Parrocchia S.Caterina da Siena - Roma - P role NuoveL’ 11 febbraio 2013, Festa della Beata Vergine...

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I I l l G G a a z z z z e e t t t t i i n n o o d d i i S S . . C C a a t t e e r r i i n n a a d d a a S S i i e e n n a a Parrocchia S. Caterina da Siena Via Cilicia, 6 - 00183 Roma Tel. 06 77209622 www.santacaterinaroma.it e-mail: [email protected] P@role Nuove A A n n n n o o X X - - n n . . 3 3 M M a a g g g g i i o o 2 2 0 0 1 1 3 3 - - C C o o p p i i a a g g r r a a t t u u i i t t a a

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IIII llll GGGGaaaazzzz zzzzeeee tttt tttt iiiinnnnoooo dddd iiii SSSS .... CCCCaaaa tttt eeee rrrr iiiinnnnaaaa ddddaaaa SSSSiiii eeeennnnaaaa

Parrocchia S. Caterina da SienaVia Cilicia, 6 - 00183 Roma

Tel. 06 77209622www.santacaterinaroma.it

e-mail: [email protected]

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SommarioFrancesco, un nome un cambiamento 3

Pietra dopo pietra, la nuova casa della comunità 4/5

Taizè, porte aperte verso l’altro 6

Il vento del Concilio soffia sulla Chiesa 7

Giorni a San Pietro con il Catechismo 8

Bambini insieme per una “gita spirituale” 9

“Va e ripara la mia Chiesa” 10/11

Notizie 12

In copertina: Una veduta della nuova chiesa di Santa Caterina

P@role Nuove

Direttore responsabile:

don Humberto Gomez

Segretari di redazione:

Francesco Grant

Paola Pollastri

Capi servizio:

Simonetta Pasquali

don Humberto Gomez

Alessandro Panizzoli

Maurizio Lisanti

Computer grafica:

Luca Luciani

Editoriale

Testimoni di una nuova primavera della Chiesa

L’ 11 febbraio 2013, Festa della Beata Vergine Maria di Lourdes e Giornata Mondiale di preghiera per i mala-ti, resta una data memorabile nella storia della Chiesa. Come un fulmine a ciel sereno, Papa Benedettoannunciava serenamente le sue dimissioni dal Pontificato. Un gesto che lì per lì molti hanno considerato

scandaloso, perché era come scendere dalla croce, la stessa croce che invece Papa Giovanni Paolo II aveva abbracciatofino alla fine!

Altri l’hanno letto come un gesto profetico, dove lo Spirito Santo agiva con i suoi insondabili metodi, per riporta-re nella Chiesa, sempre più minacciata da venti contrari, una nuova primavera di fede.

E che novità! Papa Francesco è stato amato da subito! Credenti e non credenti hanno sentito che davvero eranodavanti ad un uomo speciale.

Ricorderemo per sempre quel “fratelli e sorelle, buona sera”… era il saluto del vicino di porta, del conoscente! Ecome dimenticare quella sua richiesta di essere benedetto dai presenti nella Piazza, e quel suo inchinarsi, con umiltà,proprio come fece Gesù, lavando i piedi ai suoi discepoli? Gesti che da soli ci dicevano già la tempra e la qualità umanae pastorale di questo Papa.

Un Papa venuto da ancora più lontano, “preso … quasi alla fine del mondo”, disse! Un Papa che ha fatto della sem-plicità uno stile personale. Con un nome che è tutto un programma. Con uno stile molto umano, e con gli atteggia-menti di un semplice parroco che incontra la sua gente. Bacia e abbraccia bambini, malati, anziani.

La vera novità però è in quello che dice; e come lo dice! Quando parla, tutti lo capiscono. Ognuno sente che staparlando ai cuori. Parole come misericordia, tenerezza, perdono le pronuncia dal profondo dell’animo, perché sonoparole di Dio! Vere perle di saggezza !

Il giorno dell’inizio del pontificato, nella sua omelia ha ricordato ai Capi di Stato lì presenti che il vero potere è ilservizio! In un’altra omelia ci ha detto di non avere paura della tenerezza! E queste non sono solo belle parole! Sonofrasi che devono far riflettere tutti noi!

Papa Francesco sente di essere chiamato a “riparare la Casa di Dio”, e come Gesù nel Vangelo ci ricorda che cen-tro della nostra vita, della nostra pastorale, delle nostre liturgie, del nostro essere insieme è Dio! Solo Lui!

E’ da questo monito che siamo invitati a ripartire anche noi Comunità di S. Caterina. Tra qualche mese avremoun nuovo complesso parrocchiale che ci vedrà impegnati in mille situazioni e opportunità pastorali. Sarà l’occasionetanto attesa da anni di poter avere spazi ampi e belli. Ma soprattutto, dobbiamo riscoprire la bellezza e l’urgenza diavere il Signore come centro e punto di riferimento!

Dio benedica Papa Francesco, gli dia salute e forza, perché sia luce per tutti noi. Noi lo affidiamo a Santa Caterinache tanto amò “il dolce Cristo in terra”.

Don Humberto

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I nomi sono una conseguenzadelle cose. Non è solo la saggez-za popolare ad associare parole a

oggetti, o ancor più i nomi alle persone,secondo una naturale corrispondenza cheva oltre il caso.

La nascita di un figlio è un dono dacelebrare con la scelta non accidentale diun nome. L'intenzione di un genitore èsempre definire con quella decisione desi-deri e personalità del nuovo nato, provarein un certo modo a immaginarne il futu-ro. E quella scelta diviene ancora piùemblematica quando si ‘nasce’ a unanuova vita. Così quando lo scorso 13marzo dal loggione della Basilica di SanPietro l''habemus Papam' è stato seguitodall'annuncio del nome 'Franciscus', ilmondo intero ha immediatamente realiz-zato il significato di quella innova-zione, tanto semplice quanto pro-fonda. Francesco, come il Santodei poveri. Ma non solo quello.

