Parrocchia di San Lorenzo Martire Vallebona · Lorenzo M., ma anche la festa di San Rocco il 16...

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Il Nostro Mondo N. 94 ANNO 20 – 10 Agosto 2015 (San Lorenzo 2015) 1 Carissimi fedeli, eccoci di nuovo con il no- stro giornalino parrocchiale per comunicarci le nostre idee ed aggiornarci sulla nostra situazione comunita- ria. Stiamo preparandoci alla festa patronale di San Lo- renzo Martire il Lunedi 10 Agosto 2015. Abbiamo iniziato la novena in onore del Santo patrono, ma devo constatare che pochi sono i fedeli che par- tecipano, spero che la festa ravvivi il nostro desiderio di crescere nella fede e nell’amore fraterno. Siamo in piena estate, spe- riamo che arrivi un po’ di frescura e di spiaggia per ristorare il corpo e la terra. Un invito a non dimenticarci di essere cristiani e vivere il cammino della fede anche se molte volte siamo stanchi e non abbiamo voglia di fare niente. Dobbiamo avere coraggio di andare avanti. Vi confesso che da parte mia metto tutta la mia buona volontà e le mie forze per il bene della comunità, anche se non sempre assecondato, devo dirlo con sincerità, alle volte mi sento solo, stanco e deluso del poco interes- samento e partecipazione sia alla vita sociale sia alla vita di fede in parrocchia. Vi dico la verità, mi scoraggio, ma prendo forza nel Signore e nelle persone, sono tante, che mi aiuta- no a proseguire il cammino che il Signore mi ha fatto intra- prendere insieme ai fedeli che mi ha posto davanti. Ho volu- to rendere presente questo mio pensiero, non per un rim- provero o scoraggiamento, ma per dire avanti con più impe- gno, con più fede, con più amore, con più cordialità tra tutti. Grazie per tutto quello che fate per la nostra comunità par- rocchiale. Cari fedeli abbiamo trascorso insieme alcune feste campe- stre, come la festa della Madonna del Carmine e della Ma- donna della Neve, presente anche il Vescovo diocesano Mons. Suetta Antonio. Vi è stata una buona partecipazione. Avremo prossimamente, non solo la festa patronale di San Lorenzo M., ma anche la festa di San Rocco il 16 Agosto e la festa di san Bernardo il 20 Agosto c.m.. Vi invito tutti a partecipare. Non dimentichiamoci della festa di precetto an- che il 15 Agosto festa dell’Assunzione della B.V. M., anche se tanti dicono giustamente, ma non troppo, festa di ferra- gosto. Auguro a tutti buone feste e buon riposo e svago estivo. Avremo a Settembre la festa della Natività in “Orato- rio”, che celebreremo insieme Domenica 06 Settembre 2015. In vista della prossima visita pastorale del Vescovo che avverrà in No- vembre, dare- mo avvisi più precisi in se- guito, Stiamo organizzando un pellegri- naggio di pre- ghiera a Lour- des da Lunedi 07 a Giovedì 10 Settembre 2015, iscrive- tevi.(Speriamo di farlo) Avremo altre occasioni d’incontri per prepararci a questa visita pastorale. Nel mese di Ottobre inizieremo le varie attività parrocchiali di catechesi e catechismo e incontri, chiedo fin d’ora coll a- borazione e impegno per queste iniziative, ho grandemente fiducia in voi, spero non mi lascerete solo, la parrocchia ha tanto bisogno di catechisti, di ministranti, di persone che si occupano della Chiesa, di vari collaboratori per tutte le varie mansioni della comunità compreso il coro, la confraternita di S. Carlo, le varie associazioni e per tante altre attività. Abbiamo avuto parecchie spese per la manutenzione della Chiesa, impianto fonico, pavimento, le offerte non sono mol- te, chiedo di contribuire secondo le vostre necessità e di ri- cordarvi sempre che la Prima Domenica del mese è sempre dedicata a tutta la comunità con la preghiera e anche con un po’ di offerta maggiore. Grazie. Per programmare le varie iniziative e altro, vi invito ad UN UNCONTRO COMUNITARIO GIOVEDI 24 SETTEMBRE 2015 ALLE ORE 21, 00 NELLA SALETTA PARROCCHIALE IN VIA GUGLIELMI 34, PER APPORTARE IDEE E PRO- POSTE. Vi chiedo ancora di collaborare per il nostro “Giornalino Par- rocchiale” “Il nostro Mondo”, con articoli, idee, proposte, aneddoti, barzellette e altre notizie del paese e della comu- nità per arricchire sempre questo nostro spazio sul giornali- no. Non tiratevi indietro. Inviate tutto a Davide Camillo o di- rettamente a me parroco. Grazie. Cordialmente vi auguro ogni bene e vi ricordo tutti nelle mie preghiere e anche voi pregate per me, grazie. Il vostro parroco Don Salvatore Crisopulli Parrocchia di San Lorenzo Martire Vallebona Processione di San Lorenzo Anno 2014

