto che non erano sparite, il giorno prima dell’assemblea andai dal medico che mi disse che erano delle petecchie e che probabilmente erano causate da uno sforzo, tuttavia per sicurezza mi disse di fare degli esami del sangue. Andammo il giorno dopo alle 8, approfittando del fatto che avevo deciso di non andare a scuola. A mezzogiorno, quando ero a casa, ricevetti una chiamata che diceva di correre al Regina Margherita. Gli esami ave-vano riscontrato dei valori altissimi di globuli bianchi e poche piastrine. I risultati somigliavano terribilmente a quelli di un malato di Leucemia Mieloide. Disperata piansi per un’ora, cer-cando di capire come sarebbe andata di lì a poco. Sarei morta? Ero davvero malata? Oppure avevano sbagliato gli esami? C'era anche questa possibilità, questa enorme speranza. Sarei guarita? Cosa voleva dire essere malata? Questa e altre milioni di domande mi scorrevano in testa mentre mangiavo di fretta, salivo in auto, mentre ascoltavo la musica dell’autoradio e mentre le ruote della macchina macinavano chilometri di strada. Adesso al solo ricordo, le mani mi tremano mentre batto i tasti sulla tastiera. Nell’auto c'eravamo io, mia madre e mio padre, che era tornato immediatamente dal lavoro; mio fratello era andato a seguire le lezioni all’università, obbligato da me e dai miei... Volevo mantenere un briciolo di calma e poi desideravo non avere troppe persone attorno. Come facevo a essere malata? Stavo bene. Voi mi siete testimoni; ditemi: il giorno prima sembravo malata? Io since-ramente direi di no, anzi dico di NO. Non riuscivo a trovare dei sintomi, forse solo le macchie, un livido comparso sotto una ascella che non sapevo spiegare e il fatto che faticavo un po' più del normale salendo le scale da due settimane a quella parte. Voi con questi soli sintomi pensereste alla leucemia? Io non lo avevo fatto... davo la colpa al fatto che mi ero rotta il piede e non ero più abituata a camminare. Quando ho dovuto cambiarmi, andare al ospedale, sapendo di essere malata, il mondo mi è caduto addosso. Pensavo solo egoisticamente a me stessa. Solo quando ho attraversato le porte del pronto soccorso all’ospedale pediatrico, mi resi conto che non era cambiata solo la mia vita, ma anche quella della mia famiglia, quella dei miei parenti, dei miei amici, quella delle mie compagne, e minimamente anche quella dei conoscenti... anche se forse esagero. Più di tutto pensavo ai miei genitori, a mio fratello e incredibilmente anche al mio cane. Mi hanno detto che Viola, il mio amato cagnolino, mi cerca ancora per casa. Prima di lasciarmi passare al pronto soccorso mi dissero di andare alle Molinette, perché ero troppo grande, ma poi mi chiesero l'età e mi misurarono il battito cardiaco e l'ossigeno nel sangue. Dopo una chiamata in reparto decisero di farmi passare al pronto soccorso del Regina Margherita, nonostante non fossi più nell’età pediatrica, e tirai un respiro di sollievo; non perché le Molinette fosse un brutto ospedale, anzi è ottimo, ma perché il Regina Margherita è tra gli ospedali pediatrici migliori in Europa, se non il primo. Nel mio reparto (oncoematologia) vengono persone da tutto il mondo. Ci fecero accomodare in un corridoio tutto colorato con le poltroncine gialle. - Ambricco - mi sentii chiamare e mi fecero la visita medica. Peso, altezza, battito cardiaco, temperatura, mi fecero un mucchio di domande.

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- Hai avuto la febbre?- E io: - Non che io sappia, potrei averla avuta, ma senza saperlo- -Da quando sono comparse le petecchie?- -Una settimana circa- -Lividi?- -Solo questo- -Segni di stanchezza, affaticamento? - Qui dissi delle scale, ma che non avevo nient'altro. Mi squadrarono da capo a piedi, sembrava di partecipare ad un esperimento scientifico. Io ero lì in mutande e reggiseno coricata sul lettino, con due dottori e due specializzande che mi osservavano. "Irene Ambricco, la cavia umana". Il medico mi disse che probabilmente ero malata, ma che non sapeva esattamente di cosa. Mi portarono in un altro stanzi-no e feci altri esami del sangue. Seguirono una radiografia e una ecografia come quella che fanno alle madri incinte. Dovemmo aspettare ancora e io nutrivo molte speranze di essere sana e incrociavo le dita pregando che se fossi stata malata quanto meno lo fossi della cosa meno grave possibile. Ero più tranquilla e continuavo ad aggiornare su ogni minima novità le mie migliori amiche. Leucemia Mieloide. Fu il verdetto finale. Ebbi una certezza che mi pesò sul cuore: ero malata. Una signora, che non ricordo se fosse una Oss o un’infermiera, ci accompagnò fino nel mio reparto. Mi mostrarono la stanza: era una singola, ma ci stetti poco, perché mi fecero fare un altro esame, l'ecocardiogramma. Mi misero un ago a cannula al braccio e mi fecero una trasfusione di piastrine. Mangiai cena e passai la mia prima notte in ospedale. Giovedì 11 ottobre ero ricoverata e mi fecero rimanere a digiuno; alle 11.00 avrei dovuto fare un intervento e l'esame del midollo osseo, ma finii per farlo alle sei di sera. Mi misero il catetere venoso centrale: un tubicino che mi esce dal petto e che serve per fare entrare i medicinali direttamente in circolo. Mi tolsero la cannula al braccio che era alquanto fastidiosa, infatti tutte le volte che piegavo il braccio sentivo l'allarme che indicava che c'era qualcosa che non andava nelle flebo. Il medesimo giorno il medico che mi avrebbe seguita mi disse esattamente cosa avessi: i globuli bianchi erano impazziti ed erano in soprannumero, e questo aveva fatto diminuire le piastrine e la loro mancanza aveva fatto apparire le petecchie e il livido. Avrebbe potuto fare diminuire anche i globuli rossi e se non fossi stata curata avrebbe causato moltissimi altri danni. Mi illustrò la terapia: sarebbe durata sei mesi e avrei fatto 4 cicli di chemioterapia di una durata di una settimana ciascuno, intervallati da tre settimane in cui sarei andata in aplasia: avrei avuto un numero minimo di globuli bianchi. In questo periodo sarei rimasta comunque ricoverata, in pratica rimarrò qui per 4 mesi di seguito. Per questo motivo non posso ricevere visite, ma possono venire le persone che mi fanno assistenza. Da quando so-no arrivata qui, in ospedale, non sono più stata sola, c'è sempre qualcuno con me 24 ore su 24, la maggioranza delle volte i miei e mio fratello, ma anche le mie zie o altri parenti. I restanti due mesi o mi faranno dei trapianti di midollo osseo o di cellule staminali e in questo periodo forse potrò andare un po' a casa. Ci rimasi malissimo per due motivazioni: sarei stata ricoverata qui per ben quattro o forse sei mesi di seguito senza poter ricevere visite e a causa della chemio avrei perso i capelli. La chemioterapia iniziò il giorno dopo. Mi misero un sacco di flebo. L'ho finita da praticamente due settimane e ne subisco ancora gli effetti: non riesco ad alzarmi perché appena mi alzo ho la nausea e mi è sparita completamente la fame. Stando coricata sto bene, se non in rare occasioni, e mi sono abituata alla routine; ho iniziato a seguire le lezioni che mi restituiscono parte della mia vita prima dalla malattia. (Il Regina Margherita offre la possibilità di seguire le lezio-ni scolastiche in ospedale) Ho iniziato ha perdere i capelli da qualche giorno, ma mi ha fatto meno male di quanto pensassi e visto che erano diventati orribili, pieni di nodi, impossibili da sciogliere (sembrava avessi dei rovi in testa), li ho tagliati come il taglio più corto di Emma Watson; non sto bene come lei, ma mi dicono che non sto per niente male e così danno pure meno fastidio mentre cadono. A volte mi abbatto perché non riesco a fare niente da sola e perché non posso vedere voi e le altre mie amiche... mi mancano pure i prof! Poi mi ricordo che tutti voi mi siete vicini con il cuore che tutte mi sostenete, che il mio paese mi è vicino, tutti, anche le persone che non pensavo fosse possibile mi hanno mostrato il loro sostegno. Il cartellone che mi avete regalata mi ha commossa; quando l’ho visto sono rimasta senza parole, avevo un sorrisetto ebete quasi avessi visto il ragazzo più bello del mondo. Vi ringrazio perché vederlo mi ricorda voi e la scuola e soprattutto che io sarò lì a farvi compagnia, se tutto va be-ne, entro la fine della scuola, forse con una parrucca, una bandana o un taglio alla maschietto, un po' più magra e non so se in piena forma, ma sarò lì. Non posso prometterlo, ma lo spero e le possibilità sono molte. Mi scuso per questo poema e spero che doveste seguire una lezione noiosa o fare una verifica mentre l’avete letta, così vi ho fatto un favore. Dopo questa frase mi scuso con l'insegnante presente in classe in questo momento, non avevo intenzione di offenderla. Mi aspetto una vostra risposta. Vi ringrazio per quanto mi state vicini e mi scuso ancora per tutte queste parole che avrete trovato noiose, ma in fondo spero che aveste la curiosità di sapere come mi sento e cosa si prova a essere malate di Leucemia, anche se sinceramente devo ancora abituarmi all’idea. Grazie per aver letto questa lettera e per essermi tutti vicini. Una ragazza che, come le ha detto un medico molto simpatico, tra poco avrà superato la leucemia

