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    I GRUPPI DELLA NUOVA SINISTRA

    ED IL NEOFASCISMO A PARMA

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    INTRODUZIONE

    CAPITOLO 1

    1.1 La nascita dei gruppi della Nuova Sinistra e la destra neofascista. La mappaturadei gruppi. Lantifascismo militante.

    1.2 Il neofascismo a Parma. Ricostruzione dei contatti e dei collegamenti politici coni gruppi eversivi nazionali.

    1.3 I presunti finanziamenti e la squadra neradi Parma1.4 Lomicidio Mariano Lupo1.5 Le manifestazioni di cordoglio e di protesta organizzate dalle istituzioni e dai

    militanti di Lotta Continua e della Nuova Sinistra: la distruzione della sede delMovimento Sociale Italiano.

    1.6 La solidariet degli antifascisti, gli scioperi e la mobilitazione delle tante realtoperaie ed istituzionali italiane ed emiliane.

    CAPITOLO 2

    2.1 Il clima di tensione negli anni dellomicidio di Parma2.2 I tentativi di depistaggio della matrice politica da parte di certa stampa, dellaquestura e del Msi2.3 Gli arresti. La confessione di Bonazzi.2.4 La ricostruzione delliter processuale ed il presunto accordo elettorale Dc-Msi2.5 Edgardo Bonazzi dopo lomicidio Lupo. Gli interrogatori e le dichiarazioni che loporteranno all cronaca nazionale. Testimonianze che contribuiranno a far luce sullastrategia della tensione.2.6 Le ripetute aggressioni neofasciste dal 1968 al 1972. Il rapporto dellufficiopolitico della Questura di Parma.2.7 Loccupazione della sede del Msi da parte dellala oltranzista dei camerati locali.Le lettere di espulsione retrodatate2.8 Le corrispondenze dal carcere

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    INTRODUZIONE

    Gerolamo Congedo, anarchico, viene ucciso durante un assalto fascista alla facolt diMagistero di Roma il 27 febbraio 1969; il 16 luglio 1970 a Reggio Calabria il

    ferroviere Bruno Labate, iscritto alla Cgil, viene raccolto morente dopo una violentacarica della polizia; il 12 dicembre 1970 Saverio Santarelli ucciso dalla polizia conun candelotto lacrimogeno; il 4 febbraio 1970 a Catanzaro per la deflagrazione di unabomba lanciata dalla sede del Msi muore Giuseppe Malaria, muratore, socialista;Domenico Centola, bracciante, a Foggia ucciso nel corso di gravi incidenti scatenatida elementi fascisti e dai Centri di azione agraria; Carmelo Iaconis, 28 anni, barista, ucciso a Reggio Calabria da un colpo di fucile sparato da un neofascista il 17settembre 1971; Franco Serantini, ventenne, anarchico, viene ucciso dai manganellidella celere di Pisa il 5 maggio 1972 per essersi opposto apertamente al comizio delfascista Niccolai; Fiore Mete a Catanzaro viene ucciso da due neofascisti il 26

    novembre 1972; a Faenza, il 18 luglio 1973, muore per mano fascista il braccianteAdriano Salvini. Ma la lunga lista potrebbe continuare per intere pagine. Paginescritte col sangue, come quello di Fabrizio Ceruso, di Peppino Impastato, dei mortidelle stragi di Stato, di Vittorio Brusa, Vittorio Ingoia, Sergio Argada, GiorgianaMasi, Walter Rossi. Qualcuno pi conosciuto, ricordato, commemorato. Altri pianonimi, seppelliti dalla rimozione e dalla revisione storica che si attesta sempre picome il pi forte nemico della giustizia e delle lotte per una societ diversa e pigiusta.Vittime di aggressioni neofasciste, ma soprattutto martiri di quello Stato alleato con ipoteri forti e stragisti, antagonista delle istanze di giustizia sociale e di cambiamento.

    Come Mariano Lupo, operaio di ventanni. Nella calda serata del 25 agosto 1972venne pugnalato a morte da un commando neofascista nella democratica, opulenta erossa Parma. Un agguato studiato e premeditato, frutto dellesasperazione delloscontro politico. Frutto dellodio e della violenza squadrista, ma anche il prodottodellisolamento politico dei gruppi della nuova sinistra e dei troppi antifascisti lasciatisoli - soprattutto dalle stesse forze della sinistra storica impegnate a ricavarsilegittimit istituzionale e posti di potere nella repubblica a sovranit limitata- nellepiazze, nelle strade, nella vita di tutti i giorni, a fronteggiare un nemico agguerrito,spesso foraggiato e protetto da sistemi di coperture intrisi con le trame pi oscure esegrete della Repubblica. Un tratto di storia italiana ancora avvolto dai silenzi e dallarimozione interessata. Da svelare. Per dovere e per passione, anche riunendo queipiccoli tasselli di fatti locali e di vita-militante relegati spesso nelloblio anche dallastessa storiografia deputata dallimmaginario collettivo a mantenere viva la memoria.Anche se non condivisa.Tentare di ricostruire la storia dei gruppi della Nuova Sinistra a Parma e delle lorovicende non compito semplice poich le loro vicende non sono state oggetto diinteresse della bibliografia contemporanea, a parte il riuscito lavoro degli autori diParma dentro la rivolta che offre una lucida ricostruzione della conflittualit socialee politica in una cittadina dellEmilia rossa.

