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PARROCCHIA di FARRA di FELTRE Telefono 0439 302502 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB BL La Martinella PREPARARE IL NATALE Nella storia della salvezza l’Avvento coincide con quel periodo nel quale l’umanità rappresentata dal popolo ebreo custodì la promessa che sarebbe venuto il Messia, credette nella sua venuta, sperò e visse nell’attesa della sua venuta. A nche nella storia della nostra personale salvez- za l’Avvento si identifica nell’attesa del momento in cui il Signore si fa a noi presente e ci manifesta la sua volontà. Certo, il Signore verrà alla fine dei tempi, ma già nella vita di ogni uomo viene spesso; direi che il Si- gnore ci passa vicino e ci chiama, ad ogni istante. Egli ci appare nelle vesti di un povero, di un malato, di un carcerato, di un concorrente ac- canito, di un vicino petulante, di un parente insopportabile. Si fa sentire nelle sventure, nelle delusioni, nelle prove, nel dubbio, negli insuccessi ed anche nelle gioie. Egli infatti conferma di esserci vi- cino sempre, anche nella gioia, nel- le consolazioni, nella salute fisica e morale, nella tranquillità del lavoro ed economia, nell’amore che rice- viamo e che riusciamo a dare. Come vivere dunque il nostro Avvento? Come prepararci al Nata- le? Volgendo lo sguardo del nostro spirito a Lui, che si manifesta anche a noi, sulla nostra strada, nella no- stra vita, come nella vita del nostro prossimo e del mondo intero. Per chi ha fede vera è facile riconoscere il dito di Dio negli avvenimenti. Vivere il nostro Avvento signifi- ca quindi interpretare, i “segni dei tempi” che viviamo sono appelli che il Padre, con la sua Grazia, ci mette davanti perché vediamo quanto ha preparato e quanto si aspetta da noi qui e oggi. Se noi viviamo ogni giorno con questo desiderio, di fare quanto lui si aspetta, saremo prepa- rati, celebreremo con una gioia ben più consapevole il Natale 2017 e avremo anche la nostalgia dell’ulti- mo Natale, quello della vita eterna. U.G. I SIMBOLI DEL NATALE Tra i simboli familiari del Natale sono presenti il presepe, l’albero nata- lizio, la figura di Babbo Natale, il ca- lendario dell’Avvento, lo scambio di auguri e di doni. Il presepe, derivato da rappresen- tazioni medievali, reso vivente da San Francesco d’Assisi è una ricostruzio- ne figurativa della nascita di Gesù ed è una tradizione particolarmente radicata in Italia. L’albero di Natale è un abete sempreverde addobbato con pic- coli oggetti colorati: luci, festoni, dolciumi, piccoli regali impac- chettati e altro. Le origini vengo- no fatte risalire al mondo tedesco nel XVI secolo Verso il secolo XI si diffuse nell’Europa del Nord l’uso di allestire rappresentazioni sacre di episodi tratti dalla Bibbia. Nel periodo d’Avvento, una rap- presentazione molto richiesta era legata al brano della Genesi (cap. 2) sulla creazione. Per simboleg- giare l’albero «della conoscenza del bene e del male» del giardino dell’Eden si ricorreva nel Nord Euro- pa ad un abete sul quale si appende- vano dei frutti. La prima documenta- zione certa risale al 1512 in Alsazia. Babbo Natale, presente in molte culture, è un anziano dalla barba bian- ca che distribuisce i doni ai bambini, di solito la sera della vigilia di Natale. Deriva dalla figura storica di san Nico- la di Bari, ma nella sua forma moder- na si è diffuso a partire dal XIX secolo negli Stati Uniti: un ruolo importante nella definizione della sua figura ebbe la poesia A Visit from Saint Nicholas, pubblicata nel 1823 e attribuita allo scrittore newyorkese Clement Clarke Moore, nella quale Babbo Natale ven- ne proposto ai lettori con le fattezze che oggi conosciamo. Le musiche natalizie. Molte tradi- zioni natalizie sono infine legate alla musica. I canti natalizi sono diventati universali, come Adeste fideles, Tu scendi dalle stelle, Quanno nascette Ninno, Jingle Bells, Les anges dans nos campagnes, Astro del Ciel, O Tannenbaum. n n. 6 - Dicembre 2017 / Gennaio 2018 NACQUE GESù A BETLEMME DI GIUDEA

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PARROCCHIA di FARRA di FELTRE ● Telefono 0439 302502Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB BL

La Martinella

PREPARARE IL NATALENella storia della salvezza l’Avvento coincide con quel periodo nel quale l’umanità rappresentata dal popolo ebreo custodì la promessa che sarebbe venuto il Messia, credette nella sua venuta, sperò e visse nell’attesa della sua venuta.

Anche nella storia della nostra personale salvez-za l’Avvento si identifica nell’attesa del momento

in cui il Signore si fa a noi presente e ci manifesta la sua volontà.

Certo, il Signore verrà alla fine dei tempi, ma già nella vita di ogni uomo viene spesso; direi che il Si-gnore ci passa vicino e ci chiama, ad ogni istante. Egli ci appare nelle vesti di un povero, di un malato, di un carcerato, di un concorrente ac-canito, di un vicino petulante, di un parente insopportabile.

Si fa sentire nelle sventure, nelle delusioni, nelle prove, nel dubbio, negli insuccessi ed anche nelle gioie.

Egli infatti conferma di esserci vi-cino sempre, anche nella gioia, nel-le consolazioni, nella salute fisica e morale, nella tranquillità del lavoro ed economia, nell’amore che rice-viamo e che riusciamo a dare.

Come vivere dunque il nostro Avvento? Come prepararci al Nata-le? Volgendo lo sguardo del nostro spirito a Lui, che si manifesta anche a noi, sulla nostra strada, nella no-stra vita, come nella vita del nostro

prossimo e del mondo intero. Per chi ha fede vera è facile riconoscere il dito di Dio negli avvenimenti.

Vivere il nostro Avvento signifi-ca quindi interpretare, i “segni dei tempi” che viviamo sono appelli che il Padre, con la sua Grazia, ci mette davanti perché vediamo quanto ha preparato e quanto si aspetta da noi qui e oggi. Se noi viviamo ogni giorno con questo desiderio, di fare quanto lui si aspetta, saremo prepa-rati, celebreremo con una gioia ben più consapevole il Natale 2017 e avremo anche la nostalgia dell’ulti-mo Natale, quello della vita eterna.

U.G.

I SIMBOLI DEL NATALETra i simboli familiari del Natale

sono presenti il presepe, l’albero nata-lizio, la figura di Babbo Natale, il ca-lendario dell’Avvento, lo scambio di auguri e di doni.

Il presepe, derivato da rappresen-tazioni medievali, reso vivente da San Francesco d’Assisi è una ricostruzio-ne figurativa della nascita di Gesù ed è una tradizione particolarmente radicata in Italia.

L’albero di Natale è un abete sempreverde addobbato con pic-coli oggetti colorati: luci, festoni, dolciumi, piccoli regali impac-chettati e altro. Le origini vengo-no fatte risalire al mondo tedesco nel XVI secolo Verso il secolo XI si diffuse nell’Europa del Nord l’uso di allestire rappresentazioni sacre di episodi tratti dalla Bibbia. Nel periodo d’Avvento, una rap-presentazione molto richiesta era legata al brano della Genesi (cap. 2) sulla creazione. Per simboleg-giare l’albero «della conoscenza del bene e del male» del giardino

dell’Eden si ricorreva nel Nord Euro-pa ad un abete sul quale si appende-vano dei frutti. La prima documenta-zione certa risale al 1512 in Alsazia.

Babbo Natale, presente in molte culture, è un anziano dalla barba bian-ca che distribuisce i doni ai bambini, di solito la sera della vigilia di Natale. Deriva dalla figura storica di san Nico-la di Bari, ma nella sua forma moder-na si è diffuso a partire dal XIX secolo negli Stati Uniti: un ruolo importante nella definizione della sua figura ebbe la poesia A Visit from Saint Nicholas, pubblicata nel 1823 e attribuita allo scrittore newyorkese Clement Clarke Moore, nella quale Babbo Natale ven-ne proposto ai lettori con le fattezze che oggi conosciamo.

Le musiche natalizie. Molte tradi-zioni natalizie sono infine legate alla musica. I canti natalizi sono diventati universali, come Adeste fideles, Tu scendi dalle stelle, Quanno nascette Ninno, Jingle Bells, Les anges dans nos campagnes, Astro del Ciel, O Tannenbaum. n

n. 6 - Dicembre 2017 / Gennaio 2018

NAcquE gESù A bEtlEmmE di giudEA

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2 – La Martinella – n. 6 – 2017

APPuNTAMENTIPER dicEmbRE E gEnnAio

Solennità dell’Immacola-ta (venerdì 8 dicembre): è la Festa dell’Azione Cattolica e di tutti gli operatori pastorali della parrocchia che rinnoveranno il loro impegno nella solenne S. Messa delle ore 10. La solennità sarà preparata da una veglia di preghiera, di adorazione e insegnamento la vigilia, giovedì 7 dicembre alle ore 20.30.

Veglia cittadina con confes-sioni per Natale in data da definire.

Concerto di Natale della Banda di Feltre il giorno 26 dicem-bre alle ore 20.30 in chiesa.

Gita dei presepi venerdì 29 dicembre.

Solennità dell’Epifania (venerdì 6 gennaio 2018) festa dei Re Magi e benedizione di tutti i bambini.