L'uso di adottare un nomediverso da quello di nascita, comericordano gli studiosi di storiadella Chiesa, si afferma in realtàsolo circa cinquecento anni dopo Pietro:Mercurio, salendo al soglio ponrificio nel533, si rende conto di evocare troppo davicino la cultura pagana e decide di esserechiamato come il discepolo Giovanni.

Da lì in poi, l'adozione di un nomediviene un programma, un'intenzione,spesso un marchio sul pontificato: saran-no ventuno i papi che si richiamano alpiù amato dei discepoli come Mercurio(Giovanni XXIII deriva da un errore: nonesistette mai un Giovanni XX), 16 iBenedetto e i Gregorio, 14 i Clemente,13 gli Innocenzo e i Leone, 12 i Pio, 10gli Stefano, 8 i Bonifacio e gli Urbano, 7gli Alessandro, 6 gli Adriano e i Paolo, 5 iCelestino (facile capire perchè non dipiù...), i Niccolò e i Sisto, 4 gli Anastasio,gli Eugenio, gli Onorio e i Sergio. Primadi Mercurio, era stato Sotero (Salvatore),Dioniso, Antero, Ponziano, Zefirino,Eleuterio. Nomi protocristiani, spintifino al limite di quel pagano Mercurioche impresse la svolta.

Ma come si sceglie il nome di un

Papa? Con la semplicità e la trasparenzaalle quali il suo pontificato ha rapida-mente abituato tutti, Francesco ha alzatoin parte il velo su quei momenti 'terribilì.Quando ancora le porte del conclaveerano chiuse - ha raccontato durante

un'udienza a pochi giorni dalla suaelezione - alcuni cardinali gli con-

sigliavano di entrare nel solco di AdrianoVI, papa riformatore; altri, ironicamente,di assumere il nome di Clemente come''vendettà' nei confronti di colui chesciolse l'ordine dei Gesuiti, ClementeXIV nel 1773. Molto di più hanno inve-ce pesato, nella mente del cardinalBergoglio, le parole dell'amico Hummes:‘ricordati dei poveri’. ''Come vorrei unaChiesa povera e per i poveri!'', è stata allo-ra l'esclamazione con la quale il Papa haspiegato la scelta del suo nome. E il rife-rimento era a tutte le “periferie” dell’esi-stenza umana.

Per circa ottocento anni, il richiamoal santo di Assisi non è stato colto.Eppure le ‘pericolose’ similitudini con leeresie pauperistiche del secolo XIII eranosuperate dai tempi. E l'immagine di unordine potenzialmente 'eversivo' era difatto smentite dall'obbedienza manifesta-ta dallo stesso Francesco a Innocenzo IIInel 1209, oltrechè dalla successiva elezio-ne di ben quattro pontefici provenienti

dall'ordine francescano. È dunque statoun segno dello Spirito Santo che un Papadi nome Francesco dovesse arrivare in un'e-poca di eventi storici, dopo un gesto enor-me come le dimissioni di Benedetto? E a50 anni dall'avvio del Concilio Vaticano II,la più profonda opera di rinnovamentodella Chiesa? Di fatto, più ancora che inquel nome semplice ed evocativo il messag-gio sta nell'assenza di un numero ordinaleche lo segua: come dire, Francesco è ilprimo, sarà una cesura, un nuovo inizio.

A questo punto, ecco il pericolo:andare fin troppo lontano nella letturadei segni, sospinti dal fascino di quelnome e dalle aspettative, o anche solo dalfamoso ‘Vai e ripara la mia casa, che comevedi è tutta in rovina’.

A parlarci però ecco i primi gesti diPapa Francesco. La semplicità. La fraterni-tà. L'attenzione agli ultimi. Il ritorno allalimpidezza della Parola. L'amore per ilcreato. D'improvviso, quella che può sem-brare una follia, una “letizia sovversiva”,rivela la potenza e la purezza del messag-gio evangelico. Nei giorni dell'elezione, ilvaticanista del Corriere della Sera LuigiAccattoli ha scritto che al Pontificato erastato eletto “il gesuita con il saio”: fortu-nata sintesi tra l'intelligenza missionariadella Compagnia di Gesù e la semplicitàdi Francesco. Da una parte la cultura alservizio di un'evangelizzazione fatta vita ecarne, dall'altra il rifiuto di ogni orpelloper dire no allo scandalo della vanità.Forse questa sintesi porrà fine a sterili dis-pute tra innovatori e tradizionalisti.''Uscire da se stessi - sosteneva nel 2007 ilcardinal Bergoglio in un'intervista al men-sile ‘30 Giorni’ - è uscire dal recinto del-l'orto dei propri convincimenti considera-ti inamovibili se questi rischiano di diven-tare un ostacolo, se chiudono l'orizzonteche è di Dio. (...) Paradossalmente, pro-prio se si è fedeli si cambia. Non si rima-ne fedeli, come i tradizionalisti o i fonda-mentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempreun cambiamento, un fiorire, una crescita.Il Signore opera un cambiamento in coluiche gli è fedele”.

F. G.

Francesco, un nome e un cambiamento“Un gesuita con il saio”:

il nuovo Papa il primo a chiamarsi come il Santo di Assisi

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Pietra dopo pietra, la nuova casa della comunitàÈ un’emozione e una gioia vedere la propria casa che sale e prende forma, giorno dopo giorno, mattone dopo matto-

ne. Ora che i veli di metallo del cantiere di via Populonia via via stanno cadendo, emerge sempre più chiaro il profilodella nuova casa della comunità di Santa Caterina. Il confronto con le immagini pubblicate nell’ultimo numero diParole Nuove mostra chiaramente i progressi; soprattutto, lascia intuire quante possibilità offrirà il nuovo centro par-rocchiale polifunzionale a tutti noi.

