Periodico bimestrale stampato in proprio e inviato ... · IL Natale è la luce che guida il nostro...

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della commedia, sarà sempre più solo ed estraneo alla propria famiglia. Ciò appare con evidente ironia quando egli, indaffarato a preparare il Presepe, chiede al figlio Tommasino: Te piace ‘o presepio? E Tommasino, indispettito: A me nun m’ piace. Cari amici e colleghi, l’occasione del Natale ci aiuta a riscoprire i valori veri dell’esistenza: il rispetto, la solidarietà, il sentimento vero di amicizia verso gli altri, la famiglia, tenendo ben presente il dovere della riconoscenza verso tutti coloro che offrono la loro disponibilità ed attenzione ai nostri piccoli e grandi bisogni. La nostra Associazione, nel suo piccolo, cerca di dare il suo contributo per mantenere i contatti con il mondo circostante, coltivare rapporti di vicinanza ed amicizia con i colleghi, tenere vive le nostre tradizioni, i nostri ricordi, i nostri affetti, anche quando, guardandoci attorno, non troviamo nessuno al nostro fianco. IL Natale è la luce che guida il nostro cammino, è un inno di gioia alla vita, è la speranza per il nostro futuro. Il calore di questa festa dia forza e serenità ai nostri cuori. Con un abbraccio affettuoso, porgo a voi tutti gli auguri più sinceri di Buon Natale ed un Felice Anno nuovo. Periodico bimestrale stampato in proprio e inviato gratuitamente a soci e simpatizzanti - Anno XI n. 65 Dicembre 2015 - Gennaio 2016 Notiziario dell’ Associazione Nazionale Ufficiali Provenienti dal Servizio Attivo di Verona Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 ( Conv. in L. 27/02/2004 N° 46 ) Art. 1, comma 1, DCB Verona IN QUESTO NUMERO Il Calore della notte di Natale 1 Massacro 2 Cimitero di guerra semisconosciuto 3 I nostri simboli, amiamoli 3 Tregua del Natale 1914 4 Verona Underground 5 Scampoli di … cronaca 6 Tanto per sapere 7 Vita associativa 8 Attività da svolgere 9 di Renzo Pegoraro Il presepio, simbolo cristiano del Natale, esprime in modo figurativo il significato più profondo e controverso, allo stesso tempo, della festa più importante dell’anno. Alla gioia per la nascita di un bimbo tanto speciale, annunciata da tempo dai profeti e segnalata dallo splendore di una cometa, si contrappone l’indifferenza di quanti, a Betlemme in quella notte santa, non hanno voluto accoglierlo. Il divino bambino è deposto nella mangiatoia di una stalla e riscaldato dal calore emanato da un bue ed un asinello. Il grande mistero del Natale ci porta a riflettere su quanto accade attorno a noi. Ci fa ricordare come sia difficile esprimere concretamente la solidarietà, nell’ambito di una società tesa al tornaconto personale, tra i colleghi e gli amici, in seno alla famiglia. I legami affettivi che tenevano unita e solidale la famiglia di un tempo, determinando un patto generazionale di mutua assistenza, oggi si perdono nelle difficoltà reali o presunte del vivere quotidiano e nell’affermazione egoistica della propria persona. Sempre più spesso gli affetti sono mantenuti solo superficialmente, per convenzione o pura convenienza. Le grandi tavolate, i raduni familiari, lo scambio dei doni per la festa del Natale, sono diventati sempre più rari tra giovani ed anziani, tra figli e genitori. Detti incontri, invece di rinforzare i rapporti affettivi, a volte sono l’occasione per esternare frustrazioni e conflittualità che provocano incomprensioni, sofferenza e solitudine. Il grande Eduardo descrive bene queste situazioni nella commedia tragicomica Natale in casa Cupiello. Essa viene definita, sinteticamente, la rappresentazione di “una moltitudine di solitudini”. La moglie Concetta, il figlio Tommasino (Nennillo), la figlia Ninuccia, lo zio Pasquale e poi Luca Cupiello, il protagonista, sono i personaggi che animano e colorano, con motivi farseschi, un’amara tragedia. Le loro esilaranti esternazioni si mescolano a forti tensioni emotive, dal contenuto profondamente umano. La comunicazione tra i personaggi risulta impossibile. Lucariello su tutti è un uomo che si isola dalla realtà e che, a sua volta, ne viene isolato. Egli non riesce a instaurare mai alcuna vera forma di dialogo; circondato da molte persone, nel corso Il Calore della notte di Natale

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della commedia, sarà sempre più solo ed estraneo alla

propria famiglia. Ciò appare con evidente ironia quando

egli, indaffarato a preparare il Presepe, chiede al figlio

Tommasino: Te piace ‘o presepio? E Tommasino,

indispettito: A me nun m’ piace.

Cari amici e colleghi, l’occasione del Natale ci aiuta a

riscoprire i valori veri dell’esistenza: il rispetto, la

solidarietà, il sentimento vero di amicizia verso gli altri,

la famiglia, tenendo ben presente il dovere della

riconoscenza verso tutti coloro che offrono la loro

disponibilità ed attenzione ai nostri piccoli e grandi

bisogni. La nostra Associazione, nel suo piccolo, cerca di

dare il suo contributo per mantenere i contatti con il

mondo circostante, coltivare rapporti di vicinanza ed

amicizia con i colleghi, tenere vive le nostre tradizioni, i

nostri ricordi, i nostri affetti, anche quando, guardandoci

attorno, non troviamo nessuno al nostro fianco.

IL Natale è la luce che guida il nostro cammino, è un inno

di gioia alla vita, è la speranza per il nostro futuro. Il

calore di questa festa dia forza e serenità ai nostri cuori.

Con un abbraccio affettuoso, porgo a voi tutti gli auguri

più sinceri di Buon Natale ed un Felice Anno nuovo.

