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1 DON BOSCO CI PARLA Canto a don Bosco Preghiera iniziale Caro don Bosco. permettici che ci rivolgiamo così a te per un primo saluto e per dirti grazie per essere venuto a farci visita. Parlaci, come una volta parlavi ai ragazzi e indicavi loro come diventare buoni cristiani ed onesti cittadini. Noi faremo di tutto per ascoltarti e fare tesoro delle tue parole. PARROCO don Guido Benvenuto Caro don Bosco Ora sei qui tra di noi. Davvero tu sei qui, ci vedi, e ci vuoi parlare. Perché i santi che sono in paradiso, possono essere presenti, esserci vicino, anche se non li vediamo fisicamente. Grazie, don Bosco di essere qui! Hai visto con quanta gioia i ragazzi e anche i grandi ti sono venuti incontro, come quando tu tornavi dai grandi viaggi e raccontavi loro ciò che avevi visto. Adesso tu hai fatto un grande viaggio, sei andato dappertutto. Puoi darci la buona notte come una volta facevi all’oratorio, puoi dirci qualcosa del tuo viaggio attraverso tutti i continenti. DB Devo dire a te, a tutti quelli che sono qui, che sono felice di trovarmi tra di voi. Io vi ho già visto nei miei sogni, conosco tutti, uno per uno, e vi voglio un gran bene. La prima cosa che vorrei dirvi del mio viaggio è questa: passando da un luogo all’altro ho visto che quello che il Signore mi aveva fatto vedere nei tanti sogni sta diventando una realtà. I salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori salesiani, tantissimi laici, tantissimi giovani animatori dono impegnati dovunque si trovano ragazzi e giovani, con la stessa passione e amore che il Signore aveva messo nel mio cuore. Dio mette nel cuore di ognuno dei desideri arditi, dei sogni meravigliosi, che sembra impossibile possano realizzarsi; eppure se noi ci fidiamo di lui, se ci rimbocchiamo le maniche, diventano una realtà. Io l’ho potuto constatare nel mio viaggio. Questa sera, come primo pensiero di buona notte, io vi dico: guardate dentro il vostro cuore, prima di addormentarvi; scoprirete che ci sono tanti desideri belli, tanti sogni: ve li ha messi Dio e vi vuole aiutare a realizzarli. Vi ha messo accanto la Madonna, per aiutarvi e perché non vi scoraggiate mai. AMMALATI Don Guido Caro don Bosco, Avrei tante cose da dirti della nostra parrocchia, tante domande da farti, ma ho preferito che siano i e ragazzi e gli adulti a fartele. Prima però di incominciare vorrei dirti ciò che tu già conosci: ci sono

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DON BOSCO CI PARLA Canto a don Bosco Preghiera iniziale

Caro don Bosco. permettici che ci rivolgiamo così a te per un primo saluto e per dirti grazie per essere venuto a farci visita. Parlaci, come una volta parlavi ai ragazzi e indicavi loro come diventare buoni cristiani ed onesti cittadini. Noi faremo di tutto per ascoltarti e fare tesoro delle tue parole. PARROCO don Guido

Benvenuto

Caro don Bosco Ora sei qui tra di noi. Davvero tu sei qui, ci vedi, e ci vuoi parlare. Perché i santi che sono in paradiso, possono essere presenti, esserci vicino, anche se non li vediamo fisicamente. Grazie, don Bosco di essere qui! Hai visto con quanta gioia i ragazzi e anche i grandi ti sono venuti incontro, come quando tu tornavi dai grandi viaggi e raccontavi loro ciò che avevi visto. Adesso tu hai fatto un grande viaggio, sei andato dappertutto. Puoi darci la buona notte come una volta facevi all’oratorio, puoi dirci qualcosa del tuo viaggio attraverso tutti i continenti. DB

Devo dire a te, a tutti quelli che sono qui, che sono felice di trovarmi tra di voi. Io vi ho già visto nei miei sogni, conosco tutti, uno per uno, e vi voglio un gran bene.