L’operatività della nuova parrocchia, prevista per il prossimo settembre, richiede alla comunità intera di rinno-vare il proprio impegno, di cogliere le opportunità che spazi più ampi e strutture più adeguate forniranno a tutte le per-sone di buona volontà. I locali, accoglienti e luminosi, saranno al servizio della comunità e del quartiere: porte aperteper qualunque attività , nel rispetto dell’indirizzo pastorale, in luoghi di accoglienza per la crescita umana e cristiana.Aule per il catechismo, una sala multimediale, spazi aperti con vista sul quartiere e su San Pietro, un atrio per l’acco-glienza prima dell’ingresso alla Messa: la Chiesa che si muove verso una nuova primavera – tema di questo numero delnostro giornalino - è davvero un’assemblea in cammino verso nuovi spazi.

Tutta la comunità di Santa Caterina si è già mossa con diverse iniziative per l’aiuto concreto per rendere accoglien-te il centro polifunzionale, con gli arredi necessari. Ancora di più, la nuova parrocchia sarà casa di tutti. Occasione percrescere nella fede, nella speranza e nella carità come una vera comunità, aperta all’esterno e salda nella fraternità. Passodopo passo, pietra dopo pietra.

L’interno della nuova chiesa (in alto).L’ingresso (sotto).Una delle sale (a destra in alto)I pannelli solari sul tetto (a destra in basso)

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a nuova casa della comunitàale e prende forma, giorno dopo giorno, mattone dopo matto-a via via stanno cadendo, emerge sempre più chiaro il profilo

confronto con le immagini pubblicate nell’ultimo numero di, lascia intuire quante possibilità offrirà il nuovo centro par-

l prossimo settembre, richiede alla comunità intera di rinno-zi più ampi e strutture più adeguate forniranno a tutte le per-ranno al servizio della comunità e del quartiere: porte aperte

ale, in luoghi di accoglienza per la crescita umana e cristiana.rti con vista sul quartiere e su San Pietro, un atrio per l’acco-uove verso una nuova primavera – tema di questo numero delerso nuovi spazi.on diverse iniziative per l’aiuto concreto per rendere accoglien-a di più, la nuova parrocchia sarà casa di tutti. Occasione pervera comunità, aperta all’esterno e salda nella fraternità. Passo

Uno dei terrazzi del nuovo edificio (in alto).Il terrazzo per le messe all’aperto (sotto).Una sala con vista sul quartiere (a sinistra in alto), ela vista sulla cupola di San Pietro (a sinistra in basso)

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F are esperienza dell’essere comu-nità, del fare accoglienza, dell’es-sere insieme nonostante e grazie

le peculiarità di ogni individuo, che lo ren-dono unico e allo stesso tempo parte di untutto: questi in sintesi gli obiettivi e i risul-tati dell’esperienza del Capodanno di Taizé.

Lo scorso dicembre la nostra città èstata “invasa” da migliaia di giovani prove-nienti da tutta Europa, accorsi a Roma atrascorrere un capodanno speciale, diverso:un’occasione per pregare insieme, per anda-re oltre le differenze tra le diverse confessio-ni cristiane, per raccogliersi attorno allaParola, per sperimentare la bellezza dell’es-sere pellegrini, per chi qui è arrivato, e l’e-sperienza dell’accoglienza per chi ha apertole porte delle sua casa ai tanti giovani giun-ti nella capitale.

Anche la nostra parrocchia ha aperto lesue “porte”: tante le famiglie che hannoaccolto ragazzi polacchi, spagnoli, portoghe-si, lituani, croati, tante le persone che si sonocoinvolte e hanno partecipato ai momenti dipreghiera, ai piccoli gruppi di riflessionemattutina e ai momenti di festa. L’iniziativadel “Pellegrinaggio di Fiducia sulla Terra”,che ogni anno si tiene in una città europea aCapodanno, nasce dalla Comunità di Taizé,piccolo paese francese dove nel 1940 il gio-vane Frère Roger, il fondatore, si trasferìdalla Svizzera dopo aver maturato in sé ilrichiamo a creare una comunità.

Tutto nacque con l’accoglienza dei rifu-giati durante la Seconda Guerra Mondiale,insieme alla sorella Geneviève, per poidedicarsi alla cura degli orfani e di alcuniprigionieri di guerra. Gradualmente si

tà che hanno accolto i pellegrini; le suorehanno dato inoltre la loro disponibilità rice-vendo i giovani in visita e aprendo le portedella chiesa per le preghiere mattutine. Si èfatta viva l’esperienza dell’incontro: cene infamiglia, racconti di paesi e tradizioni più omeno lontani, momenti di preghiera e diconfronto, così come di festa, di entusiasmo,che scaturiscono dalla freschezza dei giovani,dalla gioia di una comunità che accoglie.

La nostra comunità ha accolto unagrande varietà di pellegrini. Accanto ai gio-vani di diversa nazionalità abbiamo addirit-tura ospitato un giovane Vescovo catalanoche con grande semplicità è stato in queigiorni pastore di tutti, delle famiglie cosìcome dei ragazzi in visita.

Questi due sentimenti hanno caratte-rizzato in particolare la celebrazione dellanotte di Capodanno: la cena negli ufficiaveva preso ormai il largo, diventando unavera e propria festa con tanto di canzoni eballi ma, all’avvicinarsi della mezzanotte,tutti hanno fatto spazio al silenzio dirigen-dosi verso la chiesa, dove in un momento dipreghiera particolarmente suggestivo abbia-mo ringraziato insieme a questi nostri fra-telli venuti da lontano per i doni ricevutinell’anno concluso. Al sorgere del nuovoanno, mentre fuori nella città si scatenava-no i fuochi d’artificio, tutti i giovani eranoancora seduti sui tappeti in chiesa e, con lastessa naturalezza con cui si era conclusa laprima “fase” dei festeggiamenti, al terminedella preghiera tutti sono tornati negli uffi-ci per una seconda razione di balli e alle-gria. Mentre qualcuno diceva che “Sì, è ilpiù bel Capodanno che abbiamo mai tra-scorso”, il Vescovo confessava a qualcuno:“Si vede che una comunità così accoglientenon si tira su da un giorno all’altro”.