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    La storia dei gruppi extraparlamentari, dei loro rapporti con il maggior partito dellasinistra italiana, il Pci, e delle loro relazioni con il tessuto sociale e politico, che dallafine degli anni sessanta e per tutti gli anni settanta attraversa un periodo altamenteconflittuale, non pu considerarsi, al fine di unutile e completa ricostruzione dellastoria recente, solo come una parte, un quid nelle tante vicende di quel periodo

    storico.Le aggregazioni giovanili, operaie e studentesche, significarono una straordinaria, eprobabilmente irripetibile, capacit di analisi e di mobilitazione sui tanti aspettidellassetto economico ed industriale che andava configurandosi.In una citt come Parma pochi si sono cimentati nellimpresa di raccontaresistematicamente i percorsi che portarono, negli anni settanta in particolare, centinaiadi lavoratori, studenti, operai e proletari dei quartieri ad una critica serrata neiconfronti del sistema di cose vigenti.In specifico, ed laspetto cui il presente lavoro rivolge maggiore attenzione, le durecontestazioni al neofascismo locale e la pratica dell antifascismo militante

    significarono per la cittadina emiliana, di profonda tradizione antifascista eresistenziale, un collante ideale tra le diverse anime della sempre frastagliata sinistra;un collante tra la sinistra storica e i gruppi della nuova sinistra, che, seppur tra leinnumerevoli differenze di analisi e di prassi, permise quellabbraccio generazionaletra vecchi e nuovi militanti teso a costruire un argine allavanzata del neofascismo.Il presente studio, seppur con grossi limiti ed incompletezze, cerca di formare untassello nel mosaico della ricostruzione storica locale tra il 1970 ed il 1975 attraversolanalisi di un evento drammaticamente periodizzante: mi riferisco allomicidio delgiovane operaio di Lotta Continua Mariano Lupo, avvenuto per mano fascistanellagosto del 1972.

    Lassassinio comport il riconoscimento da parte del maggior partito della sinistra,dopo un precedente silenzio, quasi complice, dei campanelli dallarme suonati daigruppi della sinistra radicale sul riemergere del neofascismo; il riconoscimento daparte di unintera citt e di unintera classe politica dei militanti di quella sinistrairredentista e definita banalmente gruppettara.Questo atteggiamento apparve evidente, in modo particolare, nella decisione deifunerali pubblici e nelle parole del vecchio sindaco e partigiano Arta nel giorno delcordoglio. Ma il giovane operaio ventenne era morto assassinato per mano fascista e igruppi extra-parlamentari erano stati lasciati soli nella foresta delleversione.Un tragico evento, da tempo nellaria, di cui avevano avuto sentore i tanti militanti dibase che vivevano la politica e lantifascismo quotidianamente, nelle piazze, neiquartieri e nei luoghi di lavoro. Laria irrespirabile e pressante delle continueaggressioni e della violenza squadristica faceva presagire qualcosa di efferato, benoltre gli scontri nelle piazze e la violenza spicciola.Al di l della curiosit storica, ci che mi ha spinto a cimentarmi nella ricerca inquestione stato un appassionante sentimento di vicinanza affettiva alla figura diMariano. Un desiderio di ricordare la storia attraverso la sua morte.Lavoratore del sud di ventanni, con una vita davanti e con sogni di cambiamento,anche radicali, che non pot coronare. Personaggio non rumoroso, non un acceso ed

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    ideologizzato militante, ma un giovane lavoratore che viveva e lottava nella vita ditutti i giorni. Un non garantito, figlio di quella parte dItalia che non faceva notizia,se non quando la morte lo strapp alla sua storia. Non un politico, non unindifferente, uomo a ventanni, per poco tempo.Alla breve e certamente non esaustiva panoramica sui gruppi, realizzata soprattutto

    con lo strumento delle interviste, si cercato di affiancare un lavoro di indagine e diricostruzione della struttura e delle vicende del neofascismo parmigiano direttamenteo indirettamente gravitante attorno al Msi, che, sebbene scarsamente rilevante sotto ilprofilo elettorale e nella pregnanza sociale, ebbe tuttavia un ruolo determinante nellafitta catena di aggressioni ad operai e ad antifascisti verificatasi soprattutto tra il 1970ed il 1972. Le responsabilit, a parere di chi scrive, andarono oltre la squadrafascista che materialmente si fece promotrice dellazione, ricadendo su circuiti e suintelaiature strutturate politicamente ed economicamente. Tesi che non va adiscostarsi dallorientamento di molti storici sul fenomeno neofascista italiano e sulretroterra di coperture e di mandanti che hanno sistematicamente usato la destra

    estrema per giochi di potere e per strategie, in primis quella della tensione,confacenti a svolte politiche di stampo autoritario e di unit nazionale, tese adarginare le lotte operaie, le rivendicazioni studentesche e i generali fermenti dellasociet civile.Si cercato di proporre una lettura che facesse emergere un dato rilevante nellaricostruzione storica del periodo preso in esame: la specificit del cameratismoparmense che, a parte le vicissitudini locali, produsse, soprattutto per mano di alcunimilitanti maggiormente preparati dal punto di vista teorico-politico, una cospicuaanalisi ideologico-culturale tanto da divenire riferimento per una non secondaria areadel neosquadrismo italiano e anche estero.

    Dalle interviste e dalla lettura della stampa del periodo emerge, infatti, un coacervo dirapporti e scambi politico-culturali con le realt eversive nazionali, in particolare construtture venete e con personaggi legati allestrema destra romana e padovana.Collegamenti con personaggi e con settori della destra armata e stragista, balzati condrammaticit alle cronache nazionali. Specificit che vede le strade della Parmaantifascista e barricadiera, che nel 1922 scacci mano armata le squadracce guidateda Italo Balbo, presenziate attivamente da militanti del Msi, provenienti spesso dalsud Italia e stanziati per breve o lungo periodo nella citt emiliana.Specificit che vede in una citt rossa la presenza di un corpo della destraneofascista agguerrito e fornito di appoggi legali, economici e politici non solo locali.Il presente lavoro di ricerca ha richiesto la consultazione della pubblicistica deigruppi sia sotto forma di giornali, che di manifesti e volantini diffusi dai militanti. Laraccolta del giornale Lotta Continua risultata reperibile sia presso la BibliotecaBalestrazzi di Parma, dove possibile consultare abbondante materiale riguardante lastoria del movimento operaio e dei gruppi della nuova sinistra, sia - assieme avolantini e manifesti, dei quali allego i pi significativi - presso gli archivi privati diex-militanti dei vari gruppi.Inoltre nei fondi della suddetta biblioteca ho rintracciato, nell Archivio68, validomateriale sulle iniziative dei gruppi e dei partiti della sinistra.