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Il Nostro Mondo N. 94 ANNO 20 – 10 Agosto 2015 (San Lorenzo 2015)

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Carissimi fedeli, eccoci di nuovo con il no-stro giornalino parrocchiale per comunicarci le nostre idee ed aggiornarci sulla nostra situazione comunita-ria. Stiamo preparandoci alla festa patronale di San Lo-renzo Martire il Lunedi 10 Agosto 2015. Abbiamo iniziato la novena in onore del Santo patrono, ma devo constatare che pochi sono i fedeli che par-tecipano, spero che la festa ravvivi il nostro desiderio di crescere nella fede e nell’amore fraterno. Siamo in piena estate, spe-riamo che arrivi un po’ di frescura e di spiaggia per ristorare il corpo e la terra. Un invito a non dimenticarci di essere cristiani e vivere il cammino della fede anche se molte volte siamo stanchi e non abbiamo voglia di fare niente. Dobbiamo avere coraggio di andare avanti. Vi confesso che da parte mia metto tutta la mia buona volontà e le mie forze per il bene della comunità, anche se non sempre assecondato, devo dirlo con sincerità, alle volte mi sento solo, stanco e deluso del poco interes-samento e partecipazione sia alla vita sociale sia alla vita di fede in parrocchia. Vi dico la verità, mi scoraggio, ma prendo forza nel Signore e nelle persone, sono tante, che mi aiuta-no a proseguire il cammino che il Signore mi ha fatto intra-prendere insieme ai fedeli che mi ha posto davanti. Ho volu-to rendere presente questo mio pensiero, non per un rim-provero o scoraggiamento, ma per dire avanti con più impe-gno, con più fede, con più amore, con più cordialità tra tutti. Grazie per tutto quello che fate per la nostra comunità par-rocchiale. Cari fedeli abbiamo trascorso insieme alcune feste campe-stre, come la festa della Madonna del Carmine e della Ma-donna della Neve, presente anche il Vescovo diocesano Mons. Suetta Antonio. Vi è stata una buona partecipazione. Avremo prossimamente, non solo la festa patronale di San Lorenzo M., ma anche la festa di San Rocco il 16 Agosto e la festa di san Bernardo il 20 Agosto c.m.. Vi invito tutti a partecipare. Non dimentichiamoci della festa di precetto an-che il 15 Agosto festa dell’Assunzione della B.V. M., anche se tanti dicono giustamente, ma non troppo, festa di ferra-gosto. Auguro a tutti buone feste e buon riposo e svago estivo. Avremo a Settembre la festa della Natività in “Orato-rio”, che celebreremo insieme Domenica 06 Settembre 2015.

In vista della prossima visita pastorale del Vescovo che avverrà in No-vembre, dare-mo avvisi più precisi in se-guito, Stiamo

organizzando un pellegri-naggio di pre-ghiera a Lour-des da Lunedi 07 a Giovedì 10 Settembre 2015, iscrive-tevi.(Speriamo

di farlo) Avremo altre

occasioni d’incontri per prepararci a questa visita pastorale. Nel mese di Ottobre inizieremo le varie attività parrocchiali di catechesi e catechismo e incontri, chiedo fin d’ora colla-borazione e impegno per queste iniziative, ho grandemente fiducia in voi, spero non mi lascerete solo, la parrocchia ha tanto bisogno di catechisti, di ministranti, di persone che si occupano della Chiesa, di vari collaboratori per tutte le varie mansioni della comunità compreso il coro, la confraternita di S. Carlo, le varie associazioni e per tante altre attività. Abbiamo avuto parecchie spese per la manutenzione della Chiesa, impianto fonico, pavimento, le offerte non sono mol-te, chiedo di contribuire secondo le vostre necessità e di ri-cordarvi sempre che la Prima Domenica del mese è sempre dedicata a tutta la comunità con la preghiera e anche con un po’ di offerta maggiore. Grazie. Per programmare le varie iniziative e altro, vi invito ad UN UNCONTRO COMUNITARIO GIOVEDI 24 SETTEMBRE 2015 ALLE ORE 21, 00 NELLA SALETTA PARROCCHIALE IN VIA GUGLIELMI 34, PER APPORTARE IDEE E PRO-POSTE. Vi chiedo ancora di collaborare per il nostro “Giornalino Par-rocchiale” “Il nostro Mondo”, con articoli, idee, proposte, aneddoti, barzellette e altre notizie del paese e della comu-nità per arricchire sempre questo nostro spazio sul giornali-no. Non tiratevi indietro. Inviate tutto a Davide Camillo o di-rettamente a me parroco. Grazie. Cordialmente vi auguro ogni bene e vi ricordo tutti nelle mie preghiere e anche voi pregate per me, grazie.

