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    Direttore Luca Beltrami Gadola

    numero 2829 settembre 2009

    edizione stampabile

    www.arcipelagomilano.org

    in questo numero

    Editoriale - LBG -MILANO TRA CONDOMINIO E MICROSPIE

    Architettura e urbanistica- Michele Sacerdoti - IL NUOVO PIANO DI GOVERNO DEL TERRITO-RIO SOSTENIBILE ? (prima parte )

    Dal Palazzo- Sergio DArienza e Enrico Murtula - OSSERVAZIONI AL PGT. MANUALE DUSO

    Citt - Maurizio Mottini - MANUTENZIONE DELLA CITTA: UN PROBLEMA DI CIVILT

    Scuola e Universit- Francesco Silva - COME FUNZIONANO LE NOSTRE UNIVERSIT

    Approfondimenti - Jacopo Gardella - LAQUILA: UNA DIFFICILE RICOSTRUZIONE

    Arte e Cultura - Carlo Bertelli - LA RISTRUTTURAZIONE DI BRERA

    Metropoli - Michele Calzavara - OCCHIO ALLINFRASTRUTTURA

    Societ- Giuseppe Ucciero - IN MORTE DI MIKE BONGIORNO

    DallArcipelago - Franco DAlfonso - IL MURO DEL PD

    le vignette di giovacomo

    YouTubeMORATTI. CHI DI TEATRO FERISCE

    Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit inARTE & SPETTACOLI

    MUSICAa cura diPaolo ViolaARTE - a cura diSilvia DellOrso

    TEATROa cura diMaria Luisa BianchiCINEMA E TVa cura diSimone Mancuso

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    EditorialeMILANO TRA CONDOMINIO E MICROSPIE

    L.B.G.

    La prospettiva di un nuovo mandato asindaco per Letizia Moratti ci fa rim-piangere Gabriele Albertini. Di lui si detto di tutto e la sua autodefinizio-ne di amministratore di condomi-nio ha suscitato allora ironia e di-leggio. Non avevamo ancora provatolinsipido sapore dalla Moratti. Lacitt che lascer al suo successore molto peggio di quella che ha avutoin eredit da Albertini e dimostra che,come ha scritto Franco DAlfonso nelnumero scorso di questo giornale, le

    riforme introdotte da Bassanini hannoavuto un effetto inusitatamente per-verso.Il sindaco eletto direttamente dai cit-tadini e la nomina da parte sua degliassessori avrebbero dovuto garantireuna squadra al governo della citt,compatta e omogenea e dunque effi-cace ed efficiente: effetto istituzio-nalmente possibile. Letizia Morattinon solo non ha saputo organizzarsila squadra ma anche nel suo lavoro insolitario riuscita a fallire.Il primo passo, la ristrutturazione de-

    gli uffici comunali e del loro funzio-namento finito come sappiamo: unacondanna per le nomine dei consu-lenti e lo sfascio definitivo dellamacchina comunale. A ruota abbia-mo avuto il divertente ballettodellassessore alla cultura dimesso diufficio dopo contrasti tanto profondi

    quanto risibili nelle reciproche conte-stazioni; la cultura a Milano passataa Finezzer Flory e ci ha dato solo unassessore pronto a calcare le scene: laMoratti ne ha seguito lesempio fa-cendoci capire che preferisce il pub-blico di un teatro alla platea dei con-siglieri di Palazzo Marino; ha nomi-nato Al Gore cittadino onorario diMilano ma non ha saputo reggere labarra del timone nella vicendadellEcopass tra i ricatti populisti del-la Lega e le pressioni della lobby dei

    commercianti; ha promesso che a-vrebbe definitivamente chiuso la vi-cenda dei parcheggi sotterranei, unvero scandalo per una citt come Mi-lano, ma siamo ancora con la Darse-na ridotta a uninvereconda landadesolata e Piazza SantAmbrogiodallincerto destino; la sua partecipa-zione alla manifestazione per il 25aprile rester negli annali delle stru-mentalizzazioni inutili e delle buffo-nate; lultimo ricevimento per la sera-ta della prima alla Scala aSantAmbrogio in piena crisi econo-

    mica, stato un gesto dinsensibilitnei confronti della citt e del mondointero.La gestione della vicenda ereditata

    dei derivati sottoscritti dal Comunenon ha brillato per trasparenza e perfinire veniamo alloperazione E-xpo.Si dir: un successo. Certamente

    il successo di una donna abile - percollocazione sociale, censo e educa-zione - nelle pubbliche relazioni maanche una donna insensibile al cam-biamento tanto da finire emarginata epersonaggio di secondo piano inquestultima vicenda. Gli errori sonocominciati con la difesa, inutile, diGlisenti, suo braccio destro fortemen-te voluto a capo dellExpo. Non hacolto limportanza e la profonditanche culturale della crisi economicadellautunno scorso e di fronte alle

    richieste di una nuova strategia perlesposizione ha caparbiamente dife-so limpostazione originaria: ognirichiesta di cambiamento suonavacome un reato di lesa maest, salvopoi capitolare accettando un cambia-mento di rotta che tutti hanno letto,giustamente, come una sua sconfittapersonale dopo aver lasciato il campoal pi abile Formigoni con i suoi StatiGenerali e al pi forte Lucio Stanca,uomo di Berlusconi.Lultimo episodio, quello della mi-crospia, se pure non la riguarda diret-

    tamente, denuncia il clima della poli-tica comunale di cui lei artefice.

    Dunque, se non ci restano che i rim-pianti, rimpiangiamo Gabriele Alber-tini sullaltare dei sindaci milanesi:santo subito.

    Architettura e urbanisticaIL NUOVO PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO SOSTENIBILE ? (PRIMA PARTE)

    Michele Sacerdoti

    Il nuovo Piano di Governo del Terri-torio (PGT) merita un esame attento ein particolare Valutazione Ambienta-le Strategica (VAS) che ne parteessenziale vuole dimostrare che sipu riempire la citt di nuovi edificisenza effetti negativi sullambiente.Ecco tutti i trucchi per raggiungerequesto obiettivo:I dati delle nuove volumetrie utiliz-

    zati dalla relazione ambientale enello studio sui trasporti pubblici eprivati sono stati ridotti rispetto a

    quelli del documento di piano delPGT.

    Lo studio sui trasporti colloca ilcompletamento dei nuovi edificipi tardi possibile, nel 2030, quan-do il PGT li colloca nel 2020, dan-do cos il tempo per costruire lenuove linee di trasporto pubbliconecessarie per non obbligare i nuo-vi abitanti e impiegati a usare la

    propria auto, intasando le strade.Il PGT definisce solo la quantit di

    nuove volumetrie nei nuovi ambitima non il numero di abitanti e im-

    piegati giacch non definisce lepercentuali di abitazioni e uffici, la-sciando questo compito agli studiambientali. Questi li calcolano concriteri irrealistici in modo che sianomeno della realt, diminuendo cosil loro impatto sullaria,sullenergia e sugli spostamenti suitrasporti pubblici e privati (50 mqad abitante, 30 mq a impiegato).

    I criteri non corrispondono neanchea studi di VAS fatti pochi mesi fasu una parte degli ambiti, le areeferroviarie dismesse, dalla stessa

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    Agenzia Mobilit e Ambiente(33mq ad abitante di residenza libe-ra, 25 mq ad abitante per residenzaconvenzionata e sovvenzionata, 25mq a impiegato).

    Con questi criteri pi realistici inuovi abitanti nel 2014 sarebbero

    440.000 e non i 301.000 previstidal PGT o i 182.000 previsti dallaVAS o i 246.000 nel 2030 previstidallo studio sui trasporti.

    Per le aree agricole comprese nelParco Sud sono utilizzati criteri adhoc: 1 abitante per 100-160 mq,forse si costruiranno solo ville dilusso.

    Per le caserme da dismettere non siconsidera che aumenter notevol-mente il numero degli impiegatinegli edifici che si conservano (ca-pannoni per mezzi militari, ospeda-

    li militari chiusi, caserme mezzevuote).Sono disegnate 6 nuove linee me-

    tropolitane per servire i nuovi quar-tieri i cui tracciati non corrispondo-no tra i vari documenti, ipotizzandoche siano tutte finanziate e realizza-te entro il 2030 (non si valuta cosa successo finora con finanziamenti

    da Roma con il contagocce ancheper le linee indispensabili perlExpo 2015 come la linea 6).

    Sinventano 15 nuovi progetti perla citt pubblica senza calcolarequanto costeranno e con ipotesi po-co realistiche (tigli in via Vittor Pi-

    sani, pedonalizzazione della cerchiadei Bastioni, mezzi pubblici aereinei viali delle Regioni), solo per farvedere che qualcosa si far per mi-gliorare la vivibilit della citt.

    Si minimizza limpatto della pere-quazione urbanistica, che provo-cher la costruzione di nuovi edificinelle zone esterne alle mura spa-gnole anche dove la citt gi mol-to densa, ipotizzando che venganocostruiti solo allesterno della cer-chia ferroviaria in zone a bassadensit.

    Signora leffetto del Piano Casasul numero degli abitanti, obbliga-torio per legge.

    Sipotizza una politica virtuosa deitrasporti con spostamenti significa-tivi di traffico dalle auto ai trasportipubblici e biciclette senza dire nelconcreto cosa si far per attuarla.

    Si calcola un deficit del piano di7,7 miliardi di euro ma si confidache questi soldi saranno versati daiprivati con il project financing ocon un aumento delle tasse sui pro-fitti delle operazioni immobiliari(non mai successo finora).

    Non si dice che si costruir con e-levate volumetrie in zone agricoledel Parco Sud demolendo vecchiecascine, come la cascina Cavrianavicino al parco Forlanini dietro laferrovia, che il masterplandellExpo 2015 vuole giustamenteconservare.

    Lelenco forse incompleto e co-munque nella seconda parte diquestarticolo, sul prossimo numerodi ARCIPELAGOMILANO torne-remo sugli aspetti salienti. Per un

    maggiore dettaglio si possono leggeresin dora le osservazioni che ho pre-parato sul sito www.msacerdoti.it eche presenter entro il 15 ottobre,scadenza della presentazione.