La vostra Irene Ambricco

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Com’è nata l’idea di We Want Senato? L’idea che nel 2013 sia assurdo avere quattro età differenti per eleggere ed essere eletti alla Camera e al Senato (rispettivamente 18-25 anni e 25-40 anni) l’avevo maturata già da tempo. Dopo l’odissea causata dall’inefficienza del consolato italiano di Stoccolma (per non perdere il diritto al voto alla fine ho dovuto chiamare io l’ufficio elettorale di Pinerolo) ho avuto la sorpresa di trovarmi in mano anche la scheda elettorale per il Senato. Un errore tecnico certamente, ma clamoroso, perché mi veniva data la possibilità di compiere un broglio elettorale senza rischi. Accantonata l’idea di votare lo stesso pur non avendone diritto, cosa che con buone probabilità non sarebbe

stata scoperta, ho deciso di lanciare questa campagna, tramite i social network, il video su You Tube, la diffusione delle mail e la proposta “virale” ad ogni elettore under 25 di metterci la faccia per esprimere la volontà di votare anche per il Senato. In questa iniziativa ti muovi da solo nel portarla avanti o hai intorno a te una squadra? Ho dato il via alla campagna da solo, ma il lancio non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di alcuni amici italiani che vivono in Svezia da molti anni, i quali hanno condiviso con me l’esigenza di accendere un riflettore su questo anacronismo a cui nessuno sembra fare caso. Inoltre è stato fondamentale il sostegno di Elvio Fassone, che ha condiviso e appoggiato la campagna descrivendo molto bene le ragioni storiche delle differenze vigenti per l’elettorato più giovane. Passate le elezioni pensi che passi anche l’interesse per la tua tematica? Continuerai ad insistere? È difficile far “esplodere il caso” su una cosa che riguarda di fatto una parte limitata di popolazione (seppur molto consistente) e che viene percepita come assodata, come un’antica tradizione repubblicana che in fondo è transitoria per l’elettore e quindi non avvertita come qualcosa di cui preoccuparsi. L’averla lanciata una settimana prima di un’elezione così delicata per l’Italia nella quale il

Senato è risultato, come prevedibile, senza una chiara maggioranza assoluta, credo sia stato importante per aumentare la consapevolezza in chi ha potuto far sentire la propria voce solo per metà. A maggior ragione ritengo che con un Parlamento così rinnovato, in cui le istanze di cambiamento sono entrate con forza nelle istituzioni, sia necessario insistere nel voler estendere un legittimo diritto politico. Se le forze politiche riusciranno a trovare un consenso parlamentare sulle riforme costituzionali, questo aspetto non dovrà essere assolutamente tralasciato. Il motivo che ti ha spinto a chiedere l’abbassamento dell’età di voto al Senato è perché i ragazzi di oggi sono “più svegli” di quelli di ieri o per rivendicare un diritto e basta? Non ho nessuna ragione di pensare che i 18enni di oggi siano “più svegli” di quelli del passato. L’età probabilmente non è mai stata una garanzia di consapevolezza nell’esercizio del voto, ma a causa di questa differenza tra le due camere è diventata una discriminante decisiva per le sorti politiche del paese. Come può la politica interrogarsi sul futuro delle nuove generazioni senza notare con sdegno che milioni di giovani (studenti e lavoratori) sono elettori dimezzati, trattati come non sufficientemente maturi?

La battaglia di Maurizio Allasia “Milioni di giovani sono elettori dimezzati”

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Il paradosso è che a 18 anni si è cittadini completi di diritti e doveri di fronte alla legge, si può diventare sindaci di una grande città come Roma o Milano o presidente di regione, ma non si ha il diritto di eleggere i senatori. A molti potrà sembrare una rivendicazione di principio, forse anche superflua, ma pensiamo a come sarebbe cambiato concretamente il quadro politico di queste ultime elezioni con circa 4 milioni di voti in più. Avremmo forse ora una direzione più chiara, una maggioranza certa, la possibilità di un governo più stabile? Questa tua battaglia è fine a se stessa o ha per obiettivo rivendicazioni generazionali più ampie? Mi piacerebbe che questa battaglia partisse da un diritto politico negato e si allargasse alla discussione necessaria sul bisogno di riformare la struttura generale delle istituzioni. Il bicameralismo perfetto è ormai in evidente difficoltà e la direzione di andare verso un’unica camera in cui il processo legislativo risulti più efficiente è condivisa da molte forze politiche. Una rivoluzione istituzionale che realisticamente però vedo ancora lontana, per cui penso sia più concreto partire dall’uniformare perlomeno l’elettorato attivo, abolendo limiti di età anacronistici e senza nessun appiglio politico e sociale. Questa campagna credo che sfidi in qualche modo anche il concetto di suffragio universale. Puntualmente dopo ogni elezione controversa si sentono proposte più o meno serie sull’introduzione di “patenti di cittadinanza” per poter votare o altre idee “diversamente democratiche” di questo tipo. Questa nostra sfida parte invece da un presupposto diverso: non dobbiamo avere paura del voto, in particolare di quello giovanile, ma dobbiamo estenderlo. Che i giovani siano favorevoli alla tua iniziativa è scontato. E gli adulti? Gli adulti, intendendo le persone over 25, sono probabilmente meno sensibili a questa iniziativa, perché in fondo gli elettori tra i 18 e i 24 anni restano una minoranza e perciò non è mai stata avvertita come una priorità per migliorare la condizione di cittadinanza. Sarebbe interessante capire se c’è qualcuno che oggi ritiene di difendere questa differenziazione e perché. Fassone ad esempio mantiene qualche riserva sull’equiparazione delle età per farsi eleggere deputato e senatore, con motivazioni interessanti che andrebbero approfondite e che pongono questioni fondamentali per chi entra a far parte delle istituzioni, come ad esempio l’intrecciarsi dell’impegno politico con la vita di cittadino. Quali sono le prossime mosse? Sicuramente continuare a tenere viva l’attenzione e allargare il più possibile il dibattito; la prossima mossa potrebbe essere una petizione da diffondere il più possibile a tutti i livelli della società civile. Durante questa campagna ho chiesto se ci fossero delle forze politiche disposte a impegnarsi in questo senso ma non ho ricevuto nessuna risposta. A partire dalla politica locale, c’è qualche esponente che ha la volontà di portare avanti questa battaglia apparentemente di nicchia e di farla entrare in Parlamento? In tempi in cui il discorso della “rottamazione” della classe politica è diventato così importante, bisogna avere il coraggio e la volontà di migliorare la Costituzione, senza ingessarla in norme fuori dal tempo. Ci sentiremo cittadini più completi quando andremo al seggio, il giorno delle prossime elezioni politiche e non sentiremo più gli scrutatori avvertirci: “Il ragazzo/la ragazza vota solo per la Camera”. Contatti We Want Senato Paginafacebook We Want Senato: www.facebook.com/WeWantSenato?fref=ts Video YouTube: www.youtube.com/watch?v=MyzSQ7TmCC0 https://www.youtube.com/watch?v=IKET1lMvaHo E-mail: [email protected]

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È stata avviata a New York nel settembre 2012

Prove di scuola globale Vi si insegna il meglio dei curricola delle scuole nazionali. La matematica viene insegnata secondo il metodo «Singapore Math» A settembre del 2012 ha aperto i battenti a Manhattan, New York, la prima scuola a respiro mondiale, progettata con curricola e programmi adatti per formare studenti capaci di affrontare le sfide del mondo glo-balizzato.

Si è preso il meglio dell’istruzione in giro per il Pianeta, allo scopo di crescere studenti attrezzati a sentirsi ovunque a casa propria. L’obiettivo è di formare una generazione di alunni, dall’asilo fino alle superiori, capaci di sommare le conoscenze linguistiche, geografiche e scientifiche necessarie per diventare i protago-nisti del XXI secolo.

