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1 PERCORSO DIDATTICO LATINO-ITALIANO (Prof.ssa Grazia Reggio) ENEA E DIDONE Osservazioni generali sulla scelta di questo percorso. Il percorso è indirizzato a una classe IV di Liceo delle Scienze Umane. Ho cercato di individuare obiettivi che non si limitino solamente all’apprendimento della lingua o della storia della letteratura latina, ma che si innestino in finalità più ampie. La disciplina del Latino, così come viene inserita oggi nei programmi dei Licei delle Scienze Umane, pur non limitandosi al mero studio della storia e della civiltà e pur prevedendo a livello curricolare lo studio e la conoscenza delle strutture fondamentali della lingua (dal punto di vista sia lessicale sia morfosintattico), nonché l’approccio diretto ai testi, è comunque inserita in un contesto di apprendimento che deve presentare finalità specifiche relative a questo indirizzo liceale. L’inserimento di una lingua antica come il Latino all’interno di un LSU rientra nell’acquisizione di conoscenze e competenze che non possono essere limitate o riguardare esclusivamente l’area disciplinare del Latino, ma che al contrario dovrebbero essere inserite in un contesto multidisciplinare e interdisciplinare ben più complesso. Gli alunni, al termine del loro percorso formativo, dovrebbero conoscere e saper utilizzare i linguaggi specifici delle varie discipline, le caratteristiche delle diverse forme testuali, dei differenti registri linguistici e i principali criteri per decodificarli, nonché le dinamiche e le pluralità delle forme di comunicazione. Essi dovrebbero, pertanto, saper analizzare varie tipologie di testi ed essere in grado di collegare un testo e un autore al contesto storico di riferimento. Penso quindi che lo studio del Latino debba rispondere anche a questo genere di esigenze, finalità e obiettivi. Partendo da questi presupposti ho cercato di ideare (coerentemente anche con i programmi ministeriali relativi al quarto anno) un percorso incentrato sui primi sei libri dell’Eneide e sui personaggi di Enea e Didone. Ho pensato di proporre un’analisi non solo sincronica, ma anche diacronica e interdisciplinare del testo latino, cercando di individuare un percorso nel quale gli alunni siano stimolati a creare collegamenti con altri autori e testi e a metterne perciò in evidenza analogie e differenze tanto a livello di contenuto quanto (e direi soprattutto), sotto il profilo stilistico e linguistico in generale. Vorrei cioè che i ragazzi avviassero una riflessione sia teorica, sul significato e sulla funzione della traduzione, sia “concreta” sul perché delle scelte operate da eminenti latinisti a livello lessicale, retorico, sintattico. Il seguente percorso costituisce, tuttavia, un mero spunto, una proposta, assolutamente non esaustiva, ma forse condivisibile per avviare un lavoro ad ampio spettro che, volendo, potrebbe coinvolgere direttamente o indirettamente anche i colleghi di altre discipline, penso in particolare a quelli di Storia, Filosofia, Scienze Umane e Storia dell’Arte e che è assolutamente aperto a revisioni, consigli e approfondimenti. Molto interessante sarebbe anche una collaborazione con i colleghi di Letteratura inglese. Si potrebbe quindi ampliare la riflessione sulle scelte lessicali anche all’area anglosassone, proponendo testi direttamente in lingua inglese (penso, per esempio, a La tragedia di Didone di Marlowe). Prerequisiti All’inizio del percorso i discenti dovranno: Conoscere la morfologia e la sintassi di base della lingua latina Conoscere, saper individuare e analizzare le principali figure retoriche in latino e in italiano Conoscere la storia della letteratura latina di età augustea Conoscere la storia della letteratura italiana medievale e umanistico-rinascimentale Saper analizzare un testo poetico in lingua italiana Saper analizzare un testo poetico in lingua latina

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PERCORSO DIDATTICO LATINO-ITALIANO (Prof.ssa Grazia Reggio)