Dopo l’esperienza di questoCapodanno, è nato il desiderio di prosegui-re ad incontrarsi in maniera semplice inpreghiera anche nella nostra comunità par-rocchiale di S. Caterina da Siena. Ognisecondo martedì del mese la Chiesa è aper-ta dalle ore 20.00 per un momento di pre-ghiera semplice con i canti meditativi sullostile della comunità di Taizè: una comunitàche avvicina anche i più lontani, che èesempio concreto di come sia possibile esse-re in comunione, coniugando e rendendoricchezza le differenze.

Laura e Stefano

formò un piccolo gruppo di giovani chededicavano la loro vita a tali attività e ilgiorno di Pasqua del 1949 sette uomini siimpegnarono insieme nel celibato, la vitacomune e una grande semplicità di vita.

Lungo gli anni, cominciò ad arrivare aTaizé un sempre maggior numero di giova-ni e la comunità è divenuta oggi un conte-sto prezioso in cui preghiera, ascolto dellaParola, incontro con l’altro sono l’esperien-za di ogni giorno e una forte attrattiva perragazzi provenienti da tutto il mondo.

Nota è la modalità di preghiera di que-sta comunità, che mette al centro la sem-plicità di cuore, che avvicina l’uomo a Dio.Non sono presenti grandi rituali, ma la pre-ghiera è semplice, ci si siede per terra, siascolta la Parola in più lingue e si cantanosalmi e versetti, ripetendoli più volte, ren-

dendo il canto occasione dilode e di meditazione, stru-mento e facilitatore sia dellapreghiera personale sia diquella comunitaria. Ladomenica la Messa vienecelebrata ed è ancora unavolta un esempio di apertu-ra e di integrazione: la par-tecipazione infatti non èsolo dei cattolici, ma ditutti i presenti e vengonorispettate le differenze,dimostrando attivamente lapossibilità di un incontroecumenico.

Oggi la comunità diTaizé conta un centinaio di fratelli, cattolici edi diverse origini evangeliche, provenienti daquasi trenta nazioni. Con la sua stessa esi-stenza, la comunità è una “parabola di comu-nione”, un segno concreto di riconciliazionetra cristiani divisi e tra popoli separati.

Quella che comunemente viene chiama-ta la “preghiera di Taizé” è divenuta ormainota a molti. A Roma già da diversi anni,una domenica al mese, viene organizzatapresso la Chiesa di S. Maria in Campitelli ein alcune parrocchie di periferia e quest’an-no la nostra città ha ricevuto anche il donodi concludere l’anno precedente e iniziare ilnuovo cogliendo e assaporando le qualità diquesta comunità francese.

Il Capodanno di Taizé a Roma ha coin-volto attivamente anche la nostra parroc-chia: molte le famiglie della nostra comuni-

Migliaia di giovani pellegrini a Roma, un Capodanno particolare

TAIZE’, PORTE APERTE VERSO L’ALTRODa quella esperienza una preghiera comune ogni secondo martedì del mese

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C hiesa che cosa dici di testessa? E’ questo l’interro-gativo che percorre tutta la

Lumen Gentium (LG), la costituzionedel Concilio Vaticano II sulla Chiesa.Al n. 1 della costituzione conciliare leg-giamo “la chiesa è in Cristo come sacra-mento, cioè segno e strumento dell’intimaunione con Dio e dell’unità di tutto ilgenere umano”.

La comunione, posta all’inizio dellariflessione della Chiesa sulla propriaidentità, è chiaramente indicata comela chiave di lettura dell’intero docu-mento. La struttura e l’azione pastoraledella Chiesa trovano la loro ragion d’es-sere nel condurre ogni uomo all’intimaunione con Dio, nella quale l’essereumano trova la sua piena realizzazione.Tale intimità con il Signore risorto èvissuta nella comunione con tutti glialtri che condividono questa stessaesperienza. La Chiesa è questo misterodi comunione che prolunga nella storiala presenza salvifica del Signore.

Costituita come corpo del Signorerisorto dal dono dello Spirito (LG 4 e7), la Chiesa diviene la concretezzarelazionale di Cristo, cioè la Sua possi-bilità di entrare concretamente in rela-zione con ogni uomo. Rappresentata inquesti termini la natura intima dellaChiesa, la Lumen Gentium passa adescriverne la struttura, adottandodecisamente la categoria di popolo diDio. All’interno di questa categoriavengono compresi carismi e ministerinella loro reciproca relazione. La gerar-chia, dunque, è posta all’interno delpopolo di Dio, come servizio per unacomunione sempre più profonda.

La Lumen Gentium ha operato unrovesciamento della visione piramidaledella Chiesa. Non più una gerarchiaposta al di sopra dei comuni fedeli, mail popolo di Dio con il suo vescovo.

Con l’elezione di papa Francesco alsoglio di Pietro, la prospettiva dellaLumen Gentium è tornata prepotente-

“insieme”, come ha ripetuto ai romaniche lo ascoltavano a Piazza SanGiovanni il 7 aprile scorso.

E’ un pontificato che ci stupiscegiorno dopo giorno, ma che in realtànon fa altro che incarnare l’insegna-mento conciliare sulla Chiesa.

Nel numero precedente del bolletti-no parrocchiale P@role Nuove ci sidomandava quanto è forte il vento delConcilio. Gli avvenimenti che stiamovivendo mostrano l’azione di un ventoimpetuoso che sta investendo la Chiesaper condurla ad una più intensa comu-nione. Un profondo rinnovamento siprofila all’orizzonte, un rinnovamentoche non investe solo l’azione pastoraledei ministri ordinati.

