TIPOLOGIA A ANALISI DEL TESTO Giuseppe … non si vede La morte Si sconta ... Non paga i debiti, non...

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TIPOLOGIA A – ANALISI DEL TESTO Giuseppe Ungaretti, Sono una creatura, L’Allegria, 1931.

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SONO UNA CREATURA Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916

Come questa pietra

Del S. Michele Così fredda Così dura Così prosciugata Così refrattaria Così totalmente Disanimata Come questa pietra È il mio pianto Che non si vede La morte Si sconta Vivendo.

L’altura di San Michele del Carso, sul fronte di Gorizia, teatro di sanguinose operazioni militari nella Prima guerra mondiale, diventa fonte di ispirazione. Il poeta si sente uomo tra gli uomini, creatura di pena che soffre per sé e per l’umanità intera. 1. Comprensione del testo Dopo un'attenta lettura, riassumi il contenuto del testo. 2. Analisi del testo 2.1 Il primo verso contiene una figura retorica, quale? Spiegane il significato. 2.2 In un’altra poesia Ungaretti si paragona a una pietra levigata dall’acqua, ricordi quale? Fai un breve confronto fra i

due testi. 2.3 I versi 3-7 contengono un’evidente figura retorica. Spiega di quale si tratta e perché viene usata. 2.4 Perché il pianto del poeta ‘non si vede’? 2.5 Che significato ha l’ultima strofa? 3. Interpretazione complessiva e approfondimenti Significativo esempio delle poesie di Ungaretti poeta-soldato, anche Sono una creatura affronta tematiche tipiche della raccolta l’Allegria, prima fra tutte il rapporto vita-morte. Confronta questo testo con gli altri che conosci e rifletti sullo stile, sul linguaggio e sulle tematiche di Ungaretti. TIPOLOGIA B – SAGGIO BREVE O ARTICOLO DI GIORNALE 1. AMBITO ARTISTICO-LETTERARIO

ARGOMENTO: Poeti e letterati di fronte alla "grande guerra" "Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo -, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei

liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna." ANIFESTO DEL FUTURISMO, "Le Figaro", 1909 "Edizione della sera! Della sera! Della sera! Italia! Germania! Austria!" E sulla piazza, lugubremente listata di nero, si effuse un rigagnolo di sangue purpureo! Un caffè infranse il proprio muso a sangue, imporporato da un grido ferino: "Il veleno del sangue nei giuochi del Reno! I tuoni degli obici sul marmo di Roma!" Dal cielo lacerato contro gli aculei delle baionette gocciolavano lacrime di stelle come farina in uno staccio e la pietà, schiacciata dalle suole, strillava: "Ah, lasciatemi, lasciatemi, lasciatemi! …" Vladimir MAJAKOVSFKIJ, 1914 [...] siamo troppi. La guerra è un'operazione malthusiana. C'è un di troppo di qua e un di troppo di là che si premono. La guerra rimette in pari le partite. Fa il vuoto perché si respiri meglio. Lascia meno bocche intorno alla stessa tavola.

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E leva di torno un'infinità di uomini che vivevano perché erano nati; che mangiavano per vivere, che lavoravano per mangiare e maledicevano il lavoro senza il coraggio di rifiutar la vita [...]. Fra le tante migliaia di carogne abbracciate nella morte e non più diverse che nel colore dei panni, quanti saranno, non dico da piangere, ma da rammentare? Ci metterei la testa che non arrivino ai diti delle mani e dei piedi messi insieme

