pensiero far da se - Massimo Casolaro.pdf

download pensiero far da se - Massimo Casolaro.pdf

of 104

Transcript of pensiero far da se - Massimo Casolaro.pdf

  • PENSIEROFAR DA SE

    Massimo Casolaro

    30 anni di FAR DA SEMassimo Casolaro con i suoi collaboratori

    EDIBRICOEDIB

    RIC

    OP

    EN

    SIE

    RO

    FA

    R D

    A S

    E

    un vivace stile di vita fatto di fatti

    Massimo Casolaro nasce a Milanonel 1931 da madre gaviese e padre

    napoletano, Giuseppe, eccellentedisegnatore pubblicitario e pittore

    impressionista.Suo zio, con cui ha un feeling

    particolare, lo scrittore Giuseppe Marotta. Si interessaprestissimo al giornalismo e tra i suoi pi illustri maestri ci sono

    Valentino Bompiani, GianniMazzocchi, Cino Del Duca.

    A 21 anni il pi giovane direttoreresponsabile di periodici in Italia:

    dirige infatti Scienza Illustrata.Collabora con La Notte, LUnit,

    Sorrisi e Canzoni, Quattroruote,ma la sua vera vocazione quella

    del giornalista divulgatore. Dirige cos le riviste Tecnica

    Illustrata, Sistema A (la A sta per "arrangiarsi"), Radiopratica,

    Radioelettronica, MeccanicaPopolare, Enciclopedia della

    Tecnica, Clic Fotografiamo ed altre.

    Nel 1974 d una svolta alla suavita, abbandona la direzione

    dellufficio sviluppo editoriale alla Fratelli Fabbri, si trasferisce

    da Milano a Gavi, conia il neologismo fai da te, realizzala rivista FARE ed un successo.

    Da allora, la sua casa editrice,nonostante vari tentativi

    di imitazione, ha mantenuto il monopolio nel settore

    del bricolage. Ancora oggi, nonostante i molteplici hobby,

    la cosa per lui pi coinvolgente lavorare alle sue riviste

    Far da s, Fai da te facile, In Giardino ed Almanacco.

    PENSIERI VELOCI

    Essere liberi, indipendenti, crearecose a misura duomo, a nostramisura, a nostro piacere, a nostrogusto e preferenza. Non dipenderedalla moda o dai gusti degli altri.

    Chi fa da s, tiene aperto uno spiraglio, difende ancora il proprio essere individuo, non ha del tutto dato le dimissioni da pazzo, da ribelle, da illuso.

    Chi fa da s vive nel mondo deiconsumi senza accettare passivamente i suoi stimoli perchegli , per assioma, un maestro del risparmio, del riciclaggio dei materiali scartati: non maidisoccupato, visto che le sue manicontinuano a creare, a costruire,a produrre, per diletto, per il piacere di fare.

    Chi fa da s fiero della suamanualit controcorrente, della sua speciale individualit. In un mondo governato da rigidisistemi elettronici programmati,schedati, codificati, felice del suocontrario. Ha limmaginazionelenta, la riflessione, lindecisione e anche il ripensamento e, massima espressione di libert,pu perfino contraddirsi.

    E mentre aspettiamo che gli espertistudino ed organizzino le attivitdella gente in modo meno deprimente, ben venga il lavorofar da s che assicura una piccolafetta di felicit a tutti i suoi appassionati.

    copertina30 3-11-2005 8:53 Pagina 1

  • edizioni per il fai da teEDIBRICO

    PENSIEROFAR DA SEun vivace stile di vita

    fatto di fatti

    Massimo Casolaro

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 1

  • 2IndiceIL DOTTORE FAI DA TE

    CHI E IL FAR DA SE66 Meglio far da s77 Ritorna luomo polivalente88 Siamo prosumers99 Limperatore giardiniere

    1100 Il dilettante e il professionista1111 Senza limiti1122 Un silenzio che fa rumore1133 I distruttori dellEden1144 Fallo tu1155 Bello e ciclopico1166 So quel che faccio1177 Fallo da te 20001188 La vera voce del fai da te1199 La nostra armatura2200 Architetto muratore2211 Uscire allo scoperto2222 Autosufficienti alla meta2233 La sua coda di rondine2244 La vera identit

    COSA FA IL FAR DA SE2266 Potete fare tutto2277 Tirate fuori lartista2288 Maratona senza crisi2299 Far da s fiducia3300 Far da s riposo da re3311 Le vacanze del far da s3322 Mani sporche3333 Leonardo il trita-aglio3344 Gli uni e gli altri3355 Farsi la propria fortuna3366 Grazie, inventori!

    PERCHE SI FA BRICOLAGE3388 Il far da s prossimo venturo3399 Per risparmio o per passione?4400 Idee preziose4411 Salute far da s4422 La molla del far da s4433 Capire ed imitare4444 Siamo lantidoto 4455 Sogno o realt4466 In prima fila4477 Gli anticorpi del far da s4488 Manualit diversa

    RECUPERARE E RICICLARE5500 E il momento di darsi da fare5511 Non ditelo a noi

    5522 Tante ricchezze da non disperdere5533 Sole e vento passano alti5544 Ridurre gli sprechi5555 Per favore non esageriamo5566 Risparmio sotto terra5577 La nonna mobile5588 La ricchezza dei rifiuti

    TV E COMPUTER6600 Una societ di zombi6611 Contro lintossicazione TV6622 Video contro corrente6633 Non me ne impippo6644 La TV non vince6655 Segare con Internet6666 Mani da tastiera

    LA CASA6688 Una casa in quattro giorni6699 Problema casa? Facciamocela7700 Bisogno di casa7711 Casa, dolce casa...7722 Sotto chi pu7733 Pronto soccorso casa

    IL LAVORO7766 La zappa alternativa7777 Un futuro di scrivanie7788 Mobilit: nostro privilegio7799 Noi lavoriamo volentieri8800 Lavoro manna8811 Vu cumpr?8822 Il partito del lavoro8833 Adorato lavoro8844 Lavoro uguale oro8855 Istruttori di far da s8866 La luce del contadino8877 La fine del lavoro8888 I numeri che cambiano la vita

    LA SCUOLA9900 La scuola delle mani9911 O studi o vai a lavorare!9922 Bottega Gentile9933 Insegnagli a zoppicare9944 Immaginare riciclando9955 Onore al padre9966 A scuola per fare

    CURIOSITA E BUONUMORE FAR DA SE9988 Potente in110000 Strangolagalli110022 Il nodo scorsoio

    Copyright by EDIBRICO 200515066 GAVI (AL) - ITALIA

    A cura di Nicla de Carolis e Carlo De BenedettiStampa novembre 2005 - Erredi - Voltaggio (AL)

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 2

  • Questa piccola raccolta di editoriali, stampata perpochi intimi al compimento dei 30 anni dellarivista FAR DA SE, nasce dalla scoperta o riscoper-ta della validit dei contenuti pubblicati nel corso diquesto trentennio. Scritti quasi tutti da MassimoCasolaro, o dai suoi pi stretti collaboratori su suaispirazione, questi testi formano nel tempo un pen-siero coerente e controcorrente. Li abbiamo definiti pensiero far da s perch, rileg-gendoli, si ha la sensazione di un percorso organicoche sarebbe pretenzioso definire filosofia: questopensiero cresce man mano come conseguenza di fattitra gente che non abitutata a filosofare, ma a fare. Un sano stile di vita, una ricetta per riempire il vuotodi valori, di dignit e di identit che figlio dellasociet industriale e consumistica dei nostri giorni.

    Quando, 30 anni fa appunto, Massimo Casolaro,giornalista con un percorso ricco di successi e digrandi maestri come Valentino Bompiani, Cino DelDuca, Gianni Mazzocchi, allora dirigente allaFratelli Fabbri, decise di diventare editore e di rea-lizzare una rivista di bricolage, in Italia largomentoera sconosciuto ai pi. Al punto tale che dovette coniare lui stesso lequiva-lente in italiano dei termini usati in Europa, bricola-ge o do it yourself o selber machen: suo quindi ilneologismo fai da te (o far da s che dir si voglia),espressione oggi cos spesso usata, anche, ahim, asproposito e in senso dispregiativo.Da Milano si trasfer a Gavi, in campagna, dove, seda un punto di vista strettamente editoriale era allo-ra quasi impensabile fare una rivista, dallaltro

    Il dottor fai da te

    3

    >>>

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 3

  • (pi laboratori, pi spazi allaperto dove realizzare lecostruzioni e fotografarle) si poteva dare il realismoe la concretezza di cui necessita il far da s per esse-re spiegato onestamente. Limpresa fu piena di diffi-colt, ma fu un successo (che continua, siamo anco-ra qui!).

    Amo essere autosufficiente e credo talmente nellafilosofia del fai da te che non posso fare a meno didiffonderla, divulgarla, cos dice Casolaro la cuivita un esempio alternativo alla noia e alla depres-sione, una vita che scorre sempre come un fiume inpiena spinto dalla immutata curiosit e dalla vogliadi progettare e realizzare cose nuove. Scherzosamente definito il dottor fai da te,Casolaro, ha trasferito tra quanti lo seguono la vogliadi essere individui autonomi, pronti a affrontare erisolvere in maniera fattiva ogni situazione. Questa lessenza del fai da te che molto pi di unhobby. Lo dimostrano le lettere e le foto che manda-no in redazione i lettori con cui c un vero e propriodialogo, fatto di sintonie e di originalit, che testimo-nia la comune appartenza ad un piccolo e vivaceclan di gente fuori dal gregge.

    Nicla de Carolis

    Gavi, novembre 2005

    4

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 4

  • Qual la vera identit del bricoleur?E un dilettante o un professionista, un consumatore o un produttore,

    un tipo aperto o chiuso nel suo guscio, un conservatore o un innovatore?

    CHI IL FAR DA S

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 5

  • 6QQuando nel nostro vocabolario viene a mancare la parolache possa definire con esattezza qualche cosa, prima opoi si conia un neologismo, le cui fortune sono pi legate allanecessit di definire una nuova abitudine che alla proprietdella parola o dellinsieme di parole adottato per la circostan-za. La nuova abitudine, o meglio, il principio che sta esplo-dendo in Italia il cos detto far da s. E in ritardo di qualche decina danni rispetto al bricolagefrancese, che letteralmente significa raccogliere ed utilizzareanche le briciole, oppure il do-it-yourself, ossia il fatelo voistessi degli anglosassoni. Ma forse il termine pi felice rima-ne quello tedesco, il selbst, che significa semplicemente das , sottintendendo il verbo fare. La faccenda delle denominazioni nuove, dei neologismi, spesso delicata, per evitare espressioni brutte o volgari, osemplicemente antipatiche ed impositive. Questo problematocca adesso agli uomini che amano far da s. Bisogna defi-nire ufficialmente questa attivit. Qui in redazione la faccen-da del neologismo stata dibattuta per circa un anno. E dopoun anno di discussioni la risposta definitiva : far da s. Il farda s semplicemente un principio, una regola, ma non unprincipio astratto: fare per il piacere di creare, piuttosto chesemplicemente acquistare o dipendere dagli altri. Il far da ssignifica attrezzarsi per essere sempre pi autosufficienti,riscoprire le nostre abilit di progettisti e di realizzatori.Valorizzare il nostro impegno. Essere liberi, indipendenti,creare cose a misura duomo, a nostra misura, a nostro piace-re, a nostro gusto e preferenza. Non dipendere dalla moda odai gusti degli altri, che sono quasi sempre gusti interessatidi chi desidera sfruttare i nostri entusiasmi.Ma bisogna crederci. E noi nel far da s ci crediamo, al puntodi farne la nostra bandiera, la nostra testata. Guardiamoci unattimo indietro: la prima rivista per il far da s nata in Italianel lontano 1926 o gi di l. Si chiamava Sistema I, giornaledegli Ingegnosi. Poi, nel dopoguerra, fu la volta di Sistema A.Due riviste che non tutti ricordano, perch furono spazzatevia dallondata del consumismo, che imponeva di vergognar-si di far da s. Ma dopo londa, viene la risacca, E il consu-mismo si ridimensiona. Viva il far da s.

