Parole Strabiche - Settembre 2012

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http:///osservatorionovara.liberapiemonte.it - Anno 1 - n° 3 - settembre 2012 “Giornalisti giornalisti” non solo al cinema Secondo il rapporto Ossigeno, l'unico nel suo genere in Italia, sono duecentoventidue i cro- nisti minacciati dall'inizio del 2012. Duecentoventidue e il numero sale ogni giorno. Macchine incendiate, lettere minatorie, proiettili imbustati, querele, rappresentano solo alcune delle forme minatorie con cui si cerca di ostacolare il racconto di giochi di potere e affair altrimenti ignoti. Nove in Piemonte e trentatré nella civi- lissima Lombardia. Il trend si amplifica ogni anno di più. Il ruolo dei giornalisti d'inchiesta nel nostro paese è raccontato in modo paradigmatico dalle vicende dei suoi caduti. Narrazioni celebri, che hanno trovato dignità e spazio in libri e pellicole, costruendo eroi, compensando il puntuale e deludente fallimento delle isti- tuzioni. Un cronista non muore per caso. Un cronista non si trova per fatalità in una spara- toria. Non si perdono casual- mente i suoi taccuini di viag- gio, né le ultime riprese incise su cassetta. Non si smarrisco- no le cartelle cliniche del decesso per disattenzione, non li si diffama per affrettare la risoluzione del caso, né si tra- lascia di ascoltare i testimoni chiave durante le indagini per negligenza. Nulla è lasciato al caso quando “la ragion di Stato” ferma lo scorrere del- l'inchiostro, appaltando l'arte del silenzio alla mano della cri- minalità organizzata. segue a pag 3 Mattia Anzaldi Domenico Rossi Giovanni Falcone dimo- strava di conoscere molto bene la storia degli omicidi di mafia e la logi- ca che guidava l’organiz- zazione criminale quan- do, nel 1992, pensando a se stesso, dichiarava alla giornalista francese Marcelle Padovani: “Si muore perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, per- ché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpi- sce i servitori dello Stato che lo Stato non è riusci- to a proteggere”. Niente alleanze, niente soste- gno: è questa la solitudi- ne di cui hanno sofferto le vittime del potere mafioso, prima di essere colpite dalla violenza omicida. E’ il frutto di una strategia ben precisa che, prima di eliminarti fisicamente, ti delegitti- ma, ti diffama, ti crea il vuoto attorno. Lo ha descritto molto bene Roberto Saviano parlan- do della macchina del fango: “quel meccani- smo che arriva a diffama- re una persona. Ho que- sta ossessione perché sono nato in una terra dove chiunque si è posto contro la criminalità organizzata ha sempre subito, persino dopo essere morto o caduto, una sorta di delegittima- zione totale, quindi sono ipersensibile, ho come un nervo scoperto, per- ché nella delegittimazio- ne ci sono cresciuto... segue a pag 4 La solitudine dei numeri primi a pag. 7 Discarica di Ghemme: una vicenda ancora da chiudere a pag. 9 Il Generale Dalla Chiesa e il messaggio per gli studenti a pag. 4 Fara novarese: con i videopoker la Mafia in provincia?

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Il terzo numero di Parole Strabiche, la newsletter di approfondimento dell'Osservatorio Provinciale sulle Mafie di Libera Novara

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“Giornalisti giornalisti”non solo al cinema

Secondo il rapporto Ossigeno,l'unico nel suo genere in Italia,sono duecentoventidue i cro-nisti minacciati dall'inizio del2012. Duecentoventidue e ilnumero sale ogni giorno.Macchine incendiate, lettereminatorie, proiettili imbustati,querele, rappresentano soloalcune delle forme minatoriecon cui si cerca di ostacolare ilracconto di giochi di potere eaffair altrimenti ignoti. Nove inPiemonte e trentatré nella civi-lissima Lombardia. Il trend si

amplifica ogni anno di più. Ilruolo dei giornalisti d'inchiestanel nostro paese è raccontatoin modo paradigmatico dallevicende dei suoi caduti.Narrazioni celebri, che hannotrovato dignità e spazio in librie pellicole, costruendo eroi,compensando il puntuale edeludente fallimento delle isti-tuzioni. Un cronista non muoreper caso. Un cronista non sitrova per fatalità in una spara-toria. Non si perdono casual-mente i suoi taccuini di viag-

gio, né le ultime riprese incisesu cassetta. Non si smarrisco-no le cartelle cliniche deldecesso per disattenzione,non li si diffama per affrettare larisoluzione del caso, né si tra-lascia di ascoltare i testimonichiave durante le indagini pernegligenza. Nulla è lasciato alcaso quando “la ragion diStato” ferma lo scorrere del-l'inchiostro, appaltando l'artedel silenzio alla mano della cri-minalità organizzata.

segue a pag 3

Mattia Anzaldi

Domenico Rossi

Giovanni Falcone dimo-strava di conosceremolto bene la storia degliomicidi di mafia e la logi-ca che guidava l’organiz-zazione criminale quan-do, nel 1992, pensandoa se stesso, dichiaravaalla giornalista franceseMarcelle Padovani: “Simuore perché si è soli operché si è entrati in ungioco troppo grande. Simuore spesso perchénon si dispone dellenecessarie alleanze, per-ché si è privi di sostegno.In Sicilia la mafia colpi-sce i servitori dello Statoche lo Stato non è riusci-to a proteggere”. Nientealleanze, niente soste-gno: è questa la solitudi-ne di cui hanno soffertole vittime del poteremafioso, prima di esserecolpite dalla violenzaomicida. E’ il frutto di unastrategia ben precisache, prima di eliminartifisicamente, ti delegitti-ma, ti diffama, ti crea ilvuoto attorno. Lo hadescritto molto beneRoberto Saviano parlan-do della macchina delfango: “quel meccani-smo che arriva a diffama-re una persona. Ho que-sta ossessione perchésono nato in una terradove chiunque si è postocontro la criminalitàorganizzata ha sempresubito, persino dopoessere morto o caduto,una sorta di delegittima-zione totale, quindi sonoipersensibile, ho comeun nervo scoperto, per-ché nella delegittimazio-ne ci sono cresciuto...

segue a pag 4

La solitudinedei numeri

primi

a pag. 7

Discarica di Ghemme:una vicendaancora dachiudere

a pag. 9

Il GeneraleDalla Chiesa

e il messaggioper gli studenti

a pag. 4

Fara novarese:con

i videopoker la Mafia

in provincia?

