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cdsc cEntro documEntAzionE E studi cAssinAti A cura di Emilio Pistilli La Rocca Janula di Cassino edizioni cassino P atrocinio Ministero Per i Beni e le a ttività culturali soPrintendenza ai Beni aMBientali e architettonici del lazio università degli studi di cassino

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cEntro documEntAzionE E studi cAssinAti

A cura di

Emilio Pistilli

La RoccaJanula

di Cassino

edizioni cassino

Patrocinio

Ministero Per iBeni e le attività

culturalisoPrintendenza

ai BeniaMBientali earchitettonicidel lazio

universitàdegli studi dicassino

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cDSc

Centro doCuMentAzione e studi CAssinAti

La rocca JanULa

Di caSSino

attraverso le ricerche di

L. Paterna Baldizzi e G. F. carettoni

A cura di

Emilio Pist i l l i

EDiZioni caSSino S.r.l. - 2000

Patrocinio

Ministero per i Beni e le Attività CulturAli

soprintendenzA Ai Beni AMBientAli e ArChitettoniCi del lAzio

università degli studi di CAssino

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proprietà letterAriA riservAtA

eMilio pistilli - 2000©isBn 88-87950-02-4

in copertina: acquerello di Enzo Biclungo.

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introDUZionE

Premessa

All’inizio del sec. XX il castello di Cassino, la roccaJanula, rischiò di essere abbattuto a causa del suo sta-to di precario abbandono. in tal senso, infatti, si erapronunciato il Ministero delle finanze tramite l’ufficiotecnico di Caserta; motivo: rischiava, con il suo crol-lo, di danneggiare la sottostante città (“uno strano de-

siderio di abbatterla, si fece strada nelle menti, non

sempre sagge, di chi dirige le sorti degli edifici stori-

ci demaniali”1).Ma fu proprio questa motivazione che consentì agli

amministratori comunali – sindaco Antonio Martire –di presentare istanza per interventi di recupero dellostorico monumento. Fortunatamente il Ministero del-la pubblica istruzione rispose all’appello dei Cassinatie, nel 1906, fece redigere un progetto di consolida-mento partecipando alla spesa per due terzi dell’im-porto. l’incarico della progettazione fu affidato all’ing.leonardo paterna Baldizzi.

***

gli attuali interventi di consolidamento, che ripor-teranno a nuova vita la rocca Janula, sollecitano a ri-scoprire il passato di questo insigne castello. la riedi-zione dei due studi di leonardo paterna Baldizzi egianfilippo Carettoni consente di mettere a fronte duefasi diverse e relativamente recenti dell’antico monu-mento e, nel contempo, di averne un quadro abbastanzacompleto circa le vicende storiche ed architettoniche.

Mentre il lavoro dell’ing. leonardo paterna Baldizzi– pub blicato nel 1912 ma divenuto presto rarissimo,tanto che ora lo si puó avere solo in copia fotostatica– oltre alla ricostruzione storica offre lo stato di fattoprecedente al restauro, avvenuto tra il 1911 ed il 1912;

1 l. paterna Baldizzi,pag. 43. 3

introduzione

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quello dell’archeologo gianfilippo Carettoni docu-menta le condizioni in cui i bombardamenti della se-conda guerra mondiale ridussero la rocca cassinate.

entrambi, poi, fanno da necessaria premessa all’at-tuale intervento di restauro, illustrandone le motiva-zioni e giustifi can done le scelte.

Fin dalla sua costruzione nel nono secolo, volutadall’abate cassinese Aligerno (ab. 949-985) sulla for-tezza cassinate si sono registrate annotazioni di archi-visti e di storici che ci hanno consentito di delinearnele vicende storiche in maniera abbastanza dettagliata.

tra le principali fonti vanno segnalate le notizie ri-portate dagli autori della Cronaca del monastero diMontecassino, leone Marsicano, detto ostiense, e ilsuo continuatore pietro diacono nei secc. X e Xi; nelsec. Xiii la cronaca del notaio cassinese riccardo das. germano; nel sec. XiX l’abate luigi tosti, che haattinto molto dall’archivio monastico.

dopo i nostri due autori già ricordati – paternaBaldizzi e Carettoni – ne ha fatto una ricostruzionestorica torquato vizzaccaro nel volume Montecassino

e Cassino – Storia, monumenti ed arte, pubblicato nel1966; ma quest’ultimo lavoro ben poco aggiunge aquanto scritto dai due studiosi (anche se il vizzaccarodefinisce la ricerca di paterna Baldizzi “farraginosa elacunosa”). va anche segnalata la tesi di laurea pres-so l’università di Cassino della dott.ssa pierangelad’Alessandro, La Rocca Janula – Profilo storico-ar-

chitettonico, del 1979.non va dimenticato lo studio del tedesco edoardo

sthamer, del 1929, che ricostruisce le vicende dellarocca sotto il profilo giuridico.

infine un numero speciale del mensile lAzio sud(vi, 1987, n. 1) interamente dedicato al castello diCassino, con la riproposizione dei lavori di paternaBaldizzi (un sommario), Carettoni e sthamer.

va tuttavia rimarcato che il saggio di leonardopaterna Baldizzi contiene varie imprecisioni, sia sul-le date riferite, sia sulla trascrizione dei nomi di alcu-

4

lA roCCA JAnulAdi

CAssino

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introduzione

ni personaggi; inoltre qualche riferimento storico cir-ca gli avvenimenti narrati va rettificato: ma il Baldizzi,si sa, fu un ingegnere, non uno storico. detto questo,va comunque affermata la validità della sua opera, nonsolo sul piano dell’esame strutturale ed architettonico,ma anche, perché no, storico.

la monografia di gianfilippo Carettoni invece,strettamente tecnica, non presenta necessità di corre-zioni avendo egli condotto le sue osservazioni con loscrupolo e la precisione che hanno sempre contraddi-stinto la sua opera. in apertura l’autore si occupa an-che delle fortificazioni medioevali della zona dell’an-tica Casinum: questa parte, pur non essendo stretta-mente connessa con la rocca Janula, viene riportataugualmente per consentirne la conoscenza, dal mo-mento che questo saggio non ha avuto un larga diffu-sione: oggi lo si puó consultare solo in qualche bi-blioteca a Montecassino o a roma.

la nota conclusiva dell’architetto Carlo scap -paticci, responsabile del Centro operativo di Cassinodella soprintendenza ai Beni Ambientali e Archi -tettonici del lazio, nonché progettista e direttore deilavori di consolidamento della rocca, fornisce un qua-dro esaustivo dell’insieme degli interventi previsti edeseguiti illustrando i principi ispiratori e le tecnicheadottate per il restauro: non poteva esservi modo piùappropriato per chiudere questo lavoro.

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2 Chronica Mona ste -

rii Casinensis (daora solo Chron.

Cas.), ed. h. hof -fmann, in M.g.h.S c r i p t o r e s ,XXXiv, han no -ver, 1980, lib. i,cap. 33: “… hic i -ta que reminiscenspericuli quod nu-per a saracenis subsuo predecessore[Bassacio, ab. 837-856] nisi deusm i s e r i c o r d i t e ravertisset éidemloco acciderat, to-tum undique mo-nasterium, quodsursum erat, muristurribusque fir-missimis in mo-dum castelli muni-vit”.

3 ibid.: “Civitatemquoque ad radi-cem huius montiscirca monasteriumdomini salvatorisconstruere inchoa-vit”.

4 Con la battaglia delgarigliano nel915.

5 Chron Cas., ii, 1.6

lA roCCA JAnulAdi

CAssino

La rocca Janula in sintesi

il castello costruito sul colle Janulo di Cassino nac-que per motivi puramente difensivi: dunque non fu uncastello gentilizio per la residenza del signore del ter-ritorio, come avveniva ormai in tutta europa.

le continue incursioni dei saraceni avevano già in-dotto l’abate Bertario, dopo l’anno 857, a difendere ilmonastero con possenti mura rendendolo una vera epropria fortezza2. Analoga necessità difensiva si poseper tutelare la comunità benedettina residente ai piedidel monte nel monastero del salvatore; per questo mo-tivo Bertario pensò anche di costruire delle mura at-torno al complesso monastico ed alle chiese vicine,una vera e propria nuova città, cui avrebbe dato il no-me di Eulogimenopolis, città di Benedetto3. purtroppoquest’ultimo suo intento non si realizzò perché i sara-ceni diedero alle fiamme ed al saccheggio prima il su-periore monastero, poi la costruenda città, decapitan-do, addirittura, nella chiesa del salvatore, lo stesso aba-te Bertario.

i monaci, si legge nella storia dell’abbazia, dovet-tero abbandonare il luogo e ritornarvi solo dopo oltreun sessantennio.

Con la ripresa della vita nel territorio diMontecassino, dopo la cacciata dei saraceni4 ed il re-cupero delle terre badiali di cui si erano impadroniti isignorotti locali, l’abate Aligerno – eletto abate nel 949– comprese che era necessario più che mai fortificarei luoghi sacri; e ciò fece rinforzando le difese del mo-nastero. Ma, forte delle passate tristi esperienze, com-prese anche che occorreva fare altro.

Fu così che diede avvio ai lavori per la costruzionedi una rocca sul colle Janulo5. il nuovo castrum, do-veva avere, secondo le intenzioni dell’abate, la fun-zione di acquartieramento di truppe e materiali da di-fesa, a non molta distanza dal monastero e più a con-tatto con la sottostante pianura, donde si poteva inter-venire più tempestivamente per affrontare eventualiassalitori, prima che salissero verso il sacro recinto.

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6 Chron. Cas., iv, 56:“[gerardus Ab -bas] monticulumJanule, qui eidemcivitati imminet,cepit atque a civi-bus obsides acci-piens eandem ia -nu l e arcem, que atemporibus Ali -gerni abbatis de -stituta ac desolatafuerat, restruerevir strenuissimuscepit”.

7 portata a terminedal l’abate Ate nol -fo (ab. 1011-1022).

8 loc. cit..9 la notizia ci è data

dagli Annales Ca -

si nenses seu Ano -

nymi Casi nen sis

C h r o n i c o n ,M.g.h. ss. 19, ed.pertz, han nove -rae, 1866, pagg.303-320: “roccade Janula destrui-tur”.

7

introduzione

non gli sembrò, inoltre, a parere di chi scrive, de-coroso né conveniente, tenere delle soldatesche al-l’interno dell’abbazia, luogo sacro, che pure era daconsiderarsi una vera e propria fortezza.

la costruzione, a pianta quadrangolare, si adattò,per la sua perimetrazione, alla conformazione dell’a-spra collina.

il successore di Aligerno, l’abate Mansone (ab. 986-996), costruttore, tra l’altro, del castello di roccasecca,potenziò ulteriormente la cinta muraria della rocca.

i violenti terremoti, frequenti nella zona, dovetterodanneggiare notevolmente le strutture, tanto da ren-dere il castello “abbandonato e desolato”6.

in seguito alla costruzione della città sottostante7,che prese il nome di s. germano, il castello, nonostantele sue precarie condizioni, fu più volte occupato dagliabitanti della stessa città, insofferenti all’autorità ab-baziale.

da un’ennesima occupazione della rocca da partedei sangermanesi l’abate gerardo (ab. 1111-1123-1126) dovette liberarla, restaurando e consolidando lemura8; inoltre vi aggiunse, nel cortile interno, la mas-siccia torre centrale a pianta pentagonale, alta oltreventi metri, che ancora oggi torreggia sulle rovine delmaniero; all’interno del primo cortile, fece costruireuna cappella, di cui ancora si notano i resti, e localiper l’abitazione dell’abate; di questi ultimi non si so-no mai trovate tracce, se si escludono le eleganti fine-stre visibili sul lato nord del disegno settecentesco dipag. 21.

nel 1121, dopo la battaglia di sutri tra le sue murafu imprigionato, da Callisto ii, l’antipapa gregorioviii, più noto come il Burdino (asino).

Ma ancora nel 1126 i sangermanesi la distrussero9.secondo una tradizione verso la fine del sec. Xii

nel castello di s. germano risiedettero anche itemplari.

un intervento importante, per la storia edilizia del-la rocca, fu operato dall’abate roffredo de insula (ab.1188-1210), verso il 1200: fece aggiungere la teoria di

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10 Angelo della no -ce, cit., pag. 209:“nostro aevo semidiruta, atque dis-jecta, milvis tan -tum, et cornicibustutam praebet ni-dulationem, et ni-hilominus ejus ar-cis praefectura,pro prjis munitasti pendjis perse-verat: regie solitaconferri benefi-cio”.8

lA roCCA JAnulAdi

CAssino

mura che, formando un enorme triangolo, inglobava-no la sottostante città nel sistema fortificato. le muradell’abate roffredo erano visibili fino all’ultima guer-ra mondiale, quando furono distrutte dai bombarda-menti anglo americani: solo pochi resti rimasero a te-stimoniarne la passata esistenza.

nel 1221 Federico ii, per moderare il potere dei ba-roni ordinò, con l’editto di Capua, la distruzione di tut-ti i castelli costruiti dopo la morte di guglielmo ii (a.1189) e non difesi dalle truppe regie; tra questi fu in-clusa anche la rocca Janula, che era nelle mani deiBenedettini. l’abbattimento, però, non fu totale. Anzi,alcuni anni dopo fu lo stesso imperatore Federico iiad ordinare la ricostruzione: in tale occasione fu rico-struita ex novo la torre centrale e a testimoniarlo so-no i segni dei lapicidi lasciati dalle maestranze fede-riciane sui blocchi lapidei inseriti verso la base dellatorre.

nel 1229, in occasione della spedizione militarecontro il regno di sicilia, papa gregorio iX, pose sot-to la tutela pontificia la rocca. Ma ben presto Federicoripristinò la sua autorità e pose la rocca nelle mani delgran maestro dei teutonici, ermanno di salz. da al-lora il diritto di nomina del castellano fu esercitato daincaricati dal re. e ciò proseguì anche con l’avventodi Carlo d’Angiò (1226-1285).

l’abate pirro tomacelli (ab. 1414/15-1437) riuscì,sia pure temporaneamente, a rientrare in possesso delcastello con l’esborso di 4.000 ducati alla reginagiovanna ii d’Angiò. in tale frangente pirro fece co-struire un nuovo muro di fortificazione apponendoviil proprio stemma (a. 1428).

dopo un sessantennio di occupazione aragonese ilterritorio di Montecassino passò in mani spagnole conConsalvo di Cordova.

segue un periodo di scarse notizie sulla roccaJanula. Ma sappiamo, dall’abate Angelo vi dellanoce, (1657-1661, 1665-1669), nel suo commento al-la cronaca cassinese di leone ostiense, che al suo tem-po la rocca è semidistrutta ed abbandonata, sicuro ri-

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11 Archivio di statodi napoli, Cata stoonciario di s. ger -mano, vol. n. 1501.

12 per la questione siveda e. pistilli, La

battaglia di Cassi -

no giorno per

gior no - Settembre

1943 - Giugno

1944, Antoninolamberti editore,Cassino, 1999, al-la cui ampia bi-bliografia si rin-via. 9

introduzione

fugio per le cornacchie ed i loro nidi, tuttavia vi si con-serva ancora la prefettura munita di proprie rendite perbeneficio regio10.

dal 1742 la rocca Janula non figura più nel patri-monio dell’abbazia perché incamerata nel demaniodello stato11.

Con legge del 1860 del complesso è competente,per conto del demanio, il Ministero delle Finanze.

All’inizio del sec. XX vi fu un progetto di demoli-zione perché il castello era considerato pericolante. suintervento del Ministero della pubblica istruzione, in-vece, si elaborò un progetto di restauro, il che consentìche la rocca giungesse fino ai nostri tempi.

durante il secondo conflitto mondiale la roccaJanula fu incardinata nel sistema difensivo tedesco del-la linea Gustav e fu sede di aspri combattimenti perla conquista della città di Cassino e del monastero diMontecassino12.

i bombardamenti anglo americani del 1943/44 dan-neggiarono gravemente le strutture della rocca.

solo ora, con finanziamento dello stato, e per vo-lontà della soprintendenza ai Beni Ambientali eArchitettonici del lazio, il monumento, ristrutturato –almeno nella zona della corte grande – torna a nuovavita. una volta ultimati gli interventi la gestione saràaffidata all’università degli studi di Cassino.

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13 A. della noce,Chronica Sacri

Mo na sterii Casi -

nensis, lutetiaeparisiorum, 1668,nota al cap. 1 del iilibro (pag. 209):“in ConstruendA

roCCA, QuAe JA -nu lA nunCu pA -tur.) Sic dicta vi-

detur, quod anti-

quitus Iano tem-

plum ibi erectum

fuerit, ut in actis

sanctorum De -

metrji, et socio-

rum, Petrus Dia -

co nus in Regesto

sancti Placidi pag.

121.14 e. pistilli, Cassino

dalle origini ad

oggi, con brevi no-

te su Montecas -

sino, idea stampa,Cas sino, 1994,pag. 88.

15 g. F. Carettoni,Ca sinum, ist. stu -di romani, i, ro -ma, 1940; pag. 12nota 3.

16 e. sthamer, Die

Rechtsstellung der

Burg rocca Janula

in Mittelalter, in“Casinensia”, i,M o n t e c a s s i n o ,1929, pag. 37: “Wirdürfen also mitziemlicher si che -10

lA roCCA JAnulAdi

CAssino

il nome

l’accostamento del nome “Janula” con quello del-la divinità pagana “giano” è fin troppo facile. Questoha indotto vari studiosi ad ipotizzare – qualcuno an-che ad affermare13 – che sulla sommità della collinache sovrasta la città di Cassino sorgesse un tempio de-dicato a giano Bifronte, il dio degli ingressi, delle por-te. la voce latina Janua, porta, è da connettersi, ap-punto, al nome dello stesso dio. dunque Janula, cioèpiccola porta, fa ritornare sempre alla stessa originedel nostro toponimo, ipotizzando che in quel luogo,bordeggiato dalle mura dell’antica Casinum, dovesseaprirsi una piccola porta di accesso al sistema difen-sivo della città romana.

in assenza di riscontri obiettivi si puó avanzare qua-lunque ipotesi, ma va rilevato che in zona non si è avu-ta mai traccia archeologica o storiografica del culto digiano. nel 1994 segnalai il ritrovamento della testamarmorea di giano Bifronte, avvenuto presso il bivioper Montecassino durante la rimozione delle maceriedel secondo conflitto mondiale – la scultura è, attual-mente, custodita ad Aquino -14. Ma tale elemento è discarsa importanza dal momento che il reperto potevatrovarsi in quel luogo proveniente da chissà dove, por-tatovi, magari, da un collezionista dell’anteguerra, co-sì come ora si trova, per le stesse ragioni, in Aquino.

dunque concordo con lo studioso g. F. Carettoniche afferma: “A proposito di questa rocca molti auto-ri, tratti in inganno da una facile assonanza di nomi,hanno parlato di un tempio di giano, del quale non ab-biamo alcuna notizia né traccia”15.

Anche lo studioso tedesco eduard sthamer è sullastessa linea: “dobbiamo dunque ammettere con suffi-ciente certezza che la rupe del castello presso Cassinosia stata priva di fabbricati fino al medioevo inoltra-to”16.

la prima volta che si trova indicato il nome dellarocca Janula è in un documento del 7 giugno 967, ilprivilegio dei principi pandolfo e landolfo di Capua,

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rheit annehmen,dass der Burg -felsen bei Cassinobis in das Mit tel -alter hinein unbe-baut gewsen ist”.

17 e. gattola, Acces -

siones, i, Coleti,ve nezia, 1734,pag. 63: “Castellaet turres, quae inhereditate prepha-ti monasterii us-que modo con-structae fuerunt,vel quod adhuc inantea constructaefuerint, idest ca-stellum de Jannulaet castellum de s.Angelo ad teudiceet ipsa turre s.georgium, ut a -mo do […] possi-derent”.

18 Regesto Farfense,in “Fonti per la sto -ria d’italia” XXXiii,1903, t. iv, pag. 212.

19 ivi, n. 1082, t. v,pag. 77.

20 ibid. n. 1149 del1097, t. v, pag. 150.

21 p. toubert, Les

structures du La -

tium Médiéval - Le

Latium méridio-

nal et la Sabine du

IXe siècle à la fin

du XIIe siècle,Bibliothèque desécoles Françaises 11

introduzione

nel quale vengono elencati i castelli e le torri conces-si all’abate di Montecassino e ai suoi successori finoad allora costruiti e che da allora in poi fossero staticostruiti, e cioè: il castello de Jannula, il castello di s.Angelo in theodice e la torre di s. giorgio17.

dunque, se l’abate Aligerno fu eletto nel 949 pos-siamo affermare che la rocca fu fondata nel periodotra il 949 ed il 967.

È opportuno segnalare che in origine il toponimoRocca Janula non identificava solo il castello che do-minava la città di s. germano; vi era un altro castel-lo, in territorio di rieti, con identica denominazione.il castellum quod nominatur Janule, infatti, figura nel-la lista dei castra acquisiti dall’abate Berardo i del-l’abbazia benedettina di Farfa (ab. 1047-1089)18 in se-guito alla donazione, nel 1083, da parte del contetendino di rieti19. l’ultima menzione del castrum èdel 109720 dopo di che si puó supporre che il sito siastato abbandonato per ragioni che non si conoscono.il prof. pierre toubert precisa: rocca Janula fa partedel gruppo dei sette castra molto presto abbandonati,offerti a Farfa nel 1083-1084 dagli ultimi conti dirieti21. lo stesso studioso francese esclude che il ca-stello possa identificarsi con l’attuale s. polo deiCavalieri, che nel sec. Xi era denominato Castellum

S. Pauli in Jana, in fundo Janule, sia per ragioni sto-riche che topografiche22; tuttavia non si puó ignorarela presenza dei toponimi Jana e Janule.

gli stessi toponimi, del resto, ritroviamo più volteanche in territorio del lazio meridionale: per tutti sivedano i documenti che descrivono i confini di Alvitoche comprendono, tra l’altro, un monte qui nominatur

Janula23 in valle di Comino.

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d’Athènes et derome, école Fran -çaise de rome,1973, pag. 419, s.v. “rocca Janula”:“Rocca Janula fait

partie du groupe

des sept castra dé-

sertés très tôt, of-

ferts à Farfa en

1083-1084 par les

derniers comtes de

Rieti”.22 ibid.23 privilegio di

guaimario, in gat -tola, Accessiones,i, pag. 141”…qua-liter vadit in serrade monte, qui no-minatur Janula”.

24 informazioni dalsig. Antonio vanodi Cassino.

25 t. vizzaccaro, op.12

lA roCCA JAnulAdi

CAssino

come si saliva alla rocca

Fino all’anteguerra alla rocca si poteva salire dal-la vecchia carrozzabile per Montecassino, ma questopercorso era considerato troppo lungo da chi abitavaai piedi del colle; vari sentieri si snodavano dalla par-te alta della Cassino medioevale, da un tracciato tra-sversale che segnava il limite alto della città, dove disolito si recavano le donne a stendere il bucato. di qui,salendo sempre verso il lato orientale del maniero, isentieri si perdevano e si intersecavano fra loro tra legrigie rocce ma andavano tutti a convergere verso laporta principale.

i percorsi abituali erano i seguenti:

- largo spirito santo - vico torricelle - piazza Castello- piazza s. pietro - “via alla rocca”;

- via del Foro - via della portella - piazza Castello -piazza s. pietro - “via alla rocca”;

- via riccardo - via Capo Croce - vico ebrei - piazzas. pietro - “via alla rocca”;

- via riccardo - via A. tari - piazza s. pietro - “viaalla rocca”;

- Corso v. emanuele ii - largo tre Colonne - via s.Matteo - via spina santa - “vicinale alla rocca”;

- Corso v. emanuele ii - largo tre Colonne - via s.libera - “vicinale alla rocca”;

- Corso v. emanuele ii - largo tre Colonne - viaMontecassino - via s. libera - “vicinale allarocca”;

Altri accessi: dal vico i spina santa e dal vico iispina santa; per i giovani, infine, l’ardimentoso viot-tolo “vicinale alla rocca” a destra del vallone s.silvestro, detto della “péndëca”24.

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13i se

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la Madonna del-la rocca inun’immaginettadell’anteguerra.

14

lA roCCA JAnulAdi

CAssino

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15

cit., pag. 151.26 da non confon-

dersi con l’omoni-ma chiesa ai piedidi rocca Janula,detta anche de -l’Assunta per ilfatto che lì si cu-stodiva la statuadella vergine As -sunta.

27 F. della Marra,Descrizione isto-

rica del Sacro Real

Monistero di Mon -

te Casino, con una

breve notizia della

fu antica Città di

Casino, e della

pre sente di S. Ger -

mano, per uso, e

comodo de’ Fore -

stieri, 2ª ediz.,napoli, 1775, pag -g. 11-12.

28 t. vizzaccaro

introduzioneLa chiesetta dell’annunziata

un cenno a parte merita la chiesetta costruita nelrecinto della rocca dall’abate gerardo all’inizio delsec. Xii.

tralascio le misure e le notizie riferiteci da paternaBaldizzi e da Carettoni limitandomi solo a riportare labreve descrizione che ne fa t. vizzaccaro: “Appenaentrati nel grande recinto si scorgeva a sinistra la men-zionata chiesetta, dedicata a Maria ss. dell’An -nunziata, [ … ]. Modestissimo era il prospetto di talechiesetta: solo un frontone curvilineo, affiancato dadue pilastrini, a cui faceva da coronamento la conti-nuazione della cornice del portone stesso ed aveva loscopo di fungere da attico ad un cornicione largo me-tri 0,45 che correva al di sopra della porta d’ingressoa metri 6,40 dal suolo. nella superficie di questo atti-co si apriva una finestra semicircolare. l’interno, al-quanto povero, era costituito da un vano scavato nel-lo spessore del contrafforte ed a destra disponeva diuna piccola cappella”25.

la chiesetta, ricavata presso la torre sud-est, era de-dicata a Maria ss. Annunziata26.

non sappiamo quando le fu dato tale titolo, ma èprobabile che ciò sia avvenuto all’inizio del settecento:ce lo fa ritenere una notizia segnalataci da Flavio del-la Marra nel 177527. i frati domenicani avevano unaloro chiesa ai piedi di Montecassino dedicata a Mariass. Annunziata (tra l’attuale via del Foro e via s.giacomo: alle spalle del complesso enel); poichésorgeva in luogo basso e paludoso, fu concesso ai fra-ti di costruirsi un ospizio per l’estate su rocca Janula,“tra levante e mezzodì”; l’opera non fu ultimata per lamorte prematura, nel 1720, del padre vicario F.gennaro torres di napoli. dunque l’ospizio non si rea-lizzò, però i domenicani comunque avevano legato ipropri interessi alla chiesetta, che, per tale motivo, sa-rebbe stata intitolata all’Annunziata, quasi a voler af-fermare la continuità con la chiesa del basso.

Quella della rocca era a croce latina ed aveva un’ab-

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lA roCCA JAnulAdi

CAssino

(pag. 148) ci dàno tizia di questorestauro: “nellaseconda metà delsecolo scorso, pro-venienti da Cardi -to di napoli, giun-sero nella nostraterra i coniugi Bia -gio de Micco e lamoglie teresa Ci -ca la, quest’ultimadi Melito. gesti -vano nell’antica s.germano un pic-colo negozio diterraglie e vetrerie.[ … ] i due coniu-gi erano religiosis-simi e Biagio ave-va un particolareculto per la Ma -don na della rocca[ … ]. nella corti-na interna dellamu raglia, a sini-stra di chi entra, viera in una lunettaun dipinto di unignoto artista: eraaffrescata una pic-cola madonnina, amezzo busto. ilvec chio Biagiopen sò bene di nonlasciare abbando-nata a se stessaquella bellissimamadonnina e deci-se di ricostruirvi lacappellina. lachie sina che re-staurò dopo inten-

side, un presbiterio e una sacrestia; a chiusura dell’in-gresso vi era un cancello di ferro. vi si celebrava mes-sa una volta al mese. la chiesa dipendeva dalla par-rocchia di s. pietro in Castro, i cui resti murari sonoancora visibili a ridosso del primo tornante di via C.F. pinchera (via panoramica), e fino al 1921 fu offi-ciata dal parroco don Cosmo gargano.

la cappella fu restaurata nel 1870, come ci indical’epigrafe riportata da paterna Baldizzi al termine delsuo lavoro28. nel 1880 vi vu eseguito un affresco diMaria ss. Annunziata. Con fondi raccolti tra i fedeli,il seminario e l’abbazia di Montecassino fu fatta ese-guire dallo scultore napoletano gangi la statua ligneache è raffigurata nei santini dell’anteguerra. un altrorestauro fu eseguito negli anni venti del secolo scor-so a cura di d. Alessandro varone, priore della con-fraternita di Maria ss. Annunziata, dal padre del par-roco vincenzo terenzi e dal padre di Aurelio Malatesta,“ambedue dirigenti”29.

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si sacrifici e que-stue risultò lunga esnella e l’immagi-ne campeggiava difronte alla portad’ingresso”.

29 traggo queste no-tizie dalla citata te-si di laurea delladott.ssa pie ran -gela d’Ales san -dro, che a sua vol-ta le ha raccoltedalla viva voce did. Francesco varo -ne, rettore dellacappella fino allasua distruzione av-venuta nel 1944.

introduzioneLa festa della rocca

non puó mancare un cenno all’elemento religiosoe folcloristico connesso alla chiesa dell’Annunziata,che costituiva il vero legame del castello con i citta-dini di Cassino.

la festa annuale si svolgeva il lunedì successivo al-la pentecoste. in quel giorno molti fedeli di Cassino edei paesi vicini fin dal primo mattino si radunavanonel recinto della rocca e nelle immediate vicinanze:l’occasione consentiva pic-nic sui prati e abbondantilibagioni con balli e canti fino a sera; lì spesso nasce-vano amori e nuove amicizie. Alle otto del mattino sicelebrava la prima messa; altre due seguivano duran-te la mattinata ad intervalli di due ore.

in quella giornata a chi guardava da piazza duomosi presentava uno spettacolo pittoresco: migliaia di per-sone, con abiti coloratissimi della festa, sparse tra lerocce brulle lungo i molteplici sentieri che dalla vec-chia città si inerpicavano fino al castello; tre o quattroarcate di luminarie davanti la facciata dell’ingressodella rocca, canti popolari e religiosi le cui note rim-balzavano fino a valle mescolate a quelle della bandamusicale e al suono festoso della campana della rocca.

gli addobbi della chiesa della rocca e della chiesamadre erano curati, almeno negli ultimi tempi, dalladitta locale giovannino pirolli. le arcate artistiche diluminarie (le “apparate”) negli anni venti funzionava-no ad acetilene; solo nell’immediato dopoguerra si uti-lizzò l’energia elettrica.

la banda musicale era per lo più locale o di un pae-se del circondario.

verso le otto di sera la statua della Madonna, pre-ceduta dalla banda musicale e dallo stendardo, segui-ta dal sacerdote e da una folla di fedeli, veniva trattafuori dalla chiesetta per essere portata in processionecon torce e ceri lungo la statale per Montecassino, ac-compagnata da fuochi d’artificio per l’intero percor-so, fino alla chiesa madre, dove giungeva verso le un-dici, annunciata da fuochi d’artificio ancora più in-

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lA roCCA JAnulAdi

CAssino

30 Queste ultime in-formazioni sonostate fornite dal si-gnor Antonio va -no, testimone di-retto di quei tem-pi.

31 p. d’Alessandro,loc. cit.

tensi; lì veniva lasciata per l’intera settimana. la do-menica successiva, festa della ss. trinità, il sacro si-mulacro veniva riportato nella cappella della rocca30.

nel 1921 ci furono problemi con l’autorità eccle-siastica, forse per le intemperanze dei pellegrini resialticci dall’abbondante bere: per questa ragione fu tol-ta la benedizione alla statua e la cappella fu sottrattaalla giurisdizione parrocchiale; vi fu nominato un ret-tore, che, fino al 1938, fu d. giovanni di Carlo, allacui morte successe d. Francesco varone31.

All’interno del recinto del castello, presso l’angolosud-ovest, è segnalata anche l’abitazione del custode,o dell’eremita (perché non aveva famiglia). Questi ave-va il compito di sparare a mezzogiorno un colpo dimortaretto, mentre la sua abitazione nel giorno dellafesta si trasformava in rivendita di bevande e alimen-tari.

nel dopoguerra, distrutta la cappella con gran par-te del complesso, i ruderi divennero luogo di incontroper coppiette e studenti che marinavano la scuola: maquesto avveniva anche prima!

Foto di fine ottocento.

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Affresco di paoloBril nella sala delConcistorovaticana (1585circa - particolare)

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introduzione

incisione dalsalmon (1763 - particolare)

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stampa di M. de la salle, del 1703 (particolare)

s. germano e la sua rocca nel settecento: particolare di un disegno molto fedele del grossi.

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un meticoloso disegno settecentesco in Archivio di Montecassino: è l’unicaraffigurazione del lato nord, dove sono visibili finestre di abitazioni. ringrazio per questa immagine d. Faustino Avagliano, archivista del mona-stero.

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22incisione del 1876 (ed. treves, particolare): il disegno è piuttosto fantasioso.

la chiesa dell’Annunziata e il fiume rapido dominati dalla rocca all’iniziodell’ottocento; di gigante e Moschetti (particolare).

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disegno abbastanza attendibile del 1842: da l. tosti, Montecassino, i.

Foto di fine ottocento - Alinari (particolare).

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Fine ottocento -Alinari(particolare).

disegno del1929,

di g. russi.

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la rocca vista dalla vecchia strada per Montecassino nei primi decenni delnovecento.

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Foto del 1933-34 (da M. dell’omo, Montecassino).

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Foto del 1933-34: veduta dall’attuale quartiere s. silvestro (da M. dell’omo, Montecassino).

la chiesa di s. germano vegliata dalla rocca (g. d’Ambrosio 1941).

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1933-34: sentinella della valle del rapido (da M. dell’omo, Montecassino).

pianta del complesso prima dei bombardamenti del 1943/44.

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una delle ultime immaginidella rocca prima della se-

conda guerra mondiale(proprietà A. Mangiante).

durante i bombardamenti del 1943/44.

Ciò che rimase dopo la furia bellica.

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Ciò che sopravvisse alla distruzione del 1943/44.

la città è risorta ma la rocca continua a ricordare lo scempio subito.

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lato est verso la città conl’ingresso principale.

si possono notarei recenti crolli

causati dalle intemperiee dalle infiltrazioni

vegetali.Anno 1986

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interno della torrepentagonale.Anno 1986.

Muro interno di separazione tra le due corti

con la stretta porta di accesso.Anno 1986

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i segni incisi dai lapicidi sulle pareti della torre

pentagonale al mo-mento della sua

costruzione.

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la parete sud nel 1998.

l’inestricabile groviglio di radici che hanno contribuito non poco all’ulte-riore degrado della struttura.

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LEONARDO PATERNA BALDIZZI

L’ingegnere Leonardo

Paterna Baldizzi, nel 1910,quando era docente universi-tario a napoli, e membro del-l’Ufficio regionale dei Mo-numenti di napoli, ebbe l’in-carico dalla Soprin tendenzadi Caserta di redigere un pia-no di restauro e ripristinodella rocca Janula. a talescopo eseguì un rilievo tecnico del complesso monu-mentale realizzando schizzi planimetrici e prospetti inscala 1:100. tali elaborati furono utili per i lavori su-bito dopo effettuati, ma si sono rivelati preziosi anco-ra oggi per gli interventi attuali di recupero poiché glisconvolgimenti dell’ultima guerra hanno reso quasi il-leggibile l’impianto strutturale.

il restauro di inizio sec. XX fu finanziato dal Mi-nistero dei Lavori Pubblici con una spesa complessi-va di £. 17.500 e fu portato a termine nel 1912.

Paterna Baldizzi allegò alla progettazione una rela-zione storica di grande impegno: una vera e propriastoria della rocca Janula, degna di storici di provataesperienza. È pensabile che non gli sia mancata unacollaborazione dei monaci di Montecassino, dal cui ar-chivio ha tratto la quasi totalità delle informazioni; einfatti nei suoi accenni bibliografici fa spesso riferi-mento al Chronicon dell’abbazia, alla Cronaca di ric-cardo da S. Germano, alla Storia della Badia di Mon-

tecassino dell’abate Luigi tosti. Ma proprio a que-st’ultimo il nostro dichiara onestamente di essersi af-fidato seguendone la narrazione storica e le fonti uti-lizzate (“… notizie, attinte alla fonte dell’insigne Pa-

dre Tosti, degli storici da lui citati…”).Per gli ultimi periodi si è servito anche dell’archi-

vio del Catasto Onciario di napoli, traendone spunti enotizie inediti.

La relazione divenne una “memoria” letta alla re-gia accademia di archeologia, Lettere e Belle arti di 35

L. PaternaBaLdizzi

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napoli, di cui evidentemente era socio, nella tornatadel 14 maggio 1912 e fu inserita nel Vol. ii del 1911degli atti (Memorie) della stessa accademia. Fu poipubblicata in estratto dalla tipografia della regia Uni-versità di napoli “achille Cimmaruta” nel 1912 (lacopertina dell’estratto reca la data 1913).

naturalmente la pubblicazione restò nell’ambito ri-stretto dei soci dell’accademia e solo in parte fu co-nosciuto dagli studiosi e da coloro che si interessanodelle nostre memorie patrie. infatti l’estratto è dive-nuto ormai rarissimo, mentre l’opera meritava ben piùimportanti ambiti editoriali.

di qui l’interesse – e la necessità – ad una riedi-zione integrale.

il testo del Paterna Baldizzi risente dei vezzi stili-stici in voga a fine Ottocento: ciò potrebbe appesan-tirne la lettura ma non ne sminuisce certamente l’in-teresse.

il suo maggiore merito, però, consiste nella pubbli-cazione dei rilievi topografici della rocca, estrema-mente precisi e scrupolosi, ed è egli stesso a rassicu-rarcene: “… e sicurissimo potrà essere [il lettore] an-

che della esattezza del disegno che pubblico, rilievo

minuzioso e accurato di tutte le parti della Rocca, ri-

unite dalla pianta topografica generale, con diligen-

te amore rilevata”.C’è infine una questione che lascia perplessi e an-

drebbe chiarita: le cronache ci informano che i lavoridi restauro furono eseguiti tra il 1911 ed il 1912; il sag-gio, come già detto, fu letto alla regia accademia nelmaggio 1912, molto probabilmente in occasione del-l’ultimazione dei lavori; ma come mai l’autore non vifa riferimento? Se di tale ultimazione non ci avessedato notizia Pasquale Parente1 potremmo ritenere cheil restauro non sia mai stato effettuato; in realtà fu ilsindaco di Cassino, Caio Fuzio Pinchera, ad infor-marne il Parente con una lettera2.

Forse proprio nell’ambito di quei lavori furono ap-posti i tiranti di ferro alla torre pentagonale, non an-cora installati a fine Ottocento, come ci mostrano le

1 P. Parente, Recen -

sione allo studio

di Paterna Baldiz -

zi, in “rivista Sto -rica Bene det ti na”,a. Viii (1913), vol.Viii, pagg. 145-147; più che unarecensione è unavera “stroncatu-ra”: oltre a sottoli-neare gli errori incui è incorso l’au-tore, definisce ladescrizione tecni-ca “alquanto di -sordinata e pove-ra” e l’intera me -

mo ria “aliena dal -la severità e dallaprecisione scienti-fica”: tale giudizioappare oggi piut-tosto ingiusto.

2 ivi., pag. 47.36

La rOCCa JanULadi

CaSSinO

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foto dell’archivio alinari, mentre sono ben visibili nel-le foto successive e ancora presenti sulla struttura deldopoguerra. non va dimenticato, tuttavia, il violentoterremoto che nel 1915 sconvolse tutto il territorio cau-sando innumerevoli crolli e gravi lesioni a moltissimiedifici: lesioni che furono tamponate con analoghi ti-ranti di ferro.

***

Leonardo Paterna Baldizzi nacque a Palermo il 23febbraio 1868. dopo gli studi superiori frequentò laregia Università di Palermo. terminato il servizio mi-litare si trasferì a roma per esercitare l’attività di in-segnante e curare l’elaborazione di studi e progetti ar-chitettonici di edifici pubblici. nel 1901sposò la si-gnora enrica. nello stesso anno gli furono affidati la-vori di scavo al Foro romano. nel 1902 per i suoi par-ticolari meriti gli fu assegnata la laurea honoris causadi architetto civile; nel contempo conseguì il diplomadi laurea in ingegneria.

nel 1905 vinse il concorso per la cattedra di dise-gno architettonico presso la regia Università di na-poli.

nel 1906 gli fu affidato l’incarico per un progettodi restauro della rocca Janula di Cassino.

Per conto dell’Ufficio regionale sviluppò ancheuno studio di interventi sul castello aragonese di Gae-ta, ed un altro per la deviazione del corso d’acqua lun-go la via Latina, al di sotto dell’arco romano ad aqui-no.

nel 1935 ottenne la laurea honoris causa in Lette-re. Cessò la sua attività di insegnamento nell’Univer-sità di napoli nel 1938 per raggiunti limiti di età. Sispense a roma il 18 maggio 1942 all’età di 74 anni,subito dopo aver completato il diario della sua vita pro-fessionale ed artistica, Non omnis moriar, uscito po-stumo nel 1943.

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L. PaternaBaLdizzi

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tra le pubblicazioni di Paterna Baldizzi vanno ri-cordate:

- Gradus ad Parnassum: disegni varii e progetti ar-

chitettonici..., torino, s. d. (ma inizi del 1900); - Fra uno schizzo e una nota: dai diari dei viaggi ar-

tistici, con prefazione di raffaello Giovagnoli, to-rino, 1905;

- La chiesa di S. Giorgio dei Genovesi in Palermo, to-rino, 1904;

- Non omnis moriar: dal diario dei miei viaggi arti-

stici e della mia attività professionale: progetti, di-

segni, studi, rilievi architettonici, schizzi a penna,

acquarelli, istituto Grafico tiberino editore, roma,1943;

- Non ho contravvenuto alle mie idee intorno al re-

stauro dei monumenti …, s.d. (ma dopo il 1915);- La chiesa di S.ta Maria Egiziaca in Roma (a cura

di), napoli, 1928?