    (agosto 1976)

    Meglio far da s

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 6

  • Chi il far da s

    7

    PPersino la nazione pi disumanizzata, e ci riferiamo natu-ralmente agli Stati Uniti, ha scoperto che luomo non uno strumento per produrre reddito e basta. Dopo aver avve-lenato lesistenza di generazioni di cittadini specializzandoliin ununica direzione, laureando ingegneri bravi in una solalavorazione, che non sanno tenere in mano un cacciavite perstringere la manopola di una lavatrice, hanno capito che sta-vano andando in una direzione sbagliata.Psicologi, psicoanalisti, psicoterapisti, ergonomi, organizza-tori del lavoro altrui, pianificatori delle scelte collettive, per-suasori palesi ed occulti e tutti quei tizi che hanno la pretesadi decidere in anticipo i desideri e le scelte altrui, hannoammesso il loro fallimento. Hanno scoperto che sacrificaretutto alla cosiddetta carriera, specializzarsi assurdamente inuna sola attivit, produce reddito ma distrugge luomo, lostressa e lo spersonalizza. Provate, per esempio, ad immaginare un qualsiasi specializ-zato: un professore universitario che per tutta la vita insegnamatematica, sempre la stessa matematica, mettiamo il primobiennio ad ingegneria, per tutta la vita. Cambiano gli studen-ti, ma lui recita sempre la medesima filastrocca. Come unautoma. Tanto vale mettere al suo posto un manichino colregistratore nella pancia, che il risultato non cambia. Omeglio, cambia, perch cos luomo evita di diventare eglistesso un manichino. Gente cos, se si trova in casa a tu per tu con un rubinetto cheperde, va in tilt, come un flipper malmenato. Perch svolge ilsuo lavoro per forza dinerzia, senza entusiasmo. Perch nonc pi alcuna novit, quindi alcun interesse, in quello chesta facendo monotonamente da anni ed anni. Bisogna farsapere, a tutti questi specializzati, che il martello ed il cac-ciavite sono unutile diversione rispetto alla partita doppia.Che costruire un mosaico pu riscattare una giornata di ame-nit burocratiche e di sissignordirettore.Bisogna che ritorni luomo polivalente ansioso di tornare acasa dallufficio per cimentarsi con la nuova piallatrice, persperimentare le virt della fresa montata sul trapano elettri-co, per realizzare la cornice del mosaico, per ricostruiremeravigliosi velieri.

    (febbraio 1977)

    Ritorna luomo polivalente

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 7

  • 8DDritto dritto dallAmerica piove addosso ai far da s, lap-pellativo di prosumers che sarebbe la contrazione diproducers e consumers. In altri termini noi siamo quelliche produciamo quello che consumiamo.Il termine ci st anche bene (a parte la fonetica che, in italia-no, piuttosto sgraziata), ma abbisogna di alcune precisazio-ni. Noi non consumiamo un bel niente, ma utilizziamo,impieghiamo e sfruttiamo. La logica, tutta dimportazione, delconsumismo, fondata sullimpiego limitato nel tempo di unbene qualsiasi che viene immediatamente sostituito appena imass-media ci convincono che ora di cambiare per stare alpasso con la moda. Questo mutamento rapido favorito dal-lindustria, che deve produrre in continuazione, per potersopravvivere. Non siamo fuori dal tempo e non viviamo in una grotta, percui non possibile sottrarci completamente a questa logica,ma possiamo ridurre al minimo gli effetti disastrosi che ha sulnostro bilancio familiare.Ecco quindi che ci mettiamo a produrre un sacco di cose: daltavolino da th alla barca, dalla facciata della casetta allim-pianto elettrico, non per consumarle, ma per fruirne il pi alungo possibile.Certo che la battaglia dura: gli artigiani ci vedono come ilfumo negli occhi, se si parla di far da s si va a finire nel lavo-ro sommerso o nero che non paga lIVA e le tasse. Ma, ormai, il prosumerismo un fenomeno di massa, cui lin-dustria deve far riferimento, nel programmare la produzionedi un bene piuttosto che di un altro o, addirittura, prevederela creazione di nuovi prodotti, richiesti da questa emergentecategoria sociale. Ecco, rivisto e corretto in questo modo,lappellativo prosumer ci si attaglia meglio, anche se, ovvia-mente, noi siamo liberi di infilare in questa paroletta tutta lanostra creativit, che sicuramente deborda di parecchio daicrudi limiti linguistici ed etimologici.In questo caso, come in altri, letichetta nata come una vel-leitaria definizione di un insieme infinito tutto da capire e dainterpretare. Gli esaminati siamo tutti noi far da s; pensateche guaio per i sociologi!

    (luglio 1985)

    Siamo prosumers

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 8

  • IIn Cina c dal 1949 il socialismo, ma per secoli e secoli cstata la tirannide di imperatori e signori feudali. Lultimoimperatore venne incoronato nel 1908: Pu Yi aveva allora treanni ed era stato staccato brutalmente dalla madre per esse-re allevato tra eunuchi e dame di compagnia, senza poter piuscire dal Palazzo.Questo figlio del cielo non avrebbe per avuto la possibi-lit di governare, perche la Cina si avviava allora verso annitravagliatissimi, anni segnati da lotte tra i signori della guer-ra e da continui rivolgimenti politici.Attraverso tutte queste vicessitudini passa anche Pu Yi che,cresciuto nella bambagia e servito di tutto punto negli annidellinfanzia e delladolescenza, si ritrova, indifeso ed imma-turo, a passare in una caduta rovinosa, da lussuose ville acampi di concentramento, da un facile trono per un impera-tore fantoccio alla rigida prigionia per criminali di guerra.E in prigione che Pu Yi viene costretto a fare a meno del ser-vitore personale, ad eseguire pesanti lavori, a riesaminaretutta la sua posizione.E la sua vita prende una piega nuova, Pu Yi diventa uomo,solo quando per caso prende in mano una zappa, un innaffia-toio e comincia ad occuparsi di piante, di fiori. Allora vieneanche la riabilitazione e la libert, allora le sue mani, chefino a poco tempo prima non sapevano allacciare le scarpe,scorrono abili e sicure sui germogli delle piante dellortobotanico in cui lex imperatore ha trovato lavoro.Sul volto di Pu Yi per la prima volta c il sorriso aperto dellapersona che ha trovato equilibrio, che ha occupato il propriospazio nel mondo: lontano il tempo in cui aveva ordinato alservo di bere linchiostro per convincere il fratello che eraancora lui limperatore, o quello in cui aveva tentato il suici-dio, ora Pu Yi trova il coraggio di difendere pubblicamente ilsuo carceriere, di parlare del suo passato con serenit.E un film di Bertolucci a raccontare con splendide immagi-ni e grande forza la storia di come Pu Yi imperatore sia diven-tato Pu Yi giardiniere.Ma il Pu Yi uomo e cittadino, responsabile ed autonomo, solo questultimo. Grazie alla scoperta di quanto sia bello farecon le proprie mani.

    (marzo 1988)

    Limperatore giardiniereChi il far da s

    9

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 9

  • 10

    IIl dilettante inferiore al professionista nella capacit, nellacultura e nei mezzi, ma gli superiore nella libert e inge-nuit con cui fa quanto gli d gioia, ed esprime ci che perlui importante, senza gli scrupoli e senza lambizione delprofessionista, senza le sue inibizioni.Se non lavesse gi scritta Hermann Hesse, questa frase vor-remmo averla scritta noi, tanto magnificamente sintetizza lafilosofia del nostro lavoro, lidea base dellessere un far da s.Perch il bricoleur non un professionista, non lo e nonvuole esserlo: egli ha gi un lavoro e proprio dalla ripetitivitdi questa occupazione molto spesso fugge o trova momenta-neo sollievo nella libera attivit manuale. Il far da s nella vita ferroviere, postino, operaio, impiega-to, ma anche chirurgo, avvocato, maestro; quando si improv-visa idraulico, falegname, elettricista o fabbro per risolverequalcuno dei quotidiani problemi che la casa presenta lo facon entusiasmo, certo che in fondo, comunque vada, il suopubblico gli riconoscer impegno e buona volont.Libero dallansia, poich la sua prestazione non deve esseremonetizzata, poich non mette in gioco n reputazione n car-riera, e nello stesso tempo spinto a far bene perch quel certolavoro lo fa per s, per la propria casa, per la propria fami-glia, egli certamente rende al massimo conseguendo risultatiche talvolta sono preclusi al professionista pi esperto.Certo del professionista egli non ha n i mezzi, n lesperien-za, n le conoscenze teoriche e pratiche: ma a queste caren-ze sopperisce con quella vena di ingegnosit che gli con-sente di inventare soluzioni assolutamente originali a proble-mi piccoli e grandi.Egli si dedica alle attivit del far da s perch gli danno gioia,perch per lui sono importanti: non ha spazio n la voglia diarricchire, n quella di far strada. Gli basta essere soddisfatto con se stesso, gli basta il bravo diquanti come lui guardano al professionista non con invidia,ma solo con ingenua curiosit, pronti a rubargli un segretooggi ed uno domani da far ben fruttare.

    (febbraio 1989)

    Il dilettante e il professionista

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 10

  • Chi il far da s

    11

    LLuomo un animale fantastico, come individuo.Aggregato, in massa, invece squallido.I duci questo lo sanno e gli fanno fare quello che vogliono.Gerard dAboville, bretone quarantacinquenne, invece, unmeraviglioso individuo. Dieci anni fa ha fatto pi di 5000chilometri, da solo, a remi... cio ha attraversato lAtlanticoin 73 giorni. E adesso vuole attraversare il Pacifico che largo il doppio.Intervistato dal giornalista italiano Franco Soccol dice chenon sta facendo allenamenti particolari, solo un po di pale-stra cod un vogatore, giusto per tenersi in forma.Infatti Gerard sostiene che non ci voglia una forza muscolareparticolare per vogare tutto un oceano.E pi importante la forza cerebrale, la costanza nello sforzo.Non si deve andare veloce, ma sempre, giorno dopo giorno.Per questo, pi che i muscoli servono la testa, la determina-zione, la concentrazione e questi elementi non si possonoallenare in palestra.Lo stesso discorso vale anche per chi far da s, che insostanza un bellindividuo, autosufficiente, indipendenteper tutto quello che serve nella conduzione e nelle miglioriedella propria casa.Per essere far da s non necessario avere menti superiori oaver frequentato corsi di specializzazione professionale, oavere un completo bagaglio di cognizioni tecniche. Bastaallenare la volont, lingegnosit, il senso di autonomia. Euna questione di allenamento mentale, di concentrazione.Ogni volta che se ne ha bisogno, si affronta il problema cer-cando di capire, di risolverlo con i propri mezzi, informando-si, facendosi consigliare, leggendo. Certo si deve cominciare, una volta. Ci vogliono un atto divolont, una piccola violenza a se stessi, per cambiare regi-stro, per far girare il volano in senso inverso, per andare con-tro corrente, per cominciare a sentirsi individui, con sceltepersonali, intelligenti, creative.I problemi pratici quotidiani sono gli oceani di ognuno di noiche dobbiamo superare con la concentrazione e lallenamentomentale. N pi n meno di come fa quel fantastico individuoche Gerard, il rematore transoceanico.