L’iniziativa è di tre magnati newyorkesi, che hanno speso 75 milioni di dollari, rac-colti attraverso investimenti e donazioni, ma che prevedono di spenderne altri 500/600 per realizzare altre19 «Avenues» in giro per il mondo. Direttore della scuola è Chris Whittle, già fondatore del programma Edison Schools per i bambini disagiati, che per questa avventura ha cambiato completamente soggetto.

L’idea di partenza di Whittle è che i giovani di domani devono vedere l’intero mondo come potenziale campo d’azione dove spendersi e rea-lizzarsi e per ottenere ciò i vari centri di apprendimento esistenti, per quanto buoni, sono troppo radicati nella realtà nazionale. Questo significa conoscere le lingue, la tecnologia, ma anche seguire programmi che scelgono il me-glio dei vari sistemi e delle varie culture: «Se il XX secolo è stato domi-nato dalla leadership Usa, il XXI sarà – ha detto un leader cinese - "una cucina con tanti cuochi". Gli studenti moderni devo- no avere una conoscenza delle altre culture, parlare altre lingue in maniera fluente, e apprezzare altre storie».

Per questo nei programmi di Avenues si "prenderà il meglio dell’istruzione in giro per il Pianeta, allo scopo di crescere studenti attrezzati a sentirsi ovunque a casa propria", "ogni studente arrivato in quarta elementare sarà perfettamente bilingue - inglese-mandarino oppure inglese-spagnolo - e sarà in grado di muoversi per il mondo sentendosi a casa propria conoscendo la matematica come si insegna in Asia e la geografia come si apprende in Europa" afferma il direttore Whittle.

Il curriculum prevede l’apprendimento delle materie tradizionali, con grande spazio per la lettura e la scrittura, ma già la matematica viene insegnata secondo il metodo «Singapore Math», basato sulla risoluzio-ne pratica dei problemi e l’uso di strumenti tattili per sviluppare la dimestichezza con i numeri. I test inter-nazionali dimostrano che gli studenti di Singapore battono tutti gli altri in matematica. La "Avenues" punta a far diventare subito bilingui; gli allievi seguono metà delle lezioni in inglese e metà in mandarino o spa-gnolo. Anche la storia e le culture insegnate sono mondiali, non locali.

I programmi a respiro mondiale portano a possedere gli strumenti culturali, tecnologici e sociali per proseguire gli studi in qualunque università o lavorare in ogni angolo del mondo. Così si può studiare indif-ferentemente a New York, New Delhi o Joannesburg. Quando le succursali verranno aperte nelle altre città, a partire da Pechino nel 2014, gli allievi passeranno ogni anno diverse settimane all’estero. L’unico neo di questo progetto di scuola a respiro mondiale è il costo: 40 mila euro l’anno, ma pare che le richieste non manchino e siano maggiori dell’offerta. Una scuola quindi di elite, ma che può ugualmente essere di esempio per le nostre scuole nazionali, che seppur a partire da standard più poveri, possono aprirsi ad una programmazione a respiro globale. Da Pinerolo Indialogo, marzo 2013

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Come molti di voi sapranno, il 26 gennaio l’Associazione Donatori di Midollo Osseo ha organizzato a Piscina una giornata di campagna per la tipizzazione, al fine di aumentare il numero di donatori disponibili per i malati di leucemia, e soprattutto per Irene. Infatti, il modo più effi-cace per combattere questa malattia (in molti casi, l’unico) è trapiantare il midollo, un tessuto così delicato che è essenziale avere un numero altissimo di donatori, in modo da trovare chi ha la compatibilità più alta. Prima di entrare nel merito della giornata, vorrei innanzitutto rivolgermi a chi non si è ancora fatto registrare nel database mondiale dei donatori: nonostante le “leggende” che circolano, l’operazione di estrazione del midollo è indolore, breve (in totale, si sta in ospedale meno di una settimana) e soprattut-to non comporta rischi maggiori dell’estrazione di un dente, o della rimozione dell’appendice. Nel caso in cui il proprio DNA sia selezionato come compatibile, e solo in quel caso, si viene contattati dall’ADMO che provvede a comunicare l’ospedale in cui bisogna andare per fare ulteriori controlli, alla fine dei quali ci sarà eventualmente il prelievo delle cellule staminali. Quest’ultimo consiste in una semplice filtrazione del sangue, o al massimo in una piccola operazione all’anca che non lascia nemmeno una cicatrice: questi enormi sacrifici potrebbero salvare una vita. Quindi se pesate almeno 50 Kg e avete meno di 40 anni contattate al più presto l’Associazione. Detto ciò, raccontare nei dettagli quel pomeriggio sarebbe una cosa abbastanza noiosa: sono andato con dei miei compagni nei locali che erano stati attrezzati

dall’ADMO per l’occasione, ho compilato delle scartoffie e ho sputato in una fialetta. Nonostante la semplicità del tutto, però, sono sicuro che nessuno è andato via con la sensazione di aver perso del tempo: io stesso qualche tempo fa ero abbastanza insofferente, pensavo che tanto la mia adesione non avrebbe cambiato niente, eppure mi sono do-vuto ricredere. E per farmi cambiare idea, la questione era davvero importante! Quello che si vedeva nella sala non era un gruppo di giovani marmotte che dovevano fare la loro buona azione quotidiana, erano persone di tutte le età che avevano deciso di mettersi in gioco per salvare una persona e dare una speranza, persone che almeno una volta avevano combattuto il menefreghismo e che almeno una volta ave-vano “alzato la parte migliore di loro” (citando la mia prof di scienze) in maniera disinteressata. È triste che per assistere a una cosa così bella ci sia stato bisogno di circo-stanze così dolorose, ma ho sentito chiaramente la voce di centinaia di persone che, pur senza parlare, hanno detto in-sieme “Forza Irene!” La speranza è molto delicata in queste circostanze, e ben pochi di noi si possono immaginare cosa voglia dire affrontare una situazione del genere, ma lei ha già da tempo dimostrato di essere di gran lunga più forte di tutti noi, e insieme alle persone che le stanno vicino ha insegnato a tutti che è possibile non arrendersi, e reagire a qualsiasi avversità: quindi impariamo da lei, continuiamo ad aspettarla a scuola, e facciamo sentire il nostro sostegno! Forza Irene, facciamo il tifo per te! Lorenzo Giraudo, 3A Cl

Ditemi... questo è un uomo? Tutti nella nostra vita scolastica, ci siamo ritrovati (o troverete) la bellissima poesia di Primo Levi: "Se questo è un Uomo". Tuttavia non sono qui per scrivere un’analisi di questa poesia. Scusate ho sbagliato dovrei dire di questa provocazione, perché era quello il suo scopo: porci una domanda. Ci ha chiesto di considerare se quello da lui descritto in quelle parole è un uomo. Ora vi illustro la motivazione, del tutto spontanea, per cui scrivo questo articolo: quella di porvi e di porre anche a me stessa, un altra questione non dissimile da quella di Levi. Fino a che punto si è umani quando si è privati di ogni cosa? Per farlo ho deciso di sfruttare la provocazione di questo poeta. Leggendo questi versi ci viene da chiederci, se qualcuno che lavora nel fango; che non conosce che il dolore; che deve lottare con tutto se stesso per il cibo; che può morire in qualsiasi momento per una scelta altrui; che è stato privato del proprio nome; è ancora un essere umano? La prima risposta che io ho dato leggendo questa poesia è stata un Sì. Tuttavia poi mi sono resa conto che vi era anche altro dietro ogni piccolo pezzo materiale o simbolico tolto ai deportati della Shoà. Venivano privati anche della loro dignità; della loro identità; della possibilità di scegliere ed erano costretti a lavorare fino a quando erano talmente sfiniti da non avere più la forza di ricordare. E questo è un essere umano o è quello che ne resta? Ed è qui che è apparsa la prospettiva del No... Questo non è un essere umano, non è un uomo mi sono detta! Ma poi ci ho ripensato e mi son chiesta se era questo che pensava Primo Levi quando hai scritto queste parole. Tu nel campo di concentramento eri un uomo? Io non conosco la risposta di Levi ma non penso che abbia perso tutto se stesso dentro quell’inferno. Di conseguenza sono arrivata alla conclusione che l'umanità si perde quando si smette di considerarsi tali. Ma ho davvero ragione? Irene Ambricco 2csu

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo

che lavora nel fango che non conosce pace

che lotta per mezzo pane che muore per un si o per un no.

Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore

stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa,

la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi

26 gennaio 2013 In molti per “alzare la parte migliore di se”

Sopra i 18

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La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ormai ultrasessantenne (64 anni precisi il 10 dicembre 2012) è il testo fondamentale su cui si basa il lavoro di Amnesty In-ternational. In un dialogo immaginario, riportiamo a pun-tate una sua intervista.