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La rOCCa JanULadi

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“ rOCCa JanULaneLL’arte e neLLa StOria “

MeMOria

Letta neLLa r. aCCadeMia di arCheOLOGia, Lettere e BeLLe arti di naPOLi

neLLa tOrnata deL 14 MaGGiO 1912daL

PrOF. LeOnardO Paterna BaLdizzi

naPOLi

tiPOGraFia deLLa r. UniVerSità

aChiLLe CiMMarUta

1912

(estratto dalle Memorie della R. Accademia di Archeologia, Lettere

e Belle Arti, Vol., ii, 1911 - pagg. 203-254)

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ROCCA JANULA NELL’ARTE E NELLA

STORIA*

Premessa e commemorazione

del l’Ar ch. Oscar Ca po c ci

so cio della Reale Ac ca demia

di A. L. e B. A. di Napoli

Signori,.

È fortuna per me poter parlare di un monumento,che visse e fu utile quando i fatti storici più importanti– fruttuosi o disastrosi per la nostra italia meridiona-le – più frequenti si svolsero fra la città eterna, e la piùbella e popolosa metropoli italiana, a questa onorevo-le Società reale dove ancora aleggia, amata, la me-moria del mio predecessore nella cattedra universita-ria, l’architetto Oscar Capocci.

nella interruzione non breve dal giorno in cui lamorte strappò alla intellettuale consuetudine di vive-re in mezzo a voi l’illustre Uomo, a quello in cui iovenni, il Professor Capocci fu degnamente comme-morato, qui, nell’ateneo, nell’accademia Pontaniana,e commemorazioni larghe avevano fatte delle sue vir-tù, buona parte dei giornali e periodici della città. in-tesi allora il dovere di tacermi, perché la mia parolamodesta nulla sapeva aggiungere a quanto si era det-to su Oscar Capocci. Ma ora, che ho l’onore di poterleggere a Voi, illustrazioni delle arti e delle Lettere, ilmio scritto, sento di dover rievocare la nobile figuradell’artista che lasciò orma della sua genialità nel cor-rettissimo edificio della Stazione zoologica di napo-li, in molti monumenti civili e sepolcrali, nelle rico-struzioni di chiese e monumenti, nel progetto di re-stauro di uno dei più bei monumenti d’italia, l’arcodi alfonso d’aragona; di rievocare la eroica, figuradel Soldato che combatté sui piani di Lombardia con-tro gli austriaci e alla difesa di napoli, quando il de-

* Le note a lato so-no del curatore.40

La rOCCa JanULadi

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testato governo borbonico si preparava a bombardarela sua capitale dalle fortezze che l’attorniavano; di ri-evocare l’Uomo che ebbe per il primo la ventura digridare a favore della libertà e della costituzione nel-la dimostrazione imponente del 27 gennaio 1848, tra-scinando dietro a sé l’entusiasmo di tutti i concittadi-ni contro le istituzioni aborrite.

non è ancora sorta l’aula in cui l’insegnamento dalui impartito sarà continuato; in quell’aula a educa-zione dei nostri giovani, che generosamente sanno,quando occorre, versare il loro sangue per la gloriadella Patria, per la cui redenzione Oscar Capocci hadato il suo tributo, in quell’aula sorgerà un ricordo im-perituro delle sue virtù, della sua nobile effigie.

Ubicazione

della Rocca Janula

La lunga fermata che tutti i treni ferroviari fanno aCassino, quando si è percorsa metà della via fra na-poli e roma, dà agio ai viaggiatori che dall’italia me-ridionale si recano alla capitale, e viceversa, di osser-vare il grande edificio chiaro che sorge in cima al mon-te di tal nome, dominante le valli circostanti e si so-praeleva maestoso sulla vicina città, stesa alle falde diuna collina protetta, nel suo culmine, da un Castello.La pittoresca linea di questo merlato e scuro castello,contrasta con la calma delle forme del maestoso edi-ficio che domina il monte Cassino, e le dirute sue par-ti ci fanno pensare al sacrificio che questo modestoCastello dovette fare di sé, per il bene del Monastero,celebre per lunga e operosa vita, nato nel disordine delmedio evo per divulgare quell’ordine ascetico, che colmonachismo rimise un freno alle irruenti passioni, cheal di fuori della religione cattolica esistevano ed an-che nel cattolicesimo stesso.

Un illustre uomo che fu rispettatissimo, il Bene-dettino Padre d. Luigi tosti, tessé una lunga storia del-la Badia celebre, la quale fu quasi in tutti i tempi, per-nio agli avvenimenti politici della parte continentalemeridionale d’italia; essa é pubblicata in quattro libri, 41

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volumi XiV, XV, XVi, XVii, delle opere complete edi-te da Loreto Pasqualucci a roma negli anni 1888-1890. il tosti racconta tutti gli avvenimenti a cui è le-gata la vita di questa illustre Badia e, nelle pagine nu-merose ci fa vivere con spiccata chiarezza di narra-zione, nei periodi della storia italica che dal sesto se-colo vanno sino al 1820, sorvolando sui fatti svoltisisino al risorgere della nostra Patria, quando una prov-vida legge toglieva, nel 18661 ogni residuo di domi-nio giuridico ai monasteri che con ogni arte, la politi-ca principalmente, avevano saputo arricchirsi; ma lasoppressione non si estese all’archicenobio di Mon-tecassino2: non si poteva distruggere tanta opera di sto-ria e di civiltà. Sulle rovine di un antico tempio di apol-lo che sorgeva in un bosco a Venere dedicato, Bene-detto da norcia costruì nel 529, la chiesuola di S. Gio-vanni Battista, che fu poi il nucleo della Basilica Cas-sinese, accanto ad essa un oratorio dedicato a S. Mar-tino di tours, e poi una torre, sicura dimora ai disce-poli dell’ordine nuovo benedettino3. da quel tempol’avidità di governanti di ogni stirpe, ha fatto segno dicontinue scorrerie e distruzioni il Monastero4, mentrela munificenza di principi pentiti5 e religiosi6 ha pro-fuso ricchezze e donazioni all’ordine monastico per lequali crebbe a dismisura il prestigio e lo splendore del-lo storico edificio.

Fonti di notizie per la

compi la zione della monografia

alle stesse fonti alle quali il r. Padre tosti attinsele notizie storiche per la sua narrazione, e da lui stes-so indicate, ho ricorso io per investigare sulla vita delvicino modesto Castello, ora diruto, che nacque per di-fendere il suo creatore e padrone e come schiavo sem-pre piegò davanti ad esso, modestamente, in segno disottomissione, pur ribellandosi qualche volta agli in-giustificati ordini, ai soprusi ingiustificati.

La storia della rocca Janula è modesta quindi: èstoria, potremmo dire riflessa, chè nelle multiple egrandi vicende della gloriosa Badia, sacra alle arti e

1 L. 7 luglio 1866, n.3096.

2 l’art. 33 della leg ge7/7/1866 di spo ne -va: “Sarà prov ve -du to dal go ver no al - la con serva zionedegli edifizi collelo ro adiacenze, bi -blio teche, archivi,og getti di ar te, stru-menti scien tifici esi mi li delle badie diMonte cassino, de l -la Ca va dei tir reni,di San Martino del -la Sca la, di Mon re -ale, della Cer to sapresso Pavia e di al-tri simili stabili-menti ec cle siasticidi stinti per la mo-numentale im por -tanza e pel com-plesso dei tesori ar-tistici e letterari. Laspe sa relativa sa rà acarico del fon do pelculto”.

3 Gregorio Magno,Dialogi, ii, ed. Mo -ricca, istituto Stori-co italiano per ilMedio evo, roma,1924 (Fon ti per laStoria d’italia, 57).

4 La prima distruzio-ne avvenne tra il577 e il 589 ad ope-ra dei Longobardidi zottone.

5 Primo fra tutti il du-ca longobardo Gi-solfo ii che donò almonastero il primonucleo di quell’am-42

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alla cultura, la rocca, lungo i secoli della sua esisten-za, fu sempre da quella ecclissata ed assorbita nellapropria storia. Ma ora che uno strano desiderio di ab-batterla, si fece strada nelle menti, non sempre sagge,di chi dirige le sorti degli edifici storici demaniali, èbene che qualcuno faccia notare la caratteristica lineache si lega con grazia alla sottostante città, che primafu Sangermano, ora è Cassino, e richiami l’attenzionedei pochi cultori di tali caratteristici monumenti di sto-ria, con una narrazione sommaria degli avvenimentiche si svolsero intorno alla rocca.

io mi accingo al non facile compito e se non riusciròa dire tutto quello che si potrebbe sulla rocca Janula,spero che il lettore vorrà tener conto del buon voleree della elevata intenzione da cui mossi; egli intanto po-trà essere sicuro della scrupolosa veridicità di questenotizie, attinte alla fonte dell’insigne Padre tosti, de-gli storici da lui citati e ad altre fonti attendibili – qua-le un nuovo manuale del prof. arturo Galanti7 per lacorrettezza di alcune citazioni storiche e le tavole sin-crone e genealogiche del Belviglieri8 –; e sicurissimopotrà essere anche della esattezza del disegno che pub-blico, rilievo minuzioso e accurato di tutte le parti del-la rocca, riunite dalla pianta topografica generale, condiligente amore rilevata.

***

Stato politico delle terre

su cui sorse la Rocca Janula

dalla morte di S. Benedetto – 5439 – alla costru-zione della rocca Janula opera dell’abate aligerno(949-986 - 23 nov. 10) molti avvenimenti in italia sisvolsero, cambiando dominazioni e Principii, e variefurono le sorti del[la] Badia benedettina.

alla dominazione gotica (493-553) iniziata con laviolenza del grande teodorico, sviluppatasi poi concaratteri abbastanza provvidi e benefici per le genti ita-liche, durante il principato di lui, e tornata ad essereoppressiva e odiata sotto i suoi successori sino alla di -

pio territorio che fula Terra Sancti Be-nedicti; Chron.Cas., cit., lib. i, cap.5, pag. 25.

6 numerose le dona-zioni papali; pertutte basti ricordareil privilegio di papazaccaria del 748,anche se sussistonodubbi sulla sua au-tenticità.

7 a. Galanti, Manua-le di storia del Me-dio Evo dal 476 al1313: Per le scuolemedie superiori eper le persone col-te, torino, s. d. (mainizio del 1900);l’opera è ora pres-soché introvabile.

8 Carlo Belviglieri,Tavole sincrone egenealogiche distoria italiana dal306 al 1870 / com-pilate da CarloBelviglieri – Firen-ze, 1885.

9 non ci è nota la da-ta di morte di S. Be-nedetto, né la suaetà al momento deltrapasso; solo con-venzionalmente lasi segna al 547; vd.M.dell’Omo, Mon - tecassino. Un’ab-bazia nella storia,M o n t e c a s s i n o ,1999, pag. 292 e labibliografia ivi in-dicata.

10 aligerno fu abate 43

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sfatta di tagina (552) – dove totila perdeva la vita –e all’altra di nocera presso il Vesuvio, in cui il vitto-rioso narsete in nome di Giustiniano capo del roma-no impero d’Oriente distruggeva l’esercito di teja eogni residuo di dominio gotico in italia nel 553, suc-cedeva il breve dominio bizantino con l’esarcato – se-de del Governo ravenna – e poi quello dei Longobardinel 568.

i Longobardi, belligeri popoli germanici11, che, pro-venienti dalla regione posta fra il Weiser e l’elba, findal 527, erano penetrati nella Pannonia, ove si trova-vano stretti e a disagio con gli epidi, gli eruli ed altregenti barbariche, nella primavera del 568, raccolte leloro donne, i figli, i vecchi, gli schiavi, abbandonaro-no le loro case e si avviarono guidati da alboino, lo-ro re, verso l’italia.

dalle alpi Giulie scesero nel veneto e prima con-quista furono le terre del Friuli, costituite da alboinoin ducato e concesse a Gisulfo suo nipote.

Conquistate non senza qualche lotta altre città edespugnata Pavia, dopo tre anni di energico assedio, sul-la fine del 572 o al principio del 573, alboino vollequi mettere la sua residenza.

Ma ben poco il feroce alboino fu lasciato al pote-re, che rosmunda fatta sua sposa per forza, costretta,come è detto dalla maggior parte degli storici, da lui,nell’ubriachezza, a bere nel cavo del teschio del pa-dre, Gunimondo re dei Gepidi, lo fece uccidere da unoscudiero.

Clefi, successore, estese il dominio dei Longobar-di e il numero dei ducati, ma il suo governo dispoti-co e il governo dei trenta duchi successo a quello dilui, ucciso dopo diciotto mesi, non penetrarono in na-poli, né in altre provincie meridionali.

napoli si mantenne colonia greca quasi indipen-dente e il suo governo ebbe un aspetto di repubblicasotto il protettorato dell’imperatore orientale. essa re-sistette all’inutile assedio dei Longobardi nel 581,mentre Benevento aveva ceduto e suo duca era statocreato il Longobardo zotone.

dal 25 ottobre948/50 al 23 no-vembre 985; t.Leccisotti, Dizio-nario Biograficodegli Italiani, ii,roma, 1960, s. v.

11 Per la storia deiLongobardi si vedal’opera fondamen-tale di Paolo diaco-no, la Historia Lan-gobardorum, scrit-ta a Montecassinotra il 787 e il 799,data probabile del-la sua morte; vd.Paolo Diacono .Storia dei Longo-bardi, a cura di F.roncoroni, rusco-ni, 1974.44

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***Prime rapine alla Badia

di Montecassino.

Fu per opera di zotone che la Badia di Montecas-sino subì le prime rapine12; non bastò la modesta tor-re costruita13 da S. Benedetto sul culmine del monte,isolata e lontana da ogni contatto col mondo, per as-sicurare la pace e la desiderata indipendenza a quelloscarso numero di monaci, esempio vivo del nuovo mo-nachismo occidentale, che a differenza dell’originariodell’oriente, neghittoso e solo contemplativo, avevaper fondamentale regola il lavoro e l’attività degli uo-mini che, riunitisi per isolarsi dal mondo, al mondopoi dovevano dare, e diedero, il benefico loro lavorointellettuale, consistente in ispecial modo nelle nume-rose cronache e nella copiosa riproduzione degli anti-chi codici e cimelii, che tramandarono a noi larga par-te di letteratura e di storia greco-latina.

L’ozio è il nemico dell’anima14, affermava S. Be-nedetto, e in base a questa sua affermazione fu ag-giunto, alle pratiche ascetiche, l’obbligo del lavoro

continuo manuale e intellettuale.Così l’abate Bonito dovette assistere nel 58915 a

questo primo saccheggio e i monaci, abbandonando laloro malmenata dimora, si recarono a roma ove PapaPelagio ii, già monaco benedettino, permise che si co-struisse un monastero presso la Basilica Laterana equivi, per circa cento anni16, i Cassinesi si fermarono,mentre nel monte erano rimasti alcuni frati a guardiadelle ossa di S. Benedetto.

***Ricostruzione della

Badia di Montecassino – 718.

Gregorio ii17, più del Santo, suo omonimo, prede-cessore, volle fra le molte cose ripristinare la discipli-na monastica in italia e fuori e, mentre inviava il mo-naco Bonifacio in Germania, faceva tornare con Pe-tronace i monaci cassinesi del Laterano a Montecas-

12 Vd. Supra, nota 4.13 La torre non fu co-

struita da S. Bene-detto: il santo dinorcia trovò, sulmonte, sede dell’a-cropoli di Casinum,una torre d’epocaromana che scelsecome sua dimora;Gregorio Magno,Dialogi, cit.

14 “Otiositas inimicaest animae”: Gre-gorio Magno, Dia-logi, ii, 48.

15 Vd. Supra, nota 4;Bonito fu, secondola tradizione, ilquarto abate dopoS. Benedetto.

16 Fino al 718 circa.17 715-731. 45

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sino (718) per riedificare il distrutto monastero sulletombe di S. Benedetto e Santa Scolastica, custodite daalcuni solitarii eremiti che avevano appena, come nar-ra il Bercastel18, l’alloggio e la sussistenza.

Papa zaccaria, già monaco benedettino, successo aGregorio iii nel 741, aiutò i nuovi monaci sotto Pe-tronace19 loro sesto abate e nel 74620 si recò a visita-re la tomba del Santo Patriarca e a consacrare la nuo-va chiesa. ridiede quindi a Montecassino il volumeautografo della Regola di S. Benedetto e il peso del

pane e la misura del vino21; e con la bolla successivaesentò il monastero dalla giurisdizione dei Vescovi, as-soggettandolo alla sola Sede apostolica; come si hadalla Chron. Cass.22 Con questa bolla, confermata damolti successivi pontefici, la giurisdizione spiritualedegli abati cassinesi, si rese inviolabile e la laicale in-cominciò a prendere certa forma e consistenza comeasserisce il padre tosti23.

Papa Zaccaria (741-752)

e il suo ritratto di S. M. Antiqua

nel Foro Romano.

Con la scoperta della chiesa di S. Maria antiqua nelForo romano, fu messo in luce un ritratto dell’intel-ligente Papa zaccaria, il quale, avendo profittato de-gli avvenimenti storici che si svolgevano intorno a luicon acume eccezionale, legava a sé ed al Papato Pipi-no, maestro di palazzo e per ciò, capo effettivo deiFranchi, favorendolo nel vagheggiato disegno di crear-si re di fatto dei Franchi già continuamente in conte-sa coi Longobardi riaffermando così tacitamente ilprincipio che ai papi, come giudici supremi fra re epopoli spettassero il diritto d’investitura e l’autorità

di togliere e di dare le corone e gettando quindi le fon-damenta di quella che potremo chiamare col Galanti24

potestà politica universale dei papi, che sorge accan-to alla potestà politica particolare, iniziata già dallaPrammatica Sanzione di Giustiniano e dalle donazio-ni della terra di Sutri che Liutprando nel 728 avevafatto ai beatissimi apostoli Pietro e Paolo e per loro

18 Berault Bercastel,antoine henri (de),Storia del Cristia-nesimo dell’abatedi Berault Berca-stel recata in italia-no con dissertazio-ni e note dall’abateGiambattista Zu-gno, Venezia, 1828-1831; l’opera fuscritta tra il 1778 edil 1790.

19 ab. dal 718 circa al749/750.

20 nel gennaio del748 e non 746; cfr.Chronica Monaste-rii Casinensis, cit.,i, cap. 4.

21 Che i monaci ave-vano portato in sal-vo a roma in occa-sione dell’abban-dono del monasterodistrutto dai Lon-gobardi.

22 l. i, cap. 4.23 L. tosti, Storia del-

la badia di Monte-cassino, Vol. i, Pa -squalucci, roma,1888, l. i, cap. 2,pag. 25.

24 a. Galanti, op. cit.46

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alla Chiesa di roma e a Gregorio ii, iniziando mate-rialmente il dominio territoriale dei papi abbattuto do-po 1142 anni, nel 1870.

Fu mia ventura poter ritrarre l’affresco di S. Mariaantiqua quando i colori erano ancora imbevuti dal-l’umidità che la terra, al cui contatto erano stati per pa-recchi secoli, aveva lasciato. e del mio quadro, gran-

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Fig. 1

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de al vero, eseguito ad acquarello, do qui una ripro-duzione zincografica, Fig. 1, pubblicata prima nel mio“ Gradus ad Parnassum ”. esso è, con gli altri di S.Maria antiqua di teodoto e S. Quirico, di proprietàdello Stato; e posti nella raccolta dell’Antiquarium delForo romano ideato e retto dall’illustre archeologoGiacomo Boni. il nimbo di forma rettangolare ci diceche il Papa San zaccaria era vivente quando il pittorene ritraeva le forme.

Per le esortazioni di Papa zaccaria, rachi re deiLongobardi (744-749) si ritirò nel monastero di Mon-tecassino25 e vestì l’abito di S. Benedetto, mentre laconsorte e la figlia26 si ritiravano in altro monasterovicino, che avevano, con ricca dote, fabbricato27, po-scia anche il re Carlomanno prese la cocolla monasti-ca28.

Il Monastero di Monte cas si no

viene in potere del territorio

su cui sorgeva Casinum

e la na scente San Germano.

L’abate Petronace, oltre a ripristinare il Monasterodi Montecassino, pensò ad estendere, anche alle faldedel monte, l’ordine benedettino, costruendovi un altroMonastero, mentre nel 74829 Gisolfo ii, duca di Be-nevento, volle reintegrare Montecassino dei danni ar-recativi dal feroce predecessore zotone, e oltre a re-stituire le usurpate possessioni, donò quanta terra cir-condava il Monte, con tutti i castelli, le ville, i molinie le acque che vi erano e, inoltre il territorio di Gen-ziana.

Vediamo così venire in potere dei Cassinesi anchela terra su cui sorgeva la romana Casinum, che nel me-dio evo aveva nome prima di Castello e di città di S.Pietro e poi anche di S. Pietro a Monastero, e l’altrasu cui cominciava a sorgere S. Germano.

Morto nel 751 Petronace30, gli abati Ottato, erme-te, Graziano, tomichio, Potone, continuarono l’operadi incremento del Monastero e quest’ultimo vi ag-giunse una chiesa sacra a S. Benedetto31, al cui culto

25 nel 749 dopo averespugnato Perugia:Chron. Cas., i, 8.

26 tasia e ratrude.27 il monastero di Piu-

marola, fondato, se -condo la tradizioneda S. Scolastica, so -rella di S. Benedet-to; Chronica Mo - na sterii Casi nen -sis, cit., lib. i, cap.8; e. Gattola, Hi-storia abbatiaecas si nensis, Vene-tiis, Co leti, 1733,pag. 752.

28 anno 747; Chroncas., i, 7.

29 La donazione diGisulfo ii avvennenel 744 e non nel748: Chron. Cas., i,5.

30 Petronace morì il 6maggio 749/750;vd. M. dell’Omo,op. cit., pag. 292.

31 La chiesa dedicataa S. Benedetto fucostruita sulle rivedel fiume rapido enon a Montecassi-no; Chron. Cas., i,cap. 11: “Hic [Potoabbas] aedificabitdeorsum ecclesiamparvam in honoresancti Benedicti ineo loco, ubi nuncest ecclesia sanctiGermani”.48

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fin qui non era rimasta riserbata che la cappella, di cuifacemmo cenno in principio di questo lavoro.

***Privilegi concessi alla Badia

Cassinese da Carlo Magno

re dei Franchi, successore

nel 774 dei Longobardi.

La potenza dei Papi cresceva intanto con la prote-zione ad essi concessa dalla nuova dinastia dei Fran-chi, heristal detta poi Carolingia che si era sostituita,nel 752, con Pipino ii, alla salica dei Merovingi.

a Liutprando, morto il 744, successe per cinque an-ni rachi, che, fattosi monaco come dianzi dicemmo,cedette al fratello astolfo (749-75232) il regno; maquesti, nella impresa contro i Greci prima, contro ilPapa dopo, e poi contro Pipino, chiamato dal Papa edeletto Patrizio dei romani, non ebbe l’aiuto dei duchisuoi e nel 756 fu assediato dentro la sua Pavia da Pi-pino e sconfitto. nello stesso anno esso moriva e glisuccedeva il duca desiderio.

Col crescere della potenza dei Papi anche l’ambitaassunzione al pontificato era contesa onde parecchielotte e doppie elezioni che si iniziarono alla morte diPaolo i (726) successo a Stefano ii († 757). nell’an-no 768 moriva Pipino, lasciando il regno diviso fra ifigli: Carlo – che fu poi detto Magno – e Carloman-no.

desiderio, re dei Longobardi, era riuscito a impa-rentarsi con essi dando in moglie a Carlo la propria fi-gliuola ermengarda, mentre le sorelle di questa anda-vano spose del duca di Baviera e di arichi, duca di Be-nevento. Ma il parentado non giovò ad impedire leostilità più che mai esistenti fra Longobardi e Franchi;nel 771 Carlo ripudiava ermengarda, acuendo la lot-ta che doveva portare la fine del regno longobardico,passato nelle mani di Carlo nel 774, dopo la espugna-zione di Pavia. desiderio fu mandato nel Monasterodi Corbia, in Francia e il figliuolo adelchi o adalgisosi rifugiò a Costantinopoli.

32 non 752 ma 756,come lo stesso au-tore indica subitodo po; cfr. G. roma-no, Le dominazionibarbariche in Ita-lia, Milano, 1910.

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indipendente dalla conquista Franca restò solo ari-chi duca di Benevento e marito della figlia di deside-rio, adelberga, il quale assunse il titolo di principe, go-vernando in quasi tutta l’italia meridionale, egli vollebeneficare l’abadia di Montecassino, allargando lagiurisdizione degli abati e loro sottomise il Monaste-ro di donne dedicato a Santa Sofia33, mentre Carlo Ma-gno, discendendo in italia per la quarta volta e controarechi, nel 787 volle venerare il sepolcro di S. Bene-detto, confermando nella sua visita le donazioni di Gi-solfo ii e comandando che l’abazia fosse consideratacome camera imperiale, i Monaci fossero consideraticome cappellani dell’impero e l’abate arcicancellie-re e maestro Cappellano, e con queste fece altre con-cessioni morali e materiali34.

*** Abate Gisulfo (797-817)

Lot te fra Siconolfo e Radelchi,

intervento degli Arabi.

L’abate Gisulfo (797-81735) governò il Monasterodopo i benefici ottenuti da arechi – morto nel 788 – eda Carlo Magno – morto nell’814 – il quale aveva la-sciato re d’italia il nipote Bernardo figliuolo di Car-lomanno. Gisulfo risanò il suolo limaccioso e malsa-no ai piedi del Monte nella Valle di San Germano, fa-cendo riempire di pietre i pantani produttori di malsa-nia e raffermato così il suolo vi fece costruire una bel-la chiesa, consacrata con il nuovo monastero, di cui hofatto cenno, al nome del redentore36. Così questa val-le si aumentava di alcuni nuovi edifici ecclesiastici econtemporaneamente si veniva popolando di piccoleabitazioni di gente che da essi dipendeva e viveva conessi in rapporti.

Ma tanto nuova prosperità doveva essere minata danuovi principi Beneventani. il Principe Sicone,nell’828 aveva sottomesso a tributo napoli; il figlio dilui Sicardo tentò distruggere amalfi, trasportandonegli abitanti a Salerno, ma ucciso, nel 84037, amalfi enapoli tornarono indipendenti e, per la successione al

33 anno 787; Chron.Cas., i, 12.

34 ibid.35 796-817.36 Chron. Cas., i, 36.37 nell’839; cfr. Chron.

Cas., i, 25.50

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trono di Benevento, sorse contesa fra il legittimo prin-cipe Siconolfo e un usurpatore di nome radelchi. Si-conolfo, avendo bisogno di danaro, spogliò la Badiadi Montecassino con promesse di restituzione e men-tre radelchi chiamava gli arabi della Sicilia in suoaiuto, egli chiamava quelli della Spagna.

Gli arabi o Saraceni erano venuti in Sicilia nel 826chiamati, in sua difesa, da eufemio da Messina, am-bizioso capitano, che si era ribellato al dominio di cuii Greci ancora fruivano nella Sicilia, con l’intenzionedi formarsi un regno indipendente, e che finì uccisonell’assedio di ema [enna, n.d.c.] (Castrogiovanninell’827). Ma g1i arabi continuarono per conto lorola conquista dell’isola, espugnando successivamentePalermo (832) Messina (842) Siracusa (878) taormi-na (902).

Così il dominio degli arabi in Sicilia, durato sinoal 902, costrinse i greci a ridursi nelle poche terre del-la Puglia e della Calabria che chiamarono anche Sici-lia facendo nascere così, più tardi, l’impropria deno-minazione di regno delle due Sicilie.

nella lotta fra Siconolfo e radelchi intervenne an-che il re Carolingio Ludovico ii (848) e, dopo varievicende, il ducato di Benevento rimase smembrato neitre principati di Benevento, rimasto a radelchi, di Sa-lerno toccato a Siconolfo e di Capua, dove erasi di-chiarato indipendente, in mezzo a tali contese, il ga-staldo Landolfo che fondò Capua nuova per sua resi-denza (856).

***La città di S. Benedetto:

“ Eulogi mopo li ” prende

il nome di San Germano – 875 –

I Saraceni invadono l’abazia

e le terre di S. Benedetto

e mozzano il capo all’Abate

Bertario (San Bertario)

il 22 ottobre 88438.

Sbarcati in napoli i Saraceni, nell’845, mossero ver-so roma per mare e per terra apportando la distruzio- 38 883, vd. infra.

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ne sulla loro via; attaccando specialmente i più ricchiconventi posti in aperta campagna e fra questi,nell’846, Montecassino. L’abate Bassaccio (837-856)con energia evitò le depredazioni saracinesche e Ber-tario (856-88439), che gli successe, fortificò il Mona-stero; ma a nulla valse; chè i Saraceni, condotti da Sua-den, uomo bestiale, assetato di sangue, entravano nelMonastero, quando i monaci si erano già riparati, al-cuni nel vicino cenobio volturnese di teano, recandocon loro le bolle, i diplomi, e la regola di S. Bene-detto; altri con l’abate Bertario, nel Monastero di SanSalvatore in S. Germano, ove, a difesa contro gli ag-gressori, fu circondato il Monastero da abitazioni, dan-do così sviluppo alla nuova città di S. Germano40. inessa, non vi ha dubbio, si recarono alcuni abitatori del-la vecchia Casino, l’antica Cascum come Varrone af-ferma41 si chiamasse prima che i romani la chiamas-sero Cassino; e che fu poi dichiarata Municipio nel66342, quando per la legge Giulia, dopo la guerra so-ciale acquistarono, i popoli italici, la cittadinanza ro-mana. della città romana restano gli avanzi dell’an-fiteatro, di acquedotti e di un sepolcro da alcuni cre-duto un tempio43.

L’abate Bertario dava alla nascente città il nomegreco di Eulogimonopoli (città di S. Benedetto – Eu

bene logos, parole o detto monos, monaco polis, città–44) verso l’869; e allora fu anche terminata la chiesadel Monastero di Santa Sofia, famoso per ricchezza egià soggetto a Montecassino.

Contro i Saraceni avevano intanto fatto lega roma,napoli, amalfi e Gaeta; in aiuto di questa lega vennel’imperatore Lodovico ii e così, prima vinti a Ostia iSaraceni dovettero cedere poi Brindisi e Bari (871).

L’abate Bertario, da prode cavaliere, accompagnòLudovico nelle sue imprese e quando questi si ritrae-va dagli antichi stati longobardi, per ritirarsi a Brescia,dove moriva nell’875, volle togliere da Capua il cor-po del Santo Vescovo Germano e condurlo nella nuo-va città Eulogimonopoli45 che d’allora mutò il suo no-me in quello di Sangermano46.

39 883, vd. Chron .Cas., i, 44, ed. h.hof fmann, pag.114.

40 L’abate Bertarioiniziò a costruireuna città attorno almonastero del Sal-vatore pensando didarle il nome di Eu-l o g i m e n o p o l i s ,cioè città di Bene-detto (“civitatemiu so fieri voluit etinchoabit”, Chro-nica Sancti Bene-dicti Casinensis,M.G.h. Scriptores -Rerum Langobar-dorum et Italica-rum, saec. VI-IX,han noverae, 1878;Chron Cas., i, 33:“civitatem quoquead radicem huiusmontis circa mona-sterium domini sal-vatoris construereinchoavit” e più ol-tre “…dum supra-dicta moenia Eulo-gimenòpolis, idestBenedicti civitatisc o n s t r u e re n t u r…”, ibid.), ma nonriuscì nell’intentoperché ucciso daisaraceni come sivedrà più avanti; lacittà sarà costruitanel sec. Xi dall’a-bate atenolfo(1011 - 1022, vd.ultra), col nome diS. Germano, dallachie sa omonima52

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CaSSinO

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L’anno 88447 doveva essere funesto per il Mona-stero di Montecassino e per quello del Salvatore inSangermano. i saraceni in gran numero, protetti dalletenebre, risalito il Garigliano, presero clandestina-mente, all’insaputa dell’abate Bertario e dei Monaci,la via del Monte, e, inaspettati, irruppero nel Mona-stero cassinese, nel dodicesimo giorno di settembre48,portando orribile saccheggio ed incendio e sanguino-sa strage49.

Mentre questa distruzione avveniva alla vetta delMonte, mortale spavento, disperazione di salvezza,turbava e faceva disertare i monaci di S. Salvatore inSan Germano50, verso il Monastero di teano, dove al-cuni, scampati da Montecassino, si erano anche rifu-giati.

Ma i Saraceni per completare la loro distruzione,desideravano togliere la vita anche al loro nemico in-telligente abate Bertario, scampato alla loro ferocianel primo attacco e tornarono 49 giorni dopo e, trova-to Bertario ai piedi dell’altare di S. Martino51, gli moz-zarono il capo52.

Così moriva nell’88453 il 22 ottobre abate Bertariofondatore, come abbiamo visto, della città di S. Ger-mano, presso la quale doveva poco dopo sorgere larocca Janula; e, con Bertario, finiva per la secondavolta la Badia Cassinese.

*** Dissolutezze e allontanamento

dei Monaci da Montecassino.

Abate Aligerno napoletano

ripristina il Monastero.

due anni dopo gli avvenimenti da me riportati (886)l’abate angelario del Monastero di teano (884)54 in-caricava il monaco erchemperto – lo scrittore dellacronaca che porta il suo nome55 – di ricostruire le mu-ra dell’antica abadia ed egli si recava a Montecassi-no con alcuni monaci ed eseguiva come meglio pote-va, la missione affidatagli; ma col ripristinare le mu-ra, egli non poté ridonare alla Badia la potenza distrutta

che aveva abban-donato l’intitola-zione al Salvatore.

41 De Lingua latina,Vii, 28-29.

42 La data non ha al-cun fondamento,nep pure se si voles-se ricorrere alla da-tazione dalla fon-dazione di roma;non è nota la data incui Casinum fu mu-nicipio: lo si sa so-lo da alcune epigra-fi non databili ritro-vate nel territorio;vd. G. F. Carettoni,Casinum, ist. St.romani ii, 1940.

43 La cosiddetta tom-ba di UmmidiaQua dratilla; il tea-tro romano ai tem-pi di Paterna Bal-dizzi non era anco-ra stato riportato al-la luce.

44 non è esatta la tra-duzione: eu-logi-menos sta per “be-ne detto” cui si ag-giunge polis, città.

45 La trascrizione e -satta secondo l’a-nonimo Cassinese(Chron. S. Bened.Ca sin., cit.) è “Eu-blogimenopoli”,pag. 476, e “Eublo-gimonopolis”, pag.479, mentre nellacronaca di LeoneOstiense si scrive:“Eulogimenopoli”(i, 33). 53

L. PaternaBaLdizzi

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dai Saraceni, osteggiato dai principi Longobardi, chegli impedirono di rivendicare il patrimonio benedetti-no.

i monaci, intanto, invece di rientrare nelle mura del-la Badia sul Monte restarono a teano; avevano co-minciato a sentire l’influenza del contatto con le cit-tà: onde cominciò a dissolversi la regola di S. Bene-detto e a corrompersi la loro costumatezza ed essi, nel915, passarono nel Monastero di S. Benedetto di Ca-pua.

della invadente dissolutezza l’abate Baldovino(943-94756) volle avvertire Papa agapito ii e questicomandò ai monaci di ritornare a Montecassino, in-viando una sua epistola monitoria al principe Landol-fo, fautore di quel disordine; ma solo l’abate aliger-no, napoletano (949-98657) poté mettere in esecuzio-ne l’ordine del Papa.

in mezzo al dissolvimento della disciplina mona-stica, aligerno rifulgeva per mente elevata, accorta,provvidente, per mitezza di costumi incorrotti e per af-fetto al monachismo. a lui doveva essere affidato ilnon facile incarico di far rivivere la Badia Cassineseabbandonata dai monaci con tutte le possessioni. i con-ti di teano da un lato, il gastaldo di aquino atenolfodall’altro, si erano divisi tutto il territorio vicino e qua-si non rimaneva alla Badia che il Monte58, su cui gia-cevano le sue rovine, pur essendone stati allontanati iSaraceni, snidati già dal Garigliano da Landolfo, prin-cipe di Capua e Benevento, da Gregorio, duca di na-poli, da Giovanni, duca di Gaeta ad istanza e sotto laguida personale dell’energico Papa Giovanni X fin dal91659.

aligerno, sicuro perciò, che prossime incursionibarbariche non potevano avvenire, come primo suo at-to, si volse ai feudatari depredatori, invitandoli a re-stituire quanto abusivamente avevano occupato, e larichiesta fu tanto insistente che essi, per sottrarsi al-l’obbligo della restituzione, pensarono disfarsi del-l’ottimo abate, movendogli incontro con le armi.

aligerno quindi, presentendo specialmente le mac-

46 Paterna Baldizziqui fa molta confu-sione: si riferisce alpassaggio di Ludo-vico ii, nell’874, aM o n t e c a s s i n o(Chron. Cas., i, 38)con il corpo delsanto vescovo diCapua, Ger mano,diretto in Francia:in quell’occasione,secondo la tradizio-ne, avrebbe donatola reliquia di un di-to del santo allachiesa del Salvato-re; la nascita dellacittà di S. Germanoè da far risalire al-l’abate ate nolfo(ab. 1011-1022);vd. e. Pistilli, Cas-sino: il fondatoredella città fu Ate-nolfo e non Berta-rio, in “Spazio a -per to”, anno i(1989), n. 2, pagg.16-17.

47 L’anno fu 883;Chron, Cas., i, 44.

48 il 4 settembre; ibid.49 Chron Cas., i, 44.50 abbiamo già visto

che la città di S.Ger mano ancoranon esisteva.

51 L’altare di S. Mar-tino era nella chie-sa del Salvatore.

52 Chron Cas., loc.cit.

53 883, vd. supra.54 angelario fu fatto

abate di Montecas-54

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chinazioni di atenolfo di aquino, il sopranominatoMegalù, pensò a premunirsi e a costruire nuove forti-ficazioni.

Dove, come e perché sorse

la Rocca Janula per opera

di Abate Aligerno

(949-986)60.

domina la città di S. Germano una rupe formata dalprolungarsi del Monte Cassino verso oriente; e che, ta-gliata a picco dal lato di tramontana, non puó dare daquesto lato accesso a piede umano e finisce in un tor-rente quasi sempre asciutto nell’estate, ricco di acquenell’inverno61. inaccessibile quasi e bruscamente sco-sceso, è il lato orientale; solo dal lato occidentale illieve pendio rende possibile ascendere lassù e, da que-sto lato, trovasi la via che conduce da S. Germano aMontecassino.

Su questa rupe l’abate aligerno gettò le fonda-menta di una rocca che, come vedremo nell’esami-narne le varie costruzioni, rispondeva a tutti i dettamidell’arte della difesa; e ad essa diede il nome di Janu-la, perché in quel culmine ai tempi romani, sorgeva untempio sacro a Giano62, ed è anche possibile che, es-sendo essa posta a protezione della via che portava al-l’archicenobio, aligerno avesse voluto, con quel no-me latino, indicare che la rocca Janula fosse la pic-

cola porta del Monastero, la prima che si sarebbe do-vuto abbattere da quel lato, per penetrare nel Sacroedificio benedettino.

attendeva dunque a tali fortificazioni l’abate ali-gerno per difendersi dai possibili attacchi del minac-cioso Gastaldo di aquino, quando questi, non aspet-tando che l’opera di lui procedesse oltre e mentre ali-gerno un giorno presiedeva alla fabbrica di rocca Ja-nula, con buona quantità dei suoi armigeri, gli fu ad-dosso, facendolo prigioniero e incatenatolo lo con-dusse in aquino63. Commetteva poi la maggiore del-le nefandezze, vestendo il venerando abate con unapelle di orso e abbandonandolo ai suoi cani che sguin-zagliati, addentarono il povero abate fra le beffe e lo

sino durante l’esi-lio dei monaci ateano, nell’883 (enon 884); probabil-mente nell’886 fufatto vescovo diteano, e proprio inquell’anno inviò ilmonaco erchem-perto (autore dellaHistoria Lango-bardorum) a Mon-tecassino con l’in-tento di restaurareil monastero grave-mente danneggiatodai Saraceni; cfr.Historia Lango-bardorum Bene-ventanorum, a curadi G. Waitz, hanno-verae, 1878; t.Leccisotti, in di-zionario Biograficodegli italiani, vol.3, roma, 1961, s. v.a n g e l a r i o ,pagg.189-190.

55 Erchemperti Histo-ria Langobardo-rum, ed. Pertz inM.G.h. Scriptores,iii.

56 L’abbaziato di Bal-dovino è da collo-carsi tra il 943 ed il946.

57 aligerno fu elettoabate tra il 948 e950; morì il 23 no-vembre del 985;cfr. M. dell’Omo,op. cit., pag. 295.

58 Chron. Cas., ii, 1.59 i Saraceni furono

scacciati dal Gari- 55

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sghignazzare di molta gentaglia, come narra il padretosti64.

