Pedagogia Nera

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1 Introduzione “Pedagogia nera” è un termine che Alice Miller, circa vent’anni fa, nel libro La persecuzione del bambino. Le radici della violenza, riprende dal testo Schwarze Pädagogik (Rutschky K., a cura di, 1977), il quale raccoglie una serie di scritti di pedagogisti, per lo più di area germanica, della fine del Seicento fino a tempi più recenti, nei quali sono descritti metodi di condizionamento precoce del soggetto in generale, in particolare del bambino, volti a “…non accorgersi di quanto ci stia realmente capitando…” (Miller, 95, p. 10). “Essa ci parla di “pedagogia nera” intendendo con tale termine un atteggiamento molto complesso e articolato sostenuto teoricamente da autori pedagogici, e praticato e diffuso in tutti gli strati sociali, specie nei secoli appena trascorsi, ma ancora presente di fatto al fondo di certe concezioni e pratiche attuali” (Riva, 93, p. 80). La Miller accosta discorso educativo e psicoanalisi, arrivando a rigettarne completamente le valenze. In sostanza, essa afferma che ognuno esercita, dal punto di vista educativo, una strategia di potere che, ove il bambino non disponga di una costante persona di riferimento “sufficientemente buona”, in senso winnicottiano, può uccidere la sua anima.

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    Introduzione

    Pedagogia nera un termine che Alice Miller, circa ventanni fa, nel

    libro La persecuzione del bambino. Le radici della violenza, riprende dal testo

    Schwarze Pdagogik (Rutschky K., a cura di, 1977), il quale raccoglie una

    serie di scritti di pedagogisti, per lo pi di area germanica, della fine del

    Seicento fino a tempi pi recenti, nei quali sono descritti metodi di

    condizionamento precoce del soggetto in generale, in particolare del bambino,

    volti a non accorgersi di quanto ci stia realmente capitando (Miller, 95,

    p. 10).

    Essa ci parla di pedagogia nera intendendo con tale termine un

    atteggiamento molto complesso e articolato sostenuto teoricamente da autori

    pedagogici, e praticato e diffuso in tutti gli strati sociali, specie nei secoli

    appena trascorsi, ma ancora presente di fatto al fondo di certe concezioni e

    pratiche attuali (Riva, 93, p. 80).

    La Miller accosta discorso educativo e psicoanalisi, arrivando a rigettarne

    completamente le valenze. In sostanza, essa afferma che ognuno esercita, dal

    punto di vista educativo, una strategia di potere che, ove il bambino non

    disponga di una costante persona di riferimento sufficientemente buona, in

    senso winnicottiano, pu uccidere la sua anima.

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    E a questo punto che possiamo far intervenire le analisi di Michel

    Foucault, che ci aiutano a mettere in luce, da un punto di vista critico, i

    meccanismi in atto nelle tecniche di condizionamento e manipolazione

    proprie della pedagogia nera. Questo perch, nonostante Foucault non si sia

    mai direttamente occupato di educazione o di scuola, anche noi vediamo nella

    sua opera una grande rilevanza pedagogica esplicita e diretta, come

    sostiene Riccardo Massa (in Mariani A., 97). Sia Foucault che Massa vanno

    molto pi in l dellanalisi delleducare bene o male. Diventa necessario

    vedere per culture o subculture quali sono le tattiche che vengono esercitate.

    Occorre essere consapevoli che la forma concreta che queste strategie

    assumono sono le cosiddette tecnologie del potere. Ed proprio a proposito di

    questa consapevolezza che Massa (1997) parla di crisi della pedagogia,

    delleducazione e del tramonto delleducazione, perch, secondo lo studioso,

    siamo arrivati a questo per il fastidio della societ contemporanea a prendere

    atto della realt di questo esercizio del potere. Attraverso le modalit che

    utilizziamo per esercitare il potere, noi mettiamo in atto il dispositivo.1

    Questultimo un termine introdotto da Foucault e teorizzato per la prima

    volta in pedagogia da Massa, anche se oggi usato disinvoltamente in ambito

    normativo e istituzionale, mentre, ci ricorda il filosofo delleducazione,

    dovrebbe evocare il sistema incorporeo delle procedure in atto

    nellistituzione scolastica e in qualunque situazione educativa (ivi, p. 130).