    Dal PalazzoOSSERVAZIONI AL PGT. MANUALE DUSO

    Sergio DArienzo e Enrico Murtula

    Alla fine di luglio il Comune di Mi-lano ha finalmente pubblicato sulproprio labirintico sito-web la propo-sta di Piano di Governo del Territorio(PGT), che nei prossimi mesi verrportata al voto del Consiglio Comu-nale. Forse non noto a tutti che lapubblicazione sul sito richiesta dal-la normativa regionale sulla Valuta-zione Ambientale Strategica (VAS) e

    che essa serve ad avviare una fasepartecipativa, dove i cittadini devonopoter verificare se la proposta di PGTsia effettivamente compatibile sottoun profilo ambientale e devono altresessere posti in grado di contribuireattivamente alla formazione del pia-no, con la presentazione di istanze",

    proposte e suggerimenti. Nel nostrocaso, il termine per intervenire concontributi o critiche alla proposta diPGT scade il prossimo 15 ottobre.Il Comune non ha finora perseguitoun canale diretto dinformazione sulcontenuto del PGT, preferendo inve-

    stire per la creazione di un autonomosito ludico (www.milanoperscelta.it),piuttosto che per rendere maggior-mente interattiva e accessibile la let-

    tura dei materiali normativi dellaproposta, che sono quelli pubblicatisul sito. Tuttavia, questa fase parteci-pativa di primaria importanza equindi chiunque abbia qualcosa dadire sulla vivibilit della citt tenutoa farlo proprio adesso.Ci posto, cercheremo di schematiz-zare il contenuto dei materiali pirilevanti che compongono la proposta

    di PGT, cos com stata pubblicatasul sito del Comune. La documenta-zione che presente sul sito del Co-mune molto voluminosa (circa1.500 pagine e numerose tavole), mapu essere aggregata attorno a duedocumenti principali:1. il Documento di Piano (che il fileindicato come Relazione Generale eNorme Tecniche di Attuazione, 370pagine, accompagnato dai 22 docu-menti elencati di seguito ad esso);2. il Rapporto Ambientale (290 pagi-ne, accompagnato dalla Sintesi

    Non Tecnica e da 5 allegati temati-

    ci).Il Documento di Piano costituiscelossatura del PGT (gli altri due ele-menti sono il Piano dei Servizi e

    quello delle Regole, che tuttavia nonsono direttamente sottoposti a VAS)ed ha il compito di definire le linee disviluppo della citt, definendo innan-zitutto le nuove zone da costruire (de-finite ambiti di trasformazione), leregole di perequazione, gli ambiti divalore paesaggistico e ambientale,anche in considerazione delle politi-che della mobilit. Il Rapporto Am-

    bientale deve invece esaminare i pro-blemi ambientali della citt, fissaregli obiettivi di tutela e di migliora-mento (anche alla luce degli standardfissati dalla normativa e dalla pianifi-cazione sovracomunale) e dimostrarecome saranno raggiunti conlattuazione delle previsioni del Do-cumento di Piano.La valutazione ambientale di un PGTarticolato come quello di Milano pre-senta certamente un elevato livello dicomplessit. Si segnala peraltro che ifile sono molto pesanti (fino a 100Mb.) e quindi di difficile lettura sul

    computer, per cui soprattutto le tavolesono di pi facile lettura se stampatein medio o grande formato.

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    Come si pu visualizzare rapidamen-te come sar la citt che viene propo-sta? Come leggere i documenti senzaperdersi?

    Se si interessati a farsi unidea ge-nerale, visiva, della proposta di PGT innanzitutto utile iniziare dalla Ta-vola Progetto Strategico (allegato 4del Documento di Piano). L sonoindicati gli ambiti di trasformazione,dove si andr a edificare (ossia gliscali ferroviari, le caserme, San Vit-tore, Bovisa, Cascina Merlata, Ste-phenson, Forlanini, Ronchetto sulNaviglio, Area EXPO, Porto di Mare,Cascina Monlu, San Siro), nonch learee dotate di indici edificatori chedovranno essere trasferiti altrovenellambito della perequazione (Bo-sco in Citt, Parco Sud, Idroscalo).Sono anche indicati come situazionedi fatto gli ambiti di edificazione ogginon ancora realizzati, ma semplice-mente contenuti nellaggiornamentodel P.R.G. del 1980 o oggetto di au-tonomi strumenti urbanistici (quali, asud, la lottizzazione Bellarmino e ilCERBA).Nella medesima tavola sono anchetracciate le nuove strade (quali lasempreverde interquartiere nord, unanuova interquartiere sud, il sistema

    dei tunnel e un nuovo asse a scorri-mento attraverso in prosecuzione at-traverso via Bergognone e il NaviglioGrande), le nuove linee della metro-politana (che arrivano fino alla nume-ro 10) e i progetti connessiallEXPO 2015 (la via dacqua chearriver alla Fiera di Rho). Non risul-ta invece indicato il Reticolo Idri-co, la cui individuazione stata rea-lizzata allinizio del 2009, peraltrocon un ritardo di molti anni sugli ob-blighi disposti dalla normativa regio-nale.

    Maggiori dettagli sugli ambiti di tra-sformazione sono contenuti nel do-cumento Schede di indirizzo perlassetto del territorio (allegato 3 delDocumento di Piano, una sessantinadi pagine), dove sono indicati i prin-cipali indici edificatori, innanzituttola s.l.p. massima accoglibile.Lasciamo le 370 pagine della relazio-ne generale del Documento di Piano achi vuole conoscere lapproccio me-todologico della proposta di PGT eavere una visione pi amplia e artico-lata del lavoro svolto, nonch cono-

    scere le regole della perequazioneprevista.Come si pu esaminare la compatibi-lit ambientale della proposta di

    PGT?Il Rapporto Ambientale presentatodal Comune contiene:* una visione complessiva dello statoattuale delle principali componentiambientali (ad esempio, della mobili-t, pag. 48, della qualit dellaria,pag. 111);* una stima degli effetti previstidallattuazione della proposta diPGT, alla data del 2030 (pag. 180);* una affermazione della coerenzadelle scelte fatte al contenuto degliobblighi legali e agli strumenti dipianificazione superiore (pag. 202).In realt, per la valutazione ambienta-le degli effetti attesi su alcuni degliaspetti pi rilevanti del PGT occorrefar riferimento agli allegati tematicidel Rapporto Ambientale:* gli effetti previsti dalledificazionenegli ambiti di trasformazione, ol-tre ad essere sinteticamente riportatinel Rapporto Ambientale (pagg.217/254), sono specificatinellAllegato 2 (Caratterizzazionedegli AT ed effetti attesi-schede, di215 pagine);* la mobilit costituisce oggetto del

    relativo Allegato 3 (Analisi e valu-tazioni trasportistiche, di 79 pagine),dove sono prese in considerazione lestrade presenti e in progetto (pag. 32),gli scenari della mobilit (pag. 39), levalutazioni di sostenibilit (pag. 55),le variazioni previste nel numero dispostamenti (pag. 76) e nella loro ve-locit (pag. 79). Dobbiamo comunquerilevare come la mobilit ciclisticanon venga quasi trattata; peraltro, incontrasto con lobbiettivo dichiaratodel 15% di spostamenti con tale mo-dalit nel 2020, il documento citato

    prevede che nel 2030 tale percentualesar compresa tra il 2,7% e il 8,3%.In ogni caso, non chiaro se il PGTavr anche valenza di Piano Urbanodella Mobilit, come era stato recen-temente affermato dal Comune;* linquinamento atmosferico inve-ce oggetto dell'Allegato 5 (Valuta-zioni di sostenibilit ambientale rela-tiva ai settori dei trasporti, civile e

    produzione di energia, di 23 pagine),dove vengono considerati lo statoattuale (pag. 8) e gli scenari al 2030(pag. 9). Dobbiamo purtroppo osser-vare come tale documento non evi-denzi adeguatamente lemergenza in

    corso e la circostanza che lattualesuperamento dei limiti legali perPM10, PM2,5, NO2 e Ozono, causaquasi mille morti allanno in citt

    (come stimato da ASL Milano nellaStima dellimpattodellinquinamento atmosferico sumortalit e morbosit nella citt diMilano). Dobbiamo anche rilevarecome la riduzione di questo inquina-mento al 2030 sia affidata a presu-mibili futuri miglioramenti tecnicinella costruzione dei veicoli, senzache per la stessa data siano anche

    previsti presumibili limiti legali perla qualit dellaria pi stringenti diquelli attuali.La Sintesi Non Tecnica (solo 34 pa-gine) offre il vantaggio di offrire unbreve riassunto del Rapporto Am-bientale. Tuttavia, se si interessati aformarsi unidea su specifiche que-stioni e quindi ad intervenire conscritti per lAmministrazione sicu-ramente consigliabile fare riferimentoanche al Rapporto Ambientale, per-ch contiene informazioni molto pidettagliate.

    Come contribuire alla proposta diPGT?Sul sito del Comune sono indicati lemodalit e gli indirizzi da utilizzare

    per presentare istanze, proposte esuggerimenti. Attenzione, il termineper farlo scade il prossimo 15 otto-bre!Se, dopo aver considerato la propostadi PGT, un cittadino (o qualsiasi altrosoggetto interessato: impresa, asso-ciazione o gruppo) ritiene opportunoattivarsi, affinch tale proposta siaintegrata o modificata, la strada daseguire certamente quella delle os-servazioni entro il termine appenaindicato. In tale sede sar anche utileevidenziare eventuali carenze istrut-

    torie, errori o contraddizioni tra lescelte effettuate e gli obiettivi prefis-sati.Osservazioni ben argomentate e do-cumentate, bench non possano ov-viamente vincolare il Comune, non dirado lo inducono a rivedere e miglio-rare la bozza di Piano, introducendoanche sensibili modificazioni grazieai "suggerimenti" dei cittadini e/odegli altri soggetti pubblici e privati.La redazione e la presentazione delleosservazioni pu essere svolta diret-tamente dal cittadino o conlassistenza di professionisti. Pu an-che risultare utile accompagnare la

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    loro presentazione con attivit dilobby presso i Consigli di Zona1(spesso trascurati anche nelle sceltelocali, ma dotati di specifiche Com-

    missioni sui temi ambientali), concontatti con le associazioni portatricidi interessi diffusi

    (quali Ciclobby, GenitoriAntiSmog,WWF Lombardia, Legambiente, co-mitati di quartiere, associazioni dicommercianti), con lettere alle reda-

    zioni locali dei giornali.

    1http://www.comune.milano.it/portale/wps/por-tal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/ContentLibrary/in+comu-ne/in+comune/i+consigli+di+zona/in+comune_i+consigli+di+zona

    CittMANUTENZIONE DELLA CITTA: UN PROBLEMA DI CIVILTA

    Maurizio Mottini

    C un ruolo essenziale alla vita dellecollettivit: la manutenzione dellecose di tutti.E tanto pi vero quanto pi numerosisono gli impianti tecnologici di cui dotata la citt, quanto pi intenso luso dei manufatti dinteresse collet-tivo.Una moderna citt ha bisogno sempredi pi di una costante e preveggentemanutenzione urbana, cio lazionecostante per rendere vivibile la cittda parte di chi ne ha la responsabilit.

