Peoplelife novembre 2014

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Anno 5 n°11 (54) Novembre 2014 Non è stata una mia volontà. Io sono la messaggera di un desiderio manifestatomi dalla Madonna nel 1944, quando mi è apparsa nella mia casa dopo che ero andata sposa a Pasquale Nicolace. Quando l’ho vista, le ho detto: "Vergine Santa, come vi ricevo in questa casa brutta?". MAMMA NATUZZA UN MIRACOLO D'AMORE CInque anni fa la morte della mistica di Paravati. Adesso sarà beata

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Anno 5 n°11 (54) Novembre 2014

Non è stata una mia volontà. Io sono la messaggera di un desiderio manifestatomi dalla Madonna nel 1944, quando mi è apparsa nella mia casa dopo che ero andata sposa a Pasquale Nicolace. Quando l’ho vista, le ho detto: "Vergine Santa, come vi ricevo in questa casa brutta?".

MAMMA NATUZZA

UN MIRACOLO D'AMORECInque anni fa la morte della mistica

di Paravati. Adesso sarà beata

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SOMMARIO8 DISAGIO E INTEGRAZIONE L' impegno del Moci

10 IN CALABRIA AUMENTANO GLI IMMIGRATI Cosenza la Provincia con più stranieri

11 VIOLENZE SULLE DONNE Numerosi episodi ma poche denunce

12 FRANE E ALLUVIONI Il rischio c'è, la prevenzione no

14 UN COMITATO PER LA VALLE DEL SAVUTO Dalla piazza virtuale a quella reale

16 NASCE UNINDUSTRIA CALABRIA

17 PER UN'EUROPA POLITICA E DEMOCRATICA Il ruolo dei giornalisti18 PATENTE E LIBRETTO STESSO INTESTATARIO Cosa cambia con la nuova normativa?

attualità

22 FESTIVAL LE STRADE DEL PAESAGGIO L'indagatore Dilan Dog segue l'amore mostruoso in terra bruzia

26 QUANDO L'ARTE INCONTRA LA SPIRITUALITA' Le opere di Pietro de Seta artista Calabrese emergente

cultura

28

3031

34 20 CRIBARI Un intero paese diventa museo

24 IL FUMETTO E LA POLITICA Il maestro Enrique Breccia si racconta

Corso di Scrittura CreativaIl libro del mese:Una vil razza? Riflessioni sulla Calabria e sui calabresi

MAMMA NATUZZA

UN MIRACOLO D'AMORE

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Novembre 2014 ~ PeopleLife ~ 5

salute

condominio

economia

giuridica

spettacolo

42 LOGOPEDIA: Il caramellaio matto

44 DERMATOLOGIA: I tumori dimenticati

50 Il metodo Whitney II PARTE

46 La semplificazione del linguaggi fiscale

47 Il Trust

38 NUTRIZIONE: Proprietà delle castagne, il frutto del benessere40 PSICOLOGIA: Una nuova visione di Mediazione Familiare

48 Il condominio fa la differenza

57 HOSTERIA DI GIO' dimostrazione vincente del Made in Presila

59 SCALE MODEL

60 Addio Cappellacci, arriva Roselli61 Il segreto del successo di Domenico Scola J.

66 Oroscopo

PARLA L'ESPERTO

49

56

64

sport

52

La moda da leggere e da interpretarea cura di Anton Giulio Grande

32 UN CAFFE' CON: Francesco Mastroianni

PeopleLife e O.P. Associazione Olivicola

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Francesco Staino

ESPERTIRosalba Baldino, Cristian Chiappetta, Mar-gherita Corriere, Santa Costanzo, Valentina Mazzuca, Luigi Muoio, Pasqualino Pontesi,

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Aut. Trib. di Cosenza n° 2del 01/02/2010

Chiuso in Redazione il5 Novembre 2014

Mentre la politica litiga sulle poltrone da occupare, i cittadi-ni non sanno più come andare avanti. In questa nostra terra le emergenze continuano a rimanere irrisolte e la crisi eco-nomica che va avanti da 7 anni ha peggiorato la situazione. Le aziende, quelle che resistono, sono ormai in ginocchio, costrette a fare i conti con una burocrazia asfissiante e con una pressione fiscale insostenibile. I percettori di mobilità in deroga aspettano i sussidi dal 2013. Padri e madri di famiglia che hanno perso il lavoro e che non riescono a trovare una nuova occupazione. Ci si indebita per pagare le bollette che, quelle si', arrivano puntuali e per comprare beni di prima necessità. Per sopravvivere si fanno lavori saltuari e in nero. La recente indagine dell'Eurispes rivela che in Calabria e in Campania la crisi spinge verso i campi non solo immigrati ma anche chi ha perso il proprio impiego. Operai, ma an-che ex impiegati, approdati nel settore agricolo per necessità, dopo la chiusura di fabbriche, imprese, o dopo una drastica riduzione dello stipendio. E secondo Eurispes le condizioni sono di semi schiavitù. Le paghe sono ben al di sotto di quanto previsto dai contratti nazionali e decisamente misere rispetto all'impegno richiesto. Persone che si spezzano la schiena sui campi, dall'alba al tramonto ricevendo in media meno di 2 euro l'ora. Lo scenario è assai preoccupante. La disoccupazione aumen-ta, pochi gli aiuti per i tanti giovani, anziani, disoccupati, che vivono situazioni di disagio sociale. Adesso i cittadini sono stanchi delle solite promesse pre elettorali, puntualmente di-sattese dopo il voto. A chi è stato demandato il compito di risollevare le sorti di questa terra, chiedono un'assunzione di responsabilità sui temi cardine dello sviluppo, sul diritto alla salute, per ridisegnare il futuro della Calabria e ridare speranza e fiducia ai Calabresi. La politica, bisogna forse ri-cordarlo a qualcuno che lo fa di mestiere, è pur sempre e innanzitutto cura del bene comune.

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“…ogni uomo merita un rispetto

incondizionato cui nessuna

"ragion di Stato",

nessun "interesse superiore",

la "Razza", o la "Società" può imporsi”

l significato profondo della dignità racchiuso nel “valore intrinseco e inestimabile di ogni essere umano, senza distinzioni di età, stato di salu-te, sesso, razza, religione, grado d'istruzione,

nazionalità, cultura, impiego, opinione politica o condizione sociale…”, oltrepassa spesso il confine tra la vita e la morte. A testimoniarlo sono i tanti nomi, i volti e le storie di quanti pur di difenderlo hanno sa-crificato la loro stessa vita. Ed è proprio con l’intento di promuovere la dignità umana, attraverso la cultu-ra della mondialità e della cooperazione allo sviluppo che, nel 1983 nasce nel cuore di Cosenza il MO.C.I. (Movimento per la Cooperazione Internazionale), dislocato anche nelle sedi di Reggio Calabria e Mila-no. <<Un’Organizzazione non Governativa che opera principalmente nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, della sostenibilità ambientale e dell’ac-coglienza agli stranieri. Nello specifico - ci spiega il responsabile della sede della città bruzia, Gianfranco Sangermano - per quanto concerne la cooperazione internazionale, finanzia progetti in Kenya inerenti alla sovranità alimentare e al sostegno agricolo per bambini e ragazzi diversamente abili di età scolare, presso due case di accoglienza: Kathonzweni e Wote; attività artistico-culturali e di sostegno scolastico ai giovani in difficoltà socio economica a Mukuru>>. La sede operativa di Cosenza gestisce, infatti, finanziamen-ti di progetti locali di prevenzione, cura, educazione sa-nitaria e formazione rivolta ai tanti giovani che come Jackson e Leonard, originari del Kenya, potranno im-

parare le tecniche di coltivazione pres-so l’Arca di Noè, Cooperativa Sociale sita a Vadue di Carolei, una realtà mol-to simile alla loro. Un’esperienza grazie alla quale altri giovani lavoreranno e vivranno del lavoro dei campi. Il capan-none del MoCi, in via Popilia, dà l’idea di una fabbrica di mobili: in primo piano, tantissimi accessori d’arredo e attrezzi da lavoro. Al suo interno Egeonu Tochukwu Ezra è alle prese con un armadio dalle grandi dimensio-ni. Il giovane nigeriano ha imparato l’arte del restauro e con un velo di timidezza si lascia immortalare dal no-stro obiettivo. A distanza solo di qualche metro, il ca-pannone Stella Cometa Onlus, e appena accanto una coloratissima bottega dove all’interno si trova proprio di tutto. <<E’ il famoso “mercatino dell’usato solidale", dove abiti, mobili, libri, videocassette, vestiti, stovi-glie e suppellettili vari vengono recuperati. Chiunque – evidenzia il coordinatore - può comprare un paio di scarpe al prezzo simbolico di 2 euro ed evitare spiace-voli situazioni di disagio socio-economico>>. Inoltre, il MO.C.I. effettua traslochi, trasporti, pulizia dei loca-li, raccolta solidale dell’alluminio, del polietilene e della carta, dedicandosi all’accoglienza dei tanti stranieri pre-senti, attività necessaria per favorire l’integrazione con il territorio. Ed è rivolto proprio ai quattro anni d’intensa attività rivolta proprio all’integrazione, l’intervento di Luana Ammendola, volontaria della struttura e coordi-natrice del “Settore immigrazione”. <<Dal 2010 - dice - abbiamo intrapreso volontariamente un percorso di

Disagio e integrazione l'impegno del MO.CI.

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ATTUALITA’

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“…ogni uomo merita un rispetto

incondizionato cui nessuna

"ragion di Stato",

nessun "interesse superiore",

la "Razza", o la "Società" può imporsi”

Disagio e integrazione l'impegno del MO.CI.

accompagnamento scolastico rivolto ai minori rom rumeni del campo di Cosenza, dove il dato dell’evasione scolastica si aggirava intorno al 100%>>. Per far fronte all’evidente problema della scolarizzazione sono

state studiate vere e proprie <<azioni spe-cifiche tra cui - ci spiega - il censimento dei bambi-ni in età scolare e prescolare nei tre insediamenti, il rapporto con le scuole, gli incontri con i loro genitori e l’organizzazione di un dopo scuola adeguato>>. L’impegno dell’organizzazione verso questa direzione, si dirama, dunque, nelle attività didattico-educative (rivolte ai bambini della scuola primaria e secondaria), nell’accompagnamento extrascolastico circa le nozioni di base della lingua italiana parlata e scritta, nonché nello svolgimento dei compiti assegnati a scuola. <<Le attività didattico-educative - specifica - s’inseriscono in un percorso più ampio di sostegno alla scolariz-zazione dei bambini rom rumeni; laboratori socio educativi contro la dispersione scolastica nelle scuo-le primarie e secondarie di primo e secondo grado e percorsi di sensibilizzazione all’intercultura rivolti anche alle istituzioni; attività ludico ricreative per i bambini italiani e stranieri e quelle di educazione allo sviluppo per il mondo giovanile>>. Interventi in-dispensabili, insomma, per far fronte ad un’emergenza sociale che nella città bruzia esiste da molti anni, ma che nonostante l’attenzione delle istituzioni continua ad avere bisogno di supporti concreti in termini eco-nomici e operativi. Le cause dei problemi che si affron-

tano quotidianamente nel campo rom sono diverse, prima tra tutte <<la precarietà in cui vivono i minori all’interno del campo, in riferimento soprattutto alla pulizia e all’igiene personale – ammette Luana – e le difficoltà degli istituti scolastici nell’accogliere le “di-versità” in generale, in un periodo come quello at-tuale che ha visto il sistema scolastico italiano messo a dura prova per carenza di personale e riduzione dei fondi, facendo aumentare l’esclusione sociale dei più deboli>>. In questo senso, il loro intervento mira all’eliminazione delle “scuole ghetto” <<attraverso il dislocamento dei piccoli studenti nei diversi istituti della città, ma purtroppo - dichiara apertamente - non ci sono scuolabus sufficienti per poterli raggiungere e la maggior parte degli stessi (in particolare quelli del centro città) appare ancora restia ad accogliere i rom>>. Il loro auspicio? << Un maggiore interesse da parte delle Istituzioni preposte all’inclusione so-ciale e al riconoscimento dei diritti fondamentali dei soggetti a rischio di esclusione, sottolinea>>. A tale proposito, la loro speranza è quella d’inserire delle figu-re professionali idonee, quali quelle di educatori e me-diatori culturali, soprattutto nei casi in cui è necessario iniziare con un percorso di prima alfabetizzazione. E se crediamo nel principio secondo il quale “…ogni uomo merita un rispetto incondizionato cui nessuna "ragion di Stato", nessun "interesse superiore", la "Razza", o la "Società" può imporsi”, non possiamo che puntare al superamento delle resistenze socio-culturali e alla ricer-ca di soluzioni condivise tra persone che non dimenti-cano di essere tutti fratelli.

Servizio di Francesca Porco

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Servizio di Rita Abbruzzino

iamo abituati a pensare agli immigrati a bordo di barconi in balia del mare. Quando approdano sulla terra ferma le cose cambia-

no e queste persone si trasformano in indesiderati. Don Giacomo Pa-nizza che a Lamezia ne ha accolti alcuni nella sua comunità non può tacere il dramma delle traversate nel Mediterraneo, cimitero senza croci “Salvare le vite è un dovere”, dice glissando polemiche sulle operazio-ni Mare Nostrum che si è conclusa e Frontex che dovrebbe partire il 1 novembre. All'Università della Calabria l'ufficio nazionale antidi-

scriminazioni razziali presenta il rapporto 2014. Si tratta del dossier Statistico sull'immigrazione. Foto-grafia del fenomeno, numeri esatti e un teorema: dimostrare con i dati che gli immigrati sono una risorsa. C'è un capitolo dedicato alla nostra regione lo troverete a pag 420. In Calabria gli stranieri censiti nel 2013 sono 86.000, 12mila in più del 2012.Nella nostra regione si registra un incremento delle donne: nel 2001 la percentuale si attestava al 45.9% nel 2013 al 53, 5%. La provincia calabrese con alta densità di stranieri è Cosen-za, se ne contano 28mila , seguita

da Reggio Calabria, 27mila e Catanzaro 15mila.La domanda è cosa fanno per vivere gli immigrati? “Sono 12mila le imprese individuali”- afferma la ricercatrice Roberta Saladino “Gli immigarti sono impiegati soprat-tutto nei servizi ed in agricoltura” Insomma fanno girare l'economia è la risposta e con i ricongiungimenti familiari arrivano i bambini si riempiono le classi. Un dossier, una ricerca che senza pregiudizi raccon-ta l'integrazione, l'ospitalità della Calabria e una terra che cambia anche grazie al contributo degli immigrati.

S

In Calabria aumentano gli immigratiCOSENZA la Provincia con più STRANIERI

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Ajo e fundit, çë ndodhi para një lice të Kosenxës bin’e pënxon edhe një herë për dhunimin mbi gravet. Duket se ai trim qe sulur pse rrinei me atënë çë kish qenë nusja e jetrit, kështu sulmuesi donei të kish prapë vajzin të parin duke u kano-sur dhe pra duke e cënuar dhëndërrin e e ri. Këtë herë dhunimi nuk qe bërë një graje por rruga është e njëjta: gruaja ka të jetë një pronësi per-sonale, që s’mund të vendos si e me kë të rrier. Alarmuesë të dhënat që thonë se dhunimi kundër gravet është në rritje megjithatë është gjë që nuk shkon mirë: denoncimet nuk janë kaq shumë por ngjarjet në cilat gratë janë viktima janë edhe më shumë në rritje. Edhe ndër katundet është e njëjta gjë por sipas një kërkim bërë Ungër nga shoqata “A.C.TA. Ungra” sa të diskutohei mbi temin, mbi 100 pyetësorë duall se mosnjë grua pësoi ose pa dhunime. Një të dhënë me kureshtje nëse konsiderohet atënë që ndodhet. E dhëna mund të kuptohet nëse konsiderohet si një mun-gesë ndjeshmërie për fenomenin, mund të jetë se nuk njohjinë dhunimin, mund të jetë se konsi-derohet dhunim vet gratë janë sulur nga burrat. Atëherë duhet pak kujdes dhe eduli, sepse është dhunim kur një grua është sulmuar me fjalët, ës-htë dhunim kur një burrë i thot gruas se nuk vlen sa të jenë ata pronarët; është dhunim kur një burr thot se gruaja rri me gjithë vet sepse i tha “jo” atij. Gratë faljinë burrat pse qenë mësuar të ishin nënë atëvet të parin dhe shoqëvet pra dhe duket se kultura për respektin dhe për barazinë midis burra dhe gra nuk vete përpara. Kam të nisemi nga gratë, sa të kuptojnë se të jesh nënë burravet mund jetë rresik për vetën dhe më shumë janë edukim të keqë për fëmëjët: guanjunëvet i duket normal të jenë menat pronarët e nusevet dhe kës-htu vashazit që do të mendojnë se kanë të rrinë nënë burravet.

Violenza sulle donne? NUMEROSI EPISODI MA POCHE DENUNCE

Dhunim mbi gravet? Nisemi nga gratëultima vicenda accaduta davanti ad un liceo

di Cosenza pone ancora una volta l’atten-zione sulla grave situazione della violenza sulle donne. Dietro al pestaggio del ragaz-zo pare ci sia stata una rivalità amorosa che

ha spinto l’aggressore a ristabilire la proprietà attraverso la minaccia e poi l’aggressione verso il nuovo fidanzato del-la ragazza. Stavolta la violenza non si è scatenata su una donna ma il principio è lo stesso: la donna deve essere una proprietà personale, che non ha facoltà di decidere come e con chi stare. Allarmanti i dati che segnalano una violen-za crescente verso il sesso debole eppure c’è qualcosa che non torna: le denunce non sono così numerose eppure gli episodi che vedono vittime le donne sono sempre più in aumento. Anche le realtà medio piccole non ne sono esen-ti ma secondo un’indagine, condotta a Lungro dall’asso-ciazione “A.C.TA. Ungra” per discutere sul tema, su 100 questionari somministrati è emerso che nessuna donna ha subito o assistito ad episodi di violenza. Un dato abbastan-za curioso considerando la tendenza nazionale. Il dato non può che leggersi alla luce di una mancanza di sensibilità al fenomeno, forse non si è in grado di riconoscere la violenza, forse per violenza si intende solo l’essere brutalmente mal-menate. Allora servirebbe un po’ di attenzione e di educa-zione, perché è di violenza che si tratta quando una donna viene aggredita verbalmente; è violenza quando si disprezza la propria compagna annullandola psicologicamente per renderle indispensabile l’uomo che ha a fianco; è violenza quando un uomo decide di offendere la dignità di una don-na descrivendola come una poco di buono solo perché ha osato rifiutarlo. L’atteggiamento comprensivo delle donne è frutto del retaggio culturale che ha visto sempre le donne succube dei padri prima e dei mariti dopo non sembra ce-dere il passo alla cultura del rispetto e della parità tra generi. Bisogna partire dalle donne, far capire loro che tutti gli at-teggiamenti di sottomissione costituiscono un pericolo per loro stesse e in più sono di cattiva educazione per i figli: ai ragazzi sembrerà normale considerarsi un domani i padroni delle donne e a fare considerare le ragazze come donne che dovranno essere assoggettate agli uomini.