La prima cosa che vorrei dirvi del mio viaggio è questa: passando da un luogo all’altro ho visto che quello che il Signore mi aveva fatto vedere nei tanti sogni sta diventando una realtà. I salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori salesiani, tantissimi laici, tantissimi giovani animatori dono impegnati dovunque si trovano ragazzi e giovani, con la stessa passione e amore che il Signore aveva messo nel mio cuore.

Dio mette nel cuore di ognuno dei desideri arditi, dei sogni meravigliosi, che sembra impossibile possano realizzarsi; eppure se noi ci fidiamo di lui, se ci rimbocchiamo le maniche, diventano una realtà. Io l’ho potuto constatare nel mio viaggio.

Questa sera, come primo pensiero di buona notte, io vi dico: guardate dentro il vostro cuore, prima di addormentarvi; scoprirete che ci sono tanti desideri belli, tanti sogni: ve li ha messi Dio e vi vuole aiutare a realizzarli. Vi ha messo accanto la Madonna, per aiutarvi e perché non vi scoraggiate mai. AMMALATI

Don Guido

Caro don Bosco, Avrei tante cose da dirti della nostra parrocchia, tante domande da farti, ma ho preferito che siano i e ragazzi e gli adulti a fartele. Prima però di incominciare vorrei dirti ciò che tu già conosci: ci sono

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anziani e ammalati in parrocchia che non possono essere presenti, sanno che tu venivi qui; abbiamo portato a loro un ricordo assicurandoli che tu avresti avuto per loro una preghiera speciale alla Madonna e avresti dato una particolare benedizione. Don Bosco

Caro don Guido, cari bambini e giovani, sono contento che abbiate cominciato da quelli che non sono qui; io so chi sono e me li vedo tutti davanti, UNO PER UNO. Non dimenticatevi mai degli ammalati e degli anziani, dei ragazzi diversamente abili, dei ragazzi che fanno fatica a studiare, come pure degli emigrati, di quelli che sono lontani dalla chiesa.

RAGAZZI DEL DOPO SCUOLA

Siamo i ragazzi del doposcuola. Sr. Stefania ci ha parlato di te e ci detto che tu veniva qui da

noi, Ci ha chiesto di preparare qualche domanda. Ne sono venute fuori molte, alla fine abbiamo deciso di porti questa domanda: perche ti sei fatto prete? Quando ti è venuta questa idea? Don Bosco

Cari ragazzi, una delle cose che ho fatto già quand’ero ragazzo è stato quello di aiutare i miei

compagni che avevano difficoltà a studiare e fare i compiti. A volte in classe ho passato anche i compiti e mi sono preso una sgridata dal mio professore.

Una delle prime cose che ho fatto quando sono diventato prete è stato proprio di organizzare il dopo scuola. So perciò della vostra fatica. Sentitemi sempre vicino, e quando siete stanchi e vi viene la voglia si lasciar li, sappiate che io sono lì per dirvi: Coraggio, vai avanti, vedrai che ci riuscirai. Quando diventerete grandi vi accorgerete che valeva la pena mettercela tutta a studiare.

Perché mi sono fatto prete? Beh, non sono stato io a voler essere prete, ma è stato il Signore. Mia mamma, che si chiamava

Margherita, mi ha insegnato tante cose, ma soprattutto mi ha insegnato ad essere buono e io vedevo che ad essere buoni si è anche felici. Per questo volevo che anche i miei amici fossero buoni, sia quando andavo a scuola, sia quando giocavo insieme. Ma ce n’erano di quelli che non la pensavano come me e si comportavano male e addirittura facevano dei brutti discorsi, dicevano parolacce…

Una notte, a otto anni, ho fatto un sogno e lì ho capito che il Signore voleva che diventassi prete per fare in modo che tutti i ragazzi del mondo imparassero che la strada per essere felici è quella di essere buoni, di compiere il proprio dovere, di essere veri amici Gesù.

Per questo Gesù mi ha detto nel sogno che la sua mamma, la madonna, sarebbe stata sempre accanto a me per aiutarmi.

