PER ROMULUM LEGATUM - Lino Franceschini...PER ROMULUM LEGATUM Strabone, uno dei maggiori geografi...

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PER ROMULUM LEGATUM Strabone, uno dei maggiori geografi dell'antichità, così descrive la Gallia Cisalpina nel 20 a.C. „Della bontà di questi luoghi sono indizio e la molta popolazione, e la grandezza e la ricchezza delle città; nel che i Romani che qui abitano sono superiori a tutto il restante d'Italia. Perché la terra che qui si coltiva produce una gran copia di frutti di ogni maniera: e le selve abbondano tanto di ghiande, che dalle mandrie ivi allevate si nutre la maggior parte della cittadinanza di Roma. E' anche notabilmente feconda di miglio per essere abbondevole l'acqua: e questo è grandissimo preservamento della carestia, perchè il miglio resiste a tutte le mutazioni dell'aria, né manca mai, anche quando ci sia penuria di ogni altro grano. V'è anche in quelle contrade una mirabile quantità di pece. Dell'abbondanza del vino fan testimonio le botti, le quali son di legno e più grandi di case”. ( Strabone, Geografia, V, 2) Senza nulla togliere all'importanza di Pontenove nella Storia di Bedizzole, dovuta in modo particolare alla fondazione di una pieve, che si presume avvenuta nel V secolo, a Bedizzole la vita ai tempi di Roma doveva essere fiorente su tutto il territorio, già antecedentemente la venuta di Cristo. Sparse su di esso infatti esistevano ville di famiglie patrizie che, come attestato da lapidi rinvenute, appartenevano a diverse “Genti”, come la “gens Cornelia”, la “gens Vibia”, la “gens Elia”, gentilizi notissimi a Roma e altrove nei tempi dell'impero. Queste Genti rappresentavano quelli che noi oggi chiameremmo proprietari terrieri, con case coloniche attorno alle quali ruotava la vita di allora, dedicata alla coltivazione dei campi e alla pastorizia. Di questo mondo hanno lasciato testimonianza poeti e scrittori latini. Emblematica è la descrizione della vita agreste di allora nell'opera di Virgilio, autore dell'Eneide, il quale nelle Bucoliche, scritte tra il tra il 42 e il 39 a.C., canta la semplice vita agreste nella fattoria paterna a Andes, sulle rive del Mincio. Sono pagine che parlano del lavoro nei campi, che non doveva essere molto diverso da quello della non lontana Bedizzole. In esse rivivono scorci di paesaggio, dove al tramonto fumano i casolari delle case e le ombre degli alti monti si allungano, mentre arriva la sera e la rugiada si stende graditissima alle greggi che, pasciute di tenere erbe, ritornano agli ovili. A Bedizzole ritrovamenti archeologici di quell'epoca hanno riportato alla luce tra gli altri un insediamento a Valpiana, dove da testimonianze dal manoscritto Lorenzoni furono rinvenuti nell'ottocento molti cimeli, resti di un importante centro romano. Altri insediamenti dovevano esistere a S. Vito, Salago, Bagatte, Sedesina, Masciaga, S.Tommaso e Cogozzo. Un significativo insediamento pure a Monteroseo dove, come scrive il

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PER ROMULUM LEGATUM

Strabone, uno dei maggiori geografi dell'antichità, così descrive la GalliaCisalpina nel 20 a.C. „Della bontà di questi luoghi sono indizio e la moltapopolazione, e la grandezza e la ricchezza delle città; nel che i Romani chequi abitano sono superiori a tutto il restante d'Italia. Perché la terra che qui sicoltiva produce una gran copia di frutti di ogni maniera: e le selve abbondanotanto di ghiande, che dalle mandrie ivi allevate si nutre la maggior parte dellacittadinanza di Roma. E' anche notabilmente feconda di miglio per essereabbondevole l'acqua: e questo è grandissimo preservamento della carestia,perchè il miglio resiste a tutte le mutazioni dell'aria, né manca mai, anchequando ci sia penuria di ogni altro grano. V'è anche in quelle contrade unamirabile quantità di pece. Dell'abbondanza del vino fan testimonio le botti, lequali son di legno e più grandi di case”. ( Strabone, Geografia, V, 2)

