Pathos 13, 3, 2006, 34. Caso Di Dolore Neuropatico Cronico Trattato Mediante Infiltrazione...

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Volume 13 P ATHOS Nro 3, 2006 34 Casi clinici SUMMARY The case under discussion is that of a 69 years old woman, who has suffered from saphenus nerve neuralgia for about one and a half years. This illness has proved resistant to all the therapeutic treatments she has undergone. The case has been solved in just one session of a rarely used technique, not even well-documented in literature: the injection of local anaesthetic into some auricular points. After about one month of significant aggravation, the pain has disappeared and it has never reappeared throughout the 1-year follow up. The new denomination suggested for this technique is neural-auriculotherapy, which well summarizes the therapeutic branches from which it stems. Key words Chronic pain, local anaesthetic, lidocaine, auriculotherapy RIASSUNTO Viene qui discusso il caso di una signora di 69 anni, da circa 1 anno e mezzo sofferente di una nevralgia del nervo safeno destro, resistente a tutti gli interventi terapeutici effettuati. Il caso è stato risolto mediante un’unica seduta di una tecnica poco usata e scarsamente documentata in letteratura, l’infiltrazione di alcuni punti auricolari con anestetici locali. La scomparsa del dolore è avvenuta dopo circa un mese di netto peggioramento, e si è mantenuta per tutta la durata del follow-up, di 1 anno. Viene proposta per questa tecnica una nuova denominazione, neural- auricoloterapia, che sembra bene sintetizzare le branche terapeutiche dalle quali deriva. Parole chiave Dolore cronico, anestetico locale, lidocaina, auricoloterapia CASO DI DOLORE NEUROPATICO CRONICO TRATTATO MEDIANTE INFILTRAZIONE AURICOLARE CON ANESTESIA LOCALE A CASE OF CHRONIC NEUROPATHIC PAIN TREATED WITH AURICULA INJECTION OF LOCAL ANAESTHETIC Paolo Barbagli Centro per lo Studio e la Terapia del Dolore, Riva del Garda Associazione Italiana per la Ricerca e l’Aggiornamento Scientifico, Padova Francesco Ceccherelli Dipartimento di Farmacologia e Anestesiologia Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Padova, Associazione Italiana per la Ricerca e l’Aggiornamento Scientifico, Padova

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Volume 13 PATHOS Nro 3, 200634

Casi clinici

SUMMARYThe case under discussion is that of a 69years old woman, who has suffered fromsaphenus nerve neuralgia for about oneand a half years. This illness has provedresistant to all the therapeutic treatmentsshe has undergone. The case has been solved in just onesession of a rarely used technique, noteven well-documented in literature: the injection of localanaesthetic into some auricular points.After about one month of significantaggravation, the pain has disappearedand it has never reappeared throughoutthe 1-year follow up. The new denomination suggested for thistechnique is neural-auriculotherapy,which well summarizes the therapeuticbranches from which it stems. Key wordsChronic pain, local anaesthetic, lidocaine, auriculotherapy

RIASSUNTOViene qui discusso il caso di una signoradi 69 anni, da circa 1 anno e mezzosofferente di una nevralgia del nervosafeno destro, resistente a tutti gliinterventi terapeutici effettuati. Il caso è stato risolto mediante un’unicaseduta di una tecnica poco usata escarsamente documentata in letteratura,l’infiltrazione di alcuni punti auricolaricon anestetici locali.La scomparsa del dolore è avvenuta dopocirca un mese di netto peggioramento, e si è mantenuta per tutta la durata del follow-up, di 1 anno.Viene proposta per questa tecnica una nuova denominazione, neural-auricoloterapia, che sembra benesintetizzare le branche terapeutiche dalle quali deriva. Parole chiaveDolore cronico, anestetico locale,lidocaina, auricoloterapia

CASO DI DOLORE NEUROPATICO CRONICOTRATTATO MEDIANTE INFILTRAZIONE AURICOLARE CON ANESTESIA LOCALE

A CASE OF CHRONIC NEUROPATHIC PAIN TREATED WITHAURICULA INJECTION OF LOCAL ANAESTHETIC

Paolo BarbagliCentro per lo Studio e la Terapia del Dolore, Riva del Garda

Associazione Italiana per la Ricerca e l’Aggiornamento Scientifico, PadovaFrancesco Ceccherelli

Dipartimento di Farmacologia e AnestesiologiaFacoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Padova,