Servizio di Saverina Bavasso

L'

ATTUALITA’

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nche l'autunno 2014 ha drammaticamente riportato all'attualità il problema del rischio idrogeologico, a partire da quanto avvenuto a Genova nei giorni scorsi. Il problema della

fragilità del nostro territorio e dell'esposizione al ri-schio di frane e alluvioni riguarda molte aree della Pe-nisola. Sono tantissimi i comuni italiani, che presenta-no aree a rischio idrogeologico e che comportano ogni anno un bilancio economico pesantissimo, intollerabi-le quando è pagato con la vita. Sono trascorsi solo due anni e a Genova, paura e sgomento, hanno devastato nuovamente intere famiglie. Precipitazioni intense che si sono riversate su un territorio fragile, causando l'e-sondazione di corsi d'acqua, allagamenti e purtroppo ancora vittime. La popolazione invitata ad evacuare, danni per oltre 300 milioni. Nel mirino le opere fatte e quelle non realizzate in ambito idraulico, la manu-tenzione degli alvei e la catena di attività degli organi amministrativi, dalla mancata allerta alla gestione d'e-mergenza, al piano di protezione civile del Comune. Quanto dovremo aspettare ancora, perché il dissesto idro-geologico e il rischio connesso con le frane e le alluvioni diventi nel nostro Paese una priorità? Anche in Calabria la situazione non è delle migliori. Allora, anche noi, dobbia-mo vivere nel terrore? "Purtroppo, nonostante i disastri e le tragiche conseguenze di questi fenomeni su tutto il territorio nazionale, si continuano a favorire progetti di occupazione di suoli naturali o agricoli invece che salvaguardarne la destinazione d'uso" - ci spiega Pa-squale Mendicino, tesoriere dell'Ordine geologi della Calabria.

Frane e Alluvioniil RISCHIO C'E', la PREVENZIONE NOServizio di Valentina Viola

In ordine la frana di Cerzeto (Cs)L'alluvione di GenovaNel riquadro Pasquale Mendicino,Tesoriere dell'Ordine Geologi della Calabria

A

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Il territorio regionale è ad alto rischio idrogeolo-gico. Qual è la percentuale a rischio dei Comuni Calabresi?In Calabria dal 2008 al 2012, gli eventi di dis-sesto che hanno colpito il territorio regionale, hanno provocato danni stimati per oltre un mi-liardo e mezzo di euro. Negli ultimi quindici anni nove ordinanze di protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno riguardato la Calabria e tuttavia, spesso, si è intervenuti senza una chiara logica di preven-zione per la mitigazione del rischio. Attual-mente gli investimenti di cui all'Accordo di Programma Quadro, "APQ" siglato nel 2010, tra Regione Calabria e Ministero dell'Ambien-te, prevedeva finanziamenti per 220 milioni di euro, per interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, risultano ad oggi, in fase di lenta attuazione. Non si fa in tempo a ripristinare i danni prodotti da eventi verificatosi negli anni passati che, se ne sono prodotti altri. La recente legge di stabilità ha previsto per in-terventi idrogeologici su scala nazionale, 180 milioni di euro in tre anni, che nulla rappre-sentano rispetto ad una stima complessiva di circa 40 miliardi. Il tutto al fine di mettere in sicurezza in maniera ragionevole il territorio nazionale. È stato stimato che, in oltre l'80% dei comuni calabresi ci sono abitazioni che ricadono in aree a rischio frana o alluvioni. In Calabria, sono state censite circa ottomila frane che coprono oltre 800 Km₂ di territorio. Mentre 400 Km₂ del territorio è sottoposto a rischio idraulico. Quali rischi di carattere geologico esistono nella nostra regione?Purtroppo la Calabria è sottoposta a due tipi di rischio: quello idrogeologico da frana e quello idraulico da esondazione.Perché siamo così devastati da questi rischi. Che cosa si potrebbe fare per evitare o meglio diminu-ire questi disastri?Sicuramente, la necessità di una maggiore cura, controllo e manutenzione del territorio, evitando una urbanizzazione non equilibrata che, purtroppo, negli ultimi vent'anni in Ita-lia, ha portato ad un consumo medio del suolo stimato di 7 m₂ al secondo e ogni anno, avviene una cementificazione di superficie pari a 300 Km₂. Tutto questo, è la causa di una urbaniz-zazione sfrenata che ha costretto circa 160 Km

di litorale ad arretrarsi. Per fronteggiare la criticità idrogeologica è ne-cessario cominciare proprio da una pianifica-zione del territorio organica ed equilibrata. Come il decreto "Sblocca Italia" interviene su questa tematica?Il decreto, consentirà di autorizzare 3500 in-terventi urgenti su tutto il territorio naziona-le che, saranno finanziati con cinque miliardi di euro alla fine del 2014. È importante, che le opere considerate fondamentali per l'incolu-mità pubblica non potranno più essere bloccate dai tribunali regionali.Quali sono i vantaggi di questo decreto sulla Ca-labria?Sicuramente la rapidità delle procedure. E fan bene sperare ad interventi di prevenzione oltre a quelli già stabiliti che, riguardano interventi mirati all'emergenza. Alla luce dei fatti di Genova, perché, ancora ci si ritrova in una situazione d'emergenza?La selvaggia urbanizzazione lungo i corsi d'acqua, ha costretto e costringe gli stessi, a ri-prendersi il loro naturale decorso, attraverso le esondazioni. Oltre tutto, la burocrazia ed i veti dell'amministrazione sui progetti di can-tiere e ricorsi al Tar, sono stati anche loro causa dell'accaduto. Pubblicamente, Genova ricono-sciuta come "Città da 100 anni di storia idrau-lica clamorosamente sbagliata".In che modo la nostra regione riconosce le zone a rischio?Attraverso "l'Autorità di Bacino", un Ente, che è stato istituito con la legge 18 maggio 1989 n.183 (Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo. Rappresenta un organismo misto, costituito tra stato e regio-ni. L'Autorità di Bacino Regionale (A.B.R.) si occupa di coordinare e controllare le attività di pianificazione, di programmazione e di attua-zione inerenti ai bacini idrografici. In definitiva, le attività che fanno capo all'A.B.R. sono: la conservazione e la difesa del suolo da tutti i fattori di rischio, naturali ed antropici; il mantenimento e la restituzione, per i corpi idrici, delle caratteristiche qualita-tive richieste per gli usi programmati; la tutela delle risorse idriche e la loro razionale utilizza-zione e, non ultima, la tutela degli ecosistemi, con particolare riferimento alle zone d'interes-se naturale, generale e paesaggistico.

ATTUALITA’

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utilità di un oggetto dipende dall’uso che si sceglie di farne: un coltello serve a tagliare il pane ma potrebbe trasformarsi, nei casi più estremi, in un’arma con cui fare del male a qualcuno. Il ragionamento vale per tutto e

può essere applicato in ogni ambito, anche quello vir-tuale. Così succede che nel mare magnum di Facebook, frastagliato da combriccole di esaltati o da improbabi-li gruppi la cui idolatria si riversa su qualunque cosa, anche la più inimmaginabile, spesso in nome del puro fancazzismo, un commento normalissimo che produ-ce una discussione normalissima arrivi, all’improvviso, inaspettatamente, ad avere un effetto concreto di citta-dinanza attiva. La genesi del Comitato “A difesa della Valle del Savuto” sta tutta qui. Lo spiega direttamente Bruno Sicilia, che di quel commento è proprio l’autore e del Comitato uno dei fondatori. Una chiacchierata bella, lunga, stracolma di spunti e impregnata di amore sincero verso la propria terra, che va difesa coi denti da chi cerca ogni giorno di mortificarla; disconoscendone la storia, il ruolo, le funzioni strategiche.Tutto è partito da Facebook, dunque?«Sì. Avevo appena letto del rischio di trasferire a Co-senza il laboratorio analisi, dopo che già hanno tolto al nostro ospedale, inspiegabilmente, il Punto di Pri-mo Intervento. Mi è parso subito l’ennesimo oltrag-gio al nostro paese, già privato di tanti altri servizi essenziali. Così l’ho denunciato su Facebook, in modo che tanti altri roglianesi, e non solo, potessero saperlo e diffonderlo. In modo che tutti insieme potessimo at-tivarci per impedirlo, in qualche modo.»Il tuo messaggio ha funzionato alla grande.«Lo dico con grande onestà: mai avrei immaginato una cosa del genere! Già in passato mi era riuscito di scatenare sulla mia bacheca virtuale lunghe e accese discussioni su temi importanti, che riguardano di-

rettamente la nostra vita quotidiana, i nostri diritti. Ma se qualcuno mi avesse detto che da un semplice post pubblicato su Facebook sarebbe sorto un Comi-tato di cittadini, gli avrei risposto, col sorriso sulle labbra, di scendere dalle nuvole…»Invece è proprio successo questo. Dalla piazza virtuale alla realtà, quali sono stati i passaggi successivi?«Alcuni amici, che avevano preso parte alla discus-sione, mi hanno contattato dandomi la loro piena disponibilità a partecipare in modo attivo a forme organizzate di protesta, ma anche e soprattutto di proposta. Trovarci tutti insieme, concretamente, è stato quasi naturale. Così, lo scorso 26 settembre abbiamo fatto la prima riunione. Voglio citarli tutti i partecipanti, perché grazie a loro è stato possibile fondare il Comitato “A difesa della Valle del Savuto”: Lorella Amato, Max Crimi, Ferdinando Falbo, Anto-nello Fante, Vincenzo Marsico, Antonio Stumpo, Ga-spare Stumpo e Fabiano Trocini. Tutti accomunati dall’attaccamento profondo alla nostra terra e dalla rabbia verso chi sta cercando di distruggerla.»Immagino che il primo argomento di discussione sia stato il futuro del Santa Barbara, l’ospedale di Roglia-no.«Inevitabilmente. La spinta che ha portato a tale ag-gregazione è scaturita proprio dall’ennesima mortifi-cazione subita dal nostro territorio, con la chiusura del Punto di Primo Intervento. La nostra zona, in-fatti, è stata penalizzata da una decisione scellera-ta quanto maldestra che non ha tenuto conto delle criticità legate alla carenza di servizi, alla vetustà delle infrastrutture ed alle caratteristiche geografiche del comprensorio. Una scelta che, peraltro, ha inci-so sull'attività del pronto soccorso più vicino, quello dell’ospedale Annunziata di Cosenza, congestionan-dolo all'inverosimile.»

L'Servizio di Luigi Caputo

UN COMITATO PER LA VALLE DEL SAVUTODalla piazza virtuale a quella reale

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ATTUALITA’Il Comitato A difesa della valle del Savuto

L'ospedale Santa Barbara e il ponte oggetto di discussione

E cosa avete deciso di fare, in concreto?«Il Comitato, facendosi portavoce delle istanze delle popolazioni dell’intera Val-le del Savuto, con una missiva indirizzata ai management dell’Azienda Ospedaliera e dell’Azienda Sanitaria ha chiesto ufficial-mente un incontro per discutere del pro-gramma di riordino del Santa Barbara. In particolare, nell’ambito dell’approvazione del Piano delle Emergenze - Urgenze in Ca-labria, abbiamo chiesto un confronto sulla riapertura del Punto di Primo Intervento a Rogliano e sulla nostra proposta programmatica, che prevede: il rilancio della struttura mediante l’attivazione del reparto di lungodegenza – riabilitazione, l’istituzio-ne del Day Surgery aziendale, l’avvio del secondo turno della dialisi, l’attuazione di quanto previsto nell’Atto Aziendale.»Luciano Pezzi, generale in pensione della Guardia di Finanza e nuovo commissario ad acta della sanità cala-brese, ha detto che pur nel breve periodo del suo man-dato avrà bisogno dell’aiuto di molti e ascolterà tutti.«Lo speriamo, per questo sulla base della relazione stilata dal commissario chiediamo che i reparti di oncologia e pneumatologia, viste le accertate carenze strutturali del Mariano Santo, vengano trasferiti al Santa Barbara. Su 30 posti letto attualmente dispo-nibili presso il nostro ospedale, nel reparto di medi-cina, solo 18 vengono utilizzati. Riconvertendo que-sti spazi per gli esami di broncoscopia, il servizio di oncologia e pneumatologia potrebbe usufruire degli ambulatori di gastroscopia e colonscopia, realizzati seguendo tutti gli standard di sicurezza. Lo spostamento di questi due reparti dal Mariano Santo al Santa Barbara rappresenta una soluzione facile da implementare e consona sul piano della fru-

izione ospedaliera, considerata la distanza esigua fra i territori. Perciò, il Comitato ha invitato il generale Pezzi a visitare gli ambienti dell’ospedale di Roglia-no per rendersi conto personalmente delle sue carat-teristiche ottimali.»In tutta sincerità, il Comitato ha mire politiche consi-derando che nel 2016 si svolgeranno a Rogliano le ele-zioni comunali?«Lo escludiamo categoricamente! Anzi, pur essendo aperto al contributo di tutti i cittadini di buona vo-lontà, anche se tesserati in partiti politici, il Comita-to ribadisce la sua piena autonomia di pensiero e di azione nell’ambito della cittadinanza attiva. Ci stiamo già occupando anche di tutte le altre proble-matiche che, purtroppo, riguardano la nostra valle: ambiente, trasporti, viabilità... A breve, chiederemo un incontro alla Sovrintendenza dei Beni Culturali per capire se i nostri meravigliosi ponti (Alli Fratti, Annibale, Isca Romana e Tavolaria) sono vincolati e finanziabili, nell’ottica di un pieno recupero paesag-gistico che stimoli il turismo locale.Tornando alla tua domanda: no, non c’è assolutamente alcun progetto di lista civica o quant’altro. Le nostre uniche mire riguardano la difesa della Valle del Savuto.»

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16 ~ PeopleLife ~ Novembre 2014

«CServizio di Monica Perri

NASCE UNINDUSTRIA CALABRIA

ome presidente di Confindustria sono molto orgoglioso di essere qui con voi oggi e di aver tenuto a bat-tesimo questo nuovo soggetto asso-ciativo». Lo ha dichiarato Giorgio

Squinzi, presente a Lamezia Terme, insieme al Diretto-re Generale Marcella Panucci, per la presentazione del nuovo soggetto a perimetro regionale di Confindustria: “UNINDUSTRIA CALABRIA - l'Unione degli In-dustriali e delle Imprese di Catanzaro, Cosenza, Cro-tone, Vibo Valentia e Reggio Calabria". Ad illustrare la riforma i Presidenti delle cinque Associazioni Terri-toriali della Calabria, tra cui Natale Mazzuca di Co-senza, accompagnato dal Direttore Rosario Branda. «Unindustria Calabria - ha aggiunto Squinzi - è una novità assoluta non solo nel Mezzogiorno, perché è il primo esempio di aggregazione contemporanea tra 5 diverse Associazioni di territorio con la costituzione di un unico soggetto associativo. Dal Sud viene fuori il modello da seguire per tutta Italia». Il Direttore Panucci ha evidenziato «il lavoro meticoloso che sta dietro il progetto, portato avanti da una squadra di grande livello che è pronta a lavorare con sempre maggiore determinazione».

Unindustria Calabria, che conserva e valorizza i singoli presidi territoriali, nasce per rispondere con efficacia alle reali esigenze delle imprese associate e ad un contesto socio-economico profondamente mutato entro il quale le Associazioni degli Industriali si propongono di essere il punto di riferimento per quanti hanno a cuore il ri-lancio del sistema imprenditoriale italiano e calabrese. Il percorso di aggregazione è partito dalla messa in comu-ne dei servizi, attraverso un modello organizzativo a rete che ha saputo affinare prima e consolidare poi modalità e prassi operative, da trasferire, secondo steps program-mati e definiti, alle connesse attività di rappresentanza, fino alla condivisione degli organismi politici, con l’o-biettivo di conseguire economie di scala, mantenendo capillarità e prossimità alle imprese. Per fine dicembre sarà eletto il primo Presidente del nuovo organismo di rappresentanza dell'industria calabrese che ha sede nei cinque presidi territoriali. Tra i primi passi concreti si segnalano le sinergie già atti-vate nei settori dell’agroalimentare - con la costituzione di "Kalos" il Consorzio per l'export e l'internaziona-lizzazione delle aziende agroalimentari calabresi – e nel turismo con la promozione del Contratto di rete "De-stinazione Sud Italia".

A dx Monica Perri,Sotto tavolo presentazione UNIDUSTRIA con al centro Squinzi

Foto di gruppo con al centro il Presidente e Squinzi

NASCE UNINDUSTRIA CALABRIA

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Novembre 2014 ~ PeopleLife ~ 17

ATTUALITA’

SServizio di Franco Bartucci

u questo tema si sono ri-trovati a Cosenza, presso il Liceo Scientifico “G.B. Scorza”, oltre duecento

giornalisti del cosentino, chiamati a raccolta dall’Ordine regionale dei Giornalisti, su iniziativa del Cir-colo della Stampa “Maria Rosaria Sessa”, quale occasione di formazione ed aggiornamento secondo le nuove disposizioni indicate nell’art. 3 com-ma 5 della legge 148 del 2011. L’in-contro, presieduto dal Presidente dell’Ordine regionale calabrese dei giornalisti, Giuseppe Soluri, e dal Presidente del Circolo della Stampa Sessa, Gregorio Coriglia-no, ha registrato un breve interven-to di saluto da parte del Dirigente scolastico del Liceo Scientifico, Mario Nardi; mentre sul tema e i contenuti dato all’evento ha pre-so la parola il giornalista Nuccio Fava, Presidente della sezione italiana dell’Associazione Gior-nalisti Europei, che forte della sua esperienza ha tracciato la situazione politica, democratica ed economica dell’Europa investita oggi da una condizione di crisi diffusa a livello

sociale ed economico che crea tan-ta insicurezza e disagio nei cittadini del vecchio continente, preoccupati dalla presenza di conflitti bellici, è il caso dell’Ucraina, come da situa-zioni di violenza esterna provenienti dall’area del Medio Oriente ad ope-ra del presunto califfato (ISIS), per non parlare del grande esodo migra-torio che coinvolge i paesi dell’area del Mediterraneo toccando in modo particolare la Sicilia e la Calabria, non risparmiando un coinvolgimen-to nazionale con forti contestazioni ad opera di alcuni movimenti poli-tici a cominciare dalla Lega Nord. Una situazione complessa che meri-ta una grande attenzione culturale e politica ad opera dei governanti, ma che non risparmia ogni singolo cit-tadino del nostro Paese come di tut-ti i Paesi componenti dell’Unione Europea che debbono trovare con-sapevolezza di appartenenza all’U-nione, pretendendo buon governo e massima trasparenza gestionale finalizzata a creare una coscienza di cittadino europeo con una sua Co-stituzione e delle regole ben defini-te. Un percorso ancora tutto da co-

struire ma che necessita di una sua programmazione ben definita con un ruolo strategico del giornalista in quanto garante dell’informazione e contestualmente della formazio-ne attraverso l’utilizzo dei media che danno l’opportunità di creare un rapporto diretto tra l’Istituzione centrale e quelle periferiche per asse-starsi e consolidarsi nell’area di base nota come società amministrata e quindi cittadino/comunità. Avere scelto questo tema sull’Europa e sul ruolo del giornalista per un corso di aggiornamento e di formazione da parte dell’Ordine e del Circolo della Stampa “Maria Rosaria Ses-sa” di Cosenza è da ascrivere come valore di merito, ma che non rispar-mia tutta la comunità dei giorna-listi a ritrovarsi per una riflessione collettiva ad alta voce sul significa-to vero dell’Unione Europea ed in particolare nel contesto della nostra Regione quale ponte di sbarco e contestualmente territorio in attesa di una crescita ed uno sviluppo eco-nomico e sociale vero in linea con le aree più forti e progredite del nostro Paese e della stessa Unione Europea.