Queste furono le prime imprese che si svolsero at-torno alle mura della rocca Janula, e questa è la suaorigine, caratteristica quasi, perché troviamo un mo-naco, buono nel cui animo, forse, albergava il deside-rio della maggiore tranquillità – nella claustrale pace,nel lavoro intellettuale e nella preghiera meditativa –che, trascinato dal bisogno di dover proteggere la suavita, quella dei compagni e la città di San Germano,nata sotto l’auspicio dei Monastero che egli ora go-vernava, si era deciso ad occuparsi di cose guerresche.

né chi legge potrebbe tacciarmi di aver troppo det-to sulle condizioni politiche dell’italia per venire aquesto momento della origine del Castello che dà ilnome alla presente monografia, giacché era mio in-tento seguire il succedersi dei fatti storici che deter-minarono la necessità di costruire fortificazioni attor-no al Monastero.

durante i secoli corsi dalla fondazione del Mona-stero di Montecassino per parte di S. Benedetto, la isti-tuzione stessa e il sentimento che la aveva inspirataper tutte le cose di sopra esposte, si erano alterate al-quanto e modificate, mentre ora nel secolo decimo perforza degli eventi e degli opposti elementi violente-mente cozzanti nell’ambiente, la rocca Janula fortifi-cata manifestava da un lato il bisogno della difesa col-lettiva e segnava dall’altro l’inizio di una vita mona-stica nuova nella quale l’abate, sotto il suo rude saio,nasconderà forse sempre la luccicante armatura di ca-pitano. Gli abati non saranno più semplici compagninelle imprese, come fu abate Bertario con Ludovicoii, ma comandanti di soldatesche in difesa di possedi-menti territoriali e più tardi dei veri soldati sono elet-ti commendatarii del Monastero.

La rocca Janula è una delle tante espressioni delfeudalismo ecclesiastico che parallelamente al laico,sorto già coi Longobardi, ha il suo primo sviluppo du-rante l’impero dei Carolingi e il massimo per operadegli Ottoni; è il sanzionamento del diritto del più for-

gliano nel 915; cfr.Chron. Cas., i. 52;Liutprando, Anta-podosis, in M.G.h.,Script., iii.

60 Vd. nota 57.61 La descrizione è

tratta pari pari da L.tosti, op. cit. i, lib.ii, cap. 1, pag. 89.

62 È solo una tradi-zione che non hamai trovato riscon-tri oggettivi: si ve-da qui l’introduzio-ne.

63 Chron. Cas., ii, 1.64 L. tosti, loc. cit.

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te, su cui si fonda l’ordinamento politico-sociale chei Germani diedero alle loro conquiste, nel quale fece-ro prevalere l’individualismo e l’indipendenza perso-nale.

***Atenolfo – gastaldo di Aquino –

sconfitto da Landolfo – principe

di Capua – restituisce

ad Abate Aligerno Rocca Janula.

L’umiliazione e il martirio che atenolfo aveva fat-to subire all’abate aligerno, mossero a sdegno Lan-dolfo, principe di Capua, il quale venne contro aqui-no per vendicare l’abate65.

atenolfo non poté resistere all’assedio del capuanoe legatosi una fune al collo, tutto umiliato, si fe’ me-nare per un capo di quella, dalla consorte ai piedi diLandolfo per implorare clemenza. il principe con quel-la stessa fune lo trascinò nelle mani dell’abate e nonsolo la persona del gastaldo, ma tutta la sua roba, la-sciava in balìa di aligerno66. Ma questi, con animo no-bile, volle dimenticare l’oltraggio ricevuto e perdonòad atenolfo; solo volle la restituzione della rocca Ja-nula e di quanto questi aveva usurpato alla Badìa, fa-cendogli sottoscrivere l’atto di detta restituzione67.

La restituzione, umilmente fatta da atenolfo e laprotezione di Landolfo, decise il conte di teano e tut-ti quelli che avevano occupate le possessioni cassine-si a restituire ogni cosa e qualcuno che si rifiutava fudall’abate Cassinese chiamato al giudizio della cortedi Capua68. Uno di questi giudizii è stato riportato dalPadre tosti nei documenti annessi al primo volume deisuoi libri, come documento interessante le origini del-la lingua italiana, la quale rozzamente incomincia al-lora a pargoleggiare, egli dice, sul labbro dei volga-ri69.

Landolfo poi sollecitato dall’abate aligerno e dalfigliuol suo Pandolfo scrisse un diploma a favore deiCassinesi. “ egli, confortato dalle preghiere del figlio,dall’amore di dio e dal pensiero della salute dell’ani-

65 Chron. Cas., ii, 2.66 ibid.67 ibid.68 ibid.69 il Placito Cassine-

se del 960; L. tosti,i, appendice Xiii.

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ma sua, conferma, alla Badia di S. Benedetto, il pos-sesso delle edificate castella e torri; cioè quella di Ja-

nula, di Sant’Angelo in theodice, e di S. Giorgio, e ditutte quelle che gli abati fossero por fondare, in gui-sa che il dominio, l’ordinazione ed il governo di que-ste fosse tutta cosa degli abati; come nessun diritto ri-serbi a sé ed ai suoi successori di quelle, e come fi-nalmente faccia divieto solenne ai suoi giudici consi-glieri e gastaldi di opporsi all’esercizio delle badialigiurisdizioni70 ”.

aligerno in una sua scritta del 951 ci fa fede che,tornati i monaci a vita più buona, vivevano ancora conl’animo aborrente dalle terrene ricchezze, contenti delpoco che loro fruttava il lavoro delle loro mani71.

nel 96472 Ottone i già proclamato re d’italia, adistanza della moglie adelaide, confermò i beni alla Ba-dia e aligerno continuò così a riordinare il patrimoniodel Monastero e a pensare alla difesa di esso. nel 986egli moriva benedetto dai monaci e compianto dai vas-salli.

*** Abate Mansone (98673-996)

con tinua la costruzione

di Rocca Janula.

Morto aligerno, dopo 37 anni d’illuminato gover-no della Badia di Montecassino, gli succedette l’aba-te Mansone. egli ebbe la riconferma dei privilegi dapapa Giovanni XV (984-996)74 e dai signori di Capuaottenne tutto il Monte di Sant’angelo in asprano75.Sulle coste di questo monte che guarda verso sud,Mansone costruì un castello che chiamò rocca Secca,dalla povertà delle acque76, e che fu poi patria di S.tommaso. terminata la costruzione del castello dirocca Secca l’abate dedicò tutte le sue energie allarocca Janula e, con tutte le cure, la rese adatta ad ognidifesa77 costruendovi varie cinte di mura a custodiadel mastio centrale.

Mansone conosceva bene che quelle rocche eranoi pernii della potenza feudale ed egli, assetato di po-

70 in L. tosti, i, Ap-pendice XV, pagg.338-339.

71 ibid., AppendiceXVI, pag. 340 sgg.

72 18 febbraio 964;cfr.Chron. Cas., ii,4.

73 Mansone fu elettoabate di Montecas-sino tra novembre985 e maggio 986;cfr. M. dell’Omo,cit. pag. 295.

74 L. tosti, op. cit.,Appendice XIX,pag. 345 sgg. dovesi pubblica per laprima volta.

75 Laidolfo, conte diteano, donò adabate Mansone ilcastello di Castro-cielo ed il monteasprano (10 mag-gio 994), sul qualepoi lo stesso abateedificò il castello diroccasecca; ChronCas. , ii, 14; e. Gat-tola, Accessiones,Coleti, Venezia,1734, i, pag. 89; L.tosti, i, lib. ii, cap.2, pagg. 105-107;t. Leccisotti, I Re-gesti dell’Archiviodi Montecassino,ii, roma 1965, pag.130; L. Fabiani, LaTerra di S. Bene-detto, Montecassi-no, 1968, i, pagg.59-60.

76 Chron Cas., ii, 14:“In praefati itaque58

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tere, nulla tralasciava per fortificarle. dimentico delsaio che indossava, si considerò principe laico e aprìsplendida corte, abbandonandosi, e lasciando che i mo-naci si abbandonassero, ad ogni delizia.

dovunque muoveva, traeva seco grosso stuolo dicavalieri e donzelli, riccamente vestiti e spesso move-va con il suo corteo, verso l’imperatore per averne pro-tezione contro dei feudatari laici vicini, invidiosi del-la potenza a cui Mansone saliva e specialmente dellefortificazioni della rocca Janula sorte a baluardo del-la nuova potenza acquistata dall’abadia78.

Ben presto l’invidia doveva trionfare della personadi Mansone che gli stessi monaci eccitati dal vescovodei Marsi, alberico, lo accecavano; onde egli morivadal dolore nel 99679.

non dissimili sono gli abati successori e la mareacresce sino alla elezione dell’abate atenolfo, figlio diPandolfo ii principe di Capua e Benevento.

*** Terremoto del 1004.

I normanni chiamati da

abate Atenolfo

per custodire

Rocca Janula.

L’anonimo Cassinese nella sua breve cronaca, dal1000 al 121280, narra che nel 1004 un gran terremotoper quindici e più giorni scosse questo monte, sì chene restò la chiesa scissa in più luoghi. La rocca Ja-nula ed altri edifici certamente ne risentirono gli ef-fetti.

durante le feste dell’incoronazione di arrigo ii(1014) detto il Santo, l’abate atenolfo ottenne da Be-nedetto Viii, la conferma delle giurisdizioni spiritua-li dell’abate tali quali erano state concesse da Papazaccaria81; e di questi privilegi si valse per rafforzarela potenza territoriale della Badia. Per ridurre all’ob-bedienza coloro che alle nuove imposizioni di vassal-laggio si ribellarono, l’abate assoldò i normanni e par-te ne mise a custodia della rocca Janula e delle altre

montis summitatemidem Abbas ascen-dens, cum nonnullainibi veterem aedi-ficia repperisset,vo luit ibi castrumconstruere; sedpro pter aquae pe-nuriam id faceredissuasus, descen-dit, et in latere eju-sdem montis Roc-cam, quae Siccanuncupatur, aedifi-cavit”.

77 L. tosti, loc. cit.pag. 108.

78 ibid.79 Chron Cas. ii, 16.80 Annales Casinen-

ses, cit., pagg. 303-320: “1004. terremotus ingens perquindecim et eoamplius dies. MonsCasinus exagitatur,ita ut in nonnullislocis ecclesiamscin deret”.

81 Vd. supra, nota 22.59

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rocche82 e parte tenne presso di sé per combattere i ri-belli e per associarsi alle imprese che i principi e i si-gnori di origine longobarda, e specialmente Melo diBari insieme a suo genero dato, mossero contro la do-minazione bizantina, che ancora opprimeva il mezzo-dì d’italia. Lo stesso enrico ii, chiamato dal Papa Be-nedetto Viii, che considerava la restaurazione dellapotenza bizantina come pericolosa all’indipendenza diroma, scese in italia per la terza volta, e con una cam-pagna vittoriosa, alla quale presero parte i normanni,i progressi dei Greci furono arrestati (1021-22).

È quasi accertato dalla storia che i normanni sbar-carono nell’italia Meridionale come venturieri al sol-do di Guaimaro iii principe di Salerno, contro i Sara-ceni, poi di Melo e di enrico ii contro i Bizantini, ve-nuti dalla normandia francese, da cui si erano allon-tanati durante i torbidi che travagliarono quel paese,sotto il governo del duca riccardo (996-1027).

dopo varie vicende, combattendo sempre valoro-samente, sia a proprio beneficio, quando non erano lo-ro dati i giusti compensi promessi, sia a beneficio deiduchi a cui si univano nelle reciproche loro lotte, tro-viamo rainulfo drengot, con due suoi fratelli, domi-natori della terra fra napoli e Capua a loro data, qua-le compenso dei servizii resigli, dal duca Sergio di na-poli, che aveva potuto, mercè la loro valorosa difesa,riacquistare il ducato già occupato da Pandolfo iV du-ca di Capua. raccoltisi in quel territorio i normanni(1027) fabbricarono una città a cui posero nome diaversa per segno dell’avversione e dell’odio nutritocontro i Capuani83. Corrado ii il Salico nel 1030 in-vestiva solennemente rainulfo di tal dominio col ti-tolo di Conte.

*** L’Imperatore Enrico II

conferma la sua potestà

sull’Abadia e suo patrimonio.

L’abate atenolfo moriva nel 1022; durante la suareggenza, l’imperatore enrico ii, duca di Baviera, ni-

82 Chron Cas., ii, 37.83 aversa fu fondata

da rainulfo didrengot nel 1030;pare che il suo no-me derivasse daurbs aversa, forseper la sua posizionerispetto a napoli;prima della fonda-zione della cittànella zona preesi-steva un borgo de-nominato SanctuPaulu at Averze.

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pote di Ottone il Grande, coronato re d’italia nel 1004a Pavia e imperatore da Benedetto Viii da lui ricono-sciuto Pontefice nel 1014, confermava la sua potestàsull’abadia e suo patrimonio, con un diploma che, conparole devote, imponeva delle volontà, (per pietoso fa-

vore divino, Augusto Imperatore dei romani84), colquale raccomandava al pontefice (Benedetto Viii) ilcenobio e desiderava che Benedetto fosse aiutatore edifensore e non sterminatore di esso. al papa e ai suoisuccessori dava facoltà di poter consacrare l’abate cas-sinese, ma voleva che il romano pontefice, non aves-se dominio o potestà di sorta alcuna sul cenobio, cheresterebbe sempre sotto la dominazione imperiale.

Così enrico ii veniva a riconfermare il dominio cheOttone i aveva già proclamato, quando sottomettevacome vassallo, Pandolfo duca di Capua e Benevento.

ad atenolfo successe teobaldo (1022-1035); que-sto abate tratto in inganno nel palazzo del duca di Ca-pua85, fu da questi imprigionato con l’intenzione disottrarre all’obbedienza Cassinese tutte le terre dellaBadia e farne un bel regalo ai normanni, che lo ave-vano bene aiutato nella ricuperazione del suo stato86.da tutti i vassalli il duca si fece giurare obbedienza emandò il suo sgherro adelgiso alla Badia perché to-gliesse il ricco tesoro della chiesa cassinese, che, do-po le donazioni di enrico ii, era vistosissimo87; maabate teobaldo si rivolse al duca di napoli, Sergio, equesti interruppe tutti i disegni del duca di Capua, li-berando l’abate88.

L’imperatore Corrado tolto il dominio di Capua al-l’iniquo principe ne riunì il ducato al Salernitano, fa-cendone duca Guaimaro, il quale ottenne anche chel’augusto investisse rainolfo drengot normanno, delContado di aversa e della città nel 1030, come già fudetto.

I Normanni contro

l’Abadia e le sue possessioni.

di questa nuova autorità i normanni profittarono peraccampare pretese e per occupare terre e commettere

84 L. tosti, i, lib. ii,cap. 2, pagg. 127-128 e AppendiceXXV, pag. 366 sgg.,che traduce dal Re-gesto di Pietro dia-cono, n. 87, fol. 38.

85 Pandolfo conte diteano.

86 Chron. Cas., ii, 58;L. tosti, loc. cit.pag. 137.

87 L. tosti, loc. cit.,pag. 138.

88 ibid. 61

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devastazioni, specialmente nelle possessioni della Ba-dia cassinese. L’abate richerio (l038-1055) non potétener testa alla loro irruenza e dovette chinare il capodavanti a quei valorosi soldati che i monaci stessi ave-vano precedentemente chiamati per presidiare i lorocastelli.

Ora i normanni volevano signoreggiare dove eranostati semplicemente assoldati e l’occupazione dellarocca di Sant’andrea fu il segnale della guerra fra ilconte rainulfo e l’abate. Mentre rainulfo acquistavapotenza e popolarità, tancredi di altavilla (d’haute-ville), prode signore di una piccola contea nella peni-sola del Cotentin in normandia, inviava in italia a ser-vizio di Guainario89 iV, principe di Salerno, tre deisuoi numerosi figliuoli, Guglielmo, drogone, Umfre-do (1035) alla testa di gagliarda schiera di loro uomi-ni feudali.

Con tale schiera di valorosi Guaimaro si fece pa-drone di Sorrento, conquistò amalfi, usurpò il titolodi duca di Puglia e di Calabria, scacciò da Capua Pan-dolfo e col consenso dell’imperatore Corrado, assun-se il governo di quella città, continuando poi a ridur-re in suo potere terre e castella; e sappiamo che i nor-manni dopo diventavano, attraverso battaglie vittorio-se arbitrii e anche possessori delle stesse terre in cuiper altri avevano combattuto, aiutati specialmente daun nuovo stuolo di compagni condotti in Puglia, doveGuglielmo era già stato proclamato Conte nell’as-semblea di Melfi nel 1042, da roberto il Guiscardo eda ruggiero, altri due figliuoli di tancredi.

nella stessa Melfi, nel 1060, il Pontefice nicolò ii,che desiderava l’alleanza dei normanni già cattolicinella lotta del cattolicesimo contro i greci scismatici edel papato riformatore contro i nemici delle riforme,riconobbe a roberto il titolo di duca delle Puglie e diCalabria, concedendogli la facoltà d’insignirsi di tuttii domini Greci e dei Mussulmani nell’italia Meridio-nale e in Sicilia, roberto dal canto suo giurò fedeltàalla Chiesa romana e alle recenti deliberazioni delConcilio lateranense del 1059.

89 Lèggasi Guaimarioo Guaimaro.

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Su questo e su altri atti di sottomissione e di vas-sallaggio dei normanni alla Chiesa di roma, dice ilGalanti90, i Papi hanno poi fondato il diritto di alta so-vranità e d’investitura sul regno delle due Sicilie, di-ritto lungamente e ripetutamente affermato e causa digravi contese.

***

La conquista della Sicilia fu valorosamente fatta daruggiero – che fu creato Gran Conte nel 1072 – aiu-tato dallo stesso roberto. ruggiero metteva fine alladominazione araba in Sicilia nel 1092, mentre l’altraSicilia – l’italia meridionale – fu liberata dalla domi-nazione bizantina, con la espugnazione di Bari nel1071 e, nel 1077, con la occupazione di Salerno, ovefu trasferita la capitale del nuovo principato, dalla spa-da di roberto.

Benevento fu assediata in quello stesso anno da ro-berto, ma il Papa Gregorio Vii (1073-1086) si oppo-se a questo tentativo dei normanni e con la media-zione di desiderio – abate di Montecassino91 – ven-ne a un amichevole componimento, concedendo alGuiscardo, in cambio della città di Benevento, l’inve-stitura di tutte le conquiste fatte al di qua e al di là delFaro col titolo di duca, con omaggio e vassallaggio(1078).

Così l’italia meridionale, tranne le città di Bene-vento, napoli, amalfi e Capua, si trovò riunita sotto ildominio dei normanni altavilla.

***

in mezzo a tanto succedersi di battaglie non è pre-sumibile che i normanni siano stati sempre alieni daldepredare tutto quello che capitava sulla loro via, esul la loro via si trovò anche Montecassino e le rocchecassinesi che furono spogliate dagli irriverenti e rapa-ci nuovi conquistatori92, che poi, per promesse delGuiscardo, si dichiararono difensori dei Papi e solda-

90 a. Galanti, op. cit.91 desiderio fu abate

di Montecassinodal 19 aprile 1058,fu eletto cardinaledi S. Cecilia il 6mar zo 1059 e papa,col nome di Vittoreiii, il 24 maggio1086; morì il 16settembre 1087,conservando fino atale data anche il ti-tolo di abate; M.dell’Omo, cit. pag.296.

92 Chron Cas., i, 67 esgg. 63

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ti della Chiesa. abbiamo già veduto, che dopo il 1044,essi eransi resi padroni delle rocche Cassinesi ed ave-vano anche depredato il Monastero di S. Benedetto93.

nel 1084 li troviamo a roma in gran numero condot-ti dallo stesso roberto Guiscardo dove furono chia-mati da Gregorio Vii, il celebre monaco ildebrando,che trovavasi tenuto in assedio in Castel Sant’angelodall’antipapa Clemente iii (1080-1100) e da enricoiV che aveva espugnato roma e che in quell’anno sifaceva consacrare imperatore da Clemente, da lui quat-tro anni prima creato illegittimamente Papa, dopo averfatto deporre Gregorio Vii.

I normanni saccheggiano

Roma e ritornando,

a Salerno – capitale

del Principato –

il Papa Gregorio VII li segue.

all’avvicinarsi dei normanni a roma enrico iV eClemente iii se ne erano partiti ed i normanni quindiavrebbero dovuto entrare nella città come liberatori,ma essendo avidi di bottino, trovata forse qualche re-sistenza nei fautori dell’impero, entrarono invece daconquistatori e si abbandonarono ad un orrendo sac-cheggio e diedero tutto il Celio in preda ad un terribi-le incendio.

roberto sicuramente non avrà dato l’ordine del sac-cheggio, non poteva tradire così sfacciatamente la fe-de promessa nel 1078, ma certo è però che non poté onon seppe impedirlo. Gregorio Vii ne fu oltremodoaddolorato, tanto che quando i normanni lasciaronoroma li seguì a Salerno, e qui, in volontario esilio,moriva, l’anno appresso (25 maggio 1086). nello stes-so anno moriva roberto il Guiscardo in Puglia, la-sciando nelle mani del fratello ruggiero, che a lui suc-cesse, il frutto di tutte le imprese per le quali i nor-manni impedirono che apparissero nella storia suc-cessiva i nomi di molti piccoli principi e gettarono lebasi di una delle più belle e floride monarchie d’eu-ropa, con la unione compiuta da ruggero della Sicilia

93 Paterna Baldizzinella sua narrazio-ne ogni tanto si spo-sta nel tempo anti-cipando gli avveni-menti o ripropo-nendoli di nuovo: èil caso di papa Gre-gorio Vii, che pri-ma lo vediamo in-vestire roberto ilGuiscardo col tito-lo di duca, poi lotroviamo depostoda enrico iV, infinelo vediamo affer-mare il diritto sacrodei papi ad investi-re i re e gli impera-tori; analogamentesi comporta conl’abate desiderio opapa Vittore iii; co-sì pure con le vi-cende dei norman-ni nel territorio del-la Badia di Monte-cassino.

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e delle terre dell’italia meridionale, comprese Capuae aversa, che dalla famiglia dei normanni drengot erapassata agli altavilla.

Questa valorosa, ma pur vorace, schiera di soldatinormanni, vedeva facilitato il raggiungimento degliambiziosi ideali dei suoi amati capi dalla terribile lot-ta fra Chiesa e impero che metteva per quasi un cin-quantennio a soqquadro l’italia e tutto il mondo occi-dentale.

***Intervento dell’Abadia

di Montecassino nella lotta

per le investiture

fra il Papato e l’Impero.

Le idee di Gregorio Vii erano conosciute; egli af-fermava che imperatori, re e principi, tali non eranoche in grazia del papa la cui autorità deriva da dio,quindi nessuno aveva il diritto di conferire investitu-re se non il Papa e abbiamo già detto come roberto ilGuiscardo ricevette da Gregorio Vii la investitura del-le conquiste da lui fatte con le armi.

a tali pretese quel grande e animoso Pontefice erasopra tutto indotto dall’abuso che da oltre un secologli imperatori avevano fatto del diritto di investitura,specie nei feudi ecclesiastici, con innegabile detri-mento dei costumi dell’alto clero, donde era derivatae si era diffusa per tutta la chiesa e la comunità cri-stiana una laida corruttela. a quelle affermazioni Gre-gorio Vii era stato anche spinto dal continuo mercatosimoniaco con cui chiedevano e si ottenevano sian lealte, sian le medie e le infime investiture ecclesiasti-che.

Contro quelle pretese insorsero parecchi Principi emolti feudatari laici ed ecclesiastici e anche il giova-ne re arrigo iV fu tratto a ribellarsi a quell’autocra-tismo universale che discendeva dai principii affermatinel Dictatus Papae.

allorché la lotta giunse al punto in cui il Ponteficescomunicò il re e quando un Concilio ebbe depostoquesto, sciogliendo i sudditi dal giuramento e una die- 65

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ta dichiarò deposto il Papa, tutto il mondo occidenta-le assuefatto da secoli a considerare la potestà impe-riale e l’autorità pontificia, come i due poli della so-cietà umana, fu terribilmente scosso come da un im-menso terremoto e tutti i popoli cristiani furono tur-bati, percossi, angosciati, sino al 1222 quando col Con-cordato di Vorms, sancito e sottoscritto dai legati del-l’imperatore enrico V e del Pontefice Calisto ii checon l’aiuto dei normanni aveva fatto prigioniero a Su-tri l’antipapa Gregorio Viii, (Burdino di Braga) fu po-sto fine a quella prima lotta, che fu anche assai san-guinosa e nella quale se parecchi Vescovi e abati e unaparte – la più corrotta, bisogna dirlo – del basso cleroparteggiarono per arrigo iV e pei suoi successori, lamaggioranza dei dignitari ecclesiastici stettero perGregorio Vii e pei pontefici che gli susseguirono.

Fra questi seguaci del Papa vanno annoverati i mo-naci di Montecassino e il gagliardo loro abate desi-derio, il quale fin dal 1058 era successo ad abate Fe-derico di Lorena, segnalato per sapere e per virtù e cheperciò nel 1086 fu eletto alla morte di Gregorio ViiPapa col nome di Vittore iii, quantunque modesta-mente e a lungo egli rifiutasse la tiara.

***L’abate Desiderio (Papa

Vittore III) (1058-1087)

e le nuove costruzioni

di Montecassino.

L’abate desiderio94, ossia Papa Vittore iii, è statochiamato da Leone Marsicano il quarto fondatore del-la Badia, giacché volle rifarla quasi di sana pianta etale che potesse resistere ai terremoti che già avevanoapportato gravi danni alla chiesa. L’anonimo cronistacassinese dice, nella versione di Michelangelo naldi– editore del re – che nel 106595 l’abate desideriocominciò ad edificare “ la chiesa di S. Benedetto inquesto monte Cassinese e nel 1071 la suddetta nuovachiesa di S. Benedetto fu da Papa alessandro ii (1061-1073) il primo dì di ottobre dedicata insieme con cin-

94 all’abate deside-rio Leone Marsica-no dedica gran par-te del libro iii delChron Cas., ed è,questa, la maggiorfonte di notizie sulgrande abate e pa-pa.

95 L’abate desideriofece abbattere lavecchia chiesa di S.Benedetto a Mon-tecassino per co-struire quella nuo-va, più grande e de-corosa, nel mese dimarzo dell’anno1066; Chron. Cas.,iii, 26: “ Anno ita-que ordinationissue nono, divineautem incarnatio-nis millesimo sexa-gesimo sexto menseMartio indictionequarta ”.

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que santi altari96”. Per la nuova costruzione furonochiamati artefici da amalfi e dalla Lombardia e glistessi normanni presero parte ai lavori, istigati da il-debrando, col quale, come abbiamo detto, essi eranoin buoni rapporti.

trascinato nel 1073 sulla sedia pontificia ildebran-do, contro la sua volontà, non dimenticò la Badia diMontecassino e, per quanto tenesse in alto conto i nor-manni, proibì a questi di invadere le terre cassinesi,con un canone che così diceva: “ Se alcuno dei nor-manni o chicchessia invaderà le terre o le possessionidel beato Benedetto di Montecassino e per due o trevolte ammonito, non emenderà, soggiaccia alla sco-munica fino a che non si ravveda e soddisfaccia allaChiesa ”. altri privilegi diedero alla Badia il già aba-te desiderio, papa Vittore iii, e il successore Urbanoii, il banditore della prima crociata (1095), per cui erasancito il diritto di ricovero del Monastero. “ Oltre algenerale debito di carità, oltre la singolar prerogativadel vostro cenobio, per la quale è stabilito capo del Si-gnore di tutti i monasteri in occidente, anche quellamagnifica benignità, con la quale sempre la congre-gazione vostra, e massime ai dì nostri, ha soccorso laromana Chiesa – scrisse Urbano – ci obbliga a questoluogo di molta conoscenza. Perocché questo luogo fu,ed è tuttora, sollievo de’ nostri tribolati, ricovero aifuggenti, costante requie degli abbattuti figlidell’apostolico seggio. ”

nel 1096 l’esercito crociato, che si recava a libera-re il sepolcro di Cristo, sostò in Montecassino97 e l’a-bate Oderisio (1087-1105) s’interessò alla grande im-presa, persuadendo l’imperatore Greco alessio a pren-der parte al movimento liberatore, ma con poco risul-tato.

nel 1098 ruggero, conte di Sicilia confermava al-l’abate Oderisio le donazioni che furono fatte alla Ba-dia dal fratello roberto e dopo, nessun fatto interessala nostra narrazione sino al governo dell’abate Ge-rardo (1111-1123).

Gerardo de’ Conti de’ Marsi era uomo fortissimo e

96 Chron. Cas., iii,29.

97 L. tosti, op. cit.,Vol. ii, 1889, lib.iV, cap. 1, pag. 16.

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volentieri prendeva le armi per tutelare il proprio ono-re e i propri averi.

Abate Gerardo (1111-1123)

libera Rocca Janula

dalla invasione dei Sangermanesi.

Rifortifica le antiche costruzioni,

costruisce la torre pentagona,

la Chiesa, ed altre torri.

dopo aver messo a ferro e a fuoco il territorio diSessa, ricacciandone i soldati di runegarda, vedova diriccardo dell’aquila, duca di Gaeta, la quale erasi im-possessata di alcune terre cassinesi e dopo avere toltaai Signori di Presenzano la terra di Comino, da lorooccupata, rivolse le sue armi verso gli abitatori di S.Germano, i quali spesso eransi dimostrati intollerantidel giogo abadiale, tentando di ribellarvisi ed ora ave-vano occupata la rocca Janula, dove si erano insedia-ti da padroni, fornendola di proprie armi di difesa.

Gerardo non lasciò loro tregua; di nottetempo98 fat-ta una buona radunata di gente, sorprese i Sangerma-nesi nella rocca Janula e li cacciò via.

Perché in seguito non si rinnovasse l’abusiva inva-sione, restaurò la rocca che andava in rovina, sia peri passati terremoti che per i continui assalti a cui erastata fatta segno. Gerardo ampliò la cinta che l’abatealigerno aveva costruita nella rocca Janula e nel cen-tro fece elevare l’alta e fortissima torre che ha resisti-to alle ingiurie degli uomini e dei tempi sino a noi. al-tre due torri minori, da servire per abitazione dell’a-bate, fece costruire ai lati della torre pentagona cen-trale e fece erigere una chiesuola e quanto era neces-sario perché, in caso di guerra, si potesse trovar rico-vero; tutti questi edifici recinse di gagliardissime mu-ra99 in guisa che la rocca, oltre che a ricovero dei Cas-sinesi in tempo di guerra, servisse in tutti i tempi dimonito ai sottostanti Sangermanesi.

Oltre della rocca Janula, Gerardo rafforzò anchePontecorvo, Cardito, Viticuso e Sujo.

98 16 gennaio 1115;Chron. Cas., iV, 56,pone l’avvenimen-to al 17 febbraio,hoffman, ibid.,cor regge al 16gennaio.

99 ibid. “ Primo ita-que in montis sum-mitate turrem spe-ciosissimam ac val-de maximam extru-xit, iusta quam duasveteres turres diru-tas reparavit. iamvero abbas came-ram cum cappellaet reliquis officinispulcherrime satisconstruens ipsiusarcis ambitummuro firmissimosepsit ”.68

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*** terremoti del 1116

Quella cinta murale era riservata a dar prova dellapropria sufficiente solidità, nel 1116, quando l’italiafu commossa da grandi terremoti. L’anonimo Cassi-nese rammentato100, dice che in quell’anno, avvenne-ro grandi terremoti, in modo che molti edifizi in di-versi luoghi crollarono e molte persone morirono e lecampane delle Chiese furono vedute muoversi, e sog-giunge che nel 1119 altri forti tremuoti per più dì agi-

taron sì il territorio di S. Benedetto e de’ luoghi cir-

costanti che molti edifizi rovinarono. Conseguenza ditali inaspettati tremendi terremoti fu l’abbandono del-la Badia e di tutte le terre di sua dipendenza, per la dis-erzione dei superstiti dell’immane rovina di case echiese che travolsero fra le macerie non lieve numerodi persone e di frati.

***

Rivolta dei Sangermanesi

che si impossessano

di Rocca Janula (1126).

nel 1121 Papa Calisto ii affidò all’abate Gerardol’antipapa Burdino e questi lo rinchiuse nella roccaJanula; ma Onorio ii, successo nel 1124 a Calisto, lotolse da questa rocca per rinchiuderlo nel Castello diFumone lanciando la scomunica sul capo dell’abateOderisio, successo a Gerardo, solo perché questi nondiede il danaro che il Papa aveva chiesto.

i Sangermanesi colsero l’occasione per ribellarsi aldominio del Monastero e impossessarsi di rocca Ja-nula (1126) imponendo col coltello alla mano ai Cas-sinesi di deporre abate Oderisio da loro odiato.

davanti a tanta ribellione, minacciati dalla morte, imonaci cedettero, e dichiarato deposto Oderisio (1126)elessero, secondo la volontà dei Sangermanesi, nico-lò di Frascati, priore del Monastero (1126-1127).

100 annales Casinen-ses, cit., ad a. 1117. 69

L. PaternaBaLdizzi

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Lotario di Snpplinburgo

occupa San Germano

e la Rocca Janula (1137)

– Rocca Janula presidiata

dai Normanni di Ruggiero.

nicolò i doveva poco restare sul seggio abbadialegiacché Papa Onorio mandava il Cardinale Gregoriodi S. apostoli per creare abate Senioretto, Preposto diS. Benedetto di Capua (1227101-1137); ma questa no-mina suscitò molte discordie fra i monaci, discordieche si accentuarono alla morte di Senioretto quandoalcuni monaci vollero insediare abate, contro la suavolontà, rainolfo, toscano (1137-1137)102 mentre al-tri volevano rainaldo di Collemezzo103, che fu poieletto abate (1137-1166).

durante il periodo agitatissimo di storia che va dal-la morte di arrigo V (1125) fino alla elezione di Fe-derico i di hoenstauffen (Barbarossa) 1152 e durantela lotta fra i pretendenti delle due case germaniche, diBaviera e di Franconia, e il conseguente succedersi diPapi e di antipapi in italia, il Monastero di Monte-cassino e rocca Janula andarono soggette a parecchievicende.

nel 1137 Lotario di Supplimburgo occupò San Ger-mano e la rocca Janula, che non più munita e valida,non poté opporre una seria resistenza; egli invase laBadia e volle deposto, da abate, rainaldo il toscano,perché amico dei normanni e fece eleggere enibal-do104, che era stato grande ammiraglio dell’imperato-re arrigo contro ruggero ii il normanno. alla par-tenza di Lotario nel Monastero di Montecassino si svi-luppò una lotta fra i seguaci dei normanni e del par-tito imperiale, nella quale si intromise il Pontefice in-nocenzo ii che era in guerra con ruggero ii e il qua-le, dopo vani tentativi di accordo, fece assalire roccaJanula presidiata dai normanni di ruggiero, mentrequesti inviava i suoi uomini contro il Papa a Cassino(1138).

101 Lèggasi 1127.102 rainaldo i, eletto

il 10 febbraio 1137è deposto il 18 set-tembre dello stessoanno; cfr. dell’O-mo, cit., pag. 297.

103 Prima di questiviene eletto, il 19settembre, Guido-baldo, che rinunciail 2 novembre1137; cfr. dell’O-mo, ibid.

104 non figura nellalista degli abati diMontecassino.

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Terremoti del

1140 e del 1169.

nel 1140105, secondo l’anonimo cassinese, avve-niva un nuovo terremoto; e questi frequenti movimentisismici lasciarono indelebili tracce nella rocca, la qua-le non ostante la primitiva sua solida costruzione, inessi trova la causa degli scompaginamenti che oggi ri-leviamo.

durante la formidabile lotta combattutasi fra Fede-rico i Barbarossa imperatore e il Papa alessandro iii,protettore dei Comuni italiani, nulla di specialmentenotevole avvenne all’abadia di Montecassino e alladipendente rocca Janula, tranne un assalto (1158) perparte del Conte d’andria, avverso ai normanni di-pendenti da Guglielmo i il Malo, successo nel 1154 aruggiero ii, che ora parteggiavano per l’imperatore,e presidiavano San Germano e la rocca, che furonoda quello espugnate. e mentre nessuna traccia impor-tante di sé lasciano nella storia della Badia e della roc-ca gli abati theodino106, egidio107, Pietro i108, do-menico109 e Pietro ii110, successori di rainaldo ii, tro-viamo che un altro terremoto (1169) veniva a dan-neggiare i territori del patrimonio di S. Benedetto111.

nel 1118112 abate Goffredo113 (1188-1215) succe-deva a Pietro. egli cominciò il suo governo con unalega coi baroni vicini: voleva trovarsi, in tutte le eve-nienze, potente giacché, sapendo Guglielmo senza ere-de, subodorava una serie di scompigli politici che do-vevano funestare il territorio della Badia, baluardo frale dominazioni delle due Sicilie e quelle dell’imperoe dei Papi.

infatti morto Guglielmo il Bono novembre 1189, asoli 36 anni, molti baroni e tutto il popolo di Siciliaper odio contro i tedeschi e specialmente contro glihohenstaufen, preferirono ad enrico Vi (cui spettavaper ragione del matrimonio con Costanza la succes-sione) tancredi conte di Lecce, figlio di un figlio ille-gittimo del re ruggiero ii chiamato esso pure rug-giero duca di Puglia (1149).

105 L’anonimo autoredegli Annales indi-ca la data del 1141e non 1140.

106 1166-1167.107 1168, per soli set-

te mesi.108 Pietro decano,

a m m i n i s t r a t o r e1168-1170.

109 1171-1174.110 1174-1186.111 Crollarono molte

mura in più locali-tà.

112 È un evidente re-fuso, sta per 1188.

113 roffredo de insu-la, 1188-1210 (an-ziché 1215). 71

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enrico Vi due anni dopo la morte di Guglielmo ilBono normanno veniva in italia e dopo essere statocoronato imperatore (1191) da Papa Celestino iii(1191-98) volgeva le sue armi contro le terre di tan-credi, che egli riteneva usurpatore.

al suo avvicinare a Montecassino gli abitanti di S.Germano, che erano ivi rifugiati, giurarono fedeltà adenrico Vi e anche l’abate roffredo, dopo le istanzedei Sangermanesi, giurò fedeltà all’imperatore, che dalì passa a napoli sottomettendo Conti e Baroni lungola Via. a napoli era ritirato il Conte della Cerra fede-le a tancredi e vi resistette sino a quando enrico, ve-nendo il suo esercito stremato da malattia e da mortiper l’abuso di frutta e per l’eccessivo calore, ed eglistesso ammalatosi, determinò di ritornare in Germa-nia portando seco l’abate roffredo.

***

nel 1193 moriva il re tancredi dopo brevissimo etravagliato regno (1189-93). La immensa angoscia dalui provata per la morte del suo figliuolo ruggiero, do-po d’avergli tolto per qualche tempo quasi interamen-te il senno, lo ridusse alla tomba. Lasciava superstiteun fanciullo Guglielmo ii sotto la fiacca reggenza del-la madre Sibilla.

Gli Svevi successori

dei Nor manni – Rocca

Janula accampamento

di Marcovaldo aspirante

alla tutela di Federico

re di Puglia e di Sicilia.

enrico Vi nel 1194 ricomparve nel regno norman-no e per intromissione dell’abate roffredo, a cui egliaveva dato piena procura e autorità, concedendo persuo mezzo il perdono a tutti coloro che volevano tor-nargli fedeli, poté avere nelle mani tutte le terre al diqua e al di là del Faro. entrato in Palermo saccheggiò

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il palazzo reale, incarcerò Vescovi, tolse barbaramen-te la vista al misero Guglielmo iii e con la madre edaltri prigionieri lo inviò nelle carceri della Germania;così il florido reame normanno cadde in balìa dellarazza Sveva anche per opera dei Cassinesi.

enrico affidò il governo alla moglie Costanza conl’assistenza di ministri tedeschi per compiere l’impre-sa della quarta crociata con l’intenzione di riunire sot-to di sé l’antico impero romano, ma una ribellionescoppiata in Sicilia con la connivenza della reggenteche non dimenticava i suoi natali di normanna, feceritardare la partenza ed enrico Vi, colto da forti feb-bri, moriva in Messina a soli 32 anni il 28 settembre1197. Fu sepolto nel duomo di Palermo come gli ul-timi re normanni che lo avevano eretto unitamente al-lo splendido duomo di Monreale. Gli successe il fi-glio Federico, nato da Costanza a Jesi nelle Marchenel 1194, sotto la reggenza della madre; enrico avevagià fatto proclamare in Germania Federico re dei Ro-

mani.Costanza aveva indicato innocenzo iii (1198-1216)

successo a Celestino iii, come tutore ed educatore diFederico, e innocenzo aveva affidato le cure del re-gno all’abate roffredo, motivo per cui Marcovaldogià duca di romagna e Marchese di ancona che viaspirava mosse contro di questo il suo esercito e ven-ne contro San Germano. i Sangermanesi visto sì ir-ruente nemico accampato nella rocca Janula e sulmonte Majo114, fuggirono e ricoveraronsi dentro ilMonastero che fu cinto d’assedio lungo e penoso, tol-to solo quando fortissimi temporali costrinsero il gior-no di S. Mauro del 1199 gli assediati115 ad allonta-narsi. Marcovaldo, ritornando in S. Germano pienod’ira, comandò che devastassero le case e i tugurii den-tro e fuori della città, bruciò il castello di S. elia e fe-ce abbattere al suolo le porte e le mura di S. Germa-no in più luoghi.

La presa di S. Germano addolorò molto Papa inno -cenzo, che teneva quella città come chiave del reamee deplorò vivamente la condotta dei sangermanesi.

114 L’autore sta se-guendo passo passola Storia di Luigitosti (Vol. ii, pag.150), ma questi nonaccenna alla roccaJanula, limitandosial monte Majo “cheè a cavaliere dellacittà”; quest’ultimopotrebbe essere l’o-dierno monte Mag-gio, che è a norddella rocca.

115 Lèggasi assedian-ti.

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altre distruzioni arrecava a S. Germano il Contediopoldo, lasciato nelle terre conquistate da Marco-valdo, che erasi recato in Sicilia per nuove imprese, il9 marzo 1200116; non ostante il giuramento prestatodi non offendere più la terra di S. Benedetto, diopol-do entrava di notte in S. Germano, dove a tutt’altro sipensava che a una invasione di nemici, e facendolasaccheggiare, commise ogni sorta di laidezze verso icittadini alcuni dei quali poterono riscattare la vita conl’oro. L’abate roffredo, che era in quella città, fuggìcol fratello Gregorio e poté riunire alcuni soldati e ba-lestrieri coi quali, ritornando pei luoghi montuosi, en-trò di notte tempo nel Monastero; diopoldo, temendoun assalto da roffredo, lasciò Sangermano asportan-do varii prigionieri.

