Percorsi in Canavese - Sette itinerari tra arte e cultura

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Cuorgnè Oglianico Ozegna Valperga Percorsi in Canavese Rivarolo Canavese San Ponso Sette itinerari tra arte e cultura

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I Comuni di Cuorgnè, Oglianico, Ozegna, San Ponso, Rivarolo Canavese e Valperga promuovono la valorizzazione del territorio canavesano attraverso sette itinerari culturali.

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Cuorgnè

Oglianico

Ozegna

Valperga

Percorsi in Canavese

Rivarolo Canavese

San Ponso

Sette itinerari tra arte e cultura

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Gli itinerari proposti, di uno o due giorni, possono essere prenotati nel periodo dal 1 maggio al 31 ottobre, con una settimana di anticipo, attraverso i seguenti contatti:

Mei Alessandra 3474701707Vacca Silvia 3331301516

Si fa presente che le visite al castello di Ozegna potranno essere effettuate esclusivamente ogni primo sabato del mese.

Eventuali variazioni agli itinerari andranno concordate al momento della prenotazione.

Progetto grafico di Elisa [email protected]

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1 - Il Medioevo in Canavese (1 giorno)

Rivarolo Canavese Chiesa e complesso di San Francesco (XIII - XV sec.) Castello Malgrà (XIV - XV sec.) Tracce del borgo medievaleOglianico Ricetto (XIV sec.) Cappella di Sant’Evasio (XI - XV sec.)San Ponso Battistero (VII - X sec.)Valperga Chiesa di San Giorgio (XI - XV sec.)Cuorgnè Via Arduino e portici (XIII - XIV sec.) Casa di Arduino (XIV sec.) Le due torri di via Arduino (XIII - XIV sec.)

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2 - Artisti in Canavese (1 giorno)

Rivarolo Canavese Chiesa di San Francesco - Spanzotti Chiesa di San Rocco - Molinari Chiesa del SS. Nome di Gesù e San Michele - RapousSan Ponso Battistero . Il Maestro di San PonsoValperga Chiesa di San Giorgio - Domenico della Marca d’Ancona Chiesa di San Giorgio - Giovanni di Pietro de Scotis Chiesa di San Giorgio - Maestro di BorgialloCuorgnè Chiesa di San Giovanni Battista - Luca Rossetti da Orta

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3 - Dal XV al XVIII secolo in Canavese (1 giorno)

Rivarolo Canavese Chiesa di San Michele (XVII sec.)Oglianico Villa Fresia (XVII sec.) Sindone (XVII sec.)Ozegna Santuario della Madonna del Bosco (XVII sec.) Chiesa di San Besso (XIV - XVII sec.)Valperga Parco del Sacro Monte di Belmonte (XVIII sec.)Cuorgnè Chiesa di San Giovanni Battista (XVII - XVIII sec.)

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4 - Tracce del Canavese nei restauri del D’Andrade (1 giorno)

Torino Borgo Medievale (XIX sec.)Rivarolo Canavese Castello Malgrà (XIV - XV sec.)Oglianico Ricetto (XIV sec.)Valperga Chiesa di San Giorgio (XI - XV sec.)Cuorgnè Casa di Arduino (XIV sec.)

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5 - Tracce di Medioevo in Canavese (2 giorni)

Rivarolo Canavese Chiesa e complesso di San Francesco (XIII - XV sec.) Castello Malgrà (XIV - XV sec.) Tracce del borgo medievaleOglianico Ricetto (XIV sec.) Cappella di Sant’Evasio (XI - XV sec.)San Ponso Battistero (VII - X sec.)Valperga Chiesa di San Giorgio (XI - XV sec.)Cuorgnè Via Arduino e portici (XIII - XIV sec.) Casa di Arduino (XIV sec.) Le due torri di via Arduino (XIII - XIV sec.)Ozegna Castello (XI - XVI sec.) Ricetto (XII sec.)

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6 - La religiosità e la vita monastica (2 giorni)

Rivarolo Canavese Chiesa e complesso di San Francesco (XIII - XV sec.)Oglianico Ricetto (XIV sec.) Cappella di Sant’Evasio (XI - XV sec.)Valperga Rivarotta con la Cappella di S. Maria Maddalena (XVI sec.) Chiesa di San Giorgio (XI-XV sec.) Il Parco del Sacro Monte di Belmonte (XIV - XVIII sec.)San Ponso Battistero (VII - X sec.)Ozegna Santuario della Madonna del Bosco - convento francescano (XVII sec.)

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7 - Il verde Canavese Questo itinerario prevede spostamenti a piedi e/o in bicicletta.

Rivarolo Canavese Portici e Chiesa di San Michele Castello Malgrà e il suo parco L’Orco e i cercatori d’oro Un giro tra le frazioni: Obiano, Sant’Anna, Praglie, Argentera, BonaudiValperga Chiesa di San Giorgio (XI - XV sec.) e Castello (XII - XIX sec.) Parco del Sacro Monte di Belmonte Mulino Peila e la lavorazione del maisCuorgnè Via Arduino, portici, torri e casa di Arduino (XIII - XIV sec.) Ponte sull’OrcoOzegna Dal Santuario della Madonna del Bosco (XVII sec.) alla Chiesa di San Besso (XIV - XVII sec.)Oglianico e San Ponso Dalla Chiesa di San Grato (XVIII sec.) alla Chiesa di Sant’Ilario (XVI sec.)

