Percorsi di energia_vol1

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PERCORSI DI ENERGIA E-Book da un trimestre di articoli Energy su B2C B2corporate

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Analisi e articoli su tematiche di energia

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PERCORSI DI ENERGIAE-Book da un trimestre di articoli Energy su B2C

B2corporate

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PERCORSI DI ENERGIA - E-Book da un trimestre di articoli energy su B2C | 2

Note di pubblicazione Pubblicato a Ottobre, 2011

B2Corporate.com, Italy

Cover Design: Gianluca Abbiati

Layout & Editing: Gianluca Abbiati

Idea and Concept: Estor Assi e Luca Vanzulli

Curato e scritto da: Estor Assi

Nato nel Dicembre 2001, BCorporate distribuisce informazioni utili ed innovative rivolte a tutti i professionisti, consulenti e componenti del mondo delle PMI.

Il nostro obbiettivo è supportare il lavoro della nostra community di professionisti con articoli, e-book, modelli, software ed altre risorse scritte e realizzate da professionisti di lunga e provata esperienza nei loro settori.

ISBN: NON DISPONIBILE

Versione: Ottobre, 2011

Questo E-Book non è coperto da DRM. Ogni copia è distribuita gratuitamente previa registrazione sul sito http://www.b2corporate.com

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Sommario

Acronimi ...................................................................................................4

Introduzione: B2C LANCIA LA NUOVA SEZIONE ENERGIA......................5

Intervista a Estor, l'esperto della nostra nuova sezione dedicata all'Energia

.................................................................................................................6

Nuova sezione Energia: ecco la Buca dei suggerimenti (da riempire di

energia).....................................................................................................9

Efficienza energetica: un processo continuo! (Parte 1).............................12

L’efficienza energetica è un’opportunità strategica per la competitività (2a

parte) ......................................................................................................15

Energia! Dimmi che efficienza fai e ti dirò chi sei : una conferma per

esclusione...............................................................................................18

Consumi energetici? Per ora guardiamo avanti .......................................20

Cogenerazione: 2 decreti firmati per l’efficienza energetica......................23

Energia: quota rinnovabili uguale per tutti! ...............................................26

Piccola cogenerazione e PMI : un esempio in soldoni (e qualche

avvertenza) .............................................................................................29

Conclusioni .............................................................................................34

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Acronimi

CAR: Cogenerazione ad Alto Rendimento

CHP: Combined Heat and Power (cioè cogenerazione)

COP: Coefficient of Performance

ESCO: Energy Service Company

EU : European Union

GD: Generazione Distribuita

IEA: International Energy Agency

MOL: Margine Operativo Lordo

PES: Primary Energy Saving

PIL: Prodotto Interno Lordo

PMI : Piccola e Media Impresa

RES: Renewables Energy Source

SUV: Sport Utility Vehicle

TEE: Titoli di Efficienza Energetica (cioè Certificati Bianchi)

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Introduzione: B2Corporate lancia la nuova sezione energia 14 giugno 2011

Recentemente, il tema dell’energia nelle sue più svariate forme è oggetto di grandissima attenzione da parte sia della pubblica opinione che delle imprese. Quali opportunità e minacce, costi e benefici in funzione delle scelte di approvvigionamento? Come soddisfare domanda di energia in futuro? Quali i costi diretti e indiretti? Quali analisi di convenienza prima di intraprendere un progetto energetico?

Ecco perché B2C ha deciso di introdurre una nuova sezione dedicata alle tematiche dell’energia.

Il focus, tra i tanti possibili per un settore così ampio e complesso , metterà in evidenza la piccola e media impresa: vogliamo affrontare quegli aspetti che, tramite un opportuno sistema di gestione dei propri aspetti energetici, possono liberare risorse economiche verso altri obiettivi strategici, fondamentali nella ricerca di vantaggio competitivo.

Enormi potenziali di margine nascosto sono legati all'ottimizzazione degli usi finali, all’efficienza delle scelte impiantistiche, alla negoziazione delle forniture di approvvigionamento, e spesso con intensità di capitale relativamente modesta.

Ci assisterà con regolarità un esperto che presenteremo a breve e che, dopo una carriera trascorsa dapprima nelle più prestigiose aziende nazionali del settore, quindi in una multinazionale di consulenza ingegneristica, si divide oggi tra la libera professione e lo start up di una linea Energy nell’ambito di una società di ingegneria affermata nelle tematiche di ambiente e sicurezza.

Nel nostro prossimo intervento daremo il benvenuto al nostro Esperto di Energia con un’intervista!

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Intervista a Estor, l'esperto della nostra nuova sezione dedicata all'Energia 16 Giugno 2011

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo che annunciava il lancio di una nuova sezione di www.b2corporate.com dedicata interamente al mondo dell'Energia, tema attualissimo ed oggetto recentemente di grandi discussioni. Intanto nella sezione forum abbiamo aperto una nuova area Energy. Presto altre grandi novità!

Oggi andiamo a conoscere Estor, il nuovo esperto di B2C, che ci guiderà nel frizzante mondo dell'Energia; ecco cosa gli abbiamo chiesto.

B2corporate: Ciao Estor, ci racconti chi sei?

Estor: Ci provo. Ho sempre lavorato nell’energia: cominciai più di vent’anni fa, inserito nel team che sviluppava i simulatori delle centrali termoelettriche Enel. Poi ho partecipato ampiamente alla Ricerca di Sistema, istituita a cavallo della liberalizzazione con il compito di studiare le tematiche energetiche di interesse per il Paese, e a diversi progetti internazionali sulla generazione distribuita (GD, ndr).

In corrispondenza di questo spostamento di focale, mi sono sempre più spesso occupato di assistenza ad aziende dove l’energia è uno strumento, non il prodotto core business. Inevitabilmente, assieme alla GD, cui fanno riferimento rinnovabili e cogenerazione, lo studio dei profili di carico di aggregazioni non macroscopiche e l’efficienza energetica sono diventate altre mie tematiche principali.

Tre anni fa sono passato ad una multinazionale di ingegneria, dove ricoprivo il ruolo di Technical Manager di una BU energy piuttosto nutrita: sono stato chiamato ad occuparmi un po’ di tutte le tematiche precedenti

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e non solo, incluso un certo ritorno ai grossi impianti (specie nelle numerose trasferte nei paesi ex sovietici, esperienza professionale preziosissima).