Nuove costruzioni

di Abate Roffredo

in Rocca Janula (1200).

nello stesso anno 1200 l’abate roffredo fortificòrocca Janula sopra S. Germano e, come si rileva dal-la cronaca di riccardo da San Germano, tradotta daCorcia, provvide alla sicurezza di quella terra, cin-gendola intorno di mura, di torri e di aggeri117.

***

Federico nel 1208 sorpassata la minore età uscivadal baliato di Papa innocenzo il quale intanto si reca-va in San Germano. dove, ricevuto sontuosamente daabate roffredo, tenne un parlamento fra prelati e prin-cipi coll’intenzione di preparare degli aiuti a Federicoe difendere il regno, ma però l’anno successivo co-ronava imperatore a roma Ottone di Brunswich elet-to in Germania dai Guelfi contro Filippo di Svevia ziodi Federico, morto poi in quello stesso anno.

Ottone di Brunswich, appena eletto imperatore sipose in lotta con innocenzo iii e questi solennementegli lanciava la scomunica sostenendo presso i tedeschiil loro giovane e legittimo re Federico di Sicilia re dei

116 Secondo l’anoni-mo degli Annales, ifatti si riferisconoal 1198 (pag. 318)

117 ryccardi de Sanc-to GermanoChronica, anno1200: “ eo annodictus abbas roc-cam iani supersanctum Germa-num firmavit, etprovidens indemp-nitati terre eiu-sdem, eam per cir-cuitum muris fir-mavit et turribus etaggeribus commu-

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romani. Ottone iV, non amato, moriva nel 1218 e nel1216 anche innocenzo era morto, nel culmine dellasua potenza e della gloria, avendo emancipato il pa-pato da molte e molte supremazie locali e straniere, eavendo con la quarta crociata, ottenuto che l’imperogreco fosse convertito in impero latino con la riunio-ne delle Chiese d’Oriente e d’Occidente.

Federico ii di hohenstaufen, rimasto arbitro dellasua volontà, dimostrò di quanto senno egli era dotato.Versatissimo nelle lettere, conoscitore profondo di pa-recchie lingue, si dilettò anche di scrivere versi in lin-gua volgare e riunendo alla sua corte quanto di piùeletto per dottrina ecclesiastica e laica, scientifica eletteraria, era nel suo regno e fuori, diede incrementoalla lingua italiana nascente nella sua corte e alle scien-ze teologiche e filosofiche; ciò non ostante egli nonera un credente e non faceva distinzione in fatto di fe-de, ammettendo nel suo regno la più ampia libertà diculto, ma in cima a tutti i suoi sogni era l’assolutismomonarchico e la dominazione universale. nella suacorte poetò il celebre Ciullo d’alcamo118 che si credeil primo che scrivesse nella lingua nostra.

Per ordine di Federico II

Rocca Janula deve essere

distrutta 1121119.

nel 1220 Federico si faceva coronare imperatore daOnorio iii (1216-1227) e faceva eleggere re dei Ro-

mani il proprio figlio enrico nella dieta di Francofor-te. nel 1221 promulgava in Capua un editto per la di-struzione dai [sic] nuovi Castelli e rocca Janula cheera stata ricostruita, come dice riccardo da San Ger-mano, viene in quei dì abbattuta120.

nel 1225 per intercessione di Onorio, Federico iisposava Jolanda figlia di Giovanni di Brienne e dopola morte di Onorio, nel 1227, obbedendo al nuovo pon-tefice, Gregorio iX (1227-1242), salpò verso l’Orien-te per la Sesta Crociata con il desiderio di cingere lacorona di Gerusalemme, ma tornò dopo poco in italiaper una epidemia scoppiata nell’armata, e il Papa in-

nivit ”.118 Cielo d’alcamo,

autore, probabil-mente, del “Con-trasto”: “Rosa fre-sca aulentissima…”, in dialetto sici-liano.

119 Lèggasi 1221: vd.ultra.

120 “ rocca ianimandato abbatisStephani, quia denovo facta fuerat,diructa est et ever-

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giustamente lo scomunicava. e quando Federico ii ri-usciva, tornando dall’impresa, e approdando in Pale-stina, a cingere la corona di Gerusalemme, il Papa nonvolle ribenedirlo, aveva anzi inviate le sue milizie nelregno di Federico; dovette, perciò, l’imperatore tor-nare in italia e, riportata vittoria sugli invasori, firma-va la pace in San Germano nel 1230121.

nel 1231 dettava le Costituzioni Melfitane che da-vano al suo regno la maggiore autorità, evocando tut-ti i diritti al re.

nel 1225 aveva fondata, in opposizione a quella diBologna, l’Università napoletana.

dopo varie lotte coi Comuni fu costretto a combat-tere contro il ribelle figliuolo enrico e lo costrinse adeporre la corona di Germania che gli aveva conces-sa nel 1235, mandandolo prigioniero in Puglia, dovemorì nel 1242.

nel 1237 riportava una strepitosa vittoria sopra icollegati dei comuni lombardi a Cortenova e, nellostesso anno, faceva proclamare in Germania Re dei

Romani, il figliuolo Corrado.Una seconda scomunica ebbe Federico nel 1239 da

Gregorio iX, perché aveva creato re di Sardegna il fi-glio naturale enzo, sposandolo ad adelasia di torre eGallura in Sardegna – Federico ii pare avesse parec-chi figliuoli di tal genere –, ma prima che venisse amorte Gregorio iX (124l) Federico riportò vittoria sudi lui, arrestando i prelati che dovevano recarsi al Con-cilio di roma.

Federico ii moriva nella Puglia il 17 dicembre 1250dopo aver dovuto sostenere altre serie lotte con i Co-muni e con i Pontefici successi a Gregorio iX, Cele-stino iV (1241) e innocenzo iV (1243-1254) che loscomunicava per la terza volta nel 1245; il suo corpofu trasportato a Palermo nella Cattedrale. Morendo la-sciò i due regni di Germania e Sicilia al figlio Corra-do. a Manfredi, figlio naturale, lasciò il principato ditaranto e la reggenza del regno di Sicilia, sino allavenuta di Corrado iV. Ma questi, venuto in italia ac-colto pomposamente da Manfredi, di lui si mostrò pre-

sa ”.121 Ryccardi, ecc. “…

die Martis nonostante Iulio in festoSancti Apollinaris… ”, sbaglia ric-cardo nell’indicarela data del 9 luglio:quella esatta è il 23luglio, festa di S.apollinare, come èattestato da tutti imartirologi me-dioevali; cfr. Mura-tori, Rerum Italica-rum Script., Vii,parte ii, pag. 167

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sto diffidente perché sapevalo amato dai sudditi e cer-cò allontanarlo. Corrado venne a morte nel 1254, a so-li 26 anni in Basilicata e la reggenza, fu affidata in no-me del figlio Corradino, che allora aveva quattro an-ni, al marchese Bertoldo di hohenburg.

Ben presto Bertoldo dovette cedere la reggenza aManfredi, che innocenzo iV aveva creato suo vicario,ma morto questo nel 1254, Manfredi si affrettò a com-piere la conquista del regno in nome di Corradino efecesi coronare re a Palermo il 1258 per quanto ales-sandro iV (1254-61) avesse lanciata contro di lui lascomunica.

il successore di alessandro iV, papa Urbano iV,francese (1261-64) rinnovava contro Manfredi la sco-munica e per abbatterlo dal trono e dalla potenza a cuiera pervenuto, lottando a favore dei ghibellini, spo-sando poi elena angelo figlia del despota di epiro, edando in isposa la figliuola Costanza a Pietro d’ara-gona, figlio del re aragonese Giacomo i il conquista-tore, chiamò in italia Carlo d’angiò fratello al re diFrancia Luigi iX.

Clemente iV (1265-68) continuò le trattative per lavenuta di Carlo dal Piemonte in Sicilia, iniziate dal suopredecessore, e Carlo d’angiò (anjou) nel 1265 en-trava in roma dove vestiva le insegne senatoriali; nel-l’anno dopo si faceva con la moglie Beatrice solenne-mente incoronare e quindi moveva contro Manfredi.

nella battaglia di Benevento (1266) Manfredi fusconfitto ed ucciso. i ghibellini d’italia rivolsero il lo-ro pensiero a Corradino che nel 1267 aveva appenaquindici anni e, promettendogli danaro e uomini, lo in-vitarono a riprendere il governo del regno che a luispettava per diritto.

Corradino venne in italia e vi lasciò la vita; dopo ladisfatta che Carlo d’angiò gli inflisse a tagliacozzofu fatto decapitare il 28 agosto 1267 nella piazza delMercato a napoli. Con la sua morte ebbe fine in ita-lia il governo della stirpe degli hohenstaufen e l’ita-lia e il Papa, liberatisi dai tedeschi, vollero cadere inbalìa dei francesi.

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all’abate roffredo che aveva restaurata e rifortifi-cata rocca Janula nel 1200, morto nel 1209122, suc-cedeva nel 1211 adenolfo a lui simile nel valore inguerra, ma governava però l’abadia col proposito diarricchire la sua famiglia. Per difendersi dal Papa a cuierano state riferite le sue manomissioni, atenolfo con-dusse nel monastero un buon presidio di soldati e nel1214 munì di armi e fortificò la rocca Janula di S.Germano ed altre rocche del territorio del monasteroper renderle resistenti ad ogni attacco.

Ma inutile fu tutto questo preparativo, giacché il Pa-pa lo dichiarò deposto e fra otto monaci indicati, scel-se Stefano dei Conti dei Marsi come abate 1215123.

La rocca Janula fu poi nel 1221 distrutta per il ci-tato editto di Federico ii bandito a Capua, insieme atutti gli altri castelli fortificati da atenolfo, la distru-zione, si comprende, non poté estendersi alla parte so-lida muraria quale la fortissima torre pentagona checome fu costruita da abate Gerardo, della stessa fami-glia dei Marsi di cui fa parte Stefano, a noi si conser-va con i soli danni prodotti dai frequenti terremoti piùche da quelli prodotti dalle soldatesche.

nel 1224 altro editto ordina l’abbattimento dellemura di S. Germano di recente riparate che erano le-gate alle propagini della rocca Janula e per grazia ot-tenuta dal maestro Pietro e dal maestro roffredo di S.Germano, giudici della corte imperiale, le mura si la-sciano intatte dopo averne abbattute le sommità, co-me afferma il cronista riccardo124.

nel 1226 l’imperatore riconfermò alcuni privilegiall’abate Stefano, il quale come tutti i baroni e comunidovette, con documenti irrefutabili, dimostrare i dirit-ti acquisiti sulle proprietà che amministravano, ma checome tutti i baroni aveva dovuto, come ora fu detto,vedere abbattuti sotto il piccone imperiale parte dellarocca Janula e altri castelli del patrimonio. Ma poi,per ordine dello stesso imperatore, furono ricostruitil’anno successivo allorché le milizie del Pontefice

nota 7.122 roffredo de insu-

la morì il 30 mag-gio 1210; gli suc-cesse Pietro iii(1210-1211); il ca-sertano atenolfo iisubentrò nella pri-mavera del 1211;cfr. dell’Omo, cit.,pag. 298.

123 Stefano i fu abatedal 1215 al 1227.

124 “ Mense augusticum de mandatoimperatoris quodfecerat de novismenibus diruendisnovi muri SanctiGermani summote-nus everterentur vi-rorum prudentummagistri Petri judi-cis Beneventi etmagistri roffredifratris sui, dominuimperator populoSancti Germanisuas … dirigit licte-ras ”, loc. cit. pag.118.78

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Gregorio iX, comandate dal Cardinale Colonna, mos-sero alla riconquista del reame, perché l’abate Lan-dolfo di Monte Cassino e la maggior parte dei Feuda-tari della Campania, parteggiando per l’imperatore, siapparecchiassero alla resistenza e alla lotta.

La Rocca Janula

ed altri Castelli,

per ordine di Federico

furono ricostruiti

nel 1226 – Pace di

San Germano 1230.

Varie furono le vicende di questa guerra finita conla pace di S. Germano della quale abbiamo già parla-to.

La rocca Janula divenuta da prima pontificia fu,unitamente al Monastero, provveduta di grano, vinoed altre vettovaglie pel rifornimento delle milizie pa-pali, ma, all’avvicinarsi dell’imperatore, l’esercito pa-pale si sbandò, uscendo da S. Germano e le soldate-sche, che erano in custodia di Montecassino e dellarocca Janula, abbandonate le posizioni, si allontana-rono.

Così la rocca Janula ritorna nelle mani degli im-periali e un certo Calabrese ne fu creato castellano125,mentre vengono dall’imperatore stabiliti Bajuli, in S.Germano, Guglielmo di Bantra, e Matteo dionisio intutta la terra di S. Benedetto. Sono eletti inoltre Ca-merarii ranieri di Pellegrino e Bartolomeo di Bantrae così il demanio della Curia Casinense viene tutto de-voluto al Fisco imperiale, che rifornisce la rocca Ja-nula di vino e di vettovaglie.

Poco dopo, verso l’ottobre del 1229, l’imperatoretoglie dalla rocca Janula il Castellano Calabrese e uni-tamente al Castello di Pontecorvo e Castelnuovo, l’af-fida a Pandolfo e roberto signori di aquino126.

nel novembre rocca Janula e tutte le terre e pos-sessioni del Monastero erano da Federico ii restituite:a Dio e a S. Benedetto per la ottenuta remissione e sot-tomissione dell’abate e dei Monaci, ma non volle chedel tutto rimanessero in balìa dell’abate Landolfo e

125 ryccardi, ecc.“tunc in rocca ia-nule quidam de Ca-labria castellanusconstitutus”, pag.162.

126 ibid.79

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ne affidò quindi il governo al gran maestro ermannoSalz della casa degli alemanni; questi deputò in suavece un fra Leonardo, cavaliere teutonico, creato go-vernatore della Badia.

Dopo la pace di

S. Germano Rocca

Janula è restituita

liberalmente all’Abate

Cassinese Landolfo.

L’anno appresso – 1230 – al l0 di aprile troviamoin riccardo da S. Germano che Filippo di Citrò, Con-testabile di Capua, vien creato da Federico ii soprain-tendente delle fortificazioni di S. Germano e dopo lapace qui conchiusa la rocca Janula è restituita libera-mente a Landolfo abate Cassinese, unitamente al Mo-nastero di Montecassino.

***

della rocca Frate Leonardo, che era stato confer-mato governatore, affidò la custodia a ranieri Pelle-grino di S. elia127, di cui fidava come persona devo-ta a Cesare e dal quale riceveva il giuramento di cu-stodirla fedelmente.

Nuovi terremoti.

La pace di San Germano metteva un po’ di treguaalle guerre, di tranquillità nelle popolazioni, ma ciò fuper poco tempo, giacché alla distruzione operata dal-le mani degli uomini si sostituì l’anno dopo quella por-tata dalla natura128; nel primo del mese di giugno, didomenica, verso mezzogiorno, un forte terremoto por-tò in San Germano e nelle terre vicine, chiese, torri,castelli, case, con orribile fracasso, immensa rovina e,per lo sconvolgimento della terra, le numerose sorgentidi acqua limpidissima di cui è ricca San Germano, di-vennero torbide e per due ore restarono di colore spor-co. anche i macigni risentirono della scossa forte-mente e il monte che sovrasta San Germano franò, fa-

127 alla fine di luglio1230: Ryccardi,ecc., pag. 169.

128 riccardo, loc. cit.,riferisce che alla fi-ne di luglio 1230 laterra di S. Benedet-to fu invasa da bru-chi che divoraronotutta la vegetazio-ne.

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cendo rotolare in basso grosse pietre; grande fu la pau-ra, tutti temevano di essere ingoiati vivi dalla terra egrande fu il numero delle preghiere e delle penitenzeper raccomandarsi l’anima a dio.

Questo terremoto, dice il nostro cronista riccardo,si sentì in quel giorno, nell’ora citata, da Capua a ro-ma. Cadde allora dal Colosseo una gran pietra129 e per-ché più di un mese durò il succedersi delle scosse, gliuomini spaventati, abbandonate le proprie abitazioni,per non rimanervi sepolti, uscivano in aperta campa-gna. il buon abate Landolfo fece bandire una genera-le processione al Monastero che riuscì imponente peril gran numero di fedeli che, pellegrinando a piedi scal-zi in pianti e preghiere, si recò al Santuario Benedet-tino130.

in mezzo a tanta sciagura cominciavano a rinasce-re negli animi scorati nuovi timori di guerre e questitimori erano fomentati dagli ordini che gl’imperialidavano per ricostituire fortificazioni e rifornire e re-staurare le esistenti.

nel gennaio 1232 tommaso di aquino, ch’era conCesare, per comodo di lui ritorna nel regno col gradodi capitano. Venendo a San Germano egli pose a Ca-stellano nella rocca Janula, che sino allora era statacustodita da riccardo di Guerra, per frate Leonardodella casa de’ teutonici, taffuro di Capua131.

L’attenzione rivolta alla rocca Janula non era pri-va di scopi determinati, l’imperatore desiderava esse-re sicuro che quel territorio fosse bene in armi e for-tificato, e il Conte di acerra chiamò sei competenti chedovevano aiutare e consigliare Filippo di Citrò Con-testabile di Capua nella sollecita fortificazione dellaterra di San Germano, e da essi pretese giuramento difedeltà.

nel successivo mese di marzo per rendere più sol-lecito il lavoro, Filippo di Citrò assegnò, col consigliodei sei giurati, alcune terre ai vassalli del Monaste-ro132, e danaro e forze armate furono prelevate l’annosuccessivo 1233. nel mese di maggio si raccolsero dal-la terra del Monastero once 400 per il servizio di 60

129 Probabilmente sitratta dell’enormeblocco rettangolarescoperto nel 1923davanti all’ingres-so occidentale del-l’anfiteatro e recan-te la scritta VMMi-dia . C . F . QVadra -tiLLa aSCOnia Se -CVnda; di esso par-la il Carettoni inCasinum, cit. pag.82.

130 ryccardi, ecc.: “Mense iunii primodie circa meridiem,qui erat dies domi-nicus, terre motusmagnus factus estsubito in SanctoGermano et per vi-cina loca, qui dieipso nonnulla ec-clesiarum campa-nilia, ipsas etiamecclesias, firmasturres et domosplurimas in civitati-bus et castellis e -vertit, qui quod dic-tu et auditu mirabi-le est, terre funda-mentis concussislimpidos aquarumfontes de SanctoGermano in fecisfetulente coloremmu tavit, et talis co-lor aquarum perduas ferme horasduravit, saxa disru-pit, propter quodhomines timentesvivos a terra sorbe-ri, in multa contri- 81

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militi e duecento donzelli, che l’imperatore diceva do-vere a lui fornire l’abate Cassinese133.

***

i lavori di fortificazione di S. Germano si comple-tano nel 1235 con la rocca Janula mentre l’imperato-re Federico ii è costretto a recarsi in Germania controil figliuolo enrico. nel mese di giugno gli arcivesco-vi di Palermo e di Capua, tommaso di agnone Contedi acerra, ed il maestro Giustiziere errico di Morra, iquali erano per l’imperatore, rimasti nel regno, recan-dosi in Capua deliberarono che si munisse di torri e dimura, rocca di Giano sopra S. Germano. ed elesseroa tal uopo quattro cittadini della terra di S. Benedetto,il Milite Jaccono di Pontecorvo, rainaldo Pellegri-no134 di S. elia, ruggiero di Landenolfo e raimondodi Paterno di S. Germano, perché indicassero le per-sone deputate alla detta fortificazione al Signor Filip-po di Citrò, contestabile di Capua, sopraintendente al-la detta opera, e la sopravvegliassero tre volte al gior-no; e perché la detta rocca si fortificasse al più pre-sto, fu da essi stabilita per ciascun mese una certa som-ma di danaro135.

nello stesso mese – giugno 1235 – Filippo di Citròfu rimosso dalla sopraintendenza della fortificazionedi rocca Janula e vennegli surrogato iacopo di Moli-no. il Citrò fu costretto poi nel 1237 ad un’ammendadi cento once d’oro per evitare una pena maggioregiacché da una inchiesta, che il riccardo da San Ger-mano chiama inquisizione, fatta da enrico di MorraMaestro Giustiziere sull’opera del Citrò e delle altrepersone preposte alle fortificazioni di San Germano,erano state constatate delle sottrazioni; e mentre il Ci-trò fu condannato al solo versamento di cento onced’oro, gli altri dovettero versare l’ammenda di 300 on-ce d’oro e lasciare i loro posti.

intanto, luglio 1236, finiva i suoi giorni nel Mona-stero l’abate Landolfo e frate Giuliano, monaco casi-nense, ne annunciava la morte alla corte imperiale, ot-

tione et luctu peni-tentiam agentes,suas domino pre ti-more mortis ani-mas commenda-bant. terre motusiste intonuit die illoet hora predicta, aCapua usque ro-mam, et terra motaest. et tunc de Co-liseo concussus la-pis ingens eversusest; et quia duravitultra mensem terremotus huiusmodi,interdum plus in-terdum minus, atto-niti homines, di-missis laribus et lo-cis propriis, ne do-morum illos ruinacontereret, ad agrosexibant. tunc iussuLandulfi Casinen-sis abbatis fit adCasinense mona-sterium de singulisterris suis processiogeneralis discalcia-tis pedibus in fletuet planctu ”, pag.174.

131 Ryccardi, ecc., cit.pag. 177. taffuro (odaffuro) di Capualo si ritroverà anco-ra in riccardo da S.Germano nell’anno1239 quando l’im-peratore lo invieràad occupare mili-tarmente Pontecor-vo; nell’anno 1249(15 maggio) vieneordinata da Federi-

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tenendo la facoltà di fare la nuova elezione. L’elezio-ne fu fatta nel febbraio del successivo anno 1237 e sul-la sedia abadiale fu posto Frate Pandolfo da Santo Ste-fano. Pare che il Papa Gregorio iX avesse accolta ma-le questa elezione136 e ciò condusse a una nuova ele-zione nel 1238, arbitro l’arcivescovo di Messina, chescelse Stefano di Cervario137.

Stefano, gratulato e festeggiato, veniva nella Badiacome moderatore, confermato dal Pontefice, nel mar-zo del 1239, si recò dall’imperatore nella Lombardiaa prestare giuramento di fedeltà e benignamente ac-colto ne ebbe favori e benefici; ma erano favori e be-nefici menzogneri che volevano coprire il mal gover-no da cui in quel tempo era oppressa la Badia per gliordini emanati da Federico ii.

nel mese di aprile l’imperatore ordinò che si pre-sidiasse il Monastero Casinense di servienti e altragente necessaria a custodirlo escludendo da esso al-cuni Monaci138; e similmente viene presidiato Ponte-corvo per mezzo di taffuro, castellano di rocca Ja-nula139.

taffuro chiama anche nella rocca i Monaci prepo-sti alla riscossione delle rendite annuali e dei varii pro-venti e li obbliga a cedere metà di queste, mandandoruggero Landenolfo e Jacopo Casolo per le terre, on-de prelevare e ammassare vettovaglie per approvvi-gionare i servienti destinati alla custodia del Mona-stero, della rocca Janula e di Pontecorvo.

La scomunica lanciata in quell’anno, 1239, dal Pa-pa contro l’imperatore viene ad esasperare questo checon veementi bandi attacca persone ed averi di mona-ci e preti e, a varie riprese, esclude dal Monastero diMontecassino i monaci pur concedendo loro di vive-re con qualche privilegio nelle altre badie.

co ii la restituzionedi tutti i beni usur-pati dallo stessotaffuro al conventocassinese quandoesercitava la castel-lania di rocca Ja-nula: Regesto ditommaso decano,Li, pag. 97.

132 ryccardi, ecc.,pag. 181.

133 Ryccardi, ecc.,pag. 185. Questaim posta dovette pe-sare molto sulla po-polazione che ap-pena qualche gior-no prima, 25 aprile,aveva subito unaviolentissima allu-vione che aveva in-vaso le case a valledi S. Germano edaveva portato viatutte le riserve ali-mentari: “MenseApri lis die LuneXXV° mensis eiu-sdem circa meri-diem in festo scili-cet beati Marcievangeliste, aerisserenitate mutata,que multa erat, tan-ta subito tempestasinhorruit et inun-dacio facta est plu-viarum de supernisveniens montibus,ammixta grandini-bus, ad SanctumGer manum, quoddo mos nonnullas invalle replevit allu-vio et domorum 83

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***

Andrea di Cicala

creato capitano supremo

nel Reame rifornisce

Rocca Janula di armi

e attrezzi di guerra

– Al Taffuro di Capua

è sostituito il Castellano

Guglielmo di Spinosa

(1339140).

in un vero stato di assedio erano così ridotte la Ba-dia e le sue terre quando andrea di Cicala, creato dal-l’imperatore capitano supremo nel reame, rifornendola rocca Janula e il Monastero diede ai poveri abita-tori del territorio di S. Benedetto nuove tribolazioni.Mangani, catapulte, trabacchi ed altri congegni guer-reschi furono costruiti, abbattendo alberi, impiegandometalli facendo lavoro improbo sia per la costruzioneche per il trasporto di tali attrezzi sul Monte Cassino,nella rocca Janula e negli altri castelli e per maggio-re sicurezza per l’avvenire, furono mutati tutti i giu-stizieri e i castellani del regno.

rimosso taffuro di Capua da rocca Janula e dallacustodia di Monteccassino e Pontecorvo, è a lui sor-rogato come castellano un certo Guglielmo di Spino-sa e in Cassino un certo Giordano di Calabria.

Guglielmo di Spinosa poco doveva restare nellarocca Janula, giacché l’anno successivo – 1340141 –1o stesso imperatore Federico ii lo faceva sostituireda un tal Giovanni di trentenara142 e permetteva con-temporaneamente che abate Stefano facesse ritornonell’abadia Casinense.

il Monastero restava però sempre in balìa di solda-tesche imperiali avide di piaceri e di gozzoviglie e levolte delle numerose sale, abituate al silenzio, eranoora percorse da onde di lascive canzoni che da mi-scredenti bocche di uomini spesso rocamente, usciva-no e anche da bocche di donne chiamate a far merci-monio del loro meretricio mestiere in convegni chefrequenti si succedevano. La chiesa della Badia e tut-

utensilia, oleum, etvictualia multa se-cum fluendo dedu-xit. Saxa etiam demontibus tam gran-dia movit, quod eatrahere multa bo-vum paria non va-lerunt”, Ryccardi,cit., pagg. 184-185.

134 L. tosti, cit., scri-ve “rinaldo Belen-guino”, pag. 198.

135 l’autore si limita atradurre alla letterai passi della Crona-ca di riccardo per-tinenti alla roccaJa nula: pag. 190-191.

136 infatti Pandolfoebbe l’approvazio-ne dell’imperatoreFederico ii ma nondi papa GregorioiX; per questo mo-tivo nella lista degliabati cassinesi èconsiderato soloam ministratore enon abate: dell’O-mo, cit., pag. 298.

137 Stefano ii, ab.1238-1248.

138 Si trattò di una ve-ra e propria occu-pazione militare;Ryccardi, ecc., pag.199.

139 Lo si è già annota-to più sopra, nota139.

140 Lèggasi 1239.141 Lèggasi 1240.142 trentinara, Ca-

paccio, in provinciadi Salerno.

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te le altre chiese erano spogliate dalle loro ricche sup-pellettili sacre per far danaro e pagare gli armati chel’imperatore era costretto a tenere per sostenersi neltravagliato seggio imperiale.

***

Nel 1242, castellano

Filippo di S. Magno

furono condotti nella

Rocca Janula il Vescovo

di Palestrina col maestro

Giovanni Toledano.

nella rocca Janula furono condotti da tivoli, do-po le distruzioni che l’imperatore portò nel territoriodi roma, movendo contro quella città, il Vescovo diPalestrina col maestro Giovanni toledano nel lugliodel 1242 e furono dati in custodia al castellano Filip-po di S. Magno e a due Baroni specialmente per ciòdeputati143. il trentenara era stato sostituito nella roc-ca Janula da Filippo di San Magno in quell’anno, macol sostituirsi di castellani e custodi non cambiavanole sorti delle genti che in quel tempo erano ridotte invera abominevole desolazione. Filippo di S. Magno èl’ultimo castellano di rocca Janula citato da riccar-do da San Germano la cui cronaca ha fine nell’ottobredel 1243.

***

Corrado iV nel suo breve regno dello Stato Svevofu costretto a domare la ribellione di quasi tutta la ter-ra di Lavoro; ed aquino, Sessa, San Germano ed altrevicine castella furono sottomessi, come si legge nellastoria di niccolò iamsilla tradotta dal Gatti (Del Re

Cronisti e scrittori sincroni Napoletani144); troviamonelle annotazioni ai diurnali di Matteo Spinelli145 cheCorrado era in settembre 1251 in San Germano doveattaccò il conte di aquino e quello di Sora riccardo,fratello d’innocenzo iV e che il giorno di S. Martino,11 novembre aveva devastato i loro feudi.

143 Ryccardi, ecc.,pag. 216. Per Filip-po di S. Magno siveda J. L. a. huil-lard-Bréholles, Hi-storia diplomaticaFrederici Secundi,Parigi 1852-1861,Vol. V (di 12), pag.617.

144 Giuseppe del re,Cronisti e Scrittorisincroni Napoleta-ni editi ed inediti,ordinati per serie epubblicati, napoli,1868.

145 Matteo Spinelli,Gli Diurnali diMesser Matteo Spi-nello da Giovinaz-zo, in Muratori,Rer. Ital. Script,Vii: l’autore si affi-da ad una fonte si-curamente non at-tendibile vista la di-mostrata non au-tenticità del pre-sunto testo medioe-vale. 85

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assunto il governo del reame, cacciando il mar-chese hohenburg, balio di Corradino, Manfredi per pa-gare gli stipendi ai soldati tedeschi comandò che sivendessero tutti gli arnesi di argento che servivano persuo uso domestico sapendo, secondo il detto di Salo-mone, che v’ha tempo in cui si deve seminare per es-servi poi quello in cui si deve raccogliere, non repu-tando nulla di più prezioso dell’onore, e una fortequantità di questi tedeschi ed altri cavalieri e fanti sta-bilì in San Germano 1254.

Contro Carlo d’Angiò,

che moveva verso

San Germano, Manfredi

fece riunire le sue truppe

in quel territorio; in

Rocca Janula furono

asserragliati due mila

Saraceni e mille cavalli.

nuovo vigoroso impulso dovevano subire le forti-ficazioni e le opere di difesa di Montecassino e SanGermano quando Carlo d’angiò, chiamato da Cle-mente iV per occupare lo Stato Svevo d’italia, comefu detto, moveva contro Manfredi dirigendosi versoSan Germano146.

tedeschi, Pugliesi e tutti i Saraceni di Lucera furo-no riuniti in quel territorio. nella rocca Janula furo-no asserragliati duemila Saraceni e mille cavalli. i cit-tadini e molta gente del patrimonio di San Benedettocon parte del forte esercito, furono condotti dal Con-te di Caserta per combattere contro Carlo e si inoltra-va sino a Ceprano, ma il combattimento non avvenneperché il Conte cedette le armi davanti a Carlo vendi-candosi così di un atroce oltraggio ricevuto da Man-fredi. Si dice che Manfredi gli avesse violentata la mo-glie147 e che il Conte, fatto proponimento di vendi-carsi, per non essere tolto dal comando delle truppedello Svevo, avesse nascosto il suo rancore, il suo odio.

Un documento del Grande archivio di napoli, an-no 1268, cita tutte le spese fatte dal settembre 1265 al25 febbraio 1266, per gli equipaggi militari ed altre

146 L. tosti, op. cit.,vol. iii, pag. 6.

147 L. tosti, loc. cit.,pag. 6.

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cose appartenenti alla milizia, inviate da napoli a SanGermano, per ordine di re Manfredi, a riccardo con-te di Caserta e suo Capitano citra faro, il quale stavain San Germano con le milizie nel predetto tempo, cioèdal settembre 1265 al 25 di febbraio del 1266, vigiliadella battaglia, in cui Manfredi fu rotto e ucciso.

Che questo riccardo Conte di Caserta invece di di-fendere e sostenere San Germano per Manfredi, fossepassato alla parte di Carlo d’angiò con molti altri feu-datari del reame, non solo lo scrivono gli storici con-temporanei, ma ne dà incontrastabile prova una lette-ra di Carlo istesso inviata al Papa, nel giorno primo dimarzo 1266, per dargli contezza della vittoria riporta-ta il 26 febbraio nella battaglia di Benevento, nellaquale il corpo di Manfredi, ucciso, era rimasto confu-so con gli altri morti.

S. Germano e Rocca

Janula passano dal

dominio Svevo a

quello Angioino

(1266).

San Germano e la rocca Janula dunque il 25 di feb-braio 1266 passarono dal dominio Svevo a quello an-gioino, e tutte le città e tutti i castelli, i casali e i bor-ghi del territorio del regno Svevo sino a San Germa-no, avevano già abbandonata la parte di Manfredi econ la voce o con l’opera avevano offerto spontanea-mente segni di soggezione e di fede a Carlo d’angiò,il quale non ebbe bisogno di adoperare le moltissimemacchine avute dai nobili di roma, perché quanto piùcresceva l’audacia dei Francesi, tanto più aumentavala spregevole pusillanimità dei regnicoli atterriti solodalla nomea della gallica ferocità.

anche il presidio di Monte Cassino depose le armie l’abate Bernardo, eletto nel 1263148, albergò Carlonelle mura della Badia149 e fu poi sempre suo validoconsigliere sino a quando l’angioino, che sospettavadell’autorità in cui era venuto l’abate per l’amiciziaanche del sommo filosofo tommaso di aquino, lo spo-gliò di molti privilegi.

148 Bernardo i aygle-rio, ab. 1263-1282,d’origine francese;la sua elezione daparte del papa Ur-bano iV aveva loscopo di riavvici-nare la santa sedealla casa angioina,dunque una nominapuramente politica;cfr. t. Leccisotti inDizionario Biogra-fico degli Italiani,vol. i (1960), pag.520, s. v.

149 L. tosti, loc. cit.,pag. 7. 87

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Un lungo periodo, in cui il centro del movimentopolitico non è più quello nel quale sorge la rocca Ja-nula, succede a quello ora esposto con copia, che for-se a taluno potrà sembrare abbondevole, di particola-ri.

il governo iniquo di Carlo d’angiò, tacciato dal di-vino poeta col titolo di mala signoria passò brevementein Sicilia abbattuto nel 1282 dalla notissima rivolu-zione iniziata a Palermo nel Vespro del 31 marzo nel-la Chiesa di S. Spirito. Pietro iii d’aragona, sposo diCostanza figlia di re Manfredi, eccitato da Giovannida Procida già medico di Federico ii e di Manfredi,raccolse con la sua flotta vittoriosa al comando di rug-giero di Lauria la corona degli Svevi, facendo prigio-ne nella vittoriosa battaglia di napoli, 5 giugno 1284Carlo ii lo zoppo – principe ereditario – e a Palermofu acclamato re della Sicilia.

Carlo d’angiò che aveva portata la corte a napoli,moriva nel 1285, lasciando ancora prigioniero il fi-gliuolo Carlo ii. nello stesso anno moriva Pietro iii ela Sicilia passava a Giacomo, suo secondo genito, chedoveva riunirla poi nel 1291 al regno di aragona, la-sciatogli dal fratello primogenito alfonso iii.

La volontà dei Siciliani trionfò con l’indipendenzadel loro regno sulle lotte successive e il pontefice Bo-nifacio Viii, per quanto a malincuore, benedì nel 1303Federico d’aragona fratello di Giacomo – a questo so-stituito dal volere dei Siciliani perché più fedele allaloro causa – re di trinacria, restando il titolo di re diSicilia agli angioini che, presto, da loro fu abbando-nato150.

nel 1337 a Federico succedeva il figlio Pietro ii,mentre Carlo nel 1309 lasciava il trono al figlio ro-berto (1309-1343).

Primo Abate Vescovo

in Mon te Cassino.

abolito il Parlamento, in questo regno, i molti ba-

150 dopo la pace diCaltabellotta, nel1302, la Santa Sedecontinuò a denomi-nare “regno di Si-cilia” il regno dinapoli, cfr. C. Bar-bagallo, Il medioe-vo, Utet, 1935,pag. 907, n. 1.

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roni di origine normanna, tedesca e francese, conser-vavano notevoli diritti feudali a danno dell’autorità re-gia, mentre, in Montecassino – scampato il pericolo diveder sostituiti i monaci Celestini ai Cassinesi, peropera dell’eremita Pier da Marrone, Papa Celestino iV,poi rinunciatario il 13 dicembre 1294, – restavano sulseggio abadiale degli abati vescovi, primo raimondoFrancese (1326-1340)151.

Quando ancora la città di Cassino non era stata di-strutta dai barbari, aveva i suoi vescovi152, ma distruttaCasino, disperso il popolo che in gran parte andò adingrandire Sangermano153, gli abati cassinesi succes-sori di S. Benedetto, per papali privilegi, esercitarono,quasi, episcopale giurisdizione sull’esteso patrimoniodell’abadia; ma quando Clemente V (1305-1314), ilguascone Bertrando de Got, il Pastor senza legge del-la divina Commedia, pose la Sede del Pontefice inavignone (1309), sotto l’usbergo della casa angioinasignoreggiante in Francia e feudataria della Contea diProvenza, fu necessario, per maggiore disciplina e permigliore amministrazione del Censo, che gli abati fos-sero anche Vescovi e, per maggiore sicurezza, chè nonsi ribellassero all’autorità del Papa e del re angioinodi napoli, furono anche scelti fra i monaci francesi.ne troviamo con raimondo altri quattro: Guido 1340-1341, richerio154 1341-1343, Stefano 1343-1345155,Guglielmo 1345-1353156, così come francesi furonosempre i Papi che restarono in avignone per settanta-due anni dall’elezione di Clemente V 1305 al 1378157.

*** Rocca Janula

presidiata

dagli angioini.

Sino al 1348 nessun fatto notevole attira l’attenzio-ne sull’oramai celebre archicenobio e sulle terre daesso dipendenti; la rocca Janula rimane, con San Ger-mano e gli altri Castelli, presidiata con soldati angioi-ni, ma poco numerosi erano questi presidi, avendo gliangioini bisogno di accentrare le proprie forze terre-

151 raimondode Gra -mat, cfr. e. Gattola,Historia, cit. pagg.503-505-506.

152 Secondo una per-sistente tradizionenel V secolo Cassi-no sarebbe stata se-de episcopale: unvescovo di nomeCaprasio di Casi-num risulta presen-te al concilio del465 celebrato dapapa ilario, mentreun altro vescovo,Severo, comparenel Concilio roma-no del 487 (sottopapa Felice); que-st’ultimo potrebbeessere quel S. Se-vero al quale l’aba-te teobaldo dedicòuna cappella nelsec. Xi sulle pendi-ci di Montecassino;cfr. a. i. Schuster,Sto ria di San Bene-detto e dei suoi tem-pi, Viboldone, 1963,iV ediz., pag. 190.

153 tra l’abbandonodel sito dell’anticaCasinum e la nasci-ta della nuova cittàdi S. Germano (pri-mi decenni del sec.Xi con l’abate ate-nolfo) c’è oltremezzo millennio diinterruzione: dun-que non fu il popo-lo di “Casino” cheandò ad ingrandireSangermano”. 89

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stri e navali contro la rivoluzione Siciliana e poi con-tro gli aragonesi.

Solo le lotte nella dinastia angioina stessa venneroa turbare la tranquillità delle terre che ci interessano.

nel 1348 un’orda di gente ungherese, condotta daLudovico, per vendicare la morte del fratello andrea,marito della regina Giovanna e anche per impadro-nirsi del trono di napoli, invadeva il territorio di Mon-te Cassino e penetrava nell’abadia, predando tuttoquanto di prezioso vi era raccolto.

***

La buona intromissione del pontefice niccolò iV(l288-1294) aveva fatta riacquistare la libertà a Carloii e la corona nel 1287. napoli ebbe il maggior bene-ficio del governo di questo savio re che amò le arti eil benessere del suo popolo costruì chiese – San do-menico Maggiore, S. Pietro Martire, S. agostino, S.Martino – e diede inizio alla costruzione del molo chedoveva rendere poi napoli una delle prime città com-merciali dell’europa.

nel 25 maggio 1309 Carlo ii moriva, gli succede-va per testamento il figlio terzo genito roberto, ducadi Calabria che, il 1° agosto 1309, faceva giuramentodi fedeltà nelle mani del Pontefice Clemente V, e quan-do, dopo un retto e prudente governo e dopo aver pre-parato a succedergli la nipote Giovanna figlia di Ma-ria di Valois e di Carlo i, che appena settenne, avevadata in isposa, nel 1333, al settenne andrea – figlio diCarlo Uberto re d’Ungheria – moriva, nel 1343, edera seppellito nella Chiesa di Santa Chiara in napoli,da lui stesso fatta costruire.

il regno di Giovanna non fu certo esemplare di vir-tù; sono noti i dispareri sull’onestà e la correttezza diquesta donna che ha dato pascolo alle più perverse efantastiche tradizioni.

Molti cronisti e storici contemporanei, o di poco po-steriori al tempo in cui Giovanna visse, la esaltano, di-fendendola dalle turpi taccie affibiatele da altri e datutto il popolo del suo regno, ma è possibile che la

154 richerio ii; in M.dell’Omo, cit.,pag. 301, è riporta-to raterio de Mire-mont.