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Cuorgnè

Il territorio circostante Cuorgné risulta popolato fin dal Paleolitico superiore, circa 10000 anni a.C., come testimoniato dai reperti archeologici ritrovati nella vicina grotta della Boira Fusca e visibili nel locale Museo Archeologico. Le più antiche documentazioni scritte cittadine risalgono a poco dopo l’anno 1000 quando è pre-sente una struttura amministrativa già organizzata. L’importanza strategica del sito era legata al ponte sull’Orco, del quale sono ancora visibili tre arcate ben conservate, unico ponte su tutto il corso del fiume e passaggio privilegiato delle via “pedemontana” che da Ivrea, e quindi dal Piemonte orientale e dalla Valle d’Ao-sta, portava direttamente ad Avigliana e quindi ai valichi della Val di Susa ed al resto del Piemonte. I signori locali difesero a lungo la loro autonomia, erigendo sulle loro abitazioni numerose torri, delle quali due ancora ben conservate, e cingendo tutto l’abitato con robuste mura e fossati che ressero ad alcuni assedi. All’inizio del 1300 dovette sottomettersi ai Savoia, dei quali seguì le alterne vicende. Fu importante centro di studi con insegnanti comunali fin dalla metà del 1400, con collegio convitto molto apprezzato. Nel 1600 le monache benedettine, costrette a scendere da Bel-monte, eressero un grandioso monastero divenuto, dopo la sop-pressione napoleonica degli ordini religiosi, l’attuale Palazzo

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Municipale; la chiesa fu adattata a Teatro Comunale, di notevole eleganza. Un grande sviluppo si verificò dopo la metà del 1800 con la costruzione della Manifattura, a lungo la più grande e mo-derna del Piemonte, che giunse a dare lavoro ad oltre 1200 operai. Parallela-mente si sviluppò l’industria metalmecca-nica, con prodotti e brevetti internazionali specie nel campo dei motori. Il nucleo più antico del paese, la portica-ta via Arduino, conserva ancora alcuni pregevoli edifici di epoca medievale, con finestre decorate in cotto di stile gotico, soffitti a cassettoni, facciate a graticcio, copiati anche per il Borgo Medievale di Torino. La chiesa parrocchiale, dedicata a san Dalmazzo, è molto antica e fu più volte ingrandita; l’edificio attuale in stile neoclassico risale ai primi anni del 1800, interamente rifatto dopo un crollo acci-dentale.All’interno sono presenti alcune pregevo-li tele di noti artisti dell’epoca, nonché il miracoloso affresco della Madonna della Rivassola, patrona della città, che la tra-dizione vuole copiata direttamente da un ritratto conservato a Costantinopoli rea-lizzato dal vero da san Luca.Importanti in passato le Confraternite re-ligiose: ne esistevano due, quella di San Giovanni decollato che assisteva anche i condannati a morte e quella della San-

tissima Trinità, ognuna con propria chiesa abbellita da ope-

re d’arte.

Associazione Corsac (Centro Ricerche e Studi Alto Canavese) - Pro Loco Cuorgnè - CuorgnèTel. 3385002909 Nadia Sandretto Mail: [email protected]

In quella di San Giovanni, ancora aperta al culto, si trovano sette grandi tele di Luca Ros-setti da Orta, mentre la chiesa della SS.ma Trinità è stata recentemente adattata a sala conferenze.All’interno del grandioso edificio della Manifat-tura, divenuto proprietà comunale, è ospitato il Museo Archeologico del Canavese, con reper-ti di notevole interesse ed accurate ricostru-zioni, e la pinacoteca comunale “Carlin Ber-goglio” con numerose opere di questo pittore assai noto a livello nazionale come giornalista sportivo ma che fu anche un raffinato paesag-gista, ultimo erede di quella scuola che a Riva-ra ebbe il suo centro più importante.

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OglianicoIl nome Oglianico deriva da Iliaco, nome di origine celtica, trasforma-tasi in fundus ullianus ed in seguito in Ullianicus. Nel 1314 Amedeo di Savoia e Fi-lippo d’Acaja, investono Margheri-ta di Masino della quarta parte del feudo di Rivarolo, cui faceva capo la metà del feudo di Oglianico.In questi anni molte erano le liti tra Oglianico, sotto la castellania Sa-bauda e il territorio di Favria, sotto i Marchesi di Monferrato. Il borgo di Oglianico si trovava infatti, in una posizione strategica di transito e di confine e questo era causa di con-tinue guerre ed invasioni. La ne-cessità di difendere la popolazio-ne, i raccolti ed il bestiame, induce gli abitanti a costruire uno dei più importanti ricetti del Canavese.Le visite pastorali della Diocesi di Ivrea, rivelano la costruzione di un “ricetto” ad Oglianico tra il 1329, data in cui la dicitura “borgo for-tificato” non compare, ed il 1372 data in cui il paese viene definito una “villa” ossia un borgo cinto da mura.Il ricetto è un agglomerato di cel-lule edilizie destinato al ricovero dei raccolti e degli animali e alla loro difesa dagli attacchi esterni. In Canavese il fenomeno del ri-cetto è particolarmente diffuso. Le terre canavesane infatti, erano di transito per superare le Alpi e le genti dovevano spesso difendersi

