protetti. Forse la definizione più bella di che cosa sia una … singolo elemento viene sempre...

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«una città è un organismo. Cioè un sistema di parti tra loro legate e

necessarie l’una all’altra, parti che compongono un’unità, un tutto.

Proprio come avviene per ogni essere vivente. Le parti di una città sono

le strade, le piazze, i monumenti, le case: luoghi pubblici e collettivi dove

incontrarsi e condividere e luoghi privati dove ci sentiamo accolti e

protetti. Forse la definizione più bella di che cosa sia una città la

dobbiamo a Leon Battista Alberti, il più grande architetto del

Rinascimento italiano, che nel suo Trattato scrive che la città è come

una grande casa, e la casa a sua volta come una piccola città: «E se è

vero il detto dei filosofi, che la città è come una grande casa, e la casa a

sua volta come una piccola città, non si avrà torto sostenendo che le

membra di una casa sono esse stesse piccole abitazioni: come ad

esempio l’atrio, il cortile, la sala da pranzo, il portico etc.».

dal programma del laboratorio

Architettura e città

La città come un’architettura

Ogni singolo ambiente può trovare definizione solo all’interno dell’architettura dell’intero edificio di cui fa parte e, analogamente, ogni singolo edificio deve essere affrontato come elemento dell’architettura della città.

«La città oggetto di questo libro, viene qui intesa come un’architettura»

Aldo Rossi, L’architettura della città, Marsilio, Padova, 1966 (1° edizione)

«Il singolo elemento viene sempre concepito come parte di un sistema e questo sistema è la città; è cioè la città che conferisce criteri di necessità e di realtà alle singole architetture.»

«Già Voltaire (nel 1827) nell’analisi del grand siecle aveva indicato come limite di quelle architetture il loro disinteresse verso la città mentre compito di ogni costruzione era quello di porsi in rapporto diretto con la città stessa»

Aldo Rossi, L’architettura della città, Marsilio, Padova, 1966 (1° edizione), p.43

La città come un’architettura

Qualsiasi oggetto architettonico non esiste se non per i rapporti che esso istituisce con gli altri oggetti e con l’insieme della città.

«Ogni elemento è strettamente legato al tutto»

Marcel Poëte , La città antica, Einaudi editore, Torino, 1958 (ed. italiana), p.25

«Quando, nel corso del Novecento, i ceti dominanti si sentiranno svincolati dall’appartenenza alla città e all’obbligo di legittimarsi attraverso la ‘bellezza civile’, si sbriciolerà uno degli argini che teneva insieme il mondo e ne limitava la bruttezza. Pochi però sembrano essersene accorti. A fare velo nel sentire e nel giudizio dei più sono due processi intrecciati: 1) Il dispiegarsi di una tecnica al servizio del

consumismo2) L’insorgenza di un’altra idea di bellezza,

quella riferita al singolo oggetto, che relega in un angolo la bellezza dell’insieme.

Contro la bellezza d’assieme (che ‘è rappresentazione / celebrazione della convivenza civile) si è fatta avanti un’esibizione narcisistica in cui si esprime solipsismo e solitudine»

Giancarlo Consonni, Urbanità e bellezza, Solfanelli, Chieti, 2016 , pp.42-43

I singoli elementi costitutivi della città trovano definizione nelle relazioni (formali e funzionali) che istituiscono con il contesto

«E’ il contesto a significare il singoloedificio; la parola fuori dalla frasenon possiede alcun potersignificativo. Come il linguaggio nonpuò essere creato da chi lo parla, allostesso modo ogni città producel’architettura che è conforme alla suastoria e alla sua vocazione»

Marco Pogacnik, Adolf Loos e Vienna, Quodlibetstudio, Milano, 2011, p.18

Ogni città è dotata di una propria individualità

«Il carattere architettonico di una città è una questione del tutto particolare. Ogni città possiede un carattere individuale. Ciò che in una città appare bello e amabile può essere brutto e detestabile in un’altra» (1910)

Adolf Loos, Parole nel vuoto, Adelphi, Milano, 1972 (1° ed italiana), p.234

Ogni luogo è dotato di una propria personalità

«Ogni luogo ha una sua personalità vera, fatta di elementi unici, una personalità che può essere da troppo tempo dormiente ma che è compito dell’urbanista, del pianificatore, in quanto artista, risvegliare.» (1915)

Patrick Geddes, Cities in evolution, 1915 trad.it. Città in evoluzione, Il saggiatore, Milano, 1970, p.356

La città come opera d’arte

«La città è un fatto naturale come una grotta, un nido, un formicaio. Ma è pure una cosciente opera d’arte e racchiude nella sua struttura collettiva molte forme d’arte più semplici e più individuali»

Lewis Mumford, La cultura della città, Marsilio, Padova, 1966 (1° edizione)

“nell’essenza e nella destinazione, quest’arte si attua nello spazio vero, in quello dove si muove il nostro cammino, in quello che l’attività del nostro corpo occupa.”