155 Stefano iii Cam-barou, 1343-1346,e non 1345.

156 Guglielmo ii derosières, 1346-1353.

157 i papi dimoraronoad avignone dal1309 al 1376, dun-que circa 68 anni.90

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speranza di ottenere le sue grazie o di evitare la di -sgrazia di dispiacerle avrà potuto rendere meno duri igiudizii di tali cronisti.

nel fatto è accertato che la corte era rotta ad ognivizio e basterebbero gli amori dal Boccaccio narrati,e le novelle del decamerone che egli leggeva in pre-senza della lasciva regina e della Corte, e le accerta-te nefandezze commesse dal marito andrea, a cui erastato conteso l’esercizio dell’autorità reale, per non po-ter dire molto bene della regina Giovanna e del suogoverno. e i dispareri sulla fama della regina Gio-vanna anche ora esistono e proprio in questi ultimitempi una polemica vivace intorno a ciò fu scritta daGuido Polisieri e Ferdinando russo.

Lo strangolamento di andrea in San Pietro a Ma-jello, presso aversa, commesso la notte del 18 set-tembre 1345 da alcuni congiurati, fu a Giovanna ad-debitato. Quel fatto imputato a lei, mise lo scompiglionel regno e decise Ludovico re d’Ungheria – che ri-teneva fermamente la regina, la quale si era affretta-ta a sposare Luigi di taranto, complice dell’uccisionedel fratello andrea – a venire nel regno angioino dinapoli, 1347.

atto non lodevole fu la fuga di Giovanna da napo-li, dopo avere esortato il popolo ad accogliere Ludo-vico d’Ungheria come amico, 1348, lasciandovi il pic-colo figliolo Carlo Uberto.

non sono descrivibili le vendette di Ludovico e ildisordine portato nel regno dai suoi assetati ungari158,aumentate quando, dopo due mesi, spaventato dallapeste che affligeva l’europa tutta, Ludovico ritornavain Ungheria lasciando a napoli suo Vicario CorradoLupo, barone tedesco.

Jacopo Papone

da Pignattaro invade

le terre di Montecassino

dopo le depredazioni

degli ungheri condotti

da Ludovico 1347.

Terremoti del 1349.

dei disordini susseguitisi a questi fatti profittò Ja-

158 nel 1348 gli un-gari occuparono S.Germano e depre-darono il monaste-ro; cfr. L. tosti, op.cit., vol. iii, pag.49; anche t. Viz-zaccaro, Rocca Ja-nula, in Montecas-sino e Cassino -Storia, monumentied arte, abbazia diCasamari, 1966,pag. 136. 91

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copo Papone da Pignattaro159, che, con buon manipo-lo di sgherri si recò alla vicina Montecassino, la inva-se e fece bottino di quanto era potuto sfuggire agli Un-gheri, cacciandone anche i monaci e il Vescovo.

L’anno 1346160 fu funesto all’abadia e alle sue ter-re. il vescovo Guglielmo e i monaci erano ritornati neldeserto archicenobio calmando i bollori di Jacopo epensavano di portare riparo ai danni subiti quando, ilgiorno nove di settembre, un terribile terremoto met-teva lo spavento e lo scompiglio in tutta italia.

roma, napoli, aversa patirono molte rovine, maquale fu il danno sofferto dalla Badia e dalle vicineterre appare dalle parole, forse anche esagerate, delloanonimo, il quale disse non esservi stato dal principiodel mondo commovimento di terra pari a quello, e chefu anche più fiero del terremoto avvenuto per la mor-te di Cristo161. i monaci ebbero appena il tempo di fug-gire quando tutto l’edificio rovinò e della bella Basi-lica di desiderio, meraviglia di quei tempi, ben pocorimase in piedi.

San Germano ebbe anche le sue rovine e più di mil-le morti seppelliti sotto le macerie.

La rocca Janula ebbe miglior fortuna perché co-struita solidamente sulla forte roccia, ma parecchisgretolamenti e la rovina di alcune mura pose lo spa-vento nel presidio, che iacopo vi aveva posto venen-do nel territorio Cassinese e gli effetti di questo tre-mendo terremoto decisero il Papone a smettere le ag-gressioni contro il monastero benedettino e le sue ter-re.

a tanta rovina cominciò a portar riparo il nuovoabate angelo da Sora eletto nel 1537162 da papa in-nocenzo Vi (1352-1362) perché, essendo egli mona-co cassinese, ponesse fine alle inutili lamentele e so-stituisse opere alle parole pietose dei predecessoriFrancesco163 (1353-1355) e angelo i degli acciajoliche fu anche cancelliere del re Luigi di napoli164

(1355-1357).

159 Pignataro inte-ramna; L. tosti,cit., pag. 49 e sgg.L’autore confondequesto personaggiocon il brigante Pa-pone, domenicoColessa, che imper-versò nel Cassinateverso la metà delsec. XVii: cfr. F.riccardi, Il brigan-te Papone, rocca-secca, 1995.

160 L’anno è il 1349,come si legge nel ti-toletto di paragra-fo: si tratta di un e -vidente refuso; cfr.Annales Casinen-ses, cit., pag. 320.

161 ibid.: “… qualisnon fuit ab initiomundi nisi in mor-te Christi”.

162 angelo ii dellaPosta fu abate dal23 marzo 1358; cfr.dell’Omo, pag.302.

163 Francesco d’atti,trasferito a Monte-cassino da Chiusi.

164 Fu anche arcive-scovo e volle che lasede di Montecas-sino fosse conside-rata arcivescovilein sua vita; cfr. L.tosti, loc. cit., pag.54.92

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Fine degli Abati

Vescovi – Abati Monaci

in Montecassino

(1370).

durante il periodo della residenza dei Papi in avi-gnone (1307-1377165) e durante le lotte fra gli angioinie i durazzesi nel reame napoletano anche nella BadiaCassinese avvenivano mutamenti ed il Papa Urbano V– il benedettino Guglielmo di Grimoald, abate di S.Vittore di Marsiglia, s’interessò al risorgimento delmonastero, ma, volle però che gli abati non fossero piùvescovi, bensì monaci e favorì l’elezione dell’abateandrea da Faenza (1370-1373)166, lanciò la scomuni-ca contro i predatori della Badia e inviò molti mona-ci a rinsanguare lo scarso numero dei Benedettini conl’intenzione di risollevare le sorti dell’ordine e del-l’abadia.

Secondo abate monaco fu Pietro iV167 1374-1395,a lui Urbano Vi, che aveva ricondotta la sede papalea roma 1378168 fu largo di favori; bandì una vera cro-ciata contro gl’invasori del monastero e dei suoi benie riconfermò gli antichi privilegi. Ma la maggior par-te dei vassalli del Monastero si schierarono con la re-gina Giovanna e con l’antipapa Clemente, nascon-dendo il fine vero della loro ribellione, l’odio controil feudale regime che toglieva loro ogni indipendenza.

Così l’abate Pietro non poté evitare la terribile tem-pesta che gli mossero contro i ribellati sangermane-si169, e quando Carlo di durazzo, nipote di Ludovicod’Ungheria, veniva per la via di Ceprano nel regnoavito, 1381170, Ottone di Brunswich marito di Gio-vanna, dava compimento alle munizioni fatte in S.Germano e nella rocca Janula dall’abate, sperando quicombattere con l’avversario.

nel 1382 l’abate fu creato Gran Cancelliere del re-gno dal re Carlo di durazzo già padrone vincitore.

165 no: dal 1309 al1376, vd. supra no-ta 157.

166 andrea i da Faen-za, 1369-1373.

167 Pietro iV de tar-taris.

168 1376.169 Capeggiati da un

certo milite Loffre-do; la rivolta cessòil 1379 per inter-vento di Giovannida Caramanico,consigliere regio;L. tosti, loc. cit.,pagg. 73-74.

170 ibid., pag. 78.

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* * *

a Carlo successe il figlio Ladislao gridato re il 25marzo 1386, il quale nell’anno successivo diede testi-monianza del suo attaccamento alla Badia di Monte-cassino con varie scritte, perché sembra che assai glipremesse mantenersi amici i difensori del varco tantevolte e da tanti capitani battuto.

Ma l’abate era costretto a tenere a bada i vassallidel Monastero che, cogliendo qualunque occasione,facilmente si ribellavano alla sua autorità e nel regi-stro di detto abate il Padre tosti ha trovato molte scrit-ture con le quali Pietro iV mandava perdono o casti-go ai ribellati vassalli.

Uno dei più ribelli era stato il Conte Gaetani di Fon-di, Luca Spinello, signore di roccaguglielma. aiuta-va l’abate iacopo di Marzano, grande ammiraglio, ela lotta nel 1387 ardè sanguinosa. accordatosi poi conil Gaetani, l’abate dovette lottare con il suo ex allea-to, l’ammiraglio Marzano, signore di Sessa, ed essen-do riuscita vana l’intromissione di re Ladislao cheesortava l’ammiraglio a raccostarsi col Cassinese, ilre deputò iacopo Stendardo maresciallo di Sicilia conuna sua lettera, 1392, a custodire rocca Janula, e te-nere fedeli all’abate i Sangermanesi. Pare che il ma-resciallo iacopo Stendardo riuscisse agevolmente a pa-cificare gli animi del Marzano e dell’abate, giacchénessun’altra notizia è registrata di quella lotta.

Ladislao aveva anch’egli le sue iatture per la guer-ra mossagli dai fautori di Luigi ii d’angiò, e dovetteperciò allontanarsi da napoli con la madre, ma la mor-te di Urbano Vi, con cui era stato in lotta, e il matri-monio conchiuso con Costanza figlia del ricchissimoGrande ammiraglio del regno di Sicilia, ManfrediChiaramonte, posero fine ad esse e Bonifacio iX nel1390 faceva incoronare Ladislao e la moglie dal Car-dinale angelo acciajuoli, dando loro l’investitura delregno, e, benedicendoli, ordinò ai popoli di obbedirea Ladislao come a loro legittimo sovrano; ciò che nonimpedì che egli dovesse lottare per altri dieci anni con-tro i fautori di Luigi ii d’angiò, la cui paurosa fuga in94

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Provenza del 1400, lo fece effettivo padrone del rea-me.

***

Ladislao occupa Roma

1408 e alla venuta di

Luigi d’Angiò, deve

retrocedere su

San Germano

e Rocca Janula.

all’abadiale seggio di Montecassino, morto PietroiV nel 1395, dopo un anno in cui i monaci si resseroa comune, fu assunto, 1396, enrico tomacelli171, cu-gino del Papa Bonifacio iX di casa tomacelli (1389-1404).

enrico ebbe a subire nuove lotte con Gaeta e solonel 1400 ebbe pace, quando Ladislao, già arbitro delregno, lo coprì della sua protezione restituendogli poile terre perdute e concedendogli nuovi domini172.

L’indole battagliera di Ladislao non lo conciliò colpopolo, ma gli permise invece di tentare l’acquisto diroma e vi riusciva entrandovi vittorioso nel 25 aprile1408.

Vari avvenimenti avevano mutato le condizioni delPapato. all’antipapa Clemente Vii morto nel 1393 laparte angioina aveva sostituito Benedetto Xiii173

(1394), mentre morto Bonifacio iX e il suo successo-re innocenzo Vii (1404-1406) era stato eletto PapaGregorio Xii (1406-1409) quando il Concilio pisanodeposto di seggio Papa Gregorio Xii e l’antipapa Be-nedetto Xiii, creava a Pontefice alessandro V confi-dando di porre fine allo scisma.

Per l’impresa di roma S. Germano fu nuovamentecampo di battaglia.

alessandro V ricorse a Luigi d’angiò e lo impegnòa prendere le armi contro Ladislao: e quegli venne colsuo esercito riconquistò per il Papa roma e le cittàperdute da cui Ladislao si era ritirato lasciando presi-di, e si diresse verso napoli. Presso Ceprano il dì 19maggio 1411 si appiccò battaglia174. i napoletani die-

171 ab. dal 1396 al1413/1414.

172 L. tosti, iii, pag.94.

173 Pietro de Luna.174 Si veda: P. Cayro,

Storia sacra e pro-fana d’Aquino esua Diocesi, napo-li, 1808, pag. 218;d. ascolano, Storiadi Roccasecca,roccasecca, 2ª ediz.1997, pag. 103. 95

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dero prova di grande valore, disputando il terreno adun esercito eminentemente più numeroso, ma in finedovettero cedere, e Ladislao, indietreggiando, ripara-va in San Germano dove aveva lasciato rinforzi di trup-pe nel Monastero di S. Benedetto – imprigionandonel’abate enrico – nella rocca Janula e negli altri ca-stelli. ivi egli riunì le sue schiere e le riordinò per muo-vere ancora all’assalto di roma, quando, insperata-mente, l’angioino, incapace di cogliere il frutto dellavittoria, se ne ritornava nella sua Provenza.

Facilmente riconquistata roma Ladislao s’inoltra-va verso Perugia coll’intenzione di riunire tutta l’ita-lia, sfibrata in Signorie, Comuni e repubbliche; mauna congiura silenziosamente ordita – secondo quelloche da alcuni storici si affermò –, diede nelle mani del-la figliuola del medico di Ladislao – una bella peru-gina di cui egli si era invaghito – il veleno che lo tras-se alla tomba 1414, se pure non morì di sifilide, comegli storici più moderni ritengono, in napoli, ove erastato trasportato, ed ove fu sepolto nella Chiesa di S.Giovanni a Carbonara, che Ladislao stesso aveva fat-ta edificare.

***

Rocca Janula è

affidata dalla Regina

Giovanna II ad

Antonio Carafa

restando nel dominio

dell’Abadia.

Nel 1418 Abate Pirro

vi apporta restauri.

Giovanna ii sorella di Ladislao e vedova del ducaGuglielmo d’austria fu proclamata regina, alla mor-te di Ladislao. a lei ricorsero i monaci di Monte Cas-sino per riavere i privilegi tolti da Ladislao ad essa.eletto abate Pirro tomacelli da napoli – 1415 – ema-nò un bando per il quale tutte le terre cassinesi dove-vano tornare sotto la signoria dell’abate e lui riverirepadrone, quale era stato per lo innanzi, pena il regiosdegno.96

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Però la regina non voleva restituire in mano di Pir-ro il castello di rocca Janula che dava sicurezza del-la sottostante San Germano, perché come sempre av-veniva quando ì feudali signori dovevano ribellarsi alre si fortificavano in questi eccellenti Castelli.

Pirro, che a malincuore vedeva la perdita della roc-ca, pregò, scongiurò e finalmente si venne a patti af-fidati a pubblico istrumento, 1417, e si convenne chela regina avesse dovuto rilasciare ai Monaci la roc-ca Janula mercè il compenso di quattromila ducati inOro. Ma pare che la regina non avesse mantenuto ilpatto, perché l’anno seguente 1418 la rocca era affi-data da Giovanna ii ad antonio Carafa detto Malizia.

i monaci protestarono audacemente per mano di no-taio e di giudice ai contratti; e convenuti nello stessoCastello, in un tempietto sacro alla Vergine, presenteanche il Castellano antonio Carafa, il quale noncontraddisse, fu scritto: “ la rocca Janula essere dipertinenza dell’abazia ab antiquo, per diritto di fon-dazione e di privilegi; rilasciarla nelle mani del Cara-fa a nome della regina, non di loro arbitrio, ma da ti-more consigliati, e da reali comminazioni costretti; e,perché conquassata e lacerata la Badia, mal potevanoagli ordinamenti della regina ostare senza che loro ve-nisse ultima e irreparabile rovina; quella rassegnazio-ne d’un nonnulla offendere la ragion del dominio, sìche in appresso loro esserne il possesso e l’uso, ben-ché da regio deputato guardata ”.

nello stesso anno, infatti, per rammentare alla re-gina i diritti del di lui dominio sulla rocca, abate Pir-ro la fece fortificare di un recinto di mura, in faccia al-le quali fece scolpire lo stemma di sua famiglia to-macelli, e questo motto: Pyrrus abbas fieri fecit A. D.

MCCCCXVIII175.non si sa cosa ci stesse a fare il Ca-stellano antonio Carafa in questo tempo nella roccaJanula e nemmeno con quali diritti l’abate sostituissela sua persona all’ente che rappresentava.

il Carafa poi fu inviato dalla regina Giovanna, mes-saggiero delle proprie preghiere, presso papa MartinoV perché non ascoltasse le insinuazioni di attendolo

175 È errato: come lostesso Paterna Bal-dizzi riporterà piùavanti, la data esat-ta è MCCCCXXViii;l’errore è di L. tosti(iii, pag. 101) dacui il nostro si do-cumenta; nel dise-gno dello stemmafigura la data esat-ta; vd. anche e.Sthamer, DieRechtsstellung derBurg Rocca Janulaim Mittelalter, in“Casinensia”, ii,M o n t e c a s s i n o ,1929, pag. 53.

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Sforza, Contestabile del regno napoletano, inviatocon forte esercito in aiuto del Papa da ser GiovanniCaracciolo per togliere da vicino alla sua amata regi-na il terribile rivale; insinuazioni tendenti a lanciareLuigi iii d’angiò contro la regina Giovanna comepretendente al trono di napoli.

***

Rocca Janula

assediata ed espugnata

dal capitano di ventura

Francesco Blanco,

assoldato da Papa

Martino V, resta in

balìa dei Sangermanesi.

incoronata regina Giovanna ii nel 1416176, riac-cendeva le passioni di Ser Gianni Caracciolo affidan-dogli il Governo, ma destava le gelosie di attendoloSforza già ad arte inviato a soccorrere con l’esercitoil Papa, e lo Sforza, in nome di Luigi iii d’angiò, ri-tornò e s’impadronì della città capitale. Giovanna sirivolse invano al Papa e poi ad alfonso V, re d’ara-

176 L’anno successivoGiovanna ordinò laraccolta di 4000ducati d’oro in fa-vore della roccaJanula: Gattola, Ac-cessiones, ii, pag.518; ma lo stessoGattola dubita chetale somma fossestata realmente rac-colta.

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Fig. 2

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gona, di Sardegna e di Sicilia, adottandolo erede deltrono, e invano a questo inviò messaggero il Mali-zia177, già castellano della rocca Janula.

Venne la flotta aragonese a disperdere quella an-gioina, nel golfo di napoli; ma essendo dalla parte diterra lo Sforza sempre più minaccioso, Giovanna chia-mò il forte e terribile nemico del Papa Braccio da Mon-tone che, rapido come folgore, venne a conquistare lacittà, sconfiggendo l’esercito angioino e Sforzesco.

La chiamata di Braccio da Montone in difesa delregno178 fece nascere rancore nell’animo di MartinoV, verso Giovanna e credendo l’abate Pirro partigia-no della regina, perché non poté opporsi al passaggiodelle milizie di colui che tanto fastidio aveva dato aibeni della Cattedra di S. Pietro, decise di toglierlo dalgoverno della Badia179.

era nella terra di Piedimonte, quattro miglia distantedalla Badia, un capitano di ventura: Francesco Blan-co180, uomo violento e di animo disposto a fare qua-lunque cosa che potesse apportargli danaro e buon bot-tino, costui, nel più fitto di una notte oscurissima, mes-sosi a capo di gente raccogliticcia ed armata, per so-linghi e montuosi sentieruoli, pervenne al Monastero.dormivasi in quella e più tranquillo dormiva Pirro chenon pensava affatto ad una possibile aggressione not-turna, e tanto meno che potesse essere circondato daindegni traditori, mentre antonio Spicola, prete e se-gretario dell’abate, apriva le porte dell’abadia alBlanco.

dal silenzio e dalla tranquillità regnante nelle lun-ghe corsie in un attimo si passò al più feroce gridìo,minaccie di morte, urla di difesa e di dolore, mentredi ogni cosa sacra e profana i rapaci masnadieri si ap-propriavano, anche uccidendo.

il Blanco lasciava fare e diritto moveva verso la cel-la di abate Pirro essendo scopo della sua irruzione im-prigionare l’abate. Ma Pirro, destato di soprassaltoaveva avuto il tempo di uscire dal Monastero e a gam-be levate correndo fra le spinose balze, poté arrivarealla soggetta rocca Janula e qui sbarrate le porte, tut-

177 antonio Carafa,nominato castella-no nel 1418: vd. L.tosti, iii, pag. 103.

178 nel 1420 Braccioda Montone si im-padronì, per contodella regina Gio-vanna, di Fratte, S.andrea, Castelnuo-vo, S. apollinare,Vallefredda e S.ambrogio, tenen-dole per sei anni; L.tosti, iii, pag. 104.Successivamentesottrasse al mona-stero anche S. Vit-tore e S. Pietro in-fine; loc. cit., pag.106. Lo stesso to-sti precisa che inquel periodo letruppe di Ludovicod’angiò tenevanoS. elia, Valleroton-da, Cervaro, ac-quafondata e Viti-cuso, mentre Piedi-monte, Villa e ilmonastero erano inmano del Blanco;L. tosti trae le sueinformazioni daGat tola (Accessio-nes, ii, pag. 525),che, però, pone lachiamata di Brac-cio da Montonenell’anno 1421.

179 L’abate Pirro to-macelli sarà depo-sto il 10 settembre1437; nel 1422,mentre Pirro era te-nuto prigioniero a 99

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to lacero e sanguinante com’era, pensò alla difesa nelpossibile, quasi certo assalto da parte degli sgherri delBlanco.

infatti non ancora Pirro cominciava a respirare daquella affannosa fuga, che il Blanco, levati a rumore inon ancora composti Sangermanesi, alzando bandierapontificia, a nome di papa Martino, tolse ad assediarerocca Janula, dichiarando apertamente di farne la con-quista a nome del Papa. Pirro fuggì anche dalla roc-ca Janula, ma fu raggiunto in Sant’angelo in theodi-ce e fatto prigioniero fu condotto a roma.

rocca Janula restò in balia del tumultuante popolodi Sangermano, mentre il Blanco commetteva nel mo-nastero e nelle altre terre ogni sorta di sopruso e di de-litto.

a porre fine a questo disordine il Papa inviò comeabate Jacopo, vescovo di aquino, con la piena facol-tà di eleggere capitani, rettori, castellani e fare ognicosa che portasse all’onore pontificio e al bene del po-polo, il Blanco restava a comandare il presidio del for-tificato archicenobio, mentre anton Giovanni Cencioromano riceveva, dal Papa, l’ordine che tutte le terrebadiali fossero da lui ridotte in devozione della Chie-sa, unendo la sua gente con quella del Blanco per ri-uscire nell’intento181.

Così la rocca Janula diviene come le altre terre pos-sessione pontificia.

***

durò poco il dominio pontificio sulla rocca, giac-ché, lasciato libero l’abate Pirro, per far cosa grata adalfonso d’aragona nel 1427, questi tornò a Monte-cassino e poi con l’aiuto di Giovanna ii poté rimette-re ordine nelle devastate terre dell’abadia182.

Già alfonso d’aragona aveva perduto il conquista-to regno napoletano per salvare l’altro spagnolo, eLuigi iii d’angiò era entrato nelle grazie della regi-na Giovanna ii che aveva ripudiato alfonso, temen-done l’ascendente sul popolo.

roma, vi fu un bre-ve abbaziato di Ja-copo, vescovo diaquino, con nomi-na papale (vd. ultra;Gattola, Accessio-nes, ii, pag. 526 ri-porta il diploma diMartino V, ma chia -ma erroneamenteJa copo col nome diGiovanni); ma l’in-carico fu revocatodal papa in seguitoa violenti disordiniscoppiati su istiga-zione di alcuni fa-ziosi, specialmentedi Cervaro (si vedala sentenza di con-danna riportata dalGattola, ibid. pag.526); Pirro fu rein-tegrato nella suafunzione nel 1427:L. tosti, iii, pag.107; Gattola, Ac-cessiones, loc. cit.,pag. 529.

180 il Cayro, op. cit.,pag. 223, lo chiamaCecco Bianco e po-ne la vicenda nel-l’anno 1423. La vi-cenda del Blanco ètratta pari pari da L.tosti, iii, pagg.105-106.

181 Originale in ar-chivio di Montecas-sino: Gattola, ac - cessiones, ii, pag.528.

182 Pirro dovette fron -teggiare un certorigio, che, agli or-

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Luigi iii moriva nel 1434 e dopo un anno, 2 feb-braio 1435, lo seguiva Giovanna ii, lasciando erededel trono renato d’angiò, duca di Lorena, fratello almorto Luigi iii e con lei, giudicata dalla storia comeuno dei flagelli più terribili che straziarono in quel-l’età le italiane contrade, finisce la dinastia di Carlod’angiò e la casa di durazzo.

***

Alfonso d’Aragona

pone forte presidio

a Rocca Janula

sotto il comando del

capitano Arnaldo.

nella tremenda guerra fra i due pretendenti alfon-so d’aragona e renato d’angiò, che aveva dalla suaparte il papa eugenio iV (1431-1447) successo a Mar-tino V, ed erasi già reso padrone del regno, i monaciche morto nel 1438, prigione a roma183, Pirro nonavendo abate governavano a comunità, sposarono ilpartito del Papa. alfonso allora, che aveva divisato oc-cupare la vicina Gaeta, mosse contro Monte Cassinoper impedire al Papa di far penetrare le sue truppe insoccorso di renato e in breve fece suo tutto il patri-monio di San Benedetto184; San Germano e la roccaJanula Vennero in sua balìa prima del Monastero e al-fonso vi pose, con forte presidio, un capitano per no-me arnaldo. Ma i Sangermanesi aiutati da un capita-no di ventura, un certo riccio, con male arti trasseroin San Germano arnaldo e lo imprigionarono.

il riccio condusse poi, inceppato, innanzi rocca Ja-nula, arnaldo, per costringere il fratello di lui Marti-no, rimasto a custodire la rocca, ad arrendersi se nonvoleva veder fare scempio del fratello.

non volle piegarsi il Castellano e si venne alle ar-mi combattendo ferocemente. Mentre ardeva la zuffa,un tale Palermo (che trovavasi incarcerato nella roc-ca perché aveva tradito la fede ad alfonso, abbando-nando ai nemici il Castello di Carpinone) volendo confatto strepitoso tornare in grazia del principe, rizzossi

dini di Giacomo diCarinola, aveva oc-cupato il territoriodi S. Pietro infine eminacciava la stes-sa badia; dopo tremesi, e con l’aiutodi Francesco Ca-racciolo, riuscì avenirne a capo; L.tosti, iii, 3, pagg.110-111.

183 era stato scomu-nicato e rinchiusoin Castel S. angeloda Papa eugenioper essersi a lui ri-bellato con il tenta-tivo di imposses-sarsi della rocca diSpoleto, il cui du-cato gli era stato af-fidato dallo stessopapa eugenio conla nomina a prefet-to; L. tosti, loc. cit.,pagg. 112 sgg. Pir-ro era stato depostodal governo abba-ziale il 10 dicembre1437: M. dell’O-mo, cit., pag. 303.

184 Paterna Baldizzista seguendo allalet tera la storia deltosti, loc. cit.

185 esagera; il tosti 101

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sugli spaldi della rocca, e, smisurato di membra co-me egli era, scagliò tale una furiosa tempesta di sassi,che rincorando i difensori, respinse la gente del ric-cio sgominandola, e facendolo fuggire.

alfonso saputo quanto avveniva nella rocca Janu-la mosse contro San Germano e spedì un certo Men-doza sui monti vicini alle spalle del riccio il quale erariuscito a ricomporre le sue soldatesche. attaccato difronte e alle spalle il riccio dovette cedere, e poté astento rifugiarsi nel Monastero, mentre San Germanoe la rocca Janula tornavano in potere di alfonso a pro-tezione dell’accampamento vicino delle sue truppe edella via che conduceva alla capitale del regno.

i Monaci sempre più si ostinavano a resistere ad al-fonso ed a parteggiare per il Papa, sapendo che euge-nio aveva negato ad alfonso di riconoscerlo re, men-tre l’anti papa Felice V ne aveva data formale pro-messa.

Le sorti volgevano favorevoli ad alfonso d’arago-na, il quale in breve poté sbalzare renato da napolipenetrandovi con lo stesso sotterfugio già adoperatoda Belisario, assalendo cioè i difensori della città dal-l’interno e dall’esterno, poiché un muratore aveva in-dicata la via di un acquedotto sotterraneo, per cui, piùdi duecento forti aragonesi poterono entrare in napo-li il 2 giugno 1442 e la vittoria arrise ad alfonso. re-nato d’angiò dopo pochi giorni riparava a Firenzepresso Papa eugenio, che, con ridevole cerimonia, loinvestiva del reame di napoli quando esso era irre-missibilmente perduto per lui.

Così cessava in napoli il dominio anche del secon-do ramo degli angioini.

***Rocca Janula e il viceré

Giovanni Carrafa 1446.

Quietato l’animo del re verso i Monaci dell’ar-chicenobio Benedettino, questo nell’anno stesso dellasua incoronazione 1443, spediva loro ampio diplomanel quale ordinava che tutta la cassinese signoria a lo-

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ro fosse ridata quale se l’ebbero per lo innanzi, contutti i privilegi meno quello del mero e misto impero.

ritornati nella loro indipendenza i Monaci crearo-no un nuovo abate, scegliendo antonio della nobilis-sima famiglia dei Carrafa 1446; ma la scelta non fu fe-lice perché il Carrafa vecchio e debole si lasciò attor-niare dei fratelli e col permesso di alfonso affidò ilgoverno civile del patrimonio cassinese al fratello Gio-vanni, il quale si insediò nel badiale palazzo di SanGermano, avendo in sua mano rocca Janula col tito-lo di viceré, concedutole da alfonso. antonio investi-va poi l’altro fratello Carrafello della giurisdizione cri-minale, per la quale poteva giudicare e processare asuo talento, ed egli, l’abate, tenne per sé solo il do-minio spirituale, ben poca cosa in vero!

da padroni governarono i fratelli di abate antonioCarrafa imponendo taglie ai vassalli del monastero perarricchirsi e quando i monaci vollero ribellarsi, Gio-vanni Carrafa salì al monastero, lo assiepò di sgherrie imprigionando i benedettini fece abominevole atro-ce sterminio185 alla vista del rammaricato fratello aba-te antonio.

Così di nuovo era resa deserta l’abadia e, dopo dueanni di tale mal governo, morendo antonio, 1454, re-stava senza abate.

***

Abati Commendatari

1454.

Per un cumulo di ragioni e dopo varie vicende erapervaso l’uso nel pontificale dominio, e nei domini incui il principe poteva disporre del patrimonio dellechiese con diritto di prelazione al potere papale, di ce-dere le varie parrocchie, abadie, vescovati, come com-mende a personaggi del clero, o laici. nel periodo incui in esse non era eletto il vero, e giuridicamente ri-conosciuto, rettore, il commendatario ritraeva, dal pa-trimonio del temporaneo, e qualche volta lungo, do-minio, onesta sussistenza. Ma questo che era un sem-

dice solo: “Salì almonastero assiepa-to di sgherri, eb randegg iando ,imprigionando mo-naci, tolse vendet-ta: ed ecco di nuo-vo disertata la Ba-dia”, loc. cit. pag.127.

186 Ludovico i trevi-103

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plice benefico provvedimento nei primi tempi in cuifu adottato, divenne una riprovevole speculazione inseguito e lo era nel tempo in cui noi siamo pervenuticon la sommaria narrazione dei fatti che si ricollega-no alla storia della rocca Janula e nei quali l’azionedi questo Castello è parte precipua.

alfonso aveva contratto un debito di 80 mila duca-ti con il patriarca di aquileja, Ludovico ScarampaMezzarota, quando sosteneva ardente guerra con ro-berto d’angiò ed ora, morto l’abate Carrafa, per sde-bitarsi con lo Scarampa, venne nella determinazionedi affidargli il patrimonio e la Badia di Montecassinocome Commenda. il Papa eugenio energicamente sioppose alle idee di alfonso, ma dovette cedere davantialla ferrea volontà del re e, per evitare il peggio, con-sigliare i monaci ad annuire alla creazione dell’abateCommendatario. Così nel 1454186, il prode guerrieropadovano Ludovico Scarampa, che per essere statosempre propugnatore delle sorti del Papa era riuscitoad assurgere nelle più alte cariche, quali il cardinala-to di San Lorenzo in damaso e il patriarcato d’aqui-leja, la cui vita trascorreva nel più mondano lusso dimodi, circondato sempre da servi e donzelli e da nu-merosi cortigiani, veniva investito della Commendadell’archicenobio Benedettino.

Ludovico, non volendo allontanarsi dalle sue occu-pazioni, elesse a generale governatore dell’abazia cas-sinese un canonico di Cuma, Michele de Lamberten-ghi187, suo familiare e quotidiano commensale e in ma-no di costui fu confidata ogni cosa che prima era am-ministrata dall’abate e dai monaci, da lui dipendeva-no tutte le terre e le castella, da lui raccoglievasi l’an-nuo censo per darlo al Patriarca, toltone quello che erastato predestinato al mantenimento della Chiesa e delMonastero, a lui era deferita ogni giurisdizione tantoecclesiastica che civile, col mero e misto imperio.

san, cardinale, fueletto abate com-mendatario il 18maggio 1454.

187 L. tosti, pag. 132,cita il Regesto diLudovico Scaram-pa, pag. 47.

188 Qui Paterna Bal-dizzi anticipa gli104

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***

Terremoto del 1456,

l’Abate commendatario

Ludovico Scarampa

restaura nel 1458

i danni del terremoto.

nuova jattura doveva funestare le terre cassinesi espargere lo sfacelo anche nel nuovo fiorente regno delmagnanimo alfonso. La notte del 5 dicembre 1456, ilsalmodiare calmo dei monaci, preganti lddio perchéconcedesse fortuna favorevole al loro abate che com-batteva, chiamato dal Papa, contro i turchi di Mao-metto ii ai confini di Ungheria, fu interrotto da un ter-ribile terremoto. Parve che il mondo sin dalle radicifosse smosso, e tutto quanto era diritto sulla terra fos-se abbattuto, e un grande fracasso, accompagnato dalsonare disordinato delle campane, come annunciatri-ci di fatale rovina, mise lo spavento in tutti.

Molte città furono completamente distrutte, altre inparte disfatte, e la città di Bojano scomparve nel ba-ratro aperto dalla terra che fu coperto dalle acque diun nuovo lago. Migliaia di uomini trovarono la mor-te, specialmente sotto le macerie delle chiese dove ac-correvano per implorare pietà a dio acciocché placassela sua ira. nuova rovina subirono le mura della roc-ca Janula, mentre gli uomini del presidio come i mo-naci si poterono miracolosamente salvare.

nel 1458 lo Scarampa tornato vittorioso a roma edi là nella sua Badia, restaurò i danni del terremoto intutto il suo territorio; e fu fortuna perché, egli lonta-no, poco tempo dopo, San Germano e la rocca Janu-la, come tutti i castelli Cassinesi, dovettero sostenereaspre lotte per le invasioni delle truppe angioine.

napoleone Orsino che conduceva le truppe papalidi Pio ii188 favorevoli alla Casa aragonese, contro letruppe del pretendente angioino, condotte dal triven-to, aveva rafforzato di presidi rocca Janula e San Ger-mano, e nel 1461 Fabrizio Carrafa, deputato da Fer-dinando d’aragona, veniva in aiuto di San Germanoe con l’Orsini sconfiggeva il nemico.

avvenimenti, che,in realtà, seguonoalla morte di re al-fonso, 1458.

189 avvenuta il 22marzo 1465. 105

L. PaternaBaLdizzi

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alla morte dell’aragonese alfonso V, re di napo-li e di Sicilia (27 giugno 1458) il suo figliuolo natu-rale, già legittimato nel 1444, Ferdinando o Ferrante iebbe il regno di napoli; ma su di esso Giovanni, du-ca d’angiò, figlio di renato, signore di Genova, avan-zò pretese, da qui le battaglie svoltesi attorno alla roc-ca Janula nelle quali i diritti aragonesi furono salviper il valore dell’Orsini e del Carrafa.

***

Paolo II Commendatario

e Fabrizio Carrafa

castellano di Rocca Janula

per parte del Re Ferrante

o Ferdinando (1464).

alla morte dello Scarampa189, a roma – dove erastato a godersi la produttiva commenda – i monaci spe-rarono il ritorno dell’antica e originaria vita claustra-le; ma Paolo ii, (1464-71190) successo a Pio ii, volleessere il Commendatario dell’archicenobio e se ne in-vestì, tenendovi a suo rappresentante il Vescovo di Mo-dena, nicolò Sandonnino, lucchese, il quale scelse ilpalazzo badiale di San Germano a sua dimora (1465-1471).

il Castellano di rocca Janula era tutt’ora, per par-te del re Ferrante, Fabrizio Carrafa, che in quel tem-po dimorava in napoli.

essendosi ribellati a nicolò i Sangermanesi, al-fonso inviò il Carrafa a rimettere l’ordine e a tenersia disposizione dell’abate Commendatario Paolo ii, eper lui a niccolò Sandonnino.

Giovanni d’Aragona,

figlio di Ferdinando,

Commendatario.

Alla sua morte, 1485,

resta Giovanni Antonio

Carrafa viceré dell’Abadia

in nome di Ferdinando.

Moriva Palo nel 1471, non mantenendo le promes-

190 Paolo ii fu abatecommendatario diMontecassino dal29 marzo 1465 (enon 1464) al 26 lu-glio 1471; dell’O-mo, cit.

191 Giovanni fu abatecommendatario an-

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se date ai monaci di por fine alla successione degliabati Commendatari e Papa Sisto iV, della rovere(1471-81) successore, elesse a Commendatario Gio-vanni d’aragona, il figliolo di Ferdinando e di isabel-la Chiaramonte191.

Per Giovanni vennero a governare il patrimonio del-la Commenda, Bessarione d’aragona e Ludovico deBorzis (147i)192. L’abate stesso si recò, ossequiato,prima a roma e poi a Montecassino e vi ritornò poiper riparare i danni che nel 1472 un tremendo aere-moto aveva fatto in tutti gli edifici della Badia e del-le terre dipendenti193. L’accordo di Giovanni d’ara-gona con il Pontefice fu talmente scambievole che, nel1478, questi lo creava Cardinale. È notevole sotto ilsuo commendatariato il rinvenimento del posto dovesono seppelliti i corpi di San Benedetto e Santa Sco-lastica.

Morto nel 1485 Giovanni d’aragona194, ammini-stratore e castellano della rocca Janula, restò Giovanniantonio Carrafa, figlio di diomede Carrafa Conte diMaddaloni, che tenne il titolo di viceré dell’abazia diMontecassino in nome del re Ferrante i. Ma da lì apoco le cose cambiavano perché, dopo una sommos-sa di baroni, nel 1486, con l’intervento di Papa inno-cenzo che si era rivolto a Carlo Viii d’angiò, Ferdi-nando credette opportuno chiedere l’amicizia del Pa-pa e la pace e questa fu conchiusa a dure condizioniper Ferrante. Fra gli altri patti fu stabilito che il Pon-tefice potesse disporre a suo piacimento della Com-menda Cassinese. Poco dopo, infatti, innocenzo Viiila concedeva a Giovanni, figlio di Lorenzo de’ Medi-ci (1486-1504) il quale mandava in sua vece Giovan-ni de titiis come governatore. restò solo in balìa diFerdinando la parte fortificata del Monastero, detta Ca-stello di Montecassino195, la rocca Janula e la muni-ta terra di Sant’angelo.

Giovanni de’ Medici

commendatario (1486).

il padre tosti, nella sua Storia di Montecassino, ri-

che della SS. trini-tà di Cava e diMonte Vergine.

192 in realtà rimase ilsolo Ludovico areggere le sorti del-l’abbazia per contodell’abate.

193 8 settembre 1472;l’unico interventoche fece fu l’am-pliamento di unapeschiera presso ilpalazzo badiale diS. Germano; L. to-sti, loc. cit. pag.155.

194 tra il 16 e 17 ot-tobre; forse colpitoda quartana; qual-cuno sospetta inve-ce che fosse statoavvelenato mentreera in delegazionedal papa per ripia-nare i rapporti traFerrante di napolie la Santa Sede al-le prime avvisagliedella rivolta dei ba-roni; L. tosti, iii, lib.Viii, 6, pag. 169.

195 nelle turbolenzeprovocate dai baro-ni il monastero erastato abbandonatodai monaci (soloquattro vi rimaseroa guardia) e fu tra-sformato dalletrup pe regie in for-tezza militare; L.tosti, loc. cit. pag.170.

196 ibid.197 Qui Paterna Bal- 107

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porta la scrittura del regio commissario Ludovicod’afflitto196, dalla quale si desume che per il mante-nimento di quei tre castelli il re pagasse mille ducatiall’anno: “a Salomone, Castellano di Montecassino,a ducati otto 1o mese, allo vice castellano ducati quat-tro: a 16 compagni a due ducati per uno, vene lo me-se 44 ducati, che per anno monta ducati cinquecentovintiotto. ad antonio Carrafa castellano della rochadi Jannotta dieci ducati lo mese, per quattro compagniducati due per uno vene lo mese ducati diciotto, cheper anno monta ducati duecento e sedici: a lo castel-lano di Sant’angelo a sei ducati lo mese, per otto com-pagni a ducati due per uno, vene lo mese ducati ven-tidue, che per anno monta ducati duecento sessanta-quattro.”

***

Morto Ferdinando i – 1494 a 71 anni – gli angioi-ni non trascurarono di riaffacciare le loro pretese altrono di napoli e alfonso ii d’aragona duca di Cala-bria e primogenito di Ferrante, che successe al tronodi napoli, trovossi davanti il pretendente re Carlo Viiidi Francia come discendente di renato d’angiò.

Carlo VIII d’Angiò

riconquista alla Francia

il Regno.

Luigi XII

elegge viceré

della Cassinese Signoria

Pietro de’ Medici.

Circondato dal mal volere, alfonso ii, era da tuttiquasi abbandonato quando determinava di abdicare ce-dendo la corona al primogenito Ferdinando ii e nel1495 moriva a Messina monaco Benedettino.

il 21 febbraio 1495 Carlo Viii di Francia entrava innapoli, aveva conquistato il regno quasi senza spar-gere sangue, tanto era venuta in uggia ai popoli la ca-sa aragonese; ma costò caro il facile accogliere il nuo-vo venuto ai baroni feudali, uno dopo l’altro essi vi-dizzi fa ancora in-

versioni cronologi-108

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dero sostituiti nelle loro cariche e nei feudi i francesidi Carlo Viii.

a Giovanni de’ Medici Carlo Viii riconfermava laCommenda dell’abadia di Montecassino, mentre Pie-tro de’ Medici cacciato da Firenze nel 1501, per in-tercessione del fratello Giovanni, fu nominato da Lui-gi Xii successo a Carlo, viceré in tutta la Cassinese si-gnoria, facendo sgombrare da rocca Janula e dagli al-tri castelli le soldatesche aragonesi.