“Per un’Europa Politica e Democratica:IL RUOLO DEI GIORNALISTI”

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18 ~ PeopleLife ~ Novembre 2014

l pascolo preferito dalle bufale, si sa, è il web. Tut-tavia occorre fare attenzione, perché non sempre la bufala è innocua e, non sempre, lascia il lettore privo di conseguenze. L'approssimazione, infatti,

il più delle volte rischia di destare preoccupazione ec-cessiva e apprensione laddove non c'è bisogno che ce ne sia. E' proprio il caso di una notizia che ultimamente ha seminato allarmismo nei social network e che, alla verifica, è risultata diversa da come ci veniva descritta. Parliamo delle modifiche apportate al nuovo Codice della strada (in particolare all’art. 94, comma 4-bis) dalla legge n. 120/2010 e regolate dal decreto mini-steriale entrato in vigore il 7 dicembre 2012 che pre-vedono obblighi di comunicazione, di regola in capo agli utilizzatori/“aventi causa”, finalizzati all’ag-giornamento dell’Archivio Nazionale dei Veicoli e dei documenti di circolazione. Queste modifiche, sono divenute operative dallo scorso 3 novembre e, sul web, si sono sprecati i titoloni a caccia di click e i commenti ansiosi di chi, magari, si limitava a leggere solo le prime righe della notizia e restava in-terdetto dinanzi alla sanzione molto dura prevista per la violazione della legge (multa da 705 euro, e ritiro della carta di circolazione). Abbiamo perciò contatta-to la polizia stradale (e non siamo stati gli unici, perché molte altre persone, preoccupate, lo hanno fatto) per chiarirci e chiarire un po' le idee. Quello che è venuto fuori è stato un quadro completamente diverso da quel-lo che ci veniva dipinto, a tinte fosche, dai sopracitati titoloni effetto choc. Vero è che da lunedì 3 novembre è scattato l’obbligo di registrare presso la Motorizza-zione e annotare sulla carta di circolazione il nome di chi non è intestatario di un veicolo ma ne ha la disponibilità per più di 30 giorni e, per chi è intesta-tario, l' obbligo di registrare e annotare le variazioni quando «si cambia nome» (generalità per le persone

fisiche e denominazione per quelle giuridiche) ma, non si preoccupi il padre che presta la macchina al fi-glio o i fratelli che condividono lo stesso mezzo, perché sono novità che riguardano principalmente le auto aziendali o a noleggio e, quindi, alle flotte aziendali ex Codice della strada così come modificato da de-creto ministeriale del 7 dicembre 2012. La ratio della norma infatti è quella di regolarizzare la posizione di chi guida auto aziendali per lunghi periodi, per limitare truffe e abusi e per identificare meglio i responsabili di incidenti e infrazioni. Tra l'altro, c’è anche una limitazione temporale fonda-mentale: gli obblighi infatti scatteranno solo per gli atti posti in essere a partire dal 3 novembre. La nor-ma quindi non ha effetto retroattivo. Per tutte le im-matricolazioni già in essere la regolarizzazione resta facoltativa. E' giusto chiarire quindi che il comodato non va regi-strato se a beneficiarne è un familiare convivente dell'in-testatario perché di fatto la legge non si applica nel caso di veicoli privati, e si deduce anche dal limite fissato a trenta giorni: appare chiaro infatti che per usi saltuari e prestiti tra amici e parenti sarebbe difficile dimostrare la durata e la costanza dell’utilizzo. Certo, qualcuno che può aver guadagnato da una falsa notizia, a conti fat-ti, c'è. Presi dalla fretta dovuta all'imminente data del 3 novembre e, impauriti dal fantasma di una sanzione consistente, magari, qualcuno più in là negli anni, non è andato troppo a fondo della vicenda e, sulla fiducia, ha provveduto in fretta e furia ad intestare la propria auto a un parente o a un amico o comunque a una persona che utilizza il mezzo. Furbizia o ingenuità? Non tocca a noi dirlo. A noi tocca, però, l'onestà di diffon-dere notizie veritiere, di non strumentalizzarle al fine di creare allarmismi e, soprattutto, di verificare le fonti e il loro contenuto.

PATENTE E LIBRETTOSTESSO INTESTATARIO

Servizio di Mariagiulia Votta

Cosa cambia con la nuova normativa?

I

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Nella piccola frazione di Trenta si è scom-messo su un progetto che, puntando alla

valorizzazione del passato, diventa un’occa-sione per rianimare il paese.

Un intero centro storico, piccolo e in parte ben con-servato, sta tornando a nuova vita grazie ad un’idea semplice ma allo stesso tempo interessante. Stiamo parlando di Cribari, frazione del comune di Trenta posta sulle colline della Presila cosentina, dove è or-

mai realtà il progetto del “paese museo”. Come tutti i paesi della zona, anche Cribari stava conoscendo uno

spopolamento che riguardava soprattutto la parte antica del paese. Vicoli caratteristici ma poco abitati, con case dalla lunga storia ma dal basso valore eco-nomico. L’Amministrazione comunale, di concerto con le associazioni locali, ha così acquisito parte di

questi immobili e molti di questi sono stati sistemati e conservano ora oggetti, mobili, attrezzi, in modo da

ricreare diversi ambienti così com’erano un tempo. L’idea in realtà ha origine in un'altra attività partita da circa vent’anni: la rappresentazione del Presepe vivente che nelle festività natalizie attira a Cribari

gente da tutta la provincia. Partendo da questa rap-presentazione è iniziata la raccolta degli oggetti e la

sistemazione delle ambientazioni che ha portato oggi a trasformare l’intero paese in un museo. Uno degli aspetti che più qualificano il progetto è proprio la

ricostruzione di alcuni ambienti che ripropongono le principali attività di cui disponeva un centro abitato. Luoghi dove si esercitavano mestieri ormai trasfor-

mati o scomparsi del tutto, ricostruiti alla perfezione attraverso gli utensili ed i macchinari di un tempo.

Un antico meccanismo di mulino, il torchio e la ma-cina di un vecchio frantoio, il mantice della “forgia” che il fabbro utilizzava per la lavorazione del ferro, il piccolo locale adibito a palmento, tutto è stato recu-

perato e reso operativo. Qualcosa di più del classico “tuffo nel passato”,

grazie alle fedeli ricostruzioni, agli oggetti d’epoca e alla bellezza del borgo di Cribari.

Servizio di Lorenzo Coscarella

CRIBARI: un intero paese diventa museo

Servizio di Lorenzo Coscarella

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22 ~ PeopleLife ~ Novembre 2014

ylan Dog di recente ha deciso di fuggire con il fido Groucho dalla tetra Londra, trovando rifugio nel capoluogo bruzio, stregato dalle bellezze architettoniche

del borgo medievalee soprattutto dall’amore verso la sensuale Malvina, e non di rado lo si vede sor-seggiare un thè al Caffè Renzelli o inseguire un fantasma nel dedalo delle antiche viuzze del centro storico: ‘Un amore mostruoso a Cosenza’ è il titolo dell’esclusivo albo presentato in anteprima durante l’ottava edizione de ‘Le Strade del paesaggio’, in col-laborazione con la Sergio Bonelli Editore. Il festival, svoltosi dal 10 al 26 ottobre, è frutto di un connubio ormai saldo tra la Provincia di Cosen-za e la società cooperativa Cluster e ha consacra-to la città calabra come vera e propria capitale del fumetto. Un evento unico nel panorama nazionale, interamente dedicato alla letteratura disegnata, at-traverso un calendario denso di iniziative, da mostre a presentazioni di graphic novel e fumetti, a incontri con illustri autori e fumettisti, come Ivo Milazzo, cresciuto alla scuola Disney e creatore con Gian-carlo Berardi per la Sergio Bonelli Editore di Ken Parker, Enrique Breccia, icona del fumetto latino-americano, che ha raccontato storie come quelle di Che Guevara e Moby Dick, il regista candidato agli Oscar Alessandro Rak, l’autrice giapponese Fusa-ko Yusaki che ha presentato presso l’Auditorium “A. Guarasci” il cartone animato “OTO”, gli italia-ni Alberto Gennari, Luca Raimondo, Dario Mor-gante e Angelo Calvisi, il giornalista e conduttore del programma televisivo ‘Polifemo’ Vito Foderà, il musicista Andy dei Bluvertigo, appassionato da sempre di arti visive nonché illustratore e grafico, Lorenzo Bartoli, creatore assieme a Roberto Rec-chioni del personaggio John Doe. Tra le mostre in-teressanti, quella dedicata a Don Gallo “Sulla cattiva strada”, “Buon compleanno, Pippo!” con l'esposizio-

‘FESTIVAL LE STRADE DEL PAESAGGIO: l’indagatore Dylan Dog segue l’amore mostruoso in terra bruzia’

Servizio di Maria Chiara CundariFoto di Francesco Farina

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CULTURA

Novembre 2014 ~ PeopleLife ~ 23

‘FESTIVAL LE STRADE DEL PAESAGGIO: l’indagatore Dylan Dog segue l’amore mostruoso in terra bruzia’

ne delle tavole originali di uno tra i più amati personaggi Disney, "Timeless Spaceless" della talentuosa graphic designer, Mirella Nania, Daniela Volparo con la sua personale “Morbido Tratto”, e la mostra “Morgana, la moda nel fumetto contemporaneo” che ha regalato un excursus storico, dall'Egitto alla Londra degli anni '70, dei costumi che i disegnatori hanno creato per caratterizzare le loro storie. Protagonista indiscusso è stato l’indagatore dell’in-cubo più amato al mondo, che questa volta ha fatto i conti con misteri ancestrali, un amore stregato e il Ponte di San Giacomo, il cui accesso è consentito esclusivamente alle anime giuste, mentre i cattivi sono destinati a cadere nel baratro. La nuova avventura co-sentina di Dylan Dog è stata sceneggiata da Giuseppe De Nardo: "Cosenza è perfetta. Il centro storico in particolare, con le stradine strette, i saliscendi, le scale, i giochi di ombre e di luci delle vecchie case. D’altra parte, Dylan si trova sempre a suo agio quando lavora in trasferta. L’importante è che ci siano incubi sui quali indagare e belle donne da amare". I disegni invece sono stati affidati a Daniele Bigliardo, anche lui un veterano delle vicende dylaniane: "Sono il tipico disegnatore di fumetti che non ama avere riferimenti foto-grafici, preferisco che tutto derivi dalla mia immaginazione, quindi non ho molto gradito avere luoghi reali da dover riprodurre tramite delle foto. Avrei preferito ambientazioni di fantasia ma l’idea che un cosentino possa trovare divertente vedere il proprio eroe muoversi tra le mura amiche della sua città mi ha sorretto nello sforzo". E i numeri da capogiro dei partecipanti non lasciano dubbi sull’ormai radicato legame narrativo con il territorio di riferimento: Oltre 12.000 sono state le presenze provenienti dall’intero meridione che hanno visitato le mostre in programma negli spazi del Museo del Fumetto, del MAM e della Galleria d’arte Terrain Vague. Più di mille gli studenti degli istituti scolastici del territorio provincia-le presenti ai laboratori promossi dal festival e alle visite guidate delle opere in mostra. L’e-book dell’albo speciale di Dylan Dog ‘Un amore mostruoso a Cosenza’ scaricabile gratuitamente, ha collezionato 12.000 download in poco più di 10 giorni: un dato straordinario e in crescita esponenziale. Sul sito ufficiale dell’e-vento www.lestradedelpaesaggio.com 30.000 sono stati i click di visita e 32.000 gli utenti unici sulla pagina Facebook. Risultati che impreziosiscono e acclamano la città di Cosenza come innovativo crocevia nazionale del fumetto d’autore.

A sx Daniele Bigliardo rea-lizza un'opera per il PIERO ROMEO Park. Durante la realizzazione, pillole di Con-zativicci, Maniamuni e altre storie di Sergio Crocco.

Incontro con Alessandro Rak , regista del film 'L'arte della felicità', candidato ai premi Oscar

'Dj set di Andy dei Bluvertigo'

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24 ~ PeopleLife ~ Novembre 2014

Il fumetto è uno strumento sociale e politico: il suo utilizzo come fonte di documentazione ed approfon-dimento è ancora importante? Il fumetto è un mezzo di comunicazione di massa che ha una duplice relazione: quella con l’editore e il con-fronto con il pubblico. Ho svolto un’intensa attività politica attraverso il fumetto, soprattutto nel mio Paese, seppur non pagato ma all’interno di un movi-mento politico ben preciso, quello peronista. Quindi, di certo può assumere diversi ruoli, anche quella di strumento per la lotta politica. C’è stato un pericolo reale che anche voi fumettisti ve-niste presi di mira dalla violenza militarista?Purtroppo in Argentina anche noi fumettisti, alla stregua di artisti, intellettuali e militanti politici, correvamo il rischio di sparire. E molti purtroppo sono spariti. HéctorOesterheld, mio grande amico, sceneggiatore del fumetto argentino ‘L'Eternauta’, disegnato da mio padre, sparì insieme a tutta la sua

famiglia. Sia perché ‘L’Eternauta’ era un fumetto po-litico che attraverso la pseudo storia di fantascienza in realtà alludeva alla realtà dittatoriale argentina in maniera terrificante, ma anche perché faceva in prima persona attività di lotta alla dittatura. Persi-no le sue figlie, entrambe incinte, non furono rispar-miate dalla brutalità del regime. La sua attività politica tramite immagini è passata an-che attraverso i muri del suo Paese: si può disegnare la storia attraverso un ‘murales’?Certamente. Vi sono modalità diverse anche nella realizzazione dell’arte murale. Sia quella ‘legale’, come ad esempio due disegni che feci per l’Ospedale Francese di Buenos Aires, sia l’attività prettamente militante, cioè le azioni notturne con i miei compa-gni. In un tempo di estrema commercializzazione del-le immagini, la dimensione operativa e produttiva è ormai su scala globale: quanto questo passaggio ha

Il fumetto e la politica: il Maestro Enrique Breccia

si racconta a Le Strade Del Paesaggio

La sua presenza alla settima edizione de ‘Le Strade Del Paesaggio’ è stata accolta da un tripudio di applausi. Il suo primo lavoro ‘La Vida del Che’, è la storia illustrata a fumetti del famoso rivoluzionario Che Guevara scritto da HéctorGermánOesterheld e pubblicato solo dopo tre mesi dalla sua morte in Bolivia, nel 1968. Figlio di uno dei più grandi artisti latino-americani di tutti i tempi, Enrique Breccia, pittore ed illustratore argentino, seguì le orme del padre mettendo a frutto il suo straordinario talento in quasi mezzo secolo di attività e produzioni fumettistiche. La sua collaborazione con Trillo iniziò nel 1976 con il fumetto ElBuenDios, immediatamente seguito da Alvar Mayor, il suo più famoso personaggio con il quale è entrato in scena mondo dei fumetti, ma anche per El Peregrino de la Estrellas, Los Viajes del Marco Mono e il dipinto di El Reino del Azul. Nel 2000 col-labora con gli editori americani di fumetti, per X-Force e Wolverine per la Marvel, e la Legione mondi e Batman: Gotham Knights per la DC Comics. Il maestro sta inoltre lavorando a una speciale edizione di 240 tavole su Tex Willer per la Sergio Bonelli Editore e per il mer-cato francese alla serie LesSentinelles delle edizioni Delcourt.

Il maestro Enrique Breccia

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CULTURA

Novembre 2014 ~ PeopleLife ~ 25

segnato professionalmente la sua produzione fumet-tistica?In primis è importante essere un bravo professioni-sta che sappia soddisfare le richieste del mercato. L’e-sperienza americana alla Marvel ad esempio, mi ha permesso di avere molto spazio di libertà e sperimen-tazione, anche stilisticamente nella relazione con gli sceneggiatori, lavorando insieme sulla messa a fuoco del prodotto finale. A proposito della forza delle immagini: si scorgono attraverso le sue tavole infiniti livelli di studio, di let-tura, di approfondimento, che vanno dall’architettura dei luoghi in cui le storie sono ambientate, alla ricer-ca degli oggetti dell’epoca da ritrarre: al di fuori della narrazione dei protagonisti, come studia un fumetti-sta?Personalmente non studio. Naturalmente ho un ar-chivio mentale, che mi aiuta tantissimo: capitò ad

esempio che una casa editrice inglese mi chiese di curare una collana di fumetti sulla marina militare britannica e ognuno di questi cicli veniva supervisio-nato da un ex militare. Ricevevo i materiali fotogra-fici di volta in volta, ma in quel caso mi chiesero di disegnare un prototipo di fucile d’assalto giapponese, da ritrarre in primissimo piano. Purtroppo non c’era alcuna possibilità di poter visualizzare un’immagi-ne cheagevolasse il mio lavoro. Così lo inventai. Con dovizia di particolari e con tanto di complimenti da parte del committente, che mi chiese come avessi fat-to, visto che neppure lui era riuscito a trovare un’im-magine del fucile. Ovviamente mentii, dicendo che avevo un amico collezionista di armi che me lo aveva gentilmente fatto vedere. Riassumendo, il disegnato-re di fumetti deve ovviamente documentarsi, ma non eccedendo, perché noi fumettisti siamo dei meri bu-giardi, utilizzatori di bugie credibili però.

