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Perché voi siete qui stasera?? Come potremmo definire la Motivazione??? Spinta, forza che mobilitano o inibiscono una persona; Processo che garantisce una continuità negli impegni presi; L’insieme dei fattori che promuovono l’attività del soggetto, orientandola verso certe mete e consentendole di prolungarsi qualora tali mete non vengano raggiunte immediatamente.

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Perché voi siete qui stasera??

Come potremmo definire la Motivazione???

Spinta, forza che mobilitano o inibiscono una persona;

Processo che garantisce una continuità negli impegni presi;

L’insieme dei fattori che promuovono l’attività del soggetto, orientandola verso certe mete e consentendole di prolungarsi qualora tali mete non vengano raggiunte immediatamente.

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In generale quindi, la motivazione è un MOTORE INTERNO che lavora quando il soggetto vuole raggiungere degli obiettivi prefissati e determina dei comportamenti che possono modificare l’ambiente di lavoro o di svago.

In ambito sportivo le domande a cui cerchiamo di rispondere invece sono essenzialmente QUATTRO:

1) Perché alcuni ragazzi praticano sport e altri no??Perché i ragazzi preferiscono questo sport rispetto agli altri???

2) Perché alcuni ragazzi abbandonano lo sport che hanno praticato per molti anni??

3) Se noti che un tuo atleta si impegna poco, come capirlo e come fare a entrare in relazione con lui??

4) Come agire sulla scarsa motivazione??

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MOTIVI CHECONDIZIONANO IL COMPORTAMENTO

UMANO

Incanalare o Sfogare

l’aggressività

Dare un Senso di

Eccitazione allaroutine

Aumentare autostima

migliorare

potere

Sentirsi accettato Avere

successo

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Attraverso diverse ricerche, si è capito che anche la scelta di fare sport dipende dai fattori precedenti e soprattutto da 3 di essi:

Ricerca di un gruppo di riferimento con la necessità di sentirsi accettati;

essere il migliore, o sentirsi tale;

aumentare l’adrenalina e lo stato di eccitazione. La routine annoia…

Interessante notare che gli studi e le ricerche sono state fatte in diverse squadre sia di adulti che di bambini e quindi queste motivazioni sono comuni: non c’è differenza di età, sesso, o sistema culturale.

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SCHEMA RIASSUNTIVO SCHEMA RIASSUNTIVO MOTIVAZIONI PRATICA SPORTMOTIVAZIONI PRATICA SPORT

Perché si decideDi fare sport??

Cercare un ambienteDiverso dal

solito

Puro e semplice divertimento

Pressioni familiari

Desiderio di Entrare in

competizione

Interesse verso L’agonismo

Necessità di Stare in

movimentoAspetto socializzante

Pratica sportiva

Benesserefisico

Realizzazione Di sé attraverso

I successi sportivi

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Durante queste ricerche il CONI ha suddiviso le motivazioni in 3 grandi gruppi:

psicofisiologiche: sete, fame, sonno, bisogno di manipolare, di esplorare, necessità di cercare continui stimoli;

psicodinamiche: gratificazione della pulsione sessuale e l’aggressività;

psicosociali: espressione di opinioni, valori, denaro, necessità di esprimere il proprio pensiero e i propri sentimenti.

Piramide di Maslow:

i bisogni primari sono alla base e quando sono soddisfatti si passa al bisogno superiore.

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Per capire bene il significato della motivazione e soprattutto cosa spinge i nostri ragazzi a determinate scelte, dobbiamo rifarci ad alcune delle teorie piu’ importanti su tale argomento:

TEORIA DELLA MOTIVAZIONE ( DECI 1972 -1975): due sono i motivi primari che portano il soggetto a svolgere un attività sportiva competenza e autodeterminazione.

La prima è legata al vissuto di sentirsi capace in un determinato ambito, la seconda è legata all’esperienza di essere in grado di decidere o scegliere liberamente.

Legata a questa definizione altri autori (1987) aggiungono la componente primaria del gioco e dell’agonismo dove per agonismo si intende un modo particolare per incanalare e rendere positiva l’AGGRESSIVITA’ umana.