Iniziamo dal primo articolo. Molti ritengono si tratti di parole fumose e di poco riscontro pratico. Potrebbe cercare di concretizzarci i termini "dignità", "diritti" e "coscienza"? Beh, nel mio testo i diritti sono delle pretese che possediamo dalla nascita e che gli stati si impegnano a ri-conoscere garantendoci in questo modo la dignità; i gover-ni non possono torturarci, condannarci a morte, discrimi-narci, punirci violando la nostra libertà di opinione e coscienza. Penso che la scoperta dei diritti sia una delle grandi conquiste dell’essere umano. Quando abbiano preso piede è difficile dirlo, sicuramente tra il ‘700 e l’800, tra Illuminismo e Romanticismo, il concetto di dirit-to si è più fortemente fatto strada. Oggi li date per scontati, ma solo perché fanno ormai parte del vostro sentirvi e pensarvi in quanto esseri umani (anche se non mi allarghe-rei troppo). E la coscienza, beh, è semplice, è la consape-volezza di essere uomini e donne, il rendersi conto di esse-re al mondo, di esistere: si è liberi di riconoscersi vivi e liberi!

Il secondo articolo tratta il principio di uguaglianza: ci

può fare un esempio di uguaglianza e uno di diseguaglianza? Quello che preferisce... Beh, di disuguaglianza si può parlare dall’alba dei tempi, quando qualcuno è stato più capace di altri di procurarsi un bene. Da sempre la spaccatura tra mondo ricco e privilegiato e mondo povero e degradato ha stimolato qualcuno a muoversi per chiudere la crepa, ha la-sciato indifferenti altri che hanno contribuito ad allargarla. Oggi tut-tavia è intesa in senso discriminato-rio ed umiliante, oltre che come salto tra gruppi sociali, etnici, di genere. L’uguaglianza è un obiettivo da raggiungere, non certo una condizione attuale e dilagante. Un esempio di disegua-glianza? Gli stereotipi che riempiono le considerazioni fatte sul ruolo delle donne in politica, sulla presenza di un omosessuale alla guida di un partito, di un bambino zinga-ro in una classe di scuola, di una roulotte rom dietro casa, di una donna di colore lungo un marciapiede la sera, di un manifestante o di un poliziotto ad una manifestazione. Un esempio di uguaglianza: un gruppo di amici di diversa provenienza, estrazione sociale ed impiego seduti attorno ad un tavolo rotondo, di fronte ad un caffè a raccontarsi la giornata. (1. Continua) - G.G.Amnesty Pinerolo

Quest’anno il 16 marzo si terrà a Fi- renze la manifestazione per la XVIII giornata della memoria e del ricor- do delle vittime di mafia. Semi di giustizia, fiori di corresponsabili- tà. Nella conferenza stampa di presenta-zione don Luigi Ciotti ha affermato: "«Il prossimo 16 marzo sare-mo in questa terra per ricordare le oltre 900 vittime di mafia di cui conosciamo il nome e tutti coloro di cui continuiamo a non conoscere nomi, cognomi e volti. La Giornata della memoria e dell’impegno non è un evento né una cerimonia, ma un momento importante per ricordare le persone che sono morte per la democrazia del nostro Paese. Leggere i loro nomi è un segnale forte, un dovere che tutti noi abbiamo, prendendo l’esempio dagli stessi famigliari delle vittime che hanno trasformato il loro dolore in impegno. Ai giovani dobbiamo offrire cose concre-te, una politica pulita, delle buone leggi e un’etica dell’economia, per costruire un mondo alternativo, onesto e pu-lito. Non dobbiamo essere cittadini ad intermittenza, ma dobbiamo essere cittadini veri». Parole forti quelle del fondatore di Libera. Parole che vogliono ricordare a tutti noi come la lotta e l’impegno contro le mafie sia costante e allo stesso modo lo devono essere il ricordo delle vittime e il sostegno ai familiari. Familiari che mutando il loro dolore in impegno costante continuano, giorno dopo giorno, ad appoggiare le magistrature e gli organi di giustizia, al fine di indagare il passato, comprendere il presente e prevenire le stragi future. L’unica certezza che abbiamo è che nel nostro Paese non vogliamo altri 23 maggio, 19 luglio, ecc... Appuntamento per tutti a Firenze il 16 marzo.

Chiara Perrone, IIA Classico/ Per info: 3664053445

SUPPLEMENTO D’ANIMA La Dichiarazione dei Diritti Umani/1

16 MARZO 2013 A FIRENZE Giornata della Memoria delle vittime di mafia

Sai quant'è importante la Partecipazione?

Artisti e campioni tra noi Monica Malosti, 5C Soc - Giocatrice di calcio

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“L'importante non è vincere, ma partecipare.” Quante volte abbiamo sentito questa frase? Dopo aver subito una sconfitta o per incoraggiare i nostri compagni? La maggior parte delle volte non ci abbiamo prestato molta attenzione, è una delle classiche “frasi fatte” che si usano quando non si sa cosa dire. Ma partecipare non è un azione che possiamo permet-terci di non fare, vale sia per le piccole cose che per quelle grandi. Partecipare è davvero importante. Pensiamo alla politica: se la gente smettesse di candidarsi, di studiare o di fare il magistrato la nostra società andrebbe in frantumi.

Lo sport: se i giocatori smettessero di giocare, gli atleti d'allenarsi noi non potremmo più vedere le partite o le Olimpiadi. Se i negozianti smettessero di vendere la merce, gli impiegati di lavorare il mondo si fermerebbe. Un giorno anche noi faremo parte di questo mondo, per questo dobbiamo imparare ora ad impegnarci ed a fare il nostro dovere. Non potremo eccellere in tutto naturalmente; ma l'im-portante sarà la dedizione che avremo nel compiere il nostro dovere e, un giorno, i nostri sforzi saranno ripa-gati. Alice Bessone IIIb S.U

Monica Malosti, una ragazza della 5C Scienze sociali, che nel tempo libero gioca a calcio. Ecco quello che ci ha raccontato. -Come e quando hai iniziato a giocare a calcio? Ho iniziato all'età di 8 anni, quando la sorella di una mia compagna di classe delle elementari mi regalò un paio di scarpini che a lei andavano stretti. Proprio con la curiosità di provarli iniziai a giocare. -Quante volte ti alleni a settimana? Riesci a conciliare scuola e sport? Mi alleno due volte a settimana, il martedì e il giovedì, e disputo la partita di campionato la domenica pomeriggio. Devo dire che lo studio e lo sport non mi hanno mai creato problemi, riesco a conciliare bene le due cose: il segreto è sapersi organizzare. -Raccontaci in breve la tua carriera sportiva. È iniziata nelle squadre maschili, il Pertusa e il Vianney a Torino. Per circa due anni ho giocato anche nella Juventus femminile, esperienza conclusasi poi per problemi con la dirigenza. Ho iniziato a giocare come difensore: tutti i maschi erano stupiti quando entravo in campo e alcuni mi prendevano in giro, ma venivano subito smentiti dai fatti. Al Vianney si è poi presentata l'occasione di formare una squadra femminile e così, mancando un portiere, mi sono messa in gioco andando tra i pali. A causa di un infortunio alla mano, ho smesso per più di sei mesi di fare il portiere, e sono tornata in difesa. A 14 anni, non potendo più per regolamento giocare con i maschi, sono andata a giocare nel Real Calcio Femminile. Per circa tre anni, in questa squadra mi sono trovata all'interno di una grande famiglia. Sono tornata finalmente nel ruolo di portiere e con un valido preparatore ho imparato tantissimo, crescendo sia calcisticamente che caratterialmente. Purtroppo per vari motivi la squadra si è poi sciolta e da quest'anno gioco nel Musiello Saluzzo in serie C e per la prima volta mi trovo a giocare in una squadra prima in classifica. -Dacci un pregio e un difetto di questo sport.