da razziatori occasionali, provvedendo all’immagazzinamento e alla conservazione dei prodotti della terra, che garantivano un sostentamento nei periodi di carestia. Il ricetto era pertanto un piccolo borgo fortificato, cinto da mura difensive, con all’interno un agglomerato di piccole e modeste cellule edilizie, diviso da strade interne perpendicolari tra di loro che si rifacevano al disegno urbanistico del castrum romano. Il ricetto di Oglianico si rifà alla geometria del quadrato, avente i lati di circa 70 mt di lunghezza con il lato ovest delimitato dal torrente Levesa che, in tempi medioevali, veniva dirottato in un fossato che correva prospiciente le mura del ricetto e ne costituiva un elemento difensivo. All’interno, è diviso da tre strade trasversali e due longitudinali la cui larghezza era calcolata in funzione della dimensione dei carri.Sono ben conservate piccole cellule edilizie edificate utilizzando materiali poveri, quali ciottoli e pietre di fiume e qualche corso di mattoni ricavati dalla demolizione di abitazioni vicine. In alcuni punti si può scorgere ancora la presenza della “lizza” ovvero una sorta di percorso che circondava la fortificazione e che permetteva un pronto intervento di difesa in caso di necessità.Alcune cellule all’esterno presentano ancora tracce di una lobbia, ossia un balcone formato dal prolungamento delle travi del solaio interno, che serviva per lo scarico delle merci. Nel lato ovest del ricetto è presente una torre-porta ancora ben conservata. Rappresenta un tipico esempio di torre medioevale a tre lati, con il quarto lato aperto verso il borgo fortificato.

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Comitato per la Cappella dei Ricetti di Sant’Evasio Onlus - OglianicoTel. 3480719794 Celestino Remogna - 3474701707 Alessandra Mei Mail: [email protected]

La torre è suddivisa in quattro piani da tre impalcati lignei raggiungibili attra-verso delle scale-porta in legno. Al piano terreno si trova l’accesso carra-io che presenta un’apertura ad arco con una ghiera in mattoni non coe-va alla costruzione. Lateralmente all’apertura carraia si possono scor-gere tracce di una antica pusterla pedonale. Soprastante il passaggio carraio due alte feritoie permette-vano il movimento dei bilanceri del ponte levatoio. La torre-porta del ri-cetto di Oglianico è l’unica di tutto il Canavese che conserva intatto un

bell’esempio di belfre-do, ossia di una torre di avvistamento.La bellezza della tor-re-porta di Oglianico fu annotata in vari di-segni del D’Andrade, architetto-restaurato-

re che visse nella seconda metà del 1800, che la prese come spunto per la torre-porta del Borgo Medioevale del Valentino a Torino.Il ricetto è sorto nel luogo dove esisteva la piccola cappella campestre di Sant’ Evasio o Santo Spirito, della quale si è conservato un bellissimo abside affrescato.Dopo un lungo restauro la comunità di Oglianico ha riportato alla luce gli affreschi quattrocenteschi dell’abside. Nella fascia inferiore si vedono i dodici Apostoli, raffigurati in piedi, con teste aureolate e manti colorati rappre-sentati a gruppi di tre e tutti tengono in mano un libro, simbolo della parola di Dio. Nella parte centrale della fascia inferiore compare inoltre la scena della crocifissione. Nella fascia superiore, divisa da quella inferiore da una decorazione a losanghe, un grande mandorla di colore azzurro contiene al suo interno un Dio Padre benedicente con i piedi appoggiati su di un cuscino e la mano destra alzata a simbolo della benedizione. Ai lati del Cristo i simboli dei quattro Evangelisti. Nel 1649 Anna Maria Pernet vedova Carroccio, compra il feudo. In questo periodo inizia la fase aurea di Oglianico. La casata dei Savoia, nella persona della Duchessa Cristina di Savoia Madama Cristina fece lunghi soggiorni nella Villa dei nobili Fresia dove la famiglia omonima era solita organizzare feste e ricevimenti.A testimonianza rimane ancora Villa Fresia la cui costruzione è attribuita al grande architetto Amedeo di Ca-stellamonte.