[...]. Giovanni PAPINI, Amiamo la guerra, in "Lacerba", II, 20, 1914 È una vecchia lezione! La guerra è un fatto, come tanti altri in questo mondo; è enorme, ma è quello solo; accanto agli altri, che sono stati e che saranno: non vi aggiunge; non vi toglie nulla. Non cambia nulla, assolutamente, nel mondo. Neanche la letteratura: [...]. Sempre lo stesso ritornello: la guerra non cambia niente. Non migliora, non redime, non cancella: per sé sola. Non fa miracoli. Non paga i debiti, non lava i peccati. In questo mondo, che non conosce più la grazia. Il cuore dura fatica ad ammetterlo. Vorremmo che quelli che hanno faticato; sofferto, resistito per una causa che è sempre santa, quando fa soffrire, uscissero dalla prova come quasi da un lavacro: più duri, tutti. E quelli che muoiono, almeno quelli, che fossero ingranditi, santificati: senza macchia e senza colpa. E poi no. Né il sacrificio né la morte aggiungono nulla a una vita, a un'opera, a un'eredità [...]. Che cosa è che cambierà su questa terra stanca, dopo che avrà bevuto il sangue di tanta strage: quando i morti e i feriti, i torturati e gli abbandonati dormiranno insieme sotto le zolle, e l'erba sopra sarà tenera lucida nuova, piena di silenzio e di lusso al sole della primavera che è sempre la stessa? [...]. Renato SERRA, Esame di coscienza di un letterato,in "La Voce", 30.4.1915 [...] Accesa è tuttavia l'immensa chiusa fornace, o gente nostra, o fratelli: e che accesa resti vuole il nostro Genio, e che il fuoco ansi e che il fuoco fatichi sinché tutto il metallo si strugga, sinché la colata sia pronta, sinché l'urto del ferro apra il varco al sangue rovente della resurrezione [...]. Gabriele D'ANNUNZIO, Sagra dei Mille (dal Discorso tenuto a Quarto il 5.5.1915) "Guerra! Quale senso di purificazione, di liberazione, di immane speranza ci pervase allora![...]. Era la guerra di per se stessa a entusiasmare i poeti, la guerra quale calamità, quale necessità morale. Era l'inaudito, potente e passionale serrarsi della nazione nella volontà di una prova estrema, una volontà, una radicale risolutezza quale la storia dei popoli sino allora forse non aveva conosciuto. [...]. La vittoria della Germania sarà un paradosso, anzi un miracolo, una vittoria dell'anima sulla maggioranza. La fede in essa va contro la ragione. [...]. L'anima tedesca è troppo profonda perché la civilizzazione divenga per essa il concetto più sublime. La corruzione o il disordine dell'imborghesimento le sembrano un ridicolo orrore. [...]. Non è la pace appunto l'elemento della corruzione civile, corruzione che le appare divertente e spregevole al tempo stesso?". Thomas MANN, Pensieri di guerra, novembre 1914, in "Scritti storici e politici", trad. it. Milano, 1957 2. AMBITO SOCIO-ECONOMICO

ARGOMENTO: Come vivere la vita “La vita è un’opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala. […] La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocala. La vita è preziosa, abbine cura. […]”.Madre Teresa di Calcutta. Hikikomori. Cosa sono? Adolescenti che vivono barricati in camera da letto, rifiutano di uscire di casa, di andare a scuola, dormono di giorno e passano le notti davanti al computer. Il termine "Hikikomori" è giapponese, ma il fenomeno è arrivato anche in Europa. http://espresso.repubblica.it/visioni/societa/2015/06/17/news/hikikomori-gli-adolescenti-chiusi-in-una-stanza-il-disagio-giapponese-dilaga-in-italia-1.217500 Un articolo inquietante, e insieme commovente, uscito proprio ieri su un ragazzo italiano che soffre di questo disturbo e sua madre. http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/hikikomori-francesco-da-3-anni-chiuso-in-camera-col-pc-la-madre-nessuno-ci-aiuta-ma-io-non-mi-arrendo-_3039262-201602a.shtml Proseguiamo coi trans-abili, persone che si procurano deliberatamente una disabilità. http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4478 Ed ecco gli uomini-cane, moda diffusasi in Gran Bretagna. http://www.tpi.it/mondo/regno-unito/leccentrica-comunita-degli-uomini-cane In controtendenza rispetto agli esempi incontrati fin qui, troviamo le storie di molti artisti disabili, come questa: http://www.today.it/mondo/mariusz-kedzierski-senza-braccia-ritratti.html 3. AMBITO STORICO-POLITICO ARGOMENTO: Crollo dei regimi nazionalistici, “guerra fredda” e motivi economici agli inizi del processo di

integrazione europea. «Era ovunque assai forte [nella seconda metà degli anni Quaranta del sec. XX] la repulsione contro il nazionalismo – il proprio non meno che quello degli altri – che tanti mali aveva prodotto...Affermazioni europeiste, più o meno precise, apparvero quindi con frequenza crescente nelle dichiarazioni programmatiche di molti partiti e governi. Questa diffusione non fu tuttavia uguale in tutti i paesi e in tutti i partiti dell’Europa occidentale. Ebbe un terreno più favorevole nelle nazioni che avevano avuto l’esperienza dell’umiliazione totale dei loro Stati, e che necessariamente