Periodico bimestrale stampato in proprio e inviato gratuitamente a soci e simpatizzanti - Anno XI n. 65 – Dicembre 2015 - Gennaio 2016

Notiziario dell’ Associazione Nazionale Ufficiali Provenienti dal Servizio Attivo di Verona

Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 ( Conv. in L. 27/02/2004 N° 46 ) Art. 1, comma 1, DCB Verona

IN QUESTO NUMERO Il Calore della notte di Natale 1 Massacro 2 Cimitero di guerra semisconosciuto 3 I nostri simboli, amiamoli 3 Tregua del Natale 1914 4 Verona Underground 5 Scampoli di … cronaca 6 Tanto per sapere 7 Vita associativa 8 Attività da svolgere 9

di Renzo Pegoraro

Il presepio, simbolo cristiano del Natale, esprime in

modo figurativo il significato più profondo e

controverso, allo stesso tempo, della festa più

importante dell’anno. Alla gioia per la nascita di un

bimbo tanto speciale, annunciata da tempo dai profeti e

segnalata dallo splendore di una cometa, si contrappone

l’indifferenza di quanti, a Betlemme in quella notte santa,

non hanno voluto accoglierlo. Il divino bambino è

deposto nella mangiatoia di una stalla e riscaldato dal

calore emanato da un bue ed un asinello. Il grande

mistero del Natale ci porta a riflettere su quanto accade

attorno a noi. Ci fa ricordare come sia difficile esprimere

concretamente la solidarietà, nell’ambito di una società

tesa al tornaconto personale, tra i colleghi e gli amici, in

seno alla famiglia. I legami affettivi che tenevano unita e

solidale la famiglia di un tempo, determinando un patto

generazionale di mutua assistenza, oggi si perdono nelle

difficoltà reali o presunte del vivere quotidiano e

nell’affermazione egoistica della propria persona.

Sempre più spesso gli affetti sono mantenuti solo

superficialmente, per convenzione o pura convenienza.

Le grandi tavolate, i raduni familiari, lo scambio dei doni

per la festa del Natale, sono diventati sempre più rari tra

giovani ed anziani, tra figli e genitori. Detti incontri,

invece di rinforzare i rapporti affettivi, a volte sono

l’occasione per esternare frustrazioni e conflittualità

che provocano incomprensioni, sofferenza e solitudine. Il

grande Eduardo descrive bene queste situazioni nella

commedia tragicomica Natale in casa Cupiello. Essa viene

definita, sinteticamente, la rappresentazione di “una

moltitudine di solitudini”.

La moglie Concetta, il figlio Tommasino (Nennillo), la

figlia Ninuccia, lo zio Pasquale e poi Luca Cupiello, il

protagonista, sono i personaggi che animano e colorano,

con motivi farseschi, un’amara tragedia. Le loro esilaranti

esternazioni si mescolano a forti tensioni emotive, dal

contenuto profondamente umano. La comunicazione tra

i personaggi risulta impossibile. Lucariello su tutti è un

uomo che si isola dalla realtà e che, a sua volta, ne viene

isolato. Egli non riesce a instaurare mai alcuna vera

forma di dialogo; circondato da molte persone, nel corso

Il Calore della notte di Natale

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di Francesco Gueli

Pagina 2

MMMAAASSSSSSAAACCCRRROOO

129 morti, 352 feriti di cui oltre 90 gravi. E’ il 13 novembre

2015 a Parigi. Di fronte a questa tragedia anche noi ci

inchiniamo commossi e desideriamo rivolgere, attraverso

queste poche righe, il nostro cordoglio e la vicinanza ai

fratelli francesi. Parigi sotto attacco, solo nove terroristi

hanno colpito il suo cuore e tutti noi. E’ già stato comunicato,

attraverso messaggi jihadisti, che dopo Parigi saranno presi

di mira Roma, Londra e Washington. Non ci addentriamo

nella triste cronaca dei fatti, avvenuti nelle varie località

prescelte per le stragi, in quanto abbondantemente,

minuziosamente e tempestivamente descritte dai mass

media. Noi ci limitiamo solo ad osservare che il 13

novembre è un’altra data che entrerà nei nostri calendari,

ma non è la prima e non sarà forse l’ultima, se resteremo

ancora inermi: il 7 gennaio 2015 ci ricorda Charlie Hebdo, il

7 luglio 2015, Londra; l’11 marzo 2004, Madrid; l’11

settembre 2011, Stati Uniti. Sono attacchi al cuore di tutti

noi europei e occidentali. Tutto ci impone una prima e

fondamentale riflessione: il salto di qualità nell’attaccare e il

messaggio trasmesso. Mentre con l’attacco alla sede del

giornale satirico si colpiva l’offesa alla religione islamica e si

puntava agli autori, il 13 novembre invece ci dice: dovete

avere paura, ovunque siate non siete al sicuro (né in casa, né

al cinema, né allo stadio…) . Ovunque, siamo in grado di

colpirvi. Ed allora i confini non hanno più senso e bisogna

cambiare totalmente registro e trovare una sostanziale unità

d’intenti e quindi di operatività. Più volte abbiamo espresso,

anche su questo nostro notiziario , la delusione per non aver

voluto e/o potuto creare un Esercito Europeo. Tutti i

palliativi compiuti: esercitazioni plurinazionali, creazione di

piccole entità (es. EUROGENDFOR con sede in Italia , forza

della quale non si è capito né l’ entità né i compiti; le

vicissitudini dell’EUROFIFGHTER) che possono colpire nella

dizione ma della cui utilità è lecito dubitare. Restano

palliativi che non hanno neppure l’effetto placebo perche la

paura rimane. I cortei di migliaia di persone, vanno bene ;

scuotere la testa, va bene; alzare il sopracciglio , va bene; la

bandiera a mezz’asta, anche. Ma quello che serve, a nostro

avviso, è il ripensamento del nostro stare insieme e lo

dobbiamo fare subito , prima che anche questo 13 novembre

passi nel dimenticatoio. Ne va di mezzo la salute della nostra

democrazia e la stessa civiltà europea. Tutte le frasi

pronunciate dai “Grandi” in queste ore sono consolanti, ma

non servono nel concreto: Barack Obama: “è un attacco

contro l’umanità”; Angela Merkel: “profondamente

scioccata”; David Cameron: “ faremo tutto ciò che possiamo

per aiutare”; Donald Tusk: “la mia piena solidarietà”;

Vladimir Putin, più concretamente: “l’intera comunità

internazionale dovrebbe unire i propri sforzi per combattere

efficacemente il terrorismo”. Non ci dilunghiamo, ma molti

altri hanno fatto le proprie dichiarazioni, sempre sullo

stesso tenore. Invece da oggi, come ha scritto il giornalista

Alberto Negri, dovremmo chiederci quotidianamente: “come

va la battaglia contro il califfato ?” Ritornando al cuore del

problema, noi riteniamo che è indilazionabile la creazione di

una coalizione globale, un’alleanza di civiltà (associando

quella occidentale e quella musulmana) , superando anche le

ostilità fra sciiti e sunniti (se anche loro, come dicono, sono

vittime) per combattere un unico nemico: l’ISIS. Nella

sostanza non è giustificabile il terrorismo, ma neppure è

giustificabile la nostra passività. Ci gratifica finire con le

parole di uno scrittore, Gary Romain, che nel suo libro,

“Educazione Europea”, dice: “ Si spenga nel mondo l’eco

dell’ultimo canto nazionale e l’Europa finalmente si erga e

cammini”.