Associazione Italiana per la Ricerca e l’Aggiornamento Scientifico, Padova

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Viene qui presentato e discusso l’inu-suale caso di una anziana signora, sof-ferente di una nevralgia del nervosafeno destro da circa 1 anno e mez-zo, resistente a tutti gli interventiterapeutici effettuati (paracetamolo,gabapentin, anestetici locali topici,capsaicina topica, peridurali, blocchidel nervo safeno, artroprotesi anca). Tale caso è stato risolto medianteun’unica seduta di una tecnica pocousata e poco documentata in lettera-tura, l’infiltrazione di alcuni puntiauricolari con anestetici locali.Si tratta di una tecnica a metà stradatra l’auricoloterapia,1,2 una metodicaterapeutica che usa l’infissione di aghinel padiglione auricolare, e la neural-terapia secondo Huneke, o terapiacon gli anestetici locali,3-5 che usa l’in-filtrazione di un anestetico locale, ingenere procaina o lidocaina, nei pun-ti dolenti e/o di agopuntura e innumerose strutture anatomichecome, per esempio, vasi arteriosi ovenosi, articolazioni, nervi perifericieccetera.

Una signora di 69 anni, G.M., inottima salute fino ad allora, nel set-tembre 2003, senza una causa appa-rente, iniziava a soffrire di un dolorenella zona sopra la caviglia destra, nel-la parte interna della gamba.Tale dolore era continuo ma peggio-rava la notte e migliorava alzandosidal letto e camminando. Il dolore era riferito a partenza da un

punto preciso, che “scottava” e sem-brava come una spina. Il terzo distaledella zona tibiale destra, cioè la zonariferita dolente, risultava ancora piùdolente anche alla pressione. Il dolore peggiorava con il caldo loca-le, mentre migliorava con il ghiaccioo comunque al contatto col freddo.Gli esami ematochimici di routineerano nella norma; in particolare nonvi era alcuna indicazione di diabete oiperglicemia.Nel giugno 2004, essendo stato attri-buito tale dolore ad artrosi dell’ancadestra, la paziente veniva sottopostaad artroprotesi, ma il dolore non solopermaneva, ma era anzi peggiorato.Una risonanza magnetica (12.8.2004) al bacino escludeva compres-sioni lungo il decorso retro-peri-toneale del nervo femorale di destra,mentre l’esplorazione della colonnalombosacrale rilevava “diffuse altera-zioni spondilo-disco-artrosiche” e“produzione di becchi osteofitosici”,con procidenze anulari dei dischi alivello di L4-L5 e L5-S1, entrambicon impegno intraforaminale bilate-rale più evidente a destra.Una risonanza magnetica(25.10.2004) alla caviglia e al piede destronon faceva rilevare nulla di anomalonella zona riferita dolente.Una elettromiografia (19.11.2004) eun esame neurologico agli arti infe-riori erano negativi per lesioni nervo-se periferiche.Un eco-doppler venoso (28.1.2005)escludeva segni di insufficienza veno-sa agli arti inferiori.Dal punto di vista terapeutico, in pre-cedenza si erano effettuati tentativicon: 1) gabapentin per 40 giorni conlieve miglioramento, poi sospeso perintolleranza al farmaco;

2) trattamenti locali con pomata ane-stetica e con pomata a base dipeperoncino, che avevano peggioratoil dolore; 3) paracetamolo (l’unico tollerato,essendo allergica o intollerante a qua-si tutti i farmaci analgesici e antiin-fiammatori), che però non aveva datonessun miglioramento, nemmenotemporaneo, alla sintomatologia; 4) un blocco del nervo safeno e 3blocchi peridurali, presumibilmentecon anestetico locale e cortisonici,che non avevano dato alcun risultato.L’approccio terapeutico è consistito inuna prima seduta (6.2.2005) conblocco di tutte le cicatrici (al ginoc-chio sinistro per traumi, al fiancodestro per appendicectomia e all’in-terno del naso per polipectomia nasa-le a 52 anni) con lidocaina 0,5 %, allaricerca di un eventuale “campo per-turbante”.6,8 A distanza di tre giorni,nessun risultato.Il 10.2.2005 si effettuava quindi unanuova seduta infiltrando (medianteponfi sottocutanei con ago G27, masenza interessare la cartilagine aurico-lare) con lidocaina 0,5 % nella quan-tità totale di circa 2 cc alcuni punti diminor resistenza elettrica sui padiglio-ni auricolari (Figura 1), identificatimediante detettore elettrico. Il detettore elettrico è stato usatodopo avere infruttuosamente cercatodei punti dolenti alla pressionemediante palpeur meccanico. All’ini-zio della seduta il dolore, di intensitàmoderata, era presente. Si è avutal’immediata scomparsa del dolore,che è durata circa 6-7 ore. Durante la notte il dolore si è ripre-sentato nettamente più intenso delsolito e non più confinato nella solitazona dolente, ma “dappertutto”, dif-