    (ottobre 1991)

    Senza limiti

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 11

  • 12

    CCrollano i muri con rumori assordanti ed interi popoli siaffollano nelle regioni del miraggio; i potenti si aggrappa-no al loro cadreghino e lanciano grida insensate a chi d lorodei corrotti invitandoli a tornarsene a casa; nuove fazioni siinventano e gridano pi forte nella convinzione che cos sidimostra la propria ragione; il mondo va a ramengo e gliscienziati parlano contraddicendosi come comari.Nel chiuso del proprio laboratorio, in unatmosfera silenziosaed ovattata, il far da s lavora: leste le mani muovono la cartavetrata, efficace la punta del trapano fora, la lama del seghet-to taglia, la fresa gira mordendo il legno. E dalle mani opero-se, dagli utensili obbedienti, dai materiali duttili e familiari,nasce un oggetto concreto, progettato e voluto proprio cos.Abbiamo caricato i toni (ma poi vero?) per evidenziarequanto antitetiche siano la realt nostra contemporanea,quella in cui viviamo e che la televisione giornalmente ci rap-presenta, e la realt che il far da s si crea con originalit pro-prio per fuggire, per chiudere la porta in faccia alla prima.Pu sembrare a prima vista un modo egoistico e facile ditirarsi fuori dalla mischia. Non cos. semmai un atteggiamento di difesa, un modo per tapparsigli orecchi davanti al clamore e al fracasso divenuti intollera-bili. E pi ancora un segnale positivo di dove stanno le pos-sibilit di ripresa: nel lavoro, nella manualit, nelloperosit.Nel silenzio. ora di smetterla con le parole, le vuote parole dei politici,dei guru della comunicazione, dei commedianti dello spetta-colo e dello sport che vogliono solo alzare cortine di fumo. ora di riscoprire il silenzio dei fatti, dei piccoli fatti, quelliche giorno per giorno, in casa tua e in casa mia, vicino e lon-tano, ricostruiscono fiducia e serenit.Il far da s, nel chiuso del proprio laboratorio, fa parlare gliutensili manuali ed elettrici e la loro voce rassicurante, dsoddisfazione, invita a proseguire.Daltronde quando diciamo di una famiglia, di una scolare-sca, di una piccola comunit che tutto va bene?Quando c brusio di gente che lavora, quando ognuno sacosa fare, quando non ci sono voci prepotenti che si alzanosulle altre.

    (aprile 1993)

    Un silenzio che fa rumore

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 12

  • Chi il far da s

    13

    LLeco dellalluvione che ha ferito la nostra provincia(Alessandria) ed altre del nord ovest della penisola, forse, ancora presente in molti degli amici far da s che abbiamoin Italia, che ci hanno scritto e telefonato.Tutti siamo responsabili. Non, ovviamente, della catastrofe,ma delle sue dimensioni.Facciamo nostre le lucide considerazioni sulla tragedia fattedal giornalista Massimo Fini.Se infatti vogliamo il cosiddetto benessere e questo modellodi sviluppo, industrialista, economicista, consumista, liberi-sta, gli effetti non possono essere che quelli che abbiamovisto. Perch cementificazione, disboscamento, inurbamento,spopolamento delle campagne e dei monti, perdita del knowhow contadino (di chi cio sulla terra ci vive, ci lavora e laconosce, a differenza degli ecologisti al rosolio del Wwf) sonouna diretta conseguenza di questo modello. Certo si pucostruire pi o meno bene - e noi lo abbiamo fatto malissimo-ma quando si mettono centinaia, migliaia di edifici e di stra-de laddove prima cera il bosco e la campagna si rompe ine-sorabilmente un equilibrio.Se noi vogliamo le vacanze di massa al mare e ai monti, sevogliamo le seconde e le terze case, se vogliamo le strade e leautostrade, se vogliamo che la produzione aumenti sempreinsieme a suo fratello consumo (perch si pu produrre solose c chi consuma e per questo si inventano di continuo biso-gni finti), se vogliamo laumento indefinito del Pil, se insom-ma cavalchiamo ogni sorta di crescita esponenziale, avremosempre e sempre di pi, fra tutte le altre conseguenze, feno-meni come quello di questi giorni.Ma se nemmeno quando la natura, violentata in tutti i modi,ci rovescia addosso la sua forza incontenibile riusciamo acapire che c qualcosa di tremendamente errato del nostromodello di sviluppo, che c qualcosa di orrendamentenecroforo, come faremo a capire che lindustrialismo ha giprodotto guasti irreversibili, meno letali di unalluvione maassai pi profondi e gravi, sul nostro equilibrio esistenziale,psicologico, emotivo?E questo che non solo lItalia ma lintero Occidente industria-le continua a non voler capire.

    (gennaio 1995)

    I distruttori dellEden

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 13

  • 14

    AAllinizio era fare hobby..., poi nel 1972, con lavvento inedicola della nuova rivista italiana per gli appassionati dibricolage cominci a diffondersi ed a radicarsi nella peniso-la il nuovo termine fai da te.Alcune importanti ferramenta lo misero in evidenza nellin-segna dei negozi per indicare al grosso pubblico che allinter-no cerano anche prodotti non strettamente professionali: tra-pani con meno watt, colle in confezioini tascabili, set di cac-ciaviti pi economici.Alcuni giornali e riviste introdussero rubrichette con bricio-le di consigli pratici sulle riparazioni domestiche e i lavori ingiardino.Siccome gli italiani sono geneticamente individualisti, appar-vero negli anni successivi altri conii personalizzati: faccioio, fatelo da voi, fino al risibile e malizioso fallo tu. Che per la versione pi letteralmente corretta della dizio-ne anglosassone DIY, do it yourself, vale a dire fallo da te,o fattelo da te. La traduzione che il padre di questo neolo-gismo (Massimo Casolaro) ha preferito aggraziare puntualiz-zandolo in fai da te.E stata, evidentemente, la scelta giusta anche dal punto divista lessicale, perch il termine ha avuto ormai la consacra-zione ufficiale dellinserimento nei pi accreditati dizionaridella lingua italiana.Cos come far da s, il termine alternativo che la testatadi questa nostra rivista, un po pi professionale dal punto divista artigiano, senza limiti allingegno e alla fantasia creati-va dei suoi lettori, che in oltre vent anni diventata lunicopunto di riferimento per i cervelli indipendenti, autosuffi-cienti, capaci di pensare e realizzare, con le proprie mani,straordinarie cose e oggetti.Quindi, straordinario far da s che, come dice giustamenteil Garzanti, un altro modo, meno comune, per indicare il faida te.

    (aprile 1997)

    Fallo tu

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 14

  • Chi il far da s

    15

    IIl bello del far da s che ognuno fa quello che gli pare epiace, quando e come vuole.Cos c chi si lancia in opere ciclopiche come scherzosa-mente e con una punta di orgoglio definiamo le realizzazionimolto impegnative. Come ad esempio una scala a chiocciolaper salire in quellambiente rubato al sottotetto dove lo stereopu andare a tutto decibel. Oppure la chicca del Duomo diMilano alto un metro tutto in compensato traforato. Oppure lacamera dei ragazzi (armadio, due letti, scrivanietta e consol-le per il computer). Magari chi ha il genio meccanico tirafuori un go-kart speciale fuoristrada da un vecchio motoree tanti componenti scovati dagli sfasciacarrozze. Per puropiacere e divertimento. Non raro poi trovare chi si butta a capofitto nella costruzio-ne di una cucina in muratura, rivestita in piastrelle con anti-ne e pensili massicci in castagno.Opere belle, complete, che hanno richiesto molte ore di lavo-ro. E son proprio le ore di lavoro spese in laboratorio che iprofani contestano ai far da s. La frase classica : s haispeso poco, per, se dovessi quantificare il tempo che haiimpiegato, ti accorgeresti che ti costato di pi che se laves-si comprato fatto.... A parte il pizzico dinvidia che quasisempre c dietro a questa affermazione, fatta di solito da chinon sa piantare neanche un chiodo, il concetto giusto. Ci nonostante abbiamo delle ottime ragioni per contestarla.I lavori di oggi, in particolare quelli nelle fabbriche, negliuffici pubblici, danno sempre meno occasioni di vedere irisultati di ci che uno fa. Si diventa delle rotelle di gigante-schi ingranaggi in cui responsabilit e meriti per il cattivo obuon esito non sono di nessuno: questo modo di lavorare fonte di frustrazione. Unopera impegnativa, appunto ciclo-pica, curata nei dettagli, fatta su misura, destinata a durare,come la cucina in muratura, anche molto economica.Perch il far da s non d valore venale al tempo trascorso inlaboratorio. Sono momenti di serenit in cui si libera la crea-tivit, si vede crescere la costruzione, si appaga il desideriodi fare ed il piacere di vedere realizzato qualcosa di bello edunico. Come si fa a pensare che tutto ci si possa semplice-mente quantificare in ore di lavoro?

    (giugno 1997)

    Bello e ciclopico

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 15

  • 16

    SSi sa bene solo ci che si fa da s diceva il greco Aristoteleoltre 2000 anni fa.Me ne rendo conto quando sono alle prese con il mio compu-ter. Lo utilizzo per lavoro, con soddisfazione e stupore, manon so nulla di quali siano le magie nascoste dentro.Ed per questo non saper nulla dei suoi meccanismi chequando il computer si blocca o il programma lancia stranimessaggi che mi impediscono di andare avanti mi sentoperso, impotente di fronte al mezzo che uso, ma che per meuna scatola ermeticamente chiusa e misteriosa.Ma il computer solo una delle mille comodit quotidiane,frutto della sofisticata tecnologia (pensiamo al telefono cellu-lare, alla televisione, al jet, ecc), nei confronti delle quali ilnostro atteggiamento di passivo e sottomesso utilizzo, per-ch la loro tecnica ci sfugge.Invece, per fortuna o meglio per merito, il far da s prota-gonista assoluto del suo operato perch in ogni momento pucontrollare, metter le mani, modificare o perfezionare a pia-cere la realizzazione cresciuta sotto i suoi occhi. Quanto coinvolgimento e soddisfazione ci sono nellideare eristrutturare la propria casa, quanto sono stimolati la fantasia,la creativit e lo spirito speculativo per trovare soluzioni adhoc per unesigenza su misura. Sapere dove passano le guai-ne flessibili dellimpianto elettrico, perch lo si progettatoe fatto insieme allelettricista, rende facile intervenire. Avercostruito un mobile, quindi sapere come si tagliato il legno,come si sono assemblati i vari pezzi e come si rifinito, fa sche ogni riparazione sia facile.Il far da s , per metodo, curioso, si documenta, pensa edeve aguzzare lingegno. Tutto ci gli consente di saper sce-gliere e di non farsi abbindolare da falsi messaggi pubblici-tari. E, grazie a questo suo sapere, non fantozzianamentevittima degli introvabili e superpagati artigiani specializzati.Il conoscere tutto, la padronanza che il far da s ha nei con-fronti di ogni sua creatura e lautonomia che ne derivasono, di questi tempi, una grossa ricchezza. Sono la differenza sostanziale tra far da s e incolta massacapace solo di consumare passivamente cose sconosciute.