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di Francesco Gueli

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Cimitero di guerra

semisconosciuto

Una significativa cerimonia si è svolta il giorno 25 ottobre u.s. presso il cimitero Austro-Ungarico. Una rappresentanza di 45 allievi dell’Accademia Militare Ungherese ha reso omaggio ai caduti presenti nel suddetto Cimitero, ricordando e salutando in tal modo i loro antenati. Ed è proprio con queste parole che un allievo, in perfetto italiano, ha iniziato un breve intervento commemorativo. Si sono poi succeduti altri interventi per rimarcare l’importanza di continuare a commemorare i caduti nei luoghi votati alla memoria. Tra questi il rappresentante del Sindaco, assessore Lella; il Cappellano militare, don Roberto; il Presidente di Assoarma, Gen. Pisani e il Presidente dell’Azienda Generale Edifici Comunali, avvocato Galli Righi, responsabile della manutenzione del Cimitero in questione. Prendiamo spunto da questa cerimonia per segnalare a chi non lo sapesse e per ricordare a chi ne è a conoscenza(non crediamo molti) dell’esistenza in Verona di un luogo della memoria che ospita le salme di coloro che, provenendo da altre nazioni, hanno perduto la vita, nel corso di una guerra, nel nostro Paese. Esso si trova nel quartiere veronese denominato “Saval”, collocato in questa zona negli anni ’90. La realizzazione fu curata dalla “Croce Nera” Austriaca e dal “Corpo dei Vigili del Fuoco” sempre Austriaco, in collaborazione con il Comune di Verona. Nel Cimitero sono sepolti in totale 5884 soldati di cui 200 dell’Impero Austro–Ungarico deceduti nelle battaglie di Custoza e Solferino e 5684 nella Grande Guerra (1915-18) tra i quali un numero a noi non noto di Italiani. La cerimonia è stata perfettamente organizzata dal Console onorario Ungherese in Italia, Lajos Pinter, assistito dal Comune di Verona. Nel corso di tutta la cerimonia abbiamo avuto la sensazione che un fantasma di pace, alimentato e ricordato da tutti gli oratori, sorvolasse il luogo sacro, richiamando ancor più alla mente come l’idea di pace , da tutti sempre invocata resti un’utopia e un insoddisfatto desiderio. Nella realtà un grande numero di vittime innocenti, a volte dimenticate, sono il risultato di guerre da loro non volute e quasi sempre inutili.. Quando ci si trova in tali contesti, viene spontaneo pensare alle loro vite quotidiane, ai sogni non realizzati, alle famiglie private dei loro affetti. Il Cimitero, che ha attraversato anche periodi di totale abbandono, oggi, grazie al Comune di Verona, è ben tenuto e visitabile. E allora almeno una volta all’anno facciamo visita a questi defunti che, come dice Fabrizio De Andrè, nella canzone “La Guerra di Piero” : “in fondo hanno dato la propria vita per avere in cambio solamente una croce”.

Cimitero di guerra Austro-Ungarico al Saval

Siamo nei primi giorni di novembre. Due date, appena passate,

meritano un ricordo e un breve commento. Stiamo parlando del

giorno 6 e del giorno 4 novembre . Cosa rappresentano: il 6 novembre

1796 è la data di nascita della nostra bandiera, quale vessillo delle

milizie lombarde create da Napoleone e consacrata ufficialmente nel

congresso di Reggio Emilia nel gennaio 1797; il 4 novembre ci ha

riportato al 140° anniversario dell’Unità Nazionale (anno 2001 )

quando il Presidente della Repubblica , Carlo Azeglio Ciampi, nella

località di San Martino della Battaglia pronunciò le seguenti parole:

“adoperiamoci perché in ogni famiglia, in ogni casa, ci sia un tricolore

a testimoniare i sentimenti che ci uniscono fin dai giorni del glorioso

risorgimento. Il tricolore non è una semplice insegna di stato, è un

vessillo di libertà conquistato da un popolo che si riconosce unito…”.

Ricordiamo che queste parole, molto apprezzate e fatte proprie da

moltissimi connazionali, risvegliarono sentimenti assopiti a sostegno

del nostro tricolore. I tre colori riportano a due patrioti, studenti

dell’università di Bologna, Luigi Zamboni e Giovan Battista De

Rolandis che nel 1794 unirono il bianco e il rosso delle loro rispettive

città (Bologna e Castell’Alfero, in provincia di Asti) al verde, colore

della speranza. Un’altra versione fornisce come origine i colori della

bandiera francese con la sostituzione dell’azzurro con il verde sempre

come simbolo della natura e/o della speranza. Ma non basta, secondo

altri, i colori della nostra bandiera rappresentano le tre virtù teologali:

il verde la speranza, il bianco la fede, il rosso la carità. Infine anche

nella Divina Commedia i colori della bandiera sono quelli del vestito di

Beatrice che simboleggiano le virtù teologali (Purgatorio XXX,30-33),

cosa ricordata anche da Giosuè Carducci quando commemorò,

proprio a Reggio Emilia, il primo centenario della nascita del tricolore.