Adesso vorrei fare con voi un canto alla Maddonna; domani è la sua festa. Le chiediamo che aiuti tutti i ragazzi del mondo a crescere buoni e sani. Canto alla madonna

FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

Caro don Bosco,

qui a santa Croce siamo tre suore figlie di Figlie di Maria Ausiliatrice. Questo titolo “Figlie di Maria Ausiliatrice, ce l’hai dato tu nel 1872 quando è nato il nostro

Istituto, perché fossimo una famiglia che fosse tutta della Madonna, il tuo vivo grazie alla Madonna per tutto quello che la Madre di Dio ha dato a te e ai giovani.

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Don Bosco, cosa possiamo fare per trovare vie nuove per far arrivare a tutti i giovani il vangelo, perché tutti comprendano che Gesù li ama singolarmente, sempre? Cosa possiamo fare per loro che hanno diritto di famiglia, di lavoro, di un creato pulito ... che hanno diritto di gioia, di vita?

Don Bosco

Care sr. Annamaria, sr. Stefania, e ancora sr. Annamaria: come vedete, io so i vostri nomi, vi conosco da molto tempo, eravate anche voi nei miei sogni.

La prima cosa che voglio dirvi è che sono molto contento di voi perché siete sempre là dove sono i giovani, non li lasciate mai soli: siete con loro in cortile, in sala giochi, nelle riunioni, in chiesa. Voi non siete distanti da loro, ma vicini. È la prima cosa che io ho imparato dal Signore e insegnato ad ogni salesiano e mi rattrista quando vedo che qualcuno non è insieme con loro.

L’altra cosa che voglio dirvi è questa: continuate ad avere “un cuore di mamma” per i giovani dell’oratorio. Voi sapete che Gesù sulla croce ha detto rivolto all’apostolo Giovanni indicando sua madre: “ecco tu madre”. Ai giovani dell’oratorio anch’io dico guardando a voi: “Ecco tua madre”. Voi sapete quante situazioni familiari sono difficili e ingarbugliate; l’oratorio deve essere per loro come una famiglia in cui c’è una madre che fa attenzione a loro e sa comprenderli.

Un’ultima cosa. I giovani hanno bisogno di tante cose, fanno tanti incontri, alcuni sbagliati. Voi aiutatali a incontrare Gesù, parlate del Gesù che voi avete incontrato, a cui riservate tutto il vostro amore, e che non volete lasciare mai, perché è colui che rende bella e felice la vostra vita. In due parole: date Gesù. So che tra poco durante la messa darete anche voi la comunione. È un bel segno che sintetizza tutto il vostro lavoro tra i giovani: dare Gesù.

GENITORI

Caro Don Bosco,

abbiamo ancora bisogno di te. I giovani, i ragazzi, i bambini ci preoccupano molto. Vedi quanti genitori, insegnanti, educatori, sacerdoti, con loro non sanno più che pesci pigliare, come comportarsi, che cosa dire; non sanno se permettere tutto e accontentarli in tutto oppure no; se far finta di non vedere e lasciar correre o intervenire con la forza e con i castighi; c’è chi li picchia e chi li coccola, chi li abbandona e chi dispera di loro.

L'impressione un po' generale è quella che non è più possibile oggi educarli, correggerli, viverci insieme, ottenere da essi qualcosa. Siamo troppo pessimisti? Don Bosco

Cari genitori forse c’è un po’ di pessimismo. Avete sentito il papa ripetere che il cristiano non può essere

un piagnucolone. Io vorrei dirvi tre cose. La prima: l’educazione è cosa di cuore. Amate i vostri figli, amateli più di voi stessi, amateli

gratuitamente, alla maniera di Dio. Voi ci direte che li amate, forse anche troppo. Credo sia importante allora capire veramente di

quale amore dobbiamo amarli; perché c’è anche l’amore sbagliato, falso ed egoistico. Dobbiamo amarli come persone, perché sono tali: immagine del Dio vivo, capaci di

intelligenza e volontà, di sentimenti e santità. L’amore vero ce li fa amare anche quando non lo meriterebbero perché sono cattivi, non

prendono bei voti, sbagliano, rispondono male, si ribellano. Lo so che un amore così non è facile.

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E allora ecco la seconda cosa che penso vi sarà utile. Soltanto Dio ci può insegnare l’arte di amare come Lui. Dobbiamo invocarlo, ascoltarlo, farci da Lui aiutare. Mia Madre è stata per me e poi per i ragazzi dell’oratorio una grande educatrice perché sapeva pregare e mi ha insegnato a pregare. I figli devono imparare a pregare sulle ginocchia della madre.