    (febbraio 1999)

    So quel che faccio

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 16

  • Chi il far da s

    17

    SSiamo il paese pi vecchio del mondo (crescita zero e vitamedia pi lunga), ma secondo noi anche il pi superficia-le e boccalone: prendiamo tutto, meglio se luccicante e fasul-lo, senza mai riflettere o approfondire.Ci avviamo al 3 millennio ed ancora alla TV si vede lo spotdi quei quattro sfigati alle prese con le loro stupide vacanzefai da te. Una volta ci si messo anche il nostro illumina-to Stato a farci compilare certi moduli fiscali fai da te. In quante altre occasioni leggiamo e sentiamo messaggi in cuiviene ficcata a caso la nostra amata sigla! Possibile che siacos difficile capire il preciso e profondo significato di questoconcetto: la sua ricchezza e vitalit intrinseca? Fai da te lemblema di un modo di pensare, uno stile di vita,una verifica quotidiana della personalit individuale di ognu-no di noi al cospetto della massa beota (leggasi ottusa).Il termine fai da te stato coniato da questa quipe editoria-le pi di 25 anni fa. Allora, infatti, si era posto il problemalinguistico di italianizzare il vocabolo inglese do it yourself,che tradotto letteralmente sarebbe diventato fallo da te.Ma, in questa penisoletta di crapuloni e ridanciani, si sareb-be prestato a scontati doppi sensi di tipo sessuale. Noi abbiamo scavalcato lostacolo coniando il bel fai da teormai entrato nel vocabolario della nostra lingua e da tuttiusato a sproposito, come abbiamo detto.Perch deve essere molto chiaro che il fai da te significa fareda s lavori di tipo artigianale, soprattutto come modo dioccupare il tempo libero, nellambito della propria casa.I Francesi, anche loro veterani come gli Anglosassoni di que-sta materia, lo chiamano bricolage dal verbo bricoler, ciofare un po di tutto, passare da un mestiere allaltro, pratica-re attivit manuali di riparazione o costruzione soprattutto dioggetti di uso domestico, come passatempo.E quindi, aggiungiamo noi, divertendosi. Chiaro?Se c qualche nostro lettore volonteroso ed internettista lopreghiamo di inserire questa precisa spiegazione in un belsito web, evidente, da sbattere in faccia a tutti quegli imbra-nati annoiati che continuano da 30 anni a non sapere cosa siail fai da te e, cos storpiato nel significato, lo diffondono epassano alle generazioni italiche del 2000.

    (gennaio 2000)

    Fallo da te 2000

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 17

  • 18

    LLa pubblicit del ...ai ai ai... turista fai da te ormaidiventata un classico con tanto di ditino alzato a redargui-re lo sprovveduto di turno.A ruota sono venute le pompe di benzina fai da te, un mini-stro della repubblica parlando di nuove regole sulle adozioniha detto che era finito il tempo delle adozioni fai da te e,dulcis in fundo, una pubblicit a fumetti su certi fondi diinvestimento che vanno per la maggiore titola in modo espli-cito fai da te o fai sul serio?.Come a dire, se non lavessimo ancora capito, che fai da te sinonimo di arrangista, di pasticcione, di sprovveduto, dipovero cristo che deve accontentarsi dei suoi miseri mezzi.Basta! Lo diciamo con rabbia: ora di finirla con una similefalsa banalit.Chi si dedica al bricolage, al fai da te nella pi genuina edoriginaria accezione del termine, lo fa in modo molto serio,con impegno assoluto, dedicando a questa passione tutto iltempo libero: per lui, o lei, una fonte di sano divertimento,un mezzo per risparmiare tempo e denaro, una voglia di per-sonale arricchimento culturale. E prima di tutto una scelta diautonomia, un modo di uscire dal branco del grande fratel-lo, di essere persona, individuo fino in fondo.Di fronte per a questa moda che nel fai da te vede qualcosadi fatto male, che tende a dare al termine un valore spregia-tivo non basta una voce: ce ne vogliono tante, capaci per laloro autenticit e sincerit di diventare un coro.E allora scriveteci, mandateci un fax, una e-mail: diteci cosapensate di questo malcostume, come vivete la vostra espe-rienza di bricoleur, come vi percepisce il mondo esterno, per-ch e come praticate il fai da te.Proviamo ad uscire, ognuno di noi, dal proprio guscio, dalproprio nido, dalla propria nicchia e, per una volta, a metter-ci in mostra orgogliosi della nostra passione.Ne nascer unassociazione del fai da te, cos da sentirciparte di un gruppo capace di scelte controcorrente, unitidalla stessa passione? Potremo far pesare di pi e meglio ilnostro parere? Non lo sappiamo. Per ora proviamo a vederese abbiamo una voce che esprime concetti e idee comuni atanti. Poi tireremo delle conclusioni

    (gennaio 2001)

    La vera voce del fai da te

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 18

  • Chi il far da s

    19

    CCosa se ne far di unarmatura a misura duomo? Lhacostruita con pezzi di lamiera di scarto, con coperchi difusti metallici; la spada, lelmo e lo scudo, per antichizzarli,li ha sepolti per parecchio tempo; la cotta lha ottenuta ina-nellando 72.000 rondelle (che gli sono costate circa 450.000lire) una sullaltra.Cosa se ne far ora che lha finita ed ha potuto indossarlaalmeno una volta?Quando non costruisce armature, Angelo Piccini di Milano fail camionista padroncino, cio gira col suo autocarro a fareconsegne: un lavoro duro, faticoso, che richiede costanteattenzione e tanta prudenza.Cosa centra larmatura con il suo lavoro, con la sua vita quo-tidiana? Nulla, assolutamente nulla. E proprio per questo ad essa ha dedicato tante cure e tantaparte del suo tempo libero; proprio per questo gli venutacos bene.Il far da s non solo, come spesso si crede, un modo perrisparmiare sugli artigiani (elettricisti, idraulici, muratori,ecc) che costano cari e non hanno mai tempo quando se ne habisogno.Il far da s , molto pi spesso di quanto non si creda, purodivertimento, voglia di staccare la spina dopo ore di lavoropesante (sia questo il camionista o il cardiochirurgo), aspira-zione a ritrovare se stessi in unattivit senza fini pratici, rea-lizzazione di imprese che parrebbero impossibili e inutili,per il solo gusto di dire lho fatto io.C chi, per ottenere questi scopi, scrive poesie o scala mon-tagne, chiacchiera davanti al bar o suda in palestra, naviga suinternet o ricama a punto e croce.C chi realizza arredi da giardino o inventa giocattoli intelli-genti, coltiva lorticello o ripittura le persiane di casa, scopretutti i segreti della saldatura o monta circuiti elettronici,decora con fantasia un mobile antico o costruisce unarmatu-ra come questa.Le seconde sono forse attivit meno dignitose per il solo fattoche sono in meno quelli che le scelgono?Armati di tutta la nostra sana concretezza diciamo: Manon fateci ridere!

    (gennaio 2002)

    La nostra armatura

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 19

  • 20

    SStraordinario lavoratore, indubbiamente larchitetto pifamoso nel mondo: Renzo Piano, con pi di cento personeche lavorano con lui negli studi di Genova e Parigi, ha lascia-to la sua firma in ogni parte del nostro pianeta con grandiopere che possono piacere o non piacere, ma certo nonlasciano indifferenti. Ama definirsi una specie di orologiaio-muratore e dice di s: Non ho mai fatto nientaltro che lar-chitetto e in un modo molto artigianale. Un po come i mastricomacini del Medioevo che giravano per cantieri. Quindi unlavoro legato ai luoghi, alla gente, al terreno, ai materiali. Non bisogna dimenticare che larchitettura unarte chemescola le cose: la storia, la geografia, lantropologia e lam-biente, la scienza e la societ. E necessario avere un atteggiamento leggero: non rinuncia-re a quellostinazione che consente di testimoniare le proprieidee e al tempo stesso essere permeabili e capire quelle deglialtri (da un intervista a Panorama).Come noi. Proviamo a leggere con attenzione queste frasi, achiudere gli occhi dimenticando che sono riferite allarchitet-tura e allesperienza unica ed irripetibile di un grande delnostro tempo, a ripensare ai mastri comacini che circa 1400anni fa, partendo dal Comasco, andavano in giro per laltaItalia a costruire: proviamo a trasportare il tutto nel nostromondo di far da s operosi ed ingegnosi.Cambiando semplicemente il contesto, non un po come sesi stesse parlando di noi? Chi meglio dei far da s sa mescolare tutta una serie di nozio-ni e di discipline per ottenere un risultato originale? Chi c di pi testardo nel difendere le proprie esperienze,ma allo stesso tempo di pi svelto nel copiare dagli artigiani,dallindustria, dal vicino rubando i loro segreti? Chi c di pi tenacemente legato allambiente e alle risorseche offre, facendo del recupero e del riciclo una vera e pro-pria arte, per non dire una religione?

    (aprile 2002)

    Architetto muratore

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 20

  • 21

    Chi il far da s

    QQuella di uscire allo scoperto una decisione che nelnostro mondo di bricoleur comporta sempre un lungoapprendistato e tutta una serie di incertezze, di dubbi, diriflessioni; succede al contrario in altri mondi, dove il metter-si in mostra, lo svelarsi in pubblico la regola, la modaimperversante.Il far da s lavora per anni nel chiuso del suo laboratorio,mostra le sue realizzazioni con timore ai famigliari e agliamici pi stretti; poi il cerchio si allarga perch la voce diuno che sa risolvere (rapidamente, con poca spesa e in modooriginale) ogni problema di manutenzione domestica si spar-ge velocemente; solo dopo nasce la voglia di far vedere aglialtri cosa si capaci di fare ed allora ci si ricorda di quellasplendida ribalta che la nostra rivista.Mario Baldo, dopo aver letto per anni la nostra rivista, dopoaver fatto vari lavoretti per la casa, ha pensato bene dicostruire il modellino in scala 1:20 della sua casa dei sogniin montagna e lo ha realizzato completo persino dei giochi,con pareti esterne aperte per poter vedere il tutto.Usciamo allo scoperto con coraggio, senza troppe esitazioni:siamo persone concrete, attaccate al lavoro, con unintelli-genza sempre sveglia e creativa, con la capacit di sfruttareal meglio le risorse senza sprechi, con una forte coscienzaecologica ed una grande attenzione per gli altri. Siamo una forza sana di questo nostro Paese, un potente anti-doto al consumismo sfrenato, alla smania di apparire, allin-sussistenza di tanti modelli televisivi che ci vengono propi-nati fino alla nausea.Ed ora che viene lestate, che arriva qualche settimana divacanza, usciamo allo scoperto non solo metaforicamente,facciamolo anche concretamente dedicandoci a tutti queilavori di cui la nostra casa ha bisogno: le pareti devono esse-re rinfrescate, i serramenti attendono una mano di pittura, gliarredi e gli attrezzi da giardino vanno riparati, il prato vuolecure pi assidue, pu essere loccasione di montare finalmen-te il barbecue.Una bella pubblicit di OBI dice Immaginare gi fare:limmaginazione non ci manca e la voglia di fare nemmeno.