Al simbolo è sempre accostato l’Inno, attribuito, nelle parole, a

Goffredo Mameli (1847) e nella musica a Michele Novaro che,

nell’ottobre del 1946 divenne l’Inno nazionale della Repubblica

Italiana. Anche qui come per i colori della bandiera le versioni circa l’

origine sono diverse. Una di queste racconta che Ulisse Borzino,

pittore genovese, incontrato Novaro gli consegnò un foglio che aveva

ricevuto da Mameli. Egli, nel leggerlo, si commosse e sedutosi al

pianoforte, di getto, musicò quello che lui riteneva un atto d’amore del

poeta-soldato. Un’altra versione ci è fornita dallo storico Aldo

Alessandro Mola ed è riportata in un suo libro “ Storia della

Monarchia”, pubblicato nel 2002 da Bompiani, dove asserisce che

l’Inno fu scritto nel 1846 dal sacerdote Atanasio Canata, maestro di

Mameli e da quest’ultimo copiato. Da convinto patriota e sostenitore

dell’unità d’Italia non rese pubblico quanto avvenuto. Nell’Inno in vari

passaggi si evidenzia il fatto che Mameli aveva una cultura classica. Ad

esempio: l’elmo che indossa l’Italia appartiene a Scipione l’Africano,

vincitore a Zama; un’unica bandiera per l’Italia in quanto nel 1848 era

divisa in sette stati. E poi altre citazioni , quali: Legnano (battaglia del

1176, in cui la Lega Lombarda sconfisse Barbarossa); i vespri, si

riferisce alla rivolta del 1282 attuata dai Siciliani contro i Francesi

invasori,scoppiata appunto all’ora del vespro), ripercorrono sette

secoli di storia. Il canto ebbe un’ottima accoglienza nel periodo

risorgimentale, però a unità d’Italia realizzata (1861) fu preferito,

come Inno Nazionale, la Marcia Reale, in quanto l’Inno di Mameli era

ritenuto di connotazione repubblicana e giacobina. Per concludere,

ritorniamo all’ex Presidente Ciampi che, nel quadro della

valorizzazione del rilancio dei simboli dell’Unità Nazionale,

riferendosi all’Inno Nazionale disse: “è un Inno che quando lo ascolti

sull’attenti ti fa vibrare dentro, è un canto di libertà di un popolo che

unito risorge dopo secoli di divisioni e di umiliazioni”. Adoperiamoci

affinché queste nobili parole non cadano nel dimenticatoio. F.G.

I Nostri Simboli, Amiamoli

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di Rosario Privitelli

Pagina 4

La tregua del Natale 1914

Benchè nessun accordo ufficiale tra i belligeranti fosse stato pattuito, nel corso del Natale del 1914 circa 100.000 soldati britannici e tedeschi furono coinvolti in un certo numero di tregue spontanee lungo i rispettivi settori di fronte nelle Fiandre. I primi episodi ebbero luogo durante la notte della vigilia, quando soldati tedeschi iniziarono a porre decorazioni natalizie nelle loro trincee nella zona di Ypres, dove Bruce Bairnsfather (umorista e cartoonist britannico, all’epoca capitano di un’unità di mitraglieri) descrisse l’episodio : “ i tedeschi presero a mettere candele sul bordo delle loro trincee e su alcuni alberi nelle vicinanze, iniziando poi a cantare, e dopo poco tempo soldati dell’uno e dell’altro schieramento presero ad attraversare la terra di nessuno per scambiare con la controparte piccoli doni come cibo, tabacco, alcolici e souvenir quali bottoni delle divise e berretti”. In molti casi gli episodi di fraternizzazione proseguirono anche la mattina di Natale . Il livello di fraternizzazione fu tale che vennero persino organizzate improvvisate partite di calcio tra i militari tedeschi e quelli britannici. La tregua fornì poi l’occasione per recuperare i caduti rimasti abbandonati nella terra di nessuno e dare loro sepoltura; durante questa fase, furono organizzate anche funzioni religiose comuni per tutti i caduti. Nella maggior parte dei settori interessati , la tregua durò solo per il giorno di Natale, ma in alcuni casi si prolungò fino alla notte di Capodanno. Gli eventi della tregua del 1914 non furono riportati dai media per numerosi giorni , in una sorta di autocensura non ufficiale rotta infine il 31 dicembre 1914 dal The New York Times statunitense. I giornali britannici si accodarono nei primi giorni di gennaio 1915

molti giornali espressero critiche nei confronti dei soldati partecipanti alla tregua e nessuna immagine dell’evento fu pubblicata. In Francia , la forte censura assicurò che l’unico resoconto degli eventi venisse solo dai racconti dei soldati al fronte o da quelli feriti negli ospedali. Memori degli eventi del 1914, nel dicembre del 1915 gli Alti Comandi di entrambi gli schieramenti emisero espliciti ordini per impedire qualsiasi tentativo di instaurare una tregua: alcune unità furono incoraggiate a compiere incursioni contro le linee nemiche e a molestarne continuamente le postazioni, mentre per scoraggiare qualsiasi comunicazione tra i soldati furono organizzati sbarramenti di artiglieria lungo tutta la linea del fronte per l’intera giornata di Natale; queste misure si dimostrarono non del tutto efficaci e anche durante il giorno di Natale del 1915 si verificarono piccole e brevi tregue tra i belligeranti. Prove anche di una tregua natalizia nel 1916 , prima sconosciute agli storici, sono poi emerse più recentemente. In generale, tuttavia, ogni sforzo fu fatto per impedire che episodi come quelli del 1914 potessero ripetersi: come sopra citato, bombardamenti d’artiglieria vennero organizzati per la notte della vigilia e le truppe furono fatte ruotare periodicamente tra i vari settori, in modo che non potessero creare legami con le controparti.

riportando numerosi resoconti degli stessi soldati, presi dalle lettere inviate alle famiglie, nonché editoriali che commentavano “ una delle più grandi sorprese di una guerra sorprendente”. Dall’8 gennaio 1915 iniziarono ad essere pubblicate le prime fotografie degli eventi. La copertura dell’evento in Germania fu più smorzata :

Foto originale

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di Antonio Scipione

Pagina 5

Foto Zona Stefano

Tradizioni Veronesi: Santa Lucia

Verona Underground

L’esame dei due bronzetti che, come detto, facevano parte di

grandi lastre rettangolari esposte nel triportico del Capitolium,

ha mostrato come fosse organizzato il catasto rurale dell’antica

Roma. Su di essi, sono riportati: i confini dei singoli fondi

rurali, le coordinate riflettenti la posizione di questi rispetto

agli altri, l’estensione (misurata in ettari) di ciascuna proprietà,

i nomi dei proprietari. L’insieme delle singole particelle forma

un reticolo regolare, tipico della centuriazione agricola

romana, sicuramente riscontrabile in alcune località delle

Grandi Valli veronesi (Via romana di Torretta) ed in Val

d’Illasi. Ulteriore comprova della validità giuridica, tecnica e

normativa dell’Impero romano.