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È tempo di feste per i partiti,che, tra un panino con la sala-mella e un buon bicchiere divino, non rinunciano a masti-care anche i bocconi amari,certamente più complicati dadigerire. Polpette avvelenateche il nostro Paese ha sullostomaco da centocinquan-t’anni, come solo la mafia puòrappresentare. Esistono orga-ni deputati alla lotta allemafie, la magistratura e leforze dell’ordine, lo stomaco el’intestino dello stato, ma coltempo abbiamo imparato chele mafie sono una terribilemalattia psicosomatica.Per debellare questo virusoccorre, però, cominciare dalcervello, l’organo di comandodell’intero organismo; loStato, appunto. E chi rappre-senta il cervello nel nostroPaese? Ce lo insegna l’art. 1della Costituzione: il popolo.In teoria, infatti, la sovranitàspetta al popolo, nelle formedella Costituzione: l’eserciziodei diritti fondamentali e ladelega del potere sovrano alParlamento, passando per ipartiti. Ai politici spettano, perscelta dei cittadini, maggioripoteri, ma anche, le maggioriresponsabilità.Le mafie, è ormai un assioma,non possono esistere senzapolitica, ma può e deve esi-stere una politica senzamafie. Già di per sé l’accosta-mento è insensato! L’una rice-ve legittimazione dal consen-so, le altre dalla sottomissio-ne violenta.La politica, perciò, non solonon ha bisogno delle mafie,ma deve contrastarle innanzi-tutto per difendere se stessae ciò che rappresenta: è inevi-tabile, il contrasto alla crimi-nalità organizzata deve essereun punto centrale nel pro-gramma di ogni partito.Pd e Sel novaresi, con la loroscelta di affrontare i temi dellacriminalità e della corruzioneanche nell’ambito dellerispettive feste si partito,hanno rimarcato un grandeimpegno che non si può fer-

mare qui.Occorre passare dalle paroleai fatti, dai partiti alle ammini-strazioni; abbiamo bisogno diamministratori competenti,che sappiano che cosa sonole mafie oggi, ma soprattuttoquali sono i reali rischi per lep i c c o l ereatà territo-riali, quellepiù arischio.La storiar e c e n t einsegna chequesti rischisono piùche maic o n c r e t i ,basti citareL e i n ì ,R i v a r o l o ,Bordighera e Ventimiglia.Occorre quindi ricordare l’im-portanza della formazione, aun anno e mezzo dall’impe-gno che assunsero tutti i can-didati per le elezioni ammini-strative di Novara. I papabili sindaco, piuttosto

che consiglieri, accettaronodi rispondere ai quesiti dellapiattaforma L–10, dichiarandodi condividere la necessità di«un piano sulla formazionepermanente di amministratori,dirigenti e funzionari delcomune di Novara sui temi

della pre-venzione edel con-trasto allev a r i eforme dicriminalitàe di illega-lità».Nell’attesache ilC o m u n edi Novara"dia ilb u o n

esempio", tramutando insostanza quanto affermato incampagna elettorale, LiberaNovara, da parte sua, si impe-gna a offrire nuove occasionidi apprendimento agli ammi-nistratori e ai dipendenti delleistituzioni locali.

Dai tabù al coraggiola sfida dei partiti

Alle feste di Pd e Sel si parla di antimafiaRyan Coretta

A. Buscaglia

La mafia,sipario oscuro

da affrontare

Si è parlato anche dimafie durante la festadel PD novarese, svolta-si dal 30 agosto al 2 set-tembre. L'incontro “La corruzio-ne e la criminalità orga-nizzata: due alleati dellacrisi economica” e'stato presentato daRoberto Leggero,responsabile legalitàdella segreteria provin-ciale del PD.Secondo FilippoSansottera, consiglierecomunale di Trecate «lamafia è un sipario oscu-ro che è ora di affronta-re, la presenza mafiosaal nord è ormai consoli-data da decenni e non sipuò più sottovalutare ilproblema».Indispensabile è la col-laborazione con lasocietà civile. «lo scopo- conclude - è quello direndere il territorio ino-spitale per le mafie, maper farlo serve una retedella quale fare parte».Paolo Allegra, presiden-te dell’associazione LaTorre-Mattarella, lancial’allarme sulla corruzio-ne che «altera le regoledel mercato, soprattuttoin un momento di crisi.Per contrastarla servepiù trasparenza, maanche un’azione dellasocietà civile, soprattut-to delle associazioni dicategoria».A concludere il giro diinterventi è Maria JosèFava, referente di LiberaPiemonte, che mette inguardia sul pericolo infil-trazioni. «La mafia è interessataal grande come al pic-colo - spiega Fava - e gliinteressi verso i piccolicomuni sono anchefacilitati da rapporti conle amministrazioni loca-li». Rapporti ottenutispesso grazie ai pac-chetti di voti mossidurante le campagneelettorali.

“ “I partiti e le

amministrazioni

devono passare

dalle parole

ai fatti

Il dibattito alla Festa del Pd Novarese

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segue dalla prima

Di Mauro Rostagno ancora sisa troppo poco, il processo èin atto 25 anni dopo. E’ stataCosa Nostra, per via dellesue denunce televisive suesponenti politici ed impren-ditori corrotti? Nella suaTrapani sibisbigliavaanche ditraffici d'ar-mi e rifiutitossici conl ' A f r i c a ,quelli stessisu cui lavo-rerà annidopo inS o m a l i aIlaria Alpi,con l'ope-r a t o r eMiran Hrovatin. Il servizio alTG3 non arrivò, quella seradel 20 marzo 1994, così gliaffaristi della “cooperazioneinternazionale”, i “signoridella guerra” civile Somala e ivertici del Gladio, poteronotirare un sospiro di sollievo.