Il vostro parroco Don Salvatore Crisopulli

Parrocchia di San Lorenzo Martire Vallebona

Processione di San Lorenzo Anno 2014

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La vacanza non è una parentesi nella vita delle persone e delle famiglie e neppure nel loro cammino di fede. E tempo di distensione e di riposo, ma anche opportunità per curare le relazioni, a partire da quelle familiari, e per coltivare lo spirito attraverso la lettura, la contemplazione delle bellezze naturali e artistiche, il silenzio, la preghiera... La presenza di persone in vacanza interpella pastori e comunità chiamati ad accoglie-re fratelli e sorelle che condividono per un momento le loro celebrazioni, ma anche visitatori interessati ai beni culturali della Chiesa. Oltre all’accoglienza cordiale (da non dare per scontata), sembra oggi necessario pensare e proporre un vero accom-pagnamento pastorale e/o di primo annuncio. Ciò richiede alle diocesi e alle parrocchie l'elaborazione di percorsi di spirituali-tà e di evangelizzazione, ma anche la disponibilità di sacerdo-ti e altri operatori per l’ascolto e il dialogo oltreché per le cele-brazioni liturgiche. Potremmo ispirarci all'invito rivolto due anni fa da Papa Francesco ai giovani della Gmg di Rio: «Bota fé - metti fede». Mettere fede nella propria vita - aveva aggiunto - è come mettere il sale e l’olio che danno gusto a una pietan-za. Il turista che entra in una chiesa dovrebbe poter percepire che là si raduna una comunità che crede in Gesù Cristo e sentirsi interrogato dalla sua figura e dal suo Vangelo. Il credente, che partecipa per qualche giorno alla vita religiosa di una comunità, dovrebbe potervi trovare sostegno per recu-perare o consolidare un rapporto sano con la propria interiori-tà, il tempio sacro che Dio ama abitare: proposte per dedicare del tempo alla preghiera e per riprendere in mano il vangelo e confrontarsi con la vita e la parola di Gesù: l`invito a entrare in chiesa e sostare in ginocchio davanti al santissimo sacramen-to; l'aiuto a preparare una buona confessione per incontrare la misericordia di Dio e riprendere un cammino forse interrotto o solo appesantito dal peccato e dalla vorticosa attività quoti-diana... L'estate 2015 ci invita poi a un percorso originale sulle orme tracciate dal1°enciclica Laudato sì. La vacanza porta spesso le persone a immergersi in paesaggi particolarmente sugge-stivi. Il documento del Papa ci aiuta a rivedere il rapporto con la natura. intesa però come creazione, cioè non cornice este-tica o funzionale della nostra esistenza, ma dimensione che tutto caratterizza e tutto lega in una solidarietà profonda che ci precede e chiede rispetto. Egli ci invita a riappropriarci del compito di custodire la casa comune. consapevoli che pure noi ne facciamo parte: «Essendo stati creati dallo stesso Pa-dre, noi tutti esseri dell`universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge a un rispetto sacro, amorevole e umile.

[...] Questo non significa equiparare tutti gli esseri vi-venti e togliere all`essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsa-bilità» (89-90). Questa profonda solidarietà ci invita anche a prendere coscienza di, una parzialità che spesso impoverisce l’attenzione per l’ambiente: «Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tene-rezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l'incoerenza di chi lotta contro il traf-fico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tut-to indifferente davanti alla tratta di persone, si disinte-ressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli e gradito. Ciò mette a rischio il senso della lotta per l’ambiente. [...] Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per

l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società» (91 ). Papa Francesco richiama la radice profonda degli squilibri che minacciano il futuro del pianeta. L’esistenza umana si basa su tre relazioni strettamente con-nesse, con Dio, con il prossimo e con la terra: «Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi. Questa rottura e il peccato. L’armonia tra il creatore, l`umanità e tutto il creato è stata distrutta per avere noi preteso di prendere il posto di Dio rifiutando di riconoscer-ci come creature limitate›› (66) Proprio atti averso la lettura dell’enciclica, il tempo della vacanza può diventare chiamata alla conversione del pensiero e degli stili di vita e - perché no? - anche all’apertura di un dialogo con altre persone a partire dalle domande che ogni uomo dovrebbe porre alla propria in-telligenza. Il Papa ribadisce con forza: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare, ci rife-riamo soprattut-to al suo orien-tamento gene-rale, al suo sen-so, ai suoi valo-ri. Se non pulsa in esse questa domanda di fondo, non cre-do che le nostre preoccupazioni ecologiche pos-sano ottenere effetti importan-ti. Ma se questa domanda viene posta con coraggio, ci conduce inesorabil-mente ad altri interrogativi molto diretti: a che scopo passiamo da questo mondo? Per quale fine siamo venuti in questa vita” Pei che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi?» (160).