I pastori sono sollecitati da papaFrancesco a recarsi “alle periferie dell’esi-stenza umana ..... acquisendo l’odoredelle pecore” e i laici, dal canto loro,sono invitati ad assumersi la responsa-bilità di cooperare con i loro pastori(LG 12) per costruire insieme, nellafedeltà al proprio carisma laicale, quel-la che papa Francesco chiama “unagrande fratellanza per tutto il mondo”.

Mario e Maria Persiani

mente alla ribalta. “Incominciamo que-sto cammino, vescovo e popolo”, ha dettopapa Francesco lo scorso 13 marzoaffacciandosi alla loggia delle benedi-zioni della basilica vaticana. Fin daisuoi primi gesti, il vescovo di Romaparla il linguaggio del Concilio. Il suoinvito a pregare per il papa emeritoBenedetto XVI era un invito a guarda-re insieme (il popolo con il suo vesco-vo) al Signore, orientando verso di Luil’attenzione della gente che inneggiavaal nuovo papa.

La luce riflessa sul volto dellaChiesa è Cristo (LG 1) ed è a Lui chebisogna indirizzare lo sguardo. Ilvescovo di Roma, allora, china la testadavanti alla folla radunata in Piazza SanPietro chiedendo di pregare per lui. Ilpopolo prega per il suo vescovo primadi ricevere la sua benedizione. E’ ungesto senza precedenti che colpisce pro-fondamente, perché mette in risaltol’umile servizio del successore di Pietroa favore del gregge del Signore. Lamessa in Coena Domini, celebrata nelcarcere minorile di Casal del Marmo sicolloca chiaramente in questo stile diun pastore che vuole “avere l’odore dellepecore”. Non separato dal gregge, ma

“Incominciamo questo cammino, Vescovo e popolo”

Il vento del Concilio soffia sulla ChiesaPapa Francesco parla il linguaggio della “Lumen Gentium”

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A lcuni giorni fa, sabato 27 edomenica 28 aprile, con iragazzi del sesto corso di

catechismo di cui faccio parte ho parteci-pato ad un pellegrinaggio a San Pietro:l’idea era di assistere alla Messa del Papaper cresimandi e cresimati e di fare unabreve visita della basilica.

Il primo giorno ci siamo trovatidavanti alla Coin di San Giovanni everso le nove eravamo tutti presenti perprendere insieme la metro e andare versola basilica: il tempo non augurava nécaldo né pioggia, ma il cielo era nuvolo-so. Ci siamo divisi in piccoli gruppi peressere sicuri di non perdere qualcunonella mischia che ci aspettavamo sottonella metro: non era pienissima ma solopochi di noi hanno avuto il privilegio ditrovare un posto per sedersi.

Scesi alla fermata di Ottaviano,abbiamo fatto una piccola camminata esubito ci siamo trovati davanti a unapiazza enorme, gremita di gente cheaspettava di poter entrare nella basilica.

Quando siamo riusciti a raggiungerela porta di san Pietro ed entrare, mi hasubito colpito la maestosità della basilica,mentre una spaventosa massa di personespingeva anche solo per ammirare unapiccola parte di quella magnificenza.

Abbiamo fatto tante brevi soste perpregare e guardare sculture, affreschi,

mosaici che onora-vano grandi di queltempo o raffigurava-no momenti diimportanza o santi-tà.

Durante il pic-colo percorso all’in-terno di quel grandeposto abbiamopotuto guardare,non dall’interno mada piccole fendituresul pavimento, latomba di San Pietro:all’inizio mi veniva-no tante domandesul corpo e sul voltodi Pietro, ma ognipensiero si inter-rompeva per poterascoltare le nostrecatechiste che rac-contavano dellamorte e della tombadel Santo.

Su alcune paretiinvece abbiamoammirato mosaici digrandi dimensioni,fatti talmente beneche inizialmente non mi sono accortodelle piccole piastrelle di cui era compo-sto: solo un piccolo raggio di sole, fuo-

riuscito da una finestra ornata di dipinti,ha mostrato l’ombra e quindi i contornidi qualche piastrella.

Il giorno dopo eravamo molti di piùperché c’era in previsione la Messa, cele-brata dal Papa in persona, per laCresima di alcuni ragazzi.

Abbiamo rifatto lo stesso percorso delgiorno precedente per arrivare alla piazzadove, come ogni domenica, sarebbe statacelebrata la Messa. E, come oramai miaspettavo, la gente era tantissima ed eradifficile anche solo restare in piedi,schiacciati dalla grande massa di persone.Così è successo che, pur avendo deibiglietti per dei buoni posti a sedere nonlontani dall’altare, è bastato essere un po’in ritardo perché tutta la gente arrivataprima di noi per seguire meglio la cele-brazione si prendesse il posto che deside-rava: il nostro.

L’attesa, la fatica, la calca: poi la gioia di papa Francesco

Giorni a San Pietro con il catechismoIl racconto dei ragazzi di S.Caterina tra i cresimandi di tutto il mondo

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U na “gita spirituale”. Questa ladefinizione coniata da uno deibambini del nostro gruppo

per descrivere l’esperienza che ha vissuto nelD – Day. Non un’espressione superficiale,ma la capacità di cogliere l’essenza del pro-getto che lo ha coinvolto e reso entusiastanel corso di un week end per lui ecceziona-le.

I nostri gruppi sono quelli (il 2 e 3marzo) dei bambini del corso di preparazio-ne al Sacramento dell’Eucarestia e quello (lasettimana successiva) dei ragazzi del corso dipreparazione al Sacramento della Cresimadella Parrocchia di Santa Maria del Piantodi Chiaiamari – Monte San Giovanni

Campano – FR, il progetto è il D – Day,organizzato dalla Parrocchia di SantaCaterina da Siena di Roma, la location ilConvento delle Suore Cistercensi diCasamari.