Le origini di Verona sono molto remote. Si discetta se,

nell’ antichità, essa fosse un centro cenomane, piuttosto

che retico od euganeo: sta di fatto che essa assunse un

valore preminente solo con la conquista romana. Con

l’apertura della Via Postumia (148 a.C.), viene percepita la

sua importanza strategica, posta come era all’incrocio di

vie diverse e come, con il suo possesso, potessero essere

controllati non solo l’ingresso alla Val d’Adige, ma tutte

le direzioni che da Verona si dipartivano. La città progredì

e divenne un nodo irrinunciabile per il possesso del Nord

Italia. A Verona non mancò alcuna delle opere pubbliche

o delle manifestazioni d’ingegno e di pensiero proprie di

una importante città romana. Siffatto riverbero di compiuta

perfezione urbana, si deduce nelle continue scoperte

archeologiche che vengono alla luce ogniqualvolta ci si

accinge ad effettuare scavi in ogni parte della città: al di

sotto della moderna Verona, vi è una Verona antica che

non chiede altro che di far venire alla luce le sue vestigia

romane nei campi più disparati. Come dal cilindro di un

prestigiatore, vengono fuori sempre nuove meraviglie. Nel

1992, in Corte Sgarzarie, la Soprintendenza ai beni

ambientali di Verona, nell’effettuare scavi al Capitolium e,

più precisamente, al ragguardevole tempio di Giove,

Giunone e Minerva, ha rinvenuto due reperti di

inestimabile valore: trattasi di due frammenti bronzei,

databili tra il 40 e 30 a.C., appartenuti ad una ben più vasta

lastra avente funzioni catastali agrarie. La scoperta è di

grande rilievo, dal momento che di tal specie di reperti

esisteva un unico esemplare rinvenuto in località

Lacimurga, l’odierna Navalvillar de Pela (Badajoz).

Altra testimonianza del genere è costituta dai catasti di

Orange (Francia) che, però, sono incisi su marmo.

Santa Lucia cade il 13 dicembre e, a questa data, a Verona, come in altre città italiane, si usa far regali ai bambini; Santa Lucia sostituisce il Bambino Gesù o la Befana. Nella notte tra il 12 ed il 13 i bimbi mettono fuori dalla finestra, o alla cappa del camino, la calza piena di crusca per l’asinello di Santa Lucia, che traina il carrettino dei regali. Per antica tradizione nella monumentale Piazza Brà si tiene una pittoresca fiera dove, su bancarelle ricoperte di tende, si vendono giocattoli, dolci e altri oggetti da regalo, per la gioia di grandi e piccini.

Santa Lussia

I l’à fati su de note, co le asse e col martel, co le tole, mèse rote, piturade da cortel,

co ‘na tenda trata sora co i lumeti trati là…

L’ è così che salta fora i bancheti de la Brà!

Là, gh’è paste, là, gh’è fiori, gh’è i zugatoli da un franco,

(i zugatoli da siori) ma ghi n’è che costa manco;

ghi n’è fin che costa un besso,

e ghi n’è che de val tri… «Con parmesso, con

parmesso, che vòi vedarli anca mi.»

Le puote bele bianche, le se buta fora in strada; un caval da do palanche

l’è drio a trarme una peada… Sto tranvai co i so vagoni

par che el fassa: fu, fu, fu!… “Bei maroni, bei maroni,

de comandelo, anca lu?” Giovanin, l’è meso mato par sta bela carossina;

“Mandolato! Mandolato tuto mandole e farina”

Quanta gente! Che boresso, drio a ‘na tromba che fa piiiii… «Con parmesso, con parmesso,

che vòi vedarla anca mi.» Me morosa picinina

de girar no l’è mai straca; se la cata una vetrina, l’è nà pégola che taca;

la roversa fin i oci, la me sburta e, signor sì, se badasse a i so zenoci, cossa mai saria de mi!

Me morosa piassè granda, la rasona e la me scolta,

mai de mi no la se sbanda, l’è un piasèr condurla in

volta…. La me dise in te una recia: «No sta spendar, l’è pecà!»

Me morosa piassè vecia, l’è la prima dela Brà!

Berto Barbarani

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di Elio Sgalambro

I pallidi raggi di sole che filtrano dal cielo ovattato, inducono all’ozio. La nebbia che ammanta questo scorcio di autunno dal sopore quasi primaverile concilia voli pindarici nei ricordi d’infanzia. Complice la conferenza culturale sulla “Resistenza partigiana – il Corpo Italiano di Liberazione”, si ritorna indietro nel tempo e ci si rivede poco più che bambino in braccio al comandante “garibaldino” che, una notte dell’inverno 1944, ci condusse in casa, per essere curato, un partigiano dai piedi congelati. Eravamo a Prata Camportaccio, piccolo agglomerato, poco distante da Chiavenna, sulla sinistra della Mera alle falde del solenne Pizzo Prada. Ma di questo ne racconteremo, forse, un’altra volta! Ora, le pagine del solito quotidiano arruffate sulla scrivania distraggono dai ricordi e ci rituffano nella cronaca del presente con la solfa dei soliti ingredienti: rivelazioni scandalistiche, intercettazioni a tutto tondo, indagini giudiziarie e avvisi di garanzia come se piovesse per amministratori “grandi” e “piccoli”. Tra gli avvenimenti “degni di nota”, dopo l’atellana del sindaco dimissionario ma non troppo, le principali vicende che battono la gran cassa dell’informazione mediatica, con tutta la schiera dei soliti opinionisti ad inzuppare il pane, interessano, la Regione Campania, la Città del Vaticano e il Monastero di Montecassino! Sono gli ultimi fatti che coinvolgono realtà pubbliche, intervallate da qualche pistolettata domestica. Tanto per fare un florilegio continentale, mentre ancora si ricerca l’acqua per Messina. Sul versante delle consorterie politiche, si pone la “triste istoria” del governatore della regione Campania con la partecipazione di illustri comprimari. Nel guazzabuglio giuridico originato dall’applicazione della Legge Severino in seguito alla condanna in primo grado per “abuso d’ufficio” allorquando era Sindaco di Salerno, si è innestata una sequela di azioni legali con il coinvolgimento di vari organi amministrativi e giurisdizionali (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Prefettura, TAR, Tribunale Civile, Corte Costituzionale) che a starci dietro si perde il filo. Come ciliegina sulla torta, l’indagine per concussione della Procura di Roma a carico del De Luca e di altre sei persone. Tra queste, il giudice del tribunale civile di Napoli, Anna Scognamiglio per aver sospeso l’esecuzione delle legge Severino per l’ex Sindaco, sembra dopo la promessa di assunzione del marito in una importante carica nel settore sanitario. Orbene, sono oltre sei mesi che il De Luca, eletto il 31 maggio u.s. alla carica di Presidente della Regione Campania, è in bilico, tra sospensioni e revoche di sospensioni e revoche delle revoche in un tira e molla che non giova certo alla governabilità di un territorio qual’è quello campano che di tutto avrebbe bisogno tranne dell’instabilità politica. Ma tant’è, nel gioco delle parti, a perderci sono sempre i soliti. Ma ancora più inquietante, la fuoriuscita di informazioni riservate dalla Santa Sede che ha fatto parlare di un Vatileaks 2. Autori del trafugamento due collaboratori scelti dal Papa stesso e che certamente per questioni sembra di “potere”, hanno tradito la fiducia loro accordata: Monsignor Lucio Angelo Vallejo Balda, esponente di spicco dell’Opus Dei e Francesca Immacolata Chaouqui, rampante lobbista. Sono stati loro, gettando lo scompiglio tra le mura leonine, a far passare all’esterno “documenti inediti, registrazioni e carte varie sulle finanze vaticane” pubblicati nel libro “Via Crucis” di Nuzzi e “Avaria” di Fittipaldi. Anche questa volta sono volati i corvi. Come per Papa Benedetto XVI che l’aveva iniziata, l’opera di pulizia di Francesco, tesa a riportare la Chiesa alla vocazione pauperistica e dei doveri evangelici, si è scontrata con chi privilegia il “ruolo politico” del piccolo Stato ed ha perso potere rimanendo escluso da una riforma che,