ENEA E DIDONE

Osservazioni generali sulla scelta di questo percorso. Il percorso è indirizzato a una classe IV di Liceo delle Scienze Umane. Ho cercato di individuare obiettivi che non si limitino solamente all’apprendimento della lingua o della storia della letteratura latina, ma che si innestino in finalità più ampie. La disciplina del Latino, così come viene inserita oggi nei programmi dei Licei delle Scienze Umane, pur non limitandosi al mero studio della storia e della civiltà e pur prevedendo a livello curricolare lo studio e la conoscenza delle strutture fondamentali della lingua (dal punto di vista sia lessicale sia morfosintattico), nonché l’approccio diretto ai testi, è comunque inserita in un contesto di apprendimento che deve presentare finalità specifiche relative a questo indirizzo liceale. L’inserimento di una lingua antica come il Latino all’interno di un LSU rientra nell’acquisizione di conoscenze e competenze che non possono essere limitate o riguardare esclusivamente l’area disciplinare del Latino, ma che al contrario dovrebbero essere inserite in un contesto multidisciplinare e interdisciplinare ben più complesso. Gli alunni, al termine del loro percorso formativo, dovrebbero conoscere e saper utilizzare i linguaggi specifici delle varie discipline, le caratteristiche delle diverse forme testuali, dei differenti registri linguistici e i principali criteri per decodificarli, nonché le dinamiche e le pluralità delle forme di comunicazione. Essi dovrebbero, pertanto, saper analizzare varie tipologie di testi ed essere in grado di collegare un testo e un autore al contesto storico di riferimento. Penso quindi che lo studio del Latino debba rispondere anche a questo genere di esigenze, finalità e obiettivi. Partendo da questi presupposti ho cercato di ideare (coerentemente anche con i programmi ministeriali relativi al quarto anno) un percorso incentrato sui primi sei libri dell’Eneide e sui personaggi di Enea e Didone. Ho pensato di proporre un’analisi non solo sincronica, ma anche diacronica e interdisciplinare del testo latino, cercando di individuare un percorso nel quale gli alunni siano stimolati a creare collegamenti con altri autori e testi e a metterne perciò in evidenza analogie e differenze tanto a livello di contenuto quanto (e direi soprattutto), sotto il profilo stilistico e linguistico in generale. Vorrei cioè che i ragazzi avviassero una riflessione sia teorica, sul significato e sulla funzione della traduzione, sia “concreta” sul perché delle scelte operate da eminenti latinisti a livello lessicale, retorico, sintattico. Il seguente percorso costituisce, tuttavia, un mero spunto, una proposta, assolutamente non esaustiva, ma forse condivisibile per avviare un lavoro ad ampio spettro che, volendo, potrebbe coinvolgere direttamente o indirettamente anche i colleghi di altre discipline, penso in particolare a quelli di Storia, Filosofia, Scienze Umane e Storia dell’Arte e che è assolutamente aperto a revisioni, consigli e approfondimenti. Molto interessante sarebbe anche una collaborazione con i colleghi di Letteratura inglese. Si potrebbe quindi ampliare la riflessione sulle scelte lessicali anche all’area anglosassone, proponendo testi direttamente in lingua inglese (penso, per esempio, a La tragedia di Didone di Marlowe). Prerequisiti All’inizio del percorso i discenti dovranno:

• Conoscere la morfologia e la sintassi di base della lingua latina • Conoscere, saper individuare e analizzare le principali figure retoriche in latino e in italiano • Conoscere la storia della letteratura latina di età augustea • Conoscere la storia della letteratura italiana medievale e umanistico-rinascimentale • Saper analizzare un testo poetico in lingua italiana • Saper analizzare un testo poetico in lingua latina

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• Conoscere trama e personaggi dell’Eneide (si presuppone la lettura almeno dei libri I, II, IV, VI o degli episodi più significativi del poema epico virgiliano)