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Ozegna

La storia di Ozegna ha un’origine che si perde nella leggenda: pare che il retore gallo Eugenio abbia fondato il villaggio nel III secolo dopo Cristo dandogli poi il suo nome. Di sicuro si parla di Ozegna a partire dal IX se-colo come di terra posseduta dai vescovi di Ivrea, controllata successivamente da Arduino, ceduta ai vescovi di Vercelli, fino a quando non venne assegnata come feudo alla famiglia dei Conti di San Martino. Passò, in modo non sempre pacifico, ad altre famiglie nobiliari (Valperga, Biandrate) per diventare poi definitivamente proprietà dei Savoia nel 1657. Durante la campagna napoleonica ci fu lo spoglio del castello di Agliè e di quello di Ozegna e l’allontana-mento dei frati dal Santuario. Nel 1814, dopo Napoleone, Ozegna tornava sotto i Savoia. Verso la metà-fine ottocento alle attivita tradizionali se ne affiancarono alcune nuove: segheria, fabbrica della colla e concimi, filatura di canapa e seta, cardatura. Da non dimenticare che a partire dal 1887 Ozegna fu collegata con Torino tramite la linea ferroviaria canavesana, che rimase attiva fino all’inizio degli anni ‘80. Nei primi anni del 900 e dopo la prima guerra mondiale, a causa della crisi economica, si assistette a una forte emigrazione da Ozegna verso l’estero. Due sono stati gli eventi principali della prima metà del nostro secolo. In primo luogo la perdita dell’autono-mia amministrativa del 1929, il secondo riguarda la riconquista dell’autonomia nel 1947 a prezzo di un forte impegno dei partiti nel C.L.N.

Chiesa di San BessoSecondo la tradizione, Besso apparteneva alla Legione Tebea di Diocleziano e, per sfuggire alle persecuzioni dopo essersi convertito al Cristianesimo, fuggì nel Nord Italia da Martigny con altri compagni dove iniziò una predicazione tra le popolazioni.Quando operava nella Val Soana, venne a lite con alcuni pastori per questioni di pro-prietà e sopraffatto da questi venne preci-pitato da un promontorio roccioso e finito da emissari imperiali giunti nel frattempo.

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Secoli dopo il suo corpo venne trovato fortunosamente da alcuni mercanti che lo trasportarono a valle dove venne loro trafugato da un oste ozegnese che lo fece poi collocare in una cappella adiacente alla chiesa parrocchiale dove sorge-va anticamente Ozegna (Eugenia).Quanti anni sia rimasto in Ozegna il corpo di S. Besso non si sa. E’ sicuro che negli ultimi anni del X secolo, per ordine del marchese Arduino, fu prelevato dalla piccola chiesa di Oze-gna, e portato alla cattedrale principale del suo marchesato di Ivrea, forse per rendere meno tesi i rapporti con il Vescovo d’Ivrea e compiere un gesto d’amicizia.

La chiesa di S.Besso, oggetto di numerosi aggiustamenti nel corso dei secoli, è quanto rimane dell’antico insediamento dopo che la popolazione, per essere difesa durante le guerre medioevali, si trasferì nelle abita-zioni riadattate del ricetto, racchiuse dalle mura con il castello.Fuori dal paese, sorge il Santuario di Santa Maria del Bosco e gli edifici dell’adiacente convento francesca-no, ora trasformati in abitazioni civili.In seguito al fatto prodigioso avvenuto nel 1623 (la visione della Madonna da parte di un contadino muto e la successiva acquisizione della parola) che portò la popolazione a costruire in solo due anni il Santuario della Madonna del Bosco, e poi il convento che venne affidato ai Padri Francescani Riformati, fino al 1802, quando, su ordinamento napoleo-nico i frati vennero allontanati, l’in-tero complesso chiuso e venduto a privati. Solo alla fine del 1800, il parroco don Coriasso lo acquistò riaprendolo al pubblico e al culto. Il santuario è un piccolo e prezio-so esempio del primo barocco; in modo particolare sono apprezza-bili gli altari lignei, recentemente restaurati, che fanno supporre l’intervento di intagliatori di origi-ne valtellinese e le grandi tele che sovrastano gli altari laterali. L’adia-cente convento, proprietà privata, conserva le celle dei frati ed un doppio porticato canavesano con affresco.

Il castello di Ozegna viene cita-to per la prima volta nel 1363 da Pietro Avario nel “De Bello Cane-piciano”. In quel periodo Ozegna è soggetta ai conti di Biandrate di San Giorgio che hanno giurisdizione su Ozegna a seguito di infeudazione dei Marchesi di Monferrato dal 1244 al 1366. La costruzione del castello di Ozegna, uno dei più significativi nell’area sotto l’aspetto architettonico ed urbani-stico, si fa risalire alla seconda metà del 1300 quando gli abitanti di Ozegna si rivolgono, per avere protezione, ai Conti Biandrate di San Giorgio. Questi accettano l’atto di devozione a condizione che la gente di Ozegna costruisca una struttura fortificata ad uso dei Biandrate stessi. Il castello viene costruito a danno parziale del ricetto: la pianta a “L”, con tre torri quadrangolari a nord e una torre tonda nel lato meridionale. L’interno del cortile del castello presenta una bella loggia rinascimentale.Questa struttura fortificata incompleta viene espugnata nel 1433 dalle milizie sabaude con a capo Teobaldo D’Avanchy Il borgo fu distrutto e le mura vennero abbattute.Tutte le strutture del ricetto pervenuteci sono dunque attribuibili alla fase di ricostruzione successiva, infatti con gli statuti del 1433 viene concesso un indulto da parte di Amedeo di Savoia permettendo agli uomini di Ozegna di poter ricostruire l’abitato nel luogo della sua origine ripristinando case, aree ed abitazioni.