    Questo studio propone un excursus sulla pedagogia moderna e

    contemporanea, senza pretese di esaustivit, a partire dalle analisi del potere,

    colte attraverso la suggestione dellopera foucaultiana e una disamina critico-

    pedagogica della stessa, fino alle dinamiche dellabuso educativo, soprattutto

    1 per una maggiore chiarificazione del concetto di dispositivo si veda: Foucault, 1976, Massa, 1997, Riva, 2000.

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    psicologico, con riferimento alle pratiche educative in atto nella famiglia

    contemporanea.

    Il presente lavoro intende pertanto rintracciare lo sfondo ideologico e

    culturale che ha presieduto alla declinazione di unintenzionalit educativa in

    senso autoritario ed espropriante, mettendo in evidenza come tali

    caratteristiche continuino, a nostro parere, a improntare di s i modelli

    formativi della societ tardocapitalistica. I cinque capitoli di cui si compone la

    ricerca fanno riferimento a due grandi aree, la cui contiguit comunque

    ineludibile: i primi quattro indagano la relazione tra discorso pedagogico e

    strategie del potere, mentre lultimo si propone di illustrare la permanenza di

    ci che viene definita pedagogia nera allinterno dei modelli educativi

    odierni. Il primo capitolo getta uno sguardo critico sul dibattito culturale

    relativo alla forza pervasiva delle ideologie, inteso a smascherare le collusioni

    della pedagogia con il sistema di idee dominante. Il secondo capitolo esamina

    lambiguit del rapporto tra pedagogia e psicoanalisi, che accusa leducazione

    di dar corpo alla repressione degli istinti e delle pulsioni dellindividuo,

    causandone la nevrosi. Il terzo capitolo dedicato alle analisi di Foucault

    sulla metamorfosi delle strategie messe in atto dal potere per la costituzione

    e il condizionamento del soggetto, mentre il quarto ne evidenzia le ricadute

    sulla dimensione pedagogica. Lultimo capitolo si propone di mettere in luce

    come lesercizio del potere, inscritto nel processo formativo, sia allorigine di

    quel fenomeno preoccupante che labuso educativo. Si cerca, inoltre, di

    rendere conto dellambiguit presente in determinate concezioni

    psicoanalitiche, concentrando lattenzione su alcune controversie teoriche

    significative per quanto riguarda la questione dellabuso. Successivamente, si

    prendono in considerazione alcune tra le tante forme possibili di abuso

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    psicologico ed emotivo, sottolineandone la dimensione interattiva

    transgenerazionale.

    Resta il rimpianto di non essersi potuti occupare dell alterit negata del

    femminile e del suo difficile travaglio verso il pensiero della differenza. In

    ogni caso, pur facendo nostre le parole di Adriana Cavarero

    lUomo non solo mostruoso in quanto astratto nome universale che fagocita lunicit di ogni essere umano, ma mostruoso anche per la sua pretesa di includere al contempo le donne, pur nominandosi al maschile. Detto altrimenti, lUomo contemporaneamente lintera specie umana e uno dei suoi generi. E neutro e maschile. E tutte due, nessuno dei due e uno dei due (Cavarero, 97, p. 67),

    crediamo utile non appesantire i termini del discorso sottolineando con il

    doppio esito della vocale o con una terminologia sessualmente differenziata

    (se non l ove questo sia indispensabile per la comprensione del testo), una

    duplicit di genere che, anche nel lettore, presumiamo acquisita.

    Attraverso la morte di Dio, quella delluomo e della famiglia, la

    crisi della scuola, la fine della pedagogia, il naufragio del Sessantotto e

    altre sparizioni annunciate, questo lavoro intende collocarsi nel solco di

    coloro che, disponendosi a discernere il rumore sordo e prolungato della

    battaglia (Foucault, 76), attendono che la pedagogia, scrollandosi di dosso il

    pesante fardello dei condizionamenti sociodominanti, faccia proprie le armi di

    uneducazione alla resistenza, responsabile, critica sempre e sempre

    autocritica, dotata di un solido impianto epistemologico e teorico, capace di

    mantenere viva limmagine del pensiero utopico e di contrastare lidea del

    dominio delluomo sulluomo.

    Riteniamo doveroso segnalare che, l dove questa ricerca stata condotta

    attraverso lanalisi di opere di autori stranieri, ci si serviti di traduzioni

    italiane, come risulta dalla bibliografia, senza quindi la pretesa di compiere un

    lavoro filologico che, daltra parte, esula dal nostro lavoro.