Parole
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Cecilia amava le parole più di ogni altra cosa. Era ossessionata
dalla grammatica, dalle sue regole e accezioni, ma anche dai signifi-
cati, dai contesti, dalle sfumature.
A Cecilia occorrevano istanti lunghissimi per pensare al termine
giusto da mettere al posto giusto, e nelle conversazioni non mancava
mai di puntualizzare qualcosa al suo interlocutore.
Amici e familiari spesso le avevano fatto notare quanto riuscisse a
essere pignola, perfino fastidiosa, eppure a lei non importava. – Non
esiste un centro reclami a cui rispedirmi, – rispondeva piccata.
Tra tutti, era la madre ad avere maggiormente a cuore i suoi com-
portamenti.
– Non dovresti pesare tanto le parole, – consigliò a Cecilia.
– Io sono fatta così, – tagliò corto la ragazza.
– Perché lo fai?
– Perché le parole hanno un peso, eppure nessuno riesce a dar loro
quello giusto.
– Vale anche per te, sai?
– Impossibile! Io so quello che dico, sono gli altri a non saperlo.
La madre della ragazza sospirò sconsolata, lei, per tutta risposta,
girò i tacchi e tornò nella sua stanza.
– Perché ce l'hanno tutti con questa storia del pesare le parole? – si
chiese ad alta voce Cecilia.
Buttata sul letto, ci ragionò per ore, senza però trovare una risposta
che la soddisfacesse.
– Eureka! – sobbalzò.
Elettrizzata, saltò giù dal letto, frugò un po' nell'armadio e ne
estrasse degli strani arnesi.
– In questo modo capiranno che intendo, – e si mise al lavoro.
Quando finalmente ebbe terminato, ritornò dalla madre.
– Mamma, voglio farti provare una cosa, – esordì emozionata la
ragazza.
– Di che si tratta, cara?
Cecilia le porse il marchingegno appena costruito.
– Ecco. Questa è una bilancia che pesa le parole!
– Come funziona?
– Devi pronunciare le tue parole in questo barattolino, dopodiché
lo poggi sul piatto della bilancia ed è fatta. Più le parole saranno per te
importanti, più peseranno. Il peso massimo è cinque chili. Aspetta, ti
faccio vedere!
Cecilia propose alla madre alcuni esempi: “non mi piacciono i
broccoli”, cinquanta grammi; “credo in Dio”, due chili; “amo la mu-
sica”, quattro chili. La donna restò a bocca aperta.
– Idea! – esclamò Cecilia. – Questo ti convincerà definitivamente:
“ti voglio bene mamma”.
Sua madre sorrise con dolcezza. Formulata la frase, la mise nel
barattolo, quindi passò alla lettura del peso: cinque chili.
– Oh, grazie, grazie bambina mia, – si commosse la donna.
Cecilia la invitò a provare di persona.
– Mh, cosa posso dire...
– Perché non vediamo quanto mi vuoi bene tu? – suggerì divertita
la ragazza.
Sua madre acconsentì, disse “ti voglio bene Cecilia” e la pesò.
Il viso di Cecilia si rabbuiò in un istante, gli occhi le divennero
lucidi, l'entusiasmo svanì del tutto.
– Che succede? – domandò la madre preoccupata.
Cecilia girò la bilancia e indicò l'ago: cinque grammi, addirittura
meno dei broccoli.
La donna, senza pensarci, allargò le braccia e strinse la figlia in un
abbraccio affettuoso.
– Non fidarti della bilancia, Cecilia, – la consolò, – ero certa
avrebbe mentito.
La ragazza, in lacrime, guardò sua madre con aria interrogativa.
– Come facevi a saperlo?
– Possiamo conoscere il peso delle nostre parole, non spetta a noi
pesare quelle altrui.