Tratto da “Vita Pastorale” n. 8/2015

Vescovo di Aosta

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Laudato si': l'enciclica sulla cura della casa comune di Marco Roncalli (tratto da Vita Pastorale n. 7/2015) Rivolta a tutti e non solo ai cattolici, perché tutti invitati a ricomporre le ferite inferte alla terra e ai fratelli, Laudato si', l'enciclica di Papa Francesco che fa perno sulla “cura della casa comune”, divulgata lo scorso 18 giugno (e in una bozza tre giorni prima), subito è stata oggetto di dibattito per i diversi approcci a questo testo che salda crisi ecologica e crisi sociale, economica, educativa, spirituale. Ad aprire le riflessioni gli spunti dei primi commentatori, che hanno accompagnato l'uscita immediata del testo integrale subito allegato a più d'una testata (Famiglia Cristiana, Avvenire...) e prontamente arrivato anche in libreria (con guide di lettura affidate dalla San Paolo a Carlo Petrini (vedi pp. 8-9), dalla Piemme a Cristina Simo-nelli, dall'editrice La Scuola (foto a destra) a monsignor Bruno For-te, ma anche a Dario Antiseri, Salvatore Natoli, Roberto Rusconi, Piero Stefani, Fulvio De Giorgi, Pietro Gibellini, Giovanni Santam-brogio, ecc.). Il contenuto

Si tratta indubbiamente di una “lettera” lunga e complessa, che fa tesoro di tanto lavoro “teorico” dei predecessori e “pratico” delle Conferenze episcopali di tutto il mondo (in particolare quelle dell’area latino-americana), e che lega le analisi sull’uso delle risor-se alle conseguenze per gli “esclusi”, non dimenticando le sfide teologiche più problematiche in relazione al creato e al Creatore. Per una sintesi niente di meglio che seguire l'articolazione in sei capitoli formulata in premessa dallo stesso Pontefice nella sua at-tenzione etica e spirituale al creato e, insieme, alla società. 1- Il primo è dato da «un breve percorso attraverso vari aspetti dell’attuale crisi ecologica», che legge l’impatto di fattori come in-quinamento, cambiamenti climatici, degrado ambientale, la cultura dello scarto, l'accesso all’acqua potabile, l’uso delle risorse natura-li...). 2- Il secondo capitolo, pur nella consapevolezza che «le soluzioni non possono venire da un unico modo di interpretare e trasformare la realtà», costituisce una ripresa delle «argomentazioni che scatu-riscono dalla tradizione giudeo-cristiana» (dove «dire “creazione” è più che dire natura, perché haca che vedere con un progetto dell’amore di Dio», anche se la natura parrebbe esprimere una di-mensione più universale e totalizzante dell’idea di creazione, che quantomeno divide fra chi crede o non in un Creatore). E qui il te-sto tratta i racconti biblici circa il rapporto dell’essere umano con il mondo, nonché la sua responsabilità verso il creato, ma trova spa-zio anche l’affermazione del «principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso››. 3- Il terzo capitolo, scandagliando le cause dell’attuale situazione -~ tra i rischi inediti scaturiti da nuove sofisticate tecnologie e il so-gno prometeico di dominio sul mondo - auspica nuove impostazioni a salvaguardia del “valore del lavoro”, non solo manuale, ma inteso come «qualsiasi attività che implichi qualche trasformazione dell’esistente››. 4- Il quarto riflette sui diversi elementi di una “ecologia integrale”, sul presupposto che oggi «l’analisi dei problemi ambientali è inse-parabile dall'analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con se stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri». Insomma una visione della natura non come scenario o cornice, ma come qualcosa in cui siamo inclusi, di cui facciamo parte. E una constatazione da tenere sempre presente:

«Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale››. Con tutte le conseguenze da non ignorare in una possibile teologia dell’ambiente, degli spazi, della città, della mobilità, ecc. 5- Essa costituisce la base per le linee di orientamento e azione offerte nel capitolo quinto, cementato da una concezione del pia-neta «come patria», dell’umanità «come popolo che abita una casa comune», e dove si riprende l’appello di Benedetto XVI per «la presenza di una vera autorità politica mondiale», già tratteggiata da Giovanni XXIII e si denunciano politiche internazionali tese a privilegiare «interessi nazionali rispetto al bene comune globale». 6- Dato conto pure del ruolo delle religioni in dialogo con il pensiero filosofico contemporaneo e con le scienze, il sesto e ultimo capitolo fa appello (ricordando anche Guardini) alla necessità di nuovi stili di vita lontani dall'ossessione dei consumi, nonché a un'educazione capace di promuovere alleanze tra l’umanità e l’ambiente, premes-sa della vera «conversione ecologica›>. Una conversione, si legge nella Laudato si ", «che comporta il lasciar emergere tutte le con-seguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda». Infatti, afferma 1”enciclica, «vivere la vocazione di esse-re custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un'esistenza vir-tuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspet-to secondario dell’esperienza cristiana››. Torna qui il modello di san Francesco esempio di «sana relazione col creato come una dimensione della conversione integrale della persona››. E poco dopo ecco il richiamo ai sacramenti, «un modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della vita soprannaturale». Trinità, Teilhard, eucaristia