De Mauro conosceva tren-t'anni prima di tutti la veritàsull'omicidio Mattei e venneucciso nella sua macchina.Giancarlo Siani aveva trac-ciato con abilità chirurgica laspartizione tra camorristi delbottino nel post terremotodell'Irpinia e venne ucciso

nella suamacch i -n a .GiuseppeFava eraun intel-l e t t u a l e“ t r o p p oin te l l e t -tuale” perla suaCatania,per que-sto veneu c c i s o

nella sua macchina. CosimoCristina, poi, era troppoeccentrico, con quel baffettoretrò e il gessato sempre inordine; mentre GiuseppeImpastato era un po' troppocomunista per Cinisi, nonchéun po' “arlecchino”, per dirla

Giornalisti? Non solo al cinemaDal ricordo di Siani ad un convegno per la “libera stampa”

Mattia Anzaldi

Il 28 settembrecon Della Volpe

Venerdì 28 settembre2012, dalle 14.30 alle17.00, presso l’audito-rium del liceo Bellini aNovara si terrà il semina-rio di studio "GiornalistiGiornalisti". Il ruolo dell’informazio-ne locale nel contrastoalle mafie organizzatoall'interno del progetto“ O s s e r v a t o r i oProvinciale Sulle Mafie”di Libera Novara in colla-borazione conLiberaInformazione.Il seminario ha l’obiettivodi portare anche sulnostro territorio la rifles-sione sul ruolo che lastampa locale, in manie-ra particolare nelle regio-ni del nord Italia, deveavere nella costruzionedi un paese libero dallemafie.

“ “Dallʼomicidio

alla calunnia,

contro la veritaʼ

solitudine

e depistaggi

alla Giulio Cavalli (lui, per for-tuna, “solo” sotto scorta). Aidue toccarono le rotaie abordo città e un po' di fangosulla lapide.Non esiste un solo caso incui il lavoro dei magistrati nelricostruire le responsabilità dimandanti e killer non abbiat r o v a t odepistaggie menzo-g n e ,responsa-bilità politi-che e uti-lizzo deis e r v i z is e g r e t icome attoridi un thril-ler. Veritàt r o p p os c o m o d eper venire a galla, da soffoca-re ad un giorno dalla messain onda. Costi quel che costi.Più che la memoria storica diun Paese, bisogna estirparealla radice la generazione delmito.Intanto, dalle testate locali la

denuncia arriva costante-mente: “giornalisti pagati 5euro al pezzo che rischianotre querele ad inchiesta”. Verrebbe da chiedersi comemai sia così difficile elaborareforme di tutela a serviziodelle testate locali, ultimeemittenti simbolo di un diritto

pr imar ioper unademocra-zia matu-ra: quelloal l ’ infor-mazione.Finché inItalia que-sto ruolosarà affi-dato soloal corag-gio, oa l l ’ i nco-

scienza, di cronisti pronti ascommettere la propria vitaper la ricerca della verità, cene saranno sempre meno. Afronte di una macelleria pro-fessionale da contrapporre alsilenzio della sopravvivenza.Roba da film.

“ “Unʼinchiesta

“coraggiosa”

vale 5 euro.

Informare diventa

un azzardo

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Sono passati trent’anni dallamorte del generale CarloAlberto Dalla Chiesa, assassi-nato dalla mafia poco dopo lasua nomina a Prefetto diPalermo. Tutti noi ricordiamo leimmagini dell’A112 con i corpidei coniugi riversi in una pozzadi sangue e ricordiamo il movi-mento che quelle morti gene-rarono nella vita politica esociale del Paese. Nuove leggie nuove procedure rinvigoriro-no la lotta alle mafie. È questal’eredità che il popolo italianoha raccolto dal sacrificio delsuo fedele servitore.Le nuove generazioni possonostudiare cosa avvenne prima edopo il 3 settembre 1982, maper comprendere i fatti e gliavvenimenti è necessario sof-fermarsi sulla figura di que-st'uomo, capire chi fosse CarloAlberto Dalla Chiesa.Lo abbiamo chiesto a dueamministratrici locali che sioccupano di istruzione ed edu-cazione sul territorio, l’asses-sore provinciale Anna MariaMariani e l’assessore delComune di Novara MargheritaPatti. Entrambe hanno esaltatola figura del generale. «Unmodello da seguire», secondoAnna Maria Mariani e «unafigura che i giovani devonoimparare a conoscere edammirare», nel ricordo dell’as-sessore Patti. È tra i giovaniche è necessario raccontare lavita di personaggi simili e sideve fare nelle scuole, luogo

dove si formano, crescono eimparano le pratiche del viverecivile, che diventano rilevantinel contrasto alla culturamafiosa. «La lotta alle mafiediventa un discorso culturalequando si intuisce che allabase del fenomeno sussiste unconsenso generato sull’omer-tà, ed è proprio lì che il lavoroeducativo deve intervenire»,spiega l’assessore Mariani.Importante anche la collabora-zione con le realtà esterne allascuola, come Libera. «Se invi-to un esperto - prosegueMariani - a parlare di criminali-tà in una scuola, io insegnantedevo portare dei ragazzi chesiano già stati preparati e chesiano adeguatamente motiva-ti». L’assessore Patti aggiungeche «andrebbero istituzionaliz-zati dei percorsi di educazionealla legalità, al rispetto delleregole e dell’altro, da affianca-re all’apprendimento dellenozioni necessarie che si inse-gnano a scuola». Le scorciato-ie del più furbo e dell’uso diforza e violenza rischiano dicondizionare le scelte dei gio-vani. «Per evitare questo biso-gna intervenire con un’azioneeducativa», conclude Patti. Leparole delle amministratricirichiamo così l’importanza diparlare con le nuove genera-zioni, perché tutti, non solo gliadulti, sentano la responsabili-tà di costruire un Paese piùgiusto, dove crescere senzapaura.