***

Ferdinando ii, che erasi rifugiato in Sicilia, invita-to dai pentiti baroni deliberò di chiamare in aiuto il redi Spagna Ferdinando il Cattolico per riconquistare ilregno197 ed ebbe da questi un forte esercito coman-dato da Consalvo ernandez di Cordova: il Gran Ca-

pitano, con cui poté scacciare i francesi lasciati nel na-poletano da Carlo, già ritiratosi in Francia nello stes-so anno 1495.

il regno di Ferdinando ii non doveva essere lun-go; mentre era intento a riordinare con la sua saggez-za il disordine lasciato dalle lotte passate, mancava al-la vita – ottobre 1496 –. alla sua morte fu proclama-to re Federico, nato da Ferdinando i e Papa alessan-dro Vi (1492-1503) spedì il Cardinale Borgia per co-ronarlo re in Capua.

Pareva che si dovesse avere un lungo periodo di pa-ce e di prosperità col governo savio di Federico, manel 1498 venendo a morte Carlo Viii, Luigi Xii, du-ca d’Orleans, che gli succedeva, metteva assieme unforte esercito per ricuperare il regno di napoli e si al-leava segretamente con Ferdinando il Cattolico – sul-la cui amicizia e aiuto Federico contava – per divide-re con questi il regno aragonese di napoli.

da amiche le truppe spagnuole erano venute in Ca-labria e la tenevano per Federico, quando i due allea-ti gettando la maschera, si facevano investire dal Pon-tefice, Luigi re di napoli, Ferdinando duca di Cala-bria, e Federico, così ingannato, andò prima ramingo

che.198 Federico non

c’entra: il 6 settem-bre 1501 aveva ri-nunciato al trono di 109

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da Capua ad ischia, riducendosi nella più squallida mi-seria e poi piuttosto che al traditore spagnuolo vollericorrere all’aiuto del francese che lo investiva del du-cato d’angiò con trentamila ducati all’anno; con il suoallontanamento dal trono finiva di regnare in napoli,dopo 60 anni la dinastia aragonese.

***

Dominazione spagnuola

1504.

Fine degli Abati

Commendatari.

È noto che il regno indipendente del napoletano,per la completa cacciata dei francesi di Luigi Xii – ilcui orgoglio cominciava ad essere battuto nella cele-bre disfatta di Barletta, 13 febbraio 1503 – era ridottoprovincia della Spagna e governata dal Gran Capita-no Consalvo prima, e poi da d. Giovanni di aragonaconte di Bibagorsa col titolo di viceré. ed è noto cheper due secoli dal 1504 al 1707 il reame di napoli eSicilia restò sotto la opprimente dominazione spa-gnuola.

Quanta parte abbia presa la rocca Janula e il Mo-nastero di Montecassino a tutto questo rapido succe-dersi di grandi avvenimenti si puó facilmente imma-ginare quando si rammenti che il campo della guerrafra spagnuoli e francesi era la valle del Garigliano.

Federico198 erasi accampato a San Germano quan-do aspettava che giungessero le forze di Spagna perimpedire l’entrata ai francesi.

La Badia fu espugnata da Consalvo e Pietro dei Me-dici (che, cacciato da Firenze, abbiamo visto, avevaottenuto da Luigi Xii re di napoli, per intercessionedel fratello Giovanni di poter governare anche lui inMontecassino, e dai castelli di rocca Janula e di San-t’angelo in theodice, aveva fatto sgombrare le sol-datesche aragonesi per farne sue dimore) moriva an-negato nel Garigliano dopo la battaglia del 27 dicem-bre 1503, nella quale Consalvo aveva ricacciate nelfiume le schiere francesi che si rifugiavano a Gaeta.

napoli per rifugiar-si in Francia titola-re della contea delMaine.

199 L’unione fu for-malizzata l’11 gen-naio 1505 a S. Ger-mano e a Monte-110

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Consalvo ottenne da Ferdinando il Cattolico chel’abadia Cassinese si unisse con la congregazione diSanta Giustina di Padova199 e che avesse abati cassi-nesi, solo al Commendatario Cardinale Medici, incompenso, doveva esser dato un tributo e il diritto diconferire i benefici vacanti nel patrimonio Benedetti-no, qualora non divenisse Papa; e quando questi fueletto Papa, col nome di Leone X (1513-1522 ) effet-tivamente abbandonò ogni diritto.

Così cessa il periodo dei Commendatari e viceré inMontecassino alle cui dipendenze era stata rocca Ja-nula.

Un periodo di tranquillità si inizia per l’istituzioneBenedettina. Montecassino ha grandi benefici dal go-verno degli abati, eletti dai monaci ogni tre anni; unanuova febbre di riordinamenti e di riedificazioni vie-ne a dare la veste artistica della rinascenza, che anco-ra si conserva predominante in tutti gli edifici di Mon-tecassino e fra gli abati ignazio Squarcialupi di Fi-renze, che fu eletto per tre volte a brevi intervalli(1510-1526) alla somma carica, va notato per energiae amore al risorgere dell’abadia e anche per aver sa-puto mettere ordine dopo una ribellione dei vassallidei feudi Cassinesi. Gli abati e Leone X avevano sa-puto tenere in freno il malcontento dei dipendenti, mamorto il Papa – 1 dicembre 1522 –, una sommossa simanifestò per porre fine al vassallaggio e l’assenzadello Squarcialupi dal Monastero – erasi recato a ro-ma – poté essere favorevole a questa organizzazione.

il giorno 5 dicembre, una gran moltitudine di uo-mini armati andarono a piantare su rocca Janula unabandiera, attorno a cui si erano riuniti, e da lì passa-rono furiosi ad attaccare il Monastero dove feceroscempio di ogni cosa. Ma il viceré inviò un manipolodi soldati guidati da Bernardino di Pugliari200 che po-se fine alla sommossa, lasciando allo Squarcialupi, cheera ritornato da roma, la missione di riparare i dannidei ribelli.

Se si tolgono lievi timori di veder ricostituita laCommenda per opera di don Carlos de Lanoja, quar-

cassino; da allora lacongregazione sichiamò “cassine-se”.

200 il giudice Bernar-dino Pugliari, condue condanne amorte, l’abbatti-mento delle case, laconfisca dei beni el’esilio dei respon-sabili, sedò la rivol-ta, consentendo al-l’abate Squarcialu-pi, tornato da ro-ma, di ripristinarel’ordine in città.

201 Morì di peste; vd.L. tosti, op. cit.,pagg. 217-218.

202 Per il possesso del111

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to viceré di napoli (1522-27) che era venuto in graziadell’imperatore Carlo V, successo allo zio Ferdinandoil cattolico, specialmente dopo la celebre battaglia diPavia 24 febbraio 1525, nella quale Francesco i si erareso prigione a don Carlos, timori spariti con la mor-te di costui201, ed una lite con la casa d’avalos di Pe-scara202 che diede luogo alla celebre Marchesana diPescara, la poetessa Vittoria Colonna, di compiere unodegli abituali atti che dimostrarono la elevatezza delsuo animo, l’abadia ebbe una lunga sosta di lotte e piùche alle armi, pensò alle arti.

al nostro argomento si collega la costruzione dellastrada che va da San Germano a Montecassino da cuiuna derivazione conduce anche verso la rocca Janu-la, che questa via custodiva, ricostruzione fatta versoil 1600203 dall’abate don Girolamo ruscelli, mentretutte le altre costruzioni furono esclusivamente ten-denti a render comodo e bello il Monastero, rispetta-bile la Chiesa.

non si pensò per parecchio alle fortificazioni, masi volle ornare di pregi artistici ogni cosa e quadri esculture venivano ad arricchire gli edifici. Così la sto-ria delle trasformazioni dell’arte che dalle purezze esemplicità del rinascimento, passava alla ricchezza edampollosità del barocco, trova nei vari edifici dell’a-badia larghi elementi e il maggiore nella Chiesa stes-sa affidata alla genialità dell’architetto Cosimo Fan-saga204 nel 1640, dall’abate domenico Quesada e ter-minata nel 1727.

il Papa Benedetto Xiii veniva a consagrare la Ba-silica205 e con esso pellegrini e cortei salirono sol mon-te non più teatro di soldatesche incursioni e la roccaJanula diveniva luogo di sosta di gente inerme e nonpiù di ribelli armati.

Per parecchio tempo, durante quasi tutto il periododella dominazione spagnuola, nel periodo della guer-ra di successione (1700-1713), durante il tempo delladominazione tedesca (1707-1734) e nel ritorno delladominazione spagnuola con i Borboni nel 1734, larocca Janula poco figura nelle imprese guerresche.

territorio di ColleS. Magno, usurpatoall’abbazia dalfrancese Granella epreteso da alfonsod’avalos, marche-se di Pescara; L.tosti, cit. pag. 216.

203 Un po’ prima, in-fatti il ruscelli fuabate tra il 1590 e1595.

204 Cosimo Fanzago,Clusone 1591 - na-poli 1678.

205 il 19 maggio 1727.206 Vi è stata un’in-

versione di cifre: ilnumero esatto è1483.

207 da 1483 a 1485112

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L’abadia di Montecassino diventa celebre nelle lette-re e nelle scienze storiche e fatti specifici d’armi av-venuti nel Suo territorio non sono notati dai cronisti.

altrove è il campo delle guerre, qui solo emerge ditanto in tanto il desiderio di svincolarsi dal dominioancora feudale del Monastero, che viveva con le ren-dite percepite nei territori soggetti; i litigi legali infio-rati di causidiche argomentazioni ribelli e non più i fat-ti d’armi, smungevano le casse dell’abadia che sub-iva forti perdite e forti spese.

***

Nel Catasto Onciario

del 1742 la Rocca Janula

risulta incamerata

nel Demanio dello Stato.

La rocca Janula non figura più per tanto nel patri-monio dell’abadia sin dal 1742, nella quale epoca, re-gnando Carlo Vii di Borbone, detto generalmente Car-lo iii (1734-59) fu fatto un censimento catastale in cuirisulta che rocca Janula è già incamerata nel demaniodello Stato.

a documentare la mia asserzione trascrivo quantoconcerne la rocca Janula dal documento che le miericerche nel r. archivio di Stato di napoli, mi hannofatto rintracciare cioè dal Catasto Onciario Vol.1438206 a 1485207.

“a dì 30 gennaio 1742 si è dato principio all’ap-prezzamento delli beni che si trovano dentro il distrettodi questa fedelissima Città di S. Germano.

Pagina l08 a tergo:n. 5 Città di S. Germano possiede un Monte detto

del Casino, sopra la di cui cima stà il Monastero di S.Benedetto di tomola settantacinque de quali due e mez-zo seminatorie in due partite alla radice del medemo,giusta i beni della selva del medemo Monastero, Pal-merico Broccoli, Sig. Filippo aceti, la medema cittàal Muraglione, S. Severo, primo morrone di S. Croce,secondo morrone, terzo morrone dirimpetto alla roc-ca Janula, Vallone di S. Onofrio anche della Città e la

sono gli apprezzi; ilvolume attuale delcatasto onciario diS. Germano del1742, da cui ha pre-so Paterna Baldiz-zi, è il n. 1501.

208 Per questo perio-do tempestoso perla badia di Monte-cassino e la città diS. Germano, si ve- 113

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rocca Janula demaniale, stimata di rendita il semina-torio per annui carlini sei.

n. 6. La medema possiede un monte sopra la cittàalla cima del quale vi stà un Castello luogo detto larocca Janula di tomola venti, dei quali quattro semi-natorio dalla parte di sopra unito col monte demania-le del Casino, fine della parte di sotto della città, Grot-te di S. Silvestro, Vallone di S. Onofrio dove si diceLa Creta rossa, deodoro Verdone, il Monte del Gasi-no demaniale, S. Benedetto nella Selva, rev. d. Gia-como Carrozza, stimato di rendita il seminatorio perannui carlini dodici. . .”

Seguono le firme di:“Giovanni Caravaggio Gaetano CarrozzaLeonardo di Miele † Segno di Croce d’elia d’agostino ill.to

io not.° Benedetto Medini Cav.re”

Si potrebbe da questo docomento dedurre però cheanche il Monastero fosse di già ritenuto un bene de-maniale, ma mentre è detto che la città di S. Germa-no possiede il monte su cui sorge l’abadia, più oltresi soggiunge che il possedimento sul monte ha per li-mite la selva del medesimo Monastero, ciò fa suppor-re che il Monastero fosse autonomo e possessore diterre proprie come nelle precedenti pagine io ho asse-rito.

È certo però che la rocca doveva essere di già de-maniale perché nell’articolo cinque essa è citata comefrontista al possedimento della città di S. Germano sulMonte del Casino coll’attributo di demaniale; e nel-l’articolo seguente si dice che S. Germano possiede unmonte sopra la città alla cima del quale sta la roccaJanula e non essendo chiaramente detto che essa nefosse posseditrice illimitatamente si puó desumereche, anche ammettendo che la rocca Janula fosse ci-tata nel Catasto onciario della città di S. Germano, es-sa dipendesse dal demanio del regno di napoli e unufficio compartimentale avesse l’amministrazione di

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essa rocca unitamente all’amministrazione di altreterre e possedimenti demaniali il Catasto delle città se-gnati.

***

Ferdinando I riunisce

nelle terre di S. Germano

le sue truppe per far

fronte alle orde francesi

di Bonaparte – 1796.

Un risveglio di nuove imprese armigere si manife-sta attorno alla rocca, quando Ferdinando iV, poi i,riunì nel territorio di S. Germano le sue truppe perfronteggiare le orde francesi che col generale Bona-parte tante vittorie avevano riportate, ed ora (1796) sidirigevano alla conquista del reame di napoli208.

Ma il troppo aspettare aveva fiaccato talmente letruppe borboniche che, quando, il 29 dicembre 1798,i soldati della repubblica francese si presentarono ver-so aquino, minacciando S. Germano, quasi nessunaresistenza incontrarono per impossessarsi di ogni co-sa e il comando delle truppe, con il generale Cham-pionnet a capo, comodamente si installava nel palaz-zo badiale di S. Germano, che, poco prima, era statosontuosamente addobbato per ospitare il re Ferdi-nando.

Con la venuta delle armi repubblicane francesi sipoterono spezzare gli ultimi fili che reggevano anco-ra la signoria feudale Cassinese, e i cittadini di S. Ger-mano e di tutti i beni badiali si ressero a repubblica,innalzando, con festose dimostrazioni, l’albero dellalibertà209.

rocca Janula vede così sostituire le armi repubbli-cane, alle regie borboniche, armi repubblicane che,inasprite da un cenno di ripristinamento del potere re-gio, fecero scempio di quanto ebbero sottomano nel-l’abadia e in S. Germano.

dano principalmen-te: e. Jallonghi,Borbonici e Fran-cesi a Montecassi-no (1796-1799), inarchivio Storicoper le Province na-poletane, XXXiV,fasc. ii, 1909, pagg.222-251; G. B. Fe-derici, Giornali im-perfetti 1796-1799,ms. in archivio diMontecassino; C.Lamberti, Giornaliper la venuta in S.Germano del no-stro sovrano Ferdi-nando IV nel 1796,ms. in archivio diM o n t e c a s s i n o ;Istoria di ciò cheavvenne al Mona-stero di Montecas-sino del P. don Gio-vanni Battista Fe-derici, dall’anno1796 sino al 1799,compendiata e conmigliore ordinedistribuita, dal P.don Casimiro Gon-zaga, in L. tosti,op. cit. iV, appen-dice XViii, pagg.71-112.

209 il 2 gennaio 1799,in piazza del mer-cato.

210 Giuseppe Bona-parte entrò in S.Germano l’11 feb-braio e vi rimase,ospite nel palazzo

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***

Il generale Massena

e Giuseppe Napoleone

riprendono le terre Cassinesi,

entrano in San Germano

il 14 febbraio 1805.

Abolizione dei conventi e badie.

Sommersa nel sangue la repubblica partenopea nelgiugno 1799, per mano del celeberrimo cardinale ruf-fo, anche l’abadia Cassinese poté riprendere un po’ diprestigio e chiese aiuti al re Ferdinando, prima e nel1801 a Papa Pio Vii che era stato monaco benedetti-no; ma venne presto la delusione, giacché l’esercitofrancese, non più repubblicano, ma monarchico, im-periale, sorto all’ombra delle ali d’oro delle aquile delvittorioso napoleone, veniva, al comando del genera-le Massena, a punire i ribelli e a ricacciare dal tronoFerdinando. Col Massena si accompagnava GiuseppeBonaparte, fratello dell’imperatore, col titolo di: Prin-

cipe francese, grande elettore dell’impero, coman-

dante in capo l’esercito di Napoli. Giuseppe Bona-parte e il Massena, il 14 febbraio 1805210, entravanoin S. Germano, ospiti dell’abate Visconti, conquista-tori con poco spargere di sangue.

Giuseppe napoleone fu cortese con i cassinesi,mentre passava la giornata in loro compagnia ed ebbepromesse e sorrisi, ma quando entrato in napoli comere di napoli e di Sicilia, con decreto napoleonico del30 marzo 1806, mise mano alla riforma dello Statoabolì i feudi, chiuse i conventi e le badie e i patrimo-ni che ad essi appartenevano furono devoluti comple-tamente al fisco.

Cosciente forse dell’importanza storica del Mona-stero di Montecassino, volle in questo conservare li-bri e codici, ma ne mutò il nome in quello di Stabili-

mento e all’antico abate diede la nuova veste di Di-

rettore211.Parte del decreto che abolisce i feudi e toglie per-

ciò qualunque ufficio alla rocca Janula, segnando lafine della importanza tattica e strategica di questa for-

badiale, fino al 13;si veda e. Jallon-ghi, Montecassinonel primo cinquan-tennio del secoloXIX (1806-1856),in rivista StoricaBenedettina, Vii(1912); Giornalid’Archivio di FrajaFrangipane, in ar-chivio di Monte-cassino; G. russo,Borboni e Francesia S. Germano,Ciolfi, Cassino,1988, pag. 30.

211 Per approfindi-menti si puó con-sultare L. Fabiani,La Terra di S. Be-nedetto, iii, Monte-cassino, 1980.

212 L. tosti, op. cit.,iV, lib. X, 3, pagg.40-42.

213 La rendita asse-gnata fu di 19.000116

La rOCCa JanULadi

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tificazione, non più utile alla istituzione che l’avevacreata dalla quale più non dipendeva da qualche anno,è stato riportato dal tosti nel suo libro decimo dellaStoria di Montecassino212 e qui la trascrivo trovando-la di sommo interesse, perché dà la ragione logica edetica che condusse il governo del grande napoleone adettare le disposizioni che dovevano essere estese atutti i governi che da quello di Francia erano deriva-zioni:

“La forza delle cose obbliga ogni nazione a segui-re più o meno lentamente il movimento impresso. Gliordini religiosi, i quali han reso tanti servigii nei tem-pi di barbarie, son divenuti meno utili per effetto delsuccesso medesimo delle loro istituzioni: la nostra san-ta religione, ormai gloriosa e trionfante, non è più ri-dotta a sfuggir la persecuzione nella oscurità dei chio-stri; gli altari sono eretti anche nell’interno delle fa-miglie: il clero secolare corrisponde alla nostra fidu-cia, ed a quella dei nostri popoli.

L’amore delle arti e delle scienze diffuso general-mente, lo spirito coloniale, commerciale e militare hanforzati tutt’i governi d’europa a rivolgere verso que-sti oggetti importanti il genio, l’attività ed i mezzi del-le loro nazioni, il mantenimento di forze considerabi-li di terra e di mare porta la necessità di grandi rifor-me in altre parti della economia generale dello Stato:il primo dovere de’ popoli e de’ principi è di porsi inistato di difendersi contro le aggressioni dei loro ne-mici.

Considerando nulla di meno che dobbiamo conci-liare questi principii col rispetto da cui siamo penetrativerso que’ luoghi celebri, che in tempi barbari raccol-sero e conservarono il fuoco sacro della ragione, ed ildeposito delle umane cognizioni, e verso que’, San-tuarii cotanto rispettabili agli occhi nostri per le ado-razioni più speciali de’ nostri popoli.

e volendo trattare con giustizia e benevolenza quel-li tra i nostri sudditi che sono oggi membri degli or-dini religiosi:

Udito il nostro Consiglio di Stato, abbiamo ordina-

ducati, ma in realtànon superò mai i14.000.

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to e ordiniamo quanto siegue, art. 1. Gli ordini religiosi delle regole di san Be-

nedetto, di san Bernardo, e le loro diverse affiliazio-ni, conosciute sotto il nome di Cassinesi, Olivetani,Celestini, Verginiani, Certosini, Camaldolesi, Cister-ciensi e Bernardini sono soppressi in tutta la estensio-ne del nostro regno.

art. 2. Le proprietà appartenenti a detti ordini sonoriunite al demanio della corona, e saranno vendute aprofitto dei venditori dello Stato...

art. 5. Le biblioteche ed archivii e tutt’i depositi deilibri e de’ manoscritti esistenti nelle badie di Monte-cassino, della Cava e di Montevergine vi saranno con-servati ed accresciuti, mercè le disposizioni particola-ri, che ci riserviamo di dare. in conseguenza sono ec-cettuate dalla disposizione dell’articolo 2. le case diabitazione con le loro adiacenze, ed una villa per cia-scuna delle dette badie, ed i mobili che vi esistono, peruso di quelli che vi saranno destinati.

art. 6. La custodia di detti depositi è confidata nelMonastero di Montecassino a cinquanta, e negli altridue a venticinque religiosi, che sceglieranno, a se-condo il bisogno rimpiazzeranno tra gl’individui de-gli ordini soppressi sulla proposizione del nostro mi-nistro del culto”.

***

Governo di Murat 1808

– Restaurazione del Governo

Borbonico 1815 e dell’Abadia

con assegno in danaro.

il governo di Murat succeduto il 15 luglio 1808, co-me è noto, a quello di Giuseppe Bonaparte, chiamatoa governare la Spagna, lascia non molestato il territo-rio di S. Germano; e i benedettini riacquistano il loroabito religioso sotto la restaurazione del governo Bor-bonico dopo il trattato di Casalanza, 20 maggio 1815.Ma il demanio dello Stato oramai ereditava interal’amministrazione del governo precedente e invece

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delle terre furono concessi all’abbadia 14.000 ducatidi rendita annui213.

***

Italica indipendenza

– La Rocca Janula

elencata nel circolo

Catastale di Caserta.

L’avvento della italica indipendenza rende, nel1860, alla patria nostra il suo patrimonio diviso fra si-gnorotti e sette religiose e sei anni dopo una legge214

savia, nel suo concetto ideale, sopprimeva ogni vitagiuridica alle congreghe religiose, ma conservava al-lo Stato quanto si riteneva opera di pregio d’arte di sto-ria.

Così le ultime speranze di dominio temporale deiCassinesi svaniscono e definitivamente la rocca Ja-nula e le altre terre passano al demanio pubblico e ven-gono amministrate dal Ministero delle Finanze edelencate nel Circolo Catastale di Caserta. all’abadia,dichiarata Monumento Nazionale, fu concesso un lau-to assegno annuale per la manutenzione e inoltre l’a-bate è largamente retribuito come vescovo della dio-cesi.

il lungo riordinamento e il riconsolidamento del pa-trimonio dello Stato, che ora ha dimostrato capacità asostenere una delle più forti e moderne guerre colo-niali di civilizzazione, ha per poco fatto trascurare gliedifici di minore importanza artistica. e mentre si fularghi di sussidi per la conservazione di ogni operad’arte dell’abadia Cassinese, si lasciò deperire la roc-ca Janula in cui, forse per custodia, si permise che unacongregazione laica occupasse la parte trasformata inchiesa nel secolo decimo.

terremoti passati e recenti avevano scompaginatole mura della rocca ed ora il Municipio di Cassino sirivolse al Ministero delle Finanze perché volesse ri-consolidare i resti della storica e pittoresca rocca Ja-nula, nel timore che essi potessero, cadendo, danneg-giare la sottostante città.

214 L. 7 luglio 1866,n. 3096 e L. 15 ago-sto 1867, n. 3848.

215 non è esatto: lascuola di artisti te-deschi presente aMontecassino sichiamava Beuro-

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San Germano, con decreto del 26 luglio 1863, sichiamò Cassino per ricordare l’antico nome della vi-cina città romana di cui le vestigia interessanti anco-ra ne attestano la grandezza, e anche perché non si ge-nerasse confusione per i viaggiatori che, ammirando,si recano in buon numero a visitare L’abadia, doveora una scuola d’artisti tedeschi diretta dal Benedetti-no Beur215, auspice il nostro re personalmente e l’im-peratore di Germania Guglielmo ii, apporta tutte le tra-sformazioni che la statica un po’ scossa dal passato ab-bandono, consiglia, e decora quelle parti dell’abadiae della Basilica che in tempo di barbaro gusto furonoalterate dalla primitiva semplicità e bellezza.

Solo nel 1906 il Ministero della Pubblica istruzio-ne, che vigila, per quanto i mezzi consentono, sullaconservazione di quanto puó essere utile alla ricostru-zione della nostra storia civile e artistica, per evitareche il concetto di abbattere il rudero storico e pittore-sco – proposto dal Ministero delle Finanze e per essodall’Ufficio tecnico di finanza di Caserta – avesse po-tuto effettuarsi, si interessò a far redigere un progettodi riconsolidamento e a promettere i due terzi dellaspesa occorrente, dovendo l’altro terzo gravare sul bi-lancio del Ministero delle Finanze.

di questo progetto avevo avuto io l’incarico e sic-come non esisteva nessun elemento per redigerlo, hodovuto iniziare il lavoro coll’eseguire un esatto rilie-vo di tutto il gruppo di ruderi che adornano ora, di unasuggestiva linea, la cima della collina alle cui falde lacittà di Cassino si sviluppa per le sue energie agrico-le e industriali.

***

Rilievo architettonico

e pro getto di riconsolidamento

della Rocca Janula.

non è il caso di indagare se il mio progetto fu dal-

nense, perché pro-veniente dalla citta-dina bavarese Beu-ron ed era diretta, inquegli anni, da d.desiderio Lenz; siveda anche P. Pa-rente, Recensionecit., pag. 146. at-tualmente i lavoridella scuola beuro-nense sono visibilinella ricostruitacripta di Montecas-sino.

216 Caio Fuzio Pin-chera.

217 L’autore fa un po’di confusione: Pa -squa di rose è lastessa festività di120

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l’Ufficio a cui io lo affidai inviato a tempo al Mini-stero perché venisse preso in considerazione; solo pos-so dire che nel 1910, in agosto, le cronache riportava-no la notizia che il Ministero dei Lavori pubblici ave-va approvato in lire 14900 l’importo dei restauri oc-correnti alla rocca Janula, più lire 1600 per imprevi-sti e 500 per assistenza ai lavori, e questa spesa, miavverte ora il Sindaco di Cassino216, sarà sostenuta insolido fra il Ministero delle Finanze e quello della Pub-blica istruzione. a me parve che questo mio coscien-te rilievo di un monumento che tanta parte prese allosvolgersi dei fatti storici nell’italia meridionale, nondovesse restare negletto nelle pareti del mio studio evolli sfogliare le pagine della storia per cogliere, fra imille fatti, quelli che al mio monumento si riconnet-tevano e volli esaminare le notizie più sicure, perchéla città di Cassino, che tanto interesse ha spiegato perla conservazione del rudero pittorico, potesse averpieno diritto di dire: “ non abbiamo implorato la

conservazione di cosa non degna ”.

***

Descrizione della

Rocca Janula con

dimostrazione grafica.

La superficie occupata dal recinto chiuso della roc-ca Janula attualmente è di metri quadrati tremila e quat-trocento, ma oltre la cinta di muraglioni, in parte ba-stionata e merlata, che chiude questo recinto, alcunemura e torri si propagano in pendio a raggiungere qua-si la città, e tale è la disposizione di queste propaginiche quasi tutto il primo tratto di strada, che dalla cit-tà va verso l’abadia, restava protetto da queste mura-glie fortificate, dietro di cui i militi si appostavano perlanciare i loro proiettili sugli assalitori.

Importanza

della fortificazione.

i dislivelli vari della cima della collina su cui la roc-Pentecoste, mentrela festa della Ma-

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ca Janula sorge, furono propizi per costruire una for-tificazione .di forme classiche. La torre pentagona, chesorge sulla cima più alta, sopra un ripiano cinto da for-ti mura, che la proteggono dagli attacchi del nemicoin tutti i lati, nella sua irregolarità, presenta uno spi-golo resistente agli attacchi del nemico che più facil-mente poteva venire dalla campagna pianeggiante; esappiamo che questo concetto di adattare i saglienti,come si chiamarono, fu poi largamente svolto per op-porre la maggiore resistenza anche nelle costruzioni difortificazioni del rinascimento e del tempo moderno.

Quasi tutte le costruzioni della rocca sono di ope-ra muraria incerta, costituite da conci di pietra calca-re di forme irregolari, tratti dallo stesso monte su cuisolidamente furono piantate, ma la torre, o mastio, chesi eleva al disopra delle mura di tutta la fortificazioneè stata costruita con piccoli conci parallelepipedi ditravertino romano e tiburtino, assestati con pochissi-ma malta e dello stesso travertino è anche la costru-zione della porta principale del grande recinto.

il disegno iconografico da me eseguito alla scala diuno a cento mostra, io spero, l’importanza delle variecostruzioni con chiarezza; esso riproduce, con la piùgrande fedeltà, la proiezione orizzontale delle varie co-struzioni su un piano al livello della più bassa volta in-terna della torre; e con il disegno alla scala di uno acento, ho unito l’altro schematico, alla scala di uno aduemila, per mostrare quale ubicazione generale larocca Janula ha rispetto alle mura della città di Cas-sino.

in questo disegno schematico si segue anche l’an-damento delle mura fortificate che dalla rocca, in di-rezione nord-Ovest, Sud-est, andavano alla città, cu-stodi, come fu detto, del primo tratto di via che salivaal Monastero e che questa cinta prospettava; e ancheè visibile l’andamento del muro bastionato che si stac-ca dalla rocca Janula e, dirigendosi verso nord-est,termina con una torre tronco-conica, dove grande è ildislivello con la sottostante valle al cui fondo scorro-no le acque del rapido.

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Vie - porte - mura

di cinta e torri

della Rocca Janula.

Si accede al recinto della rocca Janula per due in-gressi. Uno, fra due piloni all’estremo del muro cheguarda il lato della valle del fiume, e mette nella par-te cintata a forma di trapezio, che si svolge verso Sud-est, con forte dislivello; la via, per la quale faticosa-mente, potevano salire solo pedoni o cavalcature mol-to abituate, è tracciata fra i massi, contraffortati da mu-retti. L’altro, verso Sud-Ovest, mette capo alla stradache si stacca dalla via principale che da Cassino va alMonastero ed era protetto da un’alta e fortissima tor-re, a base quadrata, la cui scarpata potente è legata adaltro muro di data più recente, forse costruito al tem-po di Federico ii, che si perde nella parte pianeggian-te del monte e che, sicuramente serviva per appostareguardie avanzate. Ora lo spazio fra questo muro e lacortina della rocca è riempito di terra ed è alberato.e così ad altro corpo di guardia interno era destinatoil muraglione a linea spezzata, in parte parallelo ai la-ti della torre, che a poca distanza di essa era piantatosulla profonda roccia.

Finestre e feritoie che lasciavano guardare non vi-sti, la vie e la città, mettevano i difensori in condizio-ni di adempiere alle loro mansioni.

La via che si svolge da questa parte va a congiun-gersi – su un ripiano ad emiciclo cinto dal prosieguodel muro descritto, con lati paralleli alla torre, e dal-l’altro che segue la linea trapezoidale – all’altra delprimo ingresso e differisce dalla prima pel fatto chequesta, per quanto sempre in pendenza, è invece pra-ticabilissima anche da carreggi a larga sala.

Con tinte diluite ho indicato in questa prima tavo-la la traccia del calpestìo che conduce alle varie partidella rocca e queste lunghe pennellate di tinta calda– sul fondo grigio che ho voluto dare al mio disegnoper ricordare il colore della pietra del monte, con gra-

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dazioni varie per indicare a prima vista i varii ripianie le varie parti della rocca – spero rendano il succe-dersi dei vari recinti.

il calpestìo da me tracciato indica quindi la via perpenetrare nei successivi recinti fortificati, e dal ripia-no ad emiciclo conduce alla rampa cordonata raccor-data col piano soprastante a quello dell’emiciclo. Que-sto piano lambisce la grande cinta, che, in questo pun-to è interrotta da una torre a semitronco di cono, con-centrica quasi al muro del recinto sottostante, sulla pa-rete esterna della quale è incastrato lo stemma del-l’abate Pirro con la data del 1428.

Una porta d’ingresso doveva essere chiusa con unainferriata o con battenti ferrati nel muro che recingequesto ripiano; essa era incardinata a due pilastri con-tinuazione di una cortina a tanaglia, spezzata da unmuro parallelo alla terra di abate Pirro. da questa por-ta si accedeva alla porta arcata principale del forte, mu-nita di saracinesca, per una rampa cordonata.

Mentre la porta di questa cortina era sorvegliata dalmuro opposto della tenaglia, tutto il ripiano era pro-tetto anche dalla torre descritta, era giusto che tali pre-cauzioni fossero accentrate in quel posto dove la por-ta principale del grande recinto si apriva.

Lo spessore del muro della porta arcata che abbia-mo chiamata principale, perché immette nel recintopiù interessante, è di m. 1.91; il muro come fu detto ècostruito di travertino e il fornice è composto di un ar-co di m. 0,90 di raggio, appoggiato su due robuste spal-le costituite da conci larghi m. 1.70 circa, alti m. 0.23,profondi m. 0.27. Su questo fornice si chiudevano duebattenti di una porta ferrata i cui cardini giravano den-tro delle due mensole forate, fisse allo spigolo ester-no del contro arco della spalla spesso m. 0.775.

Fra questo contro arco e l’arco che guarda l’inter-no del recinto, restano sette centimetri e mezzo di spa-zio vuoto destinato alla saracinesca, la quale era rettada un argano sostenuto al disopra di due mensole ditravertino, collocate dentro una grande nicchia che siinizia a m. 5.40 dal suolo, è alta m. 1,75, larga m. 1,24profonda m. 0.99 circa e per l’uso a cui è stata desti-124

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nata, è in asse con il sottostante fornice della porta.nell’interno di una piccola finestra al disopra di

questa nicchia, fra i merli diruti, merli guelfi di formarettangolare, è sospesa una campana; una lapide, scol-pita sulla superficie spianata di un grande masso vici-no al piede della torre di Pirro, parla della Chiesa.

***

La chiesa dell’Annunziata

nella Rocca Janula.

entrati nel grande recinto si vede immediatamentea sinistra la chiesuola costruita da abate Gerardo, es-sa è ora dedicata a Maria annunziata, ed è aperta alpubblico solo nella festività di Pasqua di rose, che ri-corre la domenica dopo la Pentecoste217; allora il po-polo di Cassino e dei paesetti vicini viene sulla roc-ca per passare tutto il giorno in festa, indugiando sinoa sera per accendere fuochi e luminarie.

Modesto è il prospetto attuale, solo un frontone cur-vilineo – rinfiancato da due pilastrini a cui fa corona-mento la continuazione della cornice del frontone stes-so – fa da attico ad un cornicione largo m. 0,45 che ri-corre al disopra della porta d’ingresso a m. 6,40 dalsuolo; nella superficie di questo attico è aperta una fi-nestra semicircolare.

L’interno è negletto, una cappella scavata nellospessore di un contrafforte a sinistra, una piccola sa-crestia a destra.

a questa chiesa si riferisce, con poetica religiosaevocazione, la lapide scolpita fra le pietre della ram-pa cordonata d’accesso, ai piedi della torre di Pirro,essa misura m.1,02 per m. 0,93 ed ha gli angoli smus-sati da curve rientranti :

haeC·tUrriS·MUnita·LOCO·MUrOQUe·tenaCi

aetatiS·MeMOrat·FaCta·neFanda·SUae

at·nUnC·VerSa·dei·SanCtae·GenitriCiS·in aedeM

iPSiUS·ad·CULtUM·tOt·Pia·COrda·MOVet

a. d. M dCCC LXX.

donna dell’annun-ziata in rocca Ja-nula si svolgeva illunedì dopo Pente-coste.

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nella loro semplicità questi due distici ci dicono chela rocca Janula nel 1870, fu affidata alla congrega-zione religiosa che ora tiene in custodia la chiesa, ecessando definitivamente di essere luogo di battaglie,diventa un santuario per i cittadini di Cassino, che, giu-stamente, ne reclamano la conservazione.

e l’autore nel comporre l’epigrafe, volle fissarel’antitesi che viene dalla religione di pace con il pas-sato di guerre sanguinose della rocca Janula, che chia-ma gesta nefande scellerate: questa torre, protetta dal-la natura del luogo e dal muro gagliardo, ricorda le ge-sta nefande della sua età; ma ora trasformata in casadella Santa Madre di dio al culto di essa rivolge tut-ti i cuori religiosi.

***

ancora verso sinistra, lato Sud-Ovest, si stende ilgrande muraglione contraffortato internamente e rifo-derato esternamente, esso termina con una torre qua-drata la quale si raccordava, per un tratto di muro incurva, con altra torre vicina, Verso nord. i fianchi del-le due torri raccordate del muro in curva costituisco-no una vera opera di difesa a tanaglia.

Le tracce di una scaletta, vicino alla prima torre, cidicono che si poteva accedere nei sotterranei delle duetorri e possibilmente in opere e gallerie coperte chenon è possibile rintracciare senza avere scavato in quelsito.

il gagliardo muro fra la Chiesa e queste due torri èquello che ha bisogno di riparo, perché, è certo che,presentando la sua cortina al lato pianeggiante dellacampagna, essa dovette subire gli attacchi delle arma-te provviste di armi a polvere nelle ultime invasioni.

***di fronte all’ingresso principale un lungo muro di

cinta, ora limitato a pochi metri d’altezza, segue unalinea spezzata e guarda verso nord la vallata del ra-pido.

La parte inferiore di una torre a questo addossato è126

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trasformata ora in casetta del custode, quando nel gior-no di festa esso si fa vivo; è coperta da tegole a cep-po comuni e la porta e le finestre sono chiuse da in-fissi un po’ sconnessi; dicono che nei giorni di festa simuta in trattoria o, per lo meno in deposito di vini evivande.

davanti la porta d’ingresso il suolo s’innalza al pun-to da stabilire un dislivello di due metri circa col ter-reno a livello della soglia. Un muretto di quest’altez-za sorge parallelo al muro della porta principale perraccordare i piani e finisce contro i massi di pietra sucui è elevato il muraglione a destra, muraglione for-nito di regolari feritoie eseguite con conci di traverti-no all’altezza del ripiano su cui sorge il mastio.

da questo grande recinto, ora descritto, si pervieneal più piccolo recinto, certo il più antico, per una por-ta all’angolo di congiungimento del muraglione di de-stra con quello di fronte alla porta principale. anchequesta porta doveva avere una saracinesca, se si tienconto dell’apertura soprastante ad essa, ed entrando,dopo un piccolo ambiente che doveva servire alla guar-dia speciale, si veniva al ripiano su cui sorge il mastioper una forte cordonata a gradoni che supera i metricinque e più di dislivello.

Le tracce di costruzioni addossate al mastio sonoqui varie e lasciano immaginare quali dovevano esse-re le abitazioni del Castellano, e dell’abate quando quisi riducevano per la propria difesa.

Abitazione del

Castellano

della Rocca.

alcune di esse appaiono solamente da tracce sulsuolo altre sono manifestate da muri diruti e forati,specialmente nella parte che guarda la città.

***

del mastio è stato già detta qualche cosa, comple-terò ora la sua sommaria descrizione.

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due solai a volte interrompono la sua altezza nel-l’interno.

L’estradosso del primo trovasi alto dal suolo del re-cinto m. 3,77, quello del secondo trovasi a m. 6,35 dalprimo.

il primo solaio a volta chiude nel sottosuolo un am-biente di dimensioni minori dell’interno della torre,non illuminato, a cui si puó accedere per una bocca diforma quadrata di m. 0,43 di lato; esso ha le pareti in-tonacate in quella parte che fu possibile verificare, es-sendo ricolmo, quasi, di pietre cadutevi dopo l’ab-bandono, occasionalmente, o lasciatevi cadere ad artedai curiosi visitatori.

Mi sono fatto convincimento che questo ambientefosse una cisterna capace di circa 40 metri cubi d’ac-qua, che veniva raccolta dalle terrazze della torre, oracrollate.

Un foro cilindrico, che forse immetteva le acquenella cisterna, ora interrato, mi dà diritto di affermarequesto mio convincimento.

La seconda volta è a crociera nella parte quadrila-tera della torre, appoggiata per tre lati alla torre e pelquarto ad un arco gotico che divide l’ambiente a basetriangolare restante.

in questo ambiente a base triangolare si svolgevauna scala, nell’inizio in muratura, poi sicuramente inlegno; e infatti la continuazione della volta in questoambiente ha un foro, regolarmente ricavato in fabbri-ca, che lasciava passare la scala.