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SCAMPOLI DI … CRONACA all’insegna della semplicità, inaugura una nuova immagine, una

nuova filosofia, nuove soluzioni per antichi problemi. E un nuovo linguaggio per comunicare. Con tutti. A questo punto, per i tragici accadimenti successi in Francia e appresi dalle edizioni straordinarie dei telegiornali, vien voglia di interrompere questa elencazione di miserie umane, abbandonando al suo destino il DOM Pietro Vittorelli. Abate “emerito” della celebre abazia e vescovo della diocesi di Montecassino, il prelato che godeva di prestigio e considerazione presso i fedeli e le gerarchie ecclesiastiche, si è rivelato un gaudente ed é accusato di appropriazione indebita per aver sottratto circa 500mila euro destinati ad opere di beneficenza. Mai, come in questo caso, si è dimostrato vero il detto popolare “l’abito non fa il monaco” ma neanche il “vescovo”! Certo non ha dato lustro all’abito indossato né ai ruoli ricoperti, ma la fragilità umana si annida ovunque. Tuttavia, di fronte alle drammatiche immagini che testimoniano le efferatezze compiute dai terroristi dell’Isis, si impone il silenzio innanzi tutto per rispetto delle tante vittime innocenti della follia jihadista. Il monitor occhieggia prima di impigrirsi in standby.

Santa Barbara è invocata dai fedeli perché protegga da morte improvvisa e violenta, come accadde al babbo suo Diòscuro, annientato da un fulmine, e perché ottenga la grazia di ricevere i sacramenti in pericolo di morte. Ella fu annoverata tra i 14 Santi Ausiliatori(sec. XIII) ai quali si ricorreva in tempi difficili. Per estensione è divenuta la patrona di distinte categorie di persone esposte ai pericoli derivanti dal maneggio di armi da fuoco, dall’uso di materiale infiammabile ed esplosivo e dalle intemperie del cielo. Queste sono: Lanzichenecchi, che usavano i primi archibugi; Artiglieri, addetti alle armi da fuoco pesanti a lunga gittata; Artificieri impegnati nella preparazione e nella custodia degli

esplosivi e nel disinnesco di mine e bombe inesplose; Genio, corpo di militari che progettano ed eseguono opere di

ingegneria indispensabile alla difesa o alla conduzione della guerra;

Marina Militare Italiana. Il 4 dicembre sulle navi da guerra, in onore della martire patrona, viene offerto un mazzo di rose all’Ufficiale primo direttore di tiro. Il locale adibito a custodia di munizioni ed armi è detto “santabarbara”;

Minatori, operai che nel duro lavoro in miniera usano il martello perforatore, l’esploditore, e rischiano la vita per esplosioni di gas;

Vigili del fuoco, addetti alla prevenzione e allo spegnimento di incendi;

Geologi a motivo della roccia che si trasforma in gradini e in nicchia per Barbara, in fuga secondo la “Leggenda Aurea”.

Architetti, carpentieri, muratori perché Barbara fa aprire una terza finestra nella torre.

Campanari e ombrellieri che pregano: “Santa Barbara benedetta liberaci dal tuono e dalla saetta”.

Cantonieri, dipendenti dell’ANAS, dell’ENI (per i quali Enrico Mattei fece erigere una chiesa dedicata a Santa Barbara a Metanopoli e Milano), perché esposti alle intemperie e trattano materiale infiammabile.

La Dolce eroina cristiana , vittima di violenze umane, testimone di fenomeni naturali grandiosi, propiziatrice di perdono e di pace, è sempre piaciuta a tutti i cristiani, particolarmente a quelli esposti alle conseguenze dell’odio umano o alla pericolosità degli elementi naturali.

Protettrice dai fulmini del cielo

e dal fuoco della terra

Festa di Santa Barbara, 4 dicembre, giorno del martirio.

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10 Schegge di Saggezza

di G. Calella

La clemenza fa parte della giustizia; Chi desidera troppo le cose altrui, non gode le proprie; La vita dell’uomo è un filo di seta sospeso; Non andare dal medico che ti appoggia lo stetoscopio sul

portafoglio; La tenda da campeggio è un ristorante turistico per le

zanzare; La propria casa è il luogo dove si è trattati meglio e si

brontola di più; Per essere ignorante non ci vuole tanto studio ; Ci sono molti uomini che leggono per non pensare; Chi loda le cattive azioni finirà per commetterle; Scava il tuo pozzo prima di aver sete;

Tanto per sapere

di G. Calella Darsi la mano

L’abitudine di darsi la mano, in segno di saluto, risale al Medio Evo quando le persone diffidavano gli uni degli altri, e il gesto voleva dire: vedi non sono armato, puoi fidarti. Razione K Furono così denominate dall’iniziale del cognome di Angel Keys l’esperto nutrizionista che per conto del Dipartimento della Guerra Statunitense determinò la migliore composizione della razione alimentare per i soldati in missione.