Associazione L’Gavason (dal 1969) - Ozegnawww.gavason-ozegna.it- Tel.368500102 Roberto Flogisto Mail: [email protected]

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Rivarolo CanaveseIl più antico documento conosciuto in cui viene citato “Riparolium” risale all’anno 1000, mentre si ha notizia che dal XIII sec. è “feudum magnum” appartenente a rami collaterali dei Conti di Valperga e di San Martino. L’originario nucleo altomedievale viene ampliato nel XIII sec. con impianto urba-nistico a pettine e cinta muraria di forma quadrangolare (circa 350 mt di lato) che circondava il borgo medioevale, in seguito gradualmente abbattute o inglobate in altre costruzioni. Dell’antico abitato sono ancora visibili i resti di arcate in cotto, feritoie ed un esempio di “riana”, intercapedine diviso-ria tra fasce contigue di fabbricati atta alla raccolta dell’acqua piovana ed a fungere da barriera antincendio.I primi statuti sono concessi alla comunità, dalla famiglia Savoia, nel 1358 come rico-noscimento di parziale autonomia soprat-tutto nella gestione di forni e mulini. Verso metà del XVIII sec. l’abitato è inte-ressato da un rimodellamento del tessuto urbano in chiave barocca. Il 22 marzo 1863 Rivarolo ottiene il titolo di città, suggellato dalla crescita socio-econo-mica della città che si consolida nella secon-da metà del XIX sec. con la realizzazione del collegamento ferroviario verso Torino.

Numerosi sono gli edifici religiosi degni di nota della città tra cui la chiesa di San Giacomo, su progetto dell’ar-chitetto Michela, la chiesa della Confraternita di San Rocco e San Carlo, che conserva opere del pittore Giovanni Domenico Molinari, e la Chiesa della Confraternita del SS. Nome di Gesù, alla cui ristruttura-zione del XVIII sec. parteciparono figure rilevanti quali l’arch. Luganese Bonvicini, il pittore Bianchi, il torinese

Vittorio Amedeo Rapus e il rivarolese Giulio Filippo Toesca di Castellazzo.Sul luogo della primitiva costruzione dedicata a San Michele Ar-cangelo venne eretta, già nel 1580, una nuova chiesa e nel 1631 il campanile tuttora esistente mentre una radicale ricostruzione, ad opera dell’arch. torinese Bernardo Vittone (1702-1770), ini-ziò nel maggio 1759 e si protrasse per dieci anni.La facciata, in mattoni a vista, è costituita da due ordini corin-zi sovrapposti ed è caratterizzata da eleganti concavità, con un portale inserito tra stipiti a colonne reggenti un cornicione. La struttura della chiesa si presenta a pianta ottagonale, sormontata dalla cupola a stella con sobrie decorazioni e capolino eretto nel 1954.Il complesso della chiesa e convento di San Francesco, ben-ché notevolmente rimaneggiato, conserva le vestigia quattrocen-tesche: una prima chiesa venne eretta sul finire del XIII sec. e dal XVIII sec. diventò luogo di sepoltura per le famiglie più illustri. Con la soppressione degli ordini religiosi, in epoca napoleonica, il Convento divenne di proprietà comunale e fu destinato a sede di convitto maschile, in seguito fu affidato alle Suore Orsoline di Rivarolo e, nel 1950, alle Suore Giuseppine di Torino.

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Associazione Amici del Castello Malgrà (dal 1992) - Via Maurizio Farina 57 - Rivarolo Canavesewww.amicicastellomalgra.it - Tel. 012426725 - 3331301516

Nel 1333 Martino Conte di San Martino signore d’Agliè e consignore di Rivarolo, capitano di parte Guelfa, fece co-struire il Castello Malgrà. I primi decenni di storia del ca-stello furono contraddistinti da numerosi eventi bellici, as-sedi e alleanze militari: i Valperga Ghibellini con i Marchesi di Monferrato e i Visconti di Milano, i San Martino Guelfi con i Savoia, i principi d’Acaia. Quest’ultimi prevalsero nella contesa. Con gli ampliamenti del XV e del XVI sec. e soprattutto nel XVII sec., l’edificio si trasformò da fortezza medievale a di-mora signorile con annesso parco.I Gria nel XVII sec., i Cortina sino a metà del XIX sec., i Francesetti ed infine le contesse di Robilant si succedettero nella proprietà. Proprio quest’ultime vendettero il castello nel 1982 al Comune di Rivarolo Canavese.