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A partire da tali motivi primari, in ognuno di noi si possono poi sviluppare dei motivi secondari tra cui quelli visti prima:

potere;

divertimento;

individuazione;

conoscenza;

salute;

appartenenza;

Tali motivi possono variare a seconda dell’inclinazione e del carattere di ognuno di noi; e per poter aiutare i nostri bambini dobbiamo avere ben chiari questi motivi……. per OGNUNO dei nostri bambini.

Capirli significa avere poi ben chiaro su quali leve poter lavorare per stimolarli, per sgridarli,per aiutarli a migliorare.

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INTRINSECA: è la motivazione a un’attività fondata sui motivi primari.

L’attività stessa costituisce di per sé un premio.

La motivazione e l’intensità di essa non vengono modulate da rinforzi esterni, né dal raggiungimento di obiettivi sportivi.

Il soggetto si sente competente, autonomo e libero di giocare.

Il significato del gioco dipende dal contesto familiare, culturale….

ESTRINSECA: l’attività sportiva non è fonte di gioia, è considerata solo un mezzo per raggiungere un altro fine.

In questo caso la direzione e l’intensità della motivazione vengono condizionate da rinforzi esterni.

ATTENZIONE: l’interesse per l’attività potrebbe calare una volta ottenuti gli obiettivi sportivi prefissati o in mancanza di rinforzi esterni.

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RIFLETTIAMO SUI DUE TIPI DI MOTIVAZIONE:

motivazioni intrinseche provano piacere nel giocare, danno tutto sempre senza risparmiarsi, sono inclini al miglioramento ed a raggiungere il successo. Essi non giocano per ricevere gratificazioni dall’esterno ma traggono soddisfazione nel dare il massimo. Questo tipo di allenatore NON ha bisogno di un allenatore troppo esigente in quanto è già molto critico con se stesso.

motivazioni estrinseche sono gli atleti normalmente più fragili perché dipendono dal giudizio degli altri. Essi praticano sport perché è uno strumento per ottenere delle conferme sul proprio ruolo, sul proprio valore. Devono essere continuamente stimolati, non sono costanti nell’impegno e neanche nel rendimento.

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È uno delle tecniche motivazionale più utilizzata;

Consiste nel costruire e fissare una serie di obiettivi ben FORMATI e STRUTTURATI;

prima di iniziare un qualsiasi lavoro, sia a scuola che nel tempo liberi tutti noi dobbiamo capire cosa vogliamo ottenere, in quanto tempo vogliamo arrivare al risultato e in che modo;

avere ben chiare queste cose aumenta notevolmente la possibilità di avere successo e permette ai ragazzi di avere un quadro ben preciso di cio’ che deve fare e di cio’ che ha già fatto;

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MARTENSSecondo questo autore, i nostri obiettivi sono orientati in due direzioni ben precise:

Orientati al risultato:

La valutazione del raggiungimento dell’obiettivo è solo basata sull’esito finale della partita, della gara;

Viene chiaramente sottolineato il rapporto con l’avversario e molto di pende da esso.

Orientati al rendimento:

La valutazione è data dal paragone con le proprie prestazioni precedenti;

Viene sottolineato il miglioramento personale, il processo di apprendimento e le capacità indipendentemente dal risultato.

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C’è poi un’ altra importante suddivisione da fare per capire su che tipi di obiettivi lavorare per migliorare e tenere alta la motivazione:

Obiettivi soggettivi: divertimento, gioco , mantenersi in forma;

obiettivi generali (oggettivi): voglia e aspirazione a vincere, far parte di un determinato gruppo o squadra..;

obiettivi specifici (oggettivi): aumentare la percentuale di battute giuste, migliorare la tecnica del calcio piazzato nel rugby.;

Unendo queste due classificazioni si è arrivati a concludere che gli obiettivi che hanno un effetto benefico e che sono piu’ efficaci sono quelli SPECIFICI ORIENTATI AL RENDIMENTO.