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riponevano una assai minor fiducia nella restaurazione delle tradizionali sovranità nazionali. L’europeismo si diffuse con relativa facilità, come si può ben comprendere, in Germania e in Italia, che dal loro sfrenato nazionalismo avevano raccolto amarissimi frutti, nonché in Olanda, Belgio e Lussemburgo, che avevano constatato il valore nullo della sovranità dei loro piccoli paesi…Messo da parte il capo della liberazione, le forze politiche francesi che assunsero la

direzione della Quarta Repubblica si orientarono assai presto verso una politica estera europeista, vedendo in essa la sola possibilità di mettere su basi nuove le relazioni future, soprattutto con la Germania». A. SPINELLI, Europeismo, in “Enciclopedia del Novecento”, vol. II, Roma, 1977 «Per gli americani però un’Europa efficacemente ricostruita, parte dell’alleanza militare antisovietica che costituiva il logico complemento del Piano Marshall – l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) istituita nel 1949 – doveva realisticamente fondarsi su una forte economia tedesca e sul riarmo della Germania. Il meglio che i francesi potevano fare era di intrecciare così strettamente gli interessi francesi e quelli tedesco-occidentali da rendere impossibile il sorgere di un nuovo conflitto tra i due vecchi avversari. I francesi proposero perciò la propria versione dell’unione europea nella forma della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (1950), che si sviluppò nella Comunità Economica Europea o Mercato Comune Europeo (1957), più tardi semplicemente designata come Comunità Europea e, dal 1993, come Unione Europea. I suoi quartieri generali erano a Bruxelles, ma il suo vero nucleo risiedeva nell’unità franco-tedesca». E.J. HOBSBAWM, Il secolo breve, Milano, Rizzoli, 1994 «In questo clima fu approvato il 18 aprile 1951 il testo del trattato istitutivo della “Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio”, che, dopo il completamento dei processi di ratifica, entrò in vigore il 25 luglio 1952, con la immediata nomina di Jean Monnet a presidente dell’Alta Autorità della CECA stessa...Il trattato infatti si poneva esplicitamente come il primo passo verso il superamento di quelle rivalità storiche che avevano diviso l’Europa da sempre...L’Europa aveva pagato con il proprio declassamento internazionale e con l’autodistruzione l’antico prevalere della politica di potenza. Pur senza voler affermare che la politica di potenza cessasse per virtù di norme scritte in un trattato, è importante rilevare che questo trattato recepiva un sentire comune, secondo il quale nulla poteva giustificare i sacrifici di nuove guerre e tutto doveva incanalarsi entro l’alveo dei negoziati: all’interno di istituzioni o fuori di esse ma sempre in modo pacifico. La pacificazione fra la Germania e la Francia attraverso il trattato CECA era un primo segno, grazie al quale diventava possibile affermare che i rapporti fra i due paesi non sarebbero più divenuti una minaccia per la pace europea». E. DI NOLFO, Storia delle relazioni internazionali (1918-1992), Roma-Bari, Laterza, 1994 «La tensione provocata dal blocco di Berlino nel 1948, dalla creazione delle due Germanie, dalle pesanti limitazioni all’attività industriale tedesca imposte dal Consiglio di controllo alleato era elevata. Relegare l’economia tedesca a una posizione di inferiorità non appariva realistico visto che, sin da allora, si cominciava a sentire la necessità di associare la Germania alla difesa dell’Occidente…Acciaio e carbone costituivano allora la base della potenza economica». B. CEPPETELLI CAPRINI, La Comunità del carbone e dell’acciaio, in “Storia dell’integrazione europea”, vol. I, Marzorati, Milano, 1997 4. AMBITO TECNICO-SCIENTIFICO ARGOMENTO: Cellule staminali adulte o embrionali Sembra proprio l'uovo di Colombo. Tutti sapevamo che nel liquido amniotico ci sono molte cellule dello stesso tipo di quelle dell' embrione e l'analisi genetica eseguita ormai quasi di routine dopo l'amniocentesi utilizza proprio queste cellule per verificare l'assetto cromosomico e genetico del nascituro. Sapevamo anche che molte di queste devono essere relativamente immature, vale a dire assai poco differenziate. Quello che mancava era la verifica che fra queste cellule immature ce ne fossero alcune con tutte le caratteristiche delle staminali embrionali, cioè genuinamente totipotenti. Sembra che questo sia stato adesso verificato e che le suddette cellule siano in grado di dar luogo a cellule e tessuti di tutti i tipi, come si addice alla cellula staminale ideale. Certo non sono molte. Si parla dell'1% delle cellule immature, ma nessuno ha mai pensato che si potessero trovare da qualche parte manciate di cellule staminali

