PCG VIII 123 (CAF III 398), Plat. Alc. I - unich.it · Fonti nel volume Donne che contano nella...

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Fonti nel volume Donne che contano nella Storia Greca: Plat. Alc. I 121b (p. 536) Xen. Hell. III 3, 2-3 (pp. 551 s.; 538 s.) PCG VIII 123 (CAF III 398), ap. Ath. XIII 574d (p. 540) Plat. Alc. I 123e-124a (p. 542) Xen. Ages. 4, 5 (pp. 545 s.) Plut. Ages. 4, 1 (p. 546) Plut. Ages. 3, 1-2 [Duris FGrHist 79 F 69] (pp. 553 s.) Plut. Alc. 23, 7 (pp. 554 s.) Plut. De tranq. an.6, Mor. 467f (pp. 555 s.)

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Fonti nel volume Donne che contano nella Storia Greca:

Plat. Alc. I 121b (p. 536)

Xen. Hell. III 3, 2-3 (pp. 551 s.; 538 s.)

PCG VIII 123 (CAF III 398), ap. Ath. XIII 574d (p. 540)

Plat. Alc. I 123e-124a (p. 542)

Xen. Ages. 4, 5 (pp. 545 s.)

Plut. Ages. 4, 1 (p. 546)

Plut. Ages. 3, 1-2 [Duris FGrHist 79 F 69] (pp. 553 s.)

Plut. Alc. 23, 7 (pp. 554 s.)

Plut. De tranq. an.6, Mor. 467f (pp. 555 s.)

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Xen. Hell. III 3, 1

(vd. Donne che contano nella Storia greca, pp. 551 s., 538 s.)

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Senofonte, Elleniche, III 3, 1

In seguito Agide, giunto a Delfi e offerto la decima del

bottino, andatosene di nuovo cadde malato ad Erea, lui che

era già anziano, e fu trastortato a Sparta ancora in vita, ma lì

in breve morì: e gli toccò un’onoranza funebre superiore a

quella normale per un uomo. Dopo che furono celebrati i

giorni di lutto, e bisognava insediare un re, vennero a

contesa per la regalità Leotichida, che sosteneva di essere

figlio di Agide, e Agesilao che era il fratello.

(vd. Donne che contano nella Storia greca, pp. 551 s., 538 s.)

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Lys. XVIII 2

(vd. Donne che contano nella Storia greca, pp. 535 s.)

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Lisia, XVIII 2 Si constaterà che egli in tutte le imprese che condusse

di sua iniziativa a servizio del popolo, è sempre stato

per la città autore di molti benefici ed ha arrecato

moltissimi e gravissimi danni ai nemici; in quelle

invece in cui fu costretto ad agire non di sua volontà

ma per forza, ebbe personalmente la sua larga parte

di mali, mentre la responsabilità delle sventure si

farebbe risalire con ragione a chi vi consigliò. (trad. M. Marzi)

(vd. Donne che contano nella Storia greca, pp. 535 s.)

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Hdt. V 39-41 (I)

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Hdt. V 39-41 (II)

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Erodoto, V 39-41

Ad Anassandrida, che per moglie aveva una figlia di sua sorella che gli era carissima, non nacquero figli.

(2) Stando così le cose, gli efori, mandatolo a chiamare, gli dissero: «Se tu non provvedi a te stesso, noi invece non possiamo trascurare che la stirpe di Euristene si estingua. Perciò ripudia la donna che hai, dal momento che non genera, e sposane un’altra. E così facendo, farai cosa gradita agli Spartiati». E lui rispose che non avrebbe fatto nessuna delle due cose e che non lo consigliavano bene, esortandolo a ripudiare la moglie che aveva per prenderne un’altra, dal momento che per lui non aveva colpa, e non li avrebbe affatto ubbiditi.

(40,1) Di fronte a questa risposta, gli efori e gli anziani, dopo essersi consultati, proponevano ad Anassandrida quanto segue: «Poiché ti vediamo così attaccato alla moglie che hai, fai questo, e non ti opporre a queste proposte, perché gli Spartiati non abbiano a deliberare qualcos’altro sul tuo conto. (2) Non ti chiediamo dunque il ripudio della moglie che hai; a questa continua a dare tutto ciò che dai ora, e prenditi un’altra moglie che ti dia figli». Anassandrida dette retta a quanti dicevano all’incirca così e in seguito, avendo due mogli, abitava due nuclei famigliari, comportandosi in un modo per nulla spartano.

(41, 1) Passato non molto tempo, la moglie venuta dopo dà alla luce questo Cleomene. Ed essa dava un re come successore agli Spartiati, mentre nello stesso tempo la prima moglie, che era stata sterile nel periodo precedente, finalmente concepì proprio allora per questa firtuita coincidenza. (2) E i familiari della seconda moglie, saputolo, la importunavano, mentre era incinta davvero, dicendo che se ne gloriava a torto, volendo tra l’altro ingannare con un figlio fatto passare per suo (…) (3) Come partorì Dorieo, subito concepisce Leonida e subito dopo questo Cleombroto, ma alcuni sostengono che Cleombroto e Leonida fossero gemelli. La moglie che invece aveva generato Cleomene ed era venuta in un secondo momento, figlia di Prinetade di Demarmeno, non partoriva più una seconda volta.