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26 ~ PeopleLife ~ Novembre 2014

Il primo quadro di De Seta

Quando l’ARTE incontra la SPIRITUALITA'

Ciao Pietro, cosa rappresenta per lei l’arte?L’arte è un po’ tutta la mia esistenza, è puro sentimento, emozione che si tra-sforma attraverso la mia anima in linee, colori e forme. Spesso mi chiedono: ma cosa fai? Cosa dipingi? Lo fai per hobby? Per come concepisco io l’arte non è ad uso e consumo come costruire un qualcosa, un oggetto del quoti-diano. L’arte è puro spirito, è realtà e irrealtà nello stesso tempo. Quando di-pingo cerco di non rappresentare le cose così come si presentano nella realtà come l’obiettivo della macchina fotografica ma quello che sento dentro di me. Il mio corpo fa da filtro e potete immaginare che sentimento provo quando dipingo la mia terra d’origine , la Calabria, la mia Cetraro che poi alla fine c’è traccia in tutte le mie opere figurative anche quando dipingo una realtà com-pletamente diversa. I segreti per dipingere bene (come diceva la mia grande Maestra di pittura Julie Oswald che mi ha seguito per 10 anni prima della sua prematura scomparsa) sono: la chiarezza, limpidezza nell’espressione, ritmo e intonazione dei colori come uno spartito musicale naturalmente dettato tutto dal sentimento e originalità. Per me l’arte evoca gioia, infatti per natura ho uno spirito sempre positivo, spesso gli amici che mi frequentano mi chia-mano il “pittore del sorriso” naturalmente io ci scherzo su ma effettivamente a me piace sorridere, forse lo sono anche di carattere, e vedere la gente felice serena per me è benzina per il mio “motore”.

Quando ha iniziato a dipingere?Il sentimento per il disegno credo che a 7/8 anni era già sviluppato nel mio corpicino. Ricordo che quando andavo a trovare i nonni materni a San Fili con il treno (altra mia passione) mi mettevo, sul tavolino delle vecchie vetture in legno, a disegnare su dei fogli a quadretti di un vecchio quaderno di matematica. Già li avevo una cura “maniacale e un atten-zione del paesaggio. Adoravo disegnare i paesini che incontravo lungo la tratta ferroviaria da Cetraro a Paola per poi prendere la vecchia Pao-la-Cosenza. Oggi, ritrovare quei vecchi quaderni sarebbe come trovare un tesoro. Spero prima o poi di ritrovarli e conservarli magari utilizzandoli per una mia antologica fra un po’ di anni. Il passaggio alla pittura, poi, avvenne quasi in maniera inevitabile ma devo ringraziare 1000 volte il prof. Emilio Apreda ex docente della scuola Media di Cetraro marina che è stato il primo a lasciare dentro di me una traccia indelebile….quella del sentimento per la pittura.

Quando dipinge: di notte, la mattina, quando capita?Prevalentemente di giorno, quando non sono a scuola con i miei alunni, già dal mattino perché per me è la luce migliore. La luce cromatica delle mie opere si sposa con quella diurna reale. Poi chiaramente quando ho delle

Le opere di Pietro De Seta artista calabrese emergentePietro De Seta vive a Milano, ma è legato fortemente

alla sua terra, la Calabria e, in particolar modo, alla sua città d'origine: Cetraro.

È stato allievo dell’Istituto d’Arte, per poi diplomarsi presso l’Accademia delle belle arti di Brera. Oggi è un artista già abbastanza affermato

e i suoi quadri sono apprezzati sia dagli intenditori che dalla gente comune.

L Arte della pesca

Pietro De Seta

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CULTURA

Novembre 2014 ~ PeopleLife ~ 27

Servizio di Denise Grosso

Quando l’ARTE incontra la SPIRITUALITA'

scadenze lavoro anche di sera e a volte tiro tutta la notte. È bello sentire il “rumore del silenzio notturno” in effetti c’è una maggiore spiritualità mag-giore poesia… si riesce a volte a dialogare meglio con l’opera d’arte perché non hai elementi di disturbo… quello che invece hai durante la giornata.

Dove trova l’ispirazione per le sue opere?Da sempre la mia fonte d’ispirazione è la mia Cetraro, la mia Calabria il

mio mare, i miei pescatori. Guai se non avessi più queste cose tra le mani, tra i miei sguardi. Chiaramente tutto è mescolato con la mia fantasia perché

se dovessi rappresentare questi luoghi in tutto e per tutto non riuscirei a dare quella magia che invece l’artista ha. Immaginazione e il sentimento

credo che sia la ricetta giusta del mio lavoro perché prima vivo e sento interiormente l’espressione dell’immagine per poi rappresentare spontanea-mente in arte le immagini tutte ricche di sentimento. Questo passaggio ha il

più alto valore artistico.

Qual è il suo ultimo lavoro?Non ho mai un mio ultimo lavoro perché in studio ho una marea di opere

tutte incomplete, in attesa di essere finite, spesso nella stessa giornata metto mano a più cose. Ma se proprio devo dire l’ultimo, è quello che ho realizza-to per il Centro Velico di Cetraro. Dipinto con il cuore! Con questo “Vento

del Mare” ho voluto dare un contributo, tentando, anch’io, di costruire qual-cosa di positivo per questa città e non potendo utilizzare altri mezzi se non quello dei colori, ho pensato che un ‘opera d’arte poteva essere un ulteriore

mezzo di comunicazione e divulgazione della cultura, in questo caso al servizio della vela e poi scusate io vivo di mare!!!!!!

Dove è possibile ammirare le sue opere?Le Mie opere stanno cominciando a girare un po’ in tutto il mondo dalla Russia al Brasile, proprio quest’ultima nazione ha apprezzato in maniera

particolare il mio lavoro in una tourneè artistica all’inizio del 2014. Ora per il 2016 sto cercando di realizzare una personale con tutti i paesaggi italia-

ni… naturalmente privilegiando il mio territorio.Anche sul territorio italiano le mie opere cominciano a far parte anche di

collezioni pubbliche nel senso che già alcuni musei e sale comunali posseg-gono alcune delle mie opere. Ne cito qualcuna: Il museo civico di Taverna (CZ) luogo e patria di Mattia Preti di cui per anni ne sono stato un attento

conoscitore come ricercatore ai tempi dell’accademia di Brera, Il comune di Lampedusa (AG), Venegono Superiore (VA), Zurigo e tanti altri che non sto qui a ad elencare.Ma la più grande collezione si trova a Milano nel mio

studio atelier da poco rinnovato.

Le opere di Pietro De Seta artista calabrese emergentePietro De Seta vive a Milano, ma è legato fortemente

alla sua terra, la Calabria e, in particolar modo, alla sua città d'origine: Cetraro.

È stato allievo dell’Istituto d’Arte, per poi diplomarsi presso l’Accademia delle belle arti di Brera. Oggi è un artista già abbastanza affermato

e i suoi quadri sono apprezzati sia dagli intenditori che dalla gente comune.

Pietro De Seta

Il maestro al lavoro

La Vecchia Procida

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28 ~ PeopleLife ~ Ottobre 2014

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laTOPTENdelmeseE’ di nuovo Andrea Camilleri il sovrano della nostra clas-sifica, con una raccolta di otto brevi romanzi che hanno per protagonista un Montalbano giovane e forse un po’ inesperto, ma già colmo di quella generosa indulgenza e di quel delicato senso della giustizia che da vent’anni lo fanno amare dai lettori italiani. Allo strapotere del gran-de affabulatore siciliano deve inchinarsi anche un pilastro come Ken Follett, che con I giorni dell’eternità chiude splendidamente l’epica trilogia “The Century” dedicata al Novecento. Sul terzo gradino del podio il romanzo di John Green Colpa delle stelle, con i suoi giovani protagonisti fragili e feriti ma pieni di umanità e di passioni, che già dalla copertina entrano nel cuore dei lettori. Al quarto po-sto la coraggiosa tredicenne Liesel è al centro di Storia di una ladra di libri, il romanzo dello scrittore australiano Markus Zusak, che a due anni dall’uscita, grazie al film che ha ispirato, ritrova fresca linfa. A seguire, Il telefono senza fili, nuovo episodio della serie che vede gli arzilli vecchietti nati dalla penna ironica di Marco Malvaldi, trasformare il pettegolezzo in sistema investigativo di rara efficacia gra-zie all’unico che li ascolta, il barrista Massimo del mitico BarLume di Pineta. Il sesto posto segna il ritorno di Ales-sandro D’Avenia che con Ciò che inverno non è, ridà vita alla figura potente e straordinaria di Padre Pino Puglisi, 3P come lo chiama Federico, il giovane protagonista che in un’abbagliante estate palermitana decide di cambiare la sua vita aiutando i bambini della Parrocchia di Brancaccio. A un’incollatura Il cacciatore del buio, il nuovo avvincente libro di Donato Carrisi che ci intrappola tra le pagine di un thriller che ha per protagonista l’ultimo dei penitenzie-ri, un prete che ha la capacità di scovare le anomalie e di intravedere i fili che intessono la trama di ogni omicidio. L’unico saggio presente in classifica, Il Capitale del XXI secolo dell’economista francese Thomas Piketty, si attesta all’ottavo posto con la sua analisi dei percorsi che hanno condotto alla realtà socioeconomica stravolta di oggi, men-tre bastano pochi giorni dall’uscita de Il Dio del deserto per consacrare Wilbur Smith re incontrastato dell’avven-tura, grazie al ritorno di uno straordinario protagonista, Taita, l’uomo che regge nell’ombra le sorti dell’Antico Egit-to. A chiudere degnamente la classifica ci pensa Il bacio di Giuda, il libro che la signora della letteratura italiana Sveva Casati Modignani dedica alla sua adolescenza nella Mila-no nel 1945, una città orgogliosamente libera ma segnata profondamente dalle ferite dell’occupazione e dei bombar-damenti. Buona lettura a tutti e ricordate che i libri hanno bisogno di noi. E noi di loro.

I GIORNI DELL'ETERNITA'di Ken Follett

Mondadori

L’ angolo dei lettori“Come una partitura spetta a chi la suona, così il libro è del lettore, affidato alla sua irripetibile esecuzione". Erri De Luca

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COLPA DELLE STELLEdi John Green

Rizzoli

MORTE IN MARE APERTOdi Andrea Camilleri

Sellerio editore

STORIA DI UNA LADRA DI LIBRIdi Markus Zusak

Frassinelli

Page 29: Peoplelife novembre 2014

29 ~ PeopleLife ~ Ottobre 2014

piazza 11 settembre - Cosenza tel.0894.795814 Con una superficie di 150 mq su due livelli, offre oltre 10.000 titoli

Libreria Mondadori

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ilCONSIGLIO

Aperta nel 2002 nel cuore della città, con una superficie di 150mq, su due livelli, offre oltre 10.000 titoli di tutte le edi-zioni. Piazza 11 settembre Cosenza - tel.0894.795814

laLIBRERIALibreria Mondadori,

VALENTINA D’URBANOQUELLA VITA CHE CI MANCALonganesi

Valentino è il minore dei fratelli Smeraldo, quattro figli di padri diversi che vivono insieme in una casa della Fortezza, un quartiere occupato in cui persino l’alloggio ti può essere tolto se ti distrai. In questo posto degradato il destino appare segnato, ma quando arriva Delia, bellissima ma più grande di lui, l’idea che una vita diversa sia possibile sembra diventare realtà. A due anni dall’esordio con “Il rumore dei tuoi passi”, la D’Urbano si conferma bravissima nel tratteggiare personaggi reali e sinceri ai quali è difficile non affezionarsi, costruendo un romanzo sull’amore, spietato come solo quello tra fratelli può essere, dolcissimo come solo quello di un ragazzo innamorato sa essere.

CIO' CHE INFERNO NON E'di Alessandro D'Avenia

Mondadori

A cura di Silverio Curti

IL BACIO DI GIUDAdi Sveva Casati Modignani

Mondadori

IL TELEFONO SENZA FILIdi Marco Malvaldi

Sellerio Editore

IL DIO DEL DESERTOdi Wilbur Smith

Longanesi

IL CACCIATORE DEL BUIOdi Donato Carrisi

Longanesi

IL CAPITALE DEL XXI SECOLOdi Thomas Piketty

Bompiani

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30 ~ PeopleLife ~ Novembre 2014

ilLIBROdelMESEPeopleLifelibri

"Diamo una speranza a questa terra che ne ha tanto bisogno", sono queste le parole del presi-dente della Fondazione Carical Mario Bozzo espresse in oc-casione della presentazione del libro “Una vil razza? Riflessioni sulla Calabria e sui calabresi” (Città del Sole), di Aldo Varano e Filippo Veltri. Si tratta di un volume interessante per com’ è stato concepito e realizzato dagli autori, <<costituito - spiega il presidente alla platea del Parco degli Enotri – da due pilastri: uno contenente dei mini saggi caratterizzati da riflessioni pro-fonde sulle tematiche più vive della nostra realtà, dalla mafia di ieri e oggi alla conseguente mutazione della società civile (dove la frequentazione massic-cia della “zona grigia” rischia continuamente di diventare luogo di cultura, paralizzando lo sviluppo del territorio, ndr) e l’altro, incentrato sugli scritti

tratti dalla rivista “Il Ponte” di Piero Calamandrei, risalenti al 1950, interamente dedicati alla Calabria>>. A descrivere allora la profondità della nostra regione furono personaggi illustri di quel tempo: Alvaro, La Cava, Rèpaci, Zanotti-Bianco e molti altri. A loro va riconosciuto un merito che altri non hanno, quello di essere andati oltre alle negati-vità che hanno fatto del popolo calabrese per l’opinione pubblica, un popolo di mafiosi, testardi, passivi e remissivi. Presenti all’iniziativa coordina-ta dal direttore di Teleuropa Network, Attilio Sabato, oltre il professore Bozzo, l’autore Filippo Veltri e il Professor Vittorio Daniele, Docente di Politica economica all’Uni-versità Magna Grecia di Ca-tanzaro. La nostra è una terra bella e dannata, insomma, e <<il mancato decollo della stessa – precisa il professor Bozzo – è il frutto dell’ennesimo fallimento da annoverare a ciascun calabrese>>. <<Perciò - conclude - solo riflettendo e accettando le positi-vità e le negatività di cui siamo responsabili è possibile ricercare la nostra identità e ripartire puntando ad un futuro migliore>>. Una lettura attenta e suggestiva permette di

cogliere gli aspetti che danno spunto a discussioni costruttive e ben lontane dai luoghi comuni che identificano una “razza”, la nostra, considerata “maledetta”. <<L’intento di questo volume – dichiara il giornalista Filippo Feltri – è quello di porre le giuste domande dopo un’accurata analisi dei fatti, attraverso una chiave di lettura realistica di quanto è accaduto e accade an-cora oggi. Ideologie e pregiudizi non hanno mai favorito alcuna cognizione delle vicende, né tan-tomeno fornito delle soluzioni concrete ai problemi esistenti>>.La potenza del loro intenso racconto intriga e alimenta gli interrogativi di quanti sanno che l’immagine della Calabria e dei calabresi è perennemente infan-gata dalla Mafia, e non accettano che quest’ultima piuttosto che es-sere combattuta, continui a fare comodo a tanti.

“Una vil razza? Riflessioni sulla Calabria e sui calabresi”

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Corso di Scrittura Creativaa cura diRosalba Baldino

L’indirizzo mail a cui inviare gli scritti è:

[email protected]

Le storie reali o immaginate, drammatiche o ironiche, piccole o grandi, sono la ma-teria immateriale con cui lo scrittore lavora, dalla penna nascono e prendono forma i racconti. Come per magia i personaggi si animano, le vicende si snodano. Non è così semplice, immediato, scontato. Sono necessari degli strumenti che consentono la linearità della scrittura. La cosiddetta “scaletta” è certo uno degli “arnesi” più frequentati, lo scheletro della struttura narrativa, in cui elencare le fasi della sto-ria: inizio, svolgimento e finale. Una griglia in cui si snodano gli eventi che riguarda-no il protagonista della nostra avventura. Sarà un eroe chiamato a salvare donne e bambini? Sarà un malvagio che trama il male? Sarà semplicemente un uomo o una donna in crisi d’identità? O ancora uno studente pigro sui libri? Lo scrittore ha il potere di decidere il destino dei protagonisti, di scegliere le azioni e le conseguenze delle stesse, di creare un mondo altro, credibile, una storia immortale. Per riuscire nel suo intento deve armonizzare gli eventi principali che compongono la scalet-ta ed inserire atmosfere, particolari, eventi o personaggi che definiamo secondari senza i quali però l’architettura del racconto sarebbe più povera. In un vecchio casolare il ragazzo che cerca le proprie radici, le tracce lasciate dai nonni che non ha conosciuto, la ragazza nella stazione ferroviaria perde il treno ed è lontana da casa, circostanze che danno vita al narrare. Situazioni lineari che con gli strumen-ti dell’immaginazione e della scaletta possono trasformarsi in racconti. L’antica scienza della parola, la retorica nata nella Magna Grecia, le cui basi vennero fissate nel mondo latino da Cicerone dettava le regole per organizzare un discorso da tene-re in pubblico. Le parti essenziali erano: esordio, relazione dei fatti, argomentazio-ne o prova, digressione o epilogo. Quando si traducono i pensieri in parole inconsa-pevolmente utilizziamo lo schema.

Consiglio pratico: Fissate i punti chiave del racconto e preparate la scaletta e seguitela punto per punto. Sarà più facile, almeno all’inizio, completare il lavoro.

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Un caffè con...

32 ~ PeopleLife ~ Novembre 2014

Determinazione e ambizione, sono i segni di-stintivi di Francesco Mastroianni, giovanissimo attore cosentino, nato e cresciuto in una famiglia di artisti. Fin da piccolo ha dimostrato uno spic-

cato estro artistico, sotto la supervisione della nonna Mirella Castriota. La scuola d’arte di famiglia era il suo pane quoti-diano. “Ricordo con tanta emozione, le mie famose scarpette di tip tap - ci racconta Francesco. Ero un bambino, quando spiavo dalla porticina le lezioni di mia mamma, insegnan-te di tip tap. Un giorno le chiesi: mamma perché non posso entrare anch’io in aula per imparare a ballare? Da quel “Si”, iniziò il mio percorso artistico, avvicinandomi alla compa-gnia di balletto della scuola partecipando a numerosi musi-cal. La cosa si è poi evoluta e sviluppata in modo naturale e il fatto che tutto ciò sia diventato per me una professione, mi lascia ancora incredulo”.

Ci racconti la tua esperienza artistica?Subito dopo il liceo, mi trasferì a Roma presso l’Accademia “Eu-theca”. Ed è grazie all’accademia che ho capito l’importanza dello studio, altrimenti è come fare il dottore avendo giocato solo “allegro chirurgo”. Successivamente, iniziai a partecipare ai vari provini sia in teatro che al cinema.