INTRODUZIONE

IL CASO

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fuso in particolare a spalle e ginoc-chia. Tale peggioramento locale e generaleperdurava per circa una settimana,poi incominciavano a migliorare idolori generalizzati e il dolore allagamba regrediva fino al valore con-trollo (controllo del 18.2.2005).Dopo ulteriori 10 giorni (28.2.2005)il dolore alle ginocchia era scomparso,mentre permaneva in forma lieve allaspalla destra. Dopo altri 10 giorni (11.3.2005), adistanza quindi di un mese dallaseduta, i dolori generalizzati eranoscomparsi, mentre appariva migliora-to anche il dolore alla gamba. Inparticolare la paziente riferiva di dor-mire meglio la notte, mentre in prece-denza il sonno era disturbato dal do-lore. Il 30.3.2005 (un mese e venti giornidopo) la paziente riferiva che il suodolore era quasi scomparso, lo statogenerale continuava lentamente amigliorare, il sonno non era piùdisturbato e la paziente, nel comples-so, era molto soddisfatta.A distanza di un anno, la pazientedichiarava che il dolore, senza effet-tuare alcun nuovo intervento tera-peutico, era del tutto scomparso e chegodeva di ottima salute.

La genesi del dolore sofferto dallasignora G.M. non appare del tuttochiara, alla luce dell’anamnesi, del-l’esame obiettivo e delle numeroseindagini strumentali effettuate. Va senz’altro eliminata una possibilegenesi articolare, in particolare una

coxartrosi, che andava esclusa (anchese non conosciamo l’obiettività artico-lare al momento dell’intervento) per lalocalizzazione e le modalità del dolore(dolore urente, continuo, prevalente-mente notturno), che facevano invecepensare a un dolore neuropatico. Vanno anche escluse una genesi vasco-lare (per dati anamnestici e negativitàdei test vascolari) e metabolica, in par-ticolare diabetica (per negatività degliesami ematochimici). L’unica genesi plausibile rimane per-tanto quella neuropatica, interessan-do il territorio del nervo safeno, cheè il più importante ramo sensitivodel nervo femorale e fornisce l’inner-vazione sensitiva al malleolo mediale,al polpaccio mediale e a una porzio-ne dell’arco mediale del piede, deri-vando da fibre delle radici nervose diL3 e L4.

Le cause più comuni di dolore irra-diato in quella zona sono l’ernia deldisco lombare L3-L4 e la compres-sione del nervo da artropatia degene-rativa della colonna vertebrale, sem-pre a livello di L3-L4, nonché piùraramente sindromi da intrappola-mento periferico dei nervi femorale esafeno nel loro decorso (come, peresempio, possibili compressioni delnervo femorale a livello pelvico o delcanale di Hunter o quelle sul condilomediale del femore al ginocchio).9

Nessuna di queste cause di compres-sione, per quanto indagate, è stataidentificata, a eccezione di osteofitiartrosici lungo tutta la colonna lom-bosacrale; anche l’elettromiografia èrisultata negativa: non ha cioè docu-mentato segni di sofferenza nervosa.Negativa è stata anche la ricerca dipossibili processi espansivi nella zona

DISCUSSIONE

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Figura 1Punti rinvenuti sui padiglioni auricolari col detettore elettrico e infiltrati

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del dolore. E anche i tentativi tera-peutici effettuati agendo sulla proba-bile genesi neuropatica, ancorchénon adeguatamente documentata, sisono rivelati inefficaci (come il bloc-co anestetico del nervo safeno, ben 3blocchi peridurali e l’uso del parace-tamolo), o non tollerati dalla pazien-te (come il gabapentin) o hanno pro-vocato un peggioramento non segui-to da miglioramento (come i tratta-menti topici con pomate di anesteti-ci locali o alla capsaicina). Questo conferma che la paziente inesame, peraltro anche “allergica” o“ipersensibile” a una lunghissimalista di farmaci, rientrava in una cate-goria di soggetti che possono esserevariamente definiti “ipersensibili” o“iperreattivi”.Ipersensibilità o iperreattività confer-mata anche dalla risposta alla terapiache si è inspiegabilmente rivelatarisolutiva: un’unica seduta di stimo-lazione auricolare mediante 4 ponfi(due per parte) di un anestetico loca-le. A questa seduta, seguita da unaimmediata anche se fugace sparizionedel dolore, faceva seguito infatti unperiodo di iperalgesia, fenomenoperaltro ben noto a tutti gli agopun-tori e riflessoterapeuti.10