(trad. G. Nenci)

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Hdt. VI 61-63 (I)

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Hdt. VI 61-63 (II)

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Hdt. VI 61-63 (III)

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Erodoto, VI 61-63 Ad Aristone, che regnava a Sparta e aveva sposato due mogli, non nascevano figli (2) E poiché non

ammetteva di esserne egli stesso responsabile, sposa una terza moglie, ma la sposa così. Gli era amico uno degli Spartiati cui Aristone era affezionato più che a ogni altro cittadino. Si dava il caso che quest’uomo avesse la sposa di gran lunga più bella tra tutte le donne di Sparta e che costei inoltre fosse divenuta bellissima da bruttissima. (3) Essendo essa brutta d’aspetto, la sua nutrice, poiché era figlia di genitori ricchi ed era brutta, vedendo inoltre che i suoi genitori consideravano il suo aspetto una sciagura, constatato tutto questo, escogita quanto segue. La portava ogni giorno al tempio di Elena. (...). (4) e dunque una volta, mentre la nutrice se ne andava al santuario, si dice che le apparve una donna, (...) (5) quella, toccando il capo della bambina, disse che sarebbe diventata la più bella tra tutte le donne di Sparta. Da quel giorno cambiò aspetto. Giunta all’età del matrimonio, la sposò Ageto, figlio di Alcide, quello che era appunto l’amico di Aristone.

(62, 1) L’amore per questa donna infiammava dunque Aristone: ed ecco cosa combina. Promette all’amico, cui questa donna apparteneva, di dargli in dono tra tutte le sue cose quella che egli stesso scegliesse, e invitava l’amico a fare per lui altrettanto. L’altro, non nutrendo alcun timore per la moglie, vedendo che anche Aristone aveva moglie, accetta; e su questo si impegnarono con un giuramento. (2) Successivamente lo stesso Aristone diede quello, qualunque fosse, che Ageto scelse tra i tesori di Aristone ed egli, quando giunse il suo turno di ottenere da Ageto il contraccambio, chiese allora di prendersi la moglie dell’amico. L’altro dissse che avrebbe concesso qualunque altra cosa tranne quella, ma poi, costretto dal giuramento e dall’abile raggiro, permette che la porti via.

(63, 1) Così Aristone prese la terza moglie, dopo aver ripudiato la seconda. E in troppo poco tempo e quando non aveva ancora compiuto dieci mesi, la donna genera appunto Demarato. (2) Mentre sedeva a consiglio insieme agli efori, uno di quelli di casa gli annuncia che gli era nato un figlio. Egli, conoscendo l’epoca in cui aveva sposato la moglie e contando i mesi sulle dita, disse con giuramento: «Non può essere mio». Gli efori udirono queste parole, ma lì per lì non vi dettero importanza. Il figlio crebbe e Aristone si pentì di quanto aveva detto: credette infatti fermamente che Demarato fosse figlio suo. (3) Gli mise nome Demarato per questa ragione: prima di questi avvenimenti gli Spartiati avevano pregato pubbicamente perché ad Aristone, uomo illustre tra tutti coloro che erano stati re di Sparta, nascesse un figlio; appunto per questo gli fu messo il nome di Demarato [=‘Pregato dal popolo’].

(trad. G. Nenci)

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Harpocr. s. v.

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Arpocrazione, s. v.

Lisia nell’orazione contro Eschine il Socratico, di cui

c’è un dialogo intitolato Aspasia. Si ricordano di lei poi

spesso anche gli altri Socratici, e Platone nel

Menesseno dice che da lei Socrate apprese le cose

politiche. Era per stirpe Milesia, e straordinariamente

abile nei discorsi; di Pericle dicono che lei fu insieme

maestra e amata. Dicono poi che fu causa di due

guerre, quella di Samo e la guerra del Peloponneso,

come è possibile apprendere da Duride di Samo e da

Teofrasto nel IV libro delle Politeiai e dagli Acarnesi di

Aristofane. Sembra inoltre che da lei Pericle ebbe il

figlio spurio suo omonimo Pericle, come mostra anche

Eupoli nei Demi. Unitasi a Lisicle il demagogo ebbe

Poriste, come dice Eschine Socratico.

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Aspasia (Donne che contano nella Storia greca, pp. 375-420): Plut. Per. 24-25, 1 - I

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Plut. Per. 24-25, 1 - II

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Plut. Per. 24-25, 1 - III

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Plut. Per. 24-25, 1 - IV

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Plut. Per. 24-25, 1 - V