Settimana per l’unità del-la Chiesa (18-25 gennaio). Dal 18 al 25 gennaio i cristiani prega-no per l’Unità dei Cristiani. Nel passato si pregava per il ritorno all’unità dei fratelli protestanti, anglicani e ortodossi. Quest’anno preghiamo, in modo particolare, per essere uniti tra cattolici. Venti di disobbedienza, di critiche in-giustificate, di chiusure mentali turbano la concordia nella nostra Chiesa cattolica. Di nuovo si riac-cende l’opposizione tra gli scribi ed il Vangelo, tra alcuni che si cre-dono perfetti ed il Papa. Amare il Papa, amare i fratelli, imitare la testimonianza. Comprendere che non sono le regole che hanno sal-vato il mondo ma Cristo e i Santi che lo hanno imitato.

Festa di don Bosco (sabato 27 gennaio 2018): è la festa della Scuola dell’Infanzia don Bosco e di tutti gli ex alunni. n

mAi l’AnimA SI SvuOTIPrevenire una malattia dell’anima

“La speranza, non è virtù per gen-te con lo stomaco pieno”. Il 27 set-tembre, il Papa, in Udienza genera-le, è tornato a parlare di speranza, e dei suoi nemici. Perché la speranza ha i suoi nemici. E quello più gran-de, su cui Francesco si è concentra-

to, è l’accidia. Parola poco usata nel linguaggio quotidiano, e il cui signi-ficato è da molti forse dimenticato.

Accidia, è la “tristezza del bene” (san Tommaso d’Aquino), pecca-to capitale diffuso, e però, magari, nemmeno riconosciuto. L’indiffe-renza, il vuoto, la noia di chi, ada-giato in ciò che ha, non desidera più niente, non aspetta. L’opposto del-la speranza, che, appunto, è la virtù di chi non ha lo stomaco pieno, e si mette in cammino. I poveri, i mi-granti che fuggono dalla miseria e

Diario liturgico di DicembreNOTA: Le intenzioni applicabili nelle Sante Messe sono legate al numero dei sacerdoti presenti, in quanto ogni sacerdote può applicare una intenzione per ogni Santa Messa celebrata o concelebrata.

Per imparare a vivere ci vuole tutta una vita.

Peccato che, dopo aver imparato,

bisognerà morire.

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La Martinella – n. 6 – 2017 – 3

dalla guerra per i loro figli, sono fi-gura della speranza. Quella speran-za degli uomini che meraviglia per-fino Dio, ha detto il Papa citando il poeta Charles Peguy: «Che quei poveri figli – scriveva Peguy – veda-no come vanno le cose e che creda-no che andrà meglio domattina».

Accidia, è avere «un’anima vuo-ta». E il «demone del mezzogior-no» che infiacchisce e assopisce. È quando «le giornate diventano monotone e noiose e più nessun va-lore sembra meritevole di fatica». Accidia, «che erode la vita dall’in-terno fino a lasciarla come un invo-lucro vuoto». E papa Francesco ha fatto l’esempio di un giovane ricco, che abbia già tutto, e più niente da desiderare. E ha commentato: «A volte, avere tutto dalla vita è una sfortuna». Viene da pensare a certi ragazzi delle nostre cronache, che dalla noia sono tratti in giochi cru-deli di violenza. Vien da pensare a certa parte di noi d’Occidente, sazi, seduti, inebetiti sui social network in mille parole vuote. E, all’opposto, a quel movimento possente, epocale di migranti che sfidano il deserto e il mare, e bussano, alle porte.

L’accidia, ha continuato France-sco, è un rischio da cui nessuno può dirsi escluso. Il «demone del mez-zogiorno» intorpidisce, toglie luci-dità. Non si sa più perché si sia tri-sti, e perché ogni giorno tutto sem-bri uguale. Non che si sia diventati cattivi. Ma, continuava il poeta Pe-guy nello stesso “Portico del miste-ro della seconda virtù”, «C’è qual-cosa di peggio che avere un’anima cattiva. L’avere un’anima abituata. Si sono visti i giochi incredibili del-la grazia e le grazie incredibili della grazia penetrare un’anima cattiva e anche un’anima perversa, e si è vi-sto salvare quel che sembrava perso. Ma non si è mai visto bagnare quel che era verniciato, non si è visto at-traversare quel che era impermeabi-le, non si è visto intridere quello che era abituato».

Anime impermeabili, anime blin-date. Sazie abbastanza da non desiderare, da non commuo-versi, da non riconoscere Dio nel volto degli uomini. Sazie da non stupirsi, e da non ave-re pietà. (Somiglia, questa an-titesi fra speranza ed accidia, all’urto di mondi cui assistia-mo, fra quelli delle barche e quelli che rabbiosamente gri-dano: “Fuori!”).

E tuttavia riguarda personalmente anche noi “l’anima vuota” di cui dice il Papa. Ci riguarda se siamo spesso tristi, senza capire perché. Chi non spera è triste, perché non attende nul-la. Una tristezza come una palude, in cui si sprofonda quasi senza accorger-sene. (Che abbia a che fare, la dimen-

ticata accidia, con la attuale diffusio-ne epidemica della depressione?)

Ma come trarsi da questa fanghi-glia, con le proprie forze? Francesco suggerisce una preghiera semplice, di poche parole: “Signore Gesù Cristo, figlio di Dio vivo, abbi pietà di me peccatore”. È la preghiera del “Pel-

legrino russo”. Quelle parole venivano ripetute continua-mente come un respiro, come una porta dischiusa alla gra-zia. Come un raggio di luce secante nell’ombra del vuoto dell’anima; delle anime non cattive, ma impermeabili; delle anime abituate, che non si lasciano incontrare da Dio.

Marina Corradi

Diario liturgico di gennAioNOTA: Le intenzioni applicabili nelle Sante Messe sono legate al numero dei sacerdoti presenti, in quanto ogni sacerdote può applicare una intenzione per ogni Santa Messa celebrata o concelebrata.

Felice NataleNoi Sacerdoti e Suore della Parrocchia

auguriamo a voi, Parrocchiani e Lettori, Buon Natale e Buon Anno. Chiediamo venia

per quanto è mancato da parte nostra, e vi chiediamo l’aiuto della preghiera per fare meglio, invocando su di voi una speciale

Benedizione di Dio.

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4 – La Martinella – n. 6 – 2017

APPuntAmEnto AllA rEcITA DI NATALE

Natale insieme

Natale per sognare Natale per capire Natale da vivere insieme

Come di consuetudine

GRANDE FESTA DI NATALE Auditorium delle Canossiane LUNE-Dì 18 DICEMBRE 2017 alle ore 19.00.

L’evento dedicato alle famiglie di tutti i bambi-ni della Scuola dell’Infan-zia Don bosco.

AlbERo di NATALENon è Natale senza  un

albero… e quest’ anno la nostra scuola dà libero sfogo alla creatività rea-lizzando un bellissimo al-bero di Natale  presso la GELATERIA DELLA CORTE – FELTRE

Questo gesto che la

nostra scuola compie, è per ringraziare la Gelate-ria Dalla Corte che ogni anno offre ai nostri bam-bini il suo gustoso e buo-nissimo gelato.

San Bonifacio diceva:“L’albero è il rinnovarsi

della vita, è il segno di una vita senza fine, poiché le foglie sono sempre verdi”.

un nuovo PRogEtto DANzA EDucATIvA

Quest’anno per i nostri bambini abbiamo pensato di introdurre e sperimen-tare un nuovo progetto sulla danza educativa e posturale.

Attraverso la danza educativa i bambini sia maschi che femmine di tutte e tre le età (3-4-5 anni) sperimentano un lavoro di ricerca conosci-tiva, artistica e scientifica sul proprio corpo.

Il progetto è struttura-to nel seguente modo:

Tempi di realizzazione: Ottobre – dicembre a ca-denza settimanale

Inizio del progetto: Giovedì 5 ottobre in mat-tinata.

Totale delle lezioni: 12 Destinatari: tutte e 3

le età (3-4-5) della Scuo-la dell’Infanzia – ciascun

gruppo lavorerà circa 50 minuti.

Personale coinvolto: Insegnante Anna Argenti.

Esperto esterno con esperienza nel settore e at-titudine alla realizzazione di percorsi di danza edu-cativa.

Alla conclusione di

questo progetto i bam-bini si esibiranno in un saggio finale la sera della recita di Natale, guidati dall’ insegnante.

PER fEstEggiARE L’AuTuNNO

Martedì 31 ottobre presso il salone dell’acco-glienza della nostra scuola con tutti i bambini abbia-mo festeggiato la:

festa della zuccaLe mamme hanno col-

laboratoro portando dei buonissimi dolci di zuc-ca e la cuoca renata per il pranzo ci ha deliziato con un menù a base di zucca. Il progetto di questo anno scolastico 2017/2018:

NEwS dAllA scuolA DELL’INfANzIA

ADDOBBI DI NATALE cON I gENITOrIIl Natale è alle portedi addobbi la nostra scuola vogliamo rivestiree i nostri bimbi far divertire!il lavoro c’è per tutti assieme ci possiamo trovare e la data non dobbiamo scordare: 1 dicembre è la serata alle 20.30 è l ora confermata,lasciamo a casa i pensieri

perché faremo altri mestieri portiamo a tutti un sorrisostampato sul nostro visoper due ore in allegria e tutti in compagnia.Non perdiamo l’avvenimento per il grande divertimento oh… oh… oh…le date per il coro natalizio dei genitori proporremmo tutti insieme canteremo e i nostri bambini felici faremo!!!