L’esperienza, concretizzatasi in due gior-ni, è stata entusiasmante, e non per usare untermine roboante: è andata davvero così! Iragazzi dei due gruppi, romani e ciociaridunque, si sono integrati in uno scambio diidee, giochi, reciproche conoscenze e amici-zie. L’ottima introduzione all’incontro, con-dotta da don Faustino, della parrocchiaromana, coadiuvato dai catechisti e anima-tori presenti, ha introdotto le menti deibambini, ragazzi, adulti, nel clima spiritualee meditativo che, grazie alla figura evangeli-ca di Zaccheo e a quella sublime di SanBernardo di Clairvaux, ha prodotto una pia-cevole nonché affascinante riflessione sul

nostro atteggiamento nei confronti di Gesù.Siamo stati chiamati ad identificarci nellacuriosità di Zaccheo, nella fede e spirituali-tà, nel modello di vita, di San Bernardo,soprattutto nei loro comportamenti che lihanno avvicinati a Gesù, esempi per tuttinoi; ci siamo riusciti grazie agli approfondi-menti, anche con lavoro di gruppo, sia dicarattere intellettuale sia di evasione ludica.In effetti, il gioco è un efficace metodo perattirare l’attenzione e veicolarla verso ambitianche decisamente speculativi.Naturalmente, elemento fondamentale si èrivelata, e non poteva essere altrimenti, l’in-terazione che si è stabilita tra tutti i parteci-panti, specialmente nei gruppi dei ragazzi ebambini, destinatari privilegiati dell’iniziati-va. Un ruolo attivo è stato svolto dai genito-ri, anch’essi romani e ciociari insieme, attiviin cucina e sala da pranzo, ma anche, esoprattutto, nei momenti di meditazioneevangelica e negli spazi dedicati al gioco.

Ogni attività è stata una vera e propriarealizzazione pratica, attraverso la manualità,degli elementi religiosi applicati alla riflessionespirituale. Tutti si sono, ci siamo, scoperticapaci di estrinsecare le proprie qualità: chinel cercare gli oggetti necessari alla caccia altesoro, chi nell’esprimere le parole più appro-priate per una preghiera.

I momenti più alti dell’intera esperienza:la Celebrazione Eucaristica, concelebrata daisacerdoti delle due parrocchie, don Faustinoe don Wilfrid, partecipata dai ragazzi, daigenitori, dai catechisti; la visita guidata, con-dotta dall’Abate Preside Don SilvestroButtarazzi che ha immerso nella quiete dellasplendida Abbazia cistercense di Casamari levitalità vivaci dei ragazzi e dei bambini e lecapacità riflessive degli adulti, avvicinandolialla peculiarità della vita monastica e alla bel-lezza dell’arte dedicata a Dio.

Un ritiro spirituale, si diceva, che è rima-sto nei cuori come un momento intenso edemozionante, certo eccezionale nell’accezioneproprio di un evento che si colloca al di sopradella consuetudine, un ritiro che ha mostratoa tutti come un giorno trascorso con Dio possaanche assumere i contorni di una “gita”, unviaggio divertente, ma, forse proprio per que-sto, capace di ricreare nella quotidianità la feli-cità di stare un po’ più vicini alla gioia di Dio.

Rossella Velocci, Catechista di S. Maria

del Pianto in Chiaiamari

Così ci siamo accostati alle colonnedella piazza e abbiamo scelto di pregaretra di noi, con le parole del Papa checelebrava difficili da ascoltare ma a farcida sottofondo.

Poi abbiamo tentato di seguirequello che succedeva nella celebrazio-ne, ma erano così tante le persone chedopo un po’ di tempo ci siamo dovutiaccontentare delle immagini sul mega-schermo.

Quando ci siamo accorti che erapassato del tempo e che probabilmentela Messa era terminata, ci siamo alzaticome molti altri intorno a noi per avvi-cinarci a dove il Papa sarebbe passato dilì a poco, per salutare tutti i fedeli dalla‘papa-mobile’.

Questa volta ci siamo impegnati aprendere delle buone postazioni perguardare bene quel momento che ciavrebbe fatto emozionare tanto. Eabbiamo aspettato: ogni minuto chepassava faceva sempre più caldo ed era

difficile restare in piedi, stretti tra lepersone, ma era più forte il desiderio divedere da vicino una persona tantoimportante per il nostro cammino diformazione spirituale, oltre alla curiosi-tà di vedere una persona nota e di cui siè tanto parlato con ammirazione eaffetto. Non so bene quanto tempo siapassato ma, mentre stavo per cederealla tentazione di uscire dalla folla, pro-prio mentre iniziavo a farmi spazio trala gente, è passato il Papa salutandoci emolti di noi sono anche riusciti a fareriprese e foto molto belle. Di colpo èsparita la calca, il caldo, la stanchezza.

Finalmente eravamo tutti con ilsorriso stampato sul volto!

Andrea Segreto

A Casamari i ragazzi di Santa Caterina

incontrano i fratelli di Santa Maria del Pianto

Bambini insieme per una ‘’gita spirituale”

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“F rancesco, va e ripara lamia chiesa che, comevedi, e’ tutta in rovina’’.

Questa frase riportata nella LegendaMaior, la biografia di san Francesco scrit-ta da san Bonaventura da Bagnoregio

negli anni tra il 1260 e il 1263, è risuo-nata ultimamente nella nostra mente emai come in questi primi giorni del pon-tificato di papa Francesco ci è parsa dicosì grande attualità e importanza. Pochianni dopo la morte del Santo i confratel-li decidono di erigere la basilica di Assisie pensano immediatamente ad una deco-razione interna che possa illustrare aifedeli l’umanità e la santità di Francesco,dando forte rilevanza alla semplicità dellasua vita e alla familiarità con gli ultimi, ipoveri, i lebbrosi. Ma intendono metterein eguale evidenza alcuni caratteri più isti-tuzionali della vita del santo, specialmen-te gli episodi in cui traspare il suo ruoloall’interno della Chiesa e quelli in cui sipone quale fondatore di un ordine reli-gioso.