    Che a Milano ci sia un problema dimanutenzione urbana insufficiente ormai evidente. Se le strade si allaga-no non appena c una pioggia ev i-dente che la manutenzione delle cadi-toie e degli scarichi insufficiente.Che spesso in citt dopo pioggia oneve, si debba riscontrare un numeroeccessivo di buche nelle strade, e nonsolo in periferia, ormai luogo co-mune. Ma soprattutto grave la len-tezza degli interventi riparatori. Cnaturalmente qualche isola di buonaqualit. Il Parco delle cave o IlBosco in citt sono esempi lodevoli.Ma dovuti ad associazioni private enon allAmministrazione pubblica.Stendiamo un pietoso velo sullo statomanutentivo delle scuole e di moltestrutture pubbliche (certe stazioni delMetro in periferia fanno paura!)E non parliamo della pulizia di stradee giardini! Milano sporca. Si ac-corto del problema anche Berlusconi,pur tutto preso dai suoi continui tra-slochi tra le ville di propriet e gliuffici della Presidenza del Consiglio(anche se le cronache parlano sempredi Palazzo Grazioli e raramente di

    Palazzo Chigi).

    Insomma a Milano la manutenzionelatita mentre non di rado si vedonolavori stradali persino eccessivi,com il caso delle rotonde che sistanno diffondendo in citt per rego-lamentare il traffico negli incrocistradali. Si deve essere contro le ron-de ma non contro le rotonde, per ca-rit!Tuttavia una qualche osservazione lecito farla. Solitamente si nota cheattorno allaiuola, posta centralmenteper organizzare la rotonda, viene

    sempre collocata una corona spessoin blocchetti di porfido, prima dellasede asfaltata. A cosa serva questacorona assai costosa non dato disapere, che renda pi difficile la ma-nutenzione ormai assodato stante lafrequenza con la quale i blocchetti diporfido si muovono per le sollecita-zioni delle auto in curva.Qual lo scopo allora? Credo che sialantipatia per la manutenzione nor-male, ordinaria, quotidiana. Se cun problema meglio rifare, rimodella-re, fare qualcosa di nuovo. Se costadi pi meglio.Gli esempi possibili sono infiniti, dalverde (ma i tappezzanti vanno sempre

    bene dappertutto?) allarredo urbano,dalle strade ai marciapiedi, per nonparlare della variet degli impiantidellilluminazione pubblica. Ma so-

    prattutto linfinita serie di pali checostellano i marciapiedi di tutta lacitt.Ogni incrocio importante ha una serieinfinita di pali per i semafori. Ogniindicazione segnaletica deve avere unproprio palo autonomo, indipendente.Che siano messi apposta per intralcia-

    re i movimenti dei pedoni, delle car-

    rozzine dei piccoli o dei disabili?Sembra proprio che sia cos. Infattinon c una ragione se non la capar-bia volont di rifiutare una normaleprocedura di coordinata manutenzio-ne urbana, per lasciare mano libera aipi diversi settori comunali che sisbizzarriscono nellinventare le solu-zioni nuove pi assurde.Per vedere come si potrebbe fare me-glio a volte basta pochissimo. Bastasuperare i confini amministrativi delComune e vedere come si presentano

    le strade, i marciapiedi, il verde elarredo urbano nei Comuni adiacentia Milano.Perch non possibile fare come fan-no quei Comuni?Ma c anche un altro aspetto dellamanutenzione che importante, anziessenziale, per la sicurezza dei citta-dini. E la manutenzione dei mezzi ditrasporto pubblico. A Milano la se-quela di incidenti di tram della glo-riosa ATM, che da mesi si susseguo-no, sembra abbiano proprio originenella scarsa manutenzione. Pi ingenerale dobbiamo avere la consape-volezza che viviamo in una realttecnologicamente evoluta ma anchefragile. Quanti sono gli apparati diservizi essenziali (telefoni, acquedot-to, illuminazione pubblica, impiantidi irrigazione) che in citt sono espo-sti al vandalismo?

    Una realt complessa il cui funzio-namento affidato alla civilt deicittadini ed allo scrupoloso e costanteintervento degli amministratori e deiresponsabili dei servizi tecnici della

    citt.

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    Scuola e UniversitCOME FUNZIONANO LE NOSTRE UNIVERSITA

    Francesco SilvaI corsi universitari stanno per comincia-re, e in alcune universit sono gi inizia-ti. Il sistema universitario milanese pro-durr didattica per circa 235000 studenti( dato 2008), di cui una parte minore -afferisce a sedi decentrate lombarde. evidente limportanza di tale numero perla nostra citt.Milano la seconda citt universitariaitaliana, dopo Roma che assorbe circa293000 studenti ( dato 2008). A Milanovi una mega-universitla Statale concirca 77000 studenti tre grandi Cat-tolica (48000), Politecnico (48000), Bi-cocca (37000) una media Bocconi(14000) e due piccoleIULM (7000)e S.Raffaele (2000). Roma ha invece unasituazione pi sbilanciata: accanto allaSapienza ben 181000 studentive nesono due di dimensioni grandi simili aquelle milanesi Tor Vergata e RomaIIIe quattro piccole, private LUISS,LUMSA, Campus biomedico, Foro itali-co, S.Pio V.Nelle aule delle universit milanesi, afronte di tanti studenti vi la popolazio-ne dei docenti, dalle cui caratteristiche

    dipende la qualit dellinsegnamento.Quanti sono e che caratteristiche hanno?Alcuni dati dinsieme sono sufficienti adare unidea.Complessivamente i docenti di ruolo ordinari, associati, ricercatori erano (sempre nel 2008 ) 6600: in media unoogni 35.5 studenti. Roma messa un popeggio: 41 studenti per docente. Scen-dendo pi nei dettagli emergono due datiinteressanti.Questi docenti sono affiancati da unnumerosissimo gruppo di docenti acontratto, ossia persone generalmente

    ma come vedremo non sempreesternealluniversit e che vengono ingaggia-te esclusivamente per la docenza dicorsi o di loro parti: professionisti, per-sone che lavorano nelle imprese o nellapubblica amministrazione, artisti,etc.Sorpresa! Il loro numero complessivo ben superiore a quello dei docenti diruolo (9450 ): lo squilibrio massimonelle universit private 4700 a fronte

    di 1857 docenti di ruolo, dove in realtpossono anche essere professori di ruolonelle statali. Il loro peso fortissimonelle facolt di Medicina, ma significati-vo anche in quelle in cui si formano pro-fessionisti, con lesclusione delle facoltdi Giurisprudenza. Un fenomeno analo-go si ritrova nelle universit private diRoma, ma non nelle statali. un esercito di docenti amatoriali chevende il proprio tempo alluniversit aun prezzo assai basso, variabile tra i2500 e i 4500 euro per corsi di 40/50 oredi didattica, e quindi per una retribuzio-ne oraria effettiva di circa 25/30 euro.Tale fenomeno non ha eguali nelle uni-versit straniere dove non certo esclusoche i corsi, o pi spesso loro parti, ven-gano impartiti da persone ad alta profes-sionalit non accademica, ma con retri-buzioni appropriate e in misura assailimitata.Perch dunque esiste questo esercito disottopagati e quali ne sono i risultati di-dattici ? Essi abbassano il costo mediodella docenza, con gran beneficio per lecasse, non solo delle universit private.

    un evidente sollievo economico per leuniversit.In parte questi contratti sono l inevitabi-le conseguenza del fatto, sciagurato, cheda anni laccesso alla carriera universita-ria quasi bloccato. Stante lattualestruttura dei corsi, la didattica subirebbeun decisissimo taglio se i contrattisticome dincanto scomparissero. peranche vero che le universit hanno pro-dotto un boom di corsi che non sonofrutto di una prescrizione ministeriale,ma della loro politica, interessata a e-spandere lofferta, e, spesso, ad alimen-

    tare rapporti mutualmente vantaggiosicon le professioni.Correttamente dunque il ministro Gel-mini ha recentemente deciso di porre unlimite al numero dei corsi e dei contratti-sti. Sarebbe per il caso che la Gelminiaprisse di nuovo anche laccesso allacarriera universitaria. Da parte loro icontrattisti traggono molte soddisfazionipersonali dalla didattica, e spesso, se

    professionisti, una consistente valorizza-zione della loro posizione di mercato.Questo spiega laccettazione di cos bas-se retribuzioni. Il cerchio cos si chiude.Dal punto di vista didattico la presenzadi competenze tecniche molto specifichepu avere senso, quando sono necessariinterventi didattici al confine tra la for-mazione universitaria e professionale.Quasi sempre tuttavia questa docenza abbandonata a s stessa, cos che si for-ma una struttura didattica parallela pocoorganizzata e poco coordinata con quelladi base, e i cui esiti non sono in genereverificati. In sintesi, un fenomeno inqualche misura fisiologico si trasfor-mato in patologico.

    Un secondo aspetto emerge dai dati ri-guardanti docenti di ruolo. Per il com-plesso degli atenei milanesi i professoriordinari rappresentano circa il 30% deltotale e i ricercatori il 43 %. Questo si-gnifica approssimativamente che circaun terzo della docenza ha unet egualeo superiore ai cinquantanni. Su questodato Milano non messa molto peggio

    di altre citt universitarie. Che vuol dire?due cose. Innanzitutto che il corpo do-centi piuttosto vecchio. Osserviamo,

    per inciso, che anche let media dei ri-cercatori piuttosto alta. Come se nonbastasse a Milano Statale - molti do-centi sembrerebbero desiderosi di pro-lungare l et di uscita, a giudicare dalricorso al TAR contro le indicazioni mi-nisteriali e di facolt che fissano a 70anni let di pensionamento.In secondo luogo questo dato sta a signi-ficare che la capacit delle universitmilanesi, con qualche eccezione tra le

    private, di cogliere ed accompagnare ilrinnovamento tecnologico, sociale edeconomico della Lombardia semprepi debole. Nella nuova societ dellaconoscenza luniversit milanese rischiadi essere una pallida figura, che per dipi mostra di non sapersi reggere sulleproprie gambe, dovendo ricorrere cosmassicciamente ai contrattisti.

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    ApprofondimentiLAQUILA: UNA DIFFICILE RICOSTRUZIONE

    Jacopo Gardella

    E passato quasi mezzo anno dalgiorno terribile del terremoto che hasconvolto lAquila.

    Si possono gi fare alcune considera-zioni. Anzitutto un ringraziamento alcontributo generoso, spesso non ab-bastanza apprezzato, dato dalla popo-lazione del luogo e di altre regioniitaliane.Il giornalista Arrigo Levi, sul quoti-diano La Stampa del 12.9.2009, hascritto: Vorremmo non dimenticarelItalia sconvolta dal terremotodellAquila, unita in una risposta co-rale, altamente civile, per londata disoccorsi giunti da ogni regione allaterra abruzzese ferita.