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La Martinella – n. 6 – 2017 – 5

ELETTI I NuOvI rAPPrESENTANTI

“Sezione Mongolfiera” (Maestra Beatrice)Battistel Tamara mamma Di Taita Leonardo Nr.Cell: 3387497954De Marco Sabrina mamma Di Raveane Maria Nr.Cell: 3495560872

“Sezione Palloncini” (Maestra Elena )Stefani Chiara mamma di Zannin Linda Nr.Cell: 3271788658Dal Magro Giuliano papà di Dal Magro Anna

Nr.Cell:3490899156

“Sezione Aquilone” (Maestra Martina)

De Bacco Serena mamma di Gelli Ethan Nr.Cell: 3402166054Caddeo Sheila mamma di Ardizzon Mattia Nr.Cell: 3497787049 “Sezione Primavera” (Maestra Ana E Suor Priscilla)

Dal Zot Tamara mamma di Turrin Martino Nr.Cell:3486120027

lE sfumAtuRE DELLE STAgIONIè Il progetto di questo anno scolastico 2017-2018

Questo progetto nasce dal desiderio di esplora-re insieme ai bambini il mondo circostante, così come si modifica e tra-sforma nella ciclicità delle stagioni.

I bambini imparano ad amare e rispettare le bellezze naturali in tutti i loro aspetti conoscendo le stagioni, il loro susseguir-si, le caratteristiche che ne contraddistinguono i cambiamenti.

Venerdi’ 6 novembre e’ arrivata nella nostra scuo-la un personaggio molto carino e simpatico…

è AuTuNNO…Il cielo è grigio con tante nuvole, non è freddoma tira un vento che soffia… soffia... soffia…fa cadere dai rami degli alberi tutte le foglie. Per fortuna volando di qua e di là,ho trovato una finestra aperta ed eccomi qui insieme a voi cari bambini!!!Io sono “Nina la fogliolina” sono tanto simpatica e carina…sono venuta qui per farvi conoscere la stagione dell’autunno con tutti i suoi colori, frutti e animali.Io rimarrò qui con voi per tutta questa stagione.

modi di DIrEAlcune mamme mo-

derne si scambiano qualche opinione

sui figli. Una dice: “io non lo battezzo. Sarà lui a deci-dere da grande”. L’altra di rincalzo: “Io non lo man-do a catechismo dai preti, perché lo condizionano nelle sue libertà”. Una ter-za afferma la libertà del figlio a crescere come gli aggrada: “sarà lui che ca-pirà ciò che è bene per il suo domani, io non lo vo-glio condizionare.” Altre mamme aggiungono ben altro di peggio.

Analizziamo un tanti-

no queste strane logiche. Anzitutto la tua cre-

atura è nata maschio o femmina, senza che tu de-cidessi proprio nulla. Ha ricevuto un temperamen-to che non dipende da nessuno. I bambini non nascono perfetti. Sono come animaletti che han-no bisogno di tutto: di affetto, di latte, di atten-zioni continue. L’uomo è la creatura che, tra gli ani-mali, matura sempre più in ritardo.

Al tuo bambino hai dato un nome che lui non ha scelto. Gli hai insegna-to i primi rudimenti del parlare umano. Lo hai educato ad essere pulito da solo; lo hai corretto quando faceva i primi capricci. Gli hai insegna-to a vivere con fratelli e sorelle, gli hai insegnato i primi rudimenti di edu-cazione umana. E senza chiedere alcun permesso a lui. Sempre nel rispetto della sua libertà.

Quando giunge l’età delle grandi scelte della vita, forse può mancare la figura dei primi maestri che sono i genitori? Essi sono maestri, ma anche educatori. Chi può av-viarli sulla via del giusto studio, del giusto lavoro, della giusta Fede? Cer-to, ci vuole tatto e crite-rio, ma ogni giovane ha bisogno di appoggiarsi a qualcuno che lo possa aiutare ad arrivare alla cima desiderata. Il pilota ha bisogno di un radar, l’alpinista ha bisogno di una guida, uno scolaro ha bisogno di un bravo ma-estro.

Lasciare che i figli si arrangino nella loro età matura può essere fatale. I pericoli del mondo sono sempre superiori alle at-tenzioni educative dei ge-nitori. Don Vittorio

Direttore di redazione: Don Virginio De Martin, Parroco

Resp. ai sensi di legge Don Lorenzo Dell’AndreaIscrizione Tribunale di Belluno n. 14/2001

Stampa: Tipografia Piave S.r.l. (BL)Grafico: www.gerardocarnimeo.it

Il corpo insegnante.

Mister Autunno

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6 – La Martinella – n. 6 – 2017

buon cuOrE Persone che in questo ultimo pe-

riodo sono venute incontro alle ne-cessità della chiesa e delle opere par-rocchiali con un’offerta in denaro.

PEr LE OPErE PArrOccHIALI, LA cHIESA E LA ScuOLA MATErNA

Le famiglie della Fusina in occasio-ne della S. Messa del 14 settembre; i genitori in occasione del battesimo di Corrent Paolo e Sofia; la famiglia in memoria di Carlo Bertelle; i ge-nitori in occasione del battesimo di Scopel Gioia; i genitori in occasione del battesimo di Perenzin Christian; Scariot Renzo in memoria della so-rella Franca; i genitori in occasione del battesimo di Turrin Sebastiano; i nonni paterni in occasione del bat-tesimo di Turrin Sebastiano; i geni-tori in occasione del battesimo di De Simone Cloe per la scuola materna; la moglie e i figli in memoria di Dal Zotto Giulio; Padovan Annamaria; un amico; vari NN.

lA sAn vincEnzo di fARRA rINgrAzIA

La San Vincenzo di Farra di Feltre desidera, a mezzo bolletti-no parrocchiale, informare tutti i parrocchiani e residenti a Farra di Feltre, quanto la Cassa Rurale di Primiero – Vanoi sta facendo per le persone bisognose da diversi anni, con contributi in denaro.

La ringraziamo noi tutti.La San Vincenzo di Farra di Feltre

PEDONA cON NOI: fArE quALcOSA DI BuONO è ANcOrA POSSIBILE

Sensibilizzare alla cul-tura del dono. Era questo l’obbiettivo della prima edizione della pedonata che si è svolta fra Farra, Mugnai e Pedavena il 30 Settembre, coinvolgendo oltre 200 persone. La festa è iniziata con la serata di apertura venerdì 29 settembre presso la sala conferenze dell’ospedale di Feltre, ed ha visto il suo fulcro sabato pomeriggio, quando il lungo serpentone di par-tecipanti ha preso il via da Farra. Al termine del percorso, di circa 5 km e immerso nella natura, i partecipan-ti, prima della cena con conseguen-te spettacolo della Banda Città di Feltre, hanno potuto ammirare lo spettacolo degli Sbandieratori Cit-tà di Feltre, che hanno contribuito a creare un clima di felicità e di festa all’interno della manifestazione.

L’organizzazione dell’evento. Tutt’altro che semplice, è stata cu-rata da me, Niccolò Boscarin e da Matteo Soppelsa, con l’aiuto non indifferente di Mirko Dalle Mulle, presidente di Aido Belluno, con cui per altro abbiamo collaborato; tre ragazzi come tanti che hanno vo-luto creare, in una tendenza indivi-dualista delle comunità, un evento che riunisse con gioia le persone e che trasmettesse la bellezza della cultura del dono, perché “chi dona vale doppio”. Abbiamo cercato di gettare le basi per un evento che speriamo entrerà a far parte della tradizione della nostra città.

Gli alimenti non consumati che erano stati acquistati sono stati do-nati in parte all’asilo Don Bosco di Farra, e in parte alla mensa solidale di Feltre “Il Pane Quotidiano”, che garantisce un pasto caldo a chi un pasto caldo non ha, mentre il rica-vato, circa 500 euro, è stato donato all’associazione “Noi con Voi” che aiuta i bisognosi nel territorio fel-trino, senza alcuna distinzione.

Colgo l’occasione per ringraziare di cuore, anche a nome di Matteo

Soppelsa e di Mirko Dalle Mulle, tutti, associazioni, volontari, spon-sor e soprattutto i partecipanti, che hanno creduto in noi e che si sono impegnati con il solo obbiettivo di aiutare il prossimo.

Per info [email protected]

Niccolò Boscarin

HAnno RicEvuto il SAcrAMENTO DEL BATTESIMO

TURRIN SEBASTIANo, figlio di Matteo e di Tamara Dal Zot, resi-denti in via Pederore, il 7 ottobre.

DE SIMoNE CLoE, figlia di Die-go e di Silvia Erimacea, residenti in via Cassie, il 21 ottobre.

in occAsionE dEl BATTESIMO di miA fIgLIA

21 ottobre 2017Oggi per noi è un giorno speciale e

molto atteso, siamo felici di presenta-re la nostra piccola alla comunità e di condividere la nostra gioia.

Preghiamo il Signore affinché pro-tegga la nostra famiglia e ci sorregga nei momenti difficili.

Seguendo gli insegnamenti che ci ha dato Gesù metteremo tutto il no-stro impegno per essere dei genitori attenti e responsabili.

Ringraziamo per il Santo Battesi-mo di Cloe e offriamo un contribu-to per l’asilo don Bosco, a noi tanto caro, istituzione in cui crediamo fer-mamente e di cui condividiamo il messaggio educativo.

Silvia, Diego, Sophie e Cloe

cRonAcA di cOMuNITà

Avviso dellA s. vincenzo

La partenza della peDona.

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La Martinella – n. 6 – 2017 – 7

i volontARi ALPINI sEmPRE in PrIMA fILA

Ma come… non sono partiti gli Alpini da Feltre? E quei cappelli con le piume che si ve-

dono là in mezzo alla gente davanti alla chiesa? Certo non sono in divi-sa, ma sono loro, i volontari.