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    La ricostruzione dellantifascismo in Emilia Romagna ed a Parma negli anni settantami stata facilitata, a parte dalle testimonianze dirette di ex-militanti del Pci e deigruppi, anche dalla consultazione dei quotidiani e periodici dellepoca, reperibilipresso lEmeroteca Comunale di Parma, e dalla lettura del materiale disponibilepresso lArchivio storico della Nuova Sinistra Marco Pezzi di Bologna, utilissimo

    per lo studio della sinistra extraparlamentare in Italia dalla fine degli anni 60.Inoltre, per la ricostruzione della storia nazionale e per lindispensabileinquadramento storico, ho preso in considerazione le opere e gli opuscoli disponibilipresso la Biblioteca Civica, la Biblioteca Palatina, la Biblioteca di storiadellUniversit di Parma.Unimportante guida sono state le varie interviste rilasciatemi dagli ex militanti delleorganizzazioni della nuova sinistra e del Pci che mi hanno permesso un orientamentoimmediato sulle vicende del periodo preso in esame.Un valido aiuto, al fine di rintracciare personaggi successivamente intervistati e diorganizzare la bibliografia, mi stato fornito dall Istituto Storico della Resistenza e

    dellet contemporanea di Parma.Per la visione di materiale prodotti dai gruppi locali ho consultato invece il CentroStudi per la Stagione dei Movimenti di Parma dove sono custoditi interessantimateriali prodotti dalle realt locali della nuova sinistra e dove ho trovato uningenteraccolta di informazioni su alcune lotte avvenute in citt negli anni settanta, nonchuna buona e ben conservata pubblicistica dei gruppi e dei partiti.Infine, ho consultato larchivio dello studio legale Bozzini per quanto riguarda laricostruzione delliter processuale e il dettato delle sentenze e delle indaginiriguardante lomicidio Lupo e il neofascismo locale.

    A Mariano Lupo ed ai tanti caduti per la libert.

    Paragrafo 1.1 - La nascita dei gruppi della Nuova Sinistra e la destraneofascista. La mappatura dei gruppi.

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    Londata di proteste studentesche ed operaie che caratterizzarono il biennio 1968-1969 sono da considerarsi, assieme alla stagione dei movimenti della nuova sinistra,il fulcro di una critica radicale, teorica e pratica, nei confronti della politica e degli

    assetti socio-culturali dominanti, nonch un osservatorio privilegiato per le richiesteprovenienti dalla base politica e dalla societ civile. Comportamenti e rivendicazioniche i politici di Parma, e non solo, molte volte non colsero nella loro completezza, mache talvolta furono cavalcati e fatti propri dallintera citt, come la praticadellantifascismo militante e la lotta al neofascismo ed alla sua espressioneistituzionale, il Movimento Sociale Italiano.Lo sviluppo economico e dei servizi sociali non , di per s, risolutivo di tutte lecontraddizioni, anzi ne crea delle nuove; quanto pi volte affermato nelle sue opereda Herbert Marcuse e dal movimento di rivolta di Berkeley1, si andavaconcretizzando nella cittadina emiliana, ricca, caratterizzata da uno sviluppo

    industriale con i trend pi alti dItalia e da una rete di servizi sociali tra i pisviluppati e garantiti.Il progresso economico, sociale e politico caratterizz molte citt dell Emiliarossa, in particolare il capoluogo Bologna che divenne la vetrina del governocomunista degli enti locali2.La vita politica di Parma ha visto, fin dagli inizi del Novecento, la sperimentazione diun sistema di alleanze e mediazioni sociali tra borghesia produttiva e movimentooperaio, che ha permesso uno sviluppo delle istituzioni democratiche basatosullintegrazione sociale e sulla qualit dei servizi.3Questo sicuramente un tratto caratteristico di molte cittadine emiliane governate da

    compagini rosse.Il decentramento e lo sviluppo delle autonomie locali per il Pci rappresentarono ilmodo di amministrare secondo le linee e le basi ideologiche da sempre rivendicate. 4

    1 A. Parisella in Becchetti, Brugnoli, Gambetta, Manotti, Melegari, Rossi, Parma dentro la rivolta, tradizioni, eradicalit nelle lotte sociali e politiche di una citt dellEmilia rossa 1968/1969, Punto Rosso, Archivio M. Pezzi,Milano 2000, p. 15.2 Cfr. Ginsborg Paul,Storia dItalia dal dopoguerra a oggi, societ e politica 1943-1988, Einaudi, Torino3 A. Parisella, in Becchetti, Brugnoli, Gambetta, Manotti, Melegari, Rossi, Parma dentro la rivolta, tradizioni,eradicalit nelle lotte sociali e politiche di una citt dellEmilia rossa 1968/1969, cit., p. 144A livello regionale, gi a cavallo degli anni cinquanta, il partito emiliano, infatti, estese la propria strategia delle