    Se queste parole sono un elogio allasolidariet dimostrata dal popolo,sorgono invece parecchie perplessit

    per quanto riguarda loperato del Go-verno.E vero infatti che le nuove abitazionisono state assegnate, nei tempi previ-sti, a chi prima era provvisoriamenterifugiato in tende da campo e ci un merito che va apprezzato ma anche vero che non mai stato ab-bozzato un piano organico di rico-struzione, n mai stato chiarito conquali criteri urbanistici progettare inuovi insediamenti, n con quali indi-rizzi architettonici costruire le nuovecase.Ricostruire si deve, non c dubbio.Ma ricostruire dove, come, quando?Ricostruire sul medesimo luogo incui si trovavano le case distrutte o inun luogo diverso? Ricostruire adot-tando forme, volumi, caratteri stilisti-ci, uguali a quelli di prima o differen-ti e anche apertamente difformi? Ri-costruire con la massima urgenza, equindi con esiti inevitabilmente con-dizionati dallo stato di emergenza incui si costretti ad operare; oppure

    ricostruire in tempi pi lunghi e menoprecipitosi, e quindi con possibilit diapprofondire meglio i complessi pro-blemi sia di ordine progettuale cheesecutivo?Autorevoli rappresentanti della cultu-ra architettonica hanno auspicato unaricostruzione fedele, da effettuare sulmedesimo posto in cui si trovavano lecase andate in rovina. LarchitettoRenzo Piano, in una intervista sullastampa, ed il prof. Franco Parini, inun dibattito televisivo, hanno dimo-strato di non avere dubbi sulla neces-

    sit di restituire agli abitanti le stessecase in cui avevano vissuto.Sul Giornale dellArchitettura, n.

    76, Paolo Marconi, parlando dellaricostruzione spiega per quale moti-vo essa deve essere comera edovera; ed afferma che legittimo,anzi doveroso, ricostruire fedelmentenel luogo e nelle forme originarie.Infine aggiunge che la duplicazio-ne, ossia la copia delloriginale, diventata un obbligo di civilt, giac-ch i centri urbani vanno consideratiicone permanenti delle culture loca-li.Il desiderio di tornare ad abitare nellostesso luogo in cui si vissuto per

    anni, profondo, atavico, istintivo.Nel corso della Storia le citt distruttevenivano ricostruite nel luogo in cuierano state fondate; risorgevano, co-me la mitica Fenice, dalle loro stesseceneri.La citt di Troia, per sette volte, stata caparbiamente edificata semprenel medesimo luogo. Tuttavia occorretenere presente che la ricostruzioneavveniva senza riferimenti al passato,senza la preoccupazione di conserva-re quanto esisteva in precedenza, sen-za nessun obbligo di rispettare la Sto-ria. A quei tempi la ricostruzione nonera gravata da vincoli culturali di ri-gida conservazione; non era tenuta adimitare n rispettare le costruzionipreesistenti, non si poneva scrupoli difronte alla tradizione, n sentiva ildovere di salvaguardarla e di conti-nuarla.Oggi, al contrario, latteggiamento difronte alla Storia si radicalmentemodificato: le testimonianze del pas-sato hanno acquisito un valore cultu-rale, a cui non si intende pi rinuncia-re, gli edifici antichi rappresentano unpatrimonio spirituale di importanza

    primaria da cui non pi possibileprescindere. Oggi, il principio cheimpone di costruire comera edovera sembra essere la rispostacorretta e condivisa da tutti per avvia-re la rinascita delle citt gravementedanneggiate o interamente distrutte.Eppure tale principio non pu essereapplicato in modo assoluto e rigido,non va perseguito con spirito dogma-tico e miope.Sappiamo che non tutti i crolli sonoavvenuti nel cuore del centro storico,molte volte le case distrutte si trovano

    in zone periferiche, spesso desolate edepresse, altre si tratta di case insi-gnificanti, banali, misere, senza nes-

    sun valore storico, perch costruite direcente e senza nessun valore archi-tettonico, perch progettate male,spesso ricorrendo a tecniche ediliziedifettose, se non disoneste, per colpadelle quali si contribuito a provoca-re i gravissimi crolli. In questi casi,cos problematici, ha senso ricostruirerimanendo nel luogo di origine? Egiusto evocare ancora i ricordi, gliaffetti, lattaccamento al posto in cuisi viveva? Non traspare in questo in-sistente ancorarsi al passato una im-

    plicita sfiducia nellarchitettura e

    nellurbanistica contemporanea?Nel fervore delle iniziative prese do-po il terremoto; nel moltiplicarsi diproposte e controproposte formulatedagli esperti, non si mai fatta unachiara distinzione fra case del centrostorico, ossia costruzioni prevalente-mente antiche, e case di periferia,ossia costruzioni in generale moder-ne: per le prime vale una ricostruzio-ne che sia il pi possibile fedele, perle seconde accettabileunedificazione interamente nuova.

    Non escluso che questultima siaanche migliore di quella antecedenteil terremoto.Inoltre va tenuto presente cheallinterno del centro storico nonsempre il crollo ha lasciato vuoti de-solati e tragici, non sempre ha avutoeffetti dolorosi e negativi.A volte, al contrario, lo stesso crollopu aver aperto spazi di maggiorerespiro, liberato aree precedentemen-te malsane e sovraffollate, eliminatoedifici fatiscenti e di scarso valorearchitettonico. Come si pu, in questicasi sostenere che la ricostruzionedelledilizia preesistente deve essere

    attuata comera e dovera?E va anche tenuto presente che nellaperiferia delle citt il crollo pu averedanneggiato qualche villa patrizia divalore artistico o qualche casolarerustico di valore storico; ed in tal ca-so la ricostruzione deve essere, neilimiti del possibile, fedelealloriginale, tuttavia sempre nellestesse periferie sappiamo che si sonoformate infelici espansioni edilizieprive di qualsiasi valore architettoni-co, senza un disegno urbanistico ra-zionale. In tal caso ci si domanda se

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    abbia ancora senso ripristinare esat-tamente la situazione preesistente, opiuttosto se non sia pi saggio appro-fittare delle distruzioni causate dal

    terremoto, per creare nuovi e pi feli-ci nuclei periferici, e porre rimedio aiguasti di unedilizia nata con criteriesclusivamente speculativi e com-merciali, e quindi totalmente priva didecoro, di dignit, di bellezza.Il compito di progettare nuovi inse-diamenti sarebbe loccasione oppor-tuna per interrompere la soffocanteespansione urbana che da anni sisvolge a diretto contatto con la cittgi costruita. Arrestare la crescitaedilizia che si allarga a macchiadolio intorno al vecchio nucleo sto-rico, senza interporre, tra la nuova ela vecchia edificazione, momenti dipausa e di respiro. Se si fosse attuatodopo il terremoto un programma diricostruzione serio e lungimirante ci

    sarebbero state tutte le premesse perintrodurre un nuovo tipo di crescitaurbana, basata su centri autonomi,separati dal nucleo antico e da questo

    sufficientemente distanziati; cos dacostruire un sistema di insediamenti ase stanti, seppure non isolati, n la-sciati sprovvisti di comunicazionecon il capoluogo preesistente, intornoal quale essi sarebbero venuti a tro-varsi.Un modello di crescita per nuclei au-tonomi, se prospettato in modo super-ficiale e sbrigativo, comera piaciutoal nostro Presidente del Consiglio,incorre nel pericolo di dare vita aduna inaccettabile segregazione socia-le: pericolo messo bene in evidenzada Filippo Beltrami Gadola, in unpassato numero di questa rubrica.In questo caso la segregazione pu

    riguardare tanto i quartieri ricchi,come si gi verificato

    nellinsediamento di Milano Due,quanto i quartieri poveri, divenutitristi esempi di periferia urbana, prividi qualit spaziale e di calore umano.

    Se al contrario lo stesso modello dicrescita per nuclei autonomi vieneelaborato con consapevolezza criticae competenza teorica, cio con cultu-ra e conoscenza della storia urbanisti-ca, esso pu costituire una preziosaindicazione per lo sviluppo della cittfutura e per la sempre pi urgenteorganizzazione del territorio.Dopo il terremoto si apreunappassionante sfida per architettied urbanisti. Un compito impegnati-vo, arduo e coraggioso: come proget-tare le nuove citt, da un lato rispet-tando e restaurando gli edifici carichidi valore storico, dallaltro demolen-do e sostituendo gli edifici privi diqualit estetica.

    .

    Arte e CulturaLA RISTRUTTURAZIONE DI BRERA

    Carlo Bertelli

    Molte sono le nubi sul cielo di Brera

    in questo momento. Si sussurra d unprobabile commissariamento, ma non chiaro se questo toccher linsiemedegli istituti presenti o se ne riguarde-r soltanto qualcuno.In oltre duecento anni Brera invec-chiata. Lo cap, trent anni or sono, ildirettore dell osservatorio astrono-mico. Allora l osservatorio migr aMerate, in cerca di stelle meglio visi-bili di quelle che permetteva di scor-gere il cielo milanese, inquinato dalleluci della citt. Erimasto soltanto losservatorio meteorologico, a difen-

    dere le posizioni, in un epoca in cui la metereologia si avvale di strumentispaziali che hanno privato di senso leesplorazioni del tempo dello Schiap-parelli.La gloriosa Biblioteca Braidense sof-fre di penuria di spazio al limite del

    proprio funzionamento. E una gran-de biblioteca di conservazione che in conflitto con l attualit che richie-de altri spazi di lettura, altri depositi,un apposita biblioteconomia. La bi-blioteca cresce, ed costretta a depo-sitare libri alla Lacchiarella e a Vige-vano.