Mentre si accedeva al primo ripiano, sopra la ci-sterna. per una scala di legno mobile, esterna, che met-teva alla porta arcata con spalletta a doppio risalto, for-se per potere chiudere con doppi, spessi battenti, l’al-tra scala interna, metteva ai varii ambienti ricavati nel-l’interno della torre, al piano del solaio a volta supe-riore e a due altri con impalcati di legno, dei quali esi-stono solo i fori per le travi che sostenevano il tavo-lato in quello al di sopra della seconda volta, e le men-sole di travertino a cui erano appoggiate le travi inquello che frammezzava l’ambiente, ora visibile, da-to dall’intradosso della seconda volta e estradosso del-128

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la copertura della cisterna.nella tavola terza io mostro una sezione della tor-

re, dalla quale chiaramente si puó arguire l’esistenzadi questi ripiani, sia per i fori alle pareti, sia per la dis-posizione delle finestre e delle feritoie; così come nel-la tavola seconda si puó vedere lo stato del fronte, ver-so nord-est, della torre. i terremoti varii, i varii assaltidei nemici, hanno sfracellato, l’interno e dissestata lastruttura delle mura che, per buona fortuna, hanno tro-vato un provvisorio, nuovo, rassettamento statico e so-no venuti a noi per questo miracolo di statica natural-mente creatosi.

nella tavola quarta io mostro il sagliente della tor-re nella parte superiore, giacché in parte è coperto dal-le proiezioni delle mura che dalla via carreggiabile sivedono, unitamente all’ingresso da questo lato esi-stente e già descritto.

io mi voglio augurare che questi miei disegni nonabbiano bisogno di altra descrizione per fare apprez-zare lo stato attuale della costruzione che fra quelle disimile natura conserva, oltre all’importanza della di -stribuzione delle cinte varie e degli elementi della for-tificazione, anche una linea pittoresca gradevolissima.

***

Le varie epoche

delle costruzioni

della Rocca Janula.

Facendo la via inversa a quella seguita nella nostradescrizione, potremo indagare in quali epoche le va-rie parti furono costruite. È certo che la prima costru-zione di abate aligerno, nel periodo della sua ammi-nistrazione – 949-986 – dovette occupare la parte piùalta del monte, quella dove esiste il mastio e la picco-la cinta di mure fortificate e merlate che si svolgonoquasi parallelamente ai lati del mastio; tanto è vero checome prima si disse, l’abate Mansone, a lui succedu-to, continuò l’opera costruendo le cinte di mura a cu-stodia del mastio centrale.

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L. PaternaBaLdizzi

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Ma il terremoto del 1004 dovette distruggere la tor-re antica e allora abate Gerardo rifece la costruzionedi essa con pietra di travertino, e con travertino vollefossero costruite le finestre e feritoie del muro di cin-ta di questa prima costruzione, che volle estendere, co-struendo quasi tutta la cinta attuale, comprendendo inessa la Chiesa e costruendo attorno al mastio altri am-bienti per la sua abitazione. La porta principale arca-ta di travertino con saracinesca, dovette essere co-struita allora.

dopo 35 anni della sua morte, nel 1140, un nuovoterremoto viene a scuotere le costruzioni e nel 1200 sisente il bisogno di rifare ogni cosa. abate roffredo ri-fortificò rocca Janula aggiungendo forse le due torriche proteggono il vertice nord-Ovest.

L’ordine di Federico ii nel 1221, porta nuova rovi-na che è riparata per il contrordine dello stesso impe-ratore nel 1229.

Le costruzioni di abate Pirro – 1428 – restauratepoi dallo Scarampa nel 1458 vengono a compiere larocca Janula così come nella sua interezza noi abbia-mo potuto idealmente ricostruirla. L’abate Pirro foròla cinta di Gerardo per penetrare nella torre che portail suo stemma e da lui indubbiamente costruita, allorafurono fatte le altre cinte e mura e torri che si avvici-nano alla città.

né era necessario che altre trasformazioni avvenis-sero nella costruzione della rocca Janula, sappiamoche il tipo medioevale di fortificazioni mal rispondeagli attacchi dei proiettili lanciati dalla espansione del-la polvere da fuoco.

Fossati e strade coperte, grosse scarpate, potevanoopporre utile riparo alle nuove armi, con più larghez-za adoperate per la prima volta da Carlo Viii nel 1494,proprio quando veniva alla conquista del reame di na-poli.

accanto alle macchine petrarie noi sappiamo chefurono adoperate prima le bombarde e poi le vere eproprie artiglierie che fecero nascere le sostanziali tra-sformazioni nella costruzione delle opere fortificato-rie.130

La rOCCa JanULadi

CaSSinO

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nella rocca Janula il mastio e le torri angolari del-le varie cinte, costruite con intelligente sentimento pre-cursore, potevano resistere alle nuove armi, non cosìtutta la fortificazione che aveva, ed ebbe, dei punti fa-cilmente vulnerabili alle artiglierie.

***

nell’ultima tavola sono indicati i punti in cui eraurgente di portare restauri e riconsolidamenti; il com-puto di questi riconsolidamenti, fatto in un minuziosoapprezzamento, ha dato per risultato una spesa di lire17,500, comprese lire 836,28 per assistenza ai lavori;in complesso lire 500 in più di quanto il Ministero deiLavori Pubblici ha oramai approvato, per l’esecuzio-ne del riconsolidamento di questa rocca Janula, sullaquale io ho voluto intrattenervi abusando forse dellavostra benevola pazienza.

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L. PaternaBaLdizzi

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taV. i.

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taV. ii.

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taV

. iii

.

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taV. iV.

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taV. V.

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GIANFILIPPO CARETTONI

L’archeologo Gianfilippo

Carettoni ha legato il proprionome alla storia di Cassinoper gli scavi nell’anticaCasinum e la salvaguardiadel patrimonio archeologicocassinate a partire dal 1936 fi-no ai primi decenni del do-poguerra. La sua pubblica-zione Casinum1 è una pietra miliare nella storiografiadella città: con cura certosina e professionalità l’auto-re ha analizzato e descritto tutti i ritrovamenti sul ter-ritorio. i suoi grandi meriti di studioso e di saggista glifanno perdonare qualche svista, inevitabile per chi nonera del luogo2.

in questa monografia va oltre la sua specializza-zione in archeologia romana per dedicarsi alla rasse-gna delle fortificazioni medioevali sul territorio diCasinum; fortificazioni, però, che molto spesso si so-no sovrapposte a quelle di epoca romana, e questa pa-re la sua idea guida. anche nella rocca Janula, che haorigini sicuramente medioevali, sono stati rinvenuti,durante i recenti scavi, resti murari di epoca romana oanteriore: un tratto cospicuo è quello all’estremitàorientale della recinzione interna. Ma questo ilCarettoni non ha potuto rilevarlo perché all’epoca delsuo studio quei resti non erano ancora visibili.

***

Gianfilippo Carettoni nacque a Verona il 17 feb-braio 1912. intraprese gli studi universitari a roma efu allievo del prof. Giuseppe Lugli. Si laureò nel 1934con una tesi di laurea sulle antichità di Cassino. L'areadel teatro romano di Cassino fu donata al Comune dalpadre alessandro.

Fu assistente di cattedra di topografia antica pres-so l'Università di roma. nel 1939 vinse il concorso

1 ist. di Studi ro ma -ni, 1940.

2 Si pensi, ad esem-pio, al tracciatodella via Latina daCasinum a S. Pie -tro infine (ad fle-xum), che egli fa-ceva coincidere,nelle linee genera-li, con l'attuale viaCasilina, mentre èda identificare conla cosiddetta viaappia vecchia, pa -rallela alla Casi -lina e all'attualevia appia, che co-steggia la propag-gine meridionaledi monte trocchioe la ferrovia ro -ma-napoli: cfr. e.Pistilli, La rete stra -dale di "Casinum",in Lazio Sud, i(1982), n. 1, pag. 8sgg.

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G. F. Carettoni

Una foto del 1950

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per ispettore alla Soprintendenza alle antichità dinapoli (cui faceva capo Cassino in quel tempo) e glifu assegnata proprio la zona di Cassino.

nel dopoguerra fu trasferito a roma, ma continuòad interessarsi della Città Martire. Fu dapprimaispettore e poi direttore della Soprintendenza alleantichità di roma iV (Foro romano e Palatino) finoal 1959. dopo la fusione delle varie competenze ar-cheologiche fu nominato Soprintendente alle anti chitàdi roma dal 1968 al 1976. Fu anche libero docente ditopografia romana nell'Università di roma.

È morto a roma il 6 dicembre 1990. il suo nome èlegato a importanti campagne di scavi in italia e all'e-stero.

tra i suoi numerosi scritti vale la pena ricordare:

- Casinum (presso Cassino): regio i, Latium etCampania, roma, 1940.

- Il teatro romano di Cassino, in "notizie degli scavi",anno 1939, roma 1940.

- Itinerario del Foro romano, Zanichelli, 1947.- Itinerario del Palatino, Zanichelli, 1947.- Le fortificazioni medioevali di Cassino, in "Palladio",

iii-iV, luglio-dicembre 1952.- Sepolcreto dell'età del ferro scoperto a Cassino, in

Bull. Paletn. 67/68, 1958/59.- La pianta marmorea di Roma antica: Forma Urbis

Romae (a cura di, e altri), roma, 1960.- Il Foro Romano nel Medioevo e nel Rinascimento,

in Studi romani, 1963.- Aspetti dell'Umanesimo a Roma, (scritti di aulo Gre -

co, Michele Monaco, Gianfilippo Carettoni), roma, 1969.- Il Foro romano e il Palatino (a cura di Gianfilippo

Carettoni e Laura Fabbrini), Firenze, 1969.- L'Istituto di corrispondenza archeologica (Gianfi -

lippo Carettoni, Hans-Georg Kolbe, Massi mi lianoPavan), roma, 1980.

- Das Haus des Augustus auf dem Palatin; farbauf-

nahmen von Helmuth Nils Loose, Mainz am rhein,1983.138

La roCCa JanULadi

CaSSino

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GIANFILIPPO CARETTONI

LE FORTIFICAZIONI

MEDIOEVALI

DI CASSINO

Estratto da “Palladio” Rivista di Storia dell’Architettura

N. III-IV – Luglio-Dicembre 1952

La LiBreria deLLo Stato – roMa

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LE FORTIFICAZIONI MEDIOEVALI

DI CASSINO*

neLLa Zona di Cassino esistono gli avanzi didue distinti sistemi di fortificazione medioevale,

ancora parzialmente in piedi nonostante le devasta-zioni prodotte dall’ultima guerra; il primo, situato acirca un chilometro a sud della città moderna, nella zo-na del Crocifisso, racchiudeva la modesta borgata(Castrum Sancti Petri) sorta sulle rovine della città ro-mana; il secondo difendeva la città di San Germano(nome che ebbe Cassino fino al 1860 3) sviluppatasiattorno alle costruzioni religiose, edificate dagli abatidi Montecassino nella zona pianeggiante alle radici delmonte dove sorge l’abbazia4. La distruzione diCassino5 ha reso, per alcune parti, più facile la rico-gnizione delle mura di San Germano mettendo in lu-ce elementi della cinta che prima erano celati tra leabitazioni fittamente addensate della città vecchia; peraltre parti (soprattutto nella zona pianeggiante) ne haaffrettato la scomparsa. Ciò mi ha indotto – nelle fre-quenti visite archeologiche alla zona – a prender notadi quanto rimaneva.

Mura del Castrum Sancti Petri (1)

dopo le prime devastazioni barbariche6 gli abitan-ti del cassinate sentirono la necessità di chiudersi nuo-vamente entro la vecchia cinta fortificata dalla qualeerano usciti nei secoli tranquilli della pax romana. Siraccolsero nel centro della Casinum romana, riattan-do le mura poligonali laddove esse erano ancora in pie-di (come, ad esempio, sulle pendici meridionali diMontecassino)(2) e integrandole con mura e torri co-struiti ex novo sui lati che guardano la pianura e la mo-derna Cassino.

Fin dall’inizio della sua esistenza la borgata me-dioevale ebbe caratteristiche di luogo fortificato, e colnome di Castrum Casinum è già ricordata da GregorioMagno7 alla fine del Vi secolo.(3) tale nome conser-

3 La città cambiò de-nominazione condecreto di Vittorioemanuele ii il 26luglio 1863 su de-liberazione delCon siglio Comu -nale del 23 maggio1863.

4 nel sec. Viii-iXdagli abati Potone,t e o d e m a r o ,Gisulfo; ChronCas., i, capp. 11 e17.

5 avvenuta in segui-to ai bombarda-menti anglo-ame-ricani del 15 mar-zo 1944.

6 i Goti (410), iVandali (455), glieruli (476) e, for-se, teodorico (493-494).

7 il biografo di S.Benedetto e autoredei libri dei Dia -logi, nel secondodei quali è descrit-to il luogo.140

La roCCa JanULadi

CaSSino

* Le note tra paren-tesi indicano lenote del Caret toniposte a fine capi-tolo.

Gli esponenti rin-viano alle note alato del curatore.

Le foto e le didasca-lie di questo capi-tolo sono dellostesso Carettoni.

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vò per oltre quattro secoli, come risulta da documen-ti del secolo Xi;(4) dopo la trasformazione in chiesadi S. Pietro (secolo Viii) di un tempio pagano esistenteancora nel Castrum8, prevale il nome di Castrum

Sancti Petri (o Castrum S. Petri in monasterio) e conquesto nome la località viene citata nella Chronica diriccardi da San Germano e nei documenti medioeva-li fino al secolo XV, quando il borgo è ormai presso-ché disabitato.(5)

Pochi, ed incompleti, gli elementi del Castrum me-dioevale che è stato possibile identificare (fig. 1). Unatorre venne aggiunta al lato meridionale delle mura po-ligonali, circa duecento metri in linea d’aria sopra lamulattiera per Villa S. Lucia. Le mura stesse, in que-sto tratto, appaiono qua e là restaurate con muratura apiccole pietre informi;(6) dalla torre le mura, scen-dendo, dovevano seguire la linea di confine della pro-prietà Petrarcone, ma è difficile ora poter distinguerele parti antiche dalle moderne. dove la mulattiera en-tra nella borgata esisteva una porta, ricordata nei do-cumenti medioevali; sul fianco destro della porta ri-mane il rudere di una grossa torre quadrilatera (m. 7,40x 6,80) (fig. 2), nel cui basamento sono stati riutiliz-zati blocchi provenienti dalle costruzioni della città ro-mana. Questa torre è quasi sicuramente da identificarsicon la turris supra portam ricordata nell’inquisitio del-l’abate andrea, dell’anno 1371; nello stesso docu-mento sono ricordate anche le mura (moenia terrae)che esistevano presso l’anfiteatro.(7)

Gli avanzi di un notevole tratto di muro (circa 130metri) con una serie di torri, distanti una ventina dimetri l’una dall’altra, si notavano prima della guerralungo la mulattiera che si staccava dalla strada diMontecassino poco oltre la villa Ponari9 e si dirigevaverso il vecchio convento dei Cappuccini10. in questotratto, che è ricordato anche dal Gattola,(8) sono an-cora reperibili (ma destinati a sparire presto) i ruderidi alcune torri. resti meglio conservati si possono os-servare a monte dei Cappuccini, a fianco della mulat-tiera per Montecassino;(9) qui le mura medioevali ri-

8 ad opera diScauniperga, mo-glie del ducaGisulfo ii di Bene -vento (743-751);Chron Cas. i, cap.5: “Uxor etiam e -jusdem Ducis Sca -uniperga nomen,Templum Ido lo -rum, quod antiqui-tus in Casino Ca -stro constructumfuerat, in BeatiPe tri Apostoli ho-norem convertens,Yconas ibi, et cae-tera Ecclesiae of-ficiis congrua mi-nisteria in poste-rorum memoriamdevotissima con-tulit”; H. Bloch,Monte Cassino inthe Middle Ages,roma 1986, vol. i,pag. 172.

9 Più nota come vil-la Pignatelli: l’at-tuale villa Ponari èal di sopra del se-condo tornante,prima del serba-toio dell’acque-dotto comunale.

10 Costruito nel1580 per conces-sione del l’abateBer nar do iV; cfr.e. Pi stil li, Antichestrade per Monte -cas sino, Lamberti,Cas sino, 1992, pag.29. 141

G. F. Carettoni

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mangono in piedi per alcuni metri d’altezza, e primadella guerra esisteva anche una torre. Più a monte nonrimangono altri ruderi. il muro è costruito con picco-le pietre di forma irregolare alle quali sono aggiunte,

nelle torri sotto ai Cappuccini, anche frammenti di te-gole.

Poco evidente è la funzione difensiva del muro chestaccandosi dalle torri sotto ai Cappuccini discendeverso la via Casilina e oltrepassata raggiunge in linearetta il fiume rapido. il primo tratto del muro, nel qua-le si notava anche una torre, è ora scomparso, mentreè ancora in piedi il secondo tratto, dalla via Casilinaal fiume.

in quest’ultimo tratto, viene ricordata dai documentimedioevali la porta Paldi, che si apriva sul vecchiotracciato della via Casilina – la quale correva in que-sto punto alcuni metri più in basso della via moderna– e segnava il confine tra il territorio del Castrum S.

Petri e quello di San Germano. il nome della porta èin un documento dell’abate roffredo dell’anno 1208,142

La roCCa JanULadi

CaSSino

Fig. 1 - avanzidelle mura del

Castrum S.

Petri.

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ed in un altro del 1262; insieme è menzionata la via

publica (cioè la via Casilina), il cui tracciato è indica-to come “via cavallara” nei documenti settecenteschiconservati nell’archivio dell’abbazia di Monte -cassino.(10)

Si puó affacciare l’ipotesi che questo tratto di mu-ro che si spingeva isolato fino al fiume costituisse unbaluardo posto a controllare il traffico che si svolge-va sulla arteria principale della valle, baluardo utiliz-zabile in maniera ugualmente efficace verso le due par-ti da cui poteva provenire un pericolo, da roma op-pure da napoli. Qualcosa di simile, come vedremo,esisteva anche nelle fortificazioni di San Germano.

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G. F. Carettoni

Fig. 2 - Castrum

Sancti Petri:avanzi della tor-re a fianco dellaporta meridiona-le.

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Rocca Janula e mura di San Germano.

Più completo e più evidente nelle linee essenzialidel suo tracciato è il sistema difensivo del centro me-dioevale di San Germano (fig. 3). La città venne fon-data nel iX secolo attorno alle costruzioni religiose giàesistenti11, ma si sviluppò nel corso dei due secoli suc-cessivi12 dopo che era cessato, in seguito alla sconfit-ta subita nel 916 dai Saraceni, l’incubo di improvviseincursioni piratesche nella valle del Liri.

nella seconda metà del X secolo l’abate aligernofa costruire la rocca Janula sopra una roccia sovra-stante l’abitato di San Germano13 (fig. 4). La rocca,sorta a difesa dalle scorrerie dei signori di aquino14 equale avamposto del potere abbaziale nella valle, ri-usciva molesta agli abitanti di San Germano che l’oc-cuparono al principio del secolo Xii.(11) dopo pochianni è ripresa dall’abate Gerardo (1123-1126); ilChronicon di Leone ostiense15 ricorda un restauro del-la rocca da parte di questo abate, il quale aggiunse, ac-canto a due torri preesistenti, l’alta torre pentagonaleche dominò per otto secoli la fortezza e di cui rimanein piedi ancora una parte. in tale occasione il perime-tro della rocca venne rafforzato con un solido muro(muro firmissimus).(12) il che non impedì ai sanger-manesi di riprendere la fortezza dopo breve tempo.

da allora rocca e mura della città sono continua-mente contese nel corso delle lotte che si svolgono nel-la zona di San Germano fino al secolo XV.(13)

La pianta della rocca è quadrangolare con un am-pliamento nella parte sud-occidentale, unico lato fa-cilmente accessibile (fig. 5). torri rettangolari raffor-zano gli angoli di questo e del lato contiguo prospi-ciente San Germano; gli altri due lati, piantati sullaroccia a picco, ne sono privi.

L’interno della rocca è diviso in due cortili da unmuro trasversale: nel cortile sud-occidentale (i) sussi-stono i ruderi della cappella (C) e di altre piccole co-struzioni, in quello nord-orientale (ii), che è la partepiù elevata della fortezza e comunica con il primo permezzo di una bassa porta, sorge la torre dell’abate

11 Per la questionedella nascita dellacittà di S. Ger ma -no si veda la nota40 al capitolo diPaterna Baldizzi.

12 Fu costruita dalla-bateatenolfo (1011-1022): e. Pistilli,Cassino: il fonda-tore della città fuAtenolfo e nonBer tario, cit.

13 La notizia è ripor-tata quasi per inci-so da Leone o -stiense: “Cum igi-tur quadam die inconstruenda roc-ca, que Ianula di-citur, operam da-ret …”: Chron.Cas., ii, 1.

14 approfittandodell’esilio dei mo-naci in teano e poiin Capua (dopol’incursione deisaraceni nell’883)i signori di aquinospadroneggiavanosu tutto il territorioabbaziale.

15 Chron Cas., iV,56; questa sezionenon è di Leone o -stiense ma di Pie -tro diacono.144

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Gerardo (t). Le vicende della costruzione sono – allostato attuale – non sempre evidenti; tuttavia, mentre ilblocco quadrilatero della rocca, con le torri, ha carat-teristiche uniformi nel tipo di muratura, il muro divi-

sorio dei due cortili è di tipo alquanto diverso.(14)Questa considerazione, ed il fatto che il muro diviso-rio non è rettilineo bensì forma uno spigolo in corri-spondenza di un angolo della torre di Gerardo, indur-rebbero a ritenere tale muro contempo raneo a que-st’ultima.

il lato sud-occidentale ha subìto un rialzamento: al-l’esterno si distingue chiaramente la merlatura del mu-ro originario, più bassa. esternamente questa parete è 145

G. F. Carettoni

Fig. 3 -Fortificazioni me-dioevali di S.Germano (Cas -sino).

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stata anche rafforzata, fino a metà della sua altezza,con una ripida scarpata.(15)

La porta di accesso alla rocca (figg. 6-7) si apre nellato sud-orientale ed è largo, internamente, m.2,30. afianco di essa esisteva un torrione semicircolare, ora

sparito; pure scomparsa è la piccola torre rettangola-re a sinistra della porta.

Questo lato era protetto da una seconda cinta ester-na, più bassa, di cui rimangono visibili i ruderi e chesembra girasse anche sul lato sud-occidentale; in talmodo i due lati più accessibili restavano sufficiente-mente muniti ed era possibile raggiungere al copertola porta della rocca. Gli avanzi di una porta di questaseconda cinta si notano ancora all’angolo sud dellarocca, sotto la torre.

Questa seconda cinta ha lo stesso tipo di muraturadella scarpata aggiunta al lato sud-occidentale e si puòconsiderarla contemporanea.

La cappella fatta costruire dall’abate Gerardo è nel-l’interno del primo cortile, addossata all’angolo sud.È ora ridotta ad un cumulo di macerie. Misura ester-namente m. 13,80 x 8,25 e comunica con una sagre-

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CaSSino

Fig. 4 - La roccaJanula (prima del1944) e lato sud-occidentale delle

mura. (Fot. G: F: N.)

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stia (S) (m. 4,65 x 4,50), nella quale si deve forse ri-conoscere l’antica camera abbaziale.(16)

nel secondo cortile s’innalza la possente torre pen-tagonale (fig. 8), magnifica costruzione in blocchi di

pietra locale, perfettamente squadrati e legati con cal-ce. L’altezza originaria della torre doveva aggirarsi suiventi metri; la guerra ha provocato la caduta di granparte dei lati che guardano verso la pianura. Piccoleferitoie si notano sul lato prospiciente la città e, al-l’interno, sono ancora riconoscibili le tracce della vol-ta che copriva l’ambiente a pianterreno. Molti blocchidei filari più bassi recano incise lettere e segni (fig. 9).

il primo ricordo storico delle mura di San Germanorisale alla fine del Xii secolo: nel 1199 Marcualdod’anweiler, siniscalco imperiale, ritornando dall’as-sedio di Montecassino “portas Sancti Germani et me-

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G. F. Carettoni

Fig. 5 - Piantadella roccaJanula.

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nia (sic) eiusdem in plerisque locis everti fecit ad so-

lum” (Chronica di riccardo da San Germano, a. 1199).Ma è probabile che le mura già esistessero nel secoloprecedente, quando lo sviluppo edilizio della città as-

sunse proporzioni notevoli per l’impulso datole dal-l’abate atenol fo.(17) nella costruzione – che è di ti-po simile a quello della rocca, a ciottoli e scheggionidi pietra calcarea (fig. 10) – furono reimpiegati anchemateriali provenienti da costruzioni romane.(18)

il percorso delle mura che dalla rocca Janula scen-devano per le rupi scoscese del monte a cingere la cit-148

La roCCa JanULadi

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Fig. 6 - roccaJanula: lato sud-orientale e porta

d’accesso allarocca.

Fig. 7 - roccaJanula: la porta,dall’interno del

cortile.

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tà, è ancora identificabile in massima parte. Meglioconservate nella parte alta, più vicina alla rocca, sonostate fortemente danneggiate dalla guerra nel lato nordorientale: qui i pochi ruderi rimasti spariranno fra non

molto tempo se non si provvederà urgentemente aqualche opera di consolidamento.

Una serie di torri quadrangolari, alcune tuttora inpiedi, collocate a distanza ineguale e di dimensioni va-riabili (l’ampiezza sulla fronte varia da m. 2,60 a m.7,80), ne guarniva il lato sud-occidentale (fig. 4) dal-la rocca sino alla porta romana, attraverso la quale lavia Casilina entrava in San Germano. Le mura conti-nuavano quindi in linea retta per un centinaio di me-tri e raggiungevano un’altra torre (alta oltre 10 metri)rimasta in piedi fino al 1950 (fig. 11). 149

G. F. Carettoni

Fig. 8 - roccaJanula: la torredell’abateGerardo.

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il percorso del lato sud-orientale è incerto: proba-bilmente esse piegavano verso est poco dopo la torresuddetta, costeggiando uno dei molti corsi d’acqua che

sgorgano dal sottosuolo della città e raggiungendo laporta rapido dalla quale usciva la via Casilina (corsoVittorio emanuele). La porta è riprodotta in una ve-duta del Settecento pubblicata dal Mabillon, nella qua-le si riconosce anche la torre caduta nel 1950 (fig.

12).(19)La veduta del Mabillon puó fornire qualche indica-

zione per il lato che costeggiava il fiume rapido e delquale non è possibile riconoscere sul terreno il per-corso. non è da escludere che il palazzo dei tribunali(ex palazzo abbaziale di corte) incor porasse parte del-le mura, o costituisse con il suo muro esterno orienta-le una linea fortificata in luogo delle mura.150

La roCCa JanULadi

CaSSino

Fig. 9 - roccaJanula: partico-lare della torre

di Gerardo.

Fig. 10 - Muradi San Germano:

particolare dellato sud-occi-

dentale.

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difficilmente questo lato poteva esser privo di fortifi-cazioni, tanto più che il fiume rapido scorreva alloraa notevole distanza dall’abi tato;(20) nella veduta set-tecentesca si nota però a fianco del rapido un altro

corso d’acqua che proviene dall’interno della città elambisce le mura del palazzo abbaziale, al quale si sal-da, a destra, un muro con torre che prosegue, paralle-lamente al rapido, in direzione nord.

il lato nord-orientale delle mura si prolungava sinoal fiume terminando con un bastione semicircolare, del 151

G. F. Carettoni

Fig. 11 - Muradi San Germano:torre del latosud-occidentalecaduta nel 1950.

Fig. 12 - SanGermano in unaveduta delSettecento (dal Mabillon, “Iter

Italicum”).

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quale si è potuto ancora riconoscere il piano inferiorenell’interno di una costruzione moderna in rovina16.Si avrebbe quindi anche a San Germano un baluardoavanzato sul fiume simile a quello esistente nelle mu-

ra del Castrum Sancti Petri. del muro che collegavail bastione presso il fiume alla porta S. Giovanni si po-terono riconoscere soltanto due brevi tratti (alti menodi due metri) incapsulati in una moderna macera diconfine. in questo punto il muro aveva uno spessoredi m. 0,50. il resto del tracciato si puó ricostruirlo sul-la mappa catastale, nella quale sono anche indicatechiaramente le due grosse torri semicircolari (ora spa-rite) che fiancheggiavano la porta S. Giovanni.(21)

dopo la porta le mura riprendono, con qualche bre-ve interruzione, conservate in alcuni tratti per due otre metri di altezza. il sistema difensivo di questo la-to, con i suoi grossi torrioni semicircolari distanti unaquarantina di metri fra loro, con le feritoie fittamentedistribuite lungo la cinta, i fori rotondi per la posta-zione di balestre ed archibugi, è l’esemplificazione diuna tecnica militare notevolmente progredita rispettoa quella del lato sud-occidentale.(22)

il tipo di muratura, a scheggioni di pietra, simile aquella di rocca Janula, non presenta differenze ap-prezzabili nei vari tratti delle mura. i torrioni del latosettentrionale hanno in più un risalto costituito da unafascia di blocchi di pietra di Mignano sagomata a to-

16 Probabilmente sitratta delle rovineaddossate al recin-to dell’attuale scuo -la elementare “S.Silvestro” al ter-mine di via Mar -coni.

152

La roCCa JanULadi

CaSSino

Fig. 13 - Muradi San Germano:

lato nord-occi-dentale, presso

rocca Janula.

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ro, che corre esternamente a m. 1,50 sopra il piano at-tuale di campagna.

al di là del torrione posto all’estremità occidenta-le, le mura settentrionali piegavano verso il monte e,dopo un breve tratto rettilineo,(23) s’inerpicavano ar-ditamente sulla roccia seguendone l’andamento natu-rale con una linea a zig-zag; in alcuni punti il muro èancora in piedi per 7-8 metri di altezza. Si puó seguirnele tracce per una settantina di metri, poi mancano, enon è da escludere che la fortificazione non sia maiesistita là dove la roccia a picco offriva sufficienti ga-ranzie di sicurezza. Le mura riprendono ad una ses-santina di metri sotto la rocca Janula, al cui angoloorientale esse vanno a congiungersi chiudendo il cir-cuito. in quest’ultimo tratto (fig. 13) due torri semi-circolari addossate internamente alla cinta ne raffor-zano gli angoli, ed un cammino di ronda (del quale sipuó individuare qualche traccia e che giustifica lospessore di oltre due metri che i costruttori hanno da-to al muro in questa zona) ne coronava la sommità.

Gli scrittori delle memorie di Cassino ricordano an-cora nel secolo scorso i nomi delle porte civiche: SanGiovanni (o d’abruzzo), rapido, romana.(24) il no-me di qualche altra porta è tramandato da documentimedioevali: nel regesto di tomsmaso, decano17 delconvento cassinese nel Xiii secolo, sono ricordate laporta S. egidio e la turrem supra portam S. Mathei.La porta di S. Matteo è citata ancora al principio delXViii secolo dal Gattola18, e s’apriva probabilmentesul pendio del monte sopra la porta romana, in corri-spondenza della mulattiera per Montecassino, là doveesisteva, prima della distruzione della città, un vico S.Matteo. erano certamente porte di minore importan-za, probabilmente le posterulae civitatis ricordate nel-la Chronica di riccardo da San Germano.(25).

GianFiLiPPo Carettoni

17 Regesto di Tom -maso Decano oCartolario del con -vento cassinese(1178-1280), Badiadi Monte cassino,1915; por ta S. e -gidio pag. 250,por ta S. Matteopag. 77 e 273.

18 e. Gattola, Ac ces -siones, ii, pagg.730 sgg., passim.La porta di S.egidio, inoltre èpiù volte ricordatanel Regesti Ber -nardi I AbbatisCasinensis frag-menta (o regestodi Bernardo ay -glerio), ed. a. M.Ca plet, roma,1890, documm. 72e 378, oltre che neiProlegomena, do-ve figura anche laporta di S. Matteo(pagg. CXiX-CXX).

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G. F. Carettoni

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note

(1) Gli appunti sulle mura del Castrum S. Petri sono stati rac-colti, in parte, prima della guerra. il rilievo è stato eseguitosulla mappa catastale.

(2) G. Carettoni. Casinum, Coll. italia romana, ist. Studiromani 1940, p. 66 s., p. 69.

(3) Dialog., ii cap. 8.(4) e. GattoLa, Historia Abb. Casinensis, Venezia 1733, p. 73 ss.(5) Carettoni, op. cit., p. 9; GattoLa, Ad historiam Abb. Casin.

accessiones, Venezia 1734, p.. 304; p. 744 ss.; Chronica diriCCardo da San GerMano, a. 1192 (ed a cura di C. a.Garufi, in Rerum Italic. Scriptores del Muratori, 1937);Regesto di toMMaSo deCano (1178-1280) a cura dei mona-ci di Montecassino, 1915, a. 1215 e passim (p. 43 ss.). Laborgata venne poi chiamata del Crocifisso quando ricevettetale nome la vecchia chiesa che occupava il sepolcro roma-no detto di Ummidia Quadratilla.

(6) Carettoni, op. cit., p. 69 s.(7) GattoLa, Access., p. 433. La porta e le mura sono ricorda-

te più volte nei documenti medioevali, ed ancora nell’in-ventario dei beni del 1432 (Access., p. 746); le mura hannoanche il nome di “muri dompnici”, dipendendo il territoriodel Castrum S. Petri dall’abbazia cassinese. Lo stesso aba-te Gattola (Access., p. 747) parla abbastanza diffusamentedi quanto rimaneva delle mura del Castrum nel secolo XViii(forse confondendole, in alcuni tratti, con le mura poligo-nali), e ricorda la porta con la torre, della quale dà le misu-re.

(8) GattoLa, Access., p. 747. La villa Ponari è stata distruttadurante la guerra.

(9) Questa mulattiera, difesa dalle mura sul fianco che guardaverso la valle, è probabilmente la via di collegamento fra ilCastrum medioevale e Montecassino.

(10) Regesto di toMMaSo deCano, p. 57 s. e p. 256 “dal terri-torio di questa città di Casino, ora feudo disabitato (sic), sipassa a quella di San Germano, da cui è divisa dalla porta

Paldi volgarmente detta Paola, dove termina il suo confi-ne”, (Descrizione istorica del Monast. di Montecassino,anon., napoli 1751, p. 31). il nome potrebbe esser posto inrelazione con quello di un Paldo, nobile e ricco beneventa-no, il quale con due fratelli (taso e tato) aiutò nel 720 l’a-bate Petronace a restaurare l’abbazia di Montecassino(Chronicon di Leone oStienSe, i cap. 4). in una pianta pa-noramica del secolo XViii, conservata nell’archivio di154

La roCCa JanULadi

CaSSino

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Montecassino (colloc. P. 9), nella quale è riprodotto S. Pietro

a Monasterio, è indicata la posizione della Porta Palda.(11) Chronicon di Leone oStienSe, ii cap. 32. Succinte notizie

storiche sulla rocca e su San Germano in: e. Martinori,Lazio turrito, iii (1934), appendice, s. v. Rocca Janula, p.136 ss., id., s. v. San GerMano, p. 152 ss. Per il nome dellarocca, v. Carettoni, op. cit., p. 12 nota 3. il rilievo della roc-ca e delle mura è stato eseguito sulla mappa catastale conl’assistenza preziosa e intelligente del locale custode delleantichità signor Gaetano Fardelli.

(12) Chronicon di Leone oStienSe, iV cap. 56: “(Gerardus)Janulae arcem..... restruere coepit. Primo in montis summi-

tate turrem speciosissimam, ac valde maximam extruxit, iu-

sta quam duas veteres turres dirutas reparavit. Iam vero

Abbatis cameram cum Cappella, et reliquis officinis ... con-

struens, ipsius arcis ambitum muro firmissimo saepsit”.(13) nel 1200 1a rocca è restaurata e munita di torri e fossati

dall’abate roffredo, ma nel 1221 per ordine dell’imperato-re Federico ii essa viene smantellata. È nuovamente restau-rata pochi anni dopo dall’abate Lan dolfo e nel 1235 dal co-nestabile di Capua, Filippo di Citro. Castellani della roccanella prima metà del Xiii secolo sono: Pandolfo e robertod’aquino (1229), Guglielmo di Spinosa (1239), taffuro diCapua (1249), Bertoldo di Sibeneth (1254) Chronica di riC-Cardo da San GerMano, pp. 162; 203; nota a p. 22.nel secolo XVii la rocca non era più utilizzata: “nostro ae-

vo semi diruta et disiecta” (Commento di a. de noCe alChronicon di Leone ost., ed. Parigi 1668, p. 209, § 833).“Smantellata et ruinata”, era già la rocca nel 1623, quandovenne eseguita un’ispezione alle fortificazioni di SanGermano, per ordine del viceré don antonio di toledo(relazione riportata nel manoscritto dell’ab. Quandel con-servato nell’archivio di Montecassino: ne debbo la segna-

lazione alla cortesia di don angelo Pantoni19).i danni recati dall’ultima guerra sono notevolissimi; fra l’al-tro sono cadute quasi tutte le torri del muro perimetrale.

(14) nella struttura di questo muro sono infatti introdotti fram-menti di mattoni, mentre i muri della rocca sono costruitiesclusivamente con schegge irregolari di pietra calcarea lo-cale, legate con calce bianca, tenace.

(15) La scarpata aggiunta si distingue nettamente per il coloregrigio della calce.

(16) Un eremita abitò nella rocca fino all’ultima guerra, e nel-la cappella venivano celebrate funzioni annuali.

(17) Leone oStienSe, Chronicon, ii cap. 32.(18) in una delle torri demolite del lato sud-occidentale (la quin-

ta, scendendo dalla rocca) raccolsi con il custode Fardelli un 155

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pezzo di capitello romano da pilastro, ed altri frammenti dimarmo.

(19) J. MaBiLLon - M. GerMain, Museum Italicum, t. i (Iter

Italicum), Parigi 1724, tavola a p. 122.Un’altra veduta della stessa epoca, più ampia e meno cura-ta nei particolari, è conservata a Montecassino. Mi è statopossibile esaminarla e fotografarla con il cortese consensodei monaci dell’abbazia. ringrazio in particolare donangelo Pantoni per l’amichevole assistenza offertami. Letorri del lato sud-occidentale, che nel tratto inferiore del per-corso erano in parte occultate dalle case di Cassino, si rico-noscono in una veduta della città eseguita dal Parker versoil 1870 (foto Parker n. 2128).

(20) i limiti della città medioevale di San Germano si possono,credo, fissare con sufficiente approssimazione – anche nel-le zone dove mancano le mura – osservando la mappa cata-stale sulla quale, in corrispondenza della città vecchia, laproprietà privata appare fortemente frazionata.nella relazione del 1623 (v. nota 13) è contenuta una brevedescrizione delle mura di San Germano, e descrivendone ilpercorso dopo “la porta di tramontana” (porta romana?) visi accenna al giardino del palazzo di corte; ma la descrizio-ne è troppo sommaria per ricavarne qualche dato sicuro.

(21) Un altro torrione di modeste proporzioni (ora sparito) è ri-conoscibile sulla mappa, 50 metri circa ad ovest del bastio-ne sul fiume. Una o due torri dovevano pure esser disloca-te sul rimanente tratto di mura fino alla porta S. Giovanni.

(22) i torrioni hanno un diametro interno di m. 5 ed uno spes-sore di muro, controllato nel torrione all’estremità versomonte, di m. 3,20. Le feritoie sono distanziate circa un me-tro l’una dall’altra e distribuite a varia altezza, nel tratto dimura a monte di porta S. Giovanni.

(23) Lo spessore del muro in questo tratto è di un metro.(24) L. GiUStiniani, Dizion. geogr. ragionato del regno di

Napoli, napoli 1804, vol. Viii s. v. S. GerMano, d. roMa-neLLi, Viaggio da Napoli a Montecassino, napoli 1899, p.36; F. Ponari, Ricerche stor. sull’antichità di Cassino, napoli1867, p. 80; p. 158 ss.

(25) GattoLa, Accessiones, p. 748. nell’anonima Descriz. istor.

di Montecassino, napoli 1751, p. 32 sono ricordate tre por-te “una detta romana verso mezzodì, l’altra di rapido perlo fiume che vicino le scorre ... e l’altra di S. Giovanni o diapruzzo in faccia a settentrione”. Regesto di toMMaSo de-Cano, pp. 250; 77; 273. Chronica di riCCardo, a. 1229 (ed.1937, p. 155).

19 il manoscritto nonè più nel fascicolo,sulla copertina delquale è annotato:manca un fascico-lo dalla pag. 435alla pag. 482; lepagine mancantiriportano una de-scrizione di S.Germano.

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CaSSino

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IL RESTAURO

Carlo Scappaticci

Responsabile del Centro Operativo di Cassino

Soprintendenza Beni Ambientali ed Architettonici

del Lazio

Introduzione al recupero

Nel raccogliere un gen-tile invito dell’auto -

re, che stimo per le sue ri -conosciute qualità, sempreprofuse per il suo territorio,mi è particolarmente gradi-to esporre le esperienze rac-colte nelle fasi sin d’orasvol te per il recupero dellarocca Janula, perché pensoche sia un tema che stimolae determina un appassio-nante dibattito senza finetra pubblica amministrazione, studiosi, tecnici, im -prese e cittadini, che ne accresce e sviluppa la moti-vazione.

ritengo inoltre particolarmente appassionante ilrestauro intrapreso, così diverso dagli altri che perso-nalmente ho curato, per la globalità degli interventirichiesti dal caso, viste le gravissime condizioni diconservazione e lo stato di rudere del monumento,gravemente esposto ad un progressivo degrado conun reale rischio di perdita irreversibile.

la tutela della rocca Janula, non prescinde peròsolo dai lavori in corso, ma anche da una cittadinanzafortemente cosciente dei suoi valori storico-artistici,dove trovo ovvio per questo anche l’attività d’impre-sa nel conseguimento degli obiettivi di conoscenza,sensibilizzazione e d’informazione per scongiurare, 157

Il reStauro

Il cartello si rife-risce alla primafase dei lavori.Quello aggiorna-to con il nuovoSoprintendente èpubblicato inprima di coperti-na.