B2corporate: Piuttosto eclettico, dunque…

Estor: Sì, abbastanza. Infatti questo dal 2011 mi ha spinto a propormi come consulente free lance. Ora, tra le altre cose, aiuto una società di ingegneria, attiva in Ambiente e Sicurezza, a sviluppare una Business Unit dedicata ad Energy.

B2corporate: Di cosa ti occuperai in B2C?

Estor: Sul sito si respira una curiosità intellettuale molto viva (giusto la scorsa settimana come sai ho fatto capolino nel vostro forum), ed il numero di visite è notevole: un successo che credo deponga a favore di come state portando avanti il progetto B2C. Stando al taglio d’insieme di B2C, mi sembra coerente dedicare molta attenzione alla piccola e media impresa: mi piacerebbe sottolineare gli enormi potenziali di competitività che stanno dietro all’ottimizzazione degli usi finali, all’efficienza delle scelte impiantistiche, alla negoziazione delle forniture di approvvigionamento.

Sono spesso opzioni ad intensità di capitale relativamente poco impegnativa, eppure con risonanza molto minore rispetto all’opzione rinnovabili. Ma cercherò di tenere la visuale più larga possibile, perché penso sia difficile farsi capire su certi temi se prima non si introduce qualche premessa su come è fatto un sistema energetico complessivo. B2corporate: Qualche scetticismo sulle rinnovabili?

Estor: Al contrario, io spero diventino sempre più importanti. Ma trovo che bisognerebbe toglier di torno qualche concezione un po’ troppo poetica… farei attenzione ad assumere certe posizioni, un po’ ingenue, che finiscono per diventare un boomerang. Mi spiace sentire i soliti fautori del complotto

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a tutti i costi pensare che, se non ci fossero cattive volontà, oggi saremmo già tutti tranquillamente alimentati da sole e vento. Non è così.

B2corporate: Estor non è il tuo vero nome…

Estor: Vero, ma non perché debba nascondere qualcosa. Piuttosto, mi piace l’idea di sentirmi un po’ più libero di essere informale, collaterale, asistematico e magari un po’ letterario. Che non vuol dire scrivere corbellerie (non intenzionalmente, almeno).

B2corporate: In bocca al lupo

Estor: Crepi. Grazie a voi per l’invito

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Nuova sezione Energia: ecco la Buca dei suggerimenti (da riempire di energia) 22 giugno 2011

Una sera, attorno ad un tavolino più ingombro di birre medie che di laptop, l’ipotesi di una sezione energy è comparsa così, senza uno studio di fattibilità a sostenerla. Quando mai un’idea si accende partendo dalle difficoltà? Ma nei giorni successivi, passando da brainstorming permanente a contributi via via più strutturati, l’idea non traballava. Così eccola messa allo scoperto prima del previsto.

Nell’intervista ho anticipato qualcosa sui temi e sul taglio. Ma il desiderio di condividere esperienza con un buon numero di persone interessate, pur mantenendo coerenza con lo spazio in cui si è inseriti, fa parte dello spirito con cui si popola uno spazio web.

Allora mi rivolgo di primo acchito a chi già frequenta B2C e passa da questo thread: dato il numero di visite ricevuto dall’intervista in questi pochi giorni, si tratta di un campione rappresentativo, che vorrei lasciasse spunti sui propri interessi, aspettative, warning.

Come ad un tavolo di poker chi apre la mano posta almeno un cip, traccio qualche linea del quadro. Sarò soprattutto tematico, ma i suggerimenti su come vorreste la struttura della sezione sono acclamati:

1. La priorità sono i temi riguardanti le PMI: in coerenza con le linee di B2C, nonché cronicamente attuale in Italia.

2. Per le PMI l’energia è questione rilevante quanto per le grandi imprese, anche se può obiettarsi che:

a) i processi produttivi a forte incidenza energetica sono più spesso quelli eseguiti a ciclo continuo, il quale è più spesso appannaggio di aziende di una certa dimensione;

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b) le grandi imprese hanno spesso più respiro per occuparsi dei propri problemi energetici

In realtà, la correlazione tra intensità energetica (consumo/fatturato) e taglia di impresa non è per nulla univoca. Inoltre creare un proprio sistema di gestione energetica non è necessariamente costoso, anzi dovrebbe essere fatto sempre in modo economicamente sostenibile e vantaggioso: la UNI 16001 incoraggia qualunque organizzazione a dotarsi di un proprio sistema di gestione energetica, con sforzi proporzionati alle proprie caratteristiche.

3. Per tutte le PMI, l’energia è uno strumento; per qualcuna può esserci attività marginale di produzione, per poche è il core business. Quindi gli usi finali e l’efficienza energetica sono senz’altro di interesse per tutti, così come sono sugli scudi rinnovabili e cogenerazione. Questo tuttavia non significa chiuderci nei capannoni, anzi, lo sguardo deve levarsi anche molto a monte: come funzionano i mercati dell’energia, come viene stabilito l’equilibrio tra chi preleva energia da una rete e chi la introduce, che lavoro svolge il sistema energetico: rete e mercato sono il palco su cui suona un’orchestra in cui ogni impianto è uno strumento, con il suo timbro e la sua estensione: quando la PMI prova a negoziare i suoi approvvigionamenti, o decide se autoprodurre o no, si confronta con questi elementi.

Fatevi vivi, con energia lasciando commenti o suggerimenti su eventuali argomenti da trattare e approfondire.

Estor Ed ecco alcuni commenti postati dagli utenti nei giorni successivi:

Matteo (22 giugno 2011) Sicuramente fare luce sui continui cambiamenti della normativa. Complimenti e in bocca al lupo!