Il grande ciclo pittorico per la basilicasuperiore di Assisi nasce, pertanto, conuna quasi perfetta corrispondenza tra i 28grandi affreschi e i momenti significatividella esperienza umana e di fede del pove-

rello narrati nella biografia, tanto che al disotto di ogni episodio corrono i tituli, leiscrizioni in latino che sintetizzano il con-tenuto delle scene con preciso riferimentoal testo di Bonaventura. E così anche illinguaggio pittorico e le scelte stilistiche sipiegano non solo ad “illustrare” i fatti, lepersone e le situazioni ma puntano adesprimere il cuore del messaggio france-scano perché arrivi forte e chiaro a tutticoloro che con attenzione e trepidazionesi trovano davanti ad esse. Descrivere l’e-mozione che si prova di fronte a tale rac-conto illustrato non è facile: è una espe-rienza che non coinvolge tutti noi stessidavanti alla grandi opere che Dio ha com-piuto in Francesco e attraverso di lui.

Senza volerci soffermare su tutte, èpossibile far scorrere davanti ai nostriocchi le Storie, dipinte nel registro inbasso e organizzate in tre scene per ognicampata (quattro scene nella prima cam-pata di ingresso) a partire dalla paretedella navata destra, continuando lungo lacontrofacciata per concludersi, infine,con gli episodi sulla parete sinistra all’in-crocio con il transetto. Gli affreschi, rea-lizzati negli ultimi anni del 1200, sonosempre stati attribuiti a Giotto sulla basedella biografia di Giogio Vasari; ma apartire dall’Ottocento tale attribuzione èstata in parte messa in discussione,soprattutto su base stilistica: senza volerapprofondire tale questione è utile notareche oggi si è tornati a riconsiderare la pre-senza significativa di Giotto, il suo ruolodi coordinamento e di generale organizza-zione dei lavori nel cantiere di Assisi, doveè certa la presenza attiva di molti altri arti-sti, anche romani, sotto una unica super-visione.

Questo della basilica superiore diAssisi non è il primo ciclo pittorico dedi-cato alla vita del Santo ma l’idea, già sot-tolineata all’inizio, di voler creare unabiografia per immagini, con chiaro inten-to didattico, renderà gli affreschi dellaBasilica Superiore un vero modello icono-grafico per tutte le opere importanti dedi-cate a San Francesco. Il racconto pittori-co, seguendo appunto la Legenda, ci pre-senta il giovane Francesco come una figu-ra solida, concreta, protagonista di alcuniepisodi tra la gente comune (Omaggio di

un uomo semplice, Dono del mantello,Sogno del palazzo), ancora incerto sul suofuturo e ignaro della sua vocazione: è solonella piccola chiesa in rovina di SanDamiano, con la preghiera davanti alCristo Crocifisso, che Francesco sente diessere chiamato ad una vita diversa daquella immaginata, e con sollecitudine enon senza difficoltà si accinge a ripararel’edificio, ancora inconsapevole di esserein realtà chiamato non solo ad una azionemateriale quanto a sostenere la Chiesa diRoma, come ben ci mostra il Sogno diInnocenzo III, che nella biografia di SanBonaventura segue immediatamente lapreghiera a San Damiano, mentre Giottosceglie di anteporre l’episodio dellaRinuncia agli averi, che si presenta comeil momento più significativo della vita delgiovane Francesco.

L’episodio, svoltosi realmente nellapiazza antistante la cattedrale di Assisi, èreso dal pittore contrapponendo duegruppi di figure a cui corrispondono leretrostanti quinte architettoniche: a sini-stra in primo piano Pietro di Bernardone,padre di Francesco, è accompagnato dalnotaio e da altri cittadini; a destraFrancesco si mostra spogliato degli abiti ecinto solo dal mantello del vescovo, che loaccompagna con altri chierici. Il grandevuoto che si crea al centro è occupato uni-camente dal gesto del santo che leva le

San Francesco nel ciclo degli affreschi di Giotto ad Assisi

‘’VA E RIPARA LA MIA CHIESA’’

GIOTTO, Vita di San Francesco, particolare:Innocenzo III vede in sogno Francesco sorreggereil Laterano, 1290-95. Assisi, S. Francesco, chiesa

superiore

GIOTTO, Vita di San Francesco, Rinuncia agli averi

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mani giunte verso il cielo a ricevere labenedizione del Padre celeste: tutto sem-bra immobile e avvolto da grande silen-zio; solo Pietro pare sbilanciarsi in avan-

ti, come pronto a scagliarsi contro ilfiglio, ma è trattenuto con decisione dalgesto del notaio che gli blocca il bracciotra lo stupore degli astanti.

Sono collocati uno sulla paretedestra e uno sulla sinistra della navata idue episodi che sottolineano il ruolo el’importanza del Santo nella Chiesa, laConferma della Regola e la Predicadavanti a Onorio III: in entrambi lastruttura compositiva presenta la con-trapposizione, anche cromatica, traFrancesco e i confratelli e il pontefice equanti lo circondano; la grandezza delpoverello di Assisi e la sua forza sta tuttanell’umiltà e nella semplicità con cui hascelto di seguire e portare Cristo, quasi

vento “affacciandosi” dal tramezzo, senzapotersi avvicinare di più, accalcate le unedietro le altre. Tutti gli arredi sacri, visticon originalità dal di dietro, sonodescritti con precisione, indicandoneogni particolarità; le figure dei frati, coltimentre cantano con letizia, sembranoritratti dal vero e per la loro spontaneitàed espressività raggiungono uno dei mas-simi apici del naturalismo dell’interociclo.

Concludono le Storie tre miracolisuccessivi alla morte del Santo ove è evi-dente l’intervento più massiccio degliaiuti; appare differente anche l’impiantocompositivo, con strutture architettoni-che molto più lineari e sottili e figureumane più esili ed allungate che antici-pano alcuni caratteri stilistici tipici del-l’arte gotica.