La “lezione” di Dalla ChiesaPatti e Mariani:«I giovani raccolgano il lascito del Generale»

Angela Emanuele

La solitudine dei numeri primiMagistrati, giornalisti e sacerdoti, la diffamazione colpisce chi alza la testa

Domenico Rossi

• Segue dalla prima

La democrazia è in pericolonella misura in cui se tu ti ponicontro certi poteri quello cheti aspetta è l'attacco dellamacchina del fango. Unattacco che parte da fatti tuoi,privati, tuoi, ma usati controdi te. Ecco questa è la diffamazio-ne. Calunnie e diffamazionivengono usate per minare

l'attendibilità di chi sa, chivuole sapere, chi vuole farsapere...".Ed è una diffamazione che hacolpito tutti, prima e, spesso,anche dopo la morte. Haaccomunato magistrati, gior-nalisti, sacerdoti: tutti coloroche non hanno accettato difermarsi, che non sono scesia compromessi e hanno con-tinuato, senza esitazioni, sullastrada intrapresa. Una diffa-mazione che non solo usa il

privato per delegittimare l’im-pegno pubblico, ma checostruisce menzogne, insi-nuazioni per raggiungere ipropri obiettivi. Serve a inde-bolire l’altro, a rendere la suamorte, meno drammatica,meno eroica, perché i mafiosisanno molto bene [più di chi licombatte], quanto è impor-tante quello che pensa lagente per continuare a man-tenere il consenso e il potereche da esso deriva.

Ecco perché sono tanti colo-ro che hanno tentato di farpassare come “suicidati”,“matti”, “puniti perché anda-vano con le donne degli altri”,“troppo ambiziosi” o, piùsemplicemente “persone chese la sono andata a cercare”.Tanti uomini soli, o, più cor-rettamente “isolati”, da altri,da tutti coloro messi in crisidalla condotta di chi, capar-biamente, ha continuato aricercare la verità.

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Giancarlo SianiNato a Napoli nel 1959, incominciò a scri-vere durante gli anni dell’università.Diventato corrispondente da TorreAnnunziata per il quotidiano “Il Mattino”,si occupò di cronaca nera e di camorra,dedicando grande attenzione ai rapportitra il boss oplontino Valentino Gionta e lapolitica locale all’indomani del terremotodell’Irpinia. Il 10 giugno 1985 “Il Mattino” pubblicò unarticolo nel quale Siani ipotizzava chedietro l’arresto di Gionta potesse esserciil tradimento del boss alleato LorenzoNuvoletta. L’articolo provocò le ire deiNuvoletta, sfigurati agli occhi degli altriclan.La sera del 23 settembre 1985 il giornali-sta cadde vittima di un agguato sottocasa, nel quartiere napoletano delVomero. Per il suo omicidio nel 1997furono condannati all’ergastolo i fratelliLorenzo e Angelo Nuvoletta e LuigiBaccante, mandanti dell’omicidio e gliesecutori Ciro Cappuccio e Armando DelCore.

Alfano, Alpi e Politkovskaja

Beppe Alfano da corrispondente de La Sicilia,denunciò gli intrecci di potere tra massoneriae mafia che infestavano Messina. Nel 1993venne assassinato a Barcellona pozzo diGotto, nel 1999 Giuseppe Gullotti, boss loca-le, venne condannato come mandante.

Inviati del TG3 a Mogadiscio, Ilaria Alpi e il suooperatore Miran Hrovatin vennero assassinatinel marzo del 1994. Poco prima della morte lagiornalista romana stava indagando su untraffico di rifiuti tossici e armi tra Italia eSomalia. Ancora oggi non è ancora stata resagiustizia alle vittime.

Giornalista russa, Anna Politkovskaja condan-nò l’Esercito e il Governo russo per lo scarsorispetto dimostrato per i diritti civili e lo statodi diritto in Russia e in Cecenia. Nell’ottobredel 2006 la Politkovskaja venne assassinatanel suo palazzo. Un omicidio ancora senzamandanti.

Cristina, De Mauro e Spampinato

Assassinato nel 1960, Cosimo Cristina fu direttore diProspettive Siciliane e corrispondente per L’Ora. A con-dannarlo le inchieste sulla mafia di Termini Imerese. La suamorte, considerata un suicidio, fu riconosciuta come omi-cidio solo nel 1999. Nessuno fu mai condannato.Altro giornalista de L’Ora, Mauro de Mauro si occupò alungo della morte di Enrico Mattei. Nel 1970 fu rapitodavanti alla sua abitazione palermitana, il suo corpo nonfu mai ritrovato. L’unico imputato per l’omicidio, TotòRiina, è stato assolto nel 2011 per mancanza di prove.Corrispondete de L’Ora e de L’Unità, GiovanniSpampinato fu autore di numerose inchieste sui rapportitra mafia e organizzazioni politiche di estrema destra. Nel1972 fu assassinato da Roberto Campria, già indiziato perun altro omicidio.

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2L’IDENTIKIT DEI BERSAGLI

Francese e RostagnoGiornalista de Il Giornale di Sicilia, MarioFrancese fu l’unico giornalista ad intervistareAntonietta Bagarella, moglie di Totò Riina.Fece inchieste anche sulla strage di Ciaculli esulla morte del collega Cosimo Cristina.Assassinato nel 1979, per il suo omicidiosono stati condannati Totò Riina, LeolucaBagarella, Raffaele Ganci, FrancescoMadonia, Michele Greco e BernardoProvenzano.Nato e cresciuto a Torino, Mauro Rostagnofondò a Trapani la Comunità Saman, centro direcupero per tossicodipendenti. Lavora comegiornalista per l'emittente televisiva Radio TeleCine denunciando le collusioni tra mafia epolitica locale. Il 26 settembre 1988 vieneassassinato, il processo è ancora in corso