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Alfredo (22 giugno 2011) Analisi di costi benefici ecc penso siano argomenti ancora molto tabù. Indicare anche sinteticamente step da seguire per ottimizzare, migliorare l'efficienza energetica in azienda sono altri argomenti interessanti. Bruno (22 giugno 2011) Opportunità, rischi, swot analysis delle varie fonti alternative di energia! Complimenti! Aladino (22 giugno 2011) Competenze, professionalità, eventuali calendari eventi, corsi, eventi, fiere per questo mercato che sembra dare per il futuro ottimi sbocchi professionali. Moni (22 giugno 2011) Confronti fra nazioni e opportunità da sfruttare in termini di energia, statistiche, ecc Carlo (22 giugno 2011) Il tema dell'efficienza energetica e dei risparmi dei consumi è un tema che interessa molte aziende! C'è scarsa sensibilità sul tema di come risparmiare energia! Fabrizio (25 giugno 2011) Spero continuate nella vostra cultura di associare argomenti di energia al modellini di excel pratici e finalizzati a dare spunti nelle analisi economico finanziarie. In bocca al lupo Pino (26 giugno 2011) Analisi economico finanziarie con excel e applicazioni in campo energetico Pistrino Guido (29 giugno 2011) Ma quando inizia a partite la sezione?

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Efficienza energetica: un processo continuo! (Parte 1) 6 luglio 2011

La raccolta di suggerimenti lanciata nel mio precedente articolo penso lasci pochi dubbi: efficienza energetica sugli scudi, seguita ad una certa distanza dalle rinnovabili (che poi tra i due temi c’è una certa interazione, visto che per raggiungere l’obiettivo del 17% di consumo energia primaria da rinnovabili al 2020, sarà necessario sfruttare il più possibile il potenziale dell’efficienza energetica, cioè abbassare il denominatore, che è il consumo complessivo di energia primaria).

Un suggerimento direi metodologico (tipo “vabbè ma quando partite?”) mi ha fatto pensare che fosse l’ora di cominciare a preparare qualcosa.

E di fatto l’Italia ha storicamente una forte dipendenza dall’ import di energia primaria, che, se oggi vale oltre l’85%, comunque una quindicina di anni fa era già sopra l’80%. L’insieme dell’EU 27 nello stesso intervallo di tempo è passato da poco più del 45% a circa il 55% (analisi di dati Eurostat su energy dependance).

Essendo per l’Italia un limite strutturale, siamo storicamente stati costretti a una forte attenzione verso l’efficienza energetica; tuttavia negli ultimi anni il suo perseguimento mostra segni di flessione.

Vorrei richiamare un parametro detto intensità energetica, definita come il rapporto tra la quantità di energia primaria consumata da un’intera Nazione ed il suo PIL; ad esempio può esprimersi indicando quante tonnellate di petrolio equivalente (tep) vengono consumate per 1 milione di euro di prodotto interno lordo.

Nel 1995, l’Italia era seconda nella classifica delle intensità energetiche tra i Paesi EU27, con 150 tep/M€, rispetto ad una media EU27 pari a 208 tep/M€ (cioè aveva il secondo valore più basso).

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Oggi l’Italia ha perso posizioni, se nel 2008 è quinta con 142 tep/M€ (dati Eurostat su intensity of the economy). La media EU27 inoltre è scesa molto più di quanto non sia migliorata l’Italia (167 tep/M€). E la posizione che l’Italia occupa deve molto al passato: riposare sugli allori, significa perdere terreno rispetto agli indici di riferimento continuamente in progresso.

Sono chiamati in causa tutti i settori e, tra questi, l’industria è tenuta a mantenere viva l’attenzione, data in generale la più forte incidenza relativa dei costi energetici che non per il settore civile.

Questo nonostante a livello assoluto il settore civile sia riconosciuto avere maggiori margini di miglioramento, vuoi per la maggiore dimensione del settore civile, che include residenziale e terziario, vuoi perché per il civile si è fatta viva solo più tardi la disponibilità di nuove tecnologie energetiche efficienti e a prezzi sostenibili.

In ogni caso, una questione veramente importante da puntualizzare è che:

a) l’effetto istantaneo dell’efficienza energetica è solo il primo degli impatti ad essa associati (che tra l’altro è di un’incidenza sul margine operativo lordo ben maggiore del risparmio sui costi, in percentuale):

b) nel medio periodo gli effetti espansivi possono essere ben più pronunciati.

Per a) farò semplicemente l’esempio che segue, mentre per b) continuo l’articolo alla prossima puntata.

Ecco l’esempio, spero di chiarezza sufficiente, che già ho più o meno anticipato in una discussione nel forum:

Poniamo 100 il fatturato di un’azienda. Consideriamo tutti i costi di produzione, e supponiamo resti un margine operativo pari a 10.

Ora immaginiamo che tra i costi operativi (che da quanto detto assommano a 90), 15 siano i costi energetici. Per un intervento di

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efficienza energetica supponiamo a pari produzione, di risparmiare il 10% sui costi energetici, cioè 1.5.

Bene, il risultato si trasferisce completamente sul margine operativo lordo, portandolo a 11.5: il beneficio sul MOL è stato del 15%, e potrebbe, a seconda delle scelte strategiche dell’azienda, trasferirsi su una capacità di offerta immediatamente più competitiva, oppure su investimenti ammortabili, quindi con un beneficio netto ancora più marcato.

Chiaramente la leva appena esemplificata è maggiore per quei settori con meno margine. Tipico è il caso dei prodotti a bassa finitura (grezzi e semilavorati) e con un mercato molto competitivo.

Continua…

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L’efficienza energetica è un’opportunità strategica per la competitività (2a parte) 10 luglio 2011

Nei giorni scorsi ho introdotto la prima parte dell'articolo focalizzato sul tema dell'efficienza energetica, oggi propongo la seconda parte. Richiamo l’attenzione su un punto: quando le aziende energetiche accusano rincari dei costi di produzione, in genere hanno buone possibilità di ribaltare i rincari sui Clienti che, invece, non possono fare lo stesso così agevolmente.

D’altronde, mal comune mezzo gaudio: una difficoltà comune calata in uno scenario competitivo può diventare una chance: trasferendosi direttamente sugli utili aziendali, il risparmio associato all’efficienza energetica libera risorse economiche verso opportunità di implementazione strategica.

Richiamerei l’attenzione su un aspetto che suona per certi versi paradossale: non necessariamente l’efficienza energetica porta risultati di minor consumo assoluto; anzi, a livello macroscopico e di medio-lungo termine può incoraggiare l’incremento dei consumi. Questo risultato va sotto il nome di postulato di Khazzoom-Brookes1, dai due economisti che negli anni ‘80 lo espressero separatamente; tuttavia se ne aveva contezza già nell’Ottocento.