Finalità

• La prima finalità di questo breve percorso è sostanzialmente quella di far accostare i ragazzi alla lettura e alla traduzione del testo latino in modo più consapevole e, sperabilmente, appassionato. I ragazzi dovrebbero cioè maturare la consapevolezza che lo studio di un’opera letteraria in lingua originaria (in particolar modo in latino, che in realtà non può essere considerato una lingua morta, in quanto ogni giorno rivive nel nostro parlato) permette di operare un’analisi davvero scandagliata dei personaggi, degli ambienti, delle tematiche. Non si tratta di un mero gioco di erudizione, fine a se stesso, ma di uno strumento, un’occasione che viene data loro per scoprire come la grande letteratura di ogni tempo e luogo cerchi di dare una risposta di senso alla nostra vita, al nostro io. Ecco dunque che le parole scelte dal poeta, le figure retoriche, i versi, la sintassi si rivelano come elementi fondamentali per cogliere appieno l’intimo dei personaggi, quelle pulsioni, quei sentimenti, quel “dolce rumore della vita” che “arde” (come recitava Penna in un noto epigramma) e che in realtà sono da sempre dell’uomo.

• La seconda finalità è quella di incentivare i ragazzi a una riflessione non solo sincronica, ma anche diacronica e interdisciplinare. Il sapere non è fine a stesso né tanto meno può essere imbrigliato in compartimenti stagni proprio perché risponde a quella richiesta di “indovinare i complessi e misteriosi legami” che ci “avvincono alla vita universa” (Solmi).

Obiettivi

• Saper confrontare differenti traduzioni, in italiano, di un medesimo testo latino e, se possibile, saperne proporre una propria

• Saper motivare le scelte lessicali, retoriche e sintattiche operate dai vari traduttori in modo personale, ma sempre e comunque supportata da una costante riflessione sulla lingua di partenza e su quella d’arrivo (e perciò latina e italiana)

• Saper individuare le varie interpretazioni e i vari rimaneggiamenti della vicenda di Enea e Didone nel corso dei secoli, inserendola di volta in volta nel contesto storico-politico in cui i vari letterati che la ripropongono operano

• Approfondire alcuni autori e opere della Storia della Letteratura Italiana • Saper individuare, attraverso il confronto dei testi, l’evoluzione del lessico e della sintassi

italiani

Contenuti e testi

• Lettura integrale di alcuni libri dell’Eneide, in particolare dei libri I, II, IV, VI • Ovidio, Heroides VII • Dante, Inf. V • Petrarca, Triunphus pudicitiae • Ariosto, Orlando Furioso • Tasso, Gerusalemme Liberata • Metastasio, Didone abbandonata • Alfieri, Eneide • Annibal Caro (traduzione di alcuni passi scelti dell’Eneide) • Pascoli (traduzione di alcuni passi scelti dell’Eneide) • Iconografia di Didone ed Enea

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Metodologie e strumenti

• Brainstorming • Lezione frontale • Lezione partecipata e dialogata • Power point • LIM • Cmap