PER SORRIDERE Mosca Se un Americano trova una mosca nel bicchiere della birra si mette a ridere e ordina un altro bicchiere. Uno Spagnolo paga la birra e se ne va senza berla. Un Francese paga e se ne va, ma prima fa un chiasso del diavolo. Un Inglese butta via la birra e ne chiede un’altra. Un Tedesco estrae diligentemente la mosca e poi beve. Un Cinese mangia la mosca e poi beve la birra. Un Italiano leva la mosca, beve la birra, rimette la mosca nel bicchiere vuoto, chiama il cameriere, gli mostra la mosca e pretende un’altra birra senza mosca, gratis. La Dieta Mia moglie da tre settimane segue una dieta a base di banane e noci di cocco. È dimagrita? Per niente però vedessi come si arrampica sugli alberi.

SUDOKU

PER NON SPEGNERE LA MENTE

soluzione del sudoku notiziario n. 64

Barzellette Animali

Cosa dice un cane sotto l’albero di natale?

Guarda hanno messo le luci al bagno !!!!

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VITA ASSOCIATIVA

a cura di Renzo Pegoraro/Vincenzo Dorrucci

ATTIVITA’ SVOLTE Commemorazione dei Defunti

Il 31 ottobre u.s., alle ore 17:00, presso la cappella dell’Istituto “Don Bosco”, è stata celebrata una S. Messa in suffragio dei Soci defunti. Folto numero di Soci intervenuti con familiari e amici ai quali si sono uniti anche i colleghi e familiari dell’Associazione “La Spiga”. Un sentito ringraziamento al nostro Cappellano don Luigi Pilotto che ha voluto, ancora una volta, celebrare il ministero ed unirsi a noi nella circostanza fornendoci utili spunti di riflessione.

Incontro culturale

L’11 novembre u.s., presso l’ex Circolo Ufficiali di Castelvecchio, ha avuto luogo la

conferenza prevista nella programmazione storico/culturale dell’ ANUPSA di

Verona. In una sala completamente esaurita, il Presidente del Gruppo, Gen. D.

Renzo Pegoraro, ha introdotto la manifestazione, cui hanno dato la loro quanto

mai ambita adesione gli ultranovantenni Gen. CA Giorgio Donati ed il Cap.

Everardo Amadio, entrambi combattenti del Corpo Italiano di Liberazione. Dopo il

saluto gli intervenuti, tra i quali figurava - gradito ospite - l’Assessore al

Decentramento del Comune di Verona, Antonio Lella, il Presidente Gen. Pegoraro

ha ceduto la parola al relatore, Ten. Gen. Isp. Antonio Scipione. Questi ha,

preliminarmente, dato lettura della toccante lettera inviata dal Gen. Donati,

impossibilitato a presenziare di persona per gravi problemi di salute: la missiva

ha raccolto gli spontanei, calorosi e prolungati applausi dei presenti per la stima

Ten. Gen. Isp. Scipione Cap. Everardo Amadio

dell’Ufficiale e la profondità dei pensieri profferti. E’ stato, poi, la volta del

Cap. Amadio, il quale ha avvinto l’attenzione degli ascoltatori con la

drammaticità delle situazioni prospettate: anche per lui meritati, intensi

applausi. Il Gen. Scipione ha, quindi, sinteticamente focalizzato l’essenza

dell’importante periodo trattato nella videoconferenza, dopodiché ha dato

avvio alla proiezione del DVD. L’avvincente tema, superbamente

commentato dalla coinvolgente voce del Gen. Salati, ha sancito, con

scroscianti applausi, il pieno successo dell’evento. In chiusura, il Presidente

Assessore Lella

Presidente Gen.D. Pegoraro

Pegoraro ha consegnato all’Assessore

Lella la tessera di “Socio Benemerito”

del Gruppo ANUPSA di Verona per la

costante vicinanza e partecipazione

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di

Giuseppe.Ciani

ATTIVITÀ DA SVOLGERE

Cena Sociale di Natale con musica

Mercoledì 9 dicembre p.v., alle ore 20:30, nel salone del Circolo Unificato dell’Esercito in Castelvecchio sarà organizzata, in collaborazione con l’Associazione “Arcidiacono Pacifico”, una serata allietata da cena e musica per lo scambio degli auguri per la festività natalizie. Sarà un piacere ritrovarsi, almeno una volta all’anno, insieme. Allieterà la serata il “Duo Stefano & Romina” . Possibilità di parcheggio nel cortile dell’Istituto “Don Bosco” in via Provolo 16 - Verona. Quota di partecipazione € 35,00 procapite. Info e prenotazioni entro il 1 dicembre presso la Segreteria della Sede.

Natale 2015

La festività del Natale sarà celebrata domenica 20 dicembre p.v. con la Santa Messa nella Chiesa dell’Istituto “Don Bosco” in via Provolo 16, alle ore 11:00. Sono invitati i Soci con familiari e amici (c’è la possibilità di parcheggiare all’interno). Sono molto graditi anche i Soci dell’Associazione “La Spiga” e dell’Associazione Carabinieri con familiari ed amici. Dopo la cerimonia religiosa, si terrà nella nostra Sede, con la collaborazione logistica della vicina Associazione Carabinieri, un “brindisi” per lo scambio degli auguri natalizi.

ATTIVITÀ PROGRAMMATE PER 1° SEMESTRE 2016 Durante il Consiglio Direttivo dell’ 11 novembre u.s. sono state decise le attività da svolgere nel primo semestre 2016.

Settimana Bianca

Il Direttivo del Gruppo, come in passato, intende organizzare per i Soci e familiari, una “Settimana Bianca” nella Base Logistico-Addestrativa di Colle Isarco. I turni da segnalare allo Stato Maggiore dell’Esercito (SME) sono i seguenti:

7° turno (dal 14/2 al 21/2/2016); 10° turno (dal 06/03 al 13/3/2016).

I Soci che intendono aderire sono invitati a prenotarsi fin da ora in modo da segnalare allo SME, in tempo utile, il turno richiesto e il numero di stanze da riservare a questo Gruppo. Assemblea ordinaria il giorno 16 marzo 2016.

Corso di computer primaverile (a cura del Consigliere Gen. D. Boldrini).