Senza nulla togliere all'importanza di Pontenove nella Storia di Bedizzole,dovuta in modo particolare alla fondazione di una pieve, che si presumeavvenuta nel V secolo, a Bedizzole la vita ai tempi di Roma doveva esserefiorente su tutto il territorio, già antecedentemente la venuta di Cristo.Sparse su di esso infatti esistevano ville di famiglie patrizie che, comeattestato da lapidi rinvenute, appartenevano a diverse “Genti”, come la “gensCornelia”, la “gens Vibia”, la “gens Elia”, gentilizi notissimi a Roma e altrovenei tempi dell'impero. Queste Genti rappresentavano quelli che noi oggichiameremmo proprietari terrieri, con case coloniche attorno alle qualiruotava la vita di allora, dedicata alla coltivazione dei campi e alla pastorizia.Di questo mondo hanno lasciato testimonianza poeti e scrittori latini.Emblematica è la descrizione della vita agreste di allora nell'opera di Virgilio,autore dell'Eneide, il quale nelle Bucoliche, scritte tra il tra il 42 e il 39 a.C.,canta la semplice vita agreste nella fattoria paterna a Andes, sulle rive delMincio. Sono pagine che parlano del lavoro nei campi, che non doveva esseremolto diverso da quello della non lontana Bedizzole. In esse rivivono scorci dipaesaggio, dove al tramonto fumano i casolari delle case e le ombre degli altimonti si allungano, mentre arriva la sera e la rugiada si stende graditissimaalle greggi che, pasciute di tenere erbe, ritornano agli ovili.

A Bedizzole ritrovamenti archeologici di quell'epoca hanno riportato alla lucetra gli altri un insediamento a Valpiana, dove da testimonianze dalmanoscritto Lorenzoni furono rinvenuti nell'ottocento molti cimeli, resti di unimportante centro romano. Altri insediamenti dovevano esistere a S. Vito,Salago, Bagatte, Sedesina, Masciaga, S.Tommaso e Cogozzo.Un significativo insediamento pure a Monteroseo dove, come scrive il

Lorenzoni, quando nell'ottocento il sig. Galli ridusse a vigneto una parte diquel colle, venne alla luce una immane quantità di ossami frammisti ad avanzidi armi, di ferri e specialmente di frammenti di catene. Questi reperti chesecondo il Lorenzoni potevano forse testimoniare di una avvenuta battagliatra le tribù germaniche dei Cimbri e un esercito romano guidato dal consoleGaio Mario, erano in realtà resti di una antica necropoli, un cimitero cheevidenziava l'importanza di un insediamento in quel luogo. Ancora oggi, sulcolle di S. Pietro, spesso la terra rimossa dalle arature riporta alla luce resti diquesta antica necropoli. Forse, qualche attuale assaggio archeologico sulposto, in una zona in aperta campagna non ancora urbanizzata, potrebbeessere di un certo interesse per sondare e approfondire la vita a Bedizzole aitempi di Roma.

Durante le ricerche che hanno riportato alla luce il battistero presso la Pievedi Pontenove, uno dei rari esempi nell'Italia settentrionale di fontebattesimale all'esterno della chiesa, è stata rinvenuta nel 1975 una tombacappuccina, sormontata da un tegolone con iscrizione. Questa iscrizione,analizzata dalla ricercatrice Daniela Sgarzi nel suo studio sulle Iscrizionibresciane tardo-antiche e altomedievali dal V al IX secolo, pubblicato inBrixiaSacra nel Dicembre 2005, rappresenta una ulteriore e significativascritta latina nella Storia di Bedizzole. Il testo in forma abbreviata su tre righeriporta DE BALBIANO / IN D XII / P ROMULUM LEG e va lettoDe Balbiano / Indictione Dodicesima / Per Romulum Legatum.