embrionali. Occorrerà quindi prelevarle e farle moltiplicare in coltura fino a ottenerne un numero ragionevole. Senza problemi etici, si direbbe, perché non sono cellule destinate a dar vita a nessun embrione. Sono piuttosto cellule sfuggite all'assemblaggio dell'embrione vero e proprio e che si sono moltiplicate perché il liquido amniotico è un ottimo terreno di coltura, dove non manca veramente niente. Ammettiamo che tutto questo venga confermato da studi successivi (è sempre meglio essere prudenti). Che fare di queste cellule? Molto dipende dal loro numero effettivo e dalle loro proprietà. Se non sono tanto poche e crescono bene, si potrebbero conservare separatamente anche solo quelle prelevate da un singolo intervento su una singola gravidanza. Una volta venuto alla luce e cresciuto, il nascituro in questione avrebbe allora a disposizione un «gruzzoletto» di cellule staminali che potrebbero servirgli nel corso della vita, per riparare tessuti o organi eventualmente danneggiati da malattie o incidenti. Essendo queste geneticamente identiche alle sue proprie cellule, costui o costei non andrebbe neppure incontro a problemi di rigetto: i tessuti formati da quelle attecchirebbero naturalmente in ogni parte del suo corpo. Meglio ancora delle cellule prelevate dal suo cordone ombelicale, che al momento sono utili solo per malattie del sangue che insorgano in tenera età. Se sono molto molto poche e non dovessero crescere tutte con la dovuta rapidità, si potrebbero unire quelle prelevate da diversi interventi su diverse gravidanze. In questo modo si perderebbe il vantaggio della specificità genetica individuale, ma si avrebbe comunque a disposizione una grande quantità di cellule staminali totipotenti pronte all'uso. Esiste anche una terza alternativa: unire le staminali prelevate da gravidanze diverse, farle crescere un po' e suddividerle poi sulla base delle loro caratteristiche genetiche in modo da essere pronti a un impiego multiplo ma personalizzato. Mi auguro di tutto cuore che questi risultati, ottenuti peraltro nel corso di un periodo di ricerca abbastanza lungo, vengano confermati, perché potrebbero risolvere per sempre il problema etico che riguarda la vita dell'embrione. Si avrebbero così tutti i vantaggi offerti dalla tecnologia delle cellule staminali senza remore di natura etica e sociale. Mi domando solo come non ci si sia pensato prima, ma si sa, come dicono a Napoli, «dopo l'estrazione (dei numeri del lotto), ogni ciuccio diventa dottore». Edoardo Boncinelli- Corriere della Sera – 8 gennaio 2007

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Dagli studi delle cellule staminali dell’adulto (ASC - Adult Stem Cells ) nel trascorso trentennio era emerso chiaramente che in molti tessuti adulti sono presenti cellule staminali, ma capaci di dare origine solo a cellule proprie di un dato tessuto. Non si pensava, cioè, alla possibilità di una loro riprogrammazione. Negli anni più recenti, invece, si scoprirono anche in vari tessuti umani cellule staminali pluripotenti - nel midollo osseo (HSCs), nel cervello (NSCs), nel