Come mai, la scelta di rimanere a Roma e non continuare a lavorare nella scuola d’arte di famiglia?Sicuramente, essere figlio d’arte è stata una marcia in più che ha permesso di riconoscere quella che oggi, è la mia strada, nonostante la mia famiglia non ha mai condizionato le mie scelte. Ma la mia passione per il mondo dello spettacolo teatrale e cinematografico è innata. La scelta di rimanere a Roma è stata dettata da un senso di evadere per una maggiore formazione professionale. Noi cosentini, spesso ci lamentiamo ma poi alla fine ci facciamo trascinare e sva-nisce l’interesse per il teatro. Quindi, perché sacrificare la mia realtà lavorativa in una città, dove purtroppo, non si hanno delle risposte soddisfacenti?

FRANCESCO MASTROIANNI

“CAIFA” IN JESUS CHRIST SUPERSTAR

Servizio di Valentina Zinno H

Talenti calabresi

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UN CAFFE’ CON...

Novembre 2014 ~ PeopleLife ~ 33

Hai debuttato in diversi spettacoli… Mi ritengo una persona fortunata. Subito dopo l’accademia, ho interpretato per due stagioni “Romeo e Giulietta” di W. Shakespeare al Silvano Toti Globe Theatre, con la regia Gigi Proietti; “Santa Giovanna” di G.B. Shaw al Teatro Eutheca, con la regia di Federica Tatulli; “Il Ventaglio” di C. Goldoni regia di Salvatore Costa, nel ruolo del Conte. Ed attualmente, vesto i panni del cinico “Caifa” nel leggendario musical “Jesus Christ Superstar” diretto da Massimo Romeo Pi-paro. Ruolo che precedentemente è stato interpretato dal mitico Shel Shapiro, indimenticabile leader dei Rokes.

“Jesus Christ Superstar” decretato evento teatrale dell’anno. Un’esperienza importante?Un musical memorabile. Ricordo ancora che quando feci il provino, c’era una fila interminabile e rimasi lì fermo solo perché insistette il mio amico. Ho provato per gioco, poiché il personaggio che dovevo interpretare non rispecchiava affatto il mio aspetto estetico. Cercavano un uomo adulto “forte” e con la barba. Invece ero il più giovane con la mia piccola faccina pulita. Ma la mia determinazione mi fece superare ogni paura. Appena iniziai a cantare, da subito superai il provino.

Dunque, non è stato facile vestire i panni di Caifa?Caifa, viene associato ad un uomo adulto per cui ho lavorato tanto sull’imponenza. Una presenza molto importante in scena, essere rappresentante della legge, quindi un uomo “cattivo” con una voce profonda. Mi ha aiutato molto essere entrato in una macchina già avviata. Mi sono adeguato in corsa e ho trovato subito il mio percorso. La frase che ho impressa nella mente e mi inorgoglisce, è stata quella della collega che interpreta la figlia di Gesù che mi disse: “tra tutti i Caifa del film, la tua voce è quella più bella”.

Com è stato il rapporto tra registi e attori?Con Proietti, ci ponevamo un po’ distanti. Mentre in questo musical è stato strano instaurare un bel rapporto con persone che prima conoscevo solo attraverso la tv invece oggi mi ritrovo a dividere la stessa camera di albergo.

Teatro e cinema, in quale ruolo ti ritrovi di più?Per il momento, non vorrei pormi dei limiti. Vorrei spingermi nei diversi ambiti. Servillo è un esempio da seguire. Lo defini-sco un “mostro” dell’arte, lui può fare tutto. Poi, voglio coltivare oltre al lavoro di scritturato, il lavoro da creativo e portare in teatro un mio di lavoro, che non svelo per scaramanzia.

"perché sacrificare

la mia realtà

lavorativa in una città,

dove purtroppo,

non si hanno

delle risposte

soddisfacenti?"

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Alcune immagini di mamma Natuzze che ritraggono la vita di Mamma Natuzza

Mamma Natuzza un miracolo d'amore

Natuzza Evolo, la mistica di Paravati sarà beata. Sono trascorsi 5 anni dall sua morte, era il primo novembre del 2009, giorno di Ognissanti. La sua modesta casa per anni è stata meta per tantissime persone che hanno trovato in Natuzza una madre spirituale. Adesso i vescovi calabresi, riu-nitisi a Decollatura, hanno espresso parere favorevole alla richiesta di Mons. Luigi Renzo, vescovo della dio-cesi di Mileto-Nicotera-Tropea, di introdurre la causa beatificazione. Il primo passo, dunque, verso la gloria degli altari. E cosi' inizia, dopo i cinque anni di attesa richiesti dalla legge canonica, un percorso che tutti da-vano per scontato . Per chi l'ha conosciuta, Natuzza è gia' Santa. La sua vita è stata semplice, umile, ma al tempo stesso, straordinaria. Ha portato sul suo cor-

po, soprattutto durante la settimana santa, le stimmate, i segni della passione di Cristo. Aveva il dono della bilocazione, parlava con la Vergine Santissima, con Gesù, con San Francesco di Paola, Padre Pio e altri Santi. Vedeva i defunti e conversava con loro. Natuzza diceva di sé: "Sono solo un verme della terra", ma fin da ragazza capì che la sua missione sarebbe stata quella di dare conforto alla gente. In un tempo ormai lontano, erano gli anni '40, l'at-teggiamento della Chiesa non era favorevole a Natuzza che venne considerata affetta da sindrome isterica. Le autorita' ecclesiastiche, pero', modificarono, in seguito, radicalmente l'atteggiamento nei confronti della Evolo, donna dolcissima, mite, povera e obbediente. Nella sua casa per anni ha ricevuto centinaia di persone: colti e ignoranti, poveri e potenti, religiosi e laici. L'attesa da

Cinque anni fa la morte della mistica di Paravati. Adesso sarà beata.

34 ~ PeopleLife ~ Novembre 2014

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storie di COPERTINA

Novembre 2014 ~ PeopleLife ~ 35

Mamma Natuzza un miracolo d'amoreServizio di Asia Rocca

lei era grande. Si andava a Paravati e bisognava mettersi in fila, aspettando il proprio turno davanti all'umile di-mora in cui Natuzza viveva insieme al marito e ai 5 figli. Ma dopo il colloquio con la mistica, si usciva da quella casa con una maggiore forza interiore. Spesso si portava la foto di una persona cara scomparsa. Natuzza diceva di riuscire a vedere i defunti. " Veden-doli in foto - raccontava la mistica - posso dire se sono in Paradiso, Purgatorio, se hanno bisogno o manda-no a dire qualcosa ai parenti". E le sue parole riusci-vano a lenire le sofferenze dei pellegrini che da lei cerca-vano conforto, speranza e pace. Lei che era analfabeta, riusciva a colloquiare in tedesco, inglese, francese, con le tante persone che arrivavano dall'estero. A dirle tutto era l'Angelo custode che Natuzza diceva di vedere sin da bambina. Sempre l'Angelo le permise un giorno di ricono-

scere un sacerdote che era andato a farle visita senza abito talare. Non si erano mai incontrati prima, ma la mistica lo chiamo "Monsignore" e gli baciò la mano. L'uomo di chiesa rimase esterrefatto. Quando le chiese come aves-se fatto a riconoscerlo, Natuzza, spiego' che era stato l'angelo custode e la sua posizione, era vicino alla spalla sinistra del sacerdote anziché a quella destra, a svelarle tutto. In molti raccontano, inoltre, che la mistica era in grado di diagnosticare esattamente una malattia e sug-gerirne la cura migliore. La tomba di Natuzza, situata nella cappella della Fonda-zione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, nata su sua ispirazione e dove trascorse l'ultima parte della sua vita, è meta di pellegrinaggi. In migliaia giun-gono a Paravati per pregare nel luogo in cui si trovano le spoglie mortali della mistica che presto sarà Beata.

Cinque anni fa la morte della mistica di Paravati. Adesso sarà beata.

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Ha gli occhi grandi e limpidi, la Signora Annamaria. Dolci e duri allo stesso tempo. Occhi di una vita che ha conosciuto il dolore ma che nel profondo dell'anima ha conservato una speranza, una grazia, una certezza. Quegli occhi, sono stati toccati da una mano invisibile che ha ridato luce al buio di un dramma. La signora Annamaria ha perso suo figlio, 13 anni fa. “Aveva solo 25 anni e tante cose da dare al mondo. Ma, come mi ha detto Natuzza Evolo in quei giorni pieni di disperazione, il Signore lo ha voluto con sé: è in Para-diso. Una certezza che è giunta al cuore prima che alla mente e che ha reso il mio dolore più facile da sopportare. Oserei dire che ha dato al mio dolore un pizzico di gioia e alla mia vita un nuovo senso”. “Com'è avvenuto l'incontro con Natuzza Evolo?” le chiediamo. “Pochi giorni dopo la tragedia, venne a casa mio nipote, che essendo medico aveva incontrato Natuzza in ospeda-le, a Catanzaro: lei era lì per ricevere delle cure. Fu lei a chiedere a mio nipote il motivo della sua tristezza e fu sempre lei, senza che mio nipote le

avesse detto nulla, a riferire queste parole: “siete triste per quel giovane che è morto a Roma, ma dite alla mamma che sta piangendo troppo, che lui è felice e che il Signore lo ha portato con sé in Paradiso”. Quando mio nipote venne a riferirmi queste parole, aveva una faccia eterea ed una gioia che non sapevo spiegarmi, quasi come uno che stesse per riferirmi dell'invito ad una festa. Dopo quel giorno presi coraggio e scrissi più volte a Natuzza Evolo. Ogni sua risposta, ogni sua lettera era una conferma che curava le mie ferite e,

lentamente, restituiva alla vita me e la mia famiglia. Nel mese di Novembre del 2001 mi recai a Paravati. Natuzza non stava bene e non poteva ricevere nessuno, ma quando seppe che “la mamma di Fabrizio” era lì, mi mandò a chiamare e mi fece salire. Ricordo che ero confusa, mentre con tono burbero rimproverava le mie lacrime. “Perchè piangi? “ mi disse “non lo vedi che lui è lì

vicino a te?” Io non riuscivo a dire niente, sentivo solo il dolore evaporare e la speranza crescere. Le chiesi se i segni che incontravo nelle mie giornate

erano veri o frutto solo della mia fantasia. Mi disse di si. Mi disse che dovevo essere forte per le altre due figlie, che dovevo pensare al mio ragazzo come ad un angelo, perché questo lui ora era. Da quel giorno la nostra corrispon-

denza è stata intensa, conservo quelle lettere sapendo che la luce di Natuzza ancora le accarezza e, indi-rettamente, accarezza anche me. Oltre ad aver reso più forte la mia fede, Natuzza Evolo ha operato un vero e proprio miracolo nella mia anima. Penso che senza il suo sostegno non sarei sopravvissuta al dolore e agli affanni della vita. Quello che posso dire,

con assoluta certezza, è che ho ricevuto la grazia di incontrare

una donna santa, una donna piena di amore dinanzi alla quale non si può

non pensare, non sentire, non rico-noscere l'amore immenso di Dio.”

Testimonianza d'Amore...

“Oltre ad aver reso

più forte la mia fede,

Natuzza Evolo

ha operato un vero

e proprio miracolo

nella mia anima".

Servizio di Giulia Salvati

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Page 38: Peoplelife novembre 2014

PARLA L’ESPERTO

PROPRIETA’ DELLE CASTAGNE: IL FRUTTO DEL BENESSERE

uesto delizioso ma temutissimo frutto farinoso (troppo calorico?) risulta essere il gold standard della stagione autunnale. Contiene il 50% di acqua, 45% di carboidrati, alcune proteine e fibre. Tra i minerali vale la pena ricordare il fosforo, il magnesio, il potassio, lo zinco ed il rame. Tra le vitamine invece, contiene la vitamina A, l’acido folico, la vitamina B12. La loro forza è che non contengono glutine e vengono utilizzate dalle

persone affette dall’enteropatia celiaca. Molto digeribile, risulta utile in caso di anemia lieve e di fe-nomeni di inappetenza (come ad es. l’arancia) e favorisce un ottimo transito intestinale. Vista anche la stagionalita’ di questo frutto, sono utilizzate in casi anche di stanchezza nonché per riprendersi da raffreddori e influenze o anche per contrastare lo stress. Aiutano gli sportivi e abbassano il coleste-

rolo. Nell’alimentazione del bambino, viene impiegata come alimento alternativo in caso di allergie al latte vaccino o intolleranze al

lattosio. Unica nota stonata è legata al fatto che in soggetti predisposti si possono avere fenomeni di gas intestinali.

100 gr di castagne fresche apportano circa 130 kcal mentre le caldarroste arrivano an-

che a 200 kcal, ma ricordate sempre: Cum grano salis!

Q

Valentina MazzucaNutrizionista

Page 39: Peoplelife novembre 2014

Corso Garibaldi, 44 (vicino piazza Valdesi) Cosenza

Tel. 0984.24866mail: [email protected]

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PARLA L’ESPERTO

40 ~ PeopleLife ~ Novembre 2014

L

Cristian ChiappettaPsicologo- Psicoterapeuta

UNA NUOVA VISIONE DI MEDIAZIONE FAMILIARE

a definizione di “crisi” all’interno del grup-po familiare è un concetto comunemente acquisito e una questione che richiama l'at-tenzione sui cambiamenti all’interno delle relazioni e dei rapporti educativi. Attual-

mente, la famiglia dà una immagine di sé di debolez-za, precarietà e discontinuità che conduce, a volte, a delle vere e proprie "emergenze" all’interno del nucleo educativo e che hanno come risultato un graduale di-sorientamento e disgregazione dei membri del grup-po familiare. Gli incrementi più consistenti di episodi di separazione e divorzio si sono osservati proprio nel Mezzogiorno, dove i valori sono più che raddop-piati negli utimi dieci anni (ad esempio, si è passati da 70,1 a 221,5 per 1.000 matrimoni in Campania e da 78 a 239,7 in Sicilia – fonte Istat), inoltre, le cop-pie che risiedono nel Mezzogiorno ricorrono al rito giudiziale più frequentemente di quelle residenti nel Centro-nord (19,9% contro 13,2% per le separazioni e

45,5% contro 26,1% per i divorzi – fonte Istat). Da tale riflessione, nasce il servizio di Mediazione Familiare all’interno del Centro Biomedico “Heal-th Center” di Cosenza, come intervento multidisci-plinare rivolto alle coppie che ne facciano richiesta e finalizzato al supporto delle relazioni familiari in presenza di separazione e/o di divorzio. L’obiettivo principale è la tutela della responsabilità genitoriale e individuale nei confronti dei figli, in special modo se minori, attuata attraverso un attento percorso che prevede l’intervento di professionisti nelle seguenti aree: psicologica (con la compresenza di due terapeu-ti di sesso maschile e femminile), pedagogica, socia-le, giuridica e medica. L’obiettivo del servizio si pone come “revisione” del concetto di conflitto attuando un rafforzamento sui punti di forza della coppia, lavo-rando sul concetto base per cui: anche nel momento in cui la coppia moglie/marito viene meno, continua parallelamente a vivere quella madre/padre.

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42 ~ PeopleLife ~ Novembre 2014

a borsa da medico, psi-chiatra per l’esattezza, l’impermeabile da de-tective, in passato lo era stato, gli stivali alti, da

cacciatore, anche se adorava gli animali, in pelle mar-rone invecchiata sui pantaloni in tessuto verde botti-glia, i baffi grossi e rossi arricciati all’insù corredati da una pipa storta e fumante color miele gli conferivano all’incirca il doppio dei suoi anni. Forse qualche stilista sgangherato in una comune boutique nei sobborghi di Parigi gli avrebbe accordato anche il titolo di “dandy”,

di perfetto gentiluomo, ma i genitori di Ennio, che lo sta-

vano impazientemente atten-dendo per un consulto nel suo

studio da quasi un intero pome-riggio e anche la maggior parte degli

esseri viventi, non l’avrebbero definito proprio così. Entrò sbattendo la porta dietro di sé, non salutò e nemmeno si scusò per l’indecente ritardo, levò l’im-permeabile adagiandolo sulla poltrona ricamata con fiori di campo in rilievo posta vicino al camino, alto quanto lui, acceso precedentemente da Eleonor, la segretaria biondina e in sovrappeso di origini scozzesi. Impiegò lunghi mi-nuti per sbattere i piedi e strofinarli sul tappeto all’ingresso per evitare di rovinare il parquet con il fan-go. Fuori il diluvio cercava di farsi

strada attraverso i vetri del finestrone stretto e longilineo, sempre molto so-

migliante a lui, alla sua magrezza. Raggiunta la sua postazione, avvolto in un rigoroso e imbarazzante silenzio, si mise seduto, allentò le bretelle e svoltò le maniche dalla camicia, fermandole con gli appositi bot-toncini in madre perla all’altezza delle spalle e lasciando libera la vista delle sue esili braccia ricoperte da tatuaggi colorati. Alla percezione di quei tribali, Sebastiano, il padre di Ennio, fece cenno a Deborah di scappare via da quel folle spacciato per dottore. Lei rispose con un altro gesto, opposto a quello di suo marito, intiman-dogli di calmarsi. Gli scambi rapidi di comunicazione gestuale tra i due furono interrotti dal dott. George, o

L

PARLA L’ESPERTO

Il caramellaio matto

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come più spesso sentiva definirsi da colleghi e pazienti, il caramellaio matto. Lo chiamavano così per la sua ma-nia di curare i pazienti non con i farmaci tradizionali ma con delle caramelle, prodotte e confezionate da lui stesso, appassionato di chimica e di erboristeria prima ancora di intraprendere gli studi medici. George uti-lizzava svariati composti derivati da piante medicinali, erbe aromatiche e spezie di cui si occupava con cura, nel laboratorio situato nel garage di casa sua, non molto lontano da lì. Da poco, visto il successo di pubblico, supportato dalle sue referenze, pubblicazioni e soprat-tutto dal passaparola, aveva avviato anche una piccola serra, sempre nel giardino della sua abitazione e riusciva a seguire i vari passaggi: coltivazione, raccolta, conserva-zione, trasformazione in prodotti e commercio a scopi terapeutici. I suoi pazienti si erano moltiplicati nel giro di pochi anni e il suo approccio classico si era trasfor-mato in un modo singolare e del tutto eccentrico di ri-solvere i loro problemi. Le voci e il parere generale erano unanimi su George, e la sua reputazione aveva spinto i genitori di Ennio, in quel pomeriggio di pioggia, a re-carsi da lui. Ennio aveva quasi 6 anni ormai e da più di un anno non diceva nemmeno una parola. Il dott. Ge-orge non era sicuramente il primo a voler fare diagno-si e suggerire una cura, bensì, come stava pensando in quel momento Sebastiano, l’ennesimo tentativo andato a male. Forse era stanco Sebastiano, forse solo sfiduciato nei confronti della medicina tradizionale. Si era sentito dire troppe cose su Ennio: mutismo selettivo, involu-zione linguistico - comunicativa da sindrome pervasi-va, aprassia, disturbo psicotico e schizofrenico dell’età evolutiva e ritardo del linguaggio. Sicuramente Ennio non era mai stato un bimbo loquace, ma Sebastiano era cosciente del fatto che suo figlio sapesse parlare, solo

aveva deciso di non farlo più. Di questo ne era convinta anche Deborah, ma lei era disposta a tutto, era pronta anche al parere del “caramellaio matto”, Sebastiano no, non ne poteva proprio più. Fece per alzarsi e andarsene, poi cercò di trascinare anche la moglie. George riuscì a fermarli mostrando loro uno strano distributore di ca-ramelle; girò una manovella più volte e da un beccuccio curvo ne fuoriuscirono cinque. George le inserì in un sacchetto bianco di carta e lo passò a Deborah. Sebastia-no, in preda ad una crisi, lo strappò letteralmente dalle mani della moglie, scartò la plastica di ogni caramella e le trangugiò lui stesso con gesto di sfida e disprez-zo nei confronti di George. Lo insultò, nonostante la bocca piena, ci riuscì benissimo, sputò per terra il bolo multicolore derivato dall’unione di tutti quegli zuccheri diversi e andò via. Deborah si scusò e raccolse le carte da terra, ma prima di raggiungere il marito si fermò stupi-ta. Notò che all’interno delle cartine di ogni caramella c’era stampata una figura con sotto il nome della stessa. Capì che quello era solo un modo di George di entrare in contatto con Ennio e non un medicina per curarlo. Alzò gli occhi rigonfi di lacrime, osservò timidamente George e scappò via anche lei. L’incertezza della diagno-si, i limiti della medicina tradizionale e la diffidenza nei confronti dei nuovi metodi alternativi di cura e riabili-tazione spingono spesso il paziente e il suo entourage sociale a forti contrasti, ad intraprendere strade tortuose per arrivare alla comprensione, risoluzione o compen-sazione del problema che devono affrontare. Stabilire un rapporto di fiducia tra familiari, paziente e medi-co, il più delle volte, non risulta immediato e si rischia di sottovalutare o rifiutare una cura che, seppur di tipo sperimentale, potrebbe essere l’unica in grado di aiutare veramente il paziente e chi lo circonda.