Han sentito che in qualche parte del mondo c’è qualcuno che sof-fre, e sono là per aiutarli, sempre… maledettamente Alpini. Mi avvici-no e “guarda – mi sento dire – col freddo che c’è questo è talmente pieno di brosa, che sembra appena venuto fuori dalla Russia”, mi dice serio uno di loro. Osservo il mio interlocutore, un paio di mani forti e rugose, dentro un bambinello di gesso: “il Bambin Gesù.” La frase mi rimane dentro e penso, non per nulla quel paio di mani rugose ha parlato di Russia. “Ne prendo due!” – gli dico. Quello, con passo deci-so va verso l’amico e gli dice: “lui ne vuole due!” Li osservo mettere su carta di giornale le due statuine, come fosse parte di loro. E penso al nipotino che ha rotto i piedi al Bambinello.

L’altro, l’ho messo sotto la luce nel comodino. Nell’oscurità della stanza ho ripensato all’episodio, e mi son detto: in quel binomio, sia il Piccolino, come l’altro, non pote-vano essere messi assieme meglio di così. E mi sono addormentato sere-namente e con gli occhi lucidi.

Vittore Grisot

lE APP gRAtuitE cOSTANO PArEccHIO

La parola “gratis”, da sempre, attira la nostra attenzione. Ma, come sicuramente sa-pete già, non tutto ciò che

viene presentato come gratuito lo è davvero. Nel mondo digitale chi ci offre qualcosa gratis lo fa perché co-munque ci guadagna o ci guadagne-rà. Come? Vendendoci pubblicità o, peggio, spiandoci e rivendendo al mercato pubblicitario i dati su ciò che vediamo, ascoltiamo e faccia-mo sui social e su internet o con le app che installiamo sugli smartpho-ne. Per non parlare di app con gio-chi apparentemente gratuiti come Clash Royale e Clash of Clans sui quali anche in Italia ha lanciato l’al-larme il Garante per l’infanzia.

Questi giochi via app sono infatti costruiti apposta per tenervi attac-cati il più a lungo possibile attraver-

so sfide sempre più difficili. Così difficili che a un certo punto avete davanti solo due possibilità: ab-bandonare il gioco o comprare degli “aiu-tini”. Così ciò che sembrava un gioco gratuito e innocuo si trasforma in una macchina mangia-soldi.

Non è finita qui: domenica scorsa il prestigioso quotidia-no inglese Times ha

dedicato l’articolo di apertura della sua edizione domenicale (denomi-nata Sunday Times, “la domenica del Times”) a una denuncia molto importante: “in Inghilterra e Gal-les circa 450mila bambini giocano d’azzardo. E molti lo fanno attirati da giochi che utilizzano come esca personaggi dei cartoni animati. La commissione di gioco e l’Autorità che controlla la pubblicità hanno ordinato alle società che offrono questo tipo di «giochi» di rimuo-verli immediatamente.

Se pensate che il problema sia solo dei ragazzi inglesi, vi sbagliate. Secondo una ricerca dell’Università di Padova e dell’European Institute for Science media and democracy, «il 99% delle app scaricate dai ra-gazzi sono pericolose». Per scoprir-lo il team di ricerca padovano ha fatto installare sui cellulari di 84 ra-gazzi, di età compresa tra i 13 e i 17 anni – con la complicità dei genitori – un software che ha controllato per mesi il loro comportamento. E così hanno scoperto che i ragazzi hanno scaricato in pochi mesi mediamente 42 app a testa e che di queste ben il 99,1 % erano potenzialmente peri-colose. Alcune potevano controlla-re la telecamera degli smartphone, altre rubavano informazioni perso-nali, come ad esempio quello che facciamo sul web e social, i posti che visitiamo e la lista degli amici. Alla fine, la morale è sempre la solita: non fidatevi di chi vi offre tutto gra-tis o facili guadagni. Ricordate che nel mondo digitale quando vi offro-no qualcosa di gratis significa che il prodotto (da vendere e sul quale fare soldi) siete voi.

(Mondi digitali di Gigio Rancilio - Da Popotus, Avvenire 24.10.2017)

Cipolat Paolo e Centa Carla il giorno delle loro nozze d’oro, il 22 ottobre scorso.

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8 – La Martinella – n. 6 – 2017

Nei giorni 11 e 12 novem-bre la comunità parroc-chiale si è raccolta come da tradizione attorno al

patrono San Martino e in questa occasione si è desiderato celebra-re anche il 100° anniversario della fondazione della nostra Parrocchia.

E’ stato bello in questa circostan-za pensare che la nostra parrocchia è nata in un momento di grandi difficoltà di ogni tipo: dalla guer-ra, all’occupazione, alla povertà economica, e tante di sicuro ne ha incontrate in seguito, ma sempre le persone hanno saputo risvegliare

le loro energie per rispondere alle sfide e ai problemi concreti di ogni epoca e allo stesso tempo tener viva la fiamma della fede. E forse allo-ra non è un caso che sia stato scelto anche Martino tra i santi protettori.

La preparazione spirituale alla festa è iniziata con la Santa Messa del sabato, in cui don Vittorio ha ricordato soprattutto ai bambini i fatti e le virtù più importanti legate alla vita del santo. Ad essa è segui-ta una veglia di preghiera con inse-gnamento tenuto da Don Claudio Centa. Già nei giorni precedenti durante gli incontri di catechismo era stata più volte ripresa la figura di questo santo che ci invita e ci aiuta a camminare dietro a Gesù, a “mettere i piedi dove li ha messi Gesù”, avvicinando le tante povertà del mondo che ci circonda.

Domenica mattina è stata la volta della celebrazione eucaristica solen-ne, resa ancor più ricca dalla parte-

cipazione della Schola cantorum. Ad essa è seguito il festoso pran-

zo comunitario, che si è rivelato un momento semplice ma prezioso per sentirsi ancor più comunità, che cerca di camminare insieme pur nella diversità di doni e carismi. Il pomeriggio è stato animato dalla proposta di molti giochi coinvol-genti, in cui grandi e piccoli hanno voluto dimostrare la loro abilità cimentandosi sia nelle impegnati-ve “pignatte” preparate dal gruppo giovani, sia nel divertente e inusua-le ”rompi i piatti”, sia nelle sfide più tradizionali. Il tutto nel contorno

di mercatini di antiqua-riato e delle immancabi-li castagne.

In serata c’è stata la conclusione della festa con la splendida proie-zione della Video-guida “Victoris et Coronae Legenda” di Orazio De Mas. Certamente una video-guida che non tutti coloro che sono abituati alle telenovelle, potevano immaginare e gustare immediata-mente. Ma molto ap-prezzata dai presenti. La serata è stata allietata

dalla presenza della nostra sempre apprezzatissima Schola Cantorum di Farra.

Monica

SvILuPPI ALLA MENSA SOLIDALE “IL PANE quOTIDIANO”

Il 3 Aprile di quest’anno è ini-ziato un servizio mensa gratui-ta per persone in difficoltà grazie all’Istituto Carenzoni Monego che ha concesso in via provvisoria parte del refettorio dell’Istituto.

La mensa è stata gestita a turno da Volontari che provengono dal-la città e dai dintorni, coordinati da Noi con Voi. Essi si sono spesi con grande amore e generosità. La mensa è rimasta aperta tutte le sere, festività comprese, dalle ore 18,30 alle 19,30.

Le spese di gestione e di comple-

tamento dei pasti sono state accol-late all’organizzazione NCV aiuta-ta dall’Associazione TILT.

Il 31 dicembre prossimo scadrà la convenzione per l’uso del locale.

Però l’iniziativa della mensa non sarà sospesa. In accordo con l’As-sessorato ai problemi sociali del Comune e con il Centro Servizi Volontariato provinciale, e con le parrocchie cittadine si sta indivi-duando una struttura più idonea allo scopo.

Noi con Voi

100 ANNI sotto il mAntEllo di SAN MArTINO

Volontarie al tavolo del mercatino

Due dei volontari addetti all’organizzazione

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La Martinella – n. 6 – 2017 – 9

il nostRo PAPA LucIANI (giovAnni PAolo i) è stato riconosciuto venerabile. La gioia di tutta la diocesi è stata manifestata dal vescovo.

“Papa Francesco ha firmato il de-creto con cui dichiara “venerabile” il “nostro” Papa Luciani, in attesa della sua beatificazione e canoniz-zazione. Il complesso iter che ha avuto questo felice esito ha visto l’impegno e la passione di tanti testimoni e di persone che hanno approfondito la vicenda umana,

cristiana e ministeriale di questo nostro conterraneo.

Non avevamo dubbi circa la bel-lezza e la bontà della vita di Albino Luciani, tra le inevitabili situazio-ni difficili che egli ha attraversato. Prima di giungere a Roma come Vescovo della Chiesa che presiede nella carità tutte le altre – prenden-do il nome significativo di Giovan-ni Paolo – egli ha vissuto tra le no-stre montagne e le nostre valli, nelle nostre terre venete, con la nostra gente. Ha abitato, onorato, servito questa “casa comune”.

Ora gioiamo per queste sem-plici e profonde verità della sua e nostra storia. Questa gioia è anche un canto di gratitudine a Dio che con paterna e materna vicinanza sta donando a tutti noi, nella testimo-nianza di vita di Albino Luciani, un forte incoraggiamento, in par-

ticolare alle giovani generazioni e a chi ha motivi per guardare al futu-ro con trepidazione. Il “nostro don Albino” – come è ancora chiamato a Canale d’Agordo – ci ha lascia-to parecchi segni delle sorprese di Dio, delle sue grandi cose, del suo confidare in noi.