    (luglio 2003)

    Uscire allo scoperto

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 21

  • 22

    EEsempio concreto e lampante: Stefano Ciampolini avevabisogno di arredarsi un bagno a sua misura, ma in giro,oltre ai prezzi fuori di testa, non cera niente che gli andassea pennello. Cos ha comprato il legno (nella grande distribu-zione organizzata, la cosiddetta GDO, trovi tutto quello che tiserve) e con laiuto della sua attrezzatura si arredato ilbagno come voleva.Superfluo dire che ha speso, men che meno della met di unbagno in rovere di Slovenia impregnato con vernici antiumi-dit, dei mobilieri.E la perfetta immagine del miglior far da s italiano.E uno di quei tipi che mettono in pratica appena il tempo edil guizzo creativo glielo consentono la sana filosofia dellauto-sufficienza. Cio un modo di essere, di vivere, che in questomondo costoso e farraginoso permette ai migliori di tirarsifuori da molte situazioni ed esigenze della quotidianit.Ma da dove uscito il suo bel bagno? Da un laboratorio chefarebbe inorridire un purista dellorganizzazione del lavoro.E un locale incasinato, vero, ma qui sta lincantesimo, con-tiene tutte quelle attrezzature che permettono il miglior risul-tato. Sega circolare, pialla a filo e spessore, mortasatrice...oltre ai normali seghetti, morsetti, ecc, ecc. A noi questa costipazione fa venire in mente i cabinati diquelle barche a vela di 7/8 metri con le quali molti prodinavigatori attraversano gli oceani in solitario: lobiettivo quello di raggiungere la meta, in autosufficienza, non di farsfoggio di mezzi ed organizzazione di supporto.Cio il contrario di come ci istiga a muoverci, in ogni campo,il becero mondo consumista che lievita giorno dopo giorno.Per dovere di obiettivit verso il progresso tecnologico dob-biamo dire che, ad esempio, un chirurgo, oggi, con soli bistu-ri e pinza farebbe poco.Ma quanti sono i chirurghi che con sofisticatissime megaattrezzature riescono a far danni? Perch al di l della qualit delle macchine sempre luomoche conta, con la sua intelligenza e buona volont.

    (marzo 2004)

    Autosufficienti alla meta

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 22

  • Chi il far da s

    23

    NNelle istituzioni la presenza percentuale delle donne vienestabilita per legge, come si fa con gli orsi nelle riserve. Le donne-politico, daltra parte, invece di ribellarsi a questoatteggiamento maschilista-paternalista dello Stato, creanoinusitati schieramenti trasversali che mirano a pietire linnal-zamento della suddetta percentuale.Ma in molti campi le cose stanno cambiando e senza bisognodi trattamenti preferenziali. Le donne avanzano con le lorocapacit, con la loro intelligenza e creativit senza che qual-cuno crei loro dei recinti protetti. Noi far da s ne siamo (lietissimi) testimoni. Le incontriamosempre pi numerose nelle ferramenta e nei grandi magazzi-ni di bricolage. Le vediamo acquistare colle, martelli, trapa-ni e pennelli informandosi accuratamente dal commesso perfare sempre lacquisto giusto. Le troviamo a sostituire la tap-pezzeria, restaurare il mobiletto, sgorgare il lavello. Semprepi spesso, sempre con maggiore conoscenza e manualit.Non pi solo dedite a lavoretti creativi quali decorare paretio mobili con decoupage o stencil o realizzare oggetti darredocon creta o cartapesta.Non pi dietro alluomo a reggere la scala, ma insieme a luio da sole, nei lavori di manutenzione e costruzione. Ho appena terminato il lavoro pi impegnativo della miacarriera di bricoleur: un mobile libreria di rovere in cui gliotto cassettoni sono realizzati con incastri a coda di rondine.Cos ci scrive Elisabetta Ercolani mostrando con comprensi-bile orgoglio il suo capolavoro. Ecco, lo spartiacque statovalicato: anche il pi difficile degli incastri (quello che sempre stato considerato la prova per diventare espertifalegnami) ora ci sono donne che lo maneggiano in tuttadisinvoltura.Se il maschio stato per millenni contadino e artigiano per cuisapeva fare, oggi, chiuso nei moderni uffici e nelle semprepi computerizzate professioni moderne, ha perso molte diquelle conoscenze che gli erano proprie, quasi innate.La donna, invece, anche se fa il magistrato in cassazione, incasa usa le mani, tutti i giorni, da sempre. Non ha perso con-fidenza con questi strumenti e li sa usare alla perfezioneanche se esce dalla cucina.

    (ottobre 2004)

    La sua coda di rondine

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 23

  • 24

    LLui chi ... canta Renato Zero in una notissima canzone.Laccattivante melodia ci venuta in mente quando, aper-ta la busta di questo lettore, ci siamo trovati di fronte a tantebelle fotografie di unimportante realizzazione accompagnatedai soli nome, cognome e indirizzo.Ecco, sappiamo che lautore di una bellissima scrivania inciliegio Antonio Di Prisco di Avellino, ma ci rimane lacuriosit di sapere lui chi ...: cosa fa nella vita il nostroamico Antonio, dove vive, che famiglia ha alle spalle, qual la sua professione, ma soprattutto, visto che ha realizzato unostupendo mobile e lo ha fatto seguendo tutte le regole dellar-te, un far da s o un mobiliere professionista?Se dovessimo giudicare dal luogo in cui lavora (un garage ouna stanza ricavata in un capannone) arredato con pochi scaf-fali e mensole, con fili volanti e avanzi di legno appoggiati almuro, con radi attrezzi in vista (si intravede la combinata infondo al laboratorio stretta in pochissimo spazio) dovremmoconcludere che il classico far da s evoluto, magari un poarruffone, che gioca su tutti i campi del bricolage.Ma se guardiamo al prodotto finito, al legno sapientementelavorato, ai solidissimi incastri, ai bordi dolcemente modana-ti, alla preziosa finitura dovremmo concludere che siamo difronte ad un esperto falegname specializzato in lavori di veraebanisteria.E una domanda che ci poniamo spesso quando esaminiamo ilavori dei nostri lettori: capita infatti di trovarsi di fronte adopere impegnative per la qualit o per la mole di lavoro, por-tate a termine in spazi veramente risicati e con attrezzaturedatate o comunque limitate. Allora dove passa la sottile lineadi confine tra il mondo del bricolage e quello del professioni-smo? Quando uno cessa di essere un far da s per diventareun falegname, un muratore, un elettricista, un idraulico, ecc?Difficile dirlo: molto spesso tale e tanta labilit dei nostrilettori che il fatto discriminante sembrano essere solo i soldi:un far da s realizza per s e per la sua famiglia senza rice-vere, quale compenso, nullaltro che una manciata di compli-menti, l dove il professionista si fa pagare caro e saporito, ciimpone i suoi tempi e talvolta lavora anche senza precisione.Viva il far da s!

    (novembre 2004)

    La vera identit

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 24

  • Il far da s veste i panni del falegname e dellidraulico,

    del muratore e del fabbro,dellelettricista e del giardiniere,

    del riparatore e dellartista:ma pu veramente fare di tutto?

    COSA FA IL FAR DA S

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 25

  • 26

    OOra che le vacanze sono un ricordo - speriamo gradevole - giunto il momento di riprendere le abitudini di sempre:non troverete pi chiuso il negozio di ferramenta o il fornito-re di legname, potete progettare e realizzare domattina, senzapreoccupazioni.Nelle utensilerie potrete scegliere laccessorio adatto perpotenziare il vostro trapano o lutensile elettrico integrale chevi consentir non soltanto di rivaleggiare con il pi espertoartigiano o lindustria pi sofisticata, ma anche di affrontarei progetti ritenuti pi difficili o pi arditi, in quanto solita-mente ritenuti riservati agli addetti ai lavori.Anche il muro che divide il settore dellutensile professiona-le da quello degli utensili hobbistici sta franando: si scopreche le esigenze delluomo far da s non sono quelle di unbonaccione facile da accontentare, anzi, semmai al contrario,il non professionista desidera utensili sicuri, efficienti, prati-ci, da usare bene e con successo sin dalla prima volta, anchese non si possiede quella specifica esperienza che sottinte-sa nel professionista.Per questo gli utensili stanno diventando sempre pi perfet-ti: proprio in questi giorni abbiamo avuto la ventura di osser-vare una nuova chiave per bulloni, una via di mezzo tra lachiave a forchetta e la poligonale aperta, fatta in modo da fun-zionare senza bisogno di sollevarla ogni volta che si deve farcompiere al dado un altro quarto di giro.E un utensile per professionisti o per hobbisti? Noi propen-diamo per la seconda ipotesi. Non a caso nelle utensilerie siincontrano, non di rado, professionisti che acquistano senzaesitazione degli utensili destinati specificamente al mercatohobbistico. E una ragione c. Infatti, se fosse possibile fareunindagine del genere, non saremmo sorpresi di scoprire cheil quoziente dintelligenza dellhobbista medio molto pielevato di quello del professionista. Non per offendere que-stultimo, ma per affermare che la necessit aguzza lingegno.Chi lavora per pratica, per esperienza, lavora pi con le maniche con la testa. Chi non possiede una fresatrice o una com-binata, aggiunge un briciolo dintelligenza al suo trapanobene accessoriato ed ottiene gli stessi risultati. Senza offesaper nessuno. Siete daccordo?

    (settembre 1977)

    Potete fare tutto

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 26

  • Cosa fa il far da s

    27

    SS. Tirate fuori lartista che c in voi. E arrivata, storica-mente parlando, lepoca giusta. Un tempo cera una diffe-renza, pi formale che sostanziale, tra artista ed artigiano.Lartista era un artigiano super. Lartigiano un artista di serie B.Fino a qualche decennio fa si discuteva se il fotografo fosseun artista o un artigiano. Poi si giunse ad un compromesso: ifotografi sono artigiani, ma qualcuno tra loro un artista.Questo perch si sempre affermato che lartista crea e lar-tigiano riproduce. Ma pi vero ammettere che un po crea-no tutti. Anche gli artisti pi famosi hanno riprodotto se stes-si pi volte, riprodoto e ri-riprodotto, fino alla noia.Adesso che sta tramontando lera dei privilegi e dei corpora-tivismi diciamoci francamente che di artisti come allora,maestri della tecnica e padroni del mezzo espressivo, ce nesono pochini pochini. Quindi o sono tutti artigiani o sono tuttiartisti. Un tempo per poter essere considerato un artista biso-gnava essere faticosamente accolti in una corporazione di artie mestieri. Oggi invece basta che uno la mattina si alzi colpiede storto e si metta a gridare Io sono un artista che ecco:tutti hanno il dovere di considerarlo un artista. Chi gli dicema va l, pezzo di fesso, uno che non capisce niente. Per essere degli artisti bisogna creare. Creare qualcosa.Sappiamo che quasi tutti i nostri lettori creano qualcosa, dibello o di meno bello, orgogliosamente o vergognandosene. Secreano hanno il diritto di essere considerati artisti. VincentVan Gogh, che da vivo era considerato pazzo e non artista, isuoi quadri non riusciva a venderli a nessuno, bisogn aspet-tare che fosse morto.In compenso c un nostro uomo politico, piccolo di staturama grande, enorme nelle ambizioni, che se la tira da pittore.Obiettivamente un mediocre dilettante. Mediocrissimo.Vende i suoi quadri e se li fa pagare milioni. Si fa fotografarementre dipinge ed afferma che il successo di un artista sivede da quanto vende. Mah, forse ha ragione lui. Ma se haragione lui, anche voi siete artisti. Siete artisti quando deco-rate un mobile, quando create un vaso di argilla, quando fatei vostri strani oggetti che non sapete esattamente dove collo-care. Tirate fuori lartista e non vergognatevene: tanto gli arti-sti sono tutti un po matti!