    alleanze agli intellettuali e ai ceti affaristici e commerciali delle citt che non vedevano i governi locali dei comunisticome nemici ma come alleati e soprattutto come calmiere per le relazioni tra capitale e lavoro, anche talvolta smussandole punte rivendicative del sindacato.Il 1970 periodizzante per la storia delle autonomie locali, infatti nella primavera vengono, ventidue anni dopo ildettato costituzionale che le prevedeva, istituite le regioni. Ogni regione eleggeva il proprio consiglio, aveva poteri piestesi di quelli concessi ai comuni e alle province e aveva la possibilit di legiferare sui maggiori problemi salute,assistenza, agricoltura- purch nel rispetto della legislazione nazionale. Dopo le elezioni del giugno 1970 il risultato pisignificativo nel panorama italiano fu la creazione di una fascia rossa nellItalia centrale comprendente lEmilia-Romagna, la Toscana e lUmbria. Ritardata dai governi precedenti proprio per non rafforzare i poteri delle zone rosse lacintura rappresent un sistema diverso di concepire i rapporti sociali e la vita politica. (Cfr. Ginsborg Paul, StoriadItalia dal dopoguerra a oggi, societ e politica 1943-1988, cit., p. 273).

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    assecondando piccola e media impresa. Il partito si adoperava, con successiinaspettati, per istituzionalizzare i contatti tra le forze sociali organizzate, compresi icircoli e le cooperative che assunsero un ruolo di primaria importanza, e lazionediretta degli enti locali.8Probabilmente, senza eccessive forzature, la linea interpretativa che Paul Ginsborg

    diede allesperienza del comunismo emiliano pu considerarsi valida anche per lacittadina parmigiana: non vi era contrapposizione ai meccanismi dello sviluppocapitalistico, ma, al contrario, erano stati accettati, cercando comunque dimodificarne gli squilibri e le storture, in un modo che assomigliava molto alle riformecorrettivelesperienza emiliana assomigliava piuttosto ad un efficiente e umanaorganizzazione del capitalismo.9Lanalisi di queste caratteristiche pu contribuire a spiegare da un lato la peculiaritdello sviluppo locale ma anche la difficolt a far emergere le contraddizioni operantinel sistema, soprattutto a causa della posizione egemonica che occupava il Pci nellavita culturale e politica lasciando poco spazio alle posizioni critiche orbitanti e

    nascenti alla sua sinistra.Anche Parma, tra lautunno del 1968 e quello dellanno successivo, vide il fiorire deigruppi della nuova sinistra, che trovarono consenso e adesioni non solo nelle facoltuniversitarie e nelle scuole superiori, ma anche nelle principali fabbriche della citt enei quartieri popolari.La politica usciva dai luoghi istituzionali e dai centri amministrativi ad essa deputati esi trasferiva nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nei quartieri e nei comitati, permeandoil tessuto cittadino con i contenuti e le lotte sociali e politiche di quella che possiamodefinire la stagione dei movimenti: ci si riferisce con questa formula alla fasestorica durante la quale nel nostro paese una serie di movimenti sociali - diversi tra

    loro, ma con alcune caratteristiche unificanti - furono tra i protagonisti principalidella scena politica, sociale e culturale.Certamente non gli unici n i pi importanti, ma senza tener conto della loroeffettivit storica riesce impossibile qualsiasi ricostruzione storiografica che non siconfini nel recinto della vecchia storia politica, attenta solamente alle strategie deipartiti e in particolar modo delle loro leadership10.Le notevoli divergenze sul piano ideologico e pratico nella specifica realtparmigiana trovarono convergenze ed unit di azione e di lotta sul terreno dei valorilegati alla Resistenza e allantifascismo, sentimenti ben radicati in una citt medagliadoro alla lotta di Liberazione e caratterizzata da una tradizione antiautoritaria eribellista; citt che conserva tuttora vivo il ricordo delle Barricate del 1922, quandogli insorti dellOltretorrente, guidati dall Ardito Guido Picelli, si opposeroeroicamente ai fascisti intruppati da Balbo.Il cuore libertario della vecchia Parma dei borghi dellOltretorrente, la Parma dellasollevazione popolare, dellantifascismo militante e militare, la Parma della

    8 Cfr. Balzani R.,Le tradizioni amministrative locali, in Aa.Vv., Storia dellItalia dallUnit ad oggi, a cura di R. Finzi,Le Regioni, LEmilia Romagna, Einaudi, Torino 1997, p. 641-643.9 Ginsborg Paul, Storia dItalia dal dopoguerra a oggi, societ e politica 1943-1988, cit., p. 275.10 Cfr. Grispigni Marco,Elogio dellestremismo. Storiografia e movimenti, Manifestolibri, Roma 2000, p. 21.

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    Camera del Lavoro e del sindacalismo rivoluzionario di Corridoni e di Alceste DeAmbris, la Parma di quei borghi che hanno visto rifiutare la subordinazione e chehanno a lungo ospitato e stimato storici personaggi come lanarchico vasteseAntonio Cieri11 (che dopo le barricate, assieme a Picelli, diede il suo contributo allalotta per la libert del popolo spagnolo), quel cuore riviveva nelle lotte dei nuovi

    ribelli mezzo secolo dopo12

    .Una tradizione fatta di battaglie, quasi inscritta nel codice genetico popolare, storieraccontate e storie taciute; sentimenti che nel tempo si sono trasmessi e molte volteprepotentemente riemersi a formare una barriera contro le minacce al sistemademocratico e alle protezioni sociali conquistate con la lotta politica.Lesplosione dellassociazionismo, i circoli, le osterie, costituivano il fluido veicoloche permetteva alla storia orale di essere sentita, raccontata e fatta rivivere.La socialit diffusa forniva lessenziale presupposto dellorganizzazione politica.La vita associativa, lidentit di gruppo, la diffusa partecipazione politica, lacoscienza critica, il volontariato, erano fattori genetici e persistenti dellidentit