Tale periodo, generalmente di pocheore o giorni, è risultato in questo casodi circa un mese, una durata insolita-mente lunga e di difficile e delicatagestione, specialmente nel giustifica-re l’astensione da ulteriori interventiterapeutici. Astensione che, basatasoprattutto sull’esperienza del tera-peuta più che sulla scarsissima oassente letteratura in proposito, èrisultata a posteriori utilissima nelnon inquinare gli eventuali risultati o

addirittura, vista la labilità reattivadella paziente stessa, nel modificare(non è possibile sapere in quale sen-so) il lento processo di guarigioneche andava evidenziandosi.La tecnica usata utilizza quella piùfrequentemente usata in neuraltera-pia, il ponfo, che consiste nell’infil-trazione sottocutanea o, meglio,intracutanea, di una piccola quantitàdi anestetico locale.11-13

“La terapia con il ponfo è una terapiastimolante aspecifica che dovrebbeinfluenzare terapeuticamente, per viariflessa segmentaria, patologie situatenello stesso segmento…sfruttando lacute come organo riccamente inner-vato…”.11

Nei testi classici e nella letteraturaneuralterapeutica non è previsto l’usodi ponfi sul padiglione auricolare,mentre la possibilità di infiltrare ipunti auricolari con anestetici locali èstata presa in considerazione da alcu-ni agopuntori14, anche se i dati in let-teratura sono poco più che aneddoti-ci. Grobglas15 riferisce dei buoni risulta-ti infiltrando (per 7-8 volte una voltaal giorno) procaina 0,1-0,3 ml nelpunto asma (Dingchuan) in un grup-po di 25 asmatici. Lee16 ha utilizzato con buoni risultati(buon miglioramento nel 68,7% deipazienti con follow-up di tre mesi)ponfi auricolari di lidocaina 1% neltrattare l’insonnia (10-12 sedute 3volte alla settimana con 1,5-2 ml dilidocaina). Lange17 riferisce di avere usato spessola procaina in ponfi auricolari e diavere osservato diversi “fenomeni delsecondo o di Huneke”, come quellidella neuralterapia. L’effetto è rapidoma di breve durata, e necessita di

ripetute sedute per avere dei buonirisultati, soprattutto nei casi cronici. Riferendosi ai dolori da arto fanta-sma, Lange sostiene anche che, a suoparere, i ponfi auricolari sulla proie-zione auricolare della parte amputatadanno spesso una liberazione istanta-nea dal dolore, che non si ottieneinvece con i normali aghi da agopun-tura. Bindi18 riferisce di una sua tecnicadenominata del “ponfo gigante”, dapraticare soprattutto in pazienti conalgie multistrettuali con componentipsicosomatiche; usando, in sedutaunica, procaina 0,5% 3 cc nel puntocosiddetto Shenmen auricolare, sen-za penetrare nella cartilagine.Riccobene19,20 riferisce di avere tratta-to con successo, mediante ponfi (conprocaina 0,2-0,5 cc per ponfo) di0,5-1cm di diametro in alcuni puntiselezionati sul padiglione auricolare(Shenmen o punto 48, punto 16 sultrago, punto 44 sull’elice, punti 24 e29 sull’antitrago), un limitato grup-po di pazienti affetti da obesità.A tale trattamento era associata dietae trattamento neuralterapeutico dellecicatrici e dei campi focali di di-sturbo.La tecnica dei ponfi di anestetico(uno o più) nel padiglione auricolareviene usata anche, peraltro saltuaria-mente, in Germania, come testimo-niato per esempio dal neu-ralterapeuta tedesco Schirmoham-madi.21

La nostra tecnica si avvicina molto aquella riferita da questi due ultimiautori, dai quali si differenzia per lamodalità di ricerca dei punti da infil-trare (mediante un detettore elettricoinvece di infiltrare solo Shenmen), edi conseguenza per il numero dei