    (marzo 1978)

    Tirate fuori lartista

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 27

  • 28

    OOramai autunno. Dopo aver bruciato tutto il bruciabilenelle code sulle autostrade ferragostane, dopo aver cerca-to di dimenticare in 15 giorni unaltra annata di frustrazioni,i pi si ritrovano sgonfiati, col fiato grosso come la nostra eco-nomia, che non ha mai avuto un aspetto tanto malsano.Col fiato grosso, come dei centometristi dopo la loro fulmineacorsa di 10 secondi, si ritrova la maggior parte degli Italiani. C per anche una minoranza, purtroppo ancora una mino-ranza, che prosegue con passo sicuro, un passo che scavalcatutte le crisi. Sono i maratoneti del far da s, quella gentevolenterosa, intelligente, preparata, ricca dingegno e din-ventiva, che risente meno di chiunque altro dei contraccolpi,dei sussulti della nostra economia sfiatata.La gente del far da s, mentre realizza il suo ultimo progetto,gi corre lontano con laboriosi programmi: questanno rifac-cio il tinello, lanno prossimo toccher alla cucina, intanto cil figlio che cresce, bisogna che gli rinnovi la stanza...La maratona del far da s prosegue senza che chi la percor-re dia il minimo segno di fatica. I prezzi sono saliti, la svalu-tazione galoppa? I miei cacciavite ed il mio martello micadevo cambiarli tutti gli anni. C la crisi dellenergia? E io mela creo. I pannelli solari costano pi di quanto non faccianorisparmiare? E io me li faccio. I pezzi di ricambio dellautocostano una fortuna? E io vado dal demolitore e cerco.Cos ragiona il maratoneta del far da s, unocchio a ci chesta attualmente facendo, un occhio della mente a cosa gliriserva il futuro. Mentre la gente comune trema pensando acome e dove andr a finire, mentre la depressione economicatinge di grigio ogni prospettiva, mentre il valore del denarosfugge tra le dita, la gente del far da s sorride lontano. Quasicome se vivesse in un mondo diverso, come se le miseriedella realt non la riguardassero.Non che noi ignoriamo la crisi, noi ce ne rendiamo benissimoconto. Solo che non ci tocca cos direttamente, da vicino,come tocca invece quelli che sono abituati a lesinare sulnecessario e largheggiare sul superfluo.Noi del far da s, invece, possiamo permetterci tutto. Tanto celo facciamo con le nostre mani, abbiamo imparato a riciclaretesori che il consumismo ha gettato via.

    (ottobre 1980)

    Maratona senza crisi

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 28

  • Cosa fa il far da s

    29

    NNon basta contare i mobili, gli oggetti, le riparazioni, lenuove creazioni che costellano la carriera di noi gente delfar da s. Questi sono i risultati materiali, tangibili, ma nonsono che una parte, forse la meno importante dei frutti dellanostra attivit.Il risultato pi importante un altro: lenorme fiducia e sicu-rezza in noi stessi che sappiamo acquisire ogni volta cheintraprendiamo qualche nuova iniziativa, che affrontiamoqualche creazione diversa, o ci addentriamo in un campo chesinora non avevamo mai esplorato.Fare di tutto non significa per forza saper fare di tutto. La verit che noi siamo in grado, col bagaglio delle nostreesperienze positive, di avere pi fiducia in noi stessi dichiunque altro, ragionevolmente, conosca i limiti delle pro-prie forze e delle proprie possibilit potenziali. E la fiducia in noi stessi lutensile pi potente che esista:consente di affrontare tecniche mai intraprese in precedenza,basandoci soltanto sul fatto che ce la siamo sempre cavataanche in circostanze che, almeno in apparenza, sembravanomolto pi difficili.Con attrezzature sempre modeste, molto pi economiche diquelle del professionista, senza la sua esperienza specifica,arriviamo di solito, senza grossi sforzi, a fare per lo meno il90% di quanto il costoso specialista fa cadere dallalto, fortedi decenni di monotona e ripetitiva esperienza nel suo campodove lavora esclusivamente.Queste soluzioni positive, queste realizzazioni brillanti, que-sti esiti felici di imprese che farebbero tremare il cuore achiunque, finiscono per farci acquisire una tale fiducia in noistessi che, in pratica, non c impresa, non c iniziativa chenon siamo in grado di affrontare a cuor leggero, certi che cela sapremo cavare come ce la siamo sempre cavata. E un concetto in apparenza ripetitivo, ma in realt il succoo, se preferiamo, la morale del far da s: la capacit di affron-tare tutte le cose della vita con occhio sereno, la certezza diessere in grado di superare le difficolt e le situazioni impre-viste in un modo superiore alla media. Non per questo ci sen-tiamo superuomini. Ma abbiamo la fiducia, la certezza diessere della gente molto, ma molto in gamba.

    (aprile 1983)

    Far da s fiducia

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 29

  • 30

    IIl sospetto del volere e non potere ha sempre proiettatounombra sulle attivit del far da s. Chi si costruisce unbellarmadio su misura, presto e bene, spendendo poco, temesempre che qualcuno pensi che, in fondo, la costruzione siastata intrapresa soltanto perch lautore non aveva i quattrininecessari per comprarselo bello e fatto.Altri, i pi refrattari alle attivit manuali e creative, si crea-no subito lalibi: un lavoro da povericristi, da gente senza unsoldo, che non ha i mezzi per andare in negozio a comprarequanto gli serve. Oppure, in forma solo apparentemente pibenevola: ecco il povero fanatico che scompare per un mesein cantina e poi esce fuori trionfante credendo di aver fattochiss che cosa, con quellattaccapanni...Tutta gente destinata a strabiliare ed a ricredersi quando,com apparso di recente sui rotocalchi di tutto il mondo, ilPrincipe Ranieri di Monaco si esibisce con la saldatrice adarco mentre sta ricostruendo un rustico nei pressi diMontecarlo e, per la precisione, rif daccapo la ringhiera delpoggiolo, con una balaustrata la cui complessit impensieri-rebbe anche un fabbro professionista.Gi in passato avevamo visto Jimmy Carter, presidente incarica degli Stati Uniti mettersi in posa di fronte al suo ulti-mo acquisto, una bella combinata, tra laltro di produzioneitaliana. E che dire di Re Hussein di Giordania, che faimpazzire i radioamatori di tutto il mondo perch, radioama-tore anche lui, traffica e trasmette per diletto, imprecandoquando con il saldatore si brucia le dita?Il far da s pi che un hobby, una necessit rilassante chetonifica i nervi di ricchi e poveri, di principi, presidenti, ope-rai ed impiegati. Il far da s non unattivit riservata sola-mente a determinate categorie sociali. Tutti abbiamo bisognodi sfogare la nostra creativit manuale, troppo sovente repres-sa da altri gravi impegni, perch il far da s una panaceauniversale, un rimedio valido per tutte le stagioni, per gentedi ogni condizione, che fa notizia o che fa parte della massa,e pi in alto si sale e pi prepotente si fa questo impulso,questo sfogo liberatorio.

    (giugno 1983)

    Far da s riposo da re

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 30

  • Cosa fa il far da s

    31

    LLa gente far da s va in vacanza con molte preoccupazioniin meno degli altri, per la semplice e duplice ragione cheprima di tutto sa che spender molto poco e, in secondoluogo, sar sempre in grado di cavarsela di fronte a qualsiasiinconveniente materiale, meccanico, di manutenzione, ripa-razione ed adattamento dei suoi strumenti per le vacanze.Questi strumenti, dalla semplice tenda alla roulotte e perfinoal camper, le sedie, i tavolini pieghevoli, il barbecue, labarca, a vela o a remi, con o senza il motore, possono essereallestiti in base alle numerose esperienze acquisite e questeattrezzature autocostruite comportano di solito una spesa dicirca un decimo del prezzo di acquisto del prodotto industria-le finito, reclamizzato, tassato e tartassato in tutti i modi.Non certamente nel pi puro spirito del far da s andare atrascorrere un mese di ferie in un albergo di lusso o di primacategoria. Da noi pi ragionevole aspettarsi la vacanza eco-logica, una settimana qua e laltra l, un po al mare ed un poai monti, sul fiume e sul lago, il che richiede la disponibilitdi tutta una serie di attrezzature specializzate molto pi este-sa di quella necessaria al vacanziere sedentario. Ed anche,almeno in teoria, una spesa parecchio pi alta.Ma in realt quello che proprio dobbiamo comprare per forza la benzina per far camminare lauto, i generi alimentari e lebevande, che rappresentano, in fondo, la stessa spesa di tuttii giorni. C la svalutazione, certo, ma noi siamo dei ricicla-tori specializzati, sappiamo recuperare e rigenerare le attrez-zature pi incredibili, sappiamo cavarcela allegramente intutte le circostanze. Magari ci portiamo dietro anche qualcheutensile, perch pu capitarci di aver bisogno di fare qualchelavoretto durgenza. Se non possediamo ancora il gruppo elet-trogeno, pu essere utile possedere il trapano a batteria, chesi ricarica con lalimentazione a 12 volt dellauto.Diamo unocchiata alle barche a vela in kit, e decidiamo se il caso di partire un po avvantaggiati, ma con un costo leg-germente superiore, o seguire invece uno dei numerosi pro-getti pubblicati anche in passato su queste pagine e rispar-miare ancora di pi. Perch a noi le vacanze non debbono enon possono costare di pi di quanto spendiamo normalmen-te per la nostra vita di tutti i giorni.

    (luglio 1983)

    Le vacanze del far da s

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 31

  • 32

    QQuando la scimmia, scesa dagli alberi, impar a cammina-re su due piedi, si accorse di avere due mani libere perraccogliere cibo e impugnare strumenti. E questa una sem-plificazione del processo evolutivo che ha portato alluomoattuale, ma gli scienziati sono concordi nel sostenere chesostanzialmente and cos e che da quelle due mani liberecominci la crescita e la specializzazione del cervello umano.Oggi di mani si fa un gran parlare. Di mani pulite si parla perriferirsi ad unindagine giudiziaria che sta rivoltando come uncalzino la vita politica e imprenditoriale del nostro Paese:lavoro meritorio, quello dei giudici che stanno svelando tan-gentopoli. Tanto che oggi giornali e TV non parlano quasidaltro; e la gente esasperata si informa, ma sono evidenti iprimi sintomi di stanchezza, di rassegnazione, di nausea.Vogliamo cambiare argomento e parlare un po di mani spor-che? Mani sporche di colla, di segatura, di grasso, di colore,di terra: mani che lavorano, insomma. Va assolutamente e infretta riscoperta questa grossa fetta di Italiani, che in silenziolavora giorno dopo giorno le sue ore regolamentari e che poi,una volta a casa, riprende trapano o martello per realizzare,con soddisfazione, quanto utile per s e per la famiglia. su queste mani, quelle che lavorano, che puntiamo in que-sto momento di crisi: quando anche tra pulito e sporco ormai facile fare confusione.Sono pulite le mani di chi non fa niente, di chi si d alla bellavita, di chi non fatica. E sono sporche le mani di chi zappa laterra, di chi opera in officina, di chi cura o assiste in ospedale,di chi insegna a scuola, di chi gestisce attivit commerciali.Sono sporche le mani di chi ruba, di chi si approfitta del lavo-ro altrui, di chi abusa della propria carica per pensare al pro-prio personale interesse. E sono pulite le mani di chi lavoraonestamente, di chi dedica costante impegno alla professio-ne, di chi sempre pronto a fare la sua parte.E dunque in questo balletto di mani, pulite che non si spor-cano nemmeno a manipolare il pi unto dei motori, sporcheche non si lavano nemmeno dopo trentanni di galera, puntia-mo sulle mani che lavorano. Anche perch, levoluzione inse-gna, sono queste le mani che potenziano il cervello, che spin-gono luomo verso nuovi progressi.