«Al fondamento di tutto, però, dovrà esserci una rinnovata perce-zione del rapporto fra la Trinità divina e le relazioni tra le creature, che trovano in essa il modello esemplare e la sorgente della forza necessaria a sostenere comportamenti solidali e responsabili fina-lizzati al bene di tutti››, si legge nel testo che nel frattempo recupe-ra pienamente la sua imprescindibile impronta se la visione della vita dell’universo nel grembo di Dio. E qui l’enciclica sembra ricollegarsi a quel «traguardo del cammino dell’universo nella pienezza di Dio, già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale», espresso in precedenza dal testo nella parte sul mistero del creato dove è Teilhard de Chardin ad essere citato. Ci pare che il significato delle indicazioni più forti verso quella “con-versione ecologica” non più procrastinabile, che Laudato si ' chiede a credenti e non, si palesi maggiormente laddove il pensiero dell’assisiate interseca le intuizioni del gesuita francese attratto -

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secoli dopo - dalla convergenza universale di un’umanità coesa e proiettata in avanti: in definitiva, dall’ordine escatologico della sal-vezza. E Teilhard, il cui Inno alla materia (1919) riprende motivi che stan-no diversamente nel Cantico delle creature (1224), ritorna proprio nelle parti dedicate ai segni sacramentali, in particolare con l’eucaristia segno e anticipazione dell'approdo di tutta la creazione, con il Cristo in tutto ciò che ci avvolge, per operare la redenzione del cosmo destinato a diventare ostia vivente. «Nell’eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione. La grazia, che tende a manifestarsi in modo sensibile, raggiunge un’espressione meravi-gliosa quando Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura››, si legge al paragrafo 236. E subito dopo: «ln effetti l’eucaristia sé di per sé un atto di amore cosmico››. Dopodiché Laudato si' non dimentica un passaggio dell'enciclica di Giovanni Paolo II, Ecclesia de eucharistia, dove si legge: «Sì, co-smico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo». Anche quest’ultima immagine tei-lhardiana (ripresa da La messa sul mondo, mondo di cui la stessa eucaristia è il sommo sacramento), traduce il nostro sguardo sul

globo come “ambiente divino” e si ripresenta nelle sintesi fatte pro-prie prima da Giovanni Paolo I e ora da Francesco: «L’eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato››, e -illuminando e motivando la nostra cura per l'ambiente - «ci orienta ad essere custodi di tutto il creato››. Non è tutto, perché Laudato si” si conclude con due preghiere: la prima da «condividere con tutti quanti crediamo in un Dio creatore onnipotente>›; la seconda, marcatamente trinitaria, «affinché noi cristiani sappiamo assumere gli impegni verso il creato che il Van-gelo di Gesù ci propone». s Insomma, come ha scritto Bruno Forte introducendo 1”edizione commentata della Laudato si ” edita da La Scuola, «un'enciclica per i cattolici, certo, ma in grado di parlare veramente a tutti, per-ché la nostra casa comune riguarda ogni persona umana e nessu-no può chiamarsi fuori dalla responsabilità verso di essa››. Con queste ulteriori sottolineature: «La rilevanza e l’accuratezza dell’analisi da cui il testo muove, la forza della denunzia anche poli-tica che esso propone, il rigore delle motivazioni date alle proposte avanzate, sia razionali che propriamente teologico-spirituali, le im-plicanze esistenziali che vengono suggerite fanno di questa enci-clica un dono e una provocazione all'umanità intera››.

(Angolo della meditazione)

LA STUPIDITA’ UMANA

Il celebre scienziato Albert Einstein ebbe a dire una volta. “Due sono le cose infinite che conosco: l’universo e la stupidità umana, ma sull’Universo ho ancora qualche dubbio”.

La storia è “infinitamente” piena di casi di stupidità umana e anche l’Antico Testamento riporta una frase che in latino suona così: “Stultorum infinitus est numerus”, ossia il numero degli stolti è infinito: E’ evidentemente una esagerazione poetica, in quanto il numero di persone stupide non può essere infinito perché il numero di per-sone viventi è finito. Ma rende bene l’idea.

La stupidità umana è soggetta ad alcune leggi fonda-mentali; la prima dice che “Ognuno di noi sottovaluta sempre e inevitabilmente il numero di individui stupidi in circolazione”.

Gli stupidi si annidano entro ogni società, al Nord come al Sud, ai Poli come all’Equatore, e praticamente in ugua-le percentuale fra i diversi strati sociali e fra i diversi livelli culturali.

Purtroppo c’è un “però”! ed è questo. Gli stupidi silen-ziosi, quelli cioè che non parlano e che non hanno incari-chi sociali elevati, non si notano e, di conseguenza, non fanno molti danni, mentre gli altri, quelli con responsabili-tà sociali o politiche, di danni ne fanno quanti ne vogliono, e li possono spesso fare perché non vengono riconosciuti come appartenenti alla categoria che sto esaminando in questo articolo.