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UN OBIETTIVO E’ EFFICACE SE E’:

realistico: sufficientemente difficile da rappresentare una sfida per l’atleta per il ragazzo ma nello stesso tempo non deve essere troppo utopica;

misurabile: devo poter misurare i miglioramenti, deve esserci una scala di valori poiché aiuta l’atleta a capire a che punto si trova del suo percorso;

esplicito: deve essere chiaro sia dal punto di vista concettuale che pratico, cioè deve essere portato a dei comportamenti osservabili;

proprio: deve essere sentito dal ragazzo e per questo deve essere scelto insieme all’allenatore…entrambi devono essere in accordo con l’obiettivo;

individualizzato: meglio dare obiettivi singoli a ogni atleta perché essi devono tener conto delle caratteristiche dei ragazzi e delle loro motivazioni;

formulato positivamente: deve indicare la strada da percorrere, NON i punti da evitare o da cambiar. La formulazione negativa fa calare il senso di sicurezza;

deve essere suddiviso in breve, medio e lungo termine;

differenziato a seconda se è orientato alla gara o all’allenamento;

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Orientato al rendimento;

ecologico: nel senso che il raggiungimento di un obiettivo sportivo NON deve comportare uno stato di stress o di non equilibrio negli altri settori della vita dei nostri ragazzi;

scritto: se facciamo scrivere ai ragazzi gli obiettivi, essi non potranno inventare scuse, darà maggior sicurezza e importanza al rapporto tra allenatore e atleta e sarà sempre verificabile.

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Anche detto senso di competenza, è riferito a QUANTO pensiamo di essere efficaci nell’esercizio della nostra professione o nello svolgimento del nostro sport.

Il senso di efficacia personale influisce direttamente sul rendimento di un compito poiché regola il grado di sforzo e la durata di tale sforzo.

È considerata la fiducia che ognuno ha in sè stesso, e nelle proprie capacità.

Normalmente gli atleti che hanno sviluppato alti livelli di autostima hanno pensieri positivi, e esperienze positive che confermano le proprie qualità.

ATTENZIONE: non sempre il nostro senso di competenza corrisponde alla realtà dell’esperienze vissute un vostro atleta potrebbe avere una percezione di sé nettamente inferiore rispetto ai risultati OGGETTIVI ottenuti….

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Come abbiamo già accennato nella scorsa lezione, rimane sempre aperto un interrogativo: la scelta del nostro atleta di fare sport è una scelta personale o condizionata dai genitori???

Il ruolo del genitore è quindi fondamentale; va anche detto che non sempre essi tengono conto dei bisogni del bambino, a volte cercano solo di sopperire a delle mancanze o a delle frustrazioni che hanno avuto nella loro infanzia….

Dobbiamo ricordare ai genitori che i loro figli non sono delle loro “fotocopie” rimpicciolite di loro stessi…potrebbero avere sogni, desideri, capacità e inclinazioni totalmente diverse….

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Dopo queste considerazioni proviamo a riflettere su quali

potrebbero essere secondo voi I FATTORI CHE PORTANO AL NON APPREZZARE PIU’ LA PRATICA SPORTIVA E AL SUCCESSIVO

ABBANDONO

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NOIA;

MONOTONIA E ROUTINE;

ANSIA E DEPRESSIONE;

POCA SPERANZA NEI RISULTATI E NEI POSSIBILI MIGLIORAMENTI;

GRAVE O RIPETUTO INFORTUNIO;

FALLIMENTI CONTINUI;

CAMBIAMENTI DI ABITUDINI;

CRESCITA E CAMBIO DI GRUPPO DI RIFERIMENTO;

RISULTATI GIA’ RAGGIUNTI;

AFFATICAMENTO MENTALE E FISICO;

Proviamo ora a capire su quali possiamo lavorare e intervenire noi direttamente…

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Questo fenomeno si chiama DROP – OUT ma legato ad esso dobbiamo anche considerare il BURN – OUT.

Quest’ultimo è il così detto sovrallenamento dato da allenamenti troppo pesanti, stress prolungato ( anche a causa di gare importanti o finali…) che possono portare il ragazzo a vedere lo sport non più come un piacere ma solo come un dovere troppo impegnativo…

Quindi, allenatori, attenti a dosare in modo corretto NON SOLO gli allenamenti ma anche le aspettative e lo stress durante l’anno sportivo…

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STRATEGIE PER AUMENTARE LA MOTIVAZIONE E L’AUTOSTIMA

Ricordare al bambino dei successi sportivi precedenti e su come era soddisfatto di tale successo;

concedere un rinforzo positivo ogni volta che si raggiunge un obiettivo;