Il caramellaio mattoFrancesco ValloneLogopedista

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PARLA L’ESPERTO

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I tumori dimenticatiicordate il bellissimo film di Sergio Leone il buono, il brutto, il cattivo? Potremmo pen-sare ai tumori cutanei in questi termini. Da una parte il buono e il brutto, cioè i tumori

cutanei non melanocitari, dall’altra i tumori cutanei melanocitari il “cattivissimo” melanoma. Proprio per-ché si tratta di un killer spietato al melanoma sono state dedicate attenzioni da parte della classe medica con campagne di sensibilizzazione della popolazione e di screening per la diagnosi precoce. È ormai espe-rienza comune per ogni dermatologo la richiesta da parte dei propri pazienti di visite di controllo per i “nei”. Ed in effetti, grazie anche al contributo determi-nate della epiluminescenza, un semplice esame non invasivo, i melanomi vengono sempre più spesso indi-viduati quando sono ancora lesioni “sottili”, suscetti-bili di trattamento radicale e guarigione completa. La battaglia non è ancora vinta, ma la strategia è quella giusta. Del cattivo ci stiamo occupando, ma il buono e il brutto, gli epiteliomi, che parte occupano nei nostri interessi? Sarà che sono meno cattivi, sarà che colpi-scono una popolazione mediamente più anziana, ma non sono state dedicate loro le attenzioni che avreb-bero meritato, almeno in termini di screening e dia-gnosi precoce. Andiamo a conoscerli un po’ meglio. Il buono, che definisco così perché molto raramente, per non dire quasi mai produce metastasi a distanza, ma che poi tanto buono non è, è il basalioma. È un tumore che colpisce molto spesso le sedi foto espo-ste, ma non si limita certamente a queste. Si presenta con un polimorfismo clinico, cioè con una varietà di aspetti clinici, quasi disarmante e non raramente co-stituisce una sfida per la diagnosi. Se non diagnosti-cato in tempo e trattato come merita, a mio giudizio chirurgicamente, lentamente, ma inesorabilmente si estende in superficie ed invade i piani profondi, fino a rendere difficile la rimozione chirurgica e genera-re una serie di effetti a cascata (funzionali, infettivi, estetici). La diagnosi e la terapia tempestive evitano tutto questo ed eliminano il problema in maniera definitiva con un minimo quando non praticamente

nullo esito estetico e funzionale. Il brutto, che defini-sco così perché diversamente dal suo “compare” può generare metastasi a distanza, è il carcinoma a cellule squamose. Colpisce quasi sempre le sedi cronicamen-te esposte al sole, predilige la popolazione anziana e spesso è preceduto da lesioni precancerose, le chera-tosi attiniche. Occorre precisare che stiamo parlando del tumore che colpisce la cute, poiché lo stesso tipo di neoplasia (ma è poi proprio lo stesso?) che colpisce le mucose in particolare quelle orali e genitali, merita un discorso a parte. Questo tumore cutaneo ricono-sce un fattore di rischio che ha un nome e cognome: l’irradiazione ultravioletta o, se volete, l’irradiazio-ne solare. Non si tratta di un effetto acuto della luce del sole, piuttosto di un effetto cronico, prolungato nel tempo per anni. I raggi ultravioletti infatti, oltre a danneggiare il dna cellulare, agiscono, inibendolo, anche sul sistema immunitario cutaneo. Va da sé che una corretta informazione sugli effetti dell’esposizio-ne alla luce del sole, che non sempre e non in ogni cir-costanza è dannosa, è compito di ogni dermatologo. Anche questo tumore cutaneo evidentemente merite-rebbe un certo impegno per la diagnosi precoce, tanto più che, come detto, spesso è preceduto da lesioni pre-cancerose. Riconoscere e trattare le cheratosi attini-che è un ottimo modo non per fare diagnosi precoce, ma addirittura profilassi. E d’altra parte la terapia di queste lesioni precancerose è estremamente semplice, potendosi effettuare con terapie locali immunostimo-lanti o che generano necrosi e successiva attivazione immunitaria o addirittura, ma meno efficaci, gel a base di farmaci anti-infiammatori, con interventi in diatermocoagulazione, fino ad arrivare alla terapia fo-todinamica. Dal punto di vista pratico le cose si complicano un po’ vedi liste d’attesa ed accessibilità alle cure, a mag-gior ragione perché spesso si tratta di pazienti anziani spesso residenti in aree periferiche, ma ancor più per-ché scarsamente informati. Tanto più una società può definirsi civile, quanto più si occupa delle fasce deboli della popolazione.

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Antonio PontiDermatologo

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PARLA L’ESPERTO

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Pasqualino PontesiCommercialista

a semplicità e la chiarezza, spesso assenti nella quotidia-nità, rappresentano il connu-bio essenziale nel linguaggio di chi si cimenta con l’intrica-

to meccanismo burocratico e fiscale. Fino a pochi anni fa il rapporto tra Amministra-

zione finanziaria e contribuente era rappresentato da modelli incomprensibili, istruzioni redatte con un

lessico complicato e difficile, corredato molto spesso da un idioma ricco di termini tecnici, mancanza di infor-mazione e nessuna forma di dialogo completavano il tutto. Negli ultimi tempi l’Agenzia delle Entrate si è sforzata di scrollarsi di dosso l’immagine negativa del Fisco, ha modellato il proprio linguaggio astruso, ha attivato iniziative di incontro oltre che di conoscenza con i contribuenti, ma soprattutto ha fornito servizi innovativi attraverso l’ausilio delle nuove tecnologie telematiche. Di recente, il ministero dell’Economia e delle Finanze, ha avviato un progetto il cui fine è di rimuovere tutti gli ostacoli che appesantiscono i doveri del contribuente quali la carenza di informazioni e le complicate norme. Sono altresì da apprezzare anche gli sforzi compiuti dalla Pubblica Amministrazione di rin-novare la scrittura per liberarla quanto più possibile dal linguaggio burocratese. E’ la semplificazione l’obiettivo che vuole raggiungere il Fisco che ha riscritto sessanta-cinque documenti con il presupposto che un linguaggio accessibile ai più, porti alla comprensione degli atti e favorisca così la corretta osservanza degli adempimen-ti. Tra questi annoveriamo la richiesta per ottenere co-pia della dichiarazione dei redditi; la certificazione del reddito percepito ai fini dell’adozione internazionale;

l’istanza per la certificazione della situazione r e d -dituale; la domanda di accreditamento su con- t o corrente bancario o postale dei rimborsi fiscali; la richiesta di esercizio dell’autotutela nel caso i n cui si ritenga che un atto sia da correggere o d a annullare; l’istanza di sgravio; la domanda di risoluzione anticipata del contratto di lo-cazione; la documentazione da allegare alla dichiarazione di successione; la comunica-zione dei dati degli eredi; la domanda di acquisto di un veicolo con Iva agevolata; l’istanza di definizione dell’avviso di accer-tamento eccetera. I vari modelli possono essere acquisiti dai contribuenti calabresi collegandosi al sito Internet regionale dell’Agenzia delle Entrate http://cala-bria.agenziaentrate.it ed entrando nell’apposita sezione Servizi contenente le istanze da presentare presso gli uffici. L’operazione “Fisco in chiaro”, avviata in via sperimentale da qualche tempo e potenziata dal settore Comunica-zione dell’Agenzia con la collabora-zione degli uffici tecnici, ha come obiettivo di ridurre le distanze con i contribuenti attraverso comunica-zioni snelle e libere da tecnicismi. In particolare, ogni documento si apre con una descrizione del con-tenuto e del motivo della comunicazione e si sviluppa in maniera più lineare con istruzioni semplificate e tutte le indicazioni utili per even-tuali chiarimenti.

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La semplificazione del linguaggio fiscale

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PARLA L’ESPERTO

l trust è un istituto di origine anglo-sassone, non disciplinato dalla legge italiana, che comunque è obbligata a riconoscerlo in presenza di certe con-

dizioni, avendo sottoscritto la Convenzione de L’ Aja, del 1° luglio 1985, ratificata con la legge 16 ottobre 1989, n. 364, entrata in vigore il 1° gennaio 1992.Il Parlamento Italiano, già con la legge Fi-nanziaria per l’anno 2007, ha introdotto un’ espressa disciplina in materia di trattamen-to fiscale del trust ai fini delle imposte diret-te. Ma andiamo a vedere da vicino cosa sia questo istituto giuridico: Il trust è rapporto giuridico che sorge per effetto della stipula di un atto tra vivi o di un testamento, con cui un soggetto (settlor o disponente) trasferisce ad un altro soggetto (trustee) beni o diritti con l’obbligo di amministrarli nell’interesse del disponente o di altro soggetto (bene-ficiario) oppure per il perseguimento di uno scopo determinato, sotto l’eventuale vigilanza di un terzo (protector o guardiano), secondo le regole dettate dal disponente nell’atto istitutivo di trust e dalla legge regolatrice dello stesso. L’atto istitutivo di nor-ma prevede che, alla scadenza del trust, il fondo in trust venga trasferito al beneficiario del trust (che può anche essere lo stesso disponente). E’ anche possibi-le che il trust sorga per effetto di una dichiarazione unilaterale del disponente, che si dichiara trustee di beni o diritti nell’interesse del beneficiario o per il perseguimento di uno scopo (si parla in tal caso di trust c.d. autodichiarato o dichiarazione unilatera-le di trust). La proprietà dei beni o diritti oggetto del trust spetta al trustee, il quale è però gravato dall'obbligo di amministrarli nell' interesse altrui. I beni o diritti oggetto di trust costituiscono un patri-monio separato rispetto ai rapporti giuridici persona-li del trustee e pertanto non possono essere aggrediti dai creditori personali del trustee, né pertanto posso-no fare parte della successione del trustee. La stipula di un trust comprende il negozio istitutivo, con cui

il disponente detta le regole del trust ed il negozio traslativo dei beni o diritti al tru-stee (il quale di regola contiene anche l’ac-cettazione del trustee). Questi due negozi di regola sono contenuti in unico documento. Nel caso del trust c.d. autodichiarato non vi sarà negozio traslativo dei beni, in quanto le figure del disponente e del trustee coin-cidono, pur potendo tale negozio definirsi dispositivo in senso lato. Il trustee ha la ti-tolarità dei beni costituiti in trust ed ha l’ob-bligo di amministrarli in conformità delle istruzioni dettate dal disponente. E' possibi-le tuttavia che l'atto istitutivo di trust ponga limiti all'attività del trustee. Qualora il tru-stee, in violazione dei propri obblighi, abbia compiuto atti dispositivi sui beni in trust o li abbia confusi con i propri beni persona-li, saranno esercitabili, nei limiti consentiti dalle norme di conflitto del foro, i rimedi di cui all’art. 11, paragrafo secondo, lettera

d) della Convenzione de L'Aja. L’atto, con il quale dei beni immobili vengono trasferiti dal disponente al trustee, va trascritto nei registri immobiliari. La giuri-sprudenza di merito ammette quasi all'unanimità tale trascrizione ai sensi dell'art. 12 della Convenzione dell'Aja. La prassi notarile è nel senso di accompagna-re a tale trascrizione- eseguita contro il disponente e a favore del trustee - una seconda trascrizione - contro il trustee- onde fare emergere in maniera univoca il vincolo sui beni nascente a seguito dell'istituzione del trust. Il trust si differenzia dal negozio fiduciario, a titolo esemplificativo, una delle principali differenze concerne le conseguenze della violazione dell’obbli-go di non compiere atti dispositivi dei beni oggetto di trust. Infatti, mentre la violazione del pactum fidu-ciae comporta il solo obbligo del fiduciario di risarcire i danni provocati al fiduciante, il quale, però, non può recuperare il bene nei confronti dei terzi, invece se il trustee, in violazione degli obblighi nascenti dal trust, abbia confuso i beni in trust con i propri o li abbia alienati a terzi, si ritiene possibile esercitare rimedi diretti a recuperare gli stessi beni.

Avv. Margherita Corriere

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PARLA L’ESPERTO

è un dubbio che tormenta la vita dei con-domini, da quando è diventata effettiva la raccolta differenziata: “la raccolta dei rifiuti rientra tra i servizi condominia-li?” La risposta è no, tuttavia l’ordinanza

che ha introdotto la raccolta differenziata in città ha reso necessaria una regolamentazione del servizio an-che nell’ambito condominiale. Il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti, col cosiddetto metodo porta a porta, prevede che il cittadino utente depositi, in prossimità del portone d’ingresso al fabbricato con-dominiale l’apposito cestello, rispettando altresì l’e-co-calendario prestabilito. Il cestello è stato assegnato personalmente all’utente e quindi è l’utente ad essere sanzionato qualora non differenzi regolarmente. Il servizio irrompe nella gestione condominiale, inve-ce, nel caso di condomini con un numero di unità immobiliari superiore a dieci, perché l'ordinanza sindacale prevede, per questi tipi di condomini, l’as-segnazione dei cosiddetti carrellati che dovranno es-sere posizionati in un’area privata non accessibile a

terzi. Lo scopo è quello di consentire al condomino utente di depositare i rifiuti direttamente nel bidone assegnato al proprio condominio, per cui, l’eventua-le sanzione amministrativa sarà elevata nei confron-ti del condominio e notificata al suo amministratore pro tempore. Qualora il Condominio abbia i requisiti richiesti (più di dieci unità immobiliari-idonea area condominiale) potrà chiedere un sopralluogo per l’as-segnazione dei carrellati. A questo punto sarà compi-to dell’amministratore richiamare i condomini incivili che, dietro l’anonimato, conferiscono rifiuti di vario genere camuffandoli tra l’ organico. In alcuni casi estremi, per ovviare a tale comporta-mento e scovare l'eco-killer il condominio ha addirit-tura deliberato l’installazione di un impianto di video sorveglianza. Quello della differenziata è un sistema complesso il cui buon funzionamento, indipenden-temente delle sanzioni, è legato al senso civico del cittadino e, in questo caso, al senso di responsabilità del condomino chiamato in prima persona a fare la differenz(i)a(ta).

Luigi MuoioAvvocato

Il condominio...FA LA DIFFERENZA

C'

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300 Gr. Patate - 125 Gr. Formaggio – Quark magro - 3 Cucchiai di latte – 4 Cucchiai di olio – 5 Uova – 200 Gr. Farina – Un mez-

zo cucchiaino di lievito in polvere - 300 Gr. Funghi porcini – Una cipolla200 Gr. Burro – Un mezzo cucchiaino di noce moscata macinata - Un mezzo cuc-chiaino di coriandolo tritato macinato - Sale - Pepe - Burro per lo stampo

INGREDIENTI

PROCEDIMENTO: Lavare le patate e farle cuocere in acqua salata per 20 minu-ti. Nel frattempo, preriscaldare il forno a 220 gradi (se ventilato a 200 gradi). Mescolare il quark con il latte, l’olio, un uovo e un po’ di sale. Successivamente, aggiungere la farina al lievito, mescolare e unirli al composto a base di quark. Ottenuta una pasta elastica, mettere il tutto in una tortiera - premendo bene sui bordi. Una volta cotte le patate, scolarle e raffreddarle, poi, sbucciarle e tagliarle a fette. Mondare i porcini, lavarli e tagliarli a fettine. Sbucciare e tagliare a pezzetti la cipolla. Scaldare 50 Gr. di burro in una padella e farvi rosolare la cipolla, ag-giungendo i funghi, e farli cuocere a fuoco lento. Dopo 3 minuti – aggiungere le patate, rigirandole e insaporendole con sale, pepe, noce moscata e coriandolo. Porre il compo-sto di funghi e patate sulla pasta e cuocere la torta in forno per 25 minuti. Sciogliere il burro restante e raffreddarlo, separare gli albumi dai tuorli e unirli al burro. Infine, versare il tutto sulla torta e continuare la cottura in forno per altri 5 minuti. Servirla calda in tavola.

Ricetta consigliata da Denise Grosso

Questo mese vi voglio proporre un delizioso piatto unico, che sorprenderà i vostri ospiti per la sua bontà. Una torta salata ai funghi porcini e patate da preparare nelle serate au-tunnali e che si compone di ingredienti dalla facile reperibilità e che tutti noi potremmo avere nelle nostre dispense. Eccovi di seguito come realizzarla facilmente!