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Giuseppe FavaOriginario della provincia di Siracusa,divenne giornalista professionista nel1952. Negli anni ricoprì gli incarichi dicaporedattore del quotidiano “Espressosera” e direttore del quotidiano “IlGiornale del Sud”.Nel 1982 fondò il mensile “I Siciliani” dallecui pagine denunciò la mafia e i comitatid’affari politici ed economici che strozza-vano Catania e la Sicilia. Forte fu anche ilsuo impegno contro l’installazione deimissili nucleari nella base di Comiso.Nelle sue inchieste si occupò anche delleattività illecite dei “quattro cavalieri del-l’apocalisse”. Noti imprenditori catanesilegati al il boss Nitto Santapaola. Furonoqueste denunce a portare al suo assassi-nio.Il 5 gennaio 1984 dopo aver lasciato laredazione del suo giornale fu freddato dacinque colpi di pistola. Nel 2003 la cortedi cassazione ha condannato NittoSantapaola all’ergastolo come mandantedel suo omicidio.

L’IDENTIKIT DEI BERSAGLI

Peppino ImpastatoNato a Cinisi da una famiglia vicina agliambienti della criminalità organizzata, daragazzo tagliò i legami con il padre che locacciò di casa. Dedicatosi all’attività anti-mafiosa nel 1965 creò il giornale L’ideaSocialista. Dal 1968 in poi partecipò alleattività dei gruppi di Nuova Sinistra.Nel 1977 fondò Radio Aut con la qualedenunciò gli affari dei mafiosi di Cinisi eTerrasini, su tutti il boss TanoBadalamenti, personaggio di spicco deltraffico di droga. Il programma più segui-to era Onda Pazza a Mafiopoli nel qualefaceva una pungente satira nei confrontidi mafiosi e politici locali. Nel 1978 sicandidò alle comunali di Cinisi, ma pochigiorni prima del voto venne assassinatocon una carica di tritolo posizionata sottoi binari della ferrovia. Inizialmente lavicenda fu considerato un atto terroristicoin cui l’attentatore era rimasto ucciso. Nel2002 Badalamenti fu condannato all’er-gastolo come mandante dell’omicidio.

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«Non hanno capito niente – sisfogano i gestori del bardurante l'intervista –, hannoscritto cose non vere. L'attivitàè nostra ed è onesta. Sonvenuti i giornalisti, han fatto lefoto alla vetrina e se ne sonoandati».Quando varco la soglia dellocale, il bar “La Nota” di FaraNovarese, a due passi dallapiazza del paese, mi accogliein tutta la sua modestia. Dadietro il bancone si avvertetutta la diffidenza di chi lavorain un locale che la stampalocale ha chiamato “bar dellaCamorra”. Locale posto sottosequestro dopo l'arresto diMauro Russo, imprenditorecampano ritenuto vicino alclan camorrista Belforte diMarcianise, nel Casertano,arrestato nel marzo di que-st’anno per associazionecamorristica. Per lui la DDA diNapoli ha chiesto la confiscaper 20 milioni di euro tra benimobili ed immobili, tra cui il barin questione. L'accusa è diaver riciclato ingenti quantità didenaro illecito provenientedalle economie criminali delclan Belforte, attraverso l'ac-quisto e la creazione di societàcommerciali, in particolarmodo legate al business delgioco d'az-zardo e delv i d e o -poker.Qua lcosanon tornaperò, per-ché davantial localenon com-pare alcunasegnalazio-ne ufficiale,anzi tuttolascia pre-sagire il normale funzionamen-to dell'attività.In paese la notizia è arrivatacome un lampo sordo, senzaeco. La piazza lancia sguardi,si scomoda sulla panca, matace.«Io non so niente, omeglio, non so niente più diquel che sai tu». Ma cosa sap-piamo noi? Poco. Russo è unodei tanti gestori dell'areavideo-poker del bar “La Nota”,che negli anni si sono susse-guiti.

«Oni responsabile -ci dice laproprietaria- ci proponeva unsuccessore nel momento dellasua dipartita» E' facile com-prendere come la tentazione diaffidarsi ai consigli di profes-sionisti “di fiducia” fosse allet-tante ed economico. La minaccia della presenzaparassitaria della criminalitàorganizzata resta ancora trop-po lontana dal contesto tipica-

m e n t eprovincia-le di unpaese dipoco piùche due-m i l aanime aovest delTicino.Come nonritenere inb u o n afede, dun-que, la

proposta di acquisto dell'im-mobile da parte di quel “genti-luomo”, così attento ai proble-mi economici dell'attività?Salvo che una mattina ci siritrova sul giornale. Il tuonome, il tuo lavoro, affiancatialla Camorra. «Non ci hannomandato nessuna comunica-zione, non ci hanno detto nien-te», accusano i gestori. «Già èdifficile tirare avanti...in unpaese così piccolo una pubbli-

Mafia... ai bordi di periferiaA Fara il business dei videopoker porta paura e sospetti

Mattia Anzaldi

“ “Il bar

sequestrato

resta aperto,

ma nessuno

vuole parlare

cità tanto cattiva rischia di fartichiudere».Che la criminalità organizzatasia interessata a riciclare i pro-pri capitali illeciti attraverso ilgioco d'azzardo, non è unanovità. Chi nel Nord Italia haaffinato al meglio la tecnica èstato il clan 'ndranghetista deiValle, dopo la cacciata daVigevano e con la scalata algotha criminale nel milanese.«Si prendo-no tutto eneanche tene accorgi»,denuncianoi pochic o m m e r -cianti chehanno tro-vato ilcoraggio diopporsi alclan, nel-l ' a m b i t odell'opera-zione “Crimine Infinito”(Milano, 2010).Attraverso il video-poker i clanentrano in contatto con centi-naia di locali ed esercizi com-merciali, proponendo servizidalla parvenza lecita; è facileimmaginare con che frequenzaincontrino anche i problemifinanziari degli stessi. A quelpunto il meccanismo si unge,facendo scivolare via il control-lo dell'impresa. Talvolta vengo-