(Henri Focillon, Vita delle forme , Einaudi Editore, Milano, 1990, p.31 – prima edizione 1943)

La architettura come arte che si attua nello spazio concreto

«Chi vorrà mettere le mani sopra Parigi senza essersi reso conto delle condizioni attuali attraverso una minuziosa analisi ? D’altra parte la conoscenza dello stato attuale è inseparabile da quella del passato» (1929)

Marcel Poete, La città antica, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1958 (ed italiana), p.127

Se il luogo del progetto di architettura non è uno spazio astratto ma lo spazio concreto, la conoscenza delle sue logiche spaziali costituisce una condizione necessaria per lo sviluppo della ricerca progettuale.

Lo spazio architettonico della città, posto al centro dell’analisi, non deve però essere identificato con la semplice realtà materiale. L’architettura è cosa mentale, costruzione intellettuale, concezione, appartiene al pensiero oltre che al costruito.

«Architetto chiamerò colui che con metodo sicuro e perfetto sappia progettare razionalmente e realizzare praticamente…..»

(Leon Battista Alberti, De re aedificatoria, prologo)

Nella materialità dei fatti architettonici occorre pertanto cogliere il pensiero di cui sono espressione risalendo alla loro concezione. L’architettura, la città e il territorio vengono così analizzati come prodotti storico-culturali, come rappresentazione di uno o più progetti che l’hanno preceduto.

M. Viollet le Duc, Entretiens sur l’architecture, Paris, A. Morel et C Éditeurs 1863, Bruxelles, Pierre Mardaga éditeur 1986, dixième entretien, p. 463

«En effet, si nous examinons des édifices anciens…nous sommes obligés, pour les comprendre dans toutes leurs parties, de faire un travail au rebours de celui auquel le compositeur s’est livré. Celui-ci a procédé de la conception première à l’apparence définitive, du programme et des moyens disponibles au résultat; nous, il nous faut passer par l’apparence pour arriver successivement à la conception et à la connaissance du programme et des moyens; faire, pour ainsi dire, l’anatomie de l’édifice et constater les rapports plus ou moins parfaits qui existent entre cette apparence qui nous frappe tout d’abord et les moyens cachés, les raisons qui en ont déterminé la forme. Cette seconde partie des études, longue, difficile, ardue, est la meilleur exercice auquel on puisse se livrer si l’on veut apprendre à composer, à créer. Pour arriver à la synthèse, il faut nécessairement passer par l’analyse.…..»

La città e il territorio, visti da Carlo Cattaneo come immenso deposito di fatiche, deve essere descritta e analizzata come immenso deposito di progetti.

«Dacchè il destino dell’uomo fu quello di vivere coi sudori della fronte, ogni regione si distingue dalle selvagge in questo, ch’ella è un immenso deposito di fatiche.

Carlo Cattaneo, Agricoltura e morale, in Atti della Società di incoraggiamento d’arti e mestieri. 15 maggio 1845 – ora in G.Anceschi, G.Armani (a cura di) , Carlo Cattaneo, Scritti sulla Lombardia, Casa editrice Ceschina, Milano, 1971, pp.326-27

Il processo di conoscenza della realtà dovrà pertanto essere affrontato come ricostruzione dell’insieme dei progetti formulati per un dato contesto nel corso del tempo.

Occorre cogliere, interpretare la sequenza dei successivi interventi elaborati in un dato contesto.

«I casi passati di una città possono dare certezze e norme che è inutile andar cercando nei manuali che con le loro regole generiche non servono a nulla»

Giuseppe de Finetti, Milano Costruzione di una città, Etas Kompass, Milano, 1969

Il presente si costruisce sul passatocosì come il passato si è costruito suitempi che lo hanno preceduto”.

Adolf Loos, La mia scuola diarchitettura, 1913, in: Parole nelvuoto, Adelphi Edizioni, Milano 1972,p.262).

Nel loro insieme, essi costituiscono lo scenario per ragionare su un suo possibile futuro.

Adolf Loos,Parole nel vuotoAdelphi Edizioni, Milano 1972,

Aldo Rossi, L’architettura della cittàMarsilio, Padova, 1966

Marcel Poëte La città anticaEinaudi editore, Torino, 1958

Giancarlo ConsonniUrbanità e bellezzaSolfanelli, Chieti, 2016

Patrick Geddes, Città in evoluzione, Il saggiatore, Milano, 1970,

Lewis Mumford, La cultura della città, Marsilio, Padova, 1966 (1° edizione)

Leon Battista Alberti, L’Architettura (De re aedificatoria) Ed. Il Polifilo, Milano, 1966

M. Viollet le Duc, Entretiens sur l’architecture, Paris, A. Morel et C Éditeurs 1863, Bruxelles,

Carlo Cattaneo, Scritti sulla LombardiaCasa editrice Ceschina, Milano, 1971

Giuseppe de Finetti, Milano Costruzione di una città, Etas Kompass, Milano, 1969

Marco Pogacnik, Adolf Loos e Vienna, Quodlibetstudio, Milano, 2011

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2016Introduzione al rapporto

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