Ora possiamo contare anche su di lui nelle nostre difficoltà e nei nostri bisogni”.

Vescovo Renato

RicoRdAndo SuOr LuISA

Il piccolo gruppo di “donne ed amiche” di suor Luisa ha voluto ricordarla con una santa Messa. In questa occasione è stata raccolta un’offerta devoluta a contribuire alle spese per il decoro della chiesa.

Così il pensiero più che mai è an-dato alla nostra suora, ricordando quanto, assieme a suor Costanza e a suor Riccarda, curasse ogni piccolo particolare pur di rendere bella la nostra chiesa, accogliente e festosa per tutte le occasioni e celebrazioni eucaristiche.

Per tutte noi, ricordarla nella san-ta Messa e con un piccolo segno è mantenere vivo tutto il bene che ha fatto e che rimane fra noi. n

AgOPuNTurA sEnzA doloRE

Un lupo disse a Giove: “Quarche pecora dice che io rubo troppo. Ce vò un freno per impedì che inventino ste chiacchiere.” E Giove jé rispose: “Ruba meno!” (Trilussa)

“Quel che s’impara da putèl resta sempre nel servèl.” (Papa Pio X°)

“Contro la morte c’è un rimedio sicuro: condurre in ogni istante una vita immortale”. (Sertillange)

“Ogni bambino giunge con la notizia che Dio non è ancora scoraggiato degli uomini.” (Tagore)

SAPIENZA PoPolArE

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10 – La Martinella – n. 6 – 2017

Non si progredisce nella vita senza vita interiore.Per formare degli Apostoli in grado di “lavorare” con Lui, Gesù chiese loro due cose: - che stessero con Lui e che imparassero a pregare. Non si può lavorare nella Chiesa nè per la salvezza del mondo, senza imparare a pregare e senza stare con Lui. La carenza di vita interiore è la causa della debolezza delle nostre relazioni personali e delle iniziative pastorali. Ecco la ragione dell’importanza data alle iniziative qui ricordate. La scelta degli INCONTRI di preghiera, adorazione e insegnamento, e la recita quotidiana del ROSARIO sono tappe di questo cammino.

LE TAPPE DI quESTI uLTIMI MESI

Sabato 23 settembre VEGLIA DI PREGHIERA CON ADO-RAZIONE E INSEGNAMEN-TO di d. Giovanni Unterberger sulla Bibbia. Nonostante il periodo semi-estivo, la veglia è stata ben partecipata, pregata, attenta all’in-segnamento e intensa nell’adora-zione eucaristica.

Domenica 1 ottobre: è stata cele-brata la s. Messa di apertura dell’an-no pastorale. Con il coro, la pre-senza di rappresentanze di giovani e dei bambini e ragazzi del catechi-smo e con i catechisti. Alcuni gio-vani si sono impegnati a guardare “oltre”, fuori di sé, per abbracciare il mondo con un cuore più APERTO e più missionario.

Domenica 8 ottobre: Il Vescovo aveva convocato la Diocesi a Lon-garone (anniversario della catastro-fe del ’63) per lanciare la proposta pastorale dell’anno: la formazione del Consiglio Pastorale in tutte le Parrocchie. Abbiamo preso buona nota.

Venerdì 13 ottobre: a 100 anni

esatti dall’ultima apparizione a Fa-tima. La nostra parrocchia ha accol-to la proposta di un parrocchiano di celebrare nella nostra chiesa “ma-riana” questa memoria, da molti considerata importante per i risvol-ti profetici realizzatisi e ancora in atto. Rosario e Santa Messa molto partecipati.

Sabato 21 ottobre VEGLIA DI PREGHIERA CON ADORA-ZIONE E INSEGNAMENTO di carattere missionario, in sintonia con la chiesa che celebra la Giorna-ta Missionaria Mondiale. D. Augu-sto Antoniol, di rientro definitivo dal Niger, dopo 8 anni e altri 11 in Costa d’Avorio, ha lasciato la sua bella testimonianza. L’adorazione eucaristica ha concluso la veglia. Ed è il caso di ringraziare il gruppo animatore del canto, guidato magi-stralmente e con fede da Loris.

Martedì 31 ottobre RADIO MARIA ha voluto trasmettere in diretta da Farra l’ora di spiritualità con la S. Messa di tutti i Santi. L’O-ra è stata vissuta molto intensamen-te da tutti i presenti ed è stata parti-colarmente seguita dagli ascoltatori alcuni dei quali, anche lontani, han-no voluto ringraziarci. È stata una gioia spirituale per tutti noi.

11 e 12 novembre LA FESTA DI SAN MARTINO. Come gli anni scorsi la Festa è stata prepara-ta con l’attenzione a varie finalità: spirituali, comunitarie e ricreative. Riguardo a queste ultime potete leggere l’articolo a pag. 8, 100 anni sotto il mantello di San martino. Per quanto riguarda l’aspetto cultu-rale e artistico, la giornata si è con-clusa con la proiezione della nuova video-guida della storia del santua-rio degli altri due Santi Pro-tettori, Vittore e Corona (realiz-zata da Orazio Dal Mas). Se-rata indubbia-mente di gran-de qualità. La video-guida è in vendita presso il santuario. La parte spirituale è stata precedu-

ta dalla VEGLIA DI PREGHIE-RA con INSEGNAMENTO (la vita del Patrono) e breve tempo di ADORAZIONE UCARISTICA. La S. Messa del 12, gioiosamente vissuta grazie anche all’animazione del nostro splendido coro.

Domenica 19 novembre: è stata celebrata, dalle persone più sensibi-li, la GIORNATA MONDIALE DEI POVERI istituita quest’anno da papa Francesco. Al quale lascia-mo la parola:

“Chiedo ai confratelli vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi – che per vocazione hanno la missione del sostegno ai poveri –, alle persone consacrate, alle associazioni, ai movimenti e al vasto mondo del volontariato di impegnarsi perché con questa Giornata Mondiale dei Poveri si instauri una tradizione che sia contributo concreto all’e-vangelizzazione nel mondo con-temporaneo.

Questa nuova Giornata Mon-diale, pertanto, diventi un richia-mo forte alla nostra coscienza credente affinché siamo sempre più convinti che condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più pro-fonda. I poveri non sono un proble-ma: sono una risorsa a cui attinge-re per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo”

(Papa Francesco – dal messaggio per la I° giornata

mondiale dei Poveri)

cRonAcA di uN cAMMINO

Fotogramma della leggenda dei santi Vittore e Corona

Sulle nostre nevi

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La Martinella – n. 6 – 2017 – 11

14 sEttEmbRE 2017fEstA dEll’ESALTAzIONE DELLA SANTA crOcE

Anche quest’anno, come da con-solidata tradizione, alle ore 20 è sta-ta celebrata la S. Messa al Cristo alla Fusina.

Poiché per molti questo è un appuntamento significativo, no-nostante la pioggia abbondante, il comitato ha provveduto a prepara-re un luogo coperto ed accoglien-te, in modo che i fedeli potessero partecipare alla S. Messa ed al rin-fresco successivo offerto a tutti i presenti.

La S. Messa è stata concelebrata dal parroco don Virginio e da don Umberto Antoniol ed accompa-gnata dai canti della Schola Canto-rum diretta dal maestro Ivan Dalla Marta, ciò ha contribuito a creare una bella atmosfera ed è stato ap-prezzato dai numerosi partecipanti.

Le offerte raccolte durante la S.Messa e quelle pervenute succes-sivamente, in totale 200 €, sono sta-te consegnate al parroco e destina-te per il decoro della nostra chiesa parrocchiale.

Un ringraziamento particolare al Gruppo Alpini di Farra, che come sempre è presente e disponibile dandoci gratis, anche quest’anno, il tendone che ci ha permesso di fare festa all’asciutto.

Arrivederci al prossimo anno, sempre la sera del 14 settembre.

Tutta la parrocchia, fin d’ora, è invitata a partecipare a questo si-gnificativo incontro comunitario.

G.C.

un film PER NATALEUno dei film più amati reperibile su Youtube LA VITA è MERAVIGLIOSA.

È la vigilia di Natale del 1945, George Bailey si trova a un bivio della propria esistenza: la sua picco-la banca è sull’orlo del fallimento, ed egli intravede come unica solu-zione il suicidio.

George Bailey è stato un giova-ne onesto, che brama una vita fat-ta di avventure intorno al mondo e viaggi esotici. Nato in una piccola cittadina della provincia america-na, la sua vita è costellata di tanti piccoli gesti di generosità, sacrifici personali e di profonda moralità: nel 1919 si butta nell’acqua gelata salvando dall’annegamento il fra-tellino Harry, ma perdendo l’udi-to all’orecchio sinistro. Qualche mese dopo salva il signor Gowers, farmacista per cui fa il garzone, che per sbaglio aveva messo del veleno nella medicina per un bambino malato, poiché distratto e sconvol-to dalla morte del proprio figlio. Fattosi adulto rinuncia alle proprie aspirazioni personali per gestire con lo zio paterno Billy la modesta cooperativa di risparmio (la Bailey Costruzioni e Mutui), fondata dal padre. Quando il padre muore, ri-nuncia al viaggio attorno al mondo che programmava da una vita e usa i soldi risparmiati per mandare Har-ry all’università. Nel 1929 final-mente si sposa con l’amata Mary, ma proprio quando sono sul punto di partire per la luna di miele c’è il crollo della borsa (il primo dram-matico crollo di borsa mondiale) e i due novelli sposi usano il denaro per rimborsare i soci della coopera-tiva. Durante la guerra George non viene richiamato per la sua parziale sordità, ma Harry diventa un pilota della marina e viene insignito della Medal of Honor per aver salvato la vita a decine di soldati. La mattina

della vigilia di Natale, zio Billy è incaricato di versare in banca 8.000 dollari, per onorare una scadenza di pagamento; mentre sta parlando, perde di vista il denaro, che viene rubato. La somma era di vitale im-portanza affinché l’azienda evitasse di cadere nelle grinfie del vecchio Henry Potter è l’uomo più ricco di Bedford Falls e avversario di Geor-ge. H. PotteIl è una persona an-tipatica, spregevole, uno Scrooge moderno. Tiene in pugno da anni la cittadina: avido e disonesto, odia i poveri, disprezza gli immigrati e cerca il potere assoluto. H. Potter, quando incontrò Billy con gli 8.000 dollari, si ritrovò in mano il suo de-naro, e non si sognò di restituirlo.