Un pregio sicuramente è dato dal gioco di

squadra e dal gruppo. Essendo io una persona timida questo sport mi ha dato l'opportunità di “aprirmi” e legando con le mie compagne ho trascorso dei bellissimi momenti. Dal mio punto di vista questo sport non ha difetti, ma se vogliamo proprio cercare il lato negativo, questo può essere il doversi allenare d'inverno in un campo infangato, gelato o innevato. -Perché, secondo te, il calcio viene spesso considerato uno “sport maschile”? Secondo me viene considerato tale perché si tende spesso a ricondurre tutto il calcio alla serie A e ai campionati professionistici. Non si prendono in considerazione invece quelle ragazze e quelle donne che non ricevendo alcuno stipendio (solo in alcuni casi è presente un rimborso spese minimo), mettono il cuore e la grinta per ciò in cui credono, avendo alle spalle una famiglia e un lavoro. -Nel tuo futuro vedi una carriera calcistica? Devo ammettere che il mio sogno è sempre stato quello di vestire la maglia della Nazionale Italiana e se all'inizio mi sembrava impossibile, con il passare degli anni sembra che questa possibilità possa avverarsi. Per ora mi “accontento” di partire per il terzo anno consecutivo per il Torneo delle Regioni, in cui ci si contende il titolo nazionale, che ho già avuto la possibilità di conquistare nel 2011. -Che consiglio vuoi dare alle ragazze che giocano, ma anche che non giocano, a calcio? Un consiglio? Non arrendersi mai! Lottare e combattere per raggiungere il proprio obiettivo deve essere lo scopo principale, questo sia per chi gioca a calcio, pratica altri sport o anche nella vita quotidiana. Fidatevi... qualche soddisfazione nei confronti di chi non credeva in voi la si ottiene! Giada Aliverti, 3C L

“Un consiglio? Non arrendersi mai!”

7 in condotta Le news sul comportamento degli studenti e sugli insegnanti che li hanno sanzionati continua... Il filone è sempre quello di una sana risata, con le disavventure scolastiche di studenti e professori. Ecco quindi a voi cosa hanno fatto alcuni “studenti modello”( non del Porporato!!) che si sono beccati un bel 7 (o giù di lì) in CON-DOTTA!!

“L’alunno F.G. lancia mele fuori dalla finestra e si giustifica dicendo di aver sentito la voce di un uomo che grida-va ‘Marlene’.”

"L'alunno F. porta banchi, sedie, cattedra e lavagna nel cortile della scuola dicendo che l'aula l'aveva data in affitto e riesce a convincere i suoi compagni a sedersi nel cortile. Si richiede per l'ennesima volta il consiglio straordina-rio."

"L'alunno S., dopo le mie minacce di mettere un 4 a chi disturba, fa di tutto per ottenerlo, sostenendo che gli a-vrebbe alzato la media."

"L'alunna D. durante l'ora di lezione grida improvvisamente "Questa non é una classe, QUESTA-E'-SPARTA".

"Ignoto fa partire durante la consegna delle verifiche di Calcolo e Statistica un mp3 che riproduce il suono delle campane a funerale. Presumo che conoscevano in anticipo i risultati del compito. (Media delle prove: 4)".

"La classe simula una morte di massa durante la lezione."

"Durante l'ora di filosofia la classe stenta a credermi."

"L’alunno A., interrogato di storia, risponde alle domande imitando la voce di Silvio Berlusconi, iniziando ogni frase con “Mi consenta".

"L'alunno M. R. alle ore 12.30 circa si affaccia alla finestra gridando: "Pina butta la pasta!"

"Suo figlio guarda fuori dalla finestra spaventando i passanti"

"L'alunno R. alla domanda se aveva letto il libro assegnato risponde: ''No, aspetto che esca il film''.

"L'alunno S. per fuggire dall'interrogazione, ha fatto finta di aver perso la memoria" Alina Herciu,3C Linguistico

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Google Projectglass Sono stati definiti in diversi modi: ponte tra il mondo virtuale e quello reale, indizio di come sarà la tecnologia nel futuro oppure, semplicemente “occhiali”. Creati dal team di Google, questi innocui occhialini dal valore di ben 1500 dollari sono stati presentati in parecchi convegni ed acclamati con grande entusiasmo. La loro funzione non è, in realtà, molto diversa da quella di smartphone o videocamere: fanno video, foto, possiedono il Bluetooth, il microfono e potranno essere utilizzati come telefoni…insomma, si può pensare “niente di nuovo!”. Ma, oltre al fatto che sono leggeri e comodi da portare (s’indossano sul naso.. più pratici di così!), che possono essere controllati vocalmente, che sono impermeabili e privi di cavi o fili, la loro particolarità più affascinante è che sono in grado di registrare i momenti più belli della nostra vita da una prospettiva personale, in modo da realizzare film della nostra esistenza. Inoltre sono chiamati “innovativi” perché applicano un nuovo metodo per ascoltare l’audio: niente più cuffiette, ma un complicato sistema ad induzione ossea, ovvero i suoni saranno diffusi come vibrazioni nelle nostre ossa craniche, per giungere poi nell’orecchio interno e inviate al cervello… Che dire? Babak Parviz (il capo progetto) ha annunciato che gli occhiali entreranno in commercio per il mercato di massa nel 2014 nella speciale versione Explorer Edition, che comprende una foto-video camera, tre sensori (giroscopio, accelerometro, bussola digitale) e un microfono con speaker. Infine bisogna ricordare come questi oc-chiali sono stati mostrati al pubblico per le prime volte tramite filmati girati con i googleprojectglass di alcuni para-cadutisti in volo…spettacolo mozzafiato! Comunque su you-tube ci sono parecchie riprese che mostrano come si ve-de tramite questi occhiali speciali. È un mondo tutto da scoprire. Greta Gontero 5^A ginnasio

Ipse Dixit

• Marino: “L’utilizzo del pc… Cosa sareb-be, un proiettore?”

• Turvani: “Non potete fare coppie da tre!”

• Marino: “Ci sono dei tramonti spettacolo-si...". Studente: “Prof. ma non si dice spet-tacolari?” Marino: “Ah sì, è vero... Finirò su Ipse dixit?”

• Gerlero: “Questo è un errore che fate mol-to sempre”

• Carlino: “Non si scrive sul banco”. Stu-dente:”Prof. Sto solo ripassando”

• Marino: “Gabriele, lo scopri ora che Marte era il padre di Romolo e Remo?” Studente: “Sì” Marino: “E chi era la madre?” Stu-dente: “La lupa!”

• Battuta fulminante ad un compagno: “Perché diciamo shampoo e non capellifri-cio?”

P.S Abbiamo un po’abbondato sulla prof. Marino, per-ché il prossimo anno va in pensione. Auguri!!

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“Humour Art”

Onda d’urto

da Compagni di scuola film di Carlo Verdone

- « Ma si può essere allergici a una donna? » - « Non ho più una lira, le ultime le ho spese per organizzare questa festa.. »… « Quello che vi chiedo è di mettervi una mano sul cuo-re... e l'altra nella tasca! » - « Posso dirti una cosa? Sei messo male, molto male. » - « Fabris, ma ci vuoi dire che cura hai fatto per ridurti così? Non è possibile! »

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!?L’enigma?! Test di cultura generale

1. Quale fu la prima coppia mostrata a letto insieme in TV?

a) Fred e Wilma Flintstone b) Marge e Homer Simpson c) Madeleine Lebau e Humphrey Bogart

2. Di che colore era originariamente la Coca Cola?

a) Nera b) Verde c) Gialla

3. Se io ho 9 mele, ne metto 4 da parte e mangio tutte le altre tranne 2, quante mele mi rimangono?

a) 7 b) 6 c) 2

4. “Aia” sta a 191 come “ceffo” sta a:

a) 357715 b) 33615 c) 356615

5. Se ho 12 palline, ne perdo la metà e ne trovo due terzi: quante palline mi rimangono?

a) 9 b) 8 c) 10

6. A contiene un litro di acqua. Versi il suo contenuto in B che contiene tre quinti di A, poi versi il contenuto di B in C che contiene un mezzo di A.: quanta acqua rimane in B?

a) 0,5 b) 0,1 c) 0,8

7. Gianni è più alto di Giacomo, Giorgio è più alto di Gianni che è più alto di Giacomo e più basso di Giorgio. Chi è il più basso dei tre?

a) Giacomo b) Gianni c) Giorgio

8. Se la somma di età di A B C è di 60 anni, e A ha la metà degli anni di C, mentre B ha la stessa età di C meno quella di A. Qual è rispettivamente l’età d A B C?

a) 10, 30, 20 b) 10, 10, 40 c) 15, 15, 30

9. Se IO + TU + LORO = 4, allora LORO – TU – IO?

a) 2 b) 0 c) –3

10. Concludi una gara al 9 posto. In seguito il 3 concorrente viene retrocesso al 9 posto, dopodiché il 12 viene spostato all’8 posto. Qual è la tua posizione finale?

a) 9 posto b) 8 posto c) 7 posto

11. Se si possiedono tre monete come si possono mostrare quattro facce? 12. Se un treno elettrico viaggia su un binario tutto dritto fatto di legno e metallo a 100 Km/h verso sud e un vento caldo (27 gradi celsius) soffia a 20 Km/h verso est da che parte andrà il fumo? 13. Che cosa significa OK?

soluzioni: 1) a; 2) b; 3) b; 4) c; 5) c; 6) b; 7) a; 8) c; 9) b; 10)

a; 11: Una la metti a testa in su, una a

faccia in su e l’ultima in equilibrio sul bordo

12: Il treno non fa fumo per-ché è elettrico

13: Durante la guerra di secessione, quando le

truppe tornavano agli ac-campamenti dopo una

battaglia, veniva scritto su una lavagna il numero dei

soldati caduti; se non c'era-no state perdite, si scriveva

"0 killed", da cui l'espres-sione OK nel senso di

"tutto bene"

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FLORENCE + THE MACHINE

Florence + The Machine é il nome d'arte che identifica la cantante Florence Welch assieme ad un gruppo di artisti che col-laborano con lei per creare musica dallo stile, generalmente, ispirato all'art rock e all'alternative rock. La band d'accompa-gnamento di Florence é formata da Robert Ackroyd (chitarra), Christopher Lloyd Hayder (batteria), Isabella Summers (tastiera), Mark Saunders (basso) e Tom Monger (arpa). Classe 1986, con un passato cosparso di depressione, dislessia e insonnia, Florence Welch debutta insieme alla sua band con "Lungs" nel 2009. E' un viaggio musicale che parte dal pop più immediato di "You've got the love", passando per quel-lo più radiofonico di "Dog days are over". A distanza di due anni arriva il secondo album, "Cerimonials", in cui si nota una maturità artistica di Florence Welch.