    I problemi della pinacoteca sono stati

    esposti molte volte.Dalla ricostruzione ad oggi la Pinaco-teca cambiata di poco ed rimastamolto al di sotto degli standard deglialtri musei del mondo e dei grandimusei italiani. In questi anni le Galle-rie dell Accademia di Venezia si so-no separate dall Accademia, la Gal-leria Sabauda di Torino sta realizzan-do una nuova sede in un vicino edifi-cio sabaudo, a Roma il Palazzo Bar-berini si liberato della convivenzacon il Circolo Ufficiali, a BolognaPinacoteca e Accademia hanno trova-

    to una intelligente soluzione alla lorointegrazione, a Urbino da molto tem-po la Galleria Nazionale delle Mar-che interamente libera nel palazzoche condivideva con l accademiaMalgrado tutto, l edificio di Breramantiene un prestigio enorme. Non acaso qui che si riunisce anche lIstituto Lombardo di Lettere e Scien-ze, malgrado la sua sede sia in unvicino e nobile palazzo, oltre tuttoarchitettura di Cesare Cesariano.Luned 21 settembre gli Amici diBrera hanno indetto una pubblicaconferenza per presentare il piano di

    ristrutturazione elaborato dall archi-

    tetto Mario Bellini in seguito ad unconcorso europeo.Non si tratta,come ha subito chiaritol architetto,di un progetto. Il concor-so doveva scegliere i progettisti inbase alla loro dimostrata idoneit arealizzare musei, e lesperienza diMario Bellini, designer e architetto, davvero assai vasta e approfondita.Il progetto che si far apparso, dallapresentazione, assai vincolato dal pi-ano di fattibilit elaborato dall archi-tetto Alberico Belgioioso, che erastato proposto e pagato dalla Banca

    Intesa. In questo momento le propo-ste di Mario Bellini sono apparse an-cora molto sulle generali. Manca perora, ad avviso di molti, un appro-fondimento dei caratteri storici e ar-chitettonici di Brera, a incominciaredall importante chiesa gotica che vi inglobata.Sotto la direzione dei Richini, ilcomplesso di Brera si era sviluppatoin modo conseguente, dividendo ledue funzioni fondamentali, delle ce-lebrazioni religiose e del collegio. E,come sempre, ora lo stesso edificio

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    storico a suggerire le soluzioni menocostose e razionali.La conferenza del 21 stata un aper-tura all incontro e altri incontri sa-

    ranno proficui, se si svolgeranno inatmosfera tranquilla e tra competenti.Ma gi si manifesta un quadro con-flittuale minaccioso e irresponsabile.Gi durante la preparazione del pianodi fattibilit Belgioioso, condotto sot-to la direzione della Direttrice Regio-nale Carla di Francesco, il direttoredell Accademia, Filippi, era passatoalla decisa non collaborazione.Questa posizione di rifiuto stataereditata dall attuale direttore e dauna gran parte del corpo accademico.Si cos riprodotto lo stallo che tipico di Brera da molti anni. L ar-

    roccamento non porter a nulla. Ebene che anche l Accademia esplici-ti le proprie necessit e i propri pro-getti verificandone l attuazione nella

    nuova grande offerta che ora si pre-senta del trasferimento delle attivitdidattiche alla caserma di via Ma-scheroni. Sembrerebbe dunque neces-sario un piano di fattibilit della ca-serma in considerazione delle esigen-ze dell Accademia. La ristrutturazio-ne di Brera dovrebbe procedere in-sieme al piano di fattibilit della ex -caserma.Il timore di chi tiene non solo alleistituzioni milanesi, ma alla citt, che se l Accademia insister nel ri-fiutare l offerta della caserma di viaMascheroni, otterr soltanto che il

    Ministero della Difesa faccia marciaindietro, consideri il valore dell edi-ficato e dell area, e trovi una solu-zione economica di sicura soddisfa-

    zione.Questa eventuale scelta avrebbe ri-percussioni gravi su di una zona dellacitt cui gli speculatori immobiliariguardano con intenso desiderio. Ed questa una delle ragioni per cui i cit-tadini si stupiscono del silenzio delSindaco in tutto ci che riguarda il

    progetto di una nuova sede per l Ac-cademia. E bene ricordare, a questoproposito, che il nostro sindaco quella stessa persona che, come mini-stro, firm l accordo per il passaggiodelle attivit didattiche dall Acca-demia alla caserma.

    MetropoliOCCHIO ALL'INFRASTRUTTURA

    Michele Calzavara

    L'attraversamento della Cote d'Azurin autostrada un fluire calmo, losguardo spazia ampio sul susseguirsidei cartelli che segnalano le uscite:Cannes, Antibes, Nizza, pi avanti

    Roquebrune-Cap-Martin, li dietro c'il Cabanon di Corbu affacciato sulmare, e vicino la E1027 di EileenGray, splendida casa, piena di accorteinvenzioni sull'abitare (e splendidaanche Eileen, donna aviatrice dell'ar-chitettura moderna) che si nascondo-no tra sentieri e vegetazione. Si pro-segue, il traffico sempre intensod'estate ma fluido, rilassato, si ri-spettano perfino i limiti di velocit. Siarriva a Menton, si avvicina il confi-ne, si passa, si entra nel Belpaese. Edi colpo la strada si fa angusta, co-

    minciano a intravedersi quei puntiniluminosi sullo specchietto retroviso-re, prima lontanissimi, un attimo do-po gi attaccati come mastini al po-steriore della tua macchina, quasi vo-lessero azzannarlo da dietro. Non ab-baiano ma abbagliano, minacciosi eimpazienti che gli si ceda il passo.Incazzati. E viene il dubbio che sia ilpaesaggio, o meglio un'infrastrutturasicuramente pi scarna e avara, arenderli nervosi, tanto da accanirsi suchiunque possa disturbare la loro mo-lesta velocit di crociera. Questo l'in-

    gresso in Italia.

    Pressappoco 280 chilometri pi avan-ti, e 2 ore e 50 minuti dopo secondoviamichelin (ma per i mastini di cuisopra molto meno, suppongo) Milanosembra aver voluto compensare co-

    tanta 'piccineria' d'impatto infrastrut-turale. ormai da qualche anno che,in barba alle manifestazioni dei comi-tati cittadini di allora, si erge il caval-cavia su piazza Maggi, mostro dicemento e asfalto costato 17 milionidi euro e la vita di decine di alberi adalto fusto senza risolvere nulla, comeprevedibile da qualsiasi studente diurbanistica al secondo anno, del traf-fico veicolare.E per, c' il gesto architettonico, eaddirittura l'orpello che, con un'ironiache sa di sfott, sembra richiamare la

    memoria del verde distrutto con ilcolore della carpenteria metallica,serie di anelli in successione di cui,supporto all'illuminazione a parte, sifatica a capirne il senso e pure l'este-tica (fosse almeno un gioco metafori-co con il luogo, come quello delWebb Bridge nel porto di Melbourne,progettato a mo' di trappola per leanguille tipica dei Koori, gli indigeniaustraliani dello Stato di Victoria). Einvece qui ci si infila come nella pan-cia di un grottesco, scheletrico bi-scione (ho detto biscione? Ah, ecco,

    forse questa la metafora).

    Ma sembra un trend, ormai, quello diarricchire gli ingressi in citt dalleautostrade milanesi con piccole spet-tacolarit. La porta di Milano che sista configurando a Piazzale Kennedy,

    presenta da poco un altro manufattoinfrastrutturale, un sovrappasso nongrande di per s, ma sostenuto dacorpose arcate tubolari d'acciaio, trail grigio e l'arancione nei giunti, tantosgargianti quanto sovradimensionate,che non fanno inneggiare alla mae-stria del calcolo statico, sinceramente,ma piuttosto a certa velleit figurati-va.Come interpretare questi segnali? Icorposi interventi previsti per l'Expo2015 portano a sollevare il problema(non a porlo, come distingueva

    Bianciardi ne Il lavoro culturale,perch non cosa che viene fuori das, ma a sollevarlo attivamente). Ecio: che differenza passa tra infra-struttura e architettura? Nelle cittglobali, secondo Saskia Sassen, ledowntown direzionali, gli standardspaziali, le neutre predisposizioni aduna flessibilit infinita delle funzioni,differenziate solo per gli strumentifinanziari che offrono, hanno spessoreso l'architettura una mera infrastrut-tura. Non certo un gran modello.Ma forse che la risposta milanese, nel

    torpore localista che respiriamo da

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    ormai troppo tempo, vuole risollevar-ne le sorti con infrastrutture che di-ventino architetture a tutti i costi?

    E con quali risultati? A guardare illogo dell'Expo, c' di che essere pre-occupati, con quella grafica da

    strapaese che sta facendo il giro delmondo.

    SocietIN MORTE DI MIKE BONGIORNO

    Giuseppe Ucciero

    Non avrei, non avremmo, mai credu-to di assistere ai funerali di Stato diMike Bongiorno.Piazza Duomo mezza gremita, la sie-pe dei politici di regime affratellati

    nel commosso saluto allo star systemdella TV nazionale, il ricordo affettu-oso del monsignore di turno che ri-lancia lo spot allegria, tutto questoci appare come una visione onirica,un qualcosa di deformato e di febbri-citante, uno stato malato dellanimasociale.Eppure stato tutto vero, non abbia-mo sognato. esistito il funerale, sono in carne edossa le istituzioni ed i personaggi fa-mosi che hanno portato lestremoomaggio ad un uomo del quale ilmassimo che si poteva dire alla fineil minimo che si pu dire di ciascuno: stato un bravuomo.E questo, solo questo, alla fine hannodetto.Vi qui una sproporzione talmenteinaudita tra onori prestati e profilodella persona onorata,unequivalenza cos teatralmente ten-tata ed al tempo stesso cos insoste-nibile tra un Bongiorno e un Luzi, oanche un Sordi, che saremmo tentatidi respingerla in modo sprezzante.Ma faremmo un grave errore, un er-rore di conoscenza, consistente nel

    mancato riconoscimento che questarealt, cos lontana dalla visione delmondo e dalla scala di valori su cuisiamo cresciuti, appunto reale, e inquanto tale contiene una sua raziona-lit che chiede di essere letta, cono-sciuta, spiegata e non solo esorcizza-ta.Di Mike Buongiorno come fenomenotelevisivo ha gi detto parole defi-nitive Umberto Eco quarantanni fa,ma la questione ha assunto oggi, qua-rantanni dopo, una diversa rilevanza,un diverso spessore, su cui conviene

    soffermarsi.

    In realt tutto diverso da allora: diversa la societ, diversa la televi-sione, diversa la politica.Soprattutto diversa la relazione trapolitica e televisione, essendo dive-

    nuta la televisione ad un tempo sog-getto politico e mezzo di narrazionepolitica. Tra la TV del Maestro Man-zi e quella del Grande Fratello ci stapoi una trasformazione radicale delcostume nazionale, del sentire, delporsi o pro-porsi, una caduta verticaledel modello TV come operatore cul-turale illuministico e laffermazionedi un linguaggio o di uno stile che havisto dilagare la mascheradellarcitaliano: chiacchierone nelprivato e muto nel sociale, arrogantecon i deboli e servile con i forti, nellasostanza ridicolo e di fondo malevoloe narcisista. Di questa maschera, ilsig. Berlusconi al tempo stesso Ar-chetipo e massimo propagatore attra-verso lo strumento della sua TVcommerciale, una Tv che nasce e cre-sce come strumento per far vendere iprodotti.Questa la sua missione e questo ilsuo Sacro, dopodich non si ferma difronte a nulla, poich nulla competecon il denaro.La TV commerciale il medium spe-cifico della societ moderna a pre-dominanza capitalistica: non esiste

    arte, o informazione o intrattenimentoche non sia specificamente piegatoallinteresse economico di chi pagaper vendere, in un processo di comu-nicazione unidirezionale e monopoli-stico. Per questa via, tutto si perde,anima, autonomia, valori, e tutto di-venta melassa, autocompiacimento,povert morale e spirituale: Benedet-to XVI, e prima di lui Giovanni PaoloII, hanno chiaramente indicato nelvuoto materialismo del consumo ilmortale nemico dei valori, della reli-gione, delletica, dellumano.