La spiegazione del postulato riguarda proprio la competitività, ecco tre esempi (il terzo senz’altro un po’ provocatorio):

                                                                                                                         

1 Alcuni riferimenti essenziali:

• Khazzoom, J. Daniel (1987). "Energy Saving Resulting from the Adoption of More Efficient Appliances." The Energy Journal 8(4): 85-89 • Brookes, Leonard (1990). "Energy Efficiency and Economic Fallacies." Energy Policy, March: 783-785. • W.S. Jevons: “The Coal Question: An Inquiry Concerning the Progress of the Nation and the Probable Exhaustion of Our Coal Mines”, Mac Millan, Londra 1865  

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1. A livello puntuale: si pensi ad uno stabilimento produttivo che, acquisito un vantaggio sui costi di produzione, aumenti i suoi ordini più di quanto ha ridotto il consumo energetico per unità di prodotto (consumo specifico).

2. A livello macroscopico: a metà Ottocento, il consumo specifico di carbone per produrre acciaio si ridusse drasticamente, in trent’anni di miglioramento dei processi produttivi. Questo consegnò all’acciaio il definitivo successo come materiale da costruzione e l’ impatto macroscopico fu di un aumento enorme del consumo di carbone (può essere di due–tre ordini di grandezza) sia a monte che a valle del prodotto acciaio, dato che quest’ultimo invase il mondo permettendo costruzioni prima impossibili e per molti versi innanzando le possibilità di tenore di vita materiale per la comunità.

3. Gli ultimi quarant’anni di progresso tecnologico del settore automobilistico, nell’efficienza dei motori, nell’aerodinamica delle forme delle automobili e nella leggerezza dei materiali, sembra abbiano avuto il risultato di rendere proponibile la penetrazione smodata dei SUV: rispetto ai primi due, questo è un esempio sui cui risultati immagino si possano trovare molti spunti controversi….

La norma UNI CEI 16001 e la gestione del proprio sistema energetico

La norma UNI CEI 16001 traccia delle linee guida per le organizzazioni che vogliano perseguire l’efficienza energetica; è lo standard europeo per i sistemi di gestione energetica, e somiglia strutturalmente a norme analoghe, adottando la medesima metodologia PDCA (Plan-Do-Check-Act); invita qualunque organizzazione ad instaurare un sistema la cui profondità di applicazione sia confacente alle proprie caratteristiche, senza porre obiettivi assoluti e quantitativi.

In questo senso si coglie l’invito a qualunque impresa, a definire e gestire un proprio sistema energetico: anche dove le bollette energetiche dovessero incidere meno su margini e fatturato, l’invito è quello di attuare comunque quegli interventi capaci di dare benefici con impegni di capitale nullo o limitato: esempio sempre calzante la diffusione dei comportamenti

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virtuosi in azienda. Il miglioramento dell’efficienza energetica deve essere un processo continuo, basato su un confronto reiterato con obiettivi ed indicatori di riferimento:

Figura 1: il ciclo di gestione del sistema energetico secondo la norma UNI 16001 (tratto dal documento ufficiale)

La norma UNI 16001 invita a sfruttare, nel caso di coesistenza di più sistemi di gestione (qualità, ambiente, etc.) la sinergia derivante dalla similitudine strutturale delle rispettive norme.

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Energia! Dimmi che efficienza fai e ti dirò chi sei : una conferma per esclusione 20 luglio 2011

Sto assistendo da poco una società di ingegneria, 40 persone e attiva in Ambiente e Sicurezza, a sviluppare il settore Energy. Definite le nostre proposte di partenza, abbiamo definito un target di clientela.

Mettere a fuoco il giusto target mostra aspetti abbastanza delicati, dato che bisogna quantomeno azzeccare una soglia ed un range:

• la soglia può essere quella dei consumi energetici, in valore assoluto: abbastanza grandi da rendere conveniente per quel soggetto spendere qualcosa in studi dedicati.

• il range è quello di intensità energetica, cioè di incidenza relativa: se come intuitivo, è meglio non dedicare il proprio sforzo di marketing a un soggetto per cui l’energia non conta molto, paradossalmente è quasi altrettanto in salita offrire assistenza ad un soggetto dalla produzione molto energivora (a meno di non avere la fortuna di capitare proprio al momento giusto …).

A proposito dell’ultimo punto, l’ esperienza che racconto l’ho fatta con lo Strategic Sourcing Manager di un’azienda che, solo in Italia, fattura nel range 500-1000M€ con spese energetiche annue sui 200M€, per giunta ben ripartite tra termico ed elettrico. In più i processi tipicamente si protraggono a ciclo continuo (24ore/7giorni).

Mi racconta dei loro stabilimenti: sul maggiore la cogenerazione è ormai a budget, si farà, tempo di ultimare gli studi. Mostra qualche curiosità sull’assistenza a gara e a realizzazione; se però gli sciorino l’assistenza nel caso volessero ricorrere a finanziamenti, beh abitualmente usano 100% capitale proprio; e se volessero assistenza nel farlo in terzietà con una ESCO ? No, hanno le capacità per gestirsi da soli l’impianto… gli lancio lo

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studio di fattibilità per il secondo stabilimento, ma ci stanno già pensando… passiamo agli audit: praticamente l’efficienza è la loro linfa vitale, addirittura trovo un cosa che non mi capita mai: i loro stabilimenti sono divisi in centri di consumo strumentati , ciascuno con un responsabile che ha come motivo principale della sua occupazione di fare la performance energetica del suo centro di consumo (di solito in un audit la suddivisione dei consumi per utenze finisci per stimarla mettendo assieme quel che c’è con il collante dell’esperienza: qui mi trovo davanti a gente che internamente, periodicamente e con registrazioni strumentali rifà il punto della situazione energetica).

Per tirare le somme : una conferma (se non una lezione) che, in un settore competitivo, un soggetto grosso ed energivoro deve essere attento e internamente competente: la prova che lo sia è che è ancora vivo.