Quest'ultimo album in cui si incontrano amichevolmente soul, pop e rock, non cade mai nella banalità tipica degli anni duemila. I testi godono di un'introspezione gotica tipica di chi rimane sospeso tra i demoni di ieri e quelli di oggi. La musica di Florence può essere considerata come perfetta colonna sonora per tutti quei momenti in cui ci sentiamo ancorati ad un passato che sembra non volerci lasciar vivere il presente...E' proprio questo che emerge nelle canzoni di questa band: la vo-glia di purificarsi e lasciarsi tutto il passato alle spalle, senza rancori e senza rimorsi.

-And I’m damned if I do and I’m damned if I don’t So here’s to drinks in the dark at the end of my road

And I’m ready to suffer and I’m ready to hope It’s a shot in the dark and right at my throat

Cause looking for heaven, for the devil in me Looking for heaven, for the devil in me

Well what the hell I’m gonna let it happen to me- ...da "Shake it out",Cerimonials,2011

Alina Herciu, 3C L

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"MOLTO FORTE INCREDIBILMENTE VICINO"

T O M H A N K S - S A N D R A B U L L O CK T H O M A S H O R N

Regia:Stephen Daldry Stephen Daldry, regista di "Billie Elliot", "The Hours" e "The Reader", estrae il materiale per "Molto forte incre-

dibilmente vicino" dall'omonimo best seller di Jonathan Safran Foer . Oskar Schell (Thomas Horn), 11 anni, ha un rapporto di grande complicità con il padre Thomas (Tom Hanks). Ma la data dell'11 settembre é destinata a spezzare,almeno fisicamente, quello stretto legame che esclude la madre (Sandra Bullock).Thomas perderà infatti la vita nell'attentato delle Torri Gemelle senza poter dare l'ul-timo saluto ai suoi cari. Del padre restano ad Oskar soltanto i suoi messaggi lasciati sulla segreteria telefonica ed una chiave lasciata in un involucro con su scritto "Black". Nasce così l'ostentata volontà di Oskar di ritrovare la serratura della chiave lasciatagli dal padre che lo porta ad incontrare tutti gli abitanti di nome Black di New York. La ricerca della serratura é fonte per Oskar di immensa crescita interiore e su-peramento del dolore per la morte del padre. È infatti un film toccante sulla necessità di superare le proprie paure, battersi, cercare anche quando le probabilità di trovare sono pressoché nulle. Questo capolavoro di Stephen Daldry é a dir poco sensazionale, capace di illuminare qualsiasi periodo buio della propria vita, in quanto il protagonista trasmette un

messaggio molto chiaro e forte, riassumibile in un'unica frase da lui stesso recitata: "Nothing, nothing is gonna ever stop me, not even me" (Niente, niente potrà mai fermarmi, neanche me stesso). Grazie alla sua perseveranza e alla sua audacia, Oskar non può far altro che esserci di buon esempio da seguire nei momenti di maggior sconforto e debolezza. Alina Herciu, 3C Linguistico

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Porporato News Scambi: prove di scuola globale

SCAMBI DEL LICEO PORPORATO A.S. 2012 - 2013 CON LICEI FRANCESI

Città Scuole

Classi

Italiani in Francia

Francesi in Italia

Tarare Collège

2 B L

dal 17 al 23 marzo 2013

dal 7 al 13 aprile 2013

Tarare Lycée

2 D L

dal 7 al 13 aprile 2013

dal 3 al 9 marzo 2013

Lyon Lycée

2 C L

dal 12 al 18 maggio 2013

dal 14 al 20 febbraio 2013

Nancy Lycée

2 A L

dal 3 al 10 aprile 2013

Dal 11 al 18 marzo 2013

Miramas Lycée

3 D ES

Dal 7 al 13 Marzo 2012

Dal 4 al 10 Aprile 2013

CON LICEI TEDESCHI Città/ Scuole Classi Italiani in Germania Tedeschi in Italia

Lorrach Liceo

4 CL

dal 14 al 20 aprile 2013

dal 4 al 9 marzo 2013

Recklinghausen Liceo

4 AL 4 BL

dal 14 al 20 aprile 2013

dal 5 al 9 maggio 2013

SCAMBI LINGUISTICI INDIVIDUALI DI MEDIA DURATA Paesi Città

Alunni in-teressati

Soggiorno alunni italiani all’estero

Soggiorno alunni stranieri in Italia

Svizzera Sion

2 alunne 3 CL

dal 14 gennaio al 23 marzo 2013

dall’8 ottobre al 15 dicembre 2012

Francia Nancy

1 alunna 4 CL

dall’8 ottobre al 15 dicembre 2012

dal 14 gennaio al 23 marzo 2013

Sempre più diffusi gli scambi al Porporato. Pubblichiamo le classi che quest’anno scolastico sono state coinvolte in questa piacevole esperienza, per ora solo del Linguistico, ma speriamo che si estenda anche ad altri indirizzi.

Avvicinamento alla lingua e alla cultura cinese Cina… La nazione più popolata al mondo, con una cultura vastissima, una storia di millenni alle spalle, un bagaglio di invenzioni diffuse in tutto il mondo e utilizzate da noi inconsciamente (carte, inchiostro, aquiloni, fuochi d’artificio, seta ecc..) e cucina molto diversa dalla nostra.. Tutto questo, insieme alla loro lingua ufficiale, il cinese mandarino, catapultato nella nostra scuola in un corso di 10 lezioni pomeridiane, dalle 14:40 alle 17:10, suddivise in 2 ore di lingua e mezz’ora di cultura. Un’offerta che ha suscitato 193 iscrizioni e ha costretto la docente che si è occupata di proporre il corso, Alessandra Junck, e la preside a prendere dei criteri per ridurre il numero delle richieste: -precedenza alle classi quinte; -eliminazione totale o quasi delle classi prime e seconde; -media superiore al 7; In questo modo sono riuscite a ridurre il numero a una sessantina di iscritti circa che verranno divisi in 2 classi: una il marte-dì e l’altra il venerdì. Le lezioni verranno tenute da un docente di Torre Pellice, il professor Mana, esperto nella lingua. Cosa dire altro, se non:”Buona fortuna a tutti e buono studio.” Valentina Ventrelli, 3CL

Un albero per ricordare Come tutti sappiamo, quest'anno il Porporato ha festeggiato i suoi 150 anni! E che regalo abbiamo fatto alla nostra scuola per il suo compleanno?! Semplice, un albero! Un albero «Per ricordare» ha detto la dirigente dell'I-stituto. «Perché sia un segno tangibile, un essere vitale che cresce con il Porporato. Non vogliamo solo una targa commemorativa bensì un segno vivo per il futuro». Gli alberi piantati sono stati donati da associazioni e aziende del pinerolese: il Lions Club e il Vivaio forestale. In sede è stato piantato un ippocastano e il 24 novembre è stata affissa una targa per commemorare l'evento. In succursale invece verrà piantata una betulla e alcune piante di lavanda, sempre in onore dell'anniversario. La cosa curiosa è che nel laboratorio di scienze della sede c'è una parte di fusto d'albero che ha proprio 150 anni come il Porporato. Quindi, quel “Legame nel tempo” di cui parla-va la Preside, già esiste; e noi speriamo che possa durare altri 150 anni e più. Speriamo che fra molti anni qualcu-no si ricordi ancora di tutti noi che siamo stati al Porporato e che, come questa scuola ha fatto crescere noi, faccia crescere tanti altri studenti! Alice Bessone III b S.U

Stage estivi di volontariato 2013 Ci sono state chieste informazioni sugli stage estivi di volontariato. Pubblichiamo un estratto della circ. dell’Ufficio Scolastico Regionale del 22.1.2013.