Livia Scolari

indifferente e non impressionato dallosfarzo delle architetture e degli oggetti odalla ricchezza degli abiti dei presenti.Nel primo dei due dipinti Francesco, inginocchio, è al centro della scena, e ilsuo gesto è come ribadito più e piùvolte dai più piccoli confratelli; una dia-gonale attraversa e lega con decisione ilgesto della mano del Santo che porge laRegola a quella del Papa che la riceve,assiso più in alto. Nel secondo dipintoFrancesco è all’estremità sinistra dellascena ma si leva, in piedi, al di sopra diquanti seduti in semicerchio affiancanoil pontefice seduto in cattedra, maattento e in ascolto, simbolo evidente ditutta la Chiesa che vede in Francesco lavia autentica per il proprio rinnova-mento.

L’eccezionalità della figura diFrancesco è evidente in alcuni episodisempre sulla parete destra (la Visione delcarro di fuoco con Francesco, la Visionedei troni celesti), a cui seguono le sceneche illustrano momenti importanti ealcuni miracoli ( Cacciata dei diavoli adArezzo, Prova del fuoco davanti alSultano, Presepe di Greccio, Miracolodella fonte, Predica agli uccelli) mentregli episodi sulla parete sinistra ci intro-ducono agli ultimi momenti della vitadel Santo (Le stimmate, Morte di SanFrancesco, Il saluto di Chiara e delle cla-risse).

Le prime scene del ciclo sono caratte-rizzate da schemi compositivi semplici,con un numero ridotto di figure eambienti, per sottolineare il carattereprivato dei primi fatti della vita delSanto, così come i sentimenti sonoespressi attraverso i gesti dei personaggi,sempre di grande compostezza e dignità;nelle scene centrali, invece, si afferma lavisione spaziale tipica di Giotto, con l’in-serimento di gruppi di figure, anchenumerose, entro “scatole” cubiche aperteverso lo spettatore. La scena del Presepedi Greccio sintetizza queste caratteristi-che spaziali fortemente unitarie,mostrando l’interno di una chiesa vistodal presbiterio, affollato dai fedeli e daiconfratelli che guardano Francesco:come è narrato nella Legenda un cavalie-re presente alla cerimonia ha una visio-ne e “affermò di aver veduto, entro la man-giatoia, un bellissimo fanciullo addormen-tato, che il beato Francesco, stringendolocon ambedue le braccia, sembrava destaredal sonno”; le donne partecipano all’e-

GIOTTO, Vita di San Francesco, Conferma della Regola

GIOTTO, Vita di San Francesco, Presepe di Greccio

GIOTTO, Vita di San Francesco, Predica davanti a Onorio III

ASSISI, Basilica superiore di S. Francesco, affre-schi della navata

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a cura di Maurizio Lisanti

Notizie

RACCOLTA DEL SANGUENel corso dell’ultima raccolta di sangue (27 gennaio 2013) sono stati raccolti n. 30 flaconi.

BANCO ALIMENTARERaccolta Banco Alimentare del 2 marzo 2013 presso il supermercato SMA di Via Circonvallazione Appia (Piazza Roselle)Hanno partecipato 25 volontari che si sono alternati dalle 8,00 alle 20,00Il mezzo di trasporto ci è stato gentilmente messo a disposizione dal fioraio Gianni Sono stati raccolti Kg 1.300 di generi alimentari. Ringraziamo tutti coloro che sono venuti a fare la spesa per donarequalcosa per i più poveri.Alla Parrocchia è stata riconosciuta e consegnata una quota parte che la Caritas parrocchiale sta distribuendo ai più bisognosi.

APPUNTAMENTI

5, 12, e 19 maggio Prime comunioni

25 maggio Festa conclusiva del catechismo

8 giugno Festa conclusiva scuola calcio

22 giugno – 29 giugno Campo scuola 3°, 4° e 5° corso in località Canneto

RACCOLTA DEL SANGUE16 giugno 2013: raccolta del sangue presso gli uffici della Parrocchia S. Nome di MariaIn generale non possono donare il sangue le persone che hanno assunto medicinali antinfiammatori nei cinque giorniprecedenti la donazione mentre per le altre esclusioni verrà data una informativa completa con tutte le casistiche.Rif. Augusto Gori tel 06/70490168

STAZIONE TUSCOLANATutte le domeniche alle 20,00 alcuni parrocchiani a turno, coordinati da Dino, Marisa ed Edoardo preparano pasti caldie panini che vengono distribuiti ai poveri che si raccolgono di fronte alla Stazione Tuscolana.

GRUPPO EMMAUSOgni martedì alle ore 20.00 incontri del gruppo Emmaus, gruppo composto dai giovani della comunità. Il gruppo hacadenza settimanale e si propone di essere un'opportunità per l'approfondimento del proprio cammino di fede e per l'ac-compagnamento e la condivisione di un tempo di vita fondamentale quale quello della gioventù in cui ci si trova coin-volti nella definizione della propria identità umana, spirituale, professionale e affettiva. E' un cammino che si proponecome una scelta libera, personale. Il gruppo Emmaus è questo, un piccolo laboratorio di giovani che - dentro la comu-nità - credono in Gesù e al tempo stesso non smettono di scavare questa fede, di interrogarla e di interrogarsi. Per que-sto rinnoviamo il nostro invito a tutti i giovani a partecipare. Vi aspettiamo! Maura, Alessandro, don Humberto

PACCHI VIVERIOgni martedì mattina la parrocchia prepara dei pacchi-viveri per i più poveri. Se puoi, contribuisci portando in chiesaun po' di spesa. Grazie!

LA COMETAPresso la sede dell’Associazione “La Cometa”, Via Latina 30, è presente un Mercatino di beneficenza permanente il cuiricavato viene totalmente devoluto a sostegno dei progetti di solidarietà.Giorni e orari di apertura: Martedì e Sabato dalle 16 alle 19Giovedì e Domenica dalle 9 alle 13

AVVISI BACHECA