Galà di primavera, in collaborazione con il Circolo Unificato dell’Esercito, sul terrazzo di Castelvecchio, con musica; si terrà nella prima metà del mese di giugno. Ulteriori e specifiche notizie nei prossimi numeri del Notiziario

Una giornata di visite a mostre o alla città antica di Verona (da definire, contatti con Sig.ra Cardinale a cura del Gen.B. Gueli)

Una Conferenza di carattere culturale (da definire a cura Brig. Gen. Merolli / Gen.B. Privitelli)

Un periodo di relax presso un soggiorno militare: Cefalù, Milano Marittima,Cecina (a cura dott.ssa Vitagliano/Gen.B. Matteuzzi) nel mese di maggio o l’alternativa da definire.

S. Pasqua 2016 organizzazione, come consueto, della Messa per la S. Pasqua, il giorno 20 marzo Domenica delle Palme ed un brindisi per lo scambio degli auguri

Mod. 730/2016, assistenza alla compilazione del modello con personale specializzato del CAF.

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Corso di informatica L’attuale ciclo di lezioni di computer terminerà il 22 dicembre p.v. e riprenderà nella seconda quindicina di gennaio 2016. Gli interessati sono invitati a segnalarsi presso la Segreteria della Sede anche telefonicamente.

Rinnovo Patenti di Guida Cari Soci, come noto, è stata avviata da alcuni mesi l’attività per il rinnovo delle patenti mediante procedura informatizzata. L’iniziativa ha riscosso un indubbio successo ed è stata particolarmente apprezzata da tutti. I Soci interessati si devono recare presso la Sede muniti della vecchia patente, del codice fiscale, di una foto e delle ricevute di due versamenti (da 16 e 9 €) sugli appositi bollettini. Dopo aver effettuato, seduta stante, la visita medica, riceveranno in poco tempo l’attestato, valido 60 giorni, con il quale sarà possibile guidare sino alla ricezione, al proprio indirizzo di residenza, della nuova patente.

L’attività sarà sospesa per il mese di Dicembre e riprenderà il 15 gennaio2016. Informazioni dettagliate saranno fornite agli interessati presso la Segreteria della Sede.

SERVIZIO AI SOCI

VARIE

E_mail

Il Gruppo rinnova, ancora una volta, ai Soci l’invito a fornire la propria e_mail al fine di acquisire in tempi reali e rapidi le informazioni inerenti l’attività associativa.

Novità Sul Sito del Gruppo ANUPSA di Verona, alla pagina “Notiziario”, sarà pubblicato anche il Notiziario periodico del Comitato Regionale NORD EST, molto interessante per le notizie di carattere Giuridico-Amministrative.

Notizie tristi

In quest’ultimo periodo sono venuti a mancare: la Sig.ra GENTILE Milena, consorte del Ten.Gen.Isp.me. TANCREDI Pietro; il Prof. MARGUGLIO Vincenzo, fratello del Luogotenete MARGUGLIO Gaetano; il Ten. Col. me. PALMIERI Pietro; il Gen. B. BENCINIC Enrico; il Brig. Gen. CARONE Michele. Il Presidente, il Consiglio Direttivo e i Soci tutti rinnovano affettuose condoglianze alle famiglie. Soggiorni per cure termali.

Il Gruppo è in possesso dell’elenco degli alberghi in Abano – Montegrotto Terme, convenzionati con il personale delle FF.AA. , per effettuare le cure termali nel 2015. I Soci interessati possono rivolgersi in Segreteria.

Tesseramento 2016

Si ringraziano i Soci che hanno rinnovato l’adesione alla nostra Associazione per l’anno 2015.

Si ricorda che l’ANUPSA è una Associazione di volontariato “no profit” che non ha alcuna finalità di lucro, ma solo quella sociale di aggregazione e protezione dei suoi associati. Essa rappresenta luogo d’incontro per discutere le problematiche e conservare le tradizioni ed i valori degli Ufficiali che hanno svolto il servizio nelle Forze Armate, delle relative vedove e degli amici simpatizzanti. Dal 1 ottobre u.s. sono aperte le adesioni per il nuovo anno 2016 Coloro che intendono ancora aderire al sodalizio possono versare la quota sociale di € 45,00 con le seguenti modalità: - direttamente in Segreteria; - tramite il c/c postale n. 18826370 intestato a “ANUPSA Gr. Verona”, Stradone Porta Palio, 47/D, 37122

VERONA. - mediante bonifico su IBAN : IT61U0760111700000018826370, intestato “ANUPSA Gr. Verona”.

Suggerimenti e Proposte

A tutti i Soci rivolgiamo l’invito a fornirci un parere circa il gradimento del nostro “Notiziario”. Inoltre invitiamo coloro che intendono inviare articoli, poesie, curiosità ecc., di utilizzare la posta elettronica e_mail agli indirizzi [email protected] o [email protected]

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Presidente Renzo Pegoraro

Direttore Responsabile Francesco Gueli Vice Direttore Elio Sgalambro Redazione Vincenzo Dorrucci Rosario Privitelli Grafica e impaginazione Stefano Zona Segretario di Redazione Gaetano Marguglio

Reg. Tribunale di Verona n. 1631 del 19.12.2004

Gli articoli pubblicati investono la diretta responsabilità degli autori e ne rispecchiano le idee personali.

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Sede Str. Porta Palio, 47/D

37122 – VERONA

Contatti Tel: 045.8035910 Fax: 045.8035910

E_mail : [email protected]

Orari di apertura Lunedì 10:00 - 12:00 Giovedì 10:00 - 12:00

Venerdì 10:00 - 12:00

Siamo su Internet! Visitate il nostro sito

Web al seguente indirizzo:

www.anupsa.it

Data chiusura 15 novembre 2015

Il Natale è per tutti... Non solo per i belli

e per i furbi ma per i giusti, per gli onesti

ed altruisti. Chi non crede al Natale non sa che gioia perderà

nel non festeggiare con l'umanità. Gesù è nato e nel cuore

qualcosa è cambiato l'amore ha portato

la speranza ha donato la gioia ha trionfato!

Anche se non credi a Gesù

sii felice anche tu!

Natale 2015 – Capodanno 2016

A Tutti i Soci, Amici e loro familiari Buon Natale e un Sereno e prospero 2 0 1 6

Si avvertono i Soci che la Sede rimarrà chiusa dal 22.12.2015 al 06 01.2016

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A.N.U.P.S.A.

GRUPPO DI VERONA