    cittadina e pi in generale delle genti emiliano romagnole.I momenti associativi rappresentavano il punto di svolta della coscienza pluralistica eil contatto che permetteva lorganizzazione delle lotte ed il confronto. Contattipermessi dallo sviluppo capillare dei circuiti come i circoli di base.Basti pensare che solo lArci poteva contare nella regione 562 circoli con un numerodi iscritti pari a 118268, secondo, per numero di circoli ma quasi uguale per numerodi aderenti, solo alla Toscana con 810 sedi e 121491 soci. Per un termine di paragonebasti pensare che realt come il Lazio potevano contare su 19 circoli e 7230 soci,mentre un solo circolo per la Sardegna con 100 tesserati oppure 418 circoli per laLombardia con 49713 tesserati. Questi esempi, che non considerano certamente altre

    forme organizzative di diversa estrazione ideologica pur presenti e attive, ci danno unidea del sistema di relazioni e di contatti che contribuivano a creare tramite le loroiniziative o la semplice presenza sul territorio.In questo contesto la stessa Parma, anche se in misura minore di altre provincelimitrofe, solo la vicina Reggio poteva contare su di un numero quasi triplo di soci,strutturava i suoi rapporti.13 Proprio i circoli, assieme alla macchina organizzativa deipartiti, diedero notevole impulso allorganizzazione delle iniziative militanti.I gruppi dellestrema sinistra furono molto attivi nel campo dell antifascismomilitante, visto come forma di competizione politica con i partiti della sinistramoderata e come difesa di agibilit politica. Daltra parte, in questi anni le formazionidel neofascismo parmense, sebbene minoritarie, furono particolarmente dedite adazioni squadristiche e beneficiarono di coperture politiche pi o meno palesi.

    11 Balestrini Nanni, Parma 1922, Una resistenza antifascista, Derive e Approdi, Roma, 2002, p.128.Lanarchico Antonio Cieri, comandante del rione Naviglio-Trinit, nasce a Vasto, in Abruzzo. Diviene Caporale nellaGrande Guerra dove si guadagna la medaglia di bronzo al valor militare. Ferroviere, si trasferisce per lavoro a Parmanel 1921 dopo aver transitato per Ancona. Sposa una parmense di Neviano degli Arduini. Mor, come Picelli, in Spagna,durante la guerra civile, il 7 aprile 1937 a Canoscal de Lizano.12 Cfr. Furlotti Gianni, Parma libertaria, Bsf, Pisa, 2001, p. 133.13 Cfr. Ridolfi M., La terra delle associazioni, in Aa.Vv., Storia dellItalia dallUnit ad oggi, a cura di R. Finzi, LeRegioni, LEmilia Romagna, Einaudi, Torino 1997, p. 367-371.

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    Numerose furono le aggressioni ai danni di giovani di sinistra e gli atti intimidatoricontro le sedi di associazioni politiche, sindacali e di culto.Secondo lautorevole parere di Revelli e De Luna lantifascismo era qualcosa di pidella semplice negazione del fascismo. Nelle azioni dirette, nelle occupazioni, nellecontestazioni, nel vivere assieme si rompeva lisolamento privatistico,

    disintegrando il principio autoritario del ciascuno al suo posto. Lirruzione dellavita quotidiana nella politica sconvolgeva latomismo sociale sul quale si fondavalordine costituito, imponendo una dimensione collettiva che ridefiniva ruolipersonali e collocazioni politiche. Far parte del movimento significava agire in primapersona, rompendo lisolamento individualistico della societ borghese econtrapponendo alla parsimonia ed allavarizia la totale dissipazione della proprieenergie intellettuali e di se stessi14.La pratica dellantifascismo fu soprattutto il collante ideale, la linea rossa che riusc acreare convergenze allinterno della frastagliata sinistra.Sinistra storica e i nuovi gruppi avevano tra loro divergenze di analisi e modalit di

    concepire la politica, ma la lotta, al riemergere del nuovo fascismo, port moltimilitanti di base del Pci, del Psi e delle forze sindacali allo sviluppo di una particolaresensibilit verso lazione diretta e di massa, non di rado contrastata proprio dallestesse dirigenze.Corollario dellantifascismo come pratica militante era il rifiuto della retoricaresistenziale, di quel monolitismo celebrativo in cui lufficialit della memoriaistituzionale aveva seppellito i germi conflittuali e antagonistici che la lotta partigianaportava profondamente inscritti nel proprio carattere originario: Il 25 aprile, pergiovani e non giovani della nuova sinistra, cessava di essere la giornata dellamemoria oleografica e pacificata e diveniva invece occasione di lotta, spesso in

    relazione a quelle internazionali e antimperialiste che, dal Vietnam al Cile, dallaGrecia alla Palestina, riportavano in auge, nella contrapposizione guerra no,guerriglia si, il modello dellesperienza partigiana contro il nazifascismo15.Non mancarono collegamenti con lUnione generale degli studenti palestinesi e conaltre situazioni rappresentative, con le quali vennero cogestite iniziative disensibilizzazione sulla resistenza dei loro popoli16.Lantifascismo era una risposta doverosa ed urgente al complessivo disegno politicoche voleva reprimere le proteste operaie e le rivendicazioni studentesche.Ho militato sempre nella sinistra. Ad un primo accostamento al Pci, dove ero attivonella sezione Cavestro, passai al Partito Comunista dItalia (m-l) perchlimmobilismo e lattendismo del Pci mi andava stretto. Pensavo che le conquistedovevano essere mantenute con la lotta e la vigilanza. La mia famiglia, a cominciareda mio padre, stata sempre attiva nel partito e nelle lotte per lemancipazione e per i

    14 Cfr. Revelli Marco, De Luna G., Fascismo e antifascismo, le idee e le identit, La nuova Italia, Firenze,1995, pp.139-144.15 Becchetti Margherita, Memorie e attualit dellantifascismo degli anni Settanta, in Balestrini Nanni, Parma 1922.Una resistenza antifascista, Derive e Approdi, Roma 2002, p. 10.16 Proiezioni di film e dibattiti vennero organizzate con la collaborazione del collettivo Cinema libero il 20 marzo1972; Cfr. il volantino di invito alla proiezione, Parma, marzo 1972, archivio68, biblioteca Balestrazzi, busta 3, fasc.2, sn. 135.