Sconvolto per la prospettiva di ritrovarsi di fronte al fallimento e in seri guai con la giustizia, George, cerca infruttuosamente il denaro, e tornando a casa maltratta verbal-mente i figli e la moglie, si sfoga al telefono con l’ignara maestra dei figli, per poi andarsene. Dopo aver bevuto, si dirige disperato al ponte dove sta nevicando per gettarsi nel fiume. Ed è Natale.

Il suo angelo custode, interviene proprio mentre sta per compiere l’insano gesto. Sotto l’apparenza di un candidato al suicidio, si get-ta nel fiume. A quella vista Geor-ges si getta anche lui nel fiume, ma per salvare l’altro. E così si salvano ambedue. Ma Clarence, l’angelo custode, trasporta Georges in una realtà parallela dove vede come sa-rebbe stato il mondo se lui non fos-se mai nato: senza di lui, il fratello Harry, non avrebbe salvato nessuna vita umana, sarebbe morto annega-to da bambino; il suo farmacista, il signor Gower, avrebbe passato la vita in galera per l’avvelenamento accidentale di un bambino; lo zio Billy sarebbe stato internato in ma-nicomio; Mary, ora sua moglie, sarebbe rimasta zitella, non sareb-bero nati i suoi quattro figli. Ma soprattutto, nel mondo senza di lui, George, Bedford Falls si sarebbe trasformata in Pottersville, un covo di vizio e malaffare dominato da H. Potter. George allora corre a casa, a riabbracciare i suoi cari. E Geor-ge scoprirà la solidarietà impensata degli amici, dei parenti e dei cittadi-ni di Bedford Falls i quali vengono a riabbracciarlo e portano denaro per salvarlo dalla bancarotta. Rice-ve così il più bel regalo di Natale che non osava immaginare. n

Crocifisso del santuario dei Santi Vittore e Corona

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12 – La Martinella – n. 6 – 2017

P. Angelo Dal Canton è nativo di Quero. Missionario per 60 anni in Bangladesh.

Qui lo vediamo ritratto con una bambina abban-donata, raccolta e salva-ta da P. Angelo. Essa è

cresciuta ed è ora una delle suore di una congregazione missionaria.

Missionario in Bangladesh per 60 anni.

“Con 150 milioni di abitanti e 300.000 cattolici (lo 0,3%), il Ban-gladesh musulmano dimostra bene il paradosso della Chiesa in Asia: minuscola minoranza in un con-tinente che ha circa tre miliardi e mezzo di abitanti (il 62% dell’uma-nità), ma le comunità cristiane sono in genere visibili e incisive, ammira-te o perseguitate, ma non lasciano indifferenti né i governi né i popoli. I valori evangelici penetrano nella mentalità comune, senza per que-sto convertire subito le persone a Cristo (ad esempio, il diverso atteg-giamento riguardo alla donna). Si dice a volte che è inutile mandare missionari nei paesi islamici, non sono graditi e non hanno niente da fare. In Bangladesh non è così. È uno dei pochi Paesi democratici in Asia e nell’islam, con stampa li-bera e libertà politica. Il bengalese è tollerante e cordiale, lavoratore che si adatta a tutto, rifiuta la violenza. Questo spiega perché i missionari italiani che sono circa 120 in Ban-gladesh, possono lavorare libera-mente. Padre Angelo Dal Canton in Bengala dal 1951 mi dice: «In quasi sessant’anni non ricordo al-cun fatto di persecuzione della Chiesa. Non solo, ma il popolo e le autorità ci stimano e ci ascoltano».

(Dal diario di viaggio di Piero Gheddo nel 2009- Asia News)

“Non dobbiamo regolare il no-stro atteggiamento verso i poveri da ciò che appare esternamente in essi e neppure in base alle loro qua-lità interiori. Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede. Il Figlio di Dio ha voluto essere pove-ro, ed essere rappresentato dai po-veri. Nella sua passione non aveva

quasi la figura di uomo; appariva un folle davanti ai gentili, una pie-tra di scandalo per i Giudei; eppu-re egli si qualifica l’evangelizza-zione dei poveri: «Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio» (Lc 4, 18).

Dobbiamo entrare in questi sentimenti e fare ciò che Gesù ha fatto: curare i poveri, conso-larli, soccorrerli, raccomandarli. Egli stesso volle nascere povero, ricevere nella sua compagnia i po-veri, servire i poveri, mettersi al posto dei poveri, fino a dire che il bene o il male che noi faremo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona divina. Dio ama i poveri, e, per conseguenza, ama quelli che

amano i poveri. In realtà quando si ama molto qualcuno, si porta af-fetto ai suoi amici e ai suoi servito-ri. Così abbiamo ragione di sperare che, per amore di essi, Dio amerà anche noi.”

Da alcune «Lettere e conferenze spirituali»

di san Vincenzo de` Paoli

PEnsARE DuE vOLTE PRimA di...

CIAO A TUTTI. Sono Gio-vanni. Alcuni i voi mi conoscono. Dopo tante sofferenze mie perso-nali, mi sono trovato ad entrare in un’altra realtà che io non cono-scevo. Lavoro con gli immigrati. E vi posso dire che non è quello che sembra. Tutti noi siamo pronti a giudicare senza sapere niente. Inco-minciamo con gli Eritrei, che sono 20 anni che fuggono dai loro pae-si per le guerre che ci sono. Come gli Afgani che fuggono per lo stes-so motivo. Poi ci sono Gambiani e Nigeriani voi non sapete quel-lo che passano nel loro viaggio di speranza. Quante sofferenze, abu-si, e tanti di loro perdono la vita. Quante ragazze vengono violenta-te, quanti incarcerati, picchiati che restano addosso i segni permanenti per tutta la vita. Solo se si sentisse parlare uno di loro, oppure vedere delle immagini quali ci capita di ve-dere, non è che cambierebbe il vo-stro pensiero, ma prima di parlare ci pensate due volte e vedreste le cose con il cuore, non con la rabbia. n

non AMIAMO A PARolE mA cON I fATTI

IMPARARE A CONTARE I NOSTRI GIORNI

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frA’ LOrENzOunA vitA dEdicAtA Ai giovAni E Ai RAgAzzi

Fra’ Lorenzo Bernardi (Consel-ve PD 1913 – Feltre 2003) è stato l’anima del patronato canossiani in centro storico. Il suo oratorio era diventato il luogo di incontro e di divertimento, di laboratori e di catechismo per tutti i giovani

e i ragazzi. A questi egli ha dedica-to ogni sua energia fino alla fine. Mai ha abbando-nato il corti-le del patro-nato: i suoi ragazzi erano la ragione

della sua vita. A volte era lui stesso a cercarli, andando con la sua bi-cicletta lungo la via del mercato. Bastava solo che si facesse vedere e, come una calamita, era capace di attirare a sé tutti i ragazzi. Du-rante i pomeriggi di Grest o di normale “patronato aperto” egli tornava ragazzo in mezzo ai ragaz-zi. Quante caramelle ha regalato. Tante volte veniva da chiedersi come facesse a non stancarsi mai, ad essere sempre con quel sorriso accogliente che rassicurava non-ni e genitori che portavano a lui i propri figli o nipoti: frà Lorenzo era lì, ad aspettare i ragazzi su quel campo da calcio e su quei giochi del cortile. Tanti ricorderanno le proiezioni dei film le domeniche pomeriggio, i concerti (anche di cantanti famosi del tempo) dove c’era sempre il tutto esaurito e le sue catechesi. Quanti giovani sono passati e venuti a contatto con lui? Tra i tanti egli amava ricordare un chierico polacco che era passa-to nel suo oratorio quando era a Roma. Quando questo chierico di allora venne a Col Cumano, vide fra Lorenzo, lo riconobbe e gli andò incontro per ringraziarlo: era Papa Giovanni Paolo II°.

Da sabato 11 novembre 2017 anche la città di Feltre lo ha omag-giato con una targa che gli intitola il campo sportivo del Foro Boario. Un giusto omaggio a chi per i gio-vani ha donato la propria vita.

Ivan F.

non AmAno A PArOLE

Santa Teresa di calcutta (Albania: 1910 -1997) “La vita è fatta per amare e per essere amati”

Don oreste benzi

(1925– 2007)“L’amore è la gran-

de via della conoscen-za, della contem-plazione e quando l’uomo non ama più,

normalmente adora se stesso e fa quelle mezze cose che non hanno più senso”.