Il de latino dell'iscrizione è qui usato per indicare l'origine o provenienza deldefunto, per cui Balbiano rappresenta la località di provenienza, Questonome è stato da alcuni studiosi accostato a Balbiana, frazione di Manerba.Una ipotesi che, data la lontananza dalla pieve di Pontenove, non regge. Piùattinente alla realtà è considerare Balbiana un vecchio toponimo, che peraffinità fonetica si è trasformato nel tempo nell'odierna Valpiana, nome dotto,più comprensibile. Balbiano, antico nome di Valpiana, doveva dunqueindicare il luogo di provenienza del defunto. Fatto plausibile, dato che inquesta località sono stati rinvenuti resti di un importante insediamentoromano che, per la sua vicinanza, dipendeva sicuramente dalla Pieve diPontenove.

L'Indictione dodicesima indica la data della sepoltura.L'Indictione Romana, era un periodo di 15 anni, senza rapporto con motiviastronomici ma legato alla riscossione delle tasse. Il suo uso cominciò nellaRoma Papale del IV secolo. Gregorio VII fissò la data del 1 gennaio 313 d.C.,anno dell'Editto di Constantino, quale origine dell'Indictione.

Dodici Indictioni di 15 anni fanno 180 anni. Aggiungendo i 313 anniprecedenti l'inizio dell'indictione, si ottiene la data della sepoltura, avvenutaprima del 493 d.C.

Lo scopo del nome Romulum Legatum era di dare una identità al defunto.In latino l'accezione originaria del termine legatus è quella di delegato,incaricato da un superiore a rappresentarlo. Il “Legatus Augustus” era un exconsole o ex pretore, eletto dall'imperatore a governatore di una provinciaromana. Fonti storiche ci hanno tramandato che, nel periodo di vita deldefunto, nel 470 d. C. era stato eletto imperatore a Ravenna dal padre Oresteil figlio Romulus Augustus, ancora bambino. Oreste, non avendo mantenutole promesse fatte ai suoi soldati, fu ucciso da Odoacre, il quale depose ilgiovane Romulus e lo mandò in esilio in una tenuta presso Napoli. Con luiscompare l'ultimo imperatore dell'Impero romano d'Occidente.Dalla scritta dunque si evince che Legatum sta per Governatore e cheRomulum indica il nome dell'imperatore, sotto il cui regno questo governatoreesercitava le sue funzioni. Valpiana era la sede del Governatore dellaProvincia Romana.

Sulle monete coniate durante il regno di Romulus Augustus sta scritto: NostroSignore Romolo Augusto, Pio, Felice, Nobile. L'aggettivo Pio poneva in risaltoil carattere di un giovane imperatore molto devoto, in un periodo in cui ilcristianesimo stava espandendosi in tutto l'impero e venivano costruite leprime Pievi. In questo clima pare di vedere il governatore della provincia,anche lui cristiano devoto, che da Valpiana con il suo seguito si reca per lefunzioni alla Pieve di Pontenove per una stradina, in parte ancora esistente,che aggirava il colle del Cimitero e attraversava il fiume Chiese sul vecchioponte romano all'altezza del Nizzolaro. Ricapitolando: La scritta su questo tegolone molto raro, unico esemplareconservato di altri tre esemplari documentati da fonti, rappresenta una pietramiliare nella storia di Bedizzole. Essa ci indica che nell'anno 493 a Pontenoveesisteva già una Pieve e che a Valpiana risiedeva il governatore dellaprovincia romana. In quel periodo storico che vede, con la deposizionedell'ultimo imperatore Romulus Augustus, la fine dell'impero romanod'occidente, assistiamo al nascere di una nuova era in cui il cristianesimo nelcorso dei secoli, espandendosi in tutto l'impero, illuminerà fino ai nostrigiorni la vita degli uomini di buona volontà.

Franceschini Lino