Anche l’architettura civile vanta notevoli esempi tra cui la biblioteca comunale e Palazzo Palma di Borgofranco. L’edificio della biblioteca, costruito con pietre e mattoni, conserva elementi tardo medioevali, quali la finestra a ogiva che si affaccia in via Trieste e l’arco del lato settentrionale.Non si hanno notizie sulla sua destinazione originale: nella metà del XVIII secolo divenne sede del Teatro Comuna-le; nel 1846 venne redatto un progetto di ricostruzione, ma nel 1872, in considerazione dello stato di degrado, l’arch.

Formento propose la costruzione di un nuovo Teatro nell’attuale piazza Litisetto. Ambedue le proposte non ebbero seguito. Nel 1982 si concretizzo il progetto di completa ristrutturazione quale sede della Biblioteca Comunale.

Palazzo Palma di Borgofranco fu probabilmente costruito nella metà del Settecento dai Conti Palma di Borgofranco, si innalza con una severa facciata sorretta da un colonnato in duplice ordine, su cui spicca il balcone con ringhiera in ferro battuto e da dove affiorano le tracce di due antiche meridiane. Su un’arcata interna possiamo ammirare un affresco, datato 1742, che riprodu-ce, sullo sfondo di tendaggi, con santo Francescano che venera la Vergine con il Bambino.

Numerosi gli spazi pubblici che conservano tracce del pas-sato come Piazza Giovanni Litisetto. Sorta nel 1838 qua-le sede di mercato avicolo, nel sito dell’antico giardino di Palazzo Lomellini, è contraddistinta da un portico in cotto sui due lati, parzialmente rifatto negli anni Ottanta.Intitolata in origine a Vittorio Emanuele II era conosciuta come “Piasa dal buro”, attualmente la piazza è dedicata ad un partigiano caduto per la libertà.Via Ivrea, l’antica via maestra, rimodellata nel XVIII e nel XIX secolo secondo un disegno unitario ed armonico con doppia fila di portici, divide in due parti la zona del vecchio borgo e conduce a piazza Aimone Chioratti.Questa piazza viene definita “ ‘l punt”(il ponte), perché si apre dove un tempo sorgeva il ponte della Bottaria, che attraversava la “balera” (roggia) comunale e sulle cui spal-lette, secondo la tradizione, sedevano i rivarolesi dedi-ti all’ozio ciondolandovi le gambe e guadagnandosi così l’appellativo di “Bijautagambe”.

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San Ponso

Situato nella parte nord-occidentale del Piemonte, a ridosso della zona montuosa del Gran Paradiso, l’agglomerato urbano si snoda lungo la strada Salassa - Pertusio ed è costituito da case coloniche e da alcune villette signorili. Il suo aspetto conserva inalterato il fascino del vecchio borgo, grazie anche ad alcuni edifici ben conservati.La storia antica e altomedievale di San Ponso è scritta sulla pie-tra: dai rinvenimenti archeologici possiamo avanzare l’ipotesi che in epoca romana nel luogo sorgesse un insediamento importante che ci ha trasmesso un notevole numero di lapidi. Alcune di queste sono anche di un’elevata eleganza che dimostra la loro provenienza da laboratori specializzati e non da scalpellini qualunque.Per quanto riguarda altri ritrovamenti archeologici, l’unico databile con buona approssimazione è una moneta dell’imperatore Valen-tiniano I, coniata a Roma tra il 367 e il 375 d.C. Sono stati anche rinvenuti frammenti ceramici di età tardo romana e frammenti laterizi di età romana. Quindi nel secolo primo dell’era volgare, San Ponso fu abitazione romana.

La Chiesa Parrocchiale sorge all’estremità del paese in posizione indipendente, sebbene prossima all’abitato e gode di un felice inse-rimento ambientale fra i campi che si stendono ai piedi delle catene alpine.L’attuale complesso parrocchiale poggia su di un leggero rialzo di terreno erboso che contribuisce a metterlo maggiormente in eviden-za e vi si accede mediante una stradina che lo collega alla provincia-le Salassa - San Ponso.

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Costruito forse sul luogo di una necropoli romana che probabilmente si trasformò in seguito in un cimitero cristiano rimasto in uso fino al secolo scorso è dedicato a San Ponzio.Le prime notizie documentate sulla pieve (termine che designa una chiesa madre affiancata dal suo batti-stero) di San Ponso risalgono al XIII secolo, quando in documenti del 1222 e 1245 vengono citati i pievani. La chiesa si presentava inizialmente a navata unica, come confermato da una visita pastorale - Bergera - del 1653, con abside semicircolare; fu poi suddivi-sa internamente in tre navate tra il 1653 e il 1674. Alla fine del 1800 si demolì la facciata e si prolungarono le navate di una campata; in questa occasione an-che le coperture e la decorazione inter-na furono completamente rinnovate. E’ improbabile che nei secoli di declino si siano apportate sostanziali modifiche all’edificio, il quale dovette giungere in-tegro, nelle sue strutture medioevali fino al XVII secolo. L’Oratorio fu costruito tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo. Qui sono conservate le lapidi in marmo di origine romana.Il Battistero, la cui datazione del complesso attualmente indica un periodo successivo al VI-VII sec., sorge su di un probabile edificio precedente di circa due secoli. La decorazione esterna ad archetti binati si pone agli inizi del romanico. All’interno, si aprono ai lati dell’ottagono, delle nicchie alternativamente rettangolari e semicircolari: le prime coperte da volta a botte e le seconde da volta rotonda. Questa alternanza fa si che la pianta assuma la forma di croce. Nella nicchia che ospitava il vecchio altare in mattoni (andato comple-tamente distrutto) si trova un affresco raffigurante il battesimo di Gesù di origine tardo medioevale (databile intorno al XIII secolo) rinvenuto durante i lavori di restauro conservativo di un affresco sovrastante, con me-