Negli ultimi anni lo si incontrava di notte, sulle strade italiane della prostituzione. La lunga tonaca scura e il rosario in mano. “Do you love Je-sus?”, chiedeva alle ragazze, con il sor-riso aperto e una gioia contaminante. In molte scoppiavano in lacrime “Yes, I love him…”. Don Oreste era in grado di rimestare nella degrada-zione umana senza mai sporcarsi.

È il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII.

gregoire Ahongbonon (Benin: 1952 – vi-vente) Fondatore dell’Associazione San Camillo del Lellis. “Mentre ab-biamo una società

dove ciascuno pensa a se stesso, ci sono ancora persone che arrivano a comprendere che vivere è anche condividere, è anche donare, è an-che riconoscersi nell’altro”

chiara Amirante

(Italia: 1966 – vi-vente) Fondatrice delle Comunità Nuovi Orizzonti, che operano per la

parte dei giovani in difficoltà. “Ci vuole più fede per non credere in Dio, che per crederci”.

La Martinella – n. 6 – 2017 – 13

l’ANTIcrISTODa un articolo di Piero Gheddo, missionario del PIME di Milano, scrittore, direttore per oltre due decenni di Mondo e Missione.ALLA SOrgENTE DEI MALI di QuEsto sEcolo

Qualche anni fa mi capitò di leggere “L’Anticristo” di Friedrich Nietzsche. Pensai di trovarmi di fronte ad un insano di mente. Poi mi si apersero gli occhi e vidi che questo libro erano all’origine dei più gravi mali dell’ultimo secolo.

“L’Anticristo”, libro accattivante come una droga, scritto con mira-bile arte luciferina, tipica dei dema-goghi e dei mistificatori, è diven-tato il referente dei governi e delle lobby – in gran parte di organiz-zazione massonica – occidentali. L’Anticristo di Nietzsche persuade il lettore che il cristianesimo è “una intima perversione... e un abominio dell’umanità”. Persuade che Dio è il nemico dell’uomo e che si potrà es-sere felici solo “uccidendo Dio”, di-struggendo ogni morale e liberan-dosi senza precetti ai propri istinti. Eliminare il cristianesimo è quindi una necessità.

Benedetto XVI parlava di cultu-ra di morte diventata cultura della massa.

In quel libro di Nietzsche, si trova la spiegazione della deriva culturale dell’ultimo secolo: atea, anticristiana e distruttrice dei va-lori tradizionali: della famiglia, del matrimonio, della confusione sulla paternità e maternità, degli uguali diritti di ogni persona … in favore della selezione genetica, dell’euta-nasia, dell’aborto camuffato in sa-lute (della donna) … Fino a giunge-re alle ultime affermazioni e pretese di modificare la natura delle cose: negazione della distinzione dei ge-neri maschile e femminile; tecniche riproduttive incontrollate… clona-zione di persone umane.

Il punto di arrivo delle idee di Nietzsche? “Un mondo abitato e dominato da uomini perfetti, che hanno capacità di imporsi sugli uo-mini inferiori, mediocri e comuni”. I valori da promuovere sono la totale libertà individuale, e uno stato che ➤

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14 – La Martinella – n. 6 – 2017

oggi, a 26 anni, s i c u r a -m e n t e

sarebbe stato un in-gegnere del softwa-re, un mago dell’in-formatica. Carlo Acutis, adolescente milanese con la pas-sione per Internet e … un grande amore per Gesù, è inve-ce morto a 15 anni per una leucemia fulminante. Dopo la scomparsa di questo giovane, le testimonianze della sua spiritua-lità, sono diventate voci così forti che la Chiesa non ha potuto non ascoltarle. Per Carlo è stato avviato il processo di beatificazione. Carlo è nato a Londra il 3 maggio 1991, figlio di Andrea Acutis, presiden-te della Vittoria assicurazioni, e di Antonia Salzano, fondatrice dell’I-stituto San Clemente (che tra le va-rie opere pubblica in italiano la ce-lebre collana di letteratura cristiana antica Sources Chrétiennes), ed è morto a Milano il 12 ottobre 2006. Colpisce la normalità del suo esse-re giovane e moderno, innamorato delle tecnologie; e per l’ecceziona-lità dell’esempio, teso alla santità senza sciupare neanche un minuto della vita «in cose che non piaccio-no a Dio».

Nicola Gori, redattore dell’Os-servatore Romano, ha scritto: «Ha usato bene il computer, ci voleva una testimonianza così, che gira tutto il mondo».

A ricordare chi era questo ragaz-zino che cercava l’amicizia di Gesù e la comunicava agli altri, è la mam-ma, Antonia Salzano, impegnata

per gran parte del suo tempo a rispondere alle centinaia di email che arrivano al sito dell’Asso-ciazione Ami-ci di Carlo Acutis.

L’INTErvISTAParla la madre di Carlo Acutis, genio del computer stroncato a 15 anni dalla leucemia. Diceva: «La morte è un arrivederci, non un addio». Il Vaticano pensa alla beatificazione

È vero che a 8 anni, dopo aver ricevuto il primo computer, suo figlio girava per casa con un cami-ce con la scritta «scienziato infor-matico»?

«Sì, utilizzava molto il pc, per giocare e per imparare a conoscerlo meglio. Acquistava manuali di in-formatica per studenti universitari e imparava linguaggi di program-mazione».

Una passione per il Web che metteva a disposizione degli altri.

«Era autodidatta, studiava ogni genere di programmi, anche per calcolare la media ponderata dei voti. Creava algoritmi. Un dono di madre natura e forse qualche gene ereditato. Nella famiglia di mio ma-rito un antenato si chiamava Paolo Ruffini, il matematico della famosa “regola”. Poi faceva cose più sem-plici, scriveva giornalini, realizzava video, curava il sito Internet della parrocchia e ne progettò un altro per l’associazione di volontariato del Leone XIII, la scuola dei gesuiti che frequentava a Milano».

I tanti che l’hanno conosciuto sostengono che era un ragazzo so-lare, appassionato della vita. Un adolescente normale con un’in-tensa vita spirituale.

favorisce i più validi e i più forti, ed elimini i più deboli. Non me-raviglia che Nietzsche, tedesco, abbia entusiasmato (Hitler) e se-gnato la via dell’ideologia nazista e razzista.*(nota 1).

È scandaloso che gli uomini che rappresentano e guidano i popoli non se ne rendano conto, continuando sulla stessa via del nihilismo culturale e legislativo, che porterà, se così si accetta, alla scomparsa della nostra civiltà.

Un po’ di memoria storica non può che rendere ragione alla verità, mistificata da Nietzsche, ricordando come lo sviluppo della civiltà europea LUNGO I SECOLI è nata dalle opere di misericordia cristiane ** (nota 2) applicate a tutti e un rinno-vato interesse per la fede conser-vata, perché un seme non muore mai, se conservato “lungo i corsi d’acqua” della grazia di Dio e della Chiesa. n

Nota 1 *Nietzsche apparteneva al radicalismo ottocentesco. E dal radicalismo dell’800 nacquero i par-titi socialisti e comunisti. I Radicali di oggi si considerano di sinistra; e non meraviglia che i frutti del co-munismo applicato politicamente in Russia, abbia prodotto gli stessi terribili effetti del nazismo con de-portazioni, lager, persecuzioni e uc-cisioni. Destra e Sinistra erano figli dello stesso padre, dell’ideologia atea e anarchica che Nietzsche ha portato fino alle vertigini del nihili-smo, con un’arte straordinariamen-te accattivante. Il vero spartiacque culturale non sta tra la destra e la sinistra, ma tra ATEISMo (o lai-cismo) e il VANGELo. Se non si tiene conto della relazione fonda-mentale con il Creatore, non vi può essere rispetto dei deboli, né diritti dell’uomo, né progetti di pace sin-ceri. “Chi usa la violenza come forza trasformante della storia, non può che servirsi della menzogna come strumento” (Solgenitsin).

Nota 2 ** abolizione della schia-vitù, dignità della donna, ospedali, università, scuole per i poveri, digni-tà dei carcerati, monti di pietà, for-mazione della gioventù, accoglienza dei miserabili … La Chiesa non ha solo dei peccatori e dei traditori, ha una moltitudine di SANTI, quali nessun’altra realtà umana può van-tare.

TESTIMONI cHE SPIAzzANO

«fEcE MIrAcOLI con lA REtE»

Page 15: PARROCCHIA di FARRA di FELTRE Telefono 0439 302502 … · PARROCCHIA di FARRA di FELTRE ... ca che distribuisce i doni ai bambini, di solito la sera della vigilia di Natale. Deriva

La Martinella – n. 6 – 2017 – 15

«Dalla sua Prima Comunione non mancò mai a una Messa, anda-va in chiesa una volta finiti i compiti e faceva la comunione ogni giorno, la definiva “la mia autostrada per il Cielo”. Quando viaggiavamo, appe-na arrivati a destinazione si infor-mava se ci fosse una chiesa accanto all’hotel. Viveva un rapporto molto stretto con il Signore».

Carlo era cresciuto in un am-biente religioso?

«No, normale. Prima dell’esem-pio offerto da mio figlio ero anda-ta a Messa solo il giorno della mia prima Comunione, della Cresima e quando mi sono sposata. Non l’ab-biamo influenzato noi, forse un po’ la sua tata polacca che era molto de-vota. Fin da piccolissimo chiedeva di entrare in chiesa a salutare Gesù. Fece la prima comunione a 7 anni perché fu ritenuto idoneo».

Le testimonianze parlano di un ragazzo molto socievole.