La terza cosa che vorrei suggerirvi è questa: Responsabilizzate maggiormente i vostri figli. A me pare che nella società del benessere, il

fatto di stare bene, di avere tutto e abbastanza in fretta, induca i genitori a fare i prodighi, sono preoccupati che non manchi loro nulla, e fanno tutto il possibile per evitare ad essi la fatica, il sacrificio, il lavoro.

Mi vengono in mente le responsabilità che io ho dato ai giovani dell’Oratorio. Erano ragazzi di quattordici-diciotto anni, e già mi aiutavano ad insegnare italiano e latino, greco e matematica ai loro compagni più giovani; insegnavano il catechismo; lavoravano e contemporaneamente studiavano… Ma la responsabilità più grande, che ho dato a quei ragazzi era di adoperarsi per guadagnare anime al Signore, era di cooperare con Dio per la salvezza del mondo... Pensate che ho mandato, allora, nelle missioni d’America ragazzi giovanissimi, e adesso passando ho visto ciò che loro sono riusciti a fare. ANIMATORI

(animatrice)

Caro don Bosco, Siamo felici che tu sia qui con noi. Penso che non ci capiterà più nella nostra vita, per cui

mercoledì sera ci siamo incontrati per preparare la tua visita e abbiamo pensato di farti come animatori dell’oratorio alcune domande.

La prima: Quale è il vero bene dei ragazzi? forse noi rischiamo qualche volta di confondere ciò che per noi sembra bene con ciò che fa veramente bene ai ragazzi. Don Bosco

Cari animatori, se voi siete felici che io sia qui con voi, io lo sono ancor di più. So che condividete la mia

stessa passione per i ragazzi e i giovani, che in fondo è quella di Gesù stesso. So anche che ci sono degli alti e bassi, che a volte vi scoraggiate perché le cose non vanno come voi desidererete. Le difficoltà e gli insuccessi servono per mantenerci umili, e scoprire che chi fa è il Signore, è la Madonna: io l’ho sperimentato tante volte.

Voi, insieme a tutti quelli che danno una mano alle varie attività dell’oratorio, siete il futuro dell’oratorio e della parrocchia.

Mi domandate: qual è il vero bene dei ragazzi? Far incontrare Gesù come la persona più felice, come è avvenuto per i primi due apostoli Giovanni e Andrea, che sono stati talmente affascinati che subito si sono messi a parlarne al fratello e agli amici.

Il più grande dono che possiamo fare ai ragazzi è non solo sapere chi è Gesù, ma soprattutto sentirlo come amico, come colui che ha dato la sua vita per me. Voi conoscete la storia di Giuseppina Bakita, ragazza schiava che è passata attraverso vari padroni, qualcuno molto crudele. Lei non conosceva Gesù; un giorno vide il Crocifisso e domandò chi fosse. La suora le disse che quella persona aveva sofferto il supplizio della croce per noi. Lei domando: anche per me?. Alla risposta affermativa della suora, lei rimase come folgorata; aveva trovato uno che l’amava. Ecco, dobbiamo portare i ragazzi a scoprire che Gesù ama ciascuno di noi, è sempre dalla nostra parte. Il Papa continua a ripetere quasi ogni giorno che Gesù ci ama, e dice questo perché lui per primo si sente amato da lui e per questo non ha paura di fare il papa, anzi si sente felice.

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(Animatore)

Caro don Bosco, grazie della tua riposta, Forse anche noi abbiano tanta strada da fare per dire: ho incontrato davvero Gesù. Cercheremo insieme di riuscirci sempre più.

La seconda domanda che abbiamo pensato di farti è questa: Come arrivare al punto accessibile al bene di ogni ragazzo, come trovarlo o avere il coraggio di continuare a cercarlo?

Don Bosco

La chiave per entrare in dialogo, per entrare nel cuore dei ragazzi è l’amore: i ragazzi devono

sentire, vedere che noi li amiamo, dobbiamo anche dirglielo: Un segno del nostro amore è quello di amare ciò che i ragazzi amano.