no imposte transazioni didenaro illecito, altre volte inve-ce - come in questo - si propo-ne di acquistare il bene immo-bile, eliminando il problema dimutui soffocanti. A “strozzare”a quel punto è però il clan, pre-tendendo la sua "parcella"peraver fornito una rapida soluzio-ne a problemi complessi.Quale fosse il livello di ingeren-za di Mauro Russo nella

gestionedel bar“La Nota”di FaraNovaresee a quales c o p oassolves-se non èa n c o r adel tuttoc h i a r o .L'ipotesidi un puroriciclaggio

di denaro è assai poco credibi-le, per la scarsa rilevanza delcapitale investito e la distanzadel luogo da qualsiasi altraproprietà sequestrata. Di con-tro, appare chiaro lo smarri-mento nei miei interlocutori. Losmarrimento di chi si chiedecome avrebbe potuto preve-dere, evitare. Forse, viene dachiedersi, è solo questione difortuna, come un tiro alla slot. Ilpiù caro di tutti.

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«Ebbene ce l’abbiamo fatta.Fra 28 mesi ci sarà la chiusuradefinitiva». Così il 3 maggio2012 il presidente dellaProvincia Diego Sozzaniannunciava il parere positivodella conferenza dei servizi neiconfronti del piano chedovrebbe portare alla chiusuradefinitiva, dopo anni di polemi-che, della discarica diGhemme. Missione compiutadunque? Non ancora. Il pianonon ha infatti soddisfatto il sin-daco di Ghemme, AlfredoCorazza, che promette batta-glia. «Già nel 1999 l’ASL di Vercellidichiara che l’impianto inquina- racconta il sindaco - e nelmomento in cui si inquina sideve chiudere». Nel 2009 laDaneco, gestore dell’impianto,propone di chiudere non conterra, ma con rifiuti. «LaDaneco propone quattro codi-ci di rifiuti, ma noi non accet-tiamo», aggiunge Corazza. Èlo stesso Consorzio MedioNovarese ad intervenire peraprire uno spiraglio.«Noi mettiamo dei palettiinsormontabili - ci spiegano -,il materiale non deve rappre-sentare pericolo per la salute enon deve aumentare il livello diinquinamento». Paletti, però,tutti da verificare. Tra lesostanze che la Daneco vor-rebbe portare a Ghemme ci

sarebbe anche il nerofumodell’ex area SISAS di Pioltello,soluzione poco gradita.«Sozzani in conferenza deiservizi dice che è un buon pro-getto. ASL, Arpa e Forestalenon avvallano questa tesi»,continua Corazza. Ad aggra-vare le tensioni anche la deci-sione del consorzio di nonaccettare un piano che nonfosse concordato conGhemme. La situazione preci-pita rapidamente fino alledimissioni del cda delConsorzio.È a quel punto che «Sozzaniall’improvviso dice che hannorisolto il problema dellaBeatrice, che andrà a

Ghemme. Sozzani poi diventail presidente del consorzio».Decisione che, però, nonpiace a Corazza, perche' «ilcontrollato diventa controllo-re» e scrive una lettera preci-sando di non essere d’accor-do.Se a Borgomanero si valuta ilrischio di bonificare un’area incondizioni ambientali critiche,per Corazza sarà Ghemme adessere danneggiata.«L’ingegnere Stefano Nerviani,uno dei firmatari del progetto,viene cooptato per essere pre-sidente della commissione dicontrollo provinciale sulladiscarica», accusa. E qui stal’anomalia, perché «il Comune

“A Ghemme rifiuti pericolosi e zero contributi”Il sindaco Corazza si oppone al progetto di chiusura della discarica

Alessandro Buscaglia

Ecco come verrà chiusa la discarica di Ghemme

La road map per la chiusuradella discarica di Ghemmeè stata tracciata. Via alloriempimento per mettereuna pietra sopra ad unaquestione ambientale cheda anni impegna ammini-strazioni locali ed organi dicontrollo. Ma come verràrisolto il problema? Per livellare la discarica diGhemme serviranno pocopiù di 90mila metri cubi dimateriale. Circa 70 milasaranno reperiti dal liberomercato da Daneco sullabase di caratteristiche bendefinite: saranno consentiti

soltanto materiali terrosicon più del 75% di rifiutosecco, esclusi quindi fanghie liquidi, dovrà esseresegnalata provenienza etracciabilità del carico e ildeposito sarà consentitoprevia verifica dei materiali. Prassi corretta per garantireambiente e salute pubblica,che dovrà tradursi in uncontrollo capillare del mate-riale conferito: al di là dicodici Cer e bolle di accom-pagnamento, solo un’analisidei carichi scongiura il peri-colo ambientale. Procedura costosa in termi-

ni di risorse economiche edumane, ma necessaria perscongiurare brutte sorpre-se. I restanti 20-25milametri cubi di materialesaranno trasferiti nell’ope-razione di bonifica dell’areaBeatrice di Borgomanero.Anche in questo caso èstata necessaria un’analisipreliminare per valutaretipologia e quantità di inqui-nanti presenti nel terreno.Colmato il buco, infine, nonresterà altro che posare il“capping” finale con terrenocoltivato a prato.

di Borgomanero dice che hachiesto a un tecnico di dire sela Beatrice va bene perGhemme. Peccato che il tecni-co sia lo stesso Nerviani», pro-testa Corazza.A questo si aggiunge il fattoche le eco-tasse pagate allaRegione da Daneco, 700milaEuro, saranno destinate non aGhemme, ma a Borgomanero.Sono questi i nodi della que-stione per Corazza. «Perchéquei soldi andranno aBorgomanero? Perché aNerviani è concesso fare ilcontrollore e il controllato?»Domande senza risposta men-tre si fa sempre più concreta lapossibilità di un ricorso al TAR.