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punti infiltrati, che dipende dai risul-tati della ricerca sul padiglione auri-colare. I ponfi sono comunque risul-tati del diametro circa di 1 cm, edessendo 4 (2 per parte), in grado diinteressare una buona percentualedella superficie auricolare: in conclu-sione si è trattato di una stimolazionedecisamente importante, che puòspiegare, almeno in parte, l’intensitàe l’ampiezza temporale, circa unmese, della reazione della paziente.In quanto alla localizzazione dei pun-ti infiltrati (Figura 1), nessuno deipunti trovati tramite detettore elettri-co corrisponde, nelle mappe auricola-ri più usate,22,23 alla zona interessatadal dolore, cioè all’arto inferiore e inparticolare alla gamba. I quattro ponfi effettuati, due perogni orecchio, hanno comunqueinteressato gran parte della zonasuperiore del padiglione auricolare(comprendente fossa ovale e partesuperiore dell’antelice, che si dividein due rami, il superiore e l’inferiore),che grossolanamente corrisponde intutte le mappe alla parte inferiore delcorpo e agli arti inferiori, e gran par-te del lobo, specialmente nella suaparte superiore e anteriore, che corri-sponde in tutte le mappe alle varieparti del capo (occhi, orecchie, dentiecc.) e soprattutto alle principali fun-zioni psichiche. Queste ultime inparticolare potrebbero aver giocatoun importante ruolo nel caso in esa-me. Pertanto, le zone auricolari trattatepotrebbero avere influito sia sullaparte inferiore del corpo che sulleprincipali funzioni psichiche e cogni-tive. Si consideri inoltre che recenti studi24

hanno dimostrato che la stimolazio-

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ne auricolare aumenta la soglia deldolore non solo nella zona corrispon-dente al punto stimolato, ma anchein tutto il corpo: vi sarebbe quindiun’azione antalgica generalizzata eindipendente dalla localizzazione delpunto stimolato.Quanto a un possibile effetto place-bo25-27 quale causa di questa guari-gione, si consideri che, benché gliaspetti aspecifici o placebo dei pro-cessi di guarigione siano rilevanti inogni terapia e in particolare quandosi parla di medicine complementari o“alternative” come quella oggetto diquesta trattazione, il fenomeno vieneevidenziato solo statisticamente intrial controllati, mentre risulta pres-soché impossibile discernere tra tera-pia “vera” e placebo nel singolo caso.Risposta placebo che, nel caso ogget-to di questa trattazione, appare forte-mente improbabile. Soprattutto se si considera che, nellemedesime condizioni di setting ope-rativo (stesso medico terapeuta, stes-so ambulatorio, stesse modalità diinfiltrazioni terapeutiche, e quindiidentica aspettativa di guarigione),cioè nelle condizioni che in generevengono invocate da tutte le teorie(la teoria del condizionamento, lateoria della liberazione dall’ansia, lateoria dell’aspettativa/cognitiva, lateoria del behaviorismo psicologicodel dolore) che cercano di spiegare ilfenomeno placebo, la risposta al pri-mo tentativo terapeutico (il bloccoanestetico delle cicatrici) è stata nul-la.Inoltre, i più recenti studi sull’effettoplacebo tendono a ridimensionare ibenefici a esso attribuiti,28-30 e in ognicaso gli effetti positivi sembrano ingenere limitati nel tempo.31

CONCLUSIONI

La storia del caso qui esaminato faritenere che la tecnica usata, finoracosì poco impiegata e documentata inletteratura, meriti ulteriori studi e lapubblicazione di casistiche più consi-stenti. Tale tecnica avrebbe inoltrebisogno di una denominazione che laidentifichi con precisione e che leconferisca la dignità di una tecnicamedica codificata. Poiché sembra agli Autori che rappre-senti una estensione al padiglioneauricolare delle già ampiamente usatetecniche della neuralterapia sec.Huneke, e nello stesso tempo rappre-senta anche una particolare brancadell’auricoloterapia o agopunturaauricolare, si propone il termine“neural-auricoloterapia”. Si ritiene che una tale denominazionesia in grado di identificare con suffi-ciente precisione e concisione l’atto diinfiltrare mediante ponfi di anesteticilocali (in piccole quantità e a concen-trazione subanestetica, le due partico-larità che, oltre alla finalità terapeuti-ca, differenziano una normale aneste-sia locale dall’infiltrazione neuraltera-peutica) nel padiglione auricolare ascopo terapeutico. Inoltre, una taledefinizione consentirebbe a tale tec-nica di uscire dal limbo indistintodelle pratiche terapeutiche più omeno empiriche, facendole acquisireun chiaro diritto di cittadinanzaaccanto alle numerose altre che giàfanno parte del corpus tecnico-tera-peutico della neuralterapia.

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