    Della TV commerciale Mike Bon-giorno stato, qui s gli va reso indi-scusso, ma controverso, omaggio, ilprimo Vate, il DAnnunzio, lOmero,suadente nella induzione al consumo,

    ma ferreo nella difesa dei sacri dirittidello sponsor - padrone: a mortelindice di gradimento e che viva ilsolo auditel.E cos, bisognava rivederlo nei giorniscorsi il Mike, questa persona cosmite ed educata, cos rispettosa difronte ad umili e potenti, nel dare inescandescenze contro gli incauti chehanno osato sottrarsi al suo gioco,come quella poveretta di AntonellaElia solidale con la concorrente ani-malista che contestava la pellicciadonata dal munifico sponsor.

    N si deve dire il Bongiorno sia sem-pre stato uguale a s stesso: proprio ilsuo tipico mimetismo italico ha fattos che fino a quando il padrone televi-sivo era la maggioranza di ispirazioneclerico conservatrice, linguaggio egaffes fossero estremamente caute econtenute.Ma quando arrivato il nuovo padro-ne e con lui la TV commerciale, allo-ra s che la musica cambiata: edallora gi con le continue e pesantiallusioni sessuali per la valletta diturno e per le procaci concorrenti, la

    pervicace presa in giro di personecomuni, indifese verso il conduttoreche ironizza su cognomi, provenienze(chi ha dimenticato il delicato so-

    prannome di sudicio gettato l adun ragazzino meridionale?), infles-sioni, abiti, o tratti fisici.Il fatto che oggi tutto questo ci ap-

    paia, nel ciarpame televisivo diffu-so, quasi candido, innocuo, diremmopreistorico, non deve fare dimenticareche lavo della nuova civilt televisi-va stato proprio il Buongiorno.Eppure alla fine nemmeno Mike, il

    primo complice nella escalation della

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    brutta TV, si salvato dalla ossessio-ne berlusconiana.Anche a lui toccato di essere messoda parte, come quasi sempre avviene

    nel rapporto tra il potere ed i cantoriche troppo si avvicinano al suo fuoco.Proprio a lui, il corifeo della trombadi Mediaset, stata data plastica di-mostrazione che il poteredellEgoarca non tollera il minimodissenso, la minima increspatura, laminima dialettica o insofferenza: tut-to deve essere a norma.Ricordiamo il Mephisto di Bran-dauer? Quando il Dittatore, non pidivertito e ormai stanco delle pretesedellartista, chiude per sempre la

    conversazione con un ed ora cosavuoi attore? dove lattore ri-portato alla sua prima, originaria, es-senza di guitto, di buffone di co rte

    accettato soltanto quando e comevuole il potente di turno.Cos Mike, allontanato dal paradisodi Arcore, ormai canuto ed indifeso,si presentato a Tele Kabul comevittima dellirriconoscenza del Pa-drone, aprendo una prima falla nellanostra indifferenza. Poi lessersi mes-so a disposizione, come tenera vitti-ma, del mattatore Fiorello, ce lo hareso in un certo modo ancora pi vi-cino, e non mancato un senso di

    solidariet per la delusione patita intarda et.Con i Funerali di Stato la videocrazia,rendendo omaggio ad uno dei suoi

    protagonisti, ha inteso celebrare sstesso, riaffermare nuove gerarchie,nuovi valori, nuovi protagonisti dellavita civile.Noi continuiamo a pensare in mododiverso e preferiamo tenere il sensodella misura e della memoria,delleffettivo dare ed avere che il sin-golo ha intrattenuto con la societ.Cos, in morte di Mike Bongiorno,possiamo solo dire: Requiescat inpace, vecchio giullare televisivo.

    DallArcipelagoIL MURO DEL PD

    Franco DAlfonso

    Ci sono cose delle quali non si riescea capire come sia possibile accadano ,al di l del credo politico di ciascuno.In questi giorni i cittadini di Como edintorni ( Hollywood compresa, pervia di Internet e di George Clooney)

    hanno scoperto allibiti che per evitarelesondazione del lago in citt statotirato su un muro talmente alto daimpedire la vista dellacqua. Il sinda-co ( di centrodestra , appena rielettocon maggioranza bulgara) ha dovutoassicurare che lo avrebbe abbattutonel giro di pochi giorni . Molto bene ,si pensa , un esempio di correzioneefficiente in corso dopera : ma ,unocchiata alle misure dello stessoin progetto op pure al renderingcomputerizzato che ormai fanno an-che per il rifacimento delle profume-rie non si poteva darla prima, senzaspendere qualche milione di euro pertenersi , alla fine, il problemadellesondazione delle acque in citt?Qualcosa di molto simile sta acca-dendo al congresso del Partito Demo-cratico milanese e lombardo . Dun-que, alle scorse elezione il candidatoSarfatti perse contro Formigoniscontando , fra le altre cose, alcuniprecisi ed individuati errori , qualileccessiva lunghezza del processo discelta del candidato , che termin ameno di cinque mesi dal voto e che

    condann lo sconosciuto a dover re-

    cuperare pi di cinquanta punti solocome notoriet ; la conclamata man-canza di proposte politiche specifichealternative per lamministrazionelombarda, con una campagna eletto-rale basata solo su un generico ri-

    chiamo al voto anti centrodestra;lincapacit di presentare un gruppodirigente articolato e con esperienzenote candidabile alla guida ammini-strativa della Regione , sullesempiodei dirigenti Psi e Pci della PrimaRepubblica , che potevano aspirare alruolo di assessori solo esibendo uncursus honorum di incarichi di par-tito ed amministrativi di almenoqualche anno .Il Pd ha pensato quindi bene di mette-re in piedi un meccanismo congres-suale regionale in contemporanea aquello nazionale ( con tanti saluti allacentralit politica e mediatica deiproblemi lombardi ) , con un mecca-nismo di voto interno che permetterdi eleggere segretari ed organismiper novembre ed iniziare da quelmomento , a quattro mesi dal voto , laricerca del candidato alla Presidenzadella Regione che , una volta indivi-duato , dovr correre per presentare idocumenti entro i termini di legge,altro che preparare una campagnaelettorale.Non parliamo della scelta di unasquadra , come si dice adesso, che

    potrebbe scaturire pure dalla Prima-vera dell Inter , per quanto se ne sa.Esattamente come gli incapaci ammi-nistratori di Como , i maggiorenti delPd hanno tirato su un muro metafori-co ma non meno spesso di quello del

    Lungolago tra s e il resto della so-ciet che invece di impedirelesondazione del voto impedisce lacomprensione di quello che succedee, soprattutto, non succede nel pro-prio campo. Per certi versi meglioche non si sappia troppo in giro quel-lo che avviene nei poco partecipatima spesso rissosi dibattiti interni :cosa penserebbe un comune cittadino, per esempio, se arrivasse a capireche gli iscritti stanno votando perla scelta di un segretario regionale incentinaia di piccole riunioni di cir-colo , scegliendo tra tre candidatiche non si azzardano a proferire paro-la su chi pensano possa essere il can-didato Presidente e quale la propostapolitica ( loro stessi ? un amico difamiglia ? il leader di un altro partito? ) , per di pi in maniera totalmenteinutile , dal momento che la nominadel segretario regionale esclusivacompetenza delle cosiddette prima-rie ? Infatti il bizantinismo perversodei regolamenti tale che il voto de-gli iscritti non ha nemmeno valoredi selezione delle candidature per ilballottaggio delle primarie che invece

    ha per il nazionale ( cui si va solo se

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    si supera una soglia minima di con-senso tra gli iscritti) , non ha proprioalcun valore pratico . Dietro quel mu-ro e dentro queste riunioni di condo-

    minio ci si accapiglia su questionisurreali , mentre il dibattito politico eamministrativo sembra riguardarelinterno del centrodestra, Lega-

    Formigoni o Moratti-Podest-Ligre-sti.Giano Bifronte con il suo sguardoverso la Prima Repubblica ha visto

    cose che voi umani non potete nean-che immaginare, compresa lutiliz-zazione di un Muro a Berlino o a Ge-rusalemme per nascondere orrori

    dolorosi e cattivi . Che il suo sguardosulloggi sarebbe stato costretto a ri-levare il Muro della stupidit , a Co-mo come a Milano, non lo aveva pro-

    prio messo in conto.

    Scrive Marinella Archetti

    Voglio interessarvi al problema dellachiusura di Via Melchiorre Gioia (daMonte Grappa a V.le della Liberazio-ne nel senso uscita da Milano).Sono ormai almeno tre settimane chenon si pu pi percorrere questo trat-to di via. Alcune voci parlano di uncedimento, ma in ogni caso non stato apposto alcun cartello con alcun

    tipo dindicazione.Sapere che cosa ha causato il cedi-mento e quando verr ristabilita lacircolazione semplicemente fanta-scienza, in questa citt, ma l'assessoreal traffico ha dato uno sguardo attor-no per rendersi conto dell'intasamen-to che si venuto a creare nell'arcodella giornata in tutte le vie attorno?Tanto pi che una parte della viaMonte Grappa era gi inagibile, la via

    Pasubio chiusa da tempo, la via donSturzo praticabile con le relativegimcane.Forse voi potete interessarvene e dareanche a noi poveri cittadini qualcheinformazione in pi?(giriamo la domanda a chi di compe-tenza

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    Scrive Luigi Caroli Sono Con-sigliere di Zona 8 e sono reduce dauna visita al parcheggio CORREG-GIO OVEST (c' anche quello EST).Sono entrambi in costruzione e, natu-ralmente, gi in ritardo.Il palazzo all'angolo con via Faruffinisi inclinato (seppur di poco) verso

    la buca.Forse... in segno di deferenza. Si creata una visibilissima fendituralungo tutta l'altezza del palazzo (alconfine con quello vicino che...si di-mostra un po maleducato).Lo stesso avvenuto nelle immediateadiacenze di decine di altri parcheggisotterranei.La risposta dei costruttori e, purtrop-po, degli assessori competenti (si faper dire) sempre la stessa: "SITRATTA DI ASSESTAMENTI"."Fate come noi, non preoccupatevi".Apro il Corsera e trasecolo. L'asses-sore Simini (che mi umanamentemolto simpatico) racconta l'ennesimafandonia sui parcheggi. Dichiarandoa proposito del parcheggio di via Ga-virate (permesso di costruire 31 lu-glio 2005) "Certi cittadini fanno unuso strumentale dei ricorsi per bloc-care le opere", oltre a rivolgere ungratuito insulto a cittadini che spen-dono i "propri soldi" per tentare(ahim, i processi poi vanno comevanno e nelle sentenze la verit solotalvolta fa capolino) di difendere ipropri diritti, prende un granchio co-

    lossale.Nel 2005 le due scuole non avevanoaccennato alla minima protesta. Siauguravano che, come da convenzio-ne (che prevedeva penale e annulla-mento per ritardi superiori ai 60 gior

    ni), il tutto finisse all'inizio della pri-mavera 2007 e che, particolare nontrascurabile, le fastidiose recinzionivenissero tolte almeno tre mesi primadel completamento dei lavori.Peccato per che l'aggiudicatario fos-

    se Quadrio Curzio SpA, che avevaricevuto dal Commissario Straordina-rio Albertini ben 19 concessioni, mol-te delle quali quando era gi in note-vole ritardo in tutti, ripeto tutti, i par-cheggi iniziati.A parte le competenze tecnico-organizzative che la ditta chiaramentenon aveva (in tutti, ripeto tutti, i par-cheggi ci sono state proteste da partedegli acquirenti) non era oggettiva-mente agevole costruire 5 parcheggicontemporaneamente nei termini pre-fissati.Per contro era stato facilissimo ri-

    scuotere gli acconti in sette parcheggidiversi e usare parte del ricavato persistemare le terme (che sono ora laloro principale attivit).Quando, nella primavera 2007, fuchiaro che non solo i lavori non eranoneanche iniziati ma che non c'era ilminimo indizio che ci potesse a bre-ve avvenire i due presidi, perdurandola pericolosa recinzione (che solo do-po prolungate e reiterate proteste erastata allontanata dalle scuole) furonocostretti a denunciare in Procura il(mis) fatto.