Di soggetti che cominciano la tiritera dell’ ”io? tutto a posto”, ne ho già incontrati parecchi e, non si mai, per tenere contatto gli ho lanciato che gli manderò un articolo che ho preparato per una rivista nazionale del settore sulla procedura di audit energetico, appena esce. Ma l’esperienza mi fa pensare che questi artigliati lo siano davvero…

Apparentemente i lettori di B2C potrebbero dire: “ma a noi che ci frega?”: credo che l’esempio della dinamica giocata dall’energia in funzione del tipo di azienda sia molto interessante, come lo sarebbe il paragone con la ditta Brambilla in un capannone brianzolo (ne ho viste). Ma l’articolo diventerebbe troppo lungo… buone vacanze (anche se non è escluso che qualche capatina la faccia anche in agosto)

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Consumi energetici? Per ora guardiamo avanti 6 settembre 2011

Non è un bel quadro quello cui abbiamo assistito dalle nostre località di vacanza; ed è ancora difficile capire le prossime evoluzioni. Vale per l’economia in generale, e quindi a maggior ragione per l’energia, che spesso si comporta come un suo sottoinsieme.

Quindi, vuoi per non tornare d’emblée in redazione con pezzi di dettaglio, vuoi perché quando è difficile guardare vicino, a volte non resta che guardare lontano, voglio richiamare alcune previsioni di massima su come il settore energy dovrebbe evolversi di qui al 2030.

Mi capiranno coloro che, con Maynard Keynes, tenderebbero ad obiettare: “ Nel lungo periodo? Siamo tutti morti ”; o ancora chi eccepirà che le previsioni a lungo, non risentendo delle fluttuazioni, sono azzeccate, sì; ma a meno di quei cataclismi che sarebbero la cosa più utile da prevedere (“Il cigno nero” di Nassim N. Taleb).

Di fatto mi rifaccio all’outlook che Thomas Liebi, capo economista di Swisscanto, ha riassunto su Quotidiano Energia del 29 agosto, con forti spunti tratti dagli ultimi aggiustamenti di Energy Outlook ( http://www.iea.org/weo ).

Fisso dei punti:

1. Nel 2010 la domanda globale di energia è cresciuta del 5,6% (mai così negli ultimi 40 anni). Ma i paesi Ocse incrementano del 3,5%, mentre in Cina l’incremento supera l’11%. Alla Cina sono da attribuire più del 20% dei consumi mondiali di energia, con gli USA ormai al secondo posto. I Paesi emergenti in generale non fermeranno questo trend, prodotto delle crescite demografica e di reddito pro capite. Invero la

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stessa Cina sta iniziando il processo di flessione dell’intensità energetica (in breve il rapporto tep/PIL, concetto che ho già introdotto in un precedente articolo), tipico dei Paesi che raggiungono un certo livello di sviluppo e si rivolgono più al terziario che non all’industria pesante (ed energivora) tipica dei primi stadi di crescita.

2. Il nucleare è tutt’altro che morto, nonostante Fukushima: sarà effettiva la sua contrazione nei Paesi di più consolidato sviluppo, ma a livello mondiale la sua quota percentuale di produzione resterà a livelli simili ad oggi e forse superiori.

3. Eolico e solare proseguiranno la loro fase di espansione (in pieno secondo tratto della curva logistica); eppure la loro produzione complessiva nel 2030 raggiungerà grosso modo il 5 per cento dei consumi energetici (poco più sommando anche le biomasse).

4. La produzione di gas da fonti non convenzionali (shale gas) è diventata economicamente redditizia. Gli USA ne hanno sestuplicato la produzione in 5 anni, causando un abbassamento generale del prezzo del gas. La sinergia tra sfruttabilità dello shale gas e sviluppo del trasporto di gas in forma liquefatta (GNL), quest’ultimo destinato ad un tasso di crescita doppio rispetto alla produzione mondiale di gas, sta avvicinando il commercio del gas naturale ad un vero modello di mercato, dotato di liquidità e svincolo dall’ancoraggio di prezzo ad indici esterni. Le riserve non convenzionali di gas sono peraltro stimate sufficienti per altri 30 anni.

5. Questa maggiore disponibilità di mercato del gas potrebbe infastidire molto la supremazia del carbone, che comunque difficilmente abdicherà dal suo ruolo di fonte fondamentale. Questo resterà particolarmente vero in Cina ed India (la Cina consuma oggi metà del carbone mondiale, il quale comunque rappresenta il 30% del consumo energetico mondiale). Anche questi Paesi dovranno però guardare abbastanza a breve a problemi di sostenibilità ambientale, incoraggiati sia da regole di commercio globale che in prima analisi da un prezzo dell’esercizio a carbone destinato a ridurre buona parte delle sue prerogative di competitività.

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Queste previsioni non ravvisano tutto sommato nulla di sconvolgente: il settore dell’energia si accompagna ai trend generali di sviluppo, seguendoli o dando loro opportunità in quanto strumento; si muove facendo progressi e con un ruolo fondamentale di scienza e tecnologia, ma anche di legislazione e consapevolezza; l’efficienza energetica è un combustibile in più, e questo comincia finalmente a risuonare più spesso. Ancora a livello arretrato invece è la consapevolezza del potenziale dei comportamenti energetici: questi sono spesso ed erroneamente identificati con l’efficienza energetica tout court, mentre crearsi un bisogno materiale inutile per poi soddisfarlo in modo efficiente è efficienza, sì: ma non è comportamento virtuoso.

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Cogenerazione: 2 decreti firmati per l’efficienza energetica 15 settembre 2011

Sono stati firmati rispettivamente il 4 agosto ed il 5 settembre, i due decreti che chiariscono alcune condizioni base per la cogenerazione in Italia:

• il primo stabilisce quali siano le condizioni di riferimento e le modalità di calcolo in base alle quali un sistema cogenerativo possa essere considerato CAR (Cogenerazione ad Alto Rendimento) e come tale idoneo a godere di alcune agevolazioni previste (per una panoramica si può ad esempio vedere www.gse.it , alla voce cogenerazione); la direttiva europea sulla cogenerazione (2004/08/CE) consentiva ai Paesi membri di usare una propria convenzione nel calcolo del risparmio energetico di un impianto cogenerativo fino al 2010: dal 2011 si richiama all’utilizzo della formula del PES (Primary Energy Saving), che abbisogna di alcuni valori di riferimento, definiti mediante questo decreto.