Modalità di esecuzione del percorso Il percorso si apre con un breve momento dedicato al brainstorming durante il quale i ragazzi dovrebbero, con il mio aiuto, fare leva sulle proprie conoscenze pregresse relative al poema epico virgiliano (conoscenze derivanti soprattutto dal biennio) e al contesto storico-politico in cui Virgilio opera (contenuti trattati proprio durante il IV anno). A questo punto si può cominciare il vero e proprio percorso con la proiezione di una presentazione (PowerPoint, allegata in calce). Dopo una serie di slide di rinforzo per le conoscenze pregresse (fonti e struttura del poema epico virgiliano, breve confronto con i poemi omerici, contesto storico-politico e nuova visione virgiliana della storia), si passa all’analisi del proemio. Esso viene ripartito nelle varie sezioni che lo costituiscono e pian piano tradotto in modo molto letterale. Questo tipo di traduzione è affiancata da un’approfondita analisi stilistico-retorica (parole chiave, figure retoriche, scelte lessicali e posizione dei termini chiave all’interno del verso, cesure e clausole), che è funzionale anche a mettere in risalto l’aggettivazione relativa a Enea (il cui nome verrà però esplicitamente rivelato solo al v. 92). Terminato tale lavoro, proporrei la traduzione di Annibal Caro: gli alunni saranno incentivati a cogliere le scelte lessicali e stilistiche attuate dell’umanista per rendere il testo latino. Questo permette di aprire una discussione ad ampio raggio sulla lingua: l’uso delle figure retoriche in italiano e in latino, il lessico italiano del Cinquecento etc…Si tratta di una fase del lavoro interamente svolta in classe e molto delicata. La lezione dialogata e partecipata la fa necessariamente da padrona e i ragazzi sono chiamati a una riflessione sul testo attiva e condivisa. Il lavoro prosegue a casa con la lettura integrale (o rilettura se è stata già fatta durante il biennio) dei libri I e II in italiano. Le lezioni successive proseguono in modo similare: si continua con l’analisi del proemio, l’ira di Giunone, i motivi del suo odio verso i Troiani che la inducono a scatenare, grazie all’aiuto di Eolo, la tempesta contro Enea e i suoi compagni. Questa volta, però, l’attenzione si sposta sul personaggio di Didone, le modalità di approccio al testo sono le medesime (traduzione letterale, analisi e riflessione sulla traduzione di Annibal Caro). Come lavoro individuale a casa, che costituirà anche un momento importante della verifica formativa in itinere, proporrò quindi il confronto fra traduzioni, precisamente quella di Pascoli (che per altro era finalizzata proprio ai suoi studenti di liceo) e quelle, forse oggi più lette e usate, di Luca Canali e Maria Grazia Ciani. Di grande interesse e stimolo per i ragazzi di quarta, sarebbe anche la celebre traduzione di Vittorio Alfieri che però proporrei solo a una classe particolarmente attenta e con prerequisiti ben saldi. Alcune slide conclusive riassumono le peculiarità dei due personaggi protagonisti la cui psicologia verrà ulteriormente approfondita grazie alla lettura integrale in italiano (a casa) dei libri IV e VI alcuni passi dei quali riprenderò poi a scuola in lingua latina (in particolare il dialogo fra Didone e Anna, fra Enea e Didone all’alba della partenza dei troiani e l’ultimo incontro fra Enea e Didone nella Valle del pianto). Dopo questa prima fase, fondamentale affinché i ragazzi si addentrino veramente nella psicologia dei due personaggi e acquisiscano un metodo d’analisi e di raffronto del testo latino e italiano, ha inizio il momento diacronico e interdisciplinare del percorso. Per quanto riguarda il latino, si possono anticipare alcuni autori e contenuti che verranno poi ripresi nel corso del quinto anno. In particolare Ovidio (Heroides VII), che propone una riscrittura elegiaca del personaggio di Didone, supplice e pronta al servitium amoris, la quale chiude la lunga epistola con una sorta di epigramma sepolcrale (praebuit Aeneas et causam mortis et ensem/ Ipsa sua Dido concidit usa manu), ben lontano dai toni epici e fieri dell’infelix regina virgiliana. A supporto della letteratura latina si può proporre