Non paragonare i nostri atleti all’altra squadra, bensì considerare i loro pregi in assoluto;

ricordare ai ragazzi il PERCHE’ sono lì;

rendere visibile ai ragazzi che abbiamo fiducia e stima in loro…in TUTTI loro;

non basare mai il commento alla partita con premi e punizioni, dare un idea generale delle cose positive avvenute e poi in allenamento lavorare su quelle negative per poterle migliorare;

adattare gli esercizi e le loro difficoltà alle qualità degli atleti;

Modificare sempre le situazioni ambientali e gli stimoli;

non dare agli atleti il tempo di ANNOIARSI;

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utilizzare una parte di allenamento per il gioco libero, senza valutazioni dell’allenatore;

permettere agli atleti di partecipare attivamente all’organizzazione dell’allenamento (dare compiti diversi a tutti i piccoli calciatori e cambiare gli incarichi ogni due o tre settimane..);

favorire l’affiatamento e l’incoraggiamento spontaneo all’interno della squadra, infatti i ragazzi traggono energie positive e molti stimoli dalle parole dei propri compagni;

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Ora cerchiamo di introdurre un argomento che sicuramente ci può aiutare a rispondere ad alcune delle domande che mi avete posto nei giorni passati…

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Sono tantissime le teorie che hanno cercato di dare una spiegazione allo stato d’animo degli atleti prima di una prestazione sportiva, e altrettante hanno cercato di spiegare il divario a volte netto tra le prestazioni in allenamento e quelle in gare o partita.

Molti autori hanno sottolineato l’esistenza di due tipi diversi di ANSIA (con ansia si intende quello stato d’animo A-specifico che genera oppressione e senso di soffocamento):

ANSIA DI

STATO

ANSIA DI

TRATTO

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ANSIA DI TRATTO: stato emotivo transitorio contraddistinto da un senso di angoscia, di oppressione, timore e tensione legati a un evento o in prossimità di situazioni fuori dalla norma.

ANSIA DI STATO: predisposizione soggettiva stabile, non specifica e duratura che porta a percepire alcuni stimoli ambientali come potenzialmente pericolosi;

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È definito come lo stato di attivazione fisiologica e psicologica di un soggetto che varia fra due poli rappresentati dal sonno e e da un’intensa agitazione…l’ansia si trova all’interno di tale range.

Diverse sono le teorie ma noi ne vedremo sol due:

Teoria della U-capovolta;

Reversal Theory;

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PRIMA SITUAZIONE: bambino di 10/11 anni, che noi chiameremo Andrea, che soffre, anche a detta delle sue maestre (riportate dalla mamma) di scarsa autostima. In campo si nota che si demoralizza. Inoltre in allenamento cerca in tutti i modi di farsi notare negativamente: parolacce,dispetti agli altri,cerca di rovinare di disturbare l' allenamento.

Cosa possiamo fare???come intervenire??

SECONDA SITUAZIONE: Alberto che gioca ormai da tre anni: il suo problema e' lo stress da gara .Durante le gare, non in allenamento, sembra si dimentichi tutto con prestazioni molto al di sotto delle sue possibilità. Ha paura a buttarsi nelle situazioni di gioco.

Come si può intervenire??

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TERZA SITUAZIONE: all’interno della nostra squadra abbiamo un leader negativo bambino molto bravo dal punto di vista motorio e sportivo ma nello stesso tempo soggetto che sfida continuamente le autorità presenti (allenatore, dirigente, ….)

Cosa fare??

QUARTA SITUAZIONE: la squadra costituita quest’anno ha avuto molti progressi dal punto di vista tecnico, ma non ha vinto neanche una partita.

Alcuni genitori si lamentano degli scarsi risultati e alcuni ragazzi sono poco motivati negli allenamenti.

Qual è la prima cosa su cui lavorare??

Come potevo in precedenza evitare questo problema???

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Come devo comportarmi con i genitori??

Fare riunione all’inizio dell’anno, prospettive, obiettivi….

riunioni durante l’anno per verificare gli obiettivi…;

serate con specialista per mediare o capire le esigenza, i dubbi e le perplessità dei genitori…

ATTENZIONE QUESTO NON SIGNIFICA GIUSTIFICARE IL LORO COMPORTAMENTO O LE LORO PRETESE….VOI E SOLO VOI SIETE GLI ALLENATORI, NON DEVE ESSERE MAI MESSA IN DUBBIO LA VOSTRA COMPETENZA E LA VOSTRA PROFESSIONALITA’…

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