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acendo riferimento al metodo illustrato nel nu-mero precedente, il me-todo Whitney, in queste

pagine illustreremo le metodiche di come si addestra un cane.L’esperienza dell’istruttore Bru-no, fatta di trenta anni di adde-stramento del cane in genere, di cui 10 alla guida di un presidio U.C.I.S. ci consiglia che prima di iniziare l’addestramento di un nuovo cane da soccorso, è bene accertarsi, che questo sia adeguato per lo scopo e, anche che il suo conduttore rivesta il ruolo di ca-pobranco.Il cane inizia il suo addestramen-to osservando per tre o quattro fine settimane il lavoro delle unità già addestrate. Se il cane, durante queste settimane, non abbaia per richiedere il cibo (all’80% nessun cane è in possesso di questo requi-sito), un figurante del gruppo, si prenderà l’onere di insegnarglielo.Una volta ottenuto un buon ab-baio, il cane può iniziare l’adde-stramento per la ricerca di per-sone disperse in superficie. Verrà dotato di un pettorale. L’addestramento inizia in un

Il metodo WhitneyA cura di Arturo Bruno Responsabile delle Unità Cinofile Italiane di Soccorso

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AMICI A QUATTRO ZAMPE

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bosco con alberi non troppo fitti e con il terreno pri-vo di sterpaglie.Il conduttore deve portare con se una maglietta in-tima o di pigiama con la quale ha dormito la notte, ed un barattolo contenente del cibo, ermeticamente chiuso per non far fuoriuscire l’odore dello stesso. Arrivati sul posto e dopo aver fatto fare i bisogni al cane, il conduttore fa perlustrare all’animale il posto nel qua-le si trovano, esplorato il nuovo territorio, conduttore, cane e istruttore si recheranno insieme in un luogo distante da quello dove hanno sostato. Fatto indossa-re pettorale e guinzaglio al cane sarà compito dell’i-struttore tenere fermo l’animale, mentre il proprie-tario del cane si allontanerà a passo allegro e in linea retta verso gli alberi. Il proprietario percorrerà trenta quaranta passi sempre a vista del cane per nascondersi dietro gli alberi, dopo aver precedentemente fatto, dopo quattro, cinque pas-si, cadere la maglietta, tracciando in questo modo la pista a favore del vento.Con il conduttore nascosto, l’istruttore consapevole del tracciato della pista, si porterà assieme al cane nel punto in cui è stato posato l’indumento, fatto annu-sare questo, il cane si lascerà andare verso il conduttore, stando molto attenti al guinzaglio per non farlo impi-gliare con alberi, cespugli ecc.Qualora il cane non dovesse percorrere la traccia giusta, sarà compito dell’addestratore condurlo verso il luogo

nel quale è nascosto il conduttore. Solo dopo il ritro-vamento il conduttore pretenderà che il cane abbai, e prontamente sarà premiato con il cibo. Nello stesso giorno, è possibile ripetere la stessa operazione fino a 4 volte, cambiando però di volta in volta il luogo della pista.Le prime volte la ricerca è visiva per il cane, però una volta ripetuto più volte l’esercizio, il conduttore cambierà modalità di tracciare la pista: verranno per-corsi solo pochi metri a vista del cane, dopodiché il figurante camminerà fuori dal campo visivo dell’a-nimale, per nascondersi dietro un’altura.Le modalità anche per questo secondo esercizio riman-gono le stesse, eccetto che la ricerca non è più visiva. Il cane seguirà la pista usando il naso, ma una volta trovato il figurante, questo pretenderà che l’animale ab-bai e la ricompensa sarà il cibo. Questo esercizio verrà ripetuto più volte fin quando il cane non avrà impa-rato l’uso del naso, ripetendo le stesse modalità.L’esperienza dell’istruttore Bruno suggerisce che il cane deve fare almeno per tre mesi questo tipo di pista con il proprio conduttore. Mesi questi molto importanti perché fanno si che il cane impari a percorrere la pista a passo normale, anche se tenuto sempre al guinzaglio. Una volta che il cane percorre la pista a passo normale inizierà a lavorare con il pettorale ma senza guinzaglio, e l’addestramento non sarà più orientata alla ricerca del conduttore, ma alla ricerca dell’estreneo.

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Parliamo di moda e sentimen-ti: ricordi il primo approccio, il primo incontro fulminante che hai avuto con l’universo della moda e che ha deciso il tuo destino e la tua direzione professionale?Sono stati molti i momenti, in diverse fasi della mia infanzia e adolescenza. Il primo impatto l'ho avuto col mondo della televi-sione, con gli spettacoli bellissimi del sabato sera visti durante la mia infanzia. Ricordo scalinate da dove scendevano star con abiti di paillettes e piume. Alle scuo-le medie, durante gli anni '80,

sapevo (e ne ero convinto) quale sarebbe stato il mio mestiere. Crescendo e vivendo in provincia l'unico approccio al mondo della moda erano la tv e poche riviste specializzate. Conservo ancora schizzi e disegni di quei tempi. I miei primi bozzetti li realizzai all' età di 12 anni circa, raffigu-ranti donne eleganti, femminili e sensuali con look tipici degli anni '80. Ad ispirarmi, oltre al mondo della tv, il grande cinema classico, soprattutto quello degli anni '40 e '50, con star intramontabili e indimenticabili come Marlene Dietrich e Greta Garbo, Rita Hayworth, Marilyn Monroe e Lana Turner....

Quali sono state le reazioni dei tuoi familiari quando hai espresso la tua volontà di intraprendere la carriera dello stilista?Erano tempi diversi, generazioni diverse. Il mondo della moda veniva visto come qualcosa di lontanissimo dalle nostre realtà, poco concreto e ignoto, non un vero mestiere, soprattutto per il tipo di studi intrapreso da me. Frequentavo il liceo classico ed ero piuttosto bravo, pertanto per me si sognava una carriera istituzionale o altro, non certo la moda... Questa sconosciuta! Lessi di un'universita' prestigiosa, da

poco nata a Firenze, unica filiale del F.I.T. Fashion institute of thecnology di New York e mandai la mia candidatura di nascosto.Fui chiamato e sostenni un paio di esami. Questa università era a numero chiuso e quindi ero convinto di avere poche possibi-lità di entrare, sia perchè auto-didatta con una cultura classica sia pèerchè proveniente dal Sud Italia. E invece ... Dopo circa un

La moda da leggere e da interpretare

A cura di Anton Giulio Grande

Tra domande e risposte, un pomeriggio con Anton Giulio

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lePILLOLEdiANTONGIULIO

Chic o sportyglam? Di giorno e di sera i tessuti da indossare e da abbinareSe andiamo alla scoperta dei tessuti, per-mettetemi di cominciare con sua maestà il pizzo: da sempre il mio tessuto preferi-to, è immancabile nei miei abiti da sera. Utilizzato in tutte le sue tipologie: rebrodè, macramè, ricamato, chantilly ecc, può essere indossato anche di giorno. La mia personale scelta resta il pizzo classico e al contempo moderno, reso sexy dalla sua naturale trasparenza e quindi adatto al pomeriggio/ai cocktail/agli eventi serali. Altro grande principe dell'abbigliamento serale resta il raso, data la sua essenza lucida e leggera. Tuttavia, una camicia di satin lucido può essere un opportuno jolly per spezzare il rigore di un sobrio tailleur da giorno. Avviandoci verso la stagione invernale non possiamo poi dimenticare e dare i giusti consigli sulla lana: un tempo prerogativa di un utilizzo quotidiano, da giorno, oggi, grazie alle lavorazioni, può essere garanzia di eleganza mixata con cachemire e pizzo o mohair. Basti pensare ad uno scialle, un coprispalle, con abiti-ni e cardigan che garantiscono il giusto trend e la giusta eleganza. Se invece siete alla ricerca di un tessuto adatto a tutte le occasioni, puntate sul jeans: sempre di grande attualità, è molto versatile nel-le sue diverse interpretazioni. Abbiamo il jeans strappato, ricamato, strassato, con insert di diverse tipologie, stampato... Il suo utilizzo è indicato sia di giorno che di sera. In quest'ultimo caso, userei un jeans lavorato e ricamato (ma senza eccesso) e abbinato con un top o una camicia da sera. Attualissimo sotto una giacca, anche maschile, tipo smoking.

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mese arrivò l'esito positivo del mio esame. Università a numero chiuso, tantissimi i partecipanti, pochissimi scelti... C'ero anch'io... E da qui il vero ingresso in questo mondo che sorprese anche me...

Molti giovani calabresi colti-vano il proprio sogno in una terra che non offre, purtroppo, grandi opportunità, nonostan-te, per contro, non manchi di senso creativo, quali potreb-bero essere, secondo te, gli strumenti che la politica e la società potrebbero adopera-re per avvicinare la moda alla nostra terra?Personalmente ho fatto tutto da me e mai ho sperato in aiuti di nessun genere, nè politici nè regio-nali. Ho puntato su me stesso e sulle mie capacità. Temperamen-to, carattere e personalità hanno contribuito a fare il resto. Credo

che i migliori talenti non abbiamo bisogno di spinte, aiuti e altro. La politica spesso è fatta di persone ignoranti, insensibili ed egoisti.Gli esempi si sprecano...

Oggi conosciamo tutti AntonGiulio Grande per i suoi successi e le sue conquiste. Chi eri prima del successo? La fama ti ha cambiato?Sono rimasto lo stesso 'ragazzo' di sempre, ambizioso ma sensibi-le. La mia passione, la bellezza che la circonda a cui segue la creazione e la sua materializzazione è stato il mio sogno che continuo a perse-guire con il medesimo e immutato entusiasmo di allora, nonostante invidie, gelosie, cattiverie e delu-

sioni irrimediabili che hanno segnato il mio cammino.

Quali difficoltà invece hai incon-trato lungo il tuo cammino e qual è stata la prova più difficile da affron-tare?Le difficoltà sono state e sono molte-plici. La moda non è un mondo facile, oggi più che mai. A differenza di quan-do ho iniziato io, in cui tutto era di estrema qualità e d'élite. Ora è tutto

così inflazionato, improvvisato e di basso livello qualitativo: stampa, prodotto, stilisti, modelle e giornalisti... La moda è una parola oggi troppo abusata e le conseguenze che ne derivano sono tante: difficoltà, continuare a lavorare con pro-fessionalità in un momento di crisi e, soprettutto, far emergere il talento, la qualità e quello che è la moda vera da tutto il bluff che la circonda.

Cosa sogni per il tuo futuro, per il futuro della moda e, per il futuro della nostra Calabria?Sogno entusiasmo, sogno che la moda e l'economia in Italia escano dal tunnel e che emerga la qualità, il talento e l' eccellenza del Made in Italy, famosa e nota nel mondo. Puntare sulle nostre eccellenze per rinascere, spazzan-do via tutto il bluff e la zavorra che ci circondano in un mondo sempre più globalizzato.

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La splendida attrice Mariagrazia Cucinotta ha inaugurato la dodicesima edizione del premio Grotteria, in provincia di Reggio Calabria. L' attrice, testimonial d'eccezione, arriva-ta da Roma e accompagnata dello stilista calabrese An-ton Giulio Grande, era stretta in un lungo abito in seta nera

con scollo asimmetrico e imprezziosito da ricami swarovski e france di seta nera (AGG COUTURE luxury). Duran-te la serata in memoria ed in onore del grande Massimo Troisi, immagine positiva del sud, ha ricordato l'attore, a cui è particolarmente legata per-chè fu proprio lui a sceglierla ancora giovanissima per interpretare il ruolo femminile nel famoso film il Postino.Una serata di fine estate fortemente voluta dal Comune di Grotteria con a capo il Sindaco Salvatore Leonci-ni, con il patrocinio della Provincia di Reggio Calabria, del Presidente Raffa e con la direzione artistica del giornalista calabrese Pietro Muscari. Una serata, condotta con garbo ed eleganza, che ha avuto come tema portante le storie di tutti quei personaggi che hanno avuto il coraggio di varcare i confi-ni della propria regione verso nuove frontiere. A far parte di queste storie l'eccellenza calabrese nel mondo

Anton Giulio Grande che, per l'occasione, ha incantato la piazza Nicola Paternò con abiti straordinari, indossati da sole modelle calabresi. Abiti sensuali, noti e apprezzati in tutto il mondo come vere eccellenze del Made in Italy, resi ancora più preziosi dalla nota classe ed eleganza del loro creatore Anton Giulio Grande, da poco membro ese-cutivo della camera nazionale della moda Svizzera. A fine serata l'attrice, oltre ai premi istituzionali donati dal Sinda-co Leoncini e dal consigliere Loiero, è stata omaggiata con la prima borsa, il primo esemplare, della sua nuova

capsula collection, creata per lei dallo stilista calabrese. Prodotto di alta qualità, lusso e ricer-ca... Ovvia-mente tutto Made in Italy

Notizie dal mondo della moda

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Novembre 2014 ~ PeopleLife ~ 56

CARI LETTORI,Se vi aspettate un vademecum per il vostro maquillage è bene sapere che non esistono regole quando si parla di trucco, eccezion fatta per i basilari con-sigli dettati dal buon senso: "Non pie-gate le ciglia in un'automobile in corsa" ad esempio, oppure "Non mettetevi il rossetto nell'occhio". E se siete spaven-tati dai severi dettami e dalle filosofie dell’ultima ora dettate da esperti che spuntano dappertutto portandovi a cre-dere che ci sia solo un modo "accettabi-le" e "normale" (due parole che odio!) di portare e fare il trucco, oppure, un trat-tamento cosmetico, keep calm and take control. Abbandoniamo le oppressive e ridicole ‘parole sagge’ tramandate dal-

la auto-proclamatasi ‘polizia cosmetica’, dimentichiamo massime del genere "Mai indossare rossetto nero" oppure "per il maquillage non si dovrebbero mai perdere più di cinque minuti" e ancora "mai ritoccarsi il trucco in pubblico" e vestiamoci di libertà espressiva. In un mondo in costante cambiamen-to infatti, con diverse etnie che si mescolano tra loro, sento che l'obiet-tivo comune dovrebbe essere quello di espandere la nostra definizione di 'accettabile ', 'normale' e 'bello'.Il futuro appartiene a quelli con una men-te e un cuore aperti, in grado di apprez-zare la bellezza in tutte le sue forme… e sfumature. Alla prossima!

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Servizi di Francesco Staino

In un’era dove la tecnologia ci assale e dove tutti hanno ormai a che fare con essa, è rima-sto qualcuno che, noncurante del progresso, ha deciso di sposare un progetto, di quelli sani, da rendere orgogliosi i loro avi: il mantenimento delle tradizioni musicali. La musica popolare, quella da fisarmonica e tamburello, che ti prende, ti coinvolge, ti fa sentire “tarantolato”. Hosteria di Giò si forma nel 2012 nella Presila cosenti-na. Il nome scaturisce dalla nostra tradizione che aveva la “ Cantina “ come luogo di riunione conviviale con amici e conoscenti. La formazione attuale lavora insie-me da 1 anno e pur riunendo musicisti di vario genere musicale, come una sorta di magia alchemica si è ritro-vata a eseguire musiche della propria terra valorizzando, con motivi moderni, testi tradizionali e inediti, riguar-danti le tradizioni, le condizioni del popolo meridiona-le, nonché l’amore.Il Gruppo ha partecipato alla Fiera dell’Artigianato di Rho a Milano nel dicembre 2013, alla “Fiera d’Autunno” a Lorica (CS) nel novembre 2014, avente come ospite Eugenio Bennato; collabora con il poeta Vito Scriva-no e ha accompagnato con interventi musicali alle varie presentazioni lo scrittore Francesco Scarcella autore del libro “Il Morso della Taranta”. Come vincitore del KAULONIA TARANTELLA FUTURE 2014 aprirà nell’ Agosto 2015 il Kaulonia Tarantella Festival.Mario Maccarrone, Francesco Longobucco, France-sco Occhiuto, Daniele Scrivano, Stefano Raimondo, Giovanni Frangella: ecco l'attuale composizione dei ragazzi presilani che hanno deciso di mantenere accesa la fiamma della tradizione, portandola in giro per la Ca-

labria e riscuotendo un grandissimo successo.Davanti un buon bicchiere di vino e in un luogo ma-gico come un’osteria, ci ritroviamo a parlare di loro, delle loro esperienze recenti come la vittoria del “KAU-LONIA TARANTELLA FUTURE”, del rapporto con un pubblico che cresce di giorno in giorno, degli sforzi iniziali e di ambizioni future. E’ stato difficile trovare l’intesa giusta nonostante le in-fluenze musicali differenti?Partendo dal concetto che una bella canzone è una po-esia in musica poiché cerca accostamenti originali tra parole e idee ed esprime in modo artistico sensazioni e stati d’animo universali… siamo riusciti a trova-re, fin da subito, la giusta intesa che ci ha

Hosteria di Giò, dimostrazione vincente

del “made in Presila”

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Hosteria di Gio durante il concerto Posa

Hosteria di Gio al Kaulonia Tarantella Festival

dato la possibilità di intraprendere un cammino co-mune. Più che difficile è stato stimolante perché ha spinto ognuno di noi a confrontarsi con gli altri e a misurarsi con se stesso.Il calore della Presila vi segue ovunque. Qual è il vostro rapporto con il pubblico.Il rapporto con il pubblico della Presila è un rappor-to positivo, ci ha sempre seguito e incoraggiato in tut-ti i nostri concerti ed è anche merito di questi nostri amici, che aumentano ogni giorno di più, se abbiamo raggiunto determinati traguardi. Ci seguono, conti-nuamente, non solo sulla nostra pagina ufficiale di facebook “Hosteria di Giò”, ma quando capita l’occa-sione, con qualcuno di loro, ci incontriamo anche per divertirci e ricreare la tipica “cantina” di un tempo. L’ardore con il quale ci seguono ci inorgoglisce, ci sen-tiamo portatori di un messaggio, di quelli buoni, tipici che davano i nostri nonni. Ci sentiamo portatori sani di tradizione e il pubblico, seguendoci , si unisce alla nostra famiglia e tutto porta all’intento principale: non farci risucchiare totalmente dalla digitalizzazio-ne.Descrivete le vostre sensazioni dopo la vittoria del Kaulo-nia Tarantella Future 2014.Per quanto riguarda le sensazioni diciamo che sono state molteplici. Inizialmente eravamo increduli an-che se, quando si partecipa ad un contest tutti spera-no di vincere. La vittoria sembrava molto difficile da raggiungere poiché era la prima volta che partecipava-mo ad un concorso e vincere in una provincia diver-sa dalla nostra ha accentuato la nostra gioia. E’ stata una bellissima esperienza e, come si sa, le esperienze ti portano sempre e comunque a crescere e a conosce-re nuove realtà. Vincere questo contest è stato una conferma del successo che avevamo già assaporato in varie esibizioni e i consensi avuti dalle giurie hanno avvalorato le nostre aspettative. Siamo orgogliosi di aprire il Kaulonia Tarantella Festival 2015.Dove vi vedete tra cinque anni?Prevedere il futuro non si può , per adesso ci godiamo il momento cercando di andare avanti e migliorare le nostre performances sempre di più, non solo per noi stessi ma per tutti quelli che ci seguono con entusiasmo e affetto. Fra cinque anni ? Speriamo di stare ancora insieme per divertirci e divertire suonando e facendo ballare le tarantelle, naturalmente bevendo un buon bicchiere di vino che non guasta mai.