• il secondo invece definisce una serie di condizioni mediante le quali la CAR è agevolata nel conteggio dei certificati bianchi prodotti: gli stessi, usualmente conteggiati in rapporto al calcolo dell’energia primaria risparmiata, verranno calcolati per la CAR in base al PES, ma agli impianti più piccoli sarà dato agio di moltiplicare il risultato per un coefficiente >1 (cinque scaglioni sono previsti, con coefficiente 1.4 fino ad 1MW elettrico di potenza, mentre 1.1 è concesso alla fascia 80 – 100 MWe, quarto scaglione. Il quinto scaglione sono gli impianti di taglia superiore, ai quali non si applica nessun fattore accrescitivo).

Sono da sempre acceso sostenitore della cogenerazione, in cui peraltro l’Italia del settore industriale si distingue dagli anni Sessanta; e la sostengo anche con l’impiego di fossili (in Europa Occidentale questo vuol dire gas naturale, ma basta andare in Serbia, dove nel 2005 mi occupai di uno studio sul potenziale della cogenerazione nel Paese, per rendersi conto di

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come sia un buon modo di sfruttare appieno persino la lignite). Nell’immaginario di tutti i giorni, forse sarà meno appealing e più grigia delle rinnovabili, ma certo dà risposte ad alta densità di potenza e di utilizzo, nonché di programmabilità; inoltre, entro determinate condizioni, riesce da tempo ad essere competitiva senza grossi incentivi; certo, queste condizioni sono delicate, per citare le più fondamentali:

• fattori di utilizzo abbastanza elevati (uno stabilimento che faccia funzionare l’impianto di cogenerazione notte, sabati e domeniche è più idoneo)

• serve un certo accoppiamento tra carichi termici ed elettrici: una domanda elettrica anche continua ma senza fabbisogno termico non dà opportunità di cogenerazione (a meno che il mio vicino non richieda calore, e questo potrebbe far pensare a consorzi e reti interne di distribuzione); il contrario è già più possibile, entro certi limiti, cioè posso pensare di vendere all’esterno le eccedenze di energia elettrica (ma in genere sarà raccomandabile che io sia utente almeno di una buona parte dell’energia elettrica prodotta). In ogni caso, ogni tipo di impianto ha i suoi rapporti di generazione elettrico/termico ideali, con flessibilità che dipendono da taglia e tecnologia. Taglia e tecnologia sono molto correlate, e la taglia come abbiamo visto non può non tenere conto della domanda locale.

• volumi della domanda sopra una certa soglia: sebbene le taglie minime commercialmente realizzabili siano scese molto, comunque è innegabile il vantaggio per taglie grosse in termini specifici, quali: investimento per kW installato, efficienze, flessibilità, costi di personale e manutenzione. I provvedimenti prima citati vanno in effetti ad dare una mano alla cogenerazione di piccola taglia, meno competitiva, magari aprendo maggiori possibilità per le applicazioni su terziario e residenziale.

Resta insomma che un impianto di cogenerazione non fa profitto con gli incentivi, ma in base ad una corrispondenza con la domanda termica ed elettrica che va a soddisfare: studiarne bene la realizzazione è abbastanza delicato.

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Questi principi, che per la cogenerazione sono critici, sono basilari a ben vedere per il più degli interventi sull’efficienza energetica: tra due motori elettrici vecchi, a basso rendimento, di cui uno adibito a muovere il processo 8000 ore all’anno, l’altro ad azionare le pompe antincendio quando mai dovesse essercene il bisogno, la priorità di sostituzione con modello ad alta efficienza (se a budget mi ci sta una sola sostituzione) va sicuramente al primo. Quello di emergenza beninteso, si avvii e funzioni correttamente quando deve, ma non sarà un problema se azionando le pompe un‘ora ogni tre anni (e speriamo anche meno) avrà forti inefficienze!

Mi piacerebbe tornare su questi concetti su b2c (e penso che lo farò); nel frattempo, per chi avesse la possibilità di accedere a “tecnologie e soluzioni”, rivista specialistica del sole 24 ore, sul numero 3 del 2011 ho pubblicato (con nome e cognome veri) un articolo in tema audit energetici, cui vi rimando.

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Energia: quota rinnovabili uguale per tutti! 24 settembre 2011

Una sera, apprestandovi a guardare le novità su www.b2corporate.com, prima di mettervi al PC vi versate un whisky on the rocks. Immaginate la vostra sorpresa se vedeste l’whisky diventare caldissimo mentre il ghiaccio, cedendo calore, si proietta verso livelli di gelo estremo!!!

Per il bilancio di primo principio un evento del genere è del tutto ammissibile, mentre è il secondo che va aggirato con degli strumenti: ad esempio con un congelatore che estrae calore dall’acqua per ghiacciarla; il calore estratto viene espulso da alcune serpentine poste sul retro, assieme a quello derivante dal degrado dell’energia elettrica spesa proprio per questo lavoro di inversione di flusso.

Lo stesso succede per un chiller condizionatore estivo; e se vogliamo lo stesso principio sfrutta il suo duale chiamato con felice analogia pompa di calore, dato che, come la pompa solleva l’acqua, solleva il calore verso livelli più elevati di temperatura (al contrario di quanto avverrebbe spontaneamente). Se poi ci pensate, la differenza è che il calore derivante dal degrado del lavoro qui fa parte dell’effetto utile: come se del congelatore ci interessasse quel che ci dà la serpentina esterna!

Un parametro fondamentale per misurare l’efficienza di questi dispositivi è il rapporto tra l’effetto utile (cioè il riscaldamento, per la pompa di calore, il raffreddamento per chiller e congelatore) e l’effettiva spesa energetica, cioè il lavoro elettrico.

Nella sua formulazione più semplice si chiama COP (Coefficient of Performance). Noterete che se l’effetto utile è il riscaldamento, il COP è più alto di un punto, visto che la dissipazione del lavoro non è uno scarto ma viene utilizzata.

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Il COP poi dipende dalla qualità della macchina, da come la si fa lavorare, dalle condizioni ambientali: se l’aria fuori è fredda e dentro le esigenze sono elevate, il compito per la pompa di calore sarà molto meno agevole.

Interessante, ma mai come questo punto, che piuttosto è:

• il calore prelevato dall’aria esterna viene “rigenerato” dal sole. Quindi è di tipo rinnovabile.