    Come buon padre di famiglia, Siminidovrebbe ringraziarli invece di offen-derli.Rispondo, a titolo personale, alla do-manda: "Adesso chi paga per i ritar-di?"Il Commissario Straordinario e il Di-rettore dei Parcheggi dell'epoca (lu-glio 2005).

    Avrebbero entrambi dovuto sapereche, a prescindere dall'infelice collo-cazione del parcheggio, il concessio-nario non era assolutamente in grado

    di rispettare quanto previsto in Con-cessione. Chi (o che cosa) li avevaobbligati a dargliela?En passant, ricordo che il 31 luglio2005 Quadrio Curzio ne ha ricevutetre. Diconsi tre e solo uno dei par-cheggi (sono gi passati 4 anni) quasi finito. E non a opera di QuadrioCurzio SpA che, a fine luglio 2007, stata salvata dal Comune quando erasull'orlo del fallimento (bastava leg-gerne il bilancio 2006).Il mio cruccio maggiore (spero chediventi anche il vostro) che la magi-stratura non abbia voluto o potuto

    accertare tutta la verit. Che , senzadubbio, quella di cui sopra.Non infatti trascurabile la circo-stanza riferita nel finale dell'ottimoarticolo su Corsera di Armando Stella(cui la titolazione non ha certo resoonore):"IL COSTRUTTORE (Quadrio Cur-zio) AVREBBE DOVUTO FINIRE ILAVORI PRIMA DELLA PRE-SENTAZIONE DELL'ESPOSTO INPROCURA.(Ben) TRENTADUE MESI FA".Qualcuno l'ha detto al Giudice?

    Caro assessore Simini, quando laprossima volta sar tentato di insulta-re un cittadino che protesta per i par-cheggi abbia la bont di telefonarmi.Si informi prima perch, nell'occa-sione, potrebbe dirmi in quale occa-sione il Comune ha applicato le pena-li.

    RUBRICHE

    MUSICA

    Questa rubrica curata da Paolo Viola

    ROBERTO ABBADO ALLAUDITORIUM

    Come piacevole immaginare Mi-chelangelo Abbado, il grande violini-sta milanese di adozione di cuiquestanno ricorre il trentennale dellamorte fu il fondatore e direttore diquella Orchestra darchi di Milano

    che insieme ai Virtuosi di Roma eai Solisti veneti segn uno dei mo-menti migliori del risorgere musicaleitaliano nel dopoguerra - che da qual-che nuvola osserva compiaciuto unfiglio e un nipote raccogliere con-

    temporaneamente entusiastici con-sensi e straordinarie manifestazioni diaffetto nei teatri sparsi in tutto ilmondo...Cos, mentre aspettiamo il ritorno diClaudio alla Scala, laltra sera lo

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    smagliante Roberto ci ha letteralmen-te regalato (il senso del dono era tan-gibile sul volto madido di sudore allafine dellesecuzione) un magnifico

    concerto allAuditorium milanese;magnifico non solo per la luciditdellinterpretazione e per la profondi-t del pensiero che lo animavano, maanche per lintelligenza della sua im-paginazione.Il programma era costituito da Rossi-ni e Verdi-Berio nella prima parte eda Musorgskij-Ravel nella seconda,ma con quali sottili accortezze!LIntroduzione e tema con variazio-ni per clarinetto e orchestra, di unRossini neanche diciassettenne, alle-gro e spensierato come doveva esserelautore che frequentava il liceo aBologna, stato affidatoallincredibile clarinetto di MatthiasMller, un vero funambolo di quelmeraviglioso strumento, capace digalvanizzare il pubblico pi compas-sato; dunque un pezzo fatto appostaper farci entrare subito in medias rese per annunciare la successiva sorpre-sa, le Otto romanze per tenore eorchestra scritte in originale per so-prano e pianoforte da un Verdi ancoragiovanissimo, ripescate e ripensate da

    Luciano Berio che ne ha ricavato ungrandioso affresco lirico e sinfonico.Compatto, pregnante, ricco di allu-sioni e ammiccamenti ma anche di

    grandi profondit e di ardite anticipa-zioni, il lavoro di Berio , pi che unadattamento orchestrale, unanalisidi tutto quello che in nuce era gicontenuto nelle composizioni del ra-gazzo di Busseto, facendo addiritturaintravvedere i frutti del seme verdia-no nella musica del novecento.Interpretate con grande ispirazione daun altro giovane il messinese Giu-seppe Varano, voce potente, calda,profonda, e dunque rara e preziosa inun tenore le Romanze si sono pre-sentate come unopera autonoma ecompiuta, sopratutto una mirabilesintesi della grande epopea lirica ita-liana dellottocento.Nella seconda parte, conlintroduzione dei Quadri diunesposizione, il concerto ha svela-to il suo segreto: il confronto fraloperazione poco conosciuta di Beriosu Verdi con quella arcinota di Ravelsu Musorgskij.E qui Roberto Abbado ha fatto il mi-racolo: lungi dal ripercorrere la stradatradizionale - quella di interpretaresul piano musicale i racconti che Har-

    tmann proponeva sul piano figurativo- e quindi senza inseguire il rapportocon la scrittura originale per piano-forte di Musorgskij, il maestro ha ap-

    profondito il lavoro di Ravel sco-prendone il grandioso sinfonismo edisvelando tutta la potenzadellorchestrazione. I Quadri ci sonocos apparsi come una sontuosa rie-vocazione di fasti pietroburghesi tesialla rappresentazione della forza edella potenza imperiale russa (laGrande Porta di Kiev ne statalepica conclusione) quasi a rappre-sentare, come nel crepuscolo wag-neriano, la grandiosa e tragica con-clusione di unepoca.Poi, con la mossa straordinariamentelogica di un inatteso bis, Abbado ciha ricondotto a Rossini - ma questavolta al Rossini maturo di Parigi -con una scintillante sinfonia del Gu- glielmo Tell (non a caso preparataper la tourne svizzera dei prossimigiorni) cos richiudendo il percorso, acavallo fra musica lirica e sinfonica,fra inizio e fine di un secolo magico,fra contaminazioni di autori e di lin-guaggi, di luoghi e di tempi, e comeper dimostrare che la musica unasola, trasversale a tutto, riconducibilein fondo solo a se stessa.

    ARTEQuesta rubrica curata da Silvia DellOrso

    Larchitetto americano Frank O.Gehry al centro di una mostra cura-ta da Germano Celant, nellambito diTriennale Architettura. Una rassegnache prende in esame solo lattivitsvolta tra il 1997 e i giorni nostri,perch solo da allora Gehry diven-

    tato Gehry. Non che prima non lofosse basta pensare alla DancingHouse di Praga ma il nomedellarchitetto americano risuona dache la sua mente ha partorito il Gug-genheim Museum di Bilbao, comeAthena generata dalla testa di Zeus.Una rivoluzione non solo per la cittbasca che improvvisamente si ritro-vata al centro di veri e propri pelle-grinaggi come il Santuario di Fatima,ma anche e soprattutto dal punto divista dellesplosivo linguaggio archi-tettonico adottato, della complessitdelle tecniche costruttive, dellineditoe sgargiante rivestimento in titanio.La rassegna stata realizzata con ladiretta collaborazione dellarchitetto

    che ha scelto i progetti da esporre,molti dei quali inediti e selezionatianche in unottica di pi stretto lega-me con il territorio, che per Gehrynon sembra essere stata una priorit.Dunque, disegni autografi, disegni distudio, elaborazioni in 3D, modelli e

    fotografie del DZ Bank Building diBerlino, dellInteractive CorporationHeadquarter di New York (2003-2007), dellArt Gallery of Ontario,del Guggenheim di Abu Dhabi, la cuiprogettazione cominciata tra il 2005e il 2006, ma anche di edifici gi rea-lizzati come il Walt Disney ConcertHall di Los Angeles, la CorcoranGallery di Washington DC (1999-2005), il complesso abitativo di Bee-kman Street a New York (2003-2009).Frank O. Gehry dal 1997. Trienna-le. Viale Alemagna 6 orario:10.30/20.30, gioved fino alle 23,chiuso luned.Fino al 10 gennaio.

    La sintonia di Usellini con gli scritto-ri fatto assodato, come pure i conte-nuti narrativi e teatrali delle sue ope-re. Buona idea, quindi, quella di de-dicargli una piccola mostra in occa-

    sione del CongressodellInternational Federation of Li-brary Association and Institutions(Ifla) che si svolto a Milano in

    agosto. Pretesto graditissimo: la ras-segna tuttora in corso, allestita lun-go lo scalone monumentale della Saladel Grechetto. Per chi, come fu perRaffaele Carrieri, vede nelle immagi-ni di Usellini un sollievo per tutti, oper chi, come Tom Antongini, segre-tario di DAnnunzio e scrittore, ha lafacolt di godere con intensit fisicaanche della pura gioia del cervello,loccasione ghiotta. Dellartistamilanese, morto per infarto nel 1971nelladorata casa di Arona aveva 68

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    anni sono esposti quadri che tra-boccano di immaginazione, forza nar-rativa, originalit e fantasia creativa.Fra tutti la monumentale Biblioteca

    magica del 55, un po Brera, un poluogo mitico dove il meglio della sto-ria e della letteratura si sprigiona dal-le pagine di polverosi volumi, pren-dendo vita e regalandone con genero-sit. Singolare vicenda creativa quelladi Usellini, le cui ragioni vanno sem-pre ricercate nel suo ricchissimomondo interiore, nella sua infanzia,nei cospicui retaggi dell'educazionealla scuola dei Gesuiti, nella settecen-tesca casa di Arona, teatro predilettodi rappresentazioni che conservano,nel gusto per il particolare sorpren-dente, un genuino sapore tardo-gotico.La biblioteca magica di GianfilippoUsellini. Palazzo Sormani, via Fran-cesco Sforza 7 orario: 10/12 e14/18, chiuso domenica.Fino al 10 novembre.