“Come ogni anno, il Forum Interregionale Permanente del Volontariato Piemonte e Valle d'Aosta, che opera attraverso lo Sportello Regionale Scuola & Volontariato, organizza stage estivi di volontariato, dal 1° giugno al 15 settembre 2013, per i giovani, con età compresa tra i 14 e i 20 anni. Tali stage si realizzano presso varie associazioni del territorio con la finalità educativa di aiutare i ragazzi in una cre-scita fondata su attività pratiche efficaci per conoscere e sperimentare la solidarietà.

Il catalogo degli stage estivi è consultabile alla pagina web www.scuolavolontariato.com dove è anche possibile scaricare la scheda di a-desione. Le schede di adesione, opportunamente compilate dai ragazzi, devono essere inviate a: Sportello Regionale Scuola & Volontariato - Forum del Volontariato Convitto Statale per sordi Via Arnaldo da Brescia 53 10134 Torino fax 011/5176173 Oppure allo Sportello Scuola & Volontariato della propria provincia. Ulteriori informazioni possono essere richieste contattando il numero verde 800 590 006 al mattino dalle 9.00 alle 13.00. Le associazioni di volontariato coinvolte forniranno ai ragazzi un’adeguata formazione e il Forum del Volontariato garantirà l’idonea copertura assicurativa. - Per i minorenni occorre il consenso dei genitori.

Autogestione 2012 Ludopedagogia: un gioco di colori ed emozioni

Durante le iscrizioni ai corsi della giornata autogestita, in molti (me compresa) si saranno chiesti: “Cos’è la ludopedagogia?”. Alcuni a-vranno tentato e si sono registrati, altri invece avranno lasciato perde-re… Io però ho partecipato e devo dire che non ho avuto rimpianti: è stato molto divertente! Innanzitutto si deve definire questo concetto: LUDOPEDAGOGIA… che parola lunga! Infatti ha un significato molto ampio, ovvero “imparare giocando”. La ludopedagogia nasce in Uruguay negli anni settanta, proprio quando questo Paese era oppresso dalla dittatura e ad-dirittura gli incontri nei bar non erano ammessi, perché si poteva discutere di complotti contro il governo. Allora, un gruppo di professori, cominciò ad organizzare dei raduni in cui si giocava princi-palmente a calcio (lo sport veniva infatti ammesso), durante i quali distribuivano volantini per pianificare ribellioni… Così si imparò qualcosa di nuovo per tutti, giocando! Ma ora passiamo alla mia esperienza personale; devo dire che inizialmente pensavo fosse qualcosa di preoccu-pante. Sono lì, alla prima ora, davanti all’aula 03 della sede che è stata addobbata con una tenda sulla porta e dalla classe proviene una musica tribale che mi spaventa non poco. Cos’è tutto questo mistero? Due ragazze che si occupano del laboratorio cominciano ad accoglierci e a farci accomodare in classe uno per volta… Le mie amiche entrano una ad una e finalmente tocca a me. Entro e una ragazza mi porge un bacio sulla guancia, mi lega un nastro alla vita e mi fa prendere posto nel cerchio formato da altri studenti stupiti come me. La musi-ca si ferma, l’atmosfera magica si interrompe e cominciano i giochi. Tutte attività di vario tipo ma con un solo scopo: conoscerci! Così tramite dei lavori a gruppi ho fatto amicizia con delle ragazze molto simpatiche e abbiamo messo in comunicazione tutto il Porporato, infatti si è anche discusso del problema dei pregiudizi verso i diversi indirizzi e noi, con la ludopedagogia, siamo riusciti ad abbattere queste mura!

Greta Gontero 5^A ginnasio

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Scambi, scambi , scambi, scambi Marzo il mese delle gite e degli scambi

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Scambio 2C Linguistico - Lyon Lycée (Francia) “Per imparare la lingua in maniera non convenzionale”

Dal 14 al 20 Febbraio, la nostra classe, la 2C indirizzo linguistico, ha partecipato alla prima parte dello scambio interculturale con la Francia, ospitando i corrispondenti di un Liceo francese di Lione. È stata un’esperienza molto utile e valida sia dal punto di vista formativo e culturale sia dal punto di vista sociale. Talvolta puó apparire difficile abituarsi a vivere con una persona portatrice di una cultura e di abitudini diverse dalle proprie ed infatti é davvero così, visto che le loro abitudini sono molto differenti dalle nostre: cambiano gli orari, la cucina e anche l’ambiente, Pinerolo è una piccola città in confronto a Lione. Se ci si riesce ad abi-tuare, però, la convivenza é molto piacevole, soprattutto se si hanno interessi in comune. Gli alunni francesi che abbiamo conosciuto erano tutti molto simpatici, non è stato dunque difficile fare amici-zia e speriamo di mantenere i contatti con loro per lungo tempo. É stata poi un'esperienza molto utile per l’apprendimento e la pratica della lingua: è un modo per imparare la lingua in maniera non convenzionale. Senza stare a studiare su un libro si imparano nuovi vocaboli anche del registro giovanile, inoltre se ne avvan-taggia la pronuncia e si evidenziano le difficoltà e gli argomenti della grammatica da rivedere. Possiamo quindi affermare che lo scambio é un'esperienza positiva e lo consigliamo a chiunque voglia migliorare le proprie ca-pacità rispetto a una lingua, socializzare e scoprire culture, gente diversa, scambiarsi idee, il tutto con persone differenti da noi culturalmente. Francesco Fenoglio e Kevin Jourdan, 2CL

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Scambi, scambi , scambi, scambi

Quest'anno la nostra classe ha intrapreso uno scambio con l' “Hans-Thoma-Gymnasium” di Lörrach, una cittadina tedesca vicina a Basilea, situata al confine con la Svizzera e la Francia. Lo scambio ha una durata com-plessiva di due settimane, una in cui i ragazzi tedeschi sono stati ospitati da noi, esattamente dal 3 al 9 marzo e una in cui saremo noi ad andare a Lörrach, dal 14 al 20 aprile. Durante il loro soggiorno in Italia sono state proposte diverse attività sul territorio del pinerolese e a Torino: due giornate dedicate alla visita del capoluogo piemontese per permettere ai ragazzi ospiti sia di dare uno sguardo ai luoghi più caratteristici della città (come ad esempio il Museo del Cinema) sia di svagarsi più liberamente. Altre attività sono state la visita del centro valdese in Val Pellice e della città di Pinerolo. Inoltre un pomeriggio è stato lasciato libero, in modo che ogni famiglia potesse decidere come e dove trascorrere il tempo con i propri ospiti. Oltre al pranzo a buffet di benvenuto di lunedì 4, è stata organizzata una serata per riunire tutti i partecipanti allo scambio e per salutare gli ospiti tedeschi nel modo più gradevole e amichevole possibile. Partecipare ad uno scambio significa sicuramente vive-re un'esperienza molto forte e intensa. E' una scelta importante e a volte difficile da fare, ma

quasi sempre le iniziali perplessità e incertezze, lascia-no il posto a entusiasmo e felicità. Abbandonare, seppur temporaneamente, le certezze che ti sono fornite dalla quotidianità, per gettarsi in un imprevedibile fiume di nuove esperienze e amicizie è uno degli aspetti dello scambio che val più la pena provare: sicuramente lasce-rà una traccia indelebile nella nostra vita! Prima di par-tire per posti sconosciuti e di conoscere il proprio corri-spondente, è opportuno predisporre la mente ad uno stato di ottimismo e di apertura tale da accettare il ri-schio di mettere da parte le abitudini, sviluppando così la convinzione di essere capaci ad adattarsi alle varie situazioni che talvolta possono essere anche molto differenti dalle proprie. E' quasi un gioco con noi stessi, dove entriamo in relazione con persone che, se inizialmente sono sempli-ci sconosciuti, possono diventare con un po' di disponi-bilità e fortuna, grandi amici con cui condividere mo-menti, sorrisi ed emozioni! Vorremmo sottolineare, infine, che uno scambio non si rivolge solamente a coloro che vogliono migliorare la conoscenza e la pronuncia di una lingua, cioè a studen-ti di scuole e licei linguistici, ma a tutti quelli che, stan-chi della monotonia, vogliono provare qualcosa di nuovo, rivoluzionario e emozionante...viaggiando!