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come per il dopoguerra, l’inconsapevole abbandonoche ha determinato la rovina di tanti monumenti.

oggi provvidenzialmente, si registrano segni tan-gibili di cambiamento e l’esigenza della salvaguardiae valorizzazione del “bene culturale”, assume mag-giore interesse anche nel dibattito locale, riconoscen-dovi insostituibili risorse di testimonianze educativeed informative sulla entità storica dei popoli italici.

Peraltro “il bene culturale”, costituendo il patrimo-nio d’interesse collettivo, è giudicato di valore unicoe meritevole di tutela legale.

Personalmente, oltre che auspicare il completa-mento dei lavori per un totale recupero della roccaJanula e della sua area di pertinenza, posso testimo-niare inoltre come siano già forti il sentimento e l’e-sigenza di riappropriazione dell’immobile in quantivengono in visita, anche dall’estero, che già ci appa-ga della responsabilità che sentiamo forte e che valo-rizza i visibili risultati sin d’ora già raggiunti.

Il restauro e le sue fasi

lo scopo di ogni attività da eseguire a cura dellaSoprintendenza per i Beni ambientali ed archi tet -tonici del lazio nel recupero della rocca Janula, èquello di salvaguardare ogni traccia visibile e validadel preesistente, anche con opere di ricostruzione rite-nute utili alla riedificazione della spazialità dell’am-biente originario, altrimenti degradato a rovina, attecomunque a valorizzare l’immagine storico-architet-tonica dell’insieme pervenutoci nel corso delle vicen-de storiche, affinché la città di cassino conservi ericordi le sue affascinanti seppur travagliate vicissitu-dini e contemporaneamente sia resa possibile unafruizione pubblica, voluta attraverso le attività chesaranno promosse dall’università degli Studi e dallacittà di cassino.

Questo recupero infatti, previsto con una leggedello Stato Italiano per restituire alla città, una parte

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la rocca JaNuladI

caSSINo

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tangibile della sua memoria storica, rimasta reducedalle devastazioni dell’ultimo conflitto bellico, avràinoltre il compito per le generazioni future, di rinsal-dare il vitale legame con il suo passato, in quan to sim-bolo civico del cassinate.

Il progetto di recupero prevede le fasi primarie epropedeutiche al consolidamento, il restauro e la ri -co stituzione come detto, delle parti murarie mancan-ti su ogni facciata, ed in gran parte già realizzato sulperimetro murario riguardante la grande corte.

Sia il restauro murario come le ricostituzioni pre-viste, sono eseguiti con un rigoroso metodo di anasti-losi, utilizzando pietra locale e calce naturale simile alpreesistente, differenziando la muratura “ex novo”,con ricorsi di filari di mattoncini in cotto.

Preventivamente ai lavori sulla muratura, è statonecessario effettuare la messa in sicurezza di tutta l’a-rea di pertinenza, interna ed esterna alle mura, conoperazioni di bonifica bellica a più riprese e a varistrati di scavo, e quindi le operazioni di diserbo dellafolta vegetazione radicante ed infestante le murature,selezionando le specie arboree locali, al fine di nondevastare l’habitat naturale.

Inoltre, a seguito delle prime operazioni di puliziadel cantiere, sono stati resi possibili l’installazioni dialcuni presidi di sostegno urgenti, a ridosso di mura-ture giudicate in pericolo di crollo per le particolaricondizioni di rovina rilevate.

con le suddette fasi preliminari, è stato quindi pos-sibile realizzare uno specifico rilievo architettonicostrumentale e quindi un rilievo aereo fotogrammetri-co per le zone irraggiungibili, ed un’ indagine del sot-tosuolo con prospezioni con georadar e riprese foto-grafiche con raggi all’infrarosso, anche con l’ausiliodi volo aereo, per la verifica e l’analisi del sottosuoloe della muratura stessa, prima di ogni attività previstadal restauro murario.

con i lavori di scavo, conseguenti alle attività pre-liminari e la cernita attenta di ogni elemento lapideoper la loro ricollocazione in sito, sono state eseguitecontemporaneamente le indagini stratigrafiche del 159

Il reStauro

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sottosuolo con l’ausilio e la supervisione costante diarcheologi, che hanno avuto modo di analizzare il sot-tofondo antico e le tracce rinvenute di preesistenzeremote.

l’esame delle stratigrafie effettuate, ha dato mododi evidenziare all’interno della corte, diverse fasi diriempimento effettuate intenzionalmente in varimomenti di utilizzo della rocca.

È da specificare che nei luoghi interessati dai lavo-ri di scavo, per il restauro delle fondazioni e dellemurature e sin d’ora eseguiti all’interno della cortegrande, non è stata rinvenuta alcuna struttura di inte-resse archeologico, tale da rispondere all’ipotesi diutilizzo del sito prima della costruzione delle fortifi-cazioni medioevali, ad eccezione di una porzione distruttura muraria di terrazzamento, composta in operapoligonale ed inglobata nel muro elevato in operaincerta, tra le due corti interne alla rocca.

È opportuno comunque evidenziare che, nei diver-si strati di riempimento è emerso copioso materialedi età protostorica, riferibile all’età del ferro, posto inseconda giacitura, frammisto e sovrapposto a mate-riale di età romana e di epoca medioevale, senza quin-di un ordine cronologico-naturale.

con le esperienze stratigrafiche e lo studio effet-tuati, gli archeologi hanno concluso che l’area in que-stione, è stata caratterizzata da notevoli lavori di livel-lamento del terreno in epoca medioevale, effettuatomediante ripetuti riempimenti in modo da favorirel’utilizzo del luogo, fortemente caratterizzato da gros-si massi rocciosi, e mutata anche nel tempo secondole necessità storiche abitative e difensive della rocca.

con gli scavi effettuati, oltre che accertare la siste-mazione delle basi fondali delle murature, si sonopotuti rilevare infatti i livellamenti dei banchi roccio-si all’interno della corte grande, la sistemazione arti-ficiale di cisterne a riserve sotterranee di acque plu-viali e il riempimento di fossati e scarpe difensive rea-lizzati sotto le murature per la loro difesa, in linea conla più tipica architettura militare dell’epoca alto-medioevale.160

la rocca JaNuladI

caSSINo

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Meritevole di segnalazione, è inoltre il ritrovamen-to di numerose palle in pietra per catapulta, al di sottodi uno strato di terreno carbonizzato per effetto di unincendio o di una distruzione, che ancora costipateinsieme, sono state rinvenute all’interno di un fossatoemerso con gli scavi, alla base di un muro definito a“tenaglia”, per la sua particolare configurazione a spi-golo, e posto tra le due corti, in corrispondenza del-l’angolo formato dalla possente torre pentagonale adesso retrostante.

con i lavori, si è avvalorata la tesi degli storici chela corte grande, posta al di là della torre pentagonale,avesse anche un ‘effettiva funzione civile e religiosa

Infatti, giustificano tale ipotesi d’uso i resti muraridell’ex chiesa dedicata a Maria SS. dell’an nun ziata,voluta dall’abate Gerardo e il suo ambien te comuni-cante con funzioni di sagrestia, le strutture murarieaddossate a quella perimetrale a vari livelli dal pianodi campagna, che fanno presupporre a locali abitativi,le ampie cisterne rinvenute al di sotto dell’ex chiesa ealla base della torretta distrutta nel secondo conflittomondiale, sulla facciata a sud-ovest, ed anche la pre-senza fitta di nicchie, probabilmente con uso di allog-giamento di lucerne, sul lato interno delle mura rivol-te a sud-ovest.

Il restauro stesso prevede la salvaguardia di tuttequeste testimonianze, quali tracce degli usi remoti.

ancora ed in particolare, all’esterno della facciatasud-occidentale, con una stilatura profonda di maltadi calce, si è curata l’evidenza delle merlature infe-riori a quelle rinvenute superiormente con l’originariocamminamento di ronda dove, quest’ultime sonostate rese meglio visibili con una parziale loro ricosti-tuzione e un parapetto lineare in muratura concluso incoccio pesto, anche per la protezione del cammina-mento di ronda stesso, ripristinato alle sommità delmuro e collegante le due torri addossate alla muratu-ra medesima.

Specifiche opere di consolidamento, hanno poiinteressato la torre quadrata posta ad angolo dei latisud-occidentale ed orientale e rilevata con mura in 161

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grave dissesto e fuori piombo, scollegata dalle muradella rocca, e quindi in un reale pericolo di crollo

con il restauro si è raggiunto l’obiettivo primariodella sua salvaguardia, con la ricostituzione dei latimancanti e dei solai intermedi, realizzati con materia-li tradizionali a vista, ed approfondendo con scaviese guiti a mano fino alle sue fondazioni, occluse daposticci riempimenti di terreno che ne aggravavano ilpericolo di maggiori dissesti.

architettonicamente, il restauro prevede le delica-te fasi del recupero delle murature presistenti e par-ziali ricostituzioni per l’ottimale riqualificazione del-l’insieme.

In questo concorrono le ricostituzioni delle torri diavvistamento addossate al muro sud-occidentalerivolto verso Montecassino e la ricostruzione parzialedella prima torretta quadrata facente parte della cintamuraria, che dalla rocca cingeva l’antica città di S.Benedetto e parte della voluminosa ed emblematicatorretta semicilindrica voluta dall’abate Pyrro, ambe-due addossate al prospetto che si affaccia sulla città dicassino.

ad oggi le lavorazioni effettuate sulle muraturehanno riguardato, per motivi logistici, unicamentel’ambito della corte grande dove, importanti presidi disicurezza ed impalcature adeguate, hanno permessodi “lavorare” le murature in opera incerta con una sti-latura profonda a tutto tondo sui sassi, utilizzando lamalta di calce tradizionale dei luoghi, che ha rispostoadeguatamente sia per le esigenze strutturali, comeper quelle dovute alla conservazione dei caratteri ori-ginari della muratura.

una particolare attenzione nel recupero, è stataposta nel restauro già effettuato sul portale d’accessocostruito in blocchi di pietra squadrata lavorata e allasua sovrastante nicchia, al cui interno era alloggiato ilverricello, che movimentava l’inferriata posta nel sot-tostante ingresso principale.

Questi elementi in particolare, risultavano forte-mente caratterizzanti la facciata stessa, ma altrettantosconnessi dalla furia bellica; altri particolari architet-162

la rocca JaNuladI

caSSINo

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tonici sono comunque oggetto d’intervento allo statoattuale come, è il caso di citare, per la porta interco-municante tra le due corti posta sul muro a tenaglia eper la “posterula” che è stata ritrovata in seguito agliscavi, ancora intatta con i suoi stipiti e i gradini in pie-tra.

la prevista fruizione futura, ha imposto peraltro alprogetto la conformazione di un insieme sicuro echiuso perimetralmente, atto così a contenere idonea-mente al suo interno, ogni attività che si renda possi-bile nell’area della piazza d’armi.

a tale scopo, è stato previsto il consolidamento ditutta la superficie muraria all’interno e all’esternodella rocca di circa 3.400 mq. e la ricostituzione dialcune porzioni di muratura per una superficie di1020 mq., che comportano un totale di 4.420 mq. disuperficie interessata dal restauro.

Per completezza d’informazione, si definisce chesin d’ora si è effettuato un volume di scavo di circa3.000 mc., con il vaglio e la rimozione di elementi inpietra da ricollocare in sito.

la superficie bonificata sin d’ora da ordigni belli-ci, sviluppa all’esteno circa 14.300 mq., mentre quel-la interna è di circa 1.500 mq.

l’inizio dei lavori è risalente al 20 novembre 1996,in virtù di un finanziamento di £. 6.000.000.000 sta-bilito con d. M. del 29/7/96 sul capitolo di spesa n.8103 del Ministero per i Beni e le attività culturaliche, attraverso la Soprintendenza per i Beni am bien -tali e architettonici del lazio, affidava il compito delprogetto e della direzione dei lavori al suo ufficio pe -ri ferico del centro operativo di cassino, per un con-creto avvio al complesso recupero della rocca Janulae della sua area di pertinenenza.

completano le previsioni progettuali, il recupero ela sistemazione dell’area esterna alle mura perimetra-li, che prevedono la riqualificazione del terrapienoantistante l’ingresso principale e sistemato al tempodi Federico II, per consentire l’uso dei carriaggi.

tutte le soluzioni adottate per il recupero dellarocca Janula, concorrono per la più idonea riqualifi- 163

Il reStauro

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cazione dell’ambiente originario, e della sua immagi-ne storico-architettonica .

Infine rivolgo un particolare riferimento a tutticoloro che hanno offerto la propria professionalità ecollaborazione, dimostrando un evidente interesse alrecupero in corso, con il sostegno costante alla nostraimpresa in tutte le variegate fasi delle lavorazionieffettuate.

Il nostro augurio è che la città di cassino, conservied abbia sempre modo di ricordare e di dimostrare adaltri la sua affascinante e travagliata storia anche at -traverso i suoi pregevoli monumenti e che sia resopossibile quindi un nuovo uso di questa rara testimo-nianza sopravvissuta del passato, giustificando edando valore più ampio al suo recupero.

carlo Scappaticci29 settembre 2000

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la rocca JaNuladI

caSSINo

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Nella prima fase dei lavo-ri, dopo lo

sminamento, si èproceduto allo sgombero

del terreno nella cortemaggiore fino alla roccia.tra il materiale di riportosi è trovato di tutto, comearmi della seconda guerra

mondiale, una vecchiamacchina fotografica, per-

fino palle di pietra percatapulte.

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Il cantiere visto dall’alto e dal basso.

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Il pavimento in cotto della chiesetta della

SS. annunziata,proveniente dalle

fornaci di Minturno,riaffiora dopo

l’asportazione delmateriale accumulatosi

dopo la guerra.In alto i gradini

di ingresso.

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Nel cantieresi lavora ormaia pieno ritmo.

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la parete sud e latorre dell’angolo

sud-est ormairestaurate.

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Il cammino di rondae la piccola portasulla parete sud.

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la parete orientaleche guarda la città,

con la torre di Pirroe la porticina di accesso

vista dall’internoe dall’esterno.

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Scorci delle mura orientali. In alto il basamento della torre di Pirro solo par-zialmente ricostruita; in basso la torre angolare sud-est.

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Interno della parete meridionale.

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la roCCa JaNuladi

CaSSiNo

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accademia archeol. ecc., 35, 36, 40accademia Pontaniana, 40acerra, conte di, 81aceti filippo, 113acquafondata, 99adalgiso, adelgiso, 49, 61adelaide, moglie di ottone i, 58adelasia di torre e gallura, 76adelberga, 50adelchi, 49agapito ii, papa, 54alberico, vescovo, 59alboino, 44alessandro ii, papa, 66, 71alessandro iV, papa, 77alessandro V, papa, 95alessandro Vi, papa, 109alessio, imperatore, 67alfonso d'aragona, arco, 40alfonso d'avalos, 112alfonso ii, figlio di ferdinando i, 108alfonso iii, 88alfonso V d'aragona, 98, 100-106aligerno, abate, 4, 7, 11, 43, 53-55,

57, 58, 68, 129, 144alinari, archivio, 23, 24, 37alpi giulie, 44altavilla, 63, 65alvito, 11amalfi, 50, 52, 62, 63, 67ancona, 73andrea di Cicala, 84andrea i da faenza, abate, 93, 141andrea, marito di regina giovanna, 91andria, 71angelario, abate, 53, 54, 55angelo i acciajuoli, abate, 92, 94angelo ii della Posta, abate, 92angioini, 87-91, 93, 95, 96, 108annales Casinenses, 69, 71, 74, 92antonio di toledo, viceré, 155aquileja, 104aquino, 10, 37, 54, 55, 85, 95, 100,

115, 144arabi, 51aragonesi, 90, 99, 105, 106, 108-110archivio di m.Cassino, 21, 143, 155

INDICE DEI NOMI PROPRI

(Non vengono inserite le voci relative a: rocca Janula, montecassino e S. germano città, per-ché troppo spesso ricorrenti, e quelle già contenute nell'indice bibliografico - i nomi vengonoriportati così come figurano nel testo)

archivio di Stato di Napoli, 9, 86, 113arichi, 49, 50arnaldo, capitano, 101arrigo ii, il santo, 59arrigo iV, vd. enrico iVascolano dario, 95assunta, chiesa dell', 15astolfo, 49atenolfo (adenolfo) ii, abate, 78atenolfo, ab., 7, 54, 59-61, 89, 144, 148atenolfo, megalù, gastaldo, 54, 55, 57attendolo Sforza, 97, 98austriaci, 40avagliano d. faustino, 20aversa, 60, 61, 65, 91, 92avignone, 89, 90, 93Baldovino, abate, 54, 55Barbagallo C., 88Bari, 52Barletta, 110Bartolomeo di Bantra, 79Basilicata, 77Bassacio, abate, 6, 52Baviera, 49, 70Beatrice, moglie di Carlo d'angiò, 77Belisario, 102Belviglieri Carlo, 43Benedettini, monaci, 8, 42, 93Benedetto Viii, 59, 60, 61Benedetto Xiii, antipapa, 95Benedetto Xiii, papa, 112Benevento, 44, 50, 51, 54, 59, 61, 63,

77, 78, 87, 141Berardo i, abate, 11Bercastel Berault, 46Bernardini, 118Bernardino di Pugliari, 111Bernardo i ayglerio, 87Bernardo iV, abate, 141Bertario, abate, 6, 51, 52, 53, 56, 144Bertoldo di Hohenburg, 77, 86Bertoldo di Sibeneth, 155Bertrando de got, 89Bessarione d'aragona, 107Beuronense, 120Bibagorsa, 110Bizantini, 60

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Blanco francesco, 98, 99, 100Bloch Herbert, 141Boccaccio, 91Bojano, 105Bologna, 76Bonaparte Napoleone, 115, 116Boni giacomo, archeol., 48Bonifacio iX, papa, 94, 95Bonifacio Viii, papa, 88Bonifacio, monaco, 44Bonito, abate, 45Borboni, 112, 118Borgia, cardinaleBraccio da montone, 99Brescia, 52Bril Paolo, 19Brindisi, 52Broccoli, Palmerico, 113Burdino di Braga, 7, 66, 69Calabrese, castellano, 79Calabria, 51, 62, 79, 108, 109Calasanza, trattato di, 118Callisto (Calisto) ii, papa, 7, 66, 69Caltabellotta, 88Camaldolesi, 118Campania, 79Capocci oscar, arch. 40, 41Caprasio, vescovo, 89Cappuccini, convento, 141, 142Capua, 8, 51, 52, 54, 57-64, 75, 78,

80-82, 109, 110, 144Caracciolo francesco, 101Caracciolo giovanni, 98Carafa antonio, malizia, 96, 97, 99,

103, 104Carafa, Carrafa giovanni, 102, 103Carafa, Carrafa, fabrizio, 105, 106Caravaggio giovanni, 114Cardito (fr), 68Cardito di Napoli, 16Carettoni alessandro, 138Carettoni gianfilippo, 3, 4, 5, 10, 15,

53, 91, 137, 140, 155Carlo di durazzo, 93, 94Carlo i d'angiò, 8, 77, 86, 87, 88, 101Carlo ii lo zoppo, 88, 90Carlo iii di Borbone, 113Carlo magno, 49, 50Carlo uberto, re d'ungheria, 90, 91Carlo V, imperatore, 112Carlo Vii di Borbone, 113Carlo Viii d'angiò, 107Carlo Viii di francia, 108, 109, 130

Carlomanno, re, 48, 49Carlos de lanoja, 111Carolingi, 49, 56Carpinone, 101Carrafa diomede, 107Carrafa giovanni antonio, 107, 108Carrafa, vd. anche CarafaCarrafello, 103Carrozza d. giacomo, 114Carrozza gaetano, 114Cascum, 52Caserta, 3, 86, 119, 120Casinensia, 97Casinum, Casino, 5, 10, 45, 48, 52,

53, 89, 137, 140, 154Cassino, 3, 4, 6, 9, 10, 12, 17, 37, 41,

43, 52, 70, 84, 89, 119-126, 137,138, 140, 153, 156, 158, 162, 164

Castel S. angelo, 64, 101Castelnuovo (Parano), 79, 99Castrum S. Petri in monasterio, 140-

142, 152, 154Catasto onciario di Napoli, 9, 35, 113Cava dei tirreni, badia, 42, 107, 118Cavallara, via, 143Cayro Pasquale, 95, 100Celestini, monaci, 89, 118Celestino iii, papa, 72, 73Celestino iV, papa, 76, 89Celio, colle, 64Cencio anton giovanni, 100Centro operativo Sopr. BB.aa., 5Ceprano, 86, 93, 95Cerra, conte della, 72Certosa di Pavia, 42Certosini, 118Cervaro, 99, 100Championnet, 115Chiusi, 92Cicala teresa, 16Cielo (Ciullo) d'alcamo, 75 Circolo Catastale di Caserta, 119Cistercensi, 118Clefi, 44Clemente iii, antipapa, 64Clemente iV, papa, 77, 86Clemente V, papa, 89, 90Clemente Vii, antipapa, 95Colessa domenico, 92Colle S. magno, 112Colonna Vittoria, 112Colonna, cardinale, 79Colosseo (Cassino), 81

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Comino, valle di, 11, 68Concilio lateranense, 62, 76Concilio romano, 89Consalvo di Cordova, 8, 109, 110, 111Corbia, monastero, 49Corcia, traduttore, 74Corradino, 77, 86Corrado ii il Salico, 60, 61Corrado iV, 76, 77, 85Corrado lupo, barone, 91Corrado, re dei romani, 76Corso Vittorio emanuele ii, 12Cortenova, 76Costantinopoli, 49Costanza, figlia di manfredi, 88, 94Costanza, moglie di enrico Vi, 71, 73Costituzioni melfitane, 76Cotentin, penisola, 62Creta rossa, 114Crocifisso, via, 140, 154d'afflitto ludovico, 108d'agostino elia, 114d'alessandro Pierangela, 4, 17, 18dato, datto, 60d'avalos di Pescara, 112de Borzis ludovico, 107de la Salle, 20de micco Biagio, 16decamerone, 91del re giuseppe, 85del re, editore, 66della marra flavio, 15della Noce angelo Vi, 8, 10dell'omo mariano, 43, 48, 55, 63, 70,

78, 84, 90, 101, 106desiderio lenz, 120desiderio, abate, 63, 64, 66, 67, 92desiderio, duca, 49desiderio, re, 49, 50di Carlo d. giovanni, 18diopoldo, conte, 74divina Commedia, 89domenicani, monaci, 15domenico, abate, 71drogone, 62due Sicilie, regno, 51, 63, 71durazzesi, 93, 101egidio, abate, 71elba, 44elena angelo d'epiro, 77enel, 15enibaldo, 70enna (Castrogiovanni), 51

enrica, moglie di l. P. Baldizzi, 37enrico (arrigo) iV, 64, 65, 66enrico (arrigo) V, 66, 70enrico (errico) di morra, 82, 82enrico ii, 60, 61enrico re dei romani, 75, 82enrico tomacelli, abate, 95, 96enrico Vi, 71, 72, 73enzo, re di Sardegna, 76epidi, 44erchemperto, monaco, 53, 55ermanno di Salz, 8, 80ermengarda, 49ermete, abate, 48eruli, 44, 140esarcato, 44eufemio da messina, 51eugenio iV, papa, 101, 102, 104eulogimenopolis, 6, 51, 52, 53europa, 6, 64, 90, 117fabiani luigi, 58, 116fansaga (fanzago), Cosimo, 112fardelli gaetano, 155, 156farfa, 11federici g. B., 115federico d'aragona, 88federico di lorena, abate, 66federico i, Barbarossa, 70, 71federico ii, 8, 73-80, 83, 84, 88, 122,

130, 155federico, figlio di ferdin. i, 109, 110felice V, antipapa, 102felice, papa, 89ferdinando d'aragona, 105ferdinando ii, 109ferdinando il Cattolico, 109, 111, 112ferdinando iV (i), 115, 116ferdinando, ferrante, i, 106, 107, 108filippo di Citrò, 80, 81, 82, 155filippo di S. magno, 85filippo di Svezia, 74firenze, 102, 109, 110, 111foro romano, 37, 46, 48, 138fraja frangipane, 116francesco d'atti, abate, 92francesco i, 112francesi, 87, 110franchi, 46, 49francia, 49, 54, 89, 108, 109franconia, 70fratte, 99friuli, 44gaeta, 37, 52, 68, 95, 101, 110

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gaetani, conte di fondi, 94galanti arturo, 43, 46, 63gangi, scultore, 16gargano d. Cosmo, 16garigliano, battaglia del, 6garigliano, fiume, 53, 54, 55, 110gatti, traduttore, 85gattola erasmo, 11, 12, 48, 89, 98, 99,

100, 141, 153, 154genova, 106genziana, 48gepidi, 44gerardo, abate, 7, 15, 67, 68, 69, 78,

125, 130, 144, 145, 146, 150, 161germania, 44, 72, 73, 74, 76, 82gerusalemme, 75, 76ghibellini, 77giacomo d'aragona, 77, 88giacomo di Carinola, 101giano bifronte, 10, 55gigante, incisore, 22giordano di Calabria, 84giovanna ii d'angiò, 8, 96-101giovanna, regina, 90, 93giovanni da Caramanico, 93giovanni da Procida, 88giovanni d'angiò, 106giovanni d'aragona, 106, 107, 110giovanni de' medici, 107, 109-111giovanni de titiis, 107giovanni di Brienne, 75giovanni di trentenara, 84, 85giovanni toledano, 85giovanni X, papa, 54giovanni XV, papa, 58giovanni, duca di gaeta, 54gisolfo ii, 42, 48, 50, 141gisulfo, abate, 50, 140giuliano, frate, 82giustiniano, 44, 46goffredo, vd. roffredo de insulagonzaga Casimiro, 115goti, 140granella, francese, 112graziano, abate, 48greci, 49, 51, 60, 62gregorio di S. apostoli, cardinale, 70gregorio ii, 45, 47gregorio iii, 46gregorio iX, 8, 75, 76, 79, 83, 84gregorio magno, 42, 45, 140gregorio Vii, 63, 64, 65, 66gregorio Viii, antipapa, 7, 66

gregorio Xii, papa, 95gregorio, duca di Napoli, 54gregorio, fratello di roffredo ab., 74guaimario, 12, 60, 61, 62guelfi, 74guglielmo d'austria, 96guglielmo di Bandra, 79guglielmo di grimoald, abate, 93guglielmo di Spinosa, 84, 155guglielmo i il malo, 71guglielmo ii di germania, 120guglielmo ii il Bono, 8, 71, 72guglielmo ii, abate, 89, 90, 92guglielmo iii, 73guglielmo, conte, 62guido, vescovo, 89guidobaldo, monaco, 70gunimondo, 44Heristal, 49Hoffmann H., 6, 68Hohenburg, vd. Bertoldo diHohenstaufen, 70, 71, 77Huillard-Bréholles, 85iacopo Casolo, 83iacopo di marzano, abate, 94iacopo di molino, 82iacopo Stendardo, 94iamsilla Niccolò, 85ilario, papa, 89ildebrando, monaco, 64, 67innocenzo ii, papa, 70innocenzo iii, papa, 73, 74innocenzo iV, papa, 76, 77, 85innocenzo Vi, papa, 92innocenzo Vii, papa, 95, 107innocenzo Viii, papa, 107isabella Chiaramonte, 107ischia, 110italia, 41, 44, 45, 60-65, 69, 70, 72,

75-77, 92Jaccono di Pontecorvo, 82Jacopo, vescovo di aquino, 100Jallonghi e., 115, 116Janulo/a, Janulus, colle, castello, 6, 7,

10, 11, 55Jesi, 73Jolanda di Brienne, 75ladislao, re, 94, 95, 96lamberti C., 115lamberti, editore, 9landolfo di Capua, 10, 54, 57landolfo Sinibaldo, abate, 79-82, 155largo Spirito Santo, 12

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largo tre Colonne, 12laterana, basilica, 45lazio meridionale, 11lazio Sud, 4, 137leccisotti tommaso, 44, 55, 58, 87leonardo, fra, 80, 81leone marsicano, ostiense, 4, 8, 53,

66, 144leone X, papa, 111linea gustav, 9liri, fiume, 144liutprando, 46, 49, 56loffredo, milite, 93lombardia, 40, 67, 83longobardi, 42, 44, 46, 48, 49, 56lorena, 101lorenzo de' medici, 107lotario di Supplimburgo, 70lucera, 86ludovico d'angiò, 99ludovico d'ungheria, 90, 91, 93ludovico i trevisan, 104ludovico ii, re, 51, 52, 54, 56lugli giuseppe, 137luigi di taranto, 91luigi ii d'angiò, 94, 95luigi iii d'angiò, 98, 100, 101luigi iX, re di francia, 77luigi Xii, 108, 109, 110luigi, re di Napoli, 92mabillon, 150, 151maddaloni, 107madonna della rocca, vd. maria SS.

annunziatamaine, contea, 110majo, monte, 73malatesta aurelio, 16malizia, vd. Carafa antoniomanfredi Chiaromonte, 94manfredi, 77, 86, 87, 88mansone, abate, 7, 58, 59, 129maometto ii, 105marche, 73marcovaldo d'anweiler, 72, 73, 74maria di Valois, 90maria SS. annunziata, 14-17, 22, 125,

161, 167marsi, 78martino V, papa, 97, 98, 99, 100, 101martino, fratello di arnaldo cap., 101martire antonio, sindaco, 3massena, generale, 116matteo dionisio, 79

medini Benedetto, 114melfi, 62melito, 16melo di Bari, 60mendoza, 102merovingi, 49messina, 73, 108michele de lambertenghi, 104miele leonardo di, 114ministero delle finanze, 3, 9, 119-121ministero ll. PP., 35, 121, 131ministero Pubblica istruzione, 3, 9,

120, 121minturno, 167modena, 106monreale, 42, 73montevergine, 107, 118moricca, ed., 42moschetti, incisore, 22murat, 118muratori, 76, 85mussulmani, 62Naldi michelangelo, 66Napoleone Bonaparte, vd. BonaparteNapoleone giuseppe, 116, 118Napoleone orsino, orsini, 105, 106Napoli, 40, 41, 44, 50, 51, 52, 60, 63,

72, 77, 87-92, 94, 96, 98, 99, 102,106, 108-10, 112, 116

Narsete, 44Niccolò iV, papa, 90Nicolò i di frascati, abate, 69, 70Nicolò ii, 62Nocera, 44Normandia, 60, 62Normanni, 59-65, 67, 70-73oderisio, abate, 67, 69olivetani, 118onorio, papa, 70, 75ostia, 52ostiense, vd. leone marsicanoottato, abate, 48ottone i, re, 58, 61ottone iV di Brunswich, 74, 75, 93Palatino, 138Paldi, porta, (Paola), 142, 154, 155Paldo, beneventano, 154Palermo, 37, 72, 76, 77, 82, 88Palermo, prigioniero della rocca, 101Palestrina, 85Pandolfo da Santo Stefano, 83, 84Pandolfo di aquino, 79, 155Pandolfo di Capua, 10, 57, 59-62

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Pannonia, 44Pantoni angelo, 155, 156Paolo diacono, 44Paolo i, papa, 49Paolo ii, commendatario, 106Papone Jacopo, 91, 92Parente Pasquale, 36, 120Parker, fot., 156Pasqualucci loreto, 42Paterna Baldizzi leonardo, 3-5, 15,

16, 35-37, 64, 97, 101, 105, 109,113, 144

Pavia, 44, 49, 112Pelagio ii, papa, 45Péndeca, vallone, 12Pentecoste, 17, 125Perugia, 48, 96Petrarcone, proprietà, 141Petronace, 46, 48, 154Piazza Castello, 12Piazza duomo, 17Piazza S. Pietro, 12Piedimonte (S. germano), 99Piemonte, 77Pier da morrone, 89Pietro (Piero) de' medici, 108-110Pietro de luna, 95Pietro diacono, 4, 10, 71, 144Pietro i, abate, 71Pietro ii, abate, 71Pietro iii d'aragona, 77, 88Pietro iV, abate, 93, 94, 95Pignataro, Pignattaro, inter., 91, 92Pignatelli, villa, 141Pinchera Caio fuzio, sindaco, 36, 121Pio ii, papa, 105, 106Pio Vii, papa, 116Pipino ii, 49Pipino, re dei franchi, 46Pirolli giovannino, 17Pirro tomacelli, abate, 8, 96, 97, 99-

101, 124, 125, 130, 162, 171, 172Pistilli emilio, 9, 10, 54, 137, 141,

144Piumarola, 48Placito Cassinese, 57Polisieri guido, 91Ponari, villa, 141, 154Pontecorvo, 68, 79, 83, 84Potone, abate, 48, 140Presenzano, 68Provenza, 89, 95, 96Puglia, 51, 62, 64, 76

Pugliesi, 86Quandel, abate, 155Quesada domenico, abate, 112rachi, ratchis, 49radelchi, 51raimondo de gramat (francese), 89raimondo di Paterno, 82rainaldo di Collemezzo, abate, 70rainaldo ii, abate, 71rainolfo toscano, 70rainulfo drengot, 60, 61, 62, 64ranieri di Pellegrino, 79, 80, 82rapido, fiume, 22, 48, 122, 142, 150,

151rapido, porta, 150, 153rapido, valle, 28, 126raterio de miremont, 90ratrude, 48ravenna, 44regesto farfense, 11regno di Sicilia, 88regno, reame, di Napoli, 88, 98, 100,

102, 106, 109, 110, 114, 115, 130renato d'angiò, 101, 102, 106, 108repubblica Partenopea, 116riccardi fernando, 92riccardo da S. germano, 4, 35, 74,

75, 76, 78, 79-85, 141, 147, 153riccardo dell'aquila, 68riccardo di guerra, 81riccardo di Sora, 85riccardo, conte di Caserta, 86, 87riccardo, duca, 60riccio, 101, 102richerio ii, abate, 89, 90richerio, abate, 62rigio, 100rinaldo Belenguino, 84roberto d'angiò, 104roberto di aquino, 79, 155roberto il guiscardo, 62-65, 67roberto, duca di Calabria, 90roccaguglielma, 94roccasecca, 7, 58, 95roffredo de insula, abate, 7, 71-74,

78, 130, 155roffredo di S. germano, 78roma, 5, 37, 41, 42, 45-47, 52, 53, 60,

63, 64, 77, 82, 85, 87, 92, 93, 95,100, 101, 105-107, 111, 137, 138,143

romagna, 73romana, porta, 153, 156

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48, 155S. Pietro infine, 99, 101, 137S. Pietro martire, chiesa, 90, 141S. Pietro, apostolo, 46, 48, 99S. Placido, 10S. Polo dei Cavalieri, 11S. Quirico, 48S. Salvatore, 52, 53, 54S. Scolastica, 46, 48, 107S. Severo, 89S. Silvestro, quartiere, 27S. Silvestro, scuola, 152S. Silvestro, vallone, 12, 114S. Sofia, 50, 52S. Spirito, chiesa, 88S. tommaso, 58, 81, 87S. Vittore del lazio, 99S. Vittore di marsiglia, 93Salerno, 50, 51, 60, 62, 64, 84Salmon, 19Salomone, 86Salomone, castellano, 108Salvatore, monastero, chiesa, 6Sandonnino Nicolò, vescovo, 106Sangermanesi, 68, 69, 72, 73, 94, 100,

106Sangermano, vd. S. germanoSaraceni, 6, 5-55, 60, 86, 144Sardegna, 76, 99Scappaticci Carlo, 5, 157, 164Scarampa ludovico, 104-106, 130Scauniperga, 141Schuster a. i., 89Senioretto, 70Sergio, duca, 60, 61Sessa, 68, 85, 94Severo, vescovo, 89Sibilla, madre di guglielmo ii, 72Sicardo, 50Sicilia, 8, 51, 62, 63, 67, 71, 73-77,

88, 99, 106, 109, 110, 116Sicone, principe, 50Siconolfo, 51Siracusa, 51Sisto iV, papa, 107Soprintendenza BB. aa., 9, 137, 138,

157, 158, 163Soprintendenza di Caserta, 35Sora, 85Sorrento, 62Spagna, 51, 109, 110, 118Spicola (Spigola) antonio, 99Spinelli matteo, 85

roncoroni f., 44rosmunda, 44ruffo, cardinale, 116ruggiero di landenolfo, 82 , 83ruggiero di lauria, 88ruggiero, ruggero, 62-64, 67, 70, 71runegarda, 68ruscelli girolamo, abate, 112russi g., 24russo ferdinando, 91russo giuliana, 116S. agostino, chiesa, 90S. ambrogio sul garigliano, 99S. andrea, rocca, 62, 99S. angelo in asprano, 58S. angelo in theodice, 11, 58, 100,

107, 108, 110S. apollinare, festa, 76S. apollinare, rocca, 99S. Benedetto di Capua, 70S. Benedetto, 42, 43, 45, 46, 48, 50,

51, 54, 56, 58, 64, 66, 67, 79, 86,89, 101, 107, 117, 140

S. Bernardo, 117S. Bertario, vd. BertarioS. Chiara, chiesa, 90S. Croce, morrone di, 113S. demetrio, 10S. domenico maggiore, chiesa, 90S. egidio, porta, 153S. elia, castello, 73, 80, 82, 99S. germano, chiesa, 26, 27, 53S. germano, vescovo, 52, 54S. giorgio (a liri), 11, 58S. giovanni a Carbonara, 96S. giovanni Battista, chiesa, 42S. giovanni, porta, (d'abruzzo), 152,

153, 156S. giustina di Padova, congreg., 111S. lorenzo in damaso, 104S. marco evangelista, 83S. maria antiqua, chiesa, 46, 47, 48S. martino della Scala, badia, 42S. martino di tours, oratorio, 42S. martino, altare, 53, 54S. martino, chiesa di Napoli, 90S. martino, festa, 85S. matteo, porta, vico, 153S. mauro, 73S. onofrio, vallone di, 113, 114S. Paolo, apostolo, 46S. Pietro a majella, 91S. Pietro in Castro o a monastero, 16,

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Spinello luca, 94Spoleto, 101Squarcialupi ignazio, abate, 111SS. trinità, festa, 18Stazione zoologica di Napoli, 40Stefano dei marsi, abate, 78Stefano di Cervario, 83Stefano i, abate, 75, 84Stefano ii, papa, 49Stefano iii, abate, 89, 90Sthamer edoardo, 4, 10, 97Suaden (Soldan), 52Suio, 68Sutri, 7, 46, 66Svevi, 73, 86, 87, 88taffuro, daffuro, 81-84, 155tagina, 44tagliacozzo, 77tancredi, 62, 72tancredi, conte di lecce, 71taormina, 51taranto, 76taso, beneventano, 154tasia, 48tato, beneventano, 154teano, 52, 53, 54, 55, 57, 144tedeschi, 86teja, 44tendino di rieti, 11teobaldo, abate, 61, 89teodemaro, abate, 140teodorico, 43, 140teodoto, 48terenzi d. Vincenzo, 16terra di lavoro, 85terra S. Benedicti, 43teutonici, 8, 81theodino, abate, 71tivoli, 85tomichio, 48tommaso decano, 83, 153tommaso, conte di acerra, 82torres gennaro di Napoli, 15tosti luigi, 4, 23, 35, 41-43, 46, 56-

59, 61, 67, 73, 84, 86, 87, 91-95,97, 99-101, 103, 104, 107, 112,115, 116

totila, 44toubert Pierre, 11trivento, 105trocchio, monte, 137uff. region. monum. Napoli, 35, 37

umfredo, 62ummidia Quadratilla, 53, 81, 154ungari, ungheri, 91, 92ungheria, 105università di Cassino, 4, 9, 158università di Napoli, 36, 37, 76urbano ii, papa, 67urbano iV, papa, 77, 87urbano V, papa, 93urbano Vi, papa, 93, 94Vallefredda, 99Vallerotonda, 99Vandali, 140Vano antonio, 12, 18Varone d. alessandro, 16Varone d. francesco, 17, 18Varrone, 52Venere, bosco, 42Verdone deodoro, 114Verginiani, 118Vespri siciliani, 88Vesuvio, 44Via a. tari, 12Via alla rocca, 12Via appia vecchia, 137Via C. f. Pinchera, 16Via Casilina, 137, 142, 149, 150Via del foro, 12Via della Portella, 12Via latina, 37, 137Via marconi, 152Via montecassino, 12Via riccardo, 12Via S. giacomo, 15Via S. libera, 12Via S. matteo, 12Via Spina Santa, 12Via Vittorio emanuele, 150Vicinale alla rocca, 12Vico i e ii Spina Santa, 12Vico torricelle, 12Villa S. lucia, 99, 141Visconti, abate, 116Viticuso, 68, 99Vittore iii, papa, 63, 64, 66, 67Vittorio emanuele ii, 140Vizzaccaro torquato, 4, 15, 16, 91Vorms (Worms), tratttato, 66Weiser, 44Worms, vd. Vormszaccaria, papa, 43, 46, 48, 59zotone, zottone, 42, 44, 45, 48

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SOMMARIO

INtRODuzIONE Pag. 3

PremeSSa 3

la roCCa JaNula iN SiNteSi 6

il Nome 10

Come Si SaliVa alla roCCa 12

la CHieSetta dell'aNNuNziata 15

la feSta della roCCa 17

LEONARDO PAtERNA BALDIzzI 35

roCCa JaNula Nell'arte

e Nella Storia 39

GIANFILIPPO CAREttONI 137

le fortifiCazioNi medioeVali

di CaSSiNo 139

IL REStAuRO 157

iNtroduzioNe al reCuPero 157

il reStauro e le Sue faSi 158

BIBLIOGRAFIA 175

INDICE DEI NOMI PROPRI 183

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fiNito di StamPare

Nel meSe di NoVemBre 2000tiPografia tiPografia grafiCHe PoNtiCelli S.P.a. CaSSiNo fr

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Dopo oltre mille anni di storia la Rocca Janula di Cassino

si avvia ad essere parte viva della sottostante città grazie

agli ultimi interventi di restauro.

In questo lavoro si ripercorrono le vicende talvolta tragiche,

talvolta gloriose, dell’antico maniero che fu costruito

dall’abate Aligerno per difendere l’abbazia di Montecassino. ISBN 88-87950-02-4

L. 20.000

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