    (maggio 1993)

    Mani sporche

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 32

  • AAncora oggi il trita-aglio chiamato, dai cuochi professio-nisti, Leonardo. Infatti la vera passione del genio di Vinciera larte culinaria e, come si direbbe oggi, il suo hobby, oltread inventare piatti assolutamente originali (cos rivela ilCodice Romanoff) era costruire utensili da cucina.Ma il vulcanico Leonardo, che cominci la sua carriera comepasticcere, che prosegu poi come cuoco e che infine si misein proprio aprendo una trattoria con Botticelli (s, proprio ilgrande pittore), progett e realizz vere macchine per agevo-lare il lavoro tra i fornelli.Sentite come doveva essere organizzata secondo lui la cuci-na. In primo luogo necessaria una fonte di calore costanteper cucinare e anche una provvista costante di acqua bollen-te. Un pavimento sempre pulito e una serie di apparecchi perpulire, tritare, tagliare, pelare e affettare gli ingredienti.Qualche ingegno per mandare via i cattivi odori.... Costrucos una sorta di alambicco gigantesco di metallo per averesempre acqua bollente: un marchingegno per pulire il pavi-mento che consisteva in due buoi che spingevano un enormespazzolone; un tritacarne immenso dove si poteva mettere unintero vitello.Questi ingegni, come li chiamava Leonardo, si rivelaronodi fatto poco pratici e allinaugurazione della nuova cucinacrearono una straordinaria confusione.Per, accanto a cose cos bizzarre, degne del suo pensare ingrande, che comunque quanto a dimensioni sono inimmagi-nabili nelle case di oggi, le nostre cucine hanno ereditato daLeonardo, oltre al trita-aglio, il cavatappi e laffettatrice peruova sode. bello scoprire, anche in un genio, un aspetto umano, pivicino a noi gente normale, come la voglia di risolvere i pic-coli problemi pratici con ingegno e manualit, insommafacendo da s.

    (novembre 1997)

    Leonardo il trita-aglioCosa fa il far da s

    33

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 33

  • 34

    AAltro che ricchi e poveri, potenti ed impotenti. Lumanitsi divide irrimediabilmente in riusciti e falliti... applau-diti ed applaudenti... gente che parla al microfono e genteche ascolta (in politica soprattutto).Ha proprio ragione Marcello Veneziani, saggista delBorghese, quando con arguta ironia lapida questa verit.Secondo noi, per, il quadro andrebbe completato con i far das e gli imbalsamati. Noi, che abbiamo una logica di vita, pienamente attiva, sod-disfacente, noi che riusciamo a guardare con una certa libidoperfino un vecchio motore da lavatrice, o una cassa da imbal-laggio usata perch intravvediamo come trasformarli in qual-cosa di nuovo ed utile.Loro, ciucciatori persi della grande tetta dei consumi, checadono in depressione se la moglie annuncia che la lavatriceperde un filo dacqua.Gli autosufficienti, cio i nonperdiamocidanimo, hanno capi-to dai primi passi da adulti che luomo non solo un trasfor-matore di cibo, ma anche un inesauribile elaboratore di mate-rie prime, dalla pietra al petrolio. Gli inevitabili intoppi della buona conduzione della casa noili consideriamo obiettivi da conoscere, capire, e risolvere coni nostri mezzi. Mai tirarsi indietro! Ne va della nostra dignitdi homo faber. Quello che non sappiamo lo andiamo a scopri-re con laiuto di buoni manuali, libretti distruzione, illustra-zioni, consigli di esperti o ficcando il naso dentro le cose.Solo gli insipienti e gli usaegetta fanno del terrorismo verba-le dicendo che lelettricit, lidraulica e la meccanica sonomostri inavvicinabili dai comuni mortali.Invece quando macchine e congegni domestici, usurandosi,fanno cilecca bello indagarli, con le dovute cautele (a monteci sono sempre un interruttore, una chiave, una spina da stac-care...), cos da ridargli efficienza, invece di sostituirli.Questo il nostro approccio alle cose della quotidianitattenti e presenti per essere sempre attivi, per divertirci, perrisparmiare. Qualcuno prima di noi, gi nel secolo scorso, inquesta semplice frase ha inchiodato un concetto che ben siadatta a chi, come noi, si costruito la mentalit del far das: Non restare mai senza qualcosa da fare.

    (gennaio 1999)

    Gli uni e gli altri

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 34

  • RRenato Pieri, operaio termotecnico, appassionato alla lavo-razione del legno, ha acquistato un anno fa sette tavolonidi legno Bahia lunghi 3 metri e spessi 5 centimetri, li halasciati a stagionare per 8 mesi e poi taglia, leviga, pialla,avvita e incolla ne ha fatto un mobile complesso per lantica-mera della sua casa. Questa la realt. E adesso la fantasia.La moglie di Renato, tornando dal fare la spesa, entrata intabaccheria ha staccato una schedina del superenalotto gicompilata e ha giocato 1600 lire. Alla sera davanti al televi-sore il nostro scopre di aver vinto 30 miliardi. Che cosa fa?Soluzione A: pianta tutto, lavoro e hobby, e sparisce versoparadisi tropicali; lascia i tavoloni avanzati a marcire in labo-ratorio insieme alla combinata regalatagli dai famigliari edimentica le code di rondine con cui si giuntano i cassetti.Soluzione B: dopo leuforia prevalgono le ragioni di una vitadedicata al lavoro e di ore e ore trascorse in modo gratifican-te a realizzare oggetti per la propria casa; troppi i legami conquel passato per dare un taglio netto, c una vita da riorga-nizzare con quei soldi, per s e per i propri figli ma senza fol-lie, con la lucida concretezza di un far da s.A parte ogni considerazione di tipo etico che spinge a chie-dersi se sia un bene questa febbre che si scatena intorno agiochi e giochini con in palio vincite stratosferiche, a parte lavoglia di domandarsi se non ci sia sotto una profonda ingiu-stizia in un sistema che distribuisce a pochi eletti barcate disoldi e lascia milioni di persone negli stenti, a parte leffettostordente che la speranza di diventare di colpo miliardari hasu tanta gente, fino a spingere imprenditori a fare societper sbancare lenalotto invece che per produrre beni o servi-zi reali dando lavoro a chi lo cerca, a parte tutto questo, ilnostro mondo, il mondo del far da s come reagisce?Mantiene la sua diversit, la sua peculiarit anche in que-sto caso o si aggrega alle folle che fanno la coda davanti albotteghino? La fortuna, quella vera, la si costruisce con leproprie mani, con il lavoro, con la passione, con la curiosit,con la voglia di mettersi in gioco personalmente, con la capa-cit di fare anche il becco alloca come dice in dialetto unvecchio adagio. Non per un effimero momento di gloria, maper una duratura sintonia con se stessi.

    (maggio 1999)

    Farsi la propria fortunaCosa fa il far da s

    35

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 35

  • LLa curiosit, la voglia di capire, di conoscere, di risolvere iproblemi per poter realizzare qualcosa la molla chemuove ogni far da s.Il giornalista-divulgatore Piero Angela per noi curiosi senza dubbio un faro perch ha fatto capire ed apprezzare adun sacco di gente quello che poteva sembrare incomprensibi-le o addirittura ostico, avvicinandola allo stupore ed alla sod-disfazione della conoscenza. Angela tra le tante cose chiareed intelligenti che ha recitato e scritto, recentemente sul set-timanale Sorrisi e Canzoni ha fatto un raro, ma dovuto, elo-gio delle invenzioni.La storia del mondo strettamente legata alla storia delleinvenzioni. Provate a immaginare un mondo senza elettricit,per esempio, e senza tutte le invenzioni derivate (dalla TV alcomputer, dalla lampadina al trapano). O a un mondo senzafarmaci, senza motori, senza treni, senza telefoni. Sarebbe unmondo primitivo, in cui lenergia sarebbe quella dei muscoli(umani e animali), con una produttivit bassissima, e quindicon povert diffusa, incapacit di far fronte alla malattie,poca scuola e molta ignoranza, pochissima informazione. E facilmente intuibile con il semplice buon senso: linnova-zione tecnologica alla base della ricchezza e della capacitdi un Paese di essere competitivo.Il 52% della crescita degli Stati Uniti nel corso degli ultimi50 anni deriva proprio dalle invenzioni. Ed ovvio che siacos: se si inventa la fibra ottica, la pillola anticoncezionale oil radar, evidente che le aziende che possiedono questi bre-vetti sono vincenti sui mercati internazionali. Per progredire bisogna, quindi, sviluppare la creativit degliindividui. Solo una mente curiosa, consapevole che c anchelargo spazio per inventare cose nuove, si trova nella miglioresituazione per creare. Nel nostro piccolo, possiamo dire che questo modo di essereattivi, creativi e vogliosi di sapere lessenza del far da s.

    (ottobre 2003)

    Grazie, inventori!

    36

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 36

  • Per risparmiare, perch gli artigiani costano, per divertimento,

    per passare il tempo, per recuperarecose vecchie, per mille altri motivi:

    in sostanza perch questa un scelta di vita

    PERCH SI FA BRICOLAGE

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 37

  • 38

    PPrima la stampa se ne interessata come curiosit, poicome fenomeno giornalistico ed ora ci si sta accorgendoche diventa una cosa sempre pi seria. Se Roberto Vacca ha scritto il fortunato libro Il Medioevoprossimo venturo descrivendo come futuribile un ritornoallagreste autosufficienza e linarrestabile decadimento dellemegalopoli, destinate ad imputridire per elefantiasi - milane-si statevi bene attenti - perfino una rivista notoriamente avaradi spazio come Panorama ha dedicato allargomento una lun-ghezza incredibile: otto pagine.Si, proprio Panorama ha scoperto che il futuro dellumanitsta nel decentramento, nellautonomia, nellautosufficienza,ma soprattutto nellindipendenza da certi eccessi di tecnici-smo e, ultimo ma non estremo, dalla capacit di produrre dasoli (il far da s) buona parte di quanto ci necessario.E cita casi clamorosi, in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove,da semplici eccentricit, esperienze del genere stanno diven-tando fenomeno di costume e quasi di massa.Due ettari di terreno sono sufficienti per vivere in quattro.Per ci vuole un trattore, e bisogna saperselo riparare da soli.Bisogna produrre un po pi dello stretto indispensabile peravere della merce di scambio, scopre larticolista.Eppoi scopre il far da s ed intitola le sue otto pagine con deiChi fa da s e con degli spiritosi ed allusivi calce e martel-lo. Scopre che c gente che si rivernicia la macchina da sola.Che a Milano c niente di meno che un supermercato dellegno dove si pu andare a comprare tutto il necessario per ilfar da s. Per i patiti del far da s, spiega.Cos una rivista autorevole come Panorama scopre che cisono anche i patiti del far da s. Mammasantissima. Sarvero o sar una delle solite montature che fanno i giornalistiper stupire i lettori? Ma veniamo alle conclusioni: noi non ci sentiamo per nientenei panni dei pionieri spaziali del far da s. Siamo una realtconcreta. Esistiamo e siamo numerosi. E basta. La realtsiamo noi, gente che ama il far da s, fatto oggi per passione,per desiderio di realizzare, ma che forse un domani o undopodomani diventer una reale necessit di sopravvivenzaquotidiana.