Alfredo CorazzaSindaco del Comune di Ghemme

L’area Beatrice

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Abbiamo chiesto al presidenteSozzani di rispondere ad alcu-ne domande relative alla chiu-sura della discarica diGhemme. Una chiusura pre-sentata come un grande risul-tato, ma che suscita perplessi-tà in alcuni, sindaco diGhemme in primis.Partiamo dall'inizio. Nel '99l'Asl di Vercelli ordina dichiudere la discarica diGhemme, perché inquinante.Presidente Sozzani, comemai siamo arrivati al 2012 estiamo ancora aspettando? In realtà dovremmo partire damolto prima in quanto la disca-rica di Ghemme è precedenteal 1982, anno del Dpr 915 cheponeva i primi accorgimenti,paletti per la gestione dellediscariche. La discarica diGhemme, per quanto riguardale prime vasche, non rispettanemmeno i criteri imposti daldecreto: non ha neppure leprotezioni sotto. Dopo l'ordineda parte dell'Asl sono statimolti i progetti di chiusura delladiscarica: si era arrivati a pen-sare anche a impianti di prese-lezione. Di fatto nessun proget-to si è concretizzato con con-seguenze economiche ingentiper i Comuni del consorzio chehanno già speso circa 4mln dieuro per operazioni di bonificadei terreni circostanti. Questa èla situazione che trovo nelmomento in cui vengo elettopresidente della Provincia. Perché lei se ne è occupatonella duplice veste di rappre-sentante della Provincia e dipresidente del ConsorzioMedio Novarese Ambiente?A fronte della crisi nel cda delconsorzio Medio AmbienteNovarese, i sindaci mi prega-no "in tutte le lingue" di assu-mere la carica di presidente.Vengo eletto all'unanimità.Accetto dichiarando che misarei dimesso nel momento incui sarei riuscito a portare atermine il progetto di chiusuradella discarica. I sindaci midanno tre mandati in assem-blea per quanto riguarda lachiusura del sito: non spende-re una lira per chiudere ladiscarica di Ghemme, tempitecnici certi nell’attività e il fattoche i volumi di metri cubinecessari al capping (sistemadi copertura di una discarica,ndr) fossero il minimo indi-

spensabile, per la chiusura. Come mai, allora, a maggionon si è dimesso?Certo che l’ho fatto, ho inviatola lettera di dimissioni!L'assemblea dei sindaci mi hapregato di restare in carica, perdue ragioni fondamentali.Secondo loro non c'erano altrepersone in grado di gestirequesti problemi. Inoltre, il 31dicembre del 2012 il consorziocessa la sua attività ammini-strativa. Per pochi mesi, mihanno chiesto di restare.Torniamo al capping e allachiusura della discarica. Inpassato la Provincia scon-giurò di portare a Ghemme irifiuti di Pioltello su propostadi Daneco. Il progetto appro-vato prevede invece di usarequelli del sito "Beatrice" diBorgomanero, altamenteinquinato. Che cosa cam-bia? Perché Pioltello no eBeatrice sì? Perche' usaremateriale da siti industriali enon semplice terra?Fu il commissario del Ministerodell’Ambiente di Pioltello avoler portare coercitivamente ilnerofumo. In questo sensosono stato anche convocato aRoma. Alla fine, però, noi dellaProvincia ci siamo opposti eimpedimmo che Pioltellovenisse qua. Mentre la propo-sta di chiudere la discarica conil materiale della Beatrice partedai sindaci, che non volevanospendere una lira (chiuderecon la terra sarebbe un'opera-zione costosa per i sindaci,ndr). La stessa operazione uti-lizzando solo la terra, invece,costerebbe molto. Ci siamodetti: volevano portarci quelli diPioltello, perché non usarequelli della Beatrice? La stessavalutazione di impatto territo-riale è pari zero. Non si portano

rifiuti in più, ci limitiamo a spo-starli da un posto a un altrodella provincia.Sull’inquinamento, poi, sonorifiuti con metalli pesanti e noncon nerofumo.I precedenti dell’aziendaDaneco, che ha in gestione ilsito, sono noti a tutti. Qualitutele sono state prese pergarantire la regolarità del-l’operazione? Qual e' il siste-ma di controllo previsto?Daneco deve comunicareall’Arpa e all’Asl la tipologia dirifiuto che vogliono portare.L’Arpa va a verificarlo e ne con-ferma la compatibilità, altri-menti, prima, neppure simuove. Arrivato nell’area delladiscarica, dovranno predispor-re uno scarico e l’Arpa stessafarà quindi un’ulteriore control-lo. Una volto verificata la com-patibilità, il materiale sarà quin-di destinato in discarica.Le è stato rimproverato, invirtù del suo doppio ruolo, diessere sia controllore siacontrollato. La stessa criticafu mossa anche a StefanoNerviani, presidente dellacommissione di controlloprovinciale e, allo stessotempo, incaricato delle ana-lisi sulla Beatrice dal comu-ne di Borgomanero.Nell’approvazione finale dellaconferenza dei servizi la politi-ca non c’entra nulla. Né io nél’assessore Colombo, ne fac-ciamo parte. E’ un errore pen-sare il contrario! Le analisi chi-miche valgono due anni e, aifini di un completamento del-l’iter, Borgomanero ha dato aNerviani un supplemento diincarico per sapere se le anali-si chimiche sulla Beatrice fos-sero ancora uguali rispetto aquelle già eseguite anni primadalla stesso Nerviani.L’amministrazione comunale diGhemme critica il fatto che700mila euro dalla regioneandranno a Borgomanero, giàbeneficiata dal recupero dellaBeatrice, invece che aGhemme. Ho chiesto io che i700mila euro che vanno allaRegione possano essere utiliz-zati per la pulizia della Beatrice.Ghemme ha 400mila eurosuoi, che già finiscono lìdall’Eco-tassa. Io ho solo chie-sto che la quota dovuta daDaneco alla Regione tornisemplicemente sul territorio.