mesenchima (MSCs) di vari organi e nel sangue del cordone ombelicale (P/CB, placental/Cord blood) - capaci cioè di dare origine a più tipi di cellule, in maggioranza ematiche, muscolari e nervose. Si è visto come riconoscerle, come selezionarle, come sostenerle nello sviluppo e come condurle a formare diversi tipi di cellule mature mediante fattori di crescita e altre proteine regolatrici. Anzi un notevole cammino è già stato percorso in campo sperimentale, applicando anche i più avanzati metodi di ingegneria genetica e biologia molecolare per l’analisi del programma genetico che opera nelle cellule staminali, e per la transduzione di geni desiderati in cellule staminali o progenitrici che, impiantate, sono capaci di restituire le funzioni specifiche a tessuti sofferenti. Basti accennare, sulla base di alcuni lavori citati in nota, che nell’ uomo le cellule staminali del midollo osseo, da cui si formano tutte le diverse linee di cellule ematiche, hanno come marcatore di riconoscimento la molecola CD34; e che, purificate, sono capaci di ricostituire la intera popolazione ematica in pazienti che ricevono dosi ablative di radiazioni e di chemioterapia, e questo con velocità proporzionale alla quantità di cellule usate. Anzi, si hanno già indizi sul come guidare lo sviluppo di cellule staminali nervose (NSCs) utilizzando diverse proteine - tra cui la neuroregulina e la proteina 2 osteomorfogena (BMP2, Bone Morphogenetic Protein 2) - che sono capaci di indirizzare le NSCs a diventare neuroni o glia (cellule neuronali di sostegno, produttrici di mielina) o anche a muscolo liscio. La soddisfazione, pur prudente, con cui si concludono molti dei lavori citati, è un indice delle grandi promesse che le “cellule staminali adulte” riservano per una terapia efficace di tante patologie. Così, D. J. Watt e G. E. Jones affermano: “Le cellule staminali muscolari, sia della linea mioblastica embrionale che adulta, possono diventare cellule di maggior importanza per tessuti diversi da quello originario, ed essere la chiave di terapie future persino per malattie diverse da quelle di origine miogena” (p.93); J.A. Nolta e D.B.Kohn sottolineano: “I progressi nell’uso della transduzione genica nelle cellule staminali ematopoietiche ha portato a iniziare spe-rimentazioni cliniche. Le informazioni che se ne otterranno, guideranno futuri sviluppi. In definitiva, la geneterapia potrà permettere di trattare malattie genetiche e acquisite senza le complicazioni dei trapianti di cellule allogeniche” (p. 460); e D.L.Clarke e J. Frisén confermavano: “Questi studi suggeriscono che le cellule staminali nei differenti tessuti adulti possono essere molto più simili di quanto finora pensato alle cellule embrionali umane, fino ad averne in alcuni casi un repertorio molto simile” e “dimostrano che cellule nervose adulte hanno un’ampia capacità di sviluppo, e sono potenzialmente atte ad essere usate per produrre una varietà di tipi cellulari per trapianto in malattie diverse”. Tutti questi progressi ed i risultati già raggiunti nel campo delle cellule staminali dell’adulto (ASC) lasciano, dunque, intravedere non soltanto la loro grande plasticità, ma anche la loro ampia possibilità di prestazioni, verosimilmente non diversa da quella delle cellule staminali embrionali (ES), dato che la plasticità dipende in gran parte da un controllo genetico, il quale potrebbe essere riprogrammato. Ovviamente, non è ancora possibile porre a confronto i risultati terapeutici ottenuti e ottenibili utilizzando le cellule staminali embrionali e le cellule staminali adulte. Per le seconde sono già in corso, da parte di varie ditte farmaceutiche, delle sperimentazioni cliniche che lasciano intravedere buoni successi e aprono serie speranze per un futuro più o meno prossimo. Per le prime, anche se vari approcci sperimentali danno segnali positivi, la loro applicazione in campo clinico - proprio per i gravi problemi etici e legali connessi - richiede una seria riconsiderazione e un grande senso di responsabilità davanti alla dignità di ogni essere umano. (dalla “Dichiarazione sulla produzione e sull’ uso scientifico e terapeutico delle cellule staminali embrionali umane della Pontificia accademia per la vita – Vaticano - Roma) Cari Italians, il cuscino, le lenzuola dove dormo ormai lo sanno tutti che sono piene di mie cellule, del mio Dna. Tutti i telefilm polizieschi hanno ampiamente dimostrato come sia facile disseminare tracce genetiche intorno a noi. Certo si conosceva anche che il liquido che avvolge il feto è ricco di cellule fetali. Infatti estraendo una piccola quantità di questo liquido è possibile fare analisi genetiche dettagliate per stabilire se il feto è portatore di una qualche anomalia genetica che comporta malattie più o meno gravi e quindi agire di conseguenza. Quello che è comparso lunedì sui giornali è quindi una sorta di deduzione: se sul cuscino le cellule sono di adulto, nel liquido amniotico sono di qualcosa