    (dicembre 1977)

    Il far da s prossimo venturo

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 38

  • CCe lo chiedono in molti e ce lo chiediamo in molti: ma per-ch tutto questo nostro gran daffare? Per risparmio o perpassione? La risposta esatta : per passione e anche perrisparmio. Pi per passione che per risparmio. S, certo, possibile che il nostro armadione quattro stagionisia meno rifinito e raffinato di quello che occhieggia nellevetrine dei mobilieri, con un cartellino del prezzo a settecifre, ma noi con quelle sette cifre quante altre cose possia-mo fare! Quando si sceglie si deve sempre rinunciare a qual-cosa. Noi invece riusciamo a non rinunciare mai a niente,perch quello che possiamo farci da noi non abbiamo pibisogno di comprarlo e ci resta denaro abbastanza per poter-ci pagare quello che non possiamo fare da noi.C chi nasce bello, chi nasce brutto, chi cos-cos. E non cniente da fare. Tutti vorremmo essere belli, ricchi, simpaticie fortunati. Per goderne i frutti, sintende. Se non lo siamo,dobbiamo arrangiarci. E noi ci arrangiamo. O per lo meno,abbiamo la conoscenza, la tecnologia, linclinazione perarrangiarci, la fiducia in noi stessi, il coraggio di provare acostruire delle cose che sovente costano un sacco di soldi eche a farsele danno un sacco di soddisfazioni. I nostri regalinatalizi della scorsa stagione non ci sono costati praticamen-te niente, ce li siamo fatti da noi ed abbiamo fatto felici tuttiquelli che li hanno ricevuti, grandi e bambini, parenti edamici, e noi ci siamo divertiti a costruirli. Ma noi non lo facciamo solo per il gusto di risparmiare, anchese a risparmiare c sempre gusto, lo facciamo anche per unaspecie di sfida con noi stessi, con la nostra abilit, con lanostra intelligenza. La nostra rivista un po lo specchio deinostri risultati, del nostro spirito diniziativa. Sulle sue pagi-ne sono apparse le cose pi incredibili, in un allegro slalomin cui si schivano i paracarri dei prodotti costosi che bisognaassolutamente comprare: perfino nelle attrezzature e nellu-tensileria, siamo riusciti ad attrezzarci in un modo che hadellincredibile, perfino nei pannelli solari e nellenergiaeolica, siamo arrivati anche l e possiamo essere certi cheandremo oltre. Un giorno o laltro scopriremo che qualcuno,con la tecnica del far da s, arrivato sulla luna e sta traffi-cando per aprire una fabbrica di gelati.

    (marzo 1981)

    Per risparmio o per passione?Perch si fa bricolage

    39

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 39

  • 40

    LLe idee sono merce rara e preziosa, e per far fronte alla loroscarsa disponibilit, si riciclano e si rivisitano, quasi maiaggiungendo qualcosa di buono. Sembra che tutto sia gistato pensato e realizzato, e non si sa come fare per non cade-re nel banale delle cose fritte, rifritte. Come si esce da questa inflazione? La risposta fin tropposemplice: facendo da s, e la dimostrazione limpida ed inat-taccabile, come un teorema.Quando si fa qualcosa per la casa, per il giardino, o per qual-siasi altra nostra esigenza, scatta una molla interna, che ci favedere, ad esempio, il possibile riutilizzo di un motore zoppi-cante, o limpiego diverso da quello usuale del cric dellauto.In questo caso lidea genuina e creativa, anche se ispirataad altre, guidata da unesigenza personale. Il risultato sarunico, praticamente irripetibile, a volte da noi stessi.Limportante, per noi far da s, di comunicarci le ideebuone. Per buone intendiamo quelle utili, che ci faccianorisparmiare soldi, che ci evitino di dipendere da questo o daquellaltro artigiano e che siano valide per tutti.Daccordo, c anche chi si costruisce il cucchiaio specialeper mangiare il minestrone senza ungere i baffi, o chi piazzaun piccolo ventilatore sotto il Borsalino, per rinfrescarsi lazucca (sono casi veri). Va bene, sono affari loro, che nessuno contesta, ma attenzio-ne, tutto questo appartiene alla sfera del fantastico e dellil-lusorio, non dellutile attivit del far da s. Noi siamo per le cose concrete. Come ha fatto il geometra diTrento ad isolare la sua casa con 150.000 lire? E che mate-riali ha usato la giovane traduttrice di Firenze, per costruirsila camera da letto con un armadio quattro stagioni, al prezzodi un letto matrimoniale. Queste sono le idee che contano, e che proponiamo. Naturalmente non siamo soli, ma possiamo contare sulla col-laborazione di migliaia di far da s intelligenti ed attivi chetrovano, sulle pagine della rivista, la palestra ideale per for-giare le proprie capacit e far circolare le idee buone, quelleche danno risultati da toccare con mano, per noi, e per lanostra famiglia.

    (dicembre 1984)

    Idee preziose

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 40

  • Perch si fa bricolage

    41

    IImedici riscoprono i fili sottili che legano la salute dello spi-rito a quella del corpo, provano cio a controllare, a misu-rare quanto il carattere, il temperamento di ogni individuoincida sul suo stato di salute. Se gi gli antichi avevanodescritto precisi ritratti umani collegandoli allinsorgere dispecifiche malattie, oggi si cerca di delineare un quadroscientificamente provato.E mentre lOrganizzazione Mondiale Sanit ci fa sapere checancro ed infarto sono le principali cause di morte nei paesiindustrializzati, la ricerca medica ci dice che il 46% deimorti per cancro tendeva alla depressione, a scoraggiarsi, asentirsi impotente specialmente in condizioni di forte stress;chi invece alla fatica e alle delusioni reagisce con scatti rab-biosi, chi fatica a formare relazioni emozionali stabili perchirritabile si rivela incline a malattie cardiovascolari.Questo lungo parlare di malanni ha un senso preciso. Nei dueritratti psicologici tracciati dai medici fatichiamo a ricono-scere il far da s: egli non teme la fatica e non giunge allostress poich lattivit manuale, la voglia di fare con le pro-prie mani e la propria ingegnosit sono per lui un ottimosfogo, una validissima valvola di scarico di tutte quelle ten-sioni tanto tipiche della societ contemporanea. Egli poi non conosce i sentimenti della disperazione, delladepressione e tanto meno dellimpotenza: cos come prontoa trovare la soluzione tecnica ai problemi che gli pongono lesue realizzazioni, sa trovare risposte originali anche di frontealle difficolt della vita. Il far da s trova, proprio nella sicu-rezza che gli danno le sue abilit, motivi sufficienti per nonreagire in modo isterico e collerico ai problemi esistenzialiVogliamo dire con questo che il far da s immune dal can-cro e dallinfarto? Purtroppo no, questo non nei nostri pote-ri. Certo queste notizie, questi risultati cui giunge la ricerca,confermano che in un mondo dove tutto corre, tutto freneti-co, tutto stress, spesso c insoddisfazione; chi ritrova nelleproprie mani la forza di fare, chi sceglie un intelligente mododi impiegare il proprio tempo libero, trae da questattivitragione di serenit, di equilibrio psicofisico, di sane emozio-ni. Che in sostanza significano salute.

    (dicembre 1987)

    Salute far da s

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 41

  • 42

    TTra poco avr un figlio e ho iniziato a fare il fasciatoio,seguir il lettino e...Certamente il figlio di Bruno Reato, nostro fedelissimo letto-re, gi nato, magari gi gattona per casa e chiss quantecose per lui ha costruito il suo pap.Sta di fatto che la molla che spinge un giovane verso il far das scatta quando egli mette su casa.Noi sosteniamo da sempre, perch conosciamo chi ci legge,chi si abbona, chi ci scrive, che intorno alla casa che il farda s spende le sue energie e il suo tempo libero: oggi questaaffermazione comprovata da ricerche statistiche condotteda grosse aziende internazionali quali la Bosch e forma ogget-to di discussione ai convegni. quando uno si forma una famiglia che, infatti, si ritrovasolo davanti alle sue responsabilit, nella condizione nonsempre facile di far quadrare un bilancio, di fare dei conti, diprendere decisioni in proprio.In questa nuova realt diventa indispensabile saper usareoculatamente le risorse, essere capaci di tirarsi dimpicciocon originalit e fantasia, dimostrare verso gli altri disponibi-lit ed attenzioni nuove. Cos si gettano le basi di una menta-lit, quella del far da s, che cresce con la famiglia e con lacasa.Ma non tutti quelli che scelgono la famiglia o decidono difarsi le classiche quattro mura diventano solo per questo deifar da s: per compiere una simile scelta occorre pi spinta,pi carica.I condizionamenti di questa nostra societ consumistica sonotroppo forti, labitudine a trovar tutto pronto troppo radicata,la pigrizia mentale che questa situazione ingenera troppo dif-fusa.Ci vuole quindi coraggio, ma un segno di sana maturit, perrimboccarsi le maniche e per decidere Questo me lo faccioda solo!.

    (luglio 1989)

    La molla del far da s

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 42

  • Perch si fa bricolage

    43

    UUna societ, un sistema sociale per resistere, per durare,ha bisogno anche di forza morale, di giustizia, di dedizio-ne, di spirito di sacrificio. Di altruismo, non solo di brillante,sfrenato egoismo.Prendiamo questa frase da un articolo di Francesco Alberoniper il Corriere della Sera non perch dica una grandenovit, ma perch esprime con nitida convinzione quantodicono in molti per pura retorica, per propaganda, senza inti-mo convincimento. Lautore la usa per criticare i giovani ram-panti manager, della politica o dellindustria poco importa,che con cinismo danno lassalto al potere.Che risposta sapranno dare i giovani, quelli che aspettanoche i vari Andreotti od Agnelli lascino libero il posto, ai pro-blemi della nostra societ, alla soglia del 2000, alle prese consfide di portata sempre pi vasta?Poche, veramente esili, le speranze che ci siano sulla piazzauomini capaci di ricompattare un paese attorno ad un ferreocodice morale; assurdo pensare che da tante picconate, sianoesse solo fatte di parole o, cosa ben pi grave, di concreti attidi corruzione e malcostume, possa riformarsi uno spirito,unidea che unifichi, a cui tutti riconoscano credibilit.Ed allora ci ritiriamo dalla mischia?Chi fa da s non lascia mai un lavoro a met, non si arrendedavanti alle difficolt: sono anzi queste a stimolare la suaingegnosit, a produrre lidea nuova ed originale che consen-te di risolvere il problema.Magari la soluzione non proprio semplice, magari altri ave-vano ideato di meglio, ma quel che certo che il mobile, lamacchina da laboratorio, la riparazione non resta l incom-piuta come tanti ospedali o tante riforme nel nostro paese.Alla fine funziona, dura nel tempo, utile a quel piccolomicrocosmo, a quella societ in miniatura che la famiglia.Non siamo qui per dire che i valori del far da s siano la bac-chetta magica per la societ del domani: siamo qui a dire chechi fa da s rappresenta unisola felice, una fetta sana ed ope-rosa della nostra societ. Perch chi fa da s allenato allavoro: impegno e laboriosit sono le sue caratteristiche.Che molti facili sapienti farebbero bene a guardare conrispetto. Magari per capire ed imitare!

    (febbraio 1992)

    Capire ed imitare

    Pensiero 1-49 21-10-2005 9:42 Pagina 43

  • SSei morto. Avete appena f