    Prima o poi vengono fuori, da dietrole copertine che hanno inventato eche li hanno riparati per anni. Oltreun trentennio in Mondadori, nel casodi Ferenc Pintr, illustratore italo-ungherese il cui tratto incisivo stadietro a tanti volumetti del Commis-

    sario Maigret di Simenon, ma anchedelle collane Omnibus e OmnibusGialli, per non dire degli Oscar Mon-dadori, i primi pocket venduti anchein edicola: sue le copertine dei libri diPavese, Deledda, Soldati, Steinbeck,Faulkner, Ibsen e cento altri. A unanno e oltre dalla morte di Pintr, siinaugura la prima ampia retrospetti-va, a cura di Giampaolo Mascheronie Peppo Peduzzi, dedicata al suo la-voro nel campo della grafica editoria-le, ma anche e soprattutto nella pro-duzione di manifesti di

    carattere politico, sociale e culturale,attivit nella quale Pintr si purecostantemente impegnato (per esem-pio, le campagne a favore di Solidar-nosc o i manifesti dedicati a Sacha-rov). In mostra una cinquantina ditempere su carta che preludono aimanifesti e altrettanti bossetti per lecopertine dei libri.Ferenc Pintr. Manifesti e altro.Cant, Villa Calvi (ex Municipio),via Roma 8 orario: da luned a ve-nerd 16/19; sabato e domenica10.30/12.30 e 16/19.Fino al 4 ottobre.

    A 10 km da Bellinzona, sulla stradache porta al Passo del San Bernardi-no. Li si trova Roveredo, nel CantonGrigioni, che in un parco agricolo-

    boschivo di oltre 100mila metri qua-dri ospita, fino all11 ottobre, la 9edizione di OpenArt. Curata da Lui-gi a Marca, artista e promotore cultu-rale che ha ideato questa manifesta-zione e lha vista crescere negli anni,OpenArt ospita i lavori di una cin-quantina di artisti di varie nazionalit,a Marca incluso, spesso e volentieriai loro primi passi. aperto, per, eanche proficuo il confronto con leinstallazioni permanenti di maestririconosciuti, come Arman, Rotella,Spoerri, Schumacher. Alle sculture,realizzate in pietra, legno, bronzo oferro, si aggiungono opere video efotografiche, ma anche installazioni eperformance che si svolgono nel cor-so della manifestazione. Aggiorna-menti on line:www.openart.chMilano culla della Scapigliatura. Mo-vimento artistico e letterario cui dedicata lampia rassegna a cura diAnnie-Paule Quinsac e di un variega-to comitato scientifico costituito daesperti di musica, letteratura, teatro earchitettura. Una denominazione cherinviando a chiome disordinate, allu-de in realt a vite dissolute e scape-

    strate. Ribelli, appunto, come i prota-gonisti del romanzo di Cletto Arrighi

    La Scapigliatura e il 6 febbraio(1861-62) che ha dato il nome aquesto mix di fermento intellettuale,impegno socio-politico e arte, desti-nato a scompigliare come un pan-demonio la Milano tardo ottocente-sca. La mostra documenta linterastagione, a partire dagli anni 60dell800 fino allinizio del 900. 250opere, tra dipinti, sculture e lavorigrafici, dalla pittura sfumata del Pic-cio allintensit coloristica di Faruffi-

    ni, alle innovazioni di Carcano, finoRanzoni, Cremona, Grandi che se-gnano il momento doro della Scapi-gliatura, ma anche Paolo Troube-tzkoy, Leonardo Bistolfi, MedardoRosso, Eugenio Pellini, Camillo Ra-petti. Una sezione della mostra rico-struisce la vicenda del travagliatoprogetto del Monumento alle CinqueGiornate di Giuseppe Grandi, gessicompresi. Ulteriori approfondimenti,in ambito letterario e giornalistico, sitrovano alla Biblioteca di via Senatoche espone il Fondo delleditore An-gelo Sommaruga, ricco di lettere, bi-glietti postali, cartoline, volumi e ri-viste, oltre una sezione dedicata allacaricatura e ad alcune opere di artisti

    fra cui Ranzoni, Troubetzkoy e Con-coni.Scapigliatura. Un pandemonio

    per cambiare larte.

    Palazzo Reale, piazza Duomo 12 orario: luned 14.30/19.30; marted-domenica 9.30/19.30; gioved9.30/22.30.La Scapigliatura e Angelo Somma-ruga. Dalla bohme milanese allaRoma bizantina. Fondazione Biblio-teca di via Senato, via Senato 14 orario: marted- domenica: 10/18.Fino al 22 novembre.A cura di Philippe Daverio con ElenaAgudio e Jean Blanchaert, la rassegnapropone tuttaltro che una lettura uni-voca e compiuta dellarte sudameri-cana; semmai un ritratto dautoreche ricorda artisti di ieri e protagoni-sti delle ultime generazioni, insisten-do su alcuni temi condivisi: sangue,morte, anima, natura, citt. E sempree comunque con grande passione so-ciale e attenzione per la storia. Nonununica America Latina, ma tanteAmeriche Latine, cos come moltodiversificato e variegato il panoramaartistico del continente sudamericano.Arrivano dal Brasile, da Cuba, dallaColombia, dal Cile, dal Venezuela edal Messico le oltre cento opere espo-ste. Una cinquantina gli artisti rappre-

    sentati, concettuali, astratti, figurativinel senso pi tradizionale del termine,pittori, scultori, fotografi o amantidelle sperimentazioni linguistiche.Ecco, dunque, la cubana Tania Bru-guera, largentina Nicola Costantino,la brasiliana Adriana Varejo fino aBeatriz Milhares, Vik Muniz, al foto-grafo guatemalteco Louis GonzalesPalma, al cileno Demian Schopf. Canche Alessandro Kokocinsky, cre-sciuto in Argentina, ma nato in Italiadove tuttora vive e lavora, che trasfe-risce nelle sue opere dolenti i tormen-

    ti vissuti in prima persona. Nella salacinematografica dello Spazio Ober-dan la sezione video curata da PazA. Guevara e Elena Agudio.Americas Latinas. Las fatigas delquerer.Spazio Oberdan, via Vittorio Veneto2 - orario: 10/19.30, marted e giove-d fino alle 22, chiuso luned.Fino al 4 ottobre.Si fa sempre pi fitto il dialogo traarte antica e moderna, almeno quantoa iniziative che vedono a confrontotradizione e modernit. Come la mo-stra allestita in questi giorniallAccademia Tadini di Lovere. Unarassegna nata dalla collaborazione trail museo lombardo, aperto nel 1828

    http://www.openart.ch/http://www.openart.ch/http://www.openart.ch/http://www.openart.ch/
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    da un collezionista di allora, il conteLuigi Tadini, e tre galleri-sti/collezionisti di oggi, Claudia GianFerrari, Massimo Minini e Luciano

    Bilinelli. Ecco dunque che le opere diAntonio Canova, Francesco Hayez,Jacopo Bellini, Fra Galgario, il Pi-tocchetto, Francesco Benaglio e Paris

    Bordon, conservate in permanenzaallAccademia Tadini, si trovano perqualche mese faccia a faccia conquelle di Giulio Paolini, Carla Accar-

    di, Lucio Fontana, Luigi Ontani, Ar-turo Martini, Sol LeWitt e molti altrimaestri del XX e XXI secolo.

    Accademia Tadini. Quattro colle-zionisti a confrontoLovere (Bergamo), Accademia diBelle Arti Tadini, Palazzo dell'Acca-

    demia, via Tadini 40 (Lungolago) -orario: marted-sabato 15/19, dome-nica 10/12 e 15/19.Fino al 4 ottobre.

    CINEMA

    Questa rubrica curata da Simone Mancuso

    Baara di Giuseppe Tornatore

    Baara una storia che riporta indietronel tempo lo spettatore per un ricor-do. Ricordo legato alle vicende socio-culturali italiane e della Sicilia peralcuni, e alle proprie origini isolane edella vita per altri, con una minuziaper i dettagli storici e del costumesiciliano ed italiano, che rasenta laperfezione. Dal pane e cipolle sottogli ulivi, al cinema con Lattuada che

    va a girare a Palermo un film conSordi al protagonista che collezionaframmenti di pellicola, grazie allequali Tornatore fa un omaggio ai suoifilm preferiti.Se il cinema uno strumento per rap-presentare il ricordo, l'onirico e lavita, allora Giuseppe Tornatore uncineasta cinefilo ed un magnifico re-gista. Perch con Baara si trasforma

    in un soggettista e sceneggiatore dellavita originale, in due sensi. Da un lato

    il ritorno alle origini della sua vita dabambino, dall'altro il ritorno all'origi-ne estetica del suo cinema con le car-

    rellate e la musica che enfatizzano lameravigliosa ricostruzione di Baghe-ria, come facevano in Nuovo CinemaParadiso.La musica di Morricone in realt,questa volta ha molta meno potenzarispetto ad allora. Questo dovutoall alta qualit del film, soprattuttonella cura della regia(bellissimalidea di sviluppo circolare con i duebimbi che si incrociano in corsaallinizio ed alla fine del film) e nella

    sceneggiatura, ai quali la musica, sepur bellissima, non riesce ad amal-gamarsi. Probabilmente con una mu

    sica dalla potenza distruttiva, comeMorricone ha gi prodotto, sarebbestato inarrivabile.La bravura di Tornatore in questofilm ovunque, anche nella scelta deivolti che costituiscono questo film.Dai due protagonisti, semplicemente idue migliori volti che si potesseroavere per quei ruoli, agli altri visi,compreso luomo senza gambe. Me-no bene per la scelta della direzionedella fotografia, che non viene notata

    grazie ad una scenografia perfettasoprattutto nella ricostruzione di Ba-gheria. La sceneggiatura a cura delregista difficile, ma la bravura adinserire una quantit cos elevata diinformazioni di ogni tipo, in un sog-getto di cos ampio genere non datutti.Comunque, sicuramente un film cheentra a far parte della storia del ci-nema italiano, e voglio fare unascommessa. Se viene presentato agli

    Oscar vince! Lo dico senza conoscereancora i concorrenti, perch Baara hale caratteristiche per vincerlo. Perch un film universale che parla di tuttie per tutti, a pi livelli di lettura. Losi pu vedere come un film politico, ocome una descrizione sociale dellaperdita delle origini e quindidellidentit, sia come individui checome collettivit. Oppure semplice-mente come la storia di una famigliaitaliana nelle sue generazioni, o comela storia della vita di un uomo.Io preferisco pensarlo semplicementecome cinema, cinema italiano.

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    gallery

    YuoTube

    MORATTI. CHI DI TEATRO FERISCE

    http://www.youtube.com/watch?v=XShJ-dFmtMc