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SPETTACOLO

a notte lascia il posto alla nebbia, ed in pochi istan-ti, si trasforma in neve. Scende leggera sul lago

Arno, a Lorica. È una delle tante indimenticabili immagini che ri-traggono la Sila nel nuovo film dei registi Nicola Rovito e Fabrizio Nucci, Scale Model. Un film interamente girato nel co-sentino e che può approfittare dei doni naturali di cui siamo circon-dati, per arricchirsi e per regalare una fotografia unica. I boschi, le vallate ed i monti imbiancati fanno da cornice ideale ad un omicidio. L'atmosfera infatti, può essere al contempo idilliaca ma alienante, ed è proprio quello che volevano i giovani registi per il lancio del loro giallo. Il film insegue paral-lelamente le vite di due persone, che si incrociano ma toccandosi appena: l'assassina, interpretata

da Emilia Brandi e il condutto-re della trasmissione tv che l'ha tampinata dal giorno dell'omicidio, Guido, interpretato da Giovan-ni Turco. La pellicola trascina lentamente lo spettatore nelle vite di queste due persone “speciali” eppure costellate da problemi comuni. L'umanità dei personaggi e la bravura dei due attori in-chioda alle sedie i 400 spettatori della prima al cinema Garden. Un successo che si è replicato dopo l'esordio lo scorso anno della prima pellicola firmata dai registi: Goodbye Mr. President. I flashback e gli incontri che fanno i personaggi, allungano la lista di promettenti attori che figurano nel film, ma tutti esclusivamente calabresi doc. Nicola e Fabrizio infatti hanno il merito di circondar-si e di dare fiducia a tutte le figure professionali del nostro territorio,

motivo per il quale meritano il no-stro sostegno, ma principalmente perché, sono tra i pochissimi in Italia che finanziano di tasca propria, non solo il film, ma tutta la distribuzione! Una produzio-ne neonata la loro Open Fields che ha coraggio da vendere e che non si ferma alla creazione di un prodotto, che il più delle volte rimane in un cassetto (come succede alla maggioranza di film indipendenti) perché non trova una distribuzione, ma che affronta tutte le difficoltà della comples-sa macchina cinematografica, distribuendo personalmente nelle sale la loro preziosa creatura. Che vi piaccia o no il film dunque, ha poca importanza. Scale Model vuol dire “modellino in scala”, ed è un modellino nel suo piccolo di successo che tutti dovremmo seguire.

LServizio di Barbara Pasqua

LA SILA TRA FASCINO ED INQUIETUDINE NEL FILM SCALE MODEL

L'attore Giovanni Turco alla prima del filmLa locandina

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60 ~ PeopleLife ~ Novembre 2014

"Il calendario non è amico di Giorgio Roselli" con questa frase il nuovo allenatore del Cosenza Calcio, subentrato a mister Cappellacci dopo il ko interno con la Juve Stabia, ha esordito in conferenza stampa. Il suo e' un compito arduo, quello di rilanciare i lupi in un campionato quanto mai compli-cato come la Lega Pro Unica, centrare il tanto agognato tra-guardo salvezza e far divertire il pubblico rossoblu', stanco di assistere ogni sabato/dome-nica a prestazioni sottotono e poco convincenti, che sono costate il divorzio consensua-le con il tecnico abruzzese e parte del suo staff. Insomma, Roselli avrà' una bella gatta da pelare...Arriva a Cosenza fra diffidenza e malumori e dovrà conquistare di giornata in gior-

nata la fiducia ed il favore del pubblico. Nello scorso anno ha guidato il Gubbio nel girone B di Lega Pro Prima Divisione, con la so-cietà' del Presidente Guara-scio ha firmato un accordo che lo lega al Cosenza fino al 30 giugno 2015, con un'opzione di rinnovo per la stagione suc-cessiva. Il suo futuro per dirlo in maniera esplicita, dipenderà' dai risultati raggiunti a fine sta-gione, ma di una cosa Roselli ha perfettamente ragione: i pri-mi impegni che il Cosenza e' chiamato ad affrontare, con lui in panchina, non sono sempli-ci e non vanno assolutamente presi sotto gamba: si parte con la trasferta di Lecce e poi ci saranno due doppi impegni al San Vito e li' i lupi si giocheran-no davvero una buona fetta di

permanenza. A Roselli il più' grosso in boc-ca al Lupo, ma un pensiero lo dedichiamo anche a chi lo ha preceduto, che non ha sputato veleno e fango, ed e' andato via sbattendo la porta, ma ha voluto ringraziare a modo suo questa societa' e l' intera citta' scegliendo di farlo da Gran Si-gnore...Buona Fortuna Rober-to!

Addio Cappellacci, arriva Roselli

Servizio di Anna Franchino

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SPORT-automobilismo

Dopo le vittorie alla Coppa Sila e alla Cronoscalata di Cellara, il giovane pilota, rampollo della dinastia degli Scola, vince an-che la 19esima Luzzi-Sambu-cina su Osella Pa 2000.E' lui il re delle monoposto calabresi....il pilota di Rende ha solo 20 anni, ma ha gia' numerosi suc-cessi alle spalle e anche stavol-ta ne porta a casa uno, facendo registrare il record del tracciato della corsa con 3'10"72, davan-ti al reggino Carmelo Scara-mozzino su Lola Dome, sotto gli occhi del nonno don Mimì. Terzo gradino del podio per il catanese Giuseppe Corona

su Osella Pa 21/S. Nell'ultima domenica di ottobre, il forte dri-ver cosentino è riuscito a bis-sare il successo conquistato su questo tracciato un anno fa, davanti al numerosissimo pub-blico accorso per un evento di-venuto oramai un appuntamen-to fisso per gli appassionati di motori. La manifestazione sportiva, organizzata dalla scuderia Co-senza corse in collaborazione con il Comune di Luzzi, con l’Aci Catanzaro e con la scu-deria Morano Motorsport, è stata una vera e propria festa, impreziosita dalla validità per il

Trofeo Italiano Velocità Mon-tagna girone Sud. Un percor-so che unisce tecnica e veloci-tà, e che piace particolarmente ai piloti. E se per Scola è l'ennesima conferma di un talento che il giovane ha nel dna, per il pilo-ta Scaramozzino, che aveva avuto problemi con la frizione in prova il secondo posto ot-tenuto anche lo scorso anno è comunque una bella conferma. Out il giovane Francesco Con-ticelli a causa della rottura del semiasse. Fuori gioco anche il reggino Antonino Iaria per un guasto alla sua Osella.

Il segreto del successo di Domenico Scola jr?

A cura della Redazione

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MATERIE DI STUDIOProgrammazione e Coordinamento nell'attivitàOrganizzazione del lavoroLe zone operativeLa costruzione del menùLa scelta dei prodottiElementi di dietologia e Sicurezza alimentareInglese settorialeParte Specifica corso Barman

DETTAGLI CORSODurata del corso – 1 MeseOre – 60Normativa di RiferimentoArt. 41 ex L.R. N° 18/85Sbocchi occupazionaliAttestato di Frequenza e Profitto Certificato (Bar – Pub - Discoteche – Night Club – Villaggi Turistici)Requisiti di Accesso• 18 anni compiuti• Obbligo formativo assolto

MATERIE DI STUDIORegole generali dei dosaggi e composizione dei drinks. Prove Pratiche.Tecniche di miscelazione con metal pours e controllo dei dosaggi, mano destra e mano sinistra. Prove pratiche.I succhi premix e dosaggi con Speed Bottles. Prove pratiche.Test dei drinks con calibrazione Exacto Pour.Movimenti Flair di base e routines principali.Pouring tecniques - advanced(tecniche di versaggio acrobatico)Speed working - advanced (costruzione di più drink contemporaneamente utilizzando il flair)

Working flair – advanced (movimenti acrobatici da intrattenimento con 2 o più bottiglie piene)Routine da esibizione (coreografie in working ed exhibition flair indirizzate ad esibizioni e competi-zioni);Sicurezza sul lavoro D. Lgs. 81/2008.Normativa alcolici e superalcolici Dlgs 26 Marzo 2010 n.59- modif.da Dlgs/2012 aggiornato al 14 settembre 2012.

Lingua Inglese settoriale avanzato

DETTAGLI CORSODurata del corso – 1 Mese

CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER BARMAN Il corso per Barman è rivolto a coloro che intendono operare da professionisti nel settore della ristorazione. La nostra è una formazione a 360° che vuole fornire al futuro Barman anche una

certa cultura settoriale che lo aiuterà a comprendere meglio il proprio lavoro e il proprio futuro professionale. Il Barman è quella figura che rende più piacevole la permanenza nel locali

pubblici come discoteche, night club e bar deliziando i clienti con la realizzazione di cocktail. Il punto di forza dei Barman è rappresentato dalla sapienza con cui riescono a miscelare i vari elementi accostando sapori diversi e retrogusti contrastanti che, alternandosi in un'equilibrata mistura, accarezzano il palato rimanendo vividamente impressi nella mente di chi li assapora.

L'attività formativa è rivolta a coloro che già svolgono tale attività o hanno intenzione di avviarne di nuove.

(LIVELLO BASE)

CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER FLAIR BARTENDER (LIVELLO AVANZATO)

Questo corso professionale è volto all'affinamento delle tecniche di lavoro apprese durante il corso per Barman Base e alla spettacolarizzazione dei movimenti dell'allievo. Gli obbiettivi da raggiungere, sono la capacità di intrattenere la clientela con dei veri e propri show ed una più elevata professionalità del Bartender. Il Bartender (o Barmaid o Barlady per la donna) è il Bar-man definito nell'accezione americana, è colui che lavora utilizzando tecniche moderne. La sua misura degli alcolici è basata su un sistema di conteggio verbale(frrepouring di 1° livello) associato a una serie di prese delle bottiglie che gli permettono di velocizzare la costruzione del singolo cocktail. Il Bartendere è quel tipo di Barman in grado di utilizzare le abilità del Flair Bartending, l'insieme delle tecniche acrobatiche che permettono non solo di costruire nume-

rosi cocktail contemporaneamente, ma anche di intrattenere il cliente attraverso una prepara-zione coinvolgente ed evocativa.

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Immancabilmente, quando parliamo di olio d’o-liva non possiamo tralasciare di andare indietro nel tempo e vederne le origini antichissime. Basti pensare che ai neonati veniva somministrato un cucchiaino di olio come elemento stabilizzante per l’organismo digestivo oltre naturalmente ad essere riconosciuto elemento fondamentale che contribuisce a scongiurare diverse patologie cardiocircolatorie come: l’obesità, il diabete e il cancro. Il presidente dell’associazione olivicola cosentina, Massimino Magliocchi ci spiega – “l’o-lio d’oliva è quel prodotto che accompagna la vita dell’uomo in tutte le sue evoluzioni. Diventa base essenziale di quel modello nutrizionale mol-to diffuso nel Bacino del Mediterraneo, da cui trae origine una organizzazione commerciale. A tale riguardo però, non possiamo tralasciare di citare quello che è il tempio della dieta mediter-ranea salutare, che pone le sue basi sullo stile di vita più salutare possibile che indica una ripar-tizione dell’energia e dei vari nutrienti tra i pasti della giornata. Tale sistema lo dobbiamo al prof. Flaminio Fidanza, docente universitario, nonché fondatore insieme al Prof. Antonino De Lorenzo (Direttore Responsabile U.O.S.D. del Policlinico

Tor Vergata) dell’Istituto Nazionale per la dieta mediterranea e la nutri genomica di Nicotera”. Tutto ciò ha portato ad un ambito riconoscimen-to?Ebbene si. L’Unesco a novembre 2010, ha pro-clamato bene orale e immateriale dell’uma-nità il modello nutrizionale ispirato alla dieta mediterranea. L’olio d’oliva rappresenta nel set-tore dell’agricoltura, l’elemento fondamentale. E questo riconoscimento, è di grande supporto al consumo quotidiano dell’olio di oliva. Rap-presenta un enorme vantaggio di valorizzazione al prodotto che, per la nostra regione risulta es-sere la voce economicamente più significativa del comparto agricolo. Oltre tutto in questi ulti-mi anni, l’olio, ha subito da parte dei produttori una trasformazione qualitativa non indifferente. Se venti anni fa il grosso della raccolta avveniva per caduta delle drupe producendo cos’ essen-zialmente olio lampante, oggi assistiamo ad una inversione di rotta a 360 gradi. Si produce essen-zialmente olio extra vergine di eccellente qualità grazie all’opera delle associazioni olivicole della Comunità Europea, del Ministero dell’Agricoltura e del nostro Assessorato all’Agricoltura, svolgen-

PeopleLife e O.P. ASSOCIAZIONE Olivicola Cosentina

Il presidente Massimino Magliocchi

L’ulivo Pianta Secolare Sostegno dell’Agricoltura e dell’Ambiente

L’Olio d’Oliva protagonista al “SIAL” di Parigi

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do progetti mirati al miglioramento qualitativo.“La felicità è nel piatto”, questo il titolo dell’im-portante fiera internazionale di Parigi. Quanto è importante esportare il nostro olio di oliva?È una grande soddisfazione prender parte a fiere internazionali, come quella di Parigi. L’azione di diffusione che stiamo svolgendo con costanza, impegno, sacrificio di energie ed economico ol-tre che con spirito innovativo, cercando di coin-volgere esperti del comparto olivicolo, è quella di porre a confronto il mondo olivicolo calabrese con quello internazionale per una sempre mag-giore conoscenza e uso dell’olio di oliva. Non ul-timo, insieme ai produttori e trasformatori olivicoli si è dato vita al comitato per il riconoscimento della IGP Olio di Calabria per consentire così, a tutti i produttori olivicoli calabresi che com-mercializzano il proprio olio, di fregiarsi di questo marchio identificativo del territorio di apparte-

nenza e della qualità che consente di offrire la sicurezza di acquisto, di un prodotto genuino ga-rantito da un marchio controllato.Il mondo alimentare è più che mai uno spazio di scambi universali. Quella di Parigi è stata una vetrina internazionale per l’olio di oliva. Qual è stata la risposta dei visitatori parigini e non solo?Più che positiva. Il contatto diretto con sogget-ti non consumatori e non produttori ha fatto sì che il la degustazione del nostro prodotto fosse apprezzata e ci ha dato modo di approfondi-re i contenuti organolettici e salutistici dell’E.V.O.O., scientificamente riconosciuto e certifi-cato, come qualità unica della provincia. Una garanzia in più per il consumatore che si avvi-cina all’uso quotidiano dell’olio, indispensabile per l’alimentazione, così come consigliano per la salvaguardia del benessere i nutrizionisti e gli esperti della medicina specialistica.

PeopleLife e O.P. ASSOCIAZIONE Olivicola Cosentina

L’ulivo Pianta Secolare Sostegno dell’Agricoltura e dell’Ambiente

L’Olio d’Oliva protagonista al “SIAL” di Parigi

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Oroscopo ~ NovembreAltruisti, coscienziosi, amanti del lavoro preciso anche se vengono sommersi dai grandi progetti. Sono molto analitici e spes-so eccessivamente critici. Coloro che sono nati sotto questo segno hanno un livello di intelligenza al di sopra della norma ed un discreto gusto artistico. Devono imparare a moderare il loro senso critico altrimenti l'intera esistenza può risultarne alterata. I Vergine realizzano perfettamente le mansioni ad essi assegnate e desiderano che nel lavoro sia tutto perfetto.

Vergine

ARIETE

TORO

GEMELLI

CANCRO SCORPIONE PESCI

BILANCIA ACQUARIO

VERGINE CAPRICORNO

LEONE SAGITTARIO21/3-19/4

20/4-20/5

21/5-20/6

21/6-22/7 23/10-21/11 19/2-19/1

23/9-22/10 23/9-22/10

23/8-22/9 23/8-22/9

23/7-22/8 23/10-21/12

Cerca di tenere sotto controllo svogliatezza e impulsività. Riceve-rai una piacevole notizia che potrai condividere con gli amici che du-rante l’anno hanno l’onere e l’ono-re di su(o)pportarti!

Mese meno faticoso del previsto. Spesso agitato non riesci a godere della vicinanza di chi da tempo cerca di entrare nel tuo mondo fat-to di rinunce e restrizioni. Liberati.

A lavoro ricomincerai alla grande e saprai affrontare alcuni attimi di tensione che qualcuno non esiterà a procurarti. Cerca di non discute-re con chi non intende ascoltare il tuo punto di vista. È tempo perso!

Le ferie sono trascorse in modo sere-no e pacifico, troppo pacifico. Non starai diventando pigro e dedito alla routine di coppia. Attento, sei anco-ra giovane, forse, dovresti porti qual-che domanda in più!

Per nascondere la verità rischi di fare sempre brutte figure. Rispet-tare gli altri significa soprattutto non offendere la loro intelligenza! Se pretendi onestà devi imparare a essere leale!

Gli impegni familiari riempiono le giornate, ma la tua pazienza ti per-mette di risolvere anche i problemi più fastidiosi. Cerca di svagare un po’. Iscriversi in palestra potrebbe essere vitale in alcuni casi!

Stai iniziando a capire che per dare amore agli altri bisogna prima di tutto volersi bene. Pensa un po' di più a ciò che desideri e vedrai che le occasioni giuste arriveranno an-che per te che sei speciale!

In testa hai tante iniziative, d’al-tronde settembre è il tuo mese! Sei meticoloso…perché non provi a sorvolare ogni tanto? Vivrai mo-menti di grande intesa sessuale!

Non è meravigliandoti degli atteg-giamenti altrui che compensi i mo-menti di vuoto con i quali spesso ti ritrovi a fare i conti. Sei insoddifat-to? Bè, non dipende dagli altri!

Le vacanze non sono servite a ri-solvere i dubbi di un anno di duro lavoro. Ricominci con grande vo-lontà, ma riconosci che la riuscita dei tuoi progetti non dipende solo da te. Devi tenere duro!

Ti sei concesso qualche lusso di troppo, ma ora bisogna rimetersi in riga. Non vorrai sprecare i sa-crifici fatti finora! Ritrova il giusto equilibrio e prosegui. La strada è lunga, ma ne vale la pena e lo sai!

Le inquietudini sono all’ordine del giorno, ma a breve riceverai delle notizie che avranno il potere di lasciarti a bocca aperta. Nella vita esistono tante sfumature, non di-menticarlo!

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