Come si può individuare una persona stupida? Un’altra legge fondamentale lo spiega: “Una persona stu-pida è una persona che causa un danno ad un’altra per-sona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé, o addirittura subendo una perdi-ta”.

Come mai persone stupide possono raggiungere posi-zioni di potere? Perché all’interno di un sistema demo-cratico la percentuale di stupidi tra gli elettori vota senza ragionare, in maniera stupida, senza ottenere alcun gua-dagno dalla loro azione, ma contribuendo così al mante-nimento della stessa percentuale di stupidi tra le persone al potere.

Sono pericolose le persone stupide? Si, perché il loro comportamento è irrazionale, cioè imprevedibile: una persona stupida ci perseguiterà senza ragione, senza un piano preciso, nei tempi e nei luoghi più improbabili e più impensabili. Di fronte ad un individuo stupido si è comple-tamente alla sua mercé.

Un famoso filosofo greco scrisse che “contro la stupidi-tà gli stessi Dei combattono invano”. E poi c’è la ciliegina sulla torta: la persona intelligente sa di essere intelligen-te, il delinquente sa di essere delinquente, e così via, ma lo stupido non sa di essere stupido, non è cosciente delle sue azioni devastatrici, per cui le porta avanti con tutte le sue forze.

Uno stupido ti si para davanti, con il sorriso sulle labbra, come se compisse la cosa più naturale del mondo e tra-volge i tuoi piani, distrugge la tua pace, ti complica la vita e il lavoro, ti fa perdere tempo, buonumore, appetito; tutto questo senza rimorso e senza ragione, ossia … stupi-damente.

In sintesi, la persona stupida è il tipo di persona più pe-ricolosa che esista.

Riccardo Lanteri

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Vallebona anno 1778, il Priore dell’Oratorio sposta il banco delle prioresse.

ooo0ooo Come da antica usanza, nell’Oratorio vecchio (ubi-cato dove oggi esiste il parcheggio ed i locali della cooperativa Vallefiorita) il banco riservato alle Prio-resse era collocato dal lato destro in fondo, vicino alla porta.

Questa tradizione, durata secoli, viene interrotta verso la metà degli anni 1770 dal Priore pro tempore, Marco Antonio Guglielmi fu Luca, il quale ha voluto spostare quel banco, collocandolo nel punto riservato al Popolo.

I documenti non riportano la motivazione per la quale ha compiuto quel gesto, ma tutto fa pensare che le due prioresse, accomodate nel loro banco, già all’epoca pregavano poco ma parlavano molto di uno o dell’altro, “i tagliava i capoti”, mentre le rigide rego-le, emanate dal Cardinale Carlo Borromeo, già ripor-tate nel libro “Vallebona attraverso i secoli”, per il Priore e per i confratelli, imponevano un comporta-mento “da santo” poiché così dettavano,

Capitolo primo:

“Dovendo i Fratelli di questa Confraternita esser vivi membri di Cristo, e come figliuoli di luce produrre frut-ti di luce sì che, vedute le loro buone opere, sia glori-ficato il Celeste Padre…

Capitolo quinto:

…entrando nell’Oratorio si dica Pax Vobis e, presa l’acqua Santa, inginocchiandosi nel mezzo e detto il Pater, se n’anderà, con modestia al suo luogo…

Capitolo ottavo:

Essendo il digiuno e la disciplina come due freni, con i quali si sbassa la superbia della vita e si mortifica la vivezza della sensualità, sì che la carne con umile soggezione si rende obbediente allo Spirito…”

Ed in base a queste regole, forse, per quel Priore, il comportamento di quelle prioresse non era consono alla carica avuta, e quindi ha ritenuto opportuno che il loro posto fosse in mezzo al Popolo.

Questa presa di posizione in Vallebona chissà quante chiacchere avrà suscitato, e come conse-guenza, chissà negli anni seguenti quante donne avranno rifiutato quella carica così chiacchierata.

Nell’anno 1778 è Priore dell’Oratorio, Marco Anto-nio Guglielmi fu Ludovico, egli, per placare gli animi,

si reca a Sanremo dal signor Governatore, chiedendo un’ordinanza per spostare il banco delle prioresse e riportarlo nella sua antica posizione.

Il Priore ottenuta l’approvazione dall’autorità, il giorno primo febbraio di quell’anno, davanti al notaio e a due testimoni di fama, fa trascrivere quell’ordinanza, e con quelle poche righe il banco del-le prioresse ritorna al suo antico posto, ubicato dal lato destro dello stabile in fondo, vicino alla porta,

ed i mugugni si sono placati.

Ma quel banco, come tutti gli altri arredi all’interno dell’Oratorio vecchio, hanno servito ancora solo per pochi anni, poiché già nel 1782 nell’Oratorio nuovo, quello esistente ancora oggi, seppur non ultimato, il buon Rettore, don Paolo Rossi, vi ha celebrato la prima messa.