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l’iconografia di età Flavia, per esempio la pittura parietale pompeiana (Casa di Meleagro), che ritrae Didone abbandonata in compagnia della sorella Anna. Di tarda età imperiale è invece il mosaico pavimentale del frigidarium della villa romana di Low Ham in Inghilterra, dove è rappresentata la storia d’amore dallo sbarco di Enea a Cartagine nel libro I all’amplesso fra i due amanti all’inizio del libro IV. Il raccordo con la letteratura Italiana avviene attraverso la Didone dantesca, che i ragazzi avranno già ampiamente studiato durante il terzo anno, l’Elegia di madonna Fiammetta nella quale Boccaccio, per bocca della stessa Fiammetta rievoca antichi esempi di donne che soffrirono per amore (sarebbe interessante fornire ai ragazzi anche qualche passo tratto dalle Esposizioni sopra la Commedia e dal Filocolo) e il Triunphus pudicitiae di Petrarca, dove l’immagine di Didone viene completamente ribaltata: da emblema della lussuria ella diviene esempio insigne di castità (“ch’amor pio del suo sposo a morte spinse/ non quel d’Enea, com’è il pubblico grido”) al punto da scegliere il suicidio. A questo punto penso sia fondamentale che i ragazzi non perdano le coordinate del lavoro che viene svolto e che abbiano quindi bisogno di un supporto concreto che li aiuti a tirare le fila di quanto appreso. Con l’ausilio di Cmap costruiremo insieme la bozza di una mappa concettuale sulla vicenda dei due amanti, che verrà via via sviluppata e ampliata man mano che ci si accosterà ad altri testi. Verranno quindi proposti due celeberrimi episodi che riprendono la vicenda dei due amanti virgiliani pur inserendosi in un contesto differente: si tratta dell’innamoramento di Angelica (Angelica e Medoro) nell’Orlando Furioso (Ariosto riprende direttamente il personaggio di Elissa nel canto XXXV e la richiama anche indirettamente nel X lì dove descrive la disperazione di Alcina che ha compreso di aver perso ormai per sempre Ruggiero) e dell’abbandono di Armida nella Gerusalemme Liberata: questa volta, però, saranno i ragazzi stessi a dover individuare e analizzare i punti di contatto, le riprese, le divergenze fra i testi proposti e la tradizione precedente inserendoli nel loro contesto storico-letterario di riferimento. Concluderei il percorso con la Didone abbandonata di Metastasio (anticipando così alcuni contenuti della letteratura del Settecento), che recupera la tradizione tragica virgiliana, ma inserisce anche importanti tratti originali come il personaggio di Selene, sorella di Didone (alla stregua di Anna) e però amante di Enea, Iarba, re dei mori, Araspe anch’egli amante di Selene e Osmida confidente di Didone. Metastasio risulta particolarmente utile e significativo per chiudere il percorso dal momento che è forse l’autore che meglio racchiude tutta quanta la tradizione legata al personaggio di Didone, latina (Virgilio, Ovidio, ma anche Tertulliano, Giustino e la patristica in genere), e italiana (Petrarca, Boccaccio, Ariosto e Tasso). Anche quest’ultima fase del percorso sarà supportata dall’iconografia (alcuni esempi possono essere Rubens, La morte di Didone; Tiepolo, Enea presenta cupido nelle vesti di Ascanio a Didone; Lorrain, Didone mostra Cartagine a Enea). Verifica formativa in itinere La verifica formativa viene proposta principalmente in itinere, durante lo svolgimento delle lezioni in quanto ho sempre ritenuto fondamentale stimolare i ragazzi alla riflessione sul testo sia latino sia italiano. Due momenti decisivi sono, quindi, quello dell’analisi lessicale e retorica del testo latino (la lezione dialogata e partecipata permetterà ai ragazzi, opportunamente guidati, di individuare parole chiave, figure retoriche, strutture sintattiche particolarmente significative e di metterle in relazione con i personaggi protagonisti del nostro percorso) e quello della traduzione italiana d’autore. Nel primo caso i ragazzi dovranno principalmente mettere in atto le proprie capacità di decodifica e di traduzione del testo in lingua originale. Nel secondo, invece, dovranno individuare e spiegare quali scelte lessicali sono state operate dal traduttore (nella fattispecie Annibal Caro) e quali espedienti stilistici sono stati adottati per rendere in modo più efficace il testo latino. Si tratta, pertanto, non solo di un’analisi sulla lingua d’arrivo, ma anche di una riflessione linguistica a più ampio raggio. A tal proposito anche il lavoro di confronto fra traduzioni (Annibal Caro/ Alfieri/ Pascoli) assegnato a casa costituirà un momento particolarmente significativo della verifica formativa.