che si sta sviluppando ovvero cellule staminali. La portata di questa conclusione ha conseguenze estreme. Infatti in tal modo è possibile avere a disposizione una varietà enorme di staminali, ottenute senza l’uccisione di nessun embrione e utilizzabili sugli esseri attualmente viventi, come me e voi. Ma mi spingo oltre nelle ipotesi, in verità già verificate: così come ormai (soprattutto all’estero) si procede alla conservazione del sangue del cordone ombelicale, che ha innumerevoli utilizzi sia per il neonato da cui proviene (in caso di successive malattie anche gravi del sangue), sia, spesso, per i suoi congiunti, in futuro si conserverà anche il liquido amniotico con il suo corredo di cellule staminali. Queste potranno essere utilizzate in seguito dall’individuo da cui provengono senza dare nessun problema di rigetto, ma potrebbero anche essere donate a umani compatibili per cercare di riparare organi colpiti da malattie altamente degenerative. A questo punto mi chiedo cosa si aspetti a dotare anche gli ospedali italiani che si occupano di nascite, degli strumenti necessari per la crioconservazione del sangue ombelicale e del liquido amniotico. Sembra che in America siano già attrezzati per questo. Chiaro che, costi quel che costi, sarebbe il regalo che io farei a tutti i miei futuri nipoti. In questo caso anche la Chiesa cattolica non dovrebbe porre obiezioni, perché non viene né distrutto né alterato nessun embrione. Cristina Fossati, [email protected] - Corriere della Sera – 9 gennaio 2007 Medici e ricercatori ritengono che la ricerca sulle cellule staminali rappresenti una speranza di cura per malattie che colpiscono milioni di persone, come: Diabete, Infarto, Fibrosi cistica, Autismo, Sclerosi multipla, Morbo di Parkinson, Alcune forme di cancro, Osteoporosi, Lesioni del midollo spinale, Ictus, Sclerosi laterale amiotrofica, Alzheimer: Secondo il Rapporto stilato dalla commissione di studio nominata nel 2000 dal ministro Umberto Veronesi e presieduta dal premio Nobel Renato Dulbecco: “E’ possibile stimare, sebbene in via del tutto preliminare, che... l’utilizzo di cellule staminali di varia origine possa portare a sviluppare metodiche cliniche per il trattamento di un numero di pazienti che, comprendendo le patologie di origine cardiovascolare, si avvicina ai 10 milioni di individui?."

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La legge sulla fecondazione assistita vieta l’utilizzo delle cellule staminali embrionali. Sebbene sia possibile utilizzare per alcune patologie cellule staminali prelevate da tessuti adulti, la stragrande maggioranza della comunità scientifica ritiene necessario che la ricerca proceda anche sulle cellule staminali embrionali. Al momento, infatti, non è possibile stabilire da quale percorso della ricerca potranno giungere i risultati più promettenti per la cura delle malattie.

La ricerca potrebbe essere condotta sugli embrioni prodotti in soprannumero dai centri per la fecondazione assistita, e destinati alla spazzatura. Per avere un bambino con la fecondazione in vitro, infatti, vengono fecondati più ovociti di quelli che verranno poi impiantati nell’utero della donna. Gli embrioni prodotti in soprannumero vengono conservati per alcuni anni e poi, se non impiantati entro un termine certo, gettati via (secondo alcune stime in Italia sarebbero circa 30 mila). La legge vieta anche la clonazione terapeutica. La clonazione terapeutica non ha nulla a che vedere con la clonazione riproduttiva. La clonazione terapeutica, infatti, si ottiene trasferendo il nucleo di una cellula adulta (prelevata dalla pelle) in un cellula uovo da cui è stato sottratto il nucleo. Attraverso una stimolazione la cellula uovo comincia a produrre cellule staminali embrionali che verranno prelevate ed utilizzate al solo fine di studiare possibili cure. Il vantaggio di questa tecnica è che consente di utilizzare cellule geneticamente identiche a quelle del paziente, eliminando così i rischi di rigetto. (dal sito lucacoscioni.it – della Associazione Luca Concioni) TIPOLOGIA C – TEMA DI ARGOMENTO STORICO “Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. (…) Se sono stato informato correttamente quest’ordine diventa efficace immediatamente” (9 novembre 1989, Günter Schabowski, Membro del Politburo del Partito Socialista Unitario della Germania e Ministro della Propaganda della DDR). Subito dopo il secondo conflitto mondiale, i mondo ha dovuto fare i conti con la guerra fredda. Spiega il significato del termine e quali sono stati gli eventi che l’hanno caratterizzata fino alla caduta del muro di Berlino. TIPOLOGIA D – TEMA DI ORDINE GENERALE A otto anni dalla morte di Eluana Englaro, la capacità legislativa della nostra classe dirigente si è accartocciata ancora una volta contro il grido del reale e le richieste di un cittadino italiano costretto a trascinarsi in un altro paese pur di porre fine ad “un inferno di dolore non più tollerabile, casi diversi Eluana e Dj Fabo, stessa indifferenza istituzionale. Rifletti su questa affermazione che si leggeva qualche settimana fa sull’Espresso on line, sulla dignità della vita e della morte e sull’eutanasia.