Quando una domenica ho incontrato in una sacrestia di Torino Bartolomeo Garelli, un ragazzo povero, orfano, scacciato dal sacrestano perchè non sapeva far da chierichetto, io sgridai quel burbero sacrestano e cercai di intavolare un discorso con lui. Gli domandai, se andava al catechismo, se pregava, cose che non sapeva fare, Lui ha sorriso felice quando gli ho domandato se sapeva fischiare. Da quell’incontro ho imparato che la chiave per entrare nel cuori dei ragazzi è amare ciò che si amano, (Animatrice)

Caro don Bosco, adesso che abbiamo rotto il ghiaccio, possiamo farti un’ultima domanda: Come hai fatto a far coincidere i tuoi sogni con il sogno che Dio aveva su di te. Dove hai trovato la determinazione e la forza inseguire i suoi sogni? Don Bosco

Cari animatori,

molti mi conoscono come “il ragazzo del sogno” e il Signore mi ha fatto dono di tanti sogni, e nei miei sogni ho visto anche voi. Anche voi appartenete ai ragazzi dei miei sogni, per me non siete sconosciuti; conosco anche i vostri sogni più belli e vorrei proprio che possiate realizzarli.

Per discernere i veri sogni, quelli che vengono da Dio e che rendono felici da quelli che invece portano sulla strada sbagliata.

Da ragazzo ho incontrato un prete, don Calosso, di cui sono divenuto amico e a cui ho manifestato tutto quello che avevo dentro, compresi i sogni. Allora ho capito che vuol dire avere una guida stabile, un fedele amico dell’anima, di cui fino allora mi mancava. Nessuno può immaginare la gioia e la sicurezza che egli ha saputo darmi per realizzar ei sogni del Signore. Prima di diventare prete e dopo prete ho avuto un’ultra guida, don Cafasso, che adesso si trova anche lui in paradiso e con il quale facciamo delle belle chiacchierate e cerchiamo come aiutare i giovani a realizzare i loro sogni. A tutti diciamo: cercatevi l’amico dell’anima.

Cari animatori, se non l’avete ancora trovato, prendetevi il propositi di cercare il vostro amico del’anima, amati il sacramenti della confessione. Solo così sarete sicuri di non sbagliare strada e realizzerete i vostri sogni.

E adesso, per dire che Gesù è il centro della nostra vita, cantiamo insieme il canto che hanno fatto i giovani Milano per dire la loro fede e il loro impegno di vivere insieme a Gesù” Canto: Tu sei la mia vita, (Symbolum77)

CATECHISTE E CATECHISTI

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Caro don Bosco, siamo un bel gruppo di catechiste e di catechisti e ce la mettiamo tutta per preparare

l’incontro di catechismo, ma non sempre ci riesce facile e non riusciamo a far percepire il gran dono della fede. Tu hai fatto del catechismo la tua arma vincente. Qual è il tuo segreto? Don Bosco

Care catechiste e cari catechisti, vi conosco tutti e tutte personalmente e conosco i sacrifici che fate e l’impegno che ci mettete.

La prima cosa che è quella di fare in modo che ogni ragazzo si senta conosciuto e amato, come un vostro figlio.

La sala in cui vi radunate (io ero fortunato, perchè non c’era) non deve essere come un’aula scolastica, ma la sala in cui Gesù incontra i suoi amici e parla con loro; non li rimprovera, ma racconta la sua storia, inventa il modo di per essere felici qui in terra e poi nell’eternità, Cancellate il nome classe, perché non venga loro in mente il professore e i voti.

Quando siete in difficoltà, pregate per avere luce sul come agganciare qualche ragazzo problematico: sappiate che io sì vi sono accanto; se per caso vi sembra che io dorma, dite”Don Bosco è ora che di svegli e mi dia una mano”

Conclusione…

Guido Caro don Bosco, ci sarebbero tanti altri che vorrebbero rivolgerti la parola. Lo faranno

personalmente avvinandosi all’urna dove è conservata la reliquia della tua mano. Dandoti la mano ti saluteranno e ti manifesteranno i loro intimi desideri, Vedrai che avrai da fare per portare tutto nella mani di Maria Ausiliatrice e di Gesù.

Canto a don Bosco