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Nella seconda fase del percorso, più incentrata sull’intra e l’interdisciplinarità, verrà valutata la capacità di effettuare collegamenti fra testi appartenenti a generi letterari differenti oltre che a epoche anche molto lontane tra loro. La costruzione di mappe concettuali può costituire un momento significativo proprio per verificare che i ragazzi siano in grado non solo di “intuire” i collegamenti sincronici e diacronici, ma di farli propri e perciò di astrarli o meglio di tradurli in schemi grafici più o meno complessi. Verifica finale sommativa Questo tipo di percorso si adatta a vari tipi di verifica sommativa. Ho pensato quindi di declinarlo in due direzioni e cioè di effettuare due distinte verifiche che permettano una valutazione in entrambe le discipline, italiano e latino. Per ciò che concerne italiano proporrei un testo argomentativo che avvii una riflessione diacronica su tutto quanto il percorso, ma con particolare attenzione ai testi di Ariosto, Tasso e Metastasio. Per latino, invece, sarebbe più opportuna una verifica semistrutturata che preveda la traduzione e l’analisi di parte del testo latino già visto in classe (con domande di grammatica e relative alle scelte lessicali e metrico-retoriche operate da Virgilio), un breve contestualizzazione, un confronto (guidato) fra testo virgiliano e testo ovidiano.

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Testi proposti in fotocopia e proiettati con la LIM Fra l’altre la vestal vergine pia che baldanzosamente corse al Tibro, e per purgarsi d’ogni fama ria portò del fiume al tempio acqua col cribro; poi vidi Ersilia con le sue Sabine, schiera che del suo nome empie ogni libro; poi vidi, fra le donne pellegrine, quella che per lo suo diletto e fido sposo, non per Enea, volse ire al fine: taccia ’l vulgo ignorante; io dico Dido, cui studio d’onestate a morte spinse, non vano amor com’è ’l publico grido. (Petrarca, Triunphus pudicitiae, vv. 148 sgg.) Da l’altra parte odi che fama lascia Elissa, ch’ebbe il cor tanto pudico; che riputata viene una bagascia, solo perché Maron non le fu amico. (Ariosto, Orlando furioso XXXV, 28) Fuggesi Alcina, e sua misera gente Arsa e presa riman, rotta e sommersa. D’aver Ruggier perduto ella si sente Via più doler che d’altra cosa aversa: notte e dì per lui geme amaramente, e lacrime per lui dagli occhi versa; e per dar fine a tanto aspro martíre, spesso si duol di non poter morire. Morir non puote alcuna fata mai, fin che ‘l sol gira, o il ciel non muta stilo. Se ciò non fosse, era il dolore assai Per muover Cloto ad inasparle il filo; o, qual Didon, finia col ferro i guai; o la regina splendida del Nilo avria imitata con mortifer sonno: ma le fate morir sempre non ponno. (Ariosto, Orlando Furioso X, 51)

Quali colombe dal disio chiamate con l’ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l’aere, dal voler portate; cotali uscir de la schiera ov’è Dido, a noi venendo per l’aere maligno, sì forte fu l’affettüoso grido. (Dante, Inf. V 82-87)

“Oh felici voi a’ quali come a me non è tolta la vista di voi stessi! Ohimè! che cosí come voi fate, soleva io per addietro fare. Lunga sia la vostra felicità, acciò che io sola di miseria possa essemplo rimanere a’ mondani. Almeno, se Amore, faccendomi mal contenta della cosa amata da me, sarà cagione che li miei giorni si raccorcino, me ne seguirà che io, come Dido, con dolorosa fama diventerò etterna”. Queste parole aveva io appena dette, quando ella del luogo dove stava mossasi, verso me venne, e con ferventissimo disio nel sembiante, abbracciandomi, mi baciò la fronte. Poi, quale il falso Ascanio, nella bocca a Didone alitando, accese l'occulte fiamme, cotale a me in bocca spirando fece li primi disii più focosi, com'io sentii. (Boccaccio, Elegia di Madonna Fiammetta)