«Nel nostro quartiere tutti i pa-lazzi hanno portinerie, dove lavo-rano persone di ogni nazionalità. Al funerale di mio figlio vennero in tantissimi. Mi raccontarono che Carlo ogni giorno passando in bici-cletta si fermava a salutarli, a scam-biare due parole. Per Carlo ogni persona era un mondo, tutti erava-mo speciali».

Aveva gesti di attenzione anche verso i barboni.

«Portava loro parte della sua cena, o con i suoi risparmi compra-va dei sacchi a pelo. Sempre accom-pagnando ogni azione con una pa-rola, un sorriso, un coinvolgimento che conquistavano».

Diceva: «La nostra meta deve essere l’infinito, non il finito. L’in-finito è la nostra patria. Da sempre siamo attesi in Cielo». Oppure: «Tutti nascono come originali ma molti muoiono come fotocopie».

«Era il suo modo di spiegare il catechismo ai più piccoli. Sebbene giovanissimo, gli fu permesso di fare il catechista in parrocchia e si preoccupava di trasmettere la fede con parole semplici. Spiegava che “la nostra anima è come una mon-golfiera, per salire in alto ha biso-gno di scaricare pesi, come lo sono i peccati veniali”».

Nel 2002 decise di allestire una

mostra sui miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa. Come mai questo museo virtuale, che solo negli Stati Uniti ha girato mi-gliaia di parrocchie?

«Aveva visto una mostra simile, pensò di sviluppare l’idea. Lavorò moltissimo al computer, cercando foto che poi migliorava graficamen-te, scrivendo testi, impaginandoli. Dopo la sua morte abbiamo tradot-to la mostra in molte lingue e conti-nua ad avere un successo mondiale. Tantissimi conoscono Carlo pro-prio per questa rassegna straordina-ria dei miracoli, fatta per sensibiliz-zare i giovani ma anche gli adulti. Voleva che tutti conoscessero Gesù attraverso Internet».

La leucemia se lo portò via in tre giorni.

«Affrontò la morte serenamen-te, per lui era l’incontro con Gesù. I medici dicevano che soffriva molto, Carlo rispondeva che c’era chi pa-tiva più di lui. Il coraggio con cui ha affrontato la malattia e la morte hanno convinto molti che veramen-te in lui c’era qualcosa di speciale».

Era figlio unico?«Sì e sembrava che non potessi

averne altri. Quattro anni dopo la sua morte mi sono arrivati due ge-melli, un bimbo e una bimba che ora hanno 7 anni. Una vera grazia».

Aveva registrato un video, ritro-vato da voi genitori molto tempo dopo, in cui sorridendo diceva di essere destinato a morire e chie-deva di essere sepolto ad Assisi.

«Così è stato. Abbiamo una casa

ad Assisi, Carlo è sepolto nei luoghi cari a San Francesco e che pure lui amava tanto. Arrivano numerosi fedeli a visitare la sua tomba, molti sono giovanissimi».

Lo pregano in ogni parte del mondo, come è possibile?

«Qualcuno afferma di aver ri-cevuto grazie. Molti educatori lo portano a esempio come un giova-ne che ha saputo fare del bene an-che con Internet, facendo circolare messaggi positivi. Non solo violen-za, superficialità, aggressività come spesso si trovano sui social».

Dopo la morte di suo figlio ci sono stati tre miracoli eucaristici, riconosciuti dalla Chiesa. Lei di-chiarò: «E se ci fosse il suo zam-pino?».

«Gli dicevo sempre: tu che sei così vicino a Gesù, perché non gli chiedi qualche miracolo, che da anni non si vedono altri segni dal Cielo? Dopo la sua morte sono av-venuti miracoli eucaristici nel 2006 in Messico, a Tixtla, e in Polonia sia a Sokolka nel 2008, sia a Legnica nel 2013. Campioni di ostia con-sacrata diventata rosso sangue, che analizzati risultarono tessuti del miocardio di origine umana. L’o-stia eucaristica si era trasformata nel muscolo di un cuore, che pre-sentava segni di grande patimento. Tutti gli studi effettuati non hanno spiegato il fenomeno né come sia potuto accadere».

A fine novembre 2016 si è chiu-sa a Milano la fase diocesana del processo di beatificazione di Car-lo Acutis. ora la decisione spetta alla Santa Sede. Quali tempi si prevedono?

«Non sappiamo. La sua beatifi-cazione sarà di conforto a molti che pregano per lui. In ogni caso, Carlo sta facendo tanto bene ai giovani con il messaggio che continua a dif-fondersi, sulla sua testimonianza di fede e spiritualità».

È possibile superare la morte di un figlio?

«Il Signore mi aveva preparato, grazie al percorso di fede che segui-vo accanto a Carlo. Senza far parte di alcuna associazione o movimen-to, ho vissuto la sua morte come cri-stianamente si dovrebbe fare. È un arrivederci, non un addio».

Patrizia Floder Reitter

TESTIMONI cHE SPIAzzANO

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Questa preghiera di Trilussa, bellissima e commovente, l’ho ricevuta e la voglio condividere.

io E DIOVe vojo riccontà ‘na storia strana che m’è successa propio l’artra settimana.Camminavo pe’r vialone davanti alla chiesa der paese quanno ‘na strana voja d’entrà me prese. Sia chiaro non so mai stato un cristiano praticante, se c’era un matrimonio, se vedevamo al ristorante, ma me so’ sentito come se quarcuno, me dicesse: “dai entra, nu’ c’è nessuno”.Un misto de voja e paura m’aveva preso ma ‘na vorta dentro, restai sorpreso.La chiesa era vota, nun c’era nessuno La voce che ho sentito era la mia, no de quarcuno.C’erano quattro panche e un vecchio crocifisso de nostro Signore. “Guarda te se a chiamamme è stato er Creatore”.Me gonfiai er petto e da sbruffone gridai: “So passato pè un saluto” quanno na voce me rispose: “Mo sei entrato, nu’ fa lo scemo mettete seduto!”Pensai: mo me giro e vado via, Quanno quarcuno me rispose: “Nun te ne ‘nnà. Resta … famme compagnia”.“Famo n’altra vorta , poi mi moje chi la sente: è tardi, sarà già tutto apparecchiato”.“Avvicinate nu’ fa lo scemo, ‘o so che nun sei sposato.Me sentivo troppo strano, io che nun avevo mai pregato, me sentivo pregà dar Signore der creato.“Signore dateme na prova, devo da crede che sete veramente Iddio che tutto vede”.“Voi na prova? Questo nu’ te basta? Te sei mi fijo e io sto qua inchiodato pe er bene che te vojo!”“Me vie’ da piagne, me sento de scusamme. Signore ve prego perdonate le mie mancanze.A sapello che c’eravate pe davero … venivo più spesso, ve accennevo quarche cero”.“Ahahahahhaha, ma te pensi che io sto solo qua dentro? Io so sempre stato co te, nella gioia e nel tormento.Te ricordi quanno eri piccolino Io pe te ero Gesù bambino.Prima de coricatte la sera me dedicavi sempre na preghiera.Era semplice, quella che po’ fa er core de un bambino,Me facevi piagne e con le mie lacrime te bagnavo er cuscino.Poi anni de silenzio… te s’è indurito er core proprio verso de me, che t’ho fatto co tanto amore.Te gridavo: fijo mio sto qua, arza l’occhi, guarda tuo papà!Ma te niente… guardavi pe tera e te ostinavi a famme la guera.Poi quanno tu padre stava male e te già pensavi ar funerale,sul letto de morte… nelle ultime ore t’è scappata na preghiera… “Te affido ar core der Creatore”.

Ecco perché t’ho chiamato, pe ditte quanto me sei mancato.Ho cominciato a piagne dalla gioia e dar dolore… Ho scoperto de esse amato dar Signore… Questa è na storiella che nun ’ha niente da insegnà, solo che in cielo c’è un Dio che piagne se lo chiami papà! (Trilussa)

BERTELLE CARLo, sposato con Maddalozzo Livia, residente in via Stella Maris. Nato a Pedavena il 6 luglio 1952, è deceduto improvvi-samente nella propria abitazione il 17 settembre. Persona generosa nel proprio lavoro, non mancava a pre-starsi per lavori agli amici coltivando al meglio i rapporti umani. Lascia un grande vuoto in tutta la famiglia.

D’ALBERTo FRANCE-SCA, vedova di Berner Carlo, nata il 5 settembre 1923 è deceduta in Germania, a Costanza, dove abitava da molti anni, il 2 ottobre 2017. Per molti anni ha abitato in via Paolina, persona cara, praticante e affezionata alla sua parrocchia di origine, della quale è stata animatrice e benefattri-ce. Aveva molta nostalgia di Feltre.Ha avuto grande conforto nel figlio Willi che l’ha sempre seguita con amore.

SCARIoT FRANCA, residen-te in via Segusini. Nata a Feltre il 19 febbraio 1937, è deceduta, conforta-ta dal sacramento dell’Unzione degli infermi, il 3 ottobre presso l’ospedale di Feltre. Persona amorevolmente as-sistita e accompagnata.

GALLoN ITALIA, nata a Feltre il 15 luglio 1932. Non era sposata. Persona forte, di grandi risorse uma-ne e culturali; seguita e accompa-gnata con tanto affetto dalla nipote Marina e famiglia. La malattia im-provvisa l’ha costretta ad arrendersi fisicamente, ma non moralmente. Il suo Angelo custode, al quale era ri-conoscente per averla salvata da gio-vane, è certamente venuto ad aiutarla nel difficile passaggio della morte, avvenuta il 12 novembre scorso. È sepolta a Feltre.

unA PREGHIERA DI SuFFRAGIO