Giuliano Magoni Rossi

Vallebona fine 1800, lo stabile dell’Oratorio vecchio in località “in a grilla”, dove oggi esi-ste il parcheggio ed i locali della cooperativa.

Foto archivio G.M.R.

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(Storiella con morale)

LA STIRATRICE

Nel mondo di oggi per avere successo e per ottenere riconoscimenti di ogni genere, oltre alla stima, che forse è il riconoscimento più valido, occorre fare cose ecce-zionali, stimolati da quanto ci propinano i giornali, la te-levisione, il cinema ecc.. Chi fa semplicemente il proprio dovere e lo fa anche bene, mettendoci tutta la passione e l’impegno di cui è capace, viene ignorato dal prossimo, anzi, spesso viene persino deriso, in quanto non è “furbo” come chi fa finta di lavorare o evade le tasse. La storiella che vi propongo ora vuole dimostrare che agli occhi di Nostro Signore, Giudice Supremo, chi lavo-ra con modestia e con impegno viene apprezzato senz’altro più di chi ricerca consensi facili con poca fa-tica oppure con qualche gesto eccezionale. Dopo una vita semplice e serena, trascorsa a stirare la biancheria in una tintoria, una donna morì e si trovò subito a far parte di una lunga e ordinatissima proces-sione di persone che avanzavano lentamente verso il Giudice Supremo. Man mano che si avvicinavano alla meta, udiva sem-pre più distintamente le parole del Signore. Udì così

che il Signore diceva ad uno: “Tu mi hai soccorso quan-do ero ferito sull’autostrada e mi hai portato all’ospedale; entra nel mio Paradiso.” Poi ad un altro: “Tu hai fatto un prestito senza interes-si ad una vedova, vieni a ricevere il premio eterno”. E ancora: “Tu hai fatto gratuitamente operazioni chirurgi-che molto difficili, aiutandomi a ridare la speranza a mol-ti; entra nel mio Regno!”. E così via …. La povera donna venne presa dallo sgomento perché, per quanto si sforzasse, non ricordava di aver fatto in vita sua niente di eccezionale. Cercò di lasciare la fila per avere il tempo di pensare, ma non le fu assoluta-mente possibile: un angelo, sorridente ma deciso, non le permise di abbandonare la lunga coda. Col cuore che le batteva forte, e tanto timore, arrivò davanti al Signore. Subito si sentì avvolta dal suo sorri-so. “Tu hai stirato tutte le mie camicie con impegno! Brava! Entra nella mia felicità!”. Un lavoro umile è importante quanto un gesto straor-dinario!

Riccardo Lanteri

(Angolo dell’intervista)

A LESCIA Tempo fa, al Col di Nava, durante un raduno, ho co-nosciuto una anziana donna di Acquetico, un paesino abbarbicato su una ripida collina non lontano da Pieve di Teco, e lambito dal torrente Arroscia. Parlava un dialetto molto simile al nostro, tanto che mi sono azzardato a chiederle di dirmi qualche proverbio nel dialetto di Acquetico. Lei, prontamente, mi disse: “A sa-piensa de Salumun: chi u lava a testa a l’anze, u perde a lescìa e u savun!”. A parte l’anze, che noi chiamiamo “aze”, il proverbio sembra provenire da qualche carrugio di Vallebona; ma mi ha colpito la parola ‘lescìa’ che avevo già sentito usare altre volte Inutuvu o in Castelan. La “lescìa” era un antico sistema di lavaggio della bian-cheria, nella quale si utilizzavano la cenere e l’acqua bol-lente, magari con l’aggiunta del “türchinetu”, di cui ho già scritto in una delle mie precedenti interviste. Ho comunque voluto sapere come questa Signora fa-ceva la sua “lescìa”. La faceva circa due volte all’anno, una per San Loren-zo, proprio in questi giorni, e una ai Santi, e a me sembra che si facesse così anche a Vallebona. Ed ecco come procedeva: ai suoi tempi si utilizzava una tinozza a forma cilindrica (detta “u scorsu” ad Acquetico), alta più o meno un metro, con diametro di 60-70 cm e munito, al fondo, di un rubinetto. La biancheria, insaponata, si disponeva a strati e si co-priva con un telo pulitissimo. Sopra si spargeva della ce-nere setacciata. A questo punto si versava abbondante

acqua bollente che filtrava attraverso la biancheria e, sporca, usciva poi dal rubinetto. Il procedimento veniva continuato finché l’acqua che veniva fuori dal rubinetto non era pulita. Si lasciava raf-freddare, poi si toglieva il telo e si sciacquava, con acqua corrente, la biancheria. Essa risultava, con questo siste-ma, pulita e profumata. Per sciacquare la biancheria molte donne preferivano portarla nei lavatoi , che si possono vedere ancora in al-cuni nostri villaggi, e anche a Vallebona, alla fontana vecchia. Questo procedimento non viene ormai più pra-ticato; ormai si usano le lavatrici o addirittura si porta la biancheria da lavare in tintoria … La Signora mi ha poi elencato alcuni proverbi locali, cioè acquetichensi, che io ho maldestramente dimenticato, tranne un paio che ora vi propongo: “Ai cüriusi ghe va fretau u cü d’agliu” (meglio non tradurlo …) “Pè cunservà a sa, drente che va messu: süu de can-tunèi, lacrime de becalin e umbra de campanin” (per con-servare il sale dentro ci va messo: sudore di cantonieri, lacrime di beccamorto e l’ombra del campanile); è un proverbio sarcastico perché queste cose non esistono e il sale si conserva senza metterci niente dentro.