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XXVIII Assai più larga piaga e più profonda nel cor sentì da non veduto strale, che da' begli occhi e da la testa bionda di Medoro aventò l'Arcier c'ha l'ale. Arder si sente, e sempre il fuoco abonda; e più cura l'altrui che 'l proprio male: di sé non cura, e non è ad altro intenta, ch'a risanar chi lei fere e tormenta. XXIX La sua piaga più s'apre e più incrudisce, quanto più l'altra si ristringe e salda. Il giovine si sana: ella languisce di nuova febbre, or agghiacciata, or calda. Di giorno in giorno in lui beltà fiorisce: la misera si strugge, come falda strugger di nieve intempestiva suole, ch'in loco aprico abbia scoperta il sole. XXX Se di disio non vuol morir, bisogna che senza indugio ella se stessa aiti: e ben le par che di quel ch'essa agogna, non sia tempo aspettar ch'altri la 'nviti. Dunque, rotto ogni freno di vergogna, la lingua ebbe non men che gli occhi arditi: e di quel colpo domandò mercede, che, forse non sapendo, esso le diede. (Ariosto, Orlando Furioso XIX 28-30)

XX Quando Angelica vide il giovinetto languir ferito, assai vicino a morte, che del suo re che giacea senza tetto, più che del proprio mal si dolea forte; insolita pietade in mezzo al petto si sentì entrar per disusate porte, che le fe' il duro cor tenero e molle, e più, quando il suo caso egli narrole. XXI E rivocando alla memoria l'arte ch'in India imparò già di chirugia (che par che questo studio in quella parte nobile e degno e di gran laude sia; e senza molto rivoltar di carte, che 'l patre ai figli ereditario il dia), si dispose operar con succo d'erbe, ch'a più matura vita lo riserbe. XXII E ricordossi che passando avea veduta un'erba in una piaggia amena; fosse dittamo, o fosse panacea, o non so qual, di tal effetto piena, che stagna il sangue, e de la piaga rea leva ogni spasmo e perigliosa pena. La trovò non lontana, e quella colta, dove lasciato avea Medor, diè volta. (Ariosto, Orlando Furioso XIX, 20-22)

38 Corre, e non ha d’onor cura o ritegno. Ahi! dove or sono i suoi trionfi e i vanti? Costei d’Amor, quanto egli è grande, il regno volse e rivolse sol co ‘l cenno inanti, e cosí pari al fasto ebbe lo sdegno, ch’amò d’essere amata, odiò gli amanti; sé gradí sola, e fuor di sé in altrui sol qualche effetto de’ begli occhi sui. Or negletta e schernita in abbandono rimase, segue pur chi fugge e sprezza; e procura adornar co’ pianti il dono rifiutato per sé di sua bellezza. Vassene, ed al piè tenero non sono quel gelo intoppo e quella alpina asprezza; e invia per messaggieri inanzi i gridi, né giunge lui pria ch’ei sia giunto a i lidi. Forsennata gridava: «O tu che porte parte teco di me, parte ne lassi, o prendi l’una o rendi l’altra, o morte dà insieme ad ambe: arresta, arresta i passi, sol che ti sian le voci ultime porte; non dico i baci, altra piú degna avrassi quelli da te. Che temi, empio, se resti? Potrai negar, poi che fuggir potesti.» (Tasso, Gerusalemme Liberata XVI 38-40)

44 Poi cominciò: «Non aspettar ch’io preghi, crudel, te, come amante amante deve. Tai fummo un tempo; or se tal esser neghi, e di ciò la memoria anco t’è greve, come nemico almeno ascolta: i preghi d’un nemico talor l’altro riceve. Ben quel ch’io chieggio è tal che darlo puoi e integri conservar gli sdegni tuoi. 45 Se m’odii, e in ciò diletto alcun tu senti, non te ‘n vengo a privar: godi pur d’esso. Giusto a te pare, e siasi. Anch’io le genti cristiane odiai, no ‘l nego, odiai te stesso. Nacqui pagana, usai vari argomenti che per me fosse il vostro imperio oppresso; te perseguii, te presi, e te lontano da l’arme trassi in loco ignoto e strano. (Tasso, Gerusalemme Liberata XVI 44-45)