desimo soggetto, risalente probabilmente al XVIII sec. Al di sopra vi è una volta emisferica all’altezza di otto metri dal suolo; esternamente tale cupola è difesa da un tamburo ottagono. Su tale tamburo venne costruito nel 1585, il campanile. All’esterno è presente un gros-so quadrante dell’orologio a una sola lancia segna ore mosso ancora oggi da un meccanismo settecentescoOltre all’orologio è presente anche una meridiana o, più esattamente, un orologio solare di tipo italico, del 1767. Alla porta di ingresso Ovest funge da architrave una la-pide sulla quale è scolpita una figura femminile recante la seguente scritta: “SECUNDIN (a)/AEBUTIA”.

La Cappella di Sant’Ilario sorge in piena campagna, nei pressi del territorio di Oglianico. La sua origine si fa risalire a San Leodegario, vescovo di Autun (Borgogna) che qui fece costruire un piccolo romitorio campestre con cappella attigua dedicata a S. Ilario vescovo di cui non è rimasta traccia. La Chiesa è un edificio databile al XVII sec. cui succes-sivamente sono state apportate modifiche che solo in parte hanno stravolto la struttura primitiva, curata nei particolari sia interni che esterni.

Associazione Il Battistero Onlus - San PonsoTel. 3496304317 Ornella Moretto Mail: [email protected]

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Valperga

Il Castello di Valperga fu edificato, verso la fine del sec. XI, dai signori primitivi dell’area Silvesco e Droengo, struttura passato all’inizio del sec. XII ad un ramo dei conti “De Canavise” (poi conti di Valperga). La difesa era basata su torri e bastioni nelle parti frontale e laterale, distrutti o gravemente danneggiati nel corso delle guer-re del sec. XIV; un fossato difendeva il lati nord e ovest. La ricostruzione di torri e baluardi e la realizzazione di edifici abitativi nel sec. XV dette vita alle parti signorili del castello.Sull’imponente facciata sono rappresentati gli stemmi relativi alle alleanze matrimoniali; all’interno alcune notevoli sale tra le quali spicca il salone delle feste con soffitto a cassettoni e pareti affrescate con scene di caccia; reperti importanti sono una bifora e un affresco (fine ‘300) riferibile al mito di Arduino d’Ivrea. Sull’insie-me si staglia la torre di vedetta munita di una notevole scala ad elica in pietra. Nel cortile interno vi è un edificio dotato di torretta, con fine-stre ricche di fregi in cotto; di fronte la massiccia torre della prigione. Un viottolo interno serve i vari ingressi degli edifici, tra i quali un’antica cappella, detta del Consortile, dedicata alla Vergine Assunta. Nella parte ad est vi è la notevole sala d’armi, ora utilizzata come cappella: sopra il monumentale camino sono rappre-sentate alcune insegne di famiglia che esaltano i Cavalieri dell’Annunziata.Sul lato ovest, a fianco dei bastioni del castello, corre la pe-donale per Belmonte; inserita nella fortificazione vi è l’antica porta.Oggi la maggior parte della struttura è sede di un ospizio per anziani, gestito dalla suore Figlie della Sapienza, ordine Monfortano presente a Valperga dal 1960.Su una cappella già presente nella prima metà del sec. XI venne edificato un nuovo luogo di culto, la chiesa di S. Gior-gio, dal XIII sec. chiesa parrocchiale per il borgo, canonica-mente dipendente dal Vescovo di Torino, patronato dei conti Valperga e loro sepolcreto.

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Alla struttura trecentesca, costituita dall’abside e da tre cappel-le, nel quattrocento vennero aggiunte due cappelle chiudendo il pronao antistante e mantenendo la facciata arretrata, della quale si sono conservati alcuni pinnacoli in cotto.Una importante fase decorativa dalla seconda metà del ‘300 a fine ‘500 ricoprì di affreschi sia le pareti interne che quelle esterne; ad inizio 600 gli affreschi interni furono però coperti di calce.Due ampliamenti nel XVI e XVII secolo e la costruzione di una nuova sacrestia a lato dell’abside (XVII secolo) conferirono all’edificio la pianta odierna. Su pressione della popolazione nel 1803 si ebbe il trasporto delle funzioni parrocchiali nella chiesa della SS.Trinità, nel ri-cetto del borgo. Iniziò poi una lunga fase di abbandono fino ai restauri degli anni 30 del 900. Il dipinto più antico è un affresco tardo-romanico della fine del XII secolo che raffigura Adamo ed Eva. Notevoli sono gli af-freschi della passione, dell’adorazione dei magi, il ciclo di san Michele e le scene delle vele delle cappelle tre-quattrocente-sche; tra i pittori attivi nella chiesa troviamo Giovanni di Pietro De Scotis di Piacenza, Domenico della Marca d’Ancona e il