• Il discorso vale anche con delle sonde geotermiche, con il terreno al posto dell’aria: se non chiedete troppo al terreno, che potrebbe faticare a ricaricarsi, la faccenda non cambia.

Ora, quando una macchina realizza un COP = 4, significa che consumando 1kWh elettrico ne preleva 3 dall’aria esterna, e poi li riversa tutti e 4 nell’ambiente da riscaldare. Così il 75% del riscaldamento utile è di tipo rinnovabile. Una caldaia, per fare lo stesso, dovrebbe consumare 4kWh di gas naturale (lasciatemi passare il rendimento al 100%), tutto fossile.

Questo tipo di beneficio è riconosciuto totalmente sia dal decreto nazionale sull’attuazione del piano per il raggiungimento dell’obiettivo sulle fonti rinnovabili, sia a monte dalla direttiva europea.

Il problema è che il confronto con la caldaia non è corretto, dato che in realtà quel kWh elettrico che aziona la pompa di calore proviene da una centrale termoelettrica, nella quale mediamente è stato infilato combustibile fossile trasformato con un rendimento del 46% che, aggiungendo le perdite di trasmissione e distribuzione arriva all’uso finale a 41%: quindi sono serviti quasi 2.5kWh di energia primaria, per 4kWh di riscaldamento utile, al massimo 1.5 sarebbero da considerare rinnovabile, cioè meno del 40%.

Non è contento di questa sperequazione chi si occupa di caldaie, cerca di migliorarne l’efficienza e vorrebbe più aiuto ai suoi sforzi; ma meno ancora chi fa pompe di calore ad assorbimento, che invece della sorgente

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elettrica usano gas, con dei COP attorno a 1.6 ma senza le perdite di trasformazione elettriche.

E anch’io resto un po’ perplesso, perché non vorrei che per centrare l’obiettivo del 17% di rinnovabili si continuasse a spingere solo sull’elettrico, distorcendo le formule di confronto, senza pensare ad aiutare l’efficienza nell’uso del gas e quella dei trasporti: sottolineo che l’Italia si è impegnata a provvedere al suo fabbisogno di energia al 2020 con almeno il 17% da fonti rinnovabili.

Questo valore è complessivo (trasporti, usi elettrici, usi termici) ma i piani prevedono che nei tre settori l’elettrico raggiunga quasi il 30%, mentre i trasporti avvicinerebbero il 10% e gli usi termici circa il 18%. In realtà il sentire comune è che, per centrare il 17% globale, sarebbe opportuno contare un po’ meno sull’elettrico, sia dal punto di vista degli incentivi economici che da quello della fattibilità tecnica.

Estor

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Piccola cogenerazione e PMI : un esempio in soldoni (e qualche avvertenza) 29 settembre 2011

Fin dai primi interventi pubblicati su b2c mi giunge richiesta di casi studio: eccomi allora nelle vesti del titolare di una PMI manifatturiera, monostabilimento operante a ciclo continuo, con un’accoppiata di bollette elettrica e gas che meritino un po’ del mio tempo2.

Mi chiedo se e come un impianto di cogenerazione potrebbe aiutarmi e noto che un’unità basata su motore a gas, potrebbe fare al caso: la potenza elettrica di 1MWe

3, associata ad una potenza termica attorno ad 1.1 MWth, verrebbe assorbita costantemente durante le 8000 ore l’anno di esercizio.4

Il rendimento di conversione elettrica è pari al 40% , contestuale a produzione di calore in ragione del 44%. Bene, allora parto con un po’ di confronti:

1. i nuovi costi di esercizio consisterebbero in una spesa per il gas ed in una di manutenzione, quest’ultima stimata in ragione dei kWh elettrici prodotti. I costi BAU5 cioè senza cogenerazione, sono dovuti all’energia elettrica acquistata da rete e al gas per produrre calore da caldaie. Per l’impianto CHP, il gas potrebbe costare qualcosa di meno: è

                                                                                                                         

2 eufemismo per dire che la loro incidenza sui margini economici è tutt’altro che trascurabile; ricordo per l’ennesima volta che un risparmio in bolletta si trasferisce direttamente sulla bottom line, cioè è tutto margine. 3 o meglio, 980kW, per sottolineare il rientro senza equivoci nella definizione di piccola cogenerazione, cui spetta la qualifica di CAR, cioè Cogenerazione ad Alto Rendimento, senza colpo ferire. 4 In un anno ci sono 8760 ore: 8000 ore ad esempio significa uno stabilimento che non ferma quasi mai, notti, sabati o festivi che siano: magari un po’ in agosto e un po’ attorno Natale, pause in cui si approfitta per la manutenzione. 5 Business As Usual, detta anche “do nothing solution” o ancora “soluzione zero”: vado avanti come ho sempre fatto, senza CHP (Combined Heat and Power, cioè cogenerazione)

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defiscalizzato per la generazione elettrica, e maggiori quantità acquistate possono strappare qualche condizione più vantaggiosa.

2. sicuramente di importanza più contenuta, in virtù del risparmio di energia primaria che faccio conseguire al sistema nazionale, può spettarmi una certa quota di certificati bianchi, o TEE6. Alla taglia sotto 1MW il risparmio di energia primaria viene, a fini degli incentivi, moltiplicato per 1.4, come da ultimo decreto. I TEE spettano ad un soggetto avente titolo (una ESCO7), col quale negozierò comunque di ricevere una certa quota del loro valore: supponiamo mi vengano alla fine 100€ per ogni tep risparmiata da parte del sistema nazionale.

Vado a fare il calcolo e mi ritrovo con un risultato piuttosto eclatante, se è vero che risulta un risparmio annuo sopra il milione di euro: non mi sono ancora fatto fare delle offerte, ma so di essere attorno ad un tempo di ritorno brevissimo, forse nell’ordine di un anno! Non farò qui calcoli di cash flow, NPV, IRR, attualizzazioni, ante e post tax, etc.; ma se il MOL è così eclatante so che mi trovo davanti ad un’opportunità da approfondire; nel foglio sottostante questo caso è riassunto dal caso in prima colonna.