Riccardo Lanteri

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Il Nostro Mondo N. 94 ANNO 20 – 10 Agosto 2015 (San Lorenzo 2015)

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UNA EBREA DIVENTATA SUORA

Il 12 ottobre 1891 Edith Stein, nasce a Breslavia, in Po-lonia, da genitori ebrei. Viene educata alla fe-de ebraica dalla madre, ma con il tempo Edith ha una crisi di fede e di smarrimento interiore, per cui intraprende gli studi di filosofia. E’ dotata di straordinaria in-telligenza e si laurea a pieni voti, facendosi

notare da un filosofo polacco, Edmund Husserl, che la assume come assistente. Da allora Edith si dichiara atea e si dedica alla ricerca della verità. Durante la prima Guerra mon-diale perde la vita al fronte un altro filosofo famo-so, Adolf Reinach, e sua moglie chiede a Edith di riordinare i manoscritti del marito defunto. Fu così che Edith ha il suo primo incontro con la nostra religione, e comprende finalmente che la vita è dono, per cui le pare di “rinascere”. Legge la “vita di Santa Teresa d’Avila” e il giorno dopo, senza esitare, si reca in una chie-sa cattolica per assistere alla messa. Al termine ha un lunghissimo colloquio con il sacerdote e decide di iniziare la preparazione al battesimo, che avverrà nel 1922. Successivamente, un 15 ottobre del 1934, fe-sta di S.Teresa d’Avila, entra in un convento con il preciso intento di aiutare il suo popolo ebreo a sopportare le pene inflitte loro dal re-gime nazista. L’anno seguente riveste l’abito monacale e as-sume il nome di Teresa Benedetta della Croce e

prende i voti nel 1938, alla viglia della 2^ guerra Mondiale. Finalmente Edith, anzi, Teresa Benedetta, può dare un sollievo morale al suo popolo, facendosi internare nel campo di concentramento di Ausch-witz-Birkenau. Infatti il 2 Agosto 1942, insieme alla sorella Ro-sa, viene trasportata al lager; a chi le chiede dove vanno, lei risponde: “Andiamo per dare sollievo al nostro popolo!” La sua presenza nel lager fu, come attestarono alcuni superstiti, una benefica rugiada di consola-zione per gli altri deportati. Il 9 Agosto viene introdotta nella camera a gas di quel campo di sterminio. Padre Bomberg, un frate dominicano che la conobbe in quei giorni, disse che in lei traspariva una grande forza so-prannaturale: era la forza di Cristo presente nei martiri. Beatificata nel 1987,fu canonizzata nel 1998 da Papa Giovanni Paolo II°, che l’ha proclamata co-patrona d’Europa con Santa Caterina da Siena e Santa Brigida di Svezia. Mi piace ricordare questa Santa perché la sua fest a ricorre proprio la vigilia di San Lorenzo, lo stesso giorno in cui, quattro anni dopo, mia madre diede alla luce un piccolo essere che, forse per-ché rideva sempre, volle chiamare Rirì..

Riccardo Lanteri

ANGOLO DEI GIOCHI

IL GIRAMONDO

Avete calcolato in quanto tempo i 100 gatti catturano i 100 topi? Beh, sempre in 5 minuti!

Ora ditemi: chi è che fa il giro del mondo rimanendo fermo in un angolo?

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Hanno collaborato a questo numero: Don Salvatore, Camillo Davide, Lanteri Riccardo, Magoni Rossi Giuliano. - FOTOCOPIATO IN PROPRIO OFFERTA LIBERA

Località del basso Piemonte, estate dei primi anni sessanta, Un gruppo di Vallebonesi partecipanti ad una gita, organizzata da Narciso Taggiasco, dopo la cena al sacco si è messo in posa per la foto ricordo.

Foto Archivio G.M.R

Vallebona 1994, sembra sia trascorsa soltanto qualche settimana da quando questi “ragazzi” Valle-bonesi della classe 1944, hanno festeggiato i loro primi cinquant’anni. Citando la parola “settimana”, riporto un detto, molto riflessivo, usato sovente dai nostri antenati: “Giuvedì arivau… setemana fenia”. Giovedì arrivato…Settimana terminata.

Foto Archivio G.M.R