maestro definito di Borgiallo. Insieme con le decorazioni in cotto delle finestre e il campanile romanico, gli affreschi rappresentano gli elementi di maggiore rilevanza artistica del monumento.Nella seconda metà dell’ottocento D’Andrade prese a modello, per parte della facciata della chiesa del Borgo Medioevale, le finestre in cotto e gli affreschi esterni della Chiesa di San Giorgio.Rivarotta, alla confluenza dell’Orco con il Gallenca, abitata fin dall’epoca romana, fu sede nell’alto Medioevo di un “castrum” citato in alcuni diplomi imperiali.Venne scelta dai Benedettini come base di una loro “cella” per l’assistenza religiosa e l’istruzione delle po-polazioni agricole. Per un breve periodo Rivarotta fu monastero femminile dipendente da quello di Busano; dal 1170 risulta pre-postura retta direttamente da Fruttuaria.Nel 1518 il Papa Leone X concesse la giurisdizione delle terre di Rivarotta e dei beni ecclesiastici ai Valperga di Masino. Dai documenti si apprende che all’epoca una nuova costruzione aveva sostituito la chiesa antica, in quanto Il territorio era stato devastato dalle piene.A fine ‘700 S. Maria Maddalena funzionava solo più come una cappella per gli abitanti della frazione, sotto la parroc-chia di Valperga. La cappella è inserita in un vasto cascinale; suggestivo l’ambiente intorno alla confluenza dei due torrenti. Un sen-tiero ormai in disuso porta all’Orco nel punto ove fino a metà 900 era presente la passerella (puntia) per Castel-lamonte.Santuario di Belmonte Attraverso una strada pedonale si raggiunge il santuario di Belmonte, sulla cima di un caratteristico colle. Già sede di insediamenti preistorici, romani e longobardi, nell’ XI seco-lo vi si è stabilita una cella benedettina rimasta fino al 1602, sostituita dai francescani, artefici nei secoli di ampliamenti del convento e delle cappelle della Via Crucis. Interessan-ti le vestigia dell’antico monastero, la chiesa restaurata a fine ‘800 in stile romanico-lombardo, oltre al panorama sul-la pianura e sulle montagne piemontesi. Per l’unicità del sito il colle è divenuto nel 1991 Parco Regionale del Sacro Monte di Belmonte. Nel 2003 il Sacro Monte di Belmonte è stato inserito nella lista dei siti UNESCO.

Associazione Amici di San Giorgio in Valperga - Onlus - P.za della Chiesa 1 - Valpergawww.amicisangiorgiovalperga.it - Tel. 3477901428 Piero Cavalotto - Email: [email protected]

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Si ringraziano i privati per la disponibilità all’apertura dei propri beni.

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Consigli per mangiareRistorante Antica Locanda dell’Orco

Rivarolo Canavese - tel. 0124425101 - 3494684685 - www.locanda-dellorco.it

Ristorante Da PinoOzegna - tel. 012426338 - 3477620313

Ristorante MonnalisaOzegna - tel. 012425011 - @mail: [email protected]

Ristorante 3KRivarolo Canavese - tel. 012427121 - www.risto3k.it

Ristorante Vinosteria MalgràRivarolo Canavese - tel. 0124428065 - @mail: [email protected]

Trattoria Bar CampettoOglianico - tel. 3388495668 - 3293375616 - @mail: [email protected]

Ristorante La Topia di Elio VernettiOglianico - tel. 0124348668

Agriturismo San GiovanniFavria - tel. 0124348480 - 3407332560 - www.facebook.com/agrisangiovanni

Ristorante S. AnnaCuorgnè, Fraz. Campore - tel. 0124657164 - @mail: [email protected]

Ristorante Trattoria PrimaveraCuorgnè - tel. 0124657165 - @mail: [email protected]

Trattoria C’era una volta.... Valperga, Fraz. Gallenca - tel. 0124/617159 - 345/3089437- @mail: [email protected]

Ristorante Belmonte

Valperga, presso Santuario di Belmonte - tel. 0124617205 - @mail: [email protected]

Consigli per dormireHotel Degra

Salassa - tel. 0124360750 - 3497214065 - @mail: [email protected]

B&B Il GallettoValperga - tel. 0124617967 - @mail: [email protected]

B&B Foresteria della Società OperaiaOzegna - tel. 012426338 - 3477620313

B&B Le stanze dell’antico CastelloColleretto Castelnuovo - tel. 3356975744 - @mail: [email protected]

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