Certo, il caso è piuttosto particolare: 8000 ore di processo continuo sono più frequenti in uno stabilimento di grosse dimensioni: proviamo a supporre un più realistico utilizzo di 6000 ore: ricalcolo, e vedo che il MOL si è assottigliato, pur rimanendo del tutto interessante (796k€); né una variazione al ribasso del prezzo dell’energia elettrica (-10%), pur riducendo ulteriormente il MOL ed in modo più che proporzionale, fa sfumare la redditività (690k€, -13%). Provo con un aumento del 10% del prezzo del gas, e la sensibilità è ancora inferiore (-3%): intuitivo, visto che l’aumento riguarda sia la caldaia BAU che l’impianto CHP.

E poi, specie in Italia, il prezzo del gas difficilmente si muoverà in senso opposto a quello dell’energia elettrica, controbilanciando così gli effetti di volatilità quest’ultima. Insomma, decisamente un opportunità da cogliere.

                                                                                                                         

6 Titoli di Efficienza Energetica. 7 Energy Service Company.

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Ma spesso le cose non vanno così lisce: ammettiamo che lo stabilimento produca per 3500 ore8; e supponiamo anche che con 1MW mi trovi ogni tanto a non andare a carico nominale, quindi con un rendimento complessivo leggermente deteriorato. Ancora: magari in inverno riesco ad utilizzare tutto il calore perché viene in aiuto anche la domanda per riscaldamento uffici e capannone, ma in estate il processo non assorbe tutto il calore prodotto. Il gas diventa un po’ più caro (minori quantità) e anche i costi O&M seguono lo stesso effetto scala. Insomma, una gran parte del MOL è sfumato. Il nuovo caso, benché non strepitoso come i precedenti, non è detto sia da accantonare, anzi. D’altra parte, altri ostacoli potrebbero frapporsi, di vario tipo; vediamo qualche esempio:

1) tecnici: a. se lo stabilimento richiede tutto il calore sotto forma di vapore a qualche

bar, un motore a gas cogenera vapore solo per una metà abbondante (dai fumi di scarico, che sono una sorgente calda a 500°C); l’altra metà, recuperata dai sistemi di raffreddamento (acqua, olio, intercooler) è al massimo capace di fare acqua a 90-95°.

b. le mie risorse sono tipicamente a tappo e, anche non fosse, non ho un tecnico preparato a gestire una centrale in casa, o almeno non fin dall’inizio “dell’avventura”

2) di business: a. comunque sia, anche nel caso 8000 ore, l’iniziativa richiede di mettere

sul banco un investimento, che in genere non ho da parte (e quanto le banche già mi concedono, per giunta facendosi garantire materialmente, è per il mio core business, ad esempio i semilavorati e le materie prime per il prodotto).

                                                                                                                         

8 che intendiamoci non sono poche: sono 16 ore di funzionamento per più di 200 giorni annui. Non ho voluto qui accennare al tipo di produzione del caso studio, proprio per poter svolgere un discorso generale, ma è ovvio che vi sono processi produttivi la cui competitività si giustifica mediante un ciclo continuo; dall’altra parte possono esservi attività che stanno in piedi con un turno dal lunedì al venerdì, per 250 gg/anno (2000 ore): è intuitivo che probabilmente si tratta di attività su cui i costi fissi (es. impianti, terreni e fabbricati) non incidono in modo decisivo. Spesso le attività che richiedono investimenti elevati finiscono non solo per richiedere un numero elevato di ore di produzione, ma abbisognano anche del vantaggio di scala dato da taglie di stabilimento più importanti.  

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b. l’energia non è il mio core business, bensì uno strumento: non voglio prendermi da solo tutti i rischi (malfunzionamento, variazione costi, calo della domanda).

c. Ho del tempo limitato e, ridagli, devo dedicarlo al core business (perdere un accordo con una fornitura al Far East per dedicarmi ad un macchinotto ronzante?)

Chiudo:

1) i casi svolti valgono per qualunque caso in cui domanda termica ed elettrica inviluppano la produzione CHP: i surplus termici ed elettrici verranno integrati da caldaia e rete; viceversa la possibilità di cedere eccedenze elettriche, anche se il caso un po’ si complica. Tanti altri casi sono ipotizzabili, non ultimo quello di un rapporto termico elettrico sbilanciato che si riequilibra rivedendo altri impianti di stabilimento. Giova ricordare la possibilità di produrre freddo a partire da alimentazione di calore.

2) Fare sempre attenzione all’analisi dei carichi e delle caratteristiche del cogeneratore (taglia, tipo, configurazione). Non mi affiderei totalmente al fornitore nel farmi ingegnerizzare l’impianto: farsi appoggiare da un consulente indipendente o, in alternativa, non scartare l’ipotesi di impegnare, con un compenso legato ai risultati, il fornitore o una sua società (appunto, una ESCO). Possiamo vedere come in uno dei prossimi articoli, tanto quanto potremmo toccare il tasto del finanziamento a fronte della garanzia di validità del progetto (non scomoderei troppo la locuzione “project financing”, non per queste taglie e per una PMI. Ma potremmo anche accennare di PF, di che cos’è, dei suoi fratelli minori).

Per ora basta: allego i calcoli e vi saluto.

e.

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Figura 1: il foglio di calcolo relativo al caso studio discusso sulla cogenerazione da 1MW per l’industria.

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Conclusioni

Dato il successo degli articoli energy pubblicati in questi primi tre mesi e mezzo (incluso l’inevitabile agosto feriale), abbiamo pensato di raccoglierli in questo ebook e di mettervelo a disposizione: se queste pillole di energia vi hanno interessato, se volete approfondire queste tematiche, se desiderate imparare a creare modelli excel costruiti su esempi pratici, se ritenete che…..allora continuate a seguire gli articoli che Estor continuerà a scrivere per www.b2corporate.com.

La raccolta poi era anche per noi una raccolta di idee, come per fare il punto su b2cenergy subito dopo il suo start up, così promettente da farci subito pensare ad un passo successivo: sarà forse un po’ prematuro anticipare un progetto così decisamente ambizioso, ma Estor ha appoggiato con entusiasmo l’idea di lavorare ad una collana di ebook in tema energy, di cui a breve contiamo di dirvi qualcosa di più.

Rimanete aggiornati: registratevi su www.b2corporate.com andando al seguente link:

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