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    diritti. Da questa formazione mi stacci nei primi anni settanta aderendo a molteiniziative del Movimento studentesco e soprattutto di Lotta Continua che pi di altriera attiva nel campo dellantifascismo militante. Bisognava scendere nelle strade enelle piazze e denunciare il clima di intimidazione e di minaccia che non risparmiavanemmeno Parma. Era essenziale che qualcuno dicesse qualcosa. Anzi, era quasi un

    impellente bisogno rispondere in maniera organizzata e diretta a chi cercava in tutti imodi di imporre, pi o meno con la forza, derive e svolte autoritarie che palesementeandavano a sfavore delle classi meno abbienti, degli operai e di chi lottava per ipropri diritti.17I gruppi acquisivano, nel procedere dellelaborazione politico-sociale, ma soprattuttonella prassi, coscienza antimperialista allargando la visione dinsieme e rapportandoil problema interno al fattore internazionale. Manifestazione di questo atteggiamentofu la creazione, sotto la spinta dei gruppi marxisti-leninisti, del Comitato di lottacontro il fascismo e limperialismo, unaggregazione di soggetti e di gruppi confinalit di coordinamento e di analisi che promosse cortei di protesta e

    controinformazione locale sulle dinamiche oltreconfine, con particolare attenzione,data la contingenza, alla lunga e sanguinosa guerra in Vietnam18.Sensibilit espressa anche dalla componente giovanile del Pci che, assieme al Mpl (ilMovimento politico dei lavoratori), si adoper per proiettare documentari sulla lottadei vietcong, promuovendo nel contempo manifestazioni di sostegno anche di naturaeconomica. Naturalmente duri erano i giudizi verso latteggiamento (neo)imperialistadegli Usa e dei loro alleati, fautori di una politica basata su interventi armati qualorale esigenze del mercato domandassero alla politica nuovi sbocchi e meccanismi didominio19.Rifiuto della celebrazione tout-court che nelle ricorrenze di calendario vedeva i

    partiti della Resistenza e le associazioni partigiane ritualizzare la lotta di Liberazione,ma che nella contingenza lasciava ampi margini al riemergere del pericolo nero, nondimostrandosi altres combattiva nelle battaglie sui bisogni e sui salari.Lantifascismo militante riusc a trasformarsi, come unappartenenza scontata epronta a balzare fuori se sollecitata, in un collante specifico capace di unire i militantidi base dello stesso partito comunista e gli iscritti al sindacato - anche contro ledirettive dei leader - con la radicalit dei contenuti e della prassi dei gruppi cheprendevano posto a sinistra del partito e fuori dalle istituzioni.Lantifascismo viscerale e militante costituiva quella impalcatura e quella saldaturacapace di tenere legati assieme gruppi, partiti e movimenti con posizioni, analisi eagire politico il pi delle volte diametralmente opposto e per alcuni aspetticoncorrente, permettendo quellabbraccio anche generazionale che si manifest

    17 Cfr.Intervista a Giorgio Ghirarduzzi, militante di Lotta Continua, rilasciata allautore a Parma, nel mese di settembre-ottobre.18 Cfr. Vietnam una ferita del mondo, volantino del Comitato di lotta contro il fascismo e limperialismo, per lindizionedi una manifestazione per il giorno 20 maggio 1972, Parma maggio 1972, archivio Centro Studi per la Stagione deiMovimenti di Parma, fondo M. Giuffredi, busta 6, fasc. autoriduzioni.19Cfr. Manifestazione di appoggio alla lotta del Vietnam, volantino della Fgci e del Mpl per manifestazione in sostegnodel Vietnam presso la sala teatro ex-Enal, Parma 10 aprile 1972, archivio68, biblioteca Balestrazzi, busta 3, fasc. 2,sn.40.

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    palesemente in diverse circostanze, in modo particolare con le dure e militaricontestazioni al Msi ed ai suoi comizi.Dalla fine degli anni sessanta nella cittadina ducale si susseguono con una certafrequenza aggressioni ed atti intimidatori riconducibili a gruppi di matriceneofascista, facenti capo, o direttamente appartenenti, al partito di Almirante.

    In tutto il territorio italiano si assiste, in quel periodo, ad unescalation preoccupantedel fenomeno squadristico. Una galassia eterogenea di gruppuscoli dellestremadestra, pi e meno organizzati, fanno la loro comparsa sulla scena sociale e politica.Molti di questi godono di esistenza e di vita autonoma, ma numerosi fannoriferimento, in maniera non sempre visibile, al partito missino: Da parte suaquestultimo gi dal VIII Congresso nazionale propone ai suoi militanti esimpatizzanti un potenziamento delle organizzazioni giovanili che rappresentano lagaranzia morale di una lotta al regime in nome della scelta rivoluzionariaantimarxista e anticomunista e di fondare una scuola di partito garantendo lapossibilit di organizzarsi autonomamente nel Msi, pur nellunit del partito20.

    Il Msi andava raccogliendo il grido di libert di quanti nelle fabbriche, nelle scuole,negli uffici e nelle piazze vedevano limitata la propria libert di lavorare, studiare,manifestare, e si offriva come punto di riferimento per tutti gli uomini cheintendevano battersi, moralmente e fisicamente, per la libert e contro il comunismo.Evidente il disegno reazionario di fare del partito linterprete di quei settori colpitidalla mobilitazione sociale e dallondata contestatrice di cui la sinistra, e pispecificamente i gruppi emergenti, si rendevano interpreti e protagonisti, e scenderesullo stesso terreno di scontro degli avversari per contenderne e conquistare la piazzae spazi di agibilit politica. Almirante senza mezzi termini punta le sue carte sullamobilitazione costante e sulla capacit di tenere la piazza21.

    Il fronte anticomunista quindi una realt che cerca, anche con lo scontro fisico edi piazza, di legittimarsi ed acquisire consensi sia dellelettorato moderato che diquello dichiaratamente su posizioni radicali22.Naturalmente nelle grandi citt, dove maggiore era il quotidiano contrapporsi, ilconflitto e la rivalit politica tra gruppi legati allestrema sinistra, al Pci e alsindacato, e i gruppi della destra neofascista raggiungono forme estreme e ripetute discontro fisico. Esenti non sono tuttavia i piccoli centri, anche quelli della cosiddettaEmilia Rossa dove, seppur minoritarie e marginali, le organizzazioni eversive nonmancano di suggellare la loro presenza.Sebbene nel 1972 il partito missino raggiunga il massimo storico a livello elettorale,la sua base continua a preferire gli inviti a contendere la piazza e gli spazi politici airossi23.La piazza sfugge al controllo e dal 1969 al 1973 i pestaggi, le violenze e gli attentatiattribuibili alla destra raggiungono cifre paragonabili soltanto ai burrascosi anni del

    20 Ignazi P.,Il polo escluso, Profilo del Msi, Il Mulino, Bologna, 1989, p.130.21 Ivi, p.145.22 Gi dal 1967 il Fuan, la destra universitaria missina, organizza a Perugia un convegno con la partecipazione ufficialedi Ordine Nuovo.23 proprio questo lanno dellassassinio di Mariano Lupo a Parma e di molti altri omicidi riconducibili a formazionidellestrema destra.

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    dopoguerra: il problema non riguardava tanto la partecipazione diretta di esponentidel partito ad episodi di violenza, partecipazione di gran lunga inferiore a quella degliappartenenti ai gruppi radicali. La vera ambiguit del Msi risiede soprattutto nellaverconsentito che, in una fase di acuta tensione sociale e di elevata mobilitazione sulversante di destra, la zona grigia, a cavallo tra il partito ed i movimenti radicali

    esterni, si allargasse e si rafforzasse. Il tacito consenso, il benevolo accoglimento senon la protezione, per gli estremisti di destra da un lato, e per i membri del partito,protagonisti di fughe in avanti nella politica dello scontro, dallaltro, costituirono larealt missina di quegli anni, lontana dal progetto di destra nazionale del suosegretario, ma nel contempo vicina a quella miriade di gruppi, movimenti,associazioni e circoli pi o meno estremisti24.Non stupisce che con questa situazione generale e con questo assetto pratico-teoricodel partito le frange pi estreme abbiano avuto, con la certezza di reali coperture esupporti di varia natura, una spinta ad inasprire lattacco verso lantagonismo deigruppi di sinistra e la generale politica dello scontro.

    Lo stesso partito neofascista non rimase esente dal coinvolgimento nella spirale diviolenza. Nei primi due anni della segreteria Almirante, lispirazione al coraggio ela sollecitazione a riprendersi la piazza hanno stimolato la vis barricadiera di moltimilitanti, soprattutto giovani, tant che tra il 1969 ed il 1971 vi sono stati 160 arrestitra iscritti e simpatizzanti del partito e delle organizzazioni ad esso legate (Fuan,Fronte della Giovent, Sam, Ordine Nero, Mar, Giustizieri dItalia). Inoltre, tra il1969 ed il 1973 ben il 95% degli episodi di violenza spicciola (pestaggi,aggressioni, danneggiamenti) stato attribuito a militanti di destra.Anche quando il Msi in quanto tale non risulta direttamente coinvolto nelle azionisquadristiche o terroristiche, queste finiscono per proiettare, inevitabilmente, una luce

    sospetta sul partito

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    .Nei comizi, nelle riunioni, nei dibattiti e nelle piazze le crude parole dei teoricineofascisti sono cariche di violenza, odio e di incitamento allo scontro fisico. Ungiovane come il picchiatore Giulio Salierno ne deduce: Per noi attivisti le parole diAlmirante significavano una cosa sola: fare attentati, picchiare. Al contrario, iconsigli, le disposizioni erano di stare calmi, temporeggiare, riflettere. Poi, per,venivano certi discorsi, certe mezze frasi, certe affermazioni come: La violenza unmezzo razionale e purificatore. Sulla posizione del Msi nellambito dellarepubblica costituzionale e democratica lo stesso segretario non esitava ad usare tonidiretti: Camerati, il vero equivoco di essere fascisti in democrazia. 26Se questi dati sono riferibili alla situazione nazionale, di tanto non si discostano lerealt periferiche. probabile che in certi luoghi, come ad esempio Parma, dove forte resisteva lamemoria partigiana, la presenza organizzata del cameratismo, affiancato da elementiprovenienti da altre realt dove era ben strutturata lestrema destra italiana,rappresentasse un banco di prova, lapice della provocazione, un laboratorio ed

    24 Ignazi P.,Il polo escluso, Profilo del Msi, cit., p.161.25 Ivi, p. 168-169.26 Cfr. Bocca G.,Il filo nero, A. Mondatori editore, Milano settembre 1995, p. 144.

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    una specie di palestra politica, in grado di mettere in luce le capacit di reazione ela tenuta del tessuto socio-politico tipico delle zone amministrate da compagini disinistra di fronte alle sollecitazioni di stampo conservatore e reazionario27.

    Paragrafo 1.2 La nascita delle formazioni della sinistra extraparlamentare aParma. La mappatura dei gruppi.

    Il passaggio dagli anni sessanta agli anni settanta vede anche a Parma il fiorire deigruppi che andavano occupando spazio alla sinistra del Pci ed in forte contrasto conquesto.Il primo a strutturarsi il Pc(m-l)dItalia (Partito comunista dItalia marxista-leninista) che nel 1969 raccoglie militanti provenienti dal Pci e dalla Figc.Il gruppo riusc a portare sui propri contenuti diversi tesserati delle sezioni periferichecittadine, anche se i rapporti complessivi col Pci non si interruppero mai. Il dibattito

    teorico era acceso, ma non si arriv mai allo scontro. La critica poneva laccento sullamancanza di continuit del Pci con i valori e le linee guida tracciate dalla Resistenzae insisteva sulla necessit di un pi incisivo metodo di lotta centrato sullacontrapposizione di classe. La critica al Pci si basava sullanalisi secchiana dellarivoluzione sociale tradita nella resistenza e denunciava labbandono da parte delpartito della coscienza e della dialettica di classe a favore della tematica dellunitnazionale, mettendo duramente in discussione la deriva riformista28. Critica rivoltaanche ad alcuni nascenti gruppi che risultavano troppo movimentisti, privi di unastruttura organizzativa ed un apparato partitico strutturato, senza il quale risultavaimpossibile porsi il problema del potere e del cambiamento radicale dellesistente.

    Nel panorama politico italiano il Pc(m-l)dItalia fu il primo gruppo ad avere esistenzaautonoma e riconoscimenti internazionali. Si struttur al congresso di Livornonellottobre del 196629, precorrendo il proliferare dei nascenti gruppuscoli, secondola definizione riduttiva data dal Pci, comprensibilmente preoccupato per unapotenziale emorragia di voti e militanza a favore di certe compagini.I cinesi, cos denominati per lappoggio alla Cina maoista, a Parma erano presentiin fabbriche medio-grandi come la Bormioli, Rossi e Catelli, Simonazzi, poco allaBarilla, ed anche in ditte pi piccole. Particolarmente intensa fu lattivit politica inoccasione delle agitazioni operaie nel 1973 per il rinnovo del contratto deimetalmeccanici. Contro il neofascismo caldeggiarono la proposta di creazione suscala nazionale dei Comitati di lotta antifascisti ed antimperialisti.Tramite il bollettino Lotta partigiana, organo del Comitato antifascista eantimperialista di Parma, il raggio di analisi abbracciava le lotte del popolo cileno,guidate dal socialista Allende, e i movimenti di liberazione greci e del Fronte

    27 Opinione espressa nella testimonianza rilasciata allautore da Ettore Manno, ex militante di Lotta Continua, 9 luglio2003.28 Intervista rilasciata allautore da Pier.Paolo Novari, ex-militante del PC(m-l)dI, il 5 luglio 2003 a Parma.29 Gazzetta di Parma, Storia dItalia, cronologia 1815-1990, De Agostani, Novara, 1991, p. 640.

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    rivoluzionario antifascista spagnolo (Frap), in una prospettiva non solo di liberazionedalla dittatura ma di svolta comunista sotto la regia della classe lavoratrice30.Bench spesso accusati di settarismo, i rapporti collaborativi pi intensi furono conLotta Continua, mentre si mostrarono scarsi col Movimento Studentesco, che siattestava sempre pi come interlocutore privilegiato del Pci.

    Il piccolo partito31

    si scioglier nel 1979 quando molti militanti ed il gruppo dirigentedecideranno di confluire nel Pci giudicando positiva lesperienza marxista-leninista econfidando nella possibilit di riuscire ad incidere significativamente allinterno diquesto32.Nel 1970 a Parma nasce Lotta Continua che assorbe giovani lavoratori e militantiprovenienti dalla contestazione sessantottina, iscritti al Pci ma in rottura con lalarevisionista del partito. Fu, assieme al Movimento Studentesco, il gruppo pinumeroso. I rapporti col Pci risultavano conflittuali, soprattutto con la dirigenza chesi mostrava ostile e spesso esternava atteggiamenti delatori. Rapporti privilegiatierano invece con la base del partito che partecipava e si interessava alle iniziative del

    gruppo.Molti aderenti a Lotta Continua erano attivi nel Movimento Studentesco e presenti indiverse fabbriche della citt come la Bormioli, lOcme e la Barilla.Tanti giovani, molti dei quali figli di militanti del Pci, avevano visto i gruppi ediliaggredire selvaggiamente sia i quartieri della periferia, che quelli del centro cittadino,il tutto con lappoggio di buona parte del sistema politico.Il gruppo offriva un elemento ricompositivo ed identitario rispetto alla disgregazioneed allisolamento prodotto dai quartieri periferici33.I bisogni rappresentarono un terreno di lotta praticato da questa formazionepolitica. La condanna della selvaggia aggressione dellimprenditoria edile nei

    confronti del territorio e degli spazi pubblici (aggressione foraggiata e coperta dagliapparati politico-amministrativi), la difesa dei piccoli commerci e delle identitminacciate dal capitale parassitario finanziario portarono molti militanti ad aderirenel 1975 alle iniziative del Comitato unitario di lotta per la casa34.Lotta Continua a Parma muore politicamente nel 1976 allindomani del congresso diRimini, per lincapacit del gruppo dirigente nazionale di fornire risposte alleemergenti richieste della classe operaia e del movimento degli studenti. Dure lecritiche della componente femminista verso latteggiamento discriminatorio eprettamente maschilista dei militanti e della dirigenza. Soprattutto, muore ancheper lincapacit di proporre alternative valide alla fase politica che vedeva irromperesulla scena i gruppi armati e lopposizione dura e combattiva del movimento radicaledel 7735.

    30 Cfr. Lotta Partigiana, organo del Comitato antifascista e