4C L

4C Ling. - “Hans-Thoma-Gymnasium” (Germania)

2DLinguistico-Tarare Lycée (Francia)

Aurélie:“Mi ha colpito la solarità degli italiani” -Cosa vi ha impressionato di più al vostro arrivo in Italia? Personalmente mi ha davvero colpito la solarità degli italiani; già al primo impatto sono stati molto amichevoli e ac-coglienti. Per quanto riguarda il territorio, passando dalla periferia di Torino, sono rimasta perplessa vedendo questo lato non curato della città che non mi sarei mai aspettato considerando la buona fama che ha all’estero. Spero che du-rante la prossima uscita possa cambiare idea vedendo le meraviglie di cui ho sentito tanto parlare! (Aurélie) -Paragoni tra il cibo italiano e quello francese… Essendo due cucine completamente differenti non possiamo parlare di paragoni ma si possono fare delle considerazio-ni. Per esempio in Francia la pizza con le patatine non viene cucinata, la lasagna ha molto più sugo rispetto a quella italiana e il gelato italiano è molto più buono! Infine trovo che gli italiani si vizino con dei piatti molto più abbondanti! (Lysiane) -Come trovate la vita extra-scolastica degli italiani? Gli italiani hanno più possibilità di uscire perché i locali non impongono regole tanto rigide come quelli francesi. Un altro fattore che può essere un ostacolo per le uscite di alcuni di noi è l’internato che impone degli orari svantaggiosi per il tempo di svago degli adolescenti. Questo può avere sicuramente anche dei vantaggi per esempio la comodità per coloro che abitano lontano dalla scuola di risparmiarsi i continui viaggi casa-scuola. (Lina) -Com’è stato il viveree la vita quotidiana sui ritmi di un’altra persona? E’ difficile cambiare ritmi e attività ma soprattutto adeguarsi alle abitudini che non corrispondono alla nostra quoti-dianità. E’ la prima volta che mi viene proposta un’attività del genere e devo ammettere che non è per niente male, anzi se mi capiterà non perderò sicuramente l’occasione di rifarla! (Lauryne) -Preferite gli orari della scuola italiana o di quella francese? Gli orari della scuola italiani sono senza dubbio meno stressanti e consentono agli studenti una migliore organizzazio-ne ed equilibrio tra studio e ‘loisire’ . (Nais) Gales Viluta, 2 DL

Sei mesi con Welcome

Questo anno scolastico si è aperto con un’iniziativa unica nel suo genere, infatti a settembre abbiamo fon-dato Welcome, un gruppo misto di circa quindici persone fra lgbt ed etero, a cui collaborano student* e insegnanti, e che si riunisce in un clima di pariteticità e condivisione per discutere e ampliare le conoscenze sul tema di identità di genere e discriminazioni legate all’orientamento sessuale. Il nome non lascia incertezze: lavoriamo per l’accoglienza e l’integrazione di qualsiasi persona, qualunque sia la sua storia.

Welcome si è dato tre obiettivi riassumibili in: informare, prevenire ed esserci. Informare sui temi dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale; prevenire gli atti di bullismo, soprattutto a carattere omofo-bo; ed esserci nel caso in cui atti simili dovessero verificarsi.

Per fare questo organizziamo diverse attività, quali il cineforum, momenti di incontro come l’autogestione e la biblioteca vivente, corsi di formazione e lezioni nelle classi.

Per i nostri appuntamenti mensili del cineforum abbiamo scelto dei film che parlano dell’omosessualità e dei temi sociali collegati ad essa in diversi momenti della vita: infanzia, adolescenza, età adulta. Abbiamo pen-sato di presentare i film in modo originale, ovvero proponendo attraverso alcuni spezzoni i contenuti caratteriz-zanti, per poi lasciare spazio al confronto attraverso giochi di ruolo, in modo che sia più facile immedesimarsi nel punto di vista degli altri. Siamo davvero content* dei risultati perché il nostro pubblico ha dimostrato gran-de interesse, partecipando assiduamente agli incontri e lasciandosi coinvolgere nel dialogo.

Durante la giornata di autogestione Welcome ha tenuto un approfondimento sul linguaggio che abbia-mo provocatoriamente intitolato: “Parliamone alla frocia”, per riflettere insieme sulle parole utilizzate comu-nemente per riferirsi alle persone omosessuali e su come siano veicolo di pregiudizi, spesso inconsapevoli e na-scosti.

Durante l’autogestione abbiamo sperimentato la biblioteca vivente, un’iniziativa inventata in Danimarca negli anni ’90 per favorire l’incontro e il confronto tra le persone e che nella scuola poche persone conosceva-no. In questo caso noi libri abbiamo raccontato la nostra esperienza di persone lgbt e le lettrici e i lettori hanno molto apprezzato la nostra volontà di metterci in gioco. E’ stata una bellissima esperienza molto utile anche per noi, perché ci ha dato modo di rielaborare il nostro passato e di affrontare con più serenità le incertezze verso il futuro.

Tutto questo è stato possibile grazie al supporto ricevuto dalle volontarie e dai volontari del TorinoPride che dall’anno scorso tengono un corso di formazione nella nostra scuola: il primo corso era rivolto solo agli insegnanti, per dare loro le conoscenze e gli strumenti per parlare di omosessualità nelle classi e intervenire in caso di atti omofobi; quest’anno invece per la prima volta alunn* e insegnanti hanno partecipato insieme, creando un clima di condivisione. E’ stato bello collaborare e conoscerci, lavorando sullo stesso piano, sedut* in cerchio e non dietro banchi e cattedra.

Seguendo il corso abbiamo imparato i contenuti teorici e le modalità per tenere lezioni nelle classi. Così abbiamo scoperto di essere davvero una risorsa per la scuola, perché spesso gli insegnanti e alunn* ci chiedono di fare un intervento nelle loro classi: noi spieghiamo i contenuti teorici, diamo loro un’informazione corretta

sull’argomento per combattere stereotipi e pregiudizi e coinvolgiamo la classe in giochi di gruppo, in modo che sia più facile per ognuno raccontare le proprie

esperienze. Sono momenti molto emozionanti perché ci rendiamo conto di come il nostro impegno sia apprezzato e quanto la nostra scelta di renderci visibili dia coraggio alle ragazze e ai ragazzi che desiderano fare coming out in classe. Questi sei mesi sono stati importanti per noi; abbiamo acquisito

una maggiore consapevolezza e soprattutto ci siamo mess* in gioco, abbiamo capito di non essere sol*.

Spesso si parla di orgoglio omosessuale; in questo caso possia-mo dire che ci sentiamo orgoglios* per aver realizzato un progetto importante e per aver trasformato un episodio di di-scriminazione in un’occasione di crescita per tutta la scuola. Per tutti questi motivi vi ringraziamo e vi invitiamo tutte e tutti a partecipare ai nostri incontri.

Il gruppo Welcome ________________________________ * Nel linguaggio queer si omette la vocale finale per includere tutte le identità sessuali.

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Lettere alla redazione

Ciao a tutte e a tutti, siamo felici di raccontare sulle pagine del giornalino l’esperienza del gruppo Welcome, che è nato ad otto-

bre e che da allora ha già realizzato diverse cose: il cineforum, un corso di formazione contro le discriminazio-ni con studenti e insegnanti e la Biblioteca Vivente.

Come già saprete, siamo un gruppo misto lgbt/etero aperto a tutte e a tutti, nato con lo scopo di prevenire atti di bul-lismo omofobico, informare sui temi dell’identità di genere ed esserci come presenza attiva e accogliente nella scuola.

Per noi è stato bellissimo imparare a metterci in gioco, coinvolgendo le classi e gli insegnanti nei nostri progetti. Per que-sto vi invitiamo a partecipare ai nostri incontri, che si terranno in Aula Magna alle 14.30, ogni secondo martedì del mese per confrontarci e discutere insieme: Martedì 9 Aprile Coppie di fatto, famiglie omogenitoriali e diritti WOMEN di J. Anderson, M. Coolidge, A. Heche, Usa, 1999 Martedì 14 Maggio Lottare con orgoglio: la storia del movimento per i diritti lgbt MILK di Gus Van Sant, Usa, 2008

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Giornata sulla neve per tutti Quest’anno durante la giornata sulla neve la nostra classe ha “trovato” una bella novità. Infatti per la prima volta anche una nostra compagna disabile ha po-tuto partecipare attivamente a questa giornata provando anche lei a sciare. Tutto questo è stato reso possibile grazie alla FREEWHITE scuola di sci di Sestriere, che è la prima scuola di sci in Italia per TUTTI. La nostra compagna ha potuto fare le piste con un maestro che l’ha accompagnata per tutta la giornata dandole, così, la possibilità di con-dividere quest’esperienza sulla neve come il resto della classe! Credo che la cosa migliore della giornata sia stata vedere il sorriso che aveva la nostra compagna e per una volta sentire che avevamo condiviso davvero un’esperienza superando tutte le barriere che im-mancabilmente si presentano davanti. Martina Rostagno 2°B SU