“Ho rispettato il mandato dei sindaci”Alessandro Buscaglia e Domenico Rossi

Emanuele Navazza

Daneco Impianti e il caso lombardo

Il giornalista AntonioPergolizzi, presentando aNovara il suo libro inchie-sta ToxicItaly, raccontauna vicenda lombarda,quella della Sisas diPioltello che vede protago-nista la Daneco ImpiantiSrl, gestore della chiusuradel sito di Ghemme. APioltello l’azienda diFrancesco Colucci suben-trò nel settembre 2010 alla“TR Estate 2” di GiuseppeGrossi, nel tentativo disanare l’area prima chescattassero le sanzionieuropee (500milioni dieuro). Il commissario stra-ordinario nominato perl’emergenza, Luigi Pelaggi,e l’allora MinistroPrestigiacomo, annuncia-rono il “miracolo”: era il 30marzo 2011. Tre mesi piùtardi i lavori erano ancorain corso e i Pm milanesiPirotta e Filippini accusa-rono Bernardino Filipponi,amministratore delegato diDaneco, di aver consegna-to a Pelaggi 700mila europer «ottenere provvedi-menti amministrativi favo-revoli alla società appalta-trice», si legge nel provve-dimento del Tribunale diMilano. Non solo, secon-do i Pm la Daneco sisarebbe aggiudicata l’ap-palto che prevedeva losmaltimento di materialifrutto della bonifica di ter-reni inquinati, per poimodificarne i termini, cam-biando tipologia di rifiuto.Da terreni contenenti vele-ni a semplice “monnezza”in un batter di ciglia. Tornaalla memoria lo sfogo delsindaco di Ghemme:«Com’è possibile approva-re un documento che dàcarta bianca a Daneco?».Una perplessità che cisentiamo di condividere eche approfondiamo quiaccanto con il Presidentedella Provincia e delConsorzio rifiuti medio novarese, Diego Sozzani.

La replica del presidente Sozzani

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Ulisse in Lombardia

Faida a Scampia

Salento: altri67 arresti

Libera Informazione 12/09/2012

Nuova scossa nel nord Italia. Arresti perassociazione mafiosa, estorsione e traf-fici illeciti di droga e armi, stiamo parlan-do dell’operazione “Ulisse”.Tra i primi commenti seguiti all’operazio-ne Ilda Boccassini afferma che la novitàdi quest’inchiesta è la mentalità degliimprenditori all’opera in questa regione.Non si hanno più soggetti semplicemen-te estorti o minacciati, ma aspirantimafiosi a tutti gli effetti.

In campo contro i boss

La Stampa 05/09/2012

Da Quarto arriva un esempio positivo perl’antimafia: una squadra di calcio, seque-strata ad un camorrista l’anno scorso,torna a giocare ma con valori diversi.La squadra viene affidata ad una nuovasocietà e i finanziamenti ricevuti arrivanodai soli imprenditori dotati di certificatoantimafia. Regole ferree anche per i cal-ciatori.Il progetto segna l’inizio di un nuovocodice etico per il calcio.

Trattativa Stato - Mafia

Il fatto Quotidiano 17/09/2012

Lo Stato non si costituirà, almeno in que-sta fase,parte civile nell’udienza prelimina-re del processo sulla presunta trattativaStato-mafia. Lo ha spiegato in aula alla Camera il sotto-segretario alla presidenza del Consiglio,Antonio Malaschini, rispondendo allarichiesta dell’Idv che ha presentato unamozione per chiedere appunto al governodi costituirsi nel processo di Palermo.

La Stampa 10/09/2012

Ennesimo omicidio di camorra, per ilcontrollo del traffico e spaccio di droga aScampia.Omicidio meditato dopo l’uccisione diGaetano Marino, il 23 agosto sulle spiag-ge di Terracina, fratello del boss Gennaro«ideatore» del gruppo degli scissionisti.Ieri sera ad essere freddato con tre colpialla testa è stato il fratello di un altrocapoclan, naturalmente della fazioneopposta. Si chiamava Raffaele Abete.

Storica sentenza: voto di scambio, basta la promessa Libera Informazione 16/09/2012

Una sentenza che potrebbe essere definitastorica nell’ambito della lotta alla mafia. Laprima corte penale della Cassazione sanci-sce che il voto di scambio, per essere perse-guito, non necessita di soldi o altre utilità, mabasta la promessa che dei soldi verrannodati.La Cassazione conferma la condanna dicustodia cautelare in carcere per l’ex segre-tario comunale di Rivarolo Canavese, comu-ne in provincia Torino.L’uomo era accusato di aver concluso

accordi, tra gli altri, con il gestore di un bardel posto che si impegnava a convogliaresul primo cittadino i voti controllati da com-ponenti della ‘ndrangheta locale, in cambiodi 20mila euro per il disturbo. Il segretario, arrestato su ordine del Gip diTorino nel giugno dello scorso anno, dopo laconferma del Riesame si è rivolto allaCassazione opponendo il mancato incassodel “premio” (circostanza peraltro pacifica)che secondo la difesa farebbe cadere l’ac-cusa. E invece no.

Corriere delMezzogiorno14/09/2012

La Sacra corona unitacontinui, nonostante gliarresti operati dalleforze dell’ordine e l’atti-vità incessante di con-trasto, a rinascere dalleproprie ceneri e rimane-re radicata nel territorioe nella realtà salentina.Si apre l’udienza preli-minare scaturita dal-l’operazione Augusta.Sono 67 gli imputati cherischiano di finire a pro-cesso con l'accusa, avario titolo, di associa-zione per delinquere distampo mafioso

Milano: vittimea testa alta

Corriere della Sera10/09/2012

È finito anche il pane daquanto grande e sentitaè stata la solidarietà chegli studenti di Città Studihanno mostrato lunedì aLoreno Tetti, vittima delracket, proprietario di unchiosco di panini incen-diato nella notte tra il 17e il 18 luglio «perchénon mi sono tirato indie-tro», testimoniando alprocesso contro la’ndrangheta.Attualmente, a proteg-gere il chiosco sonoimpegnate a rotazione 3pattuglie, agenti sia indivisa sia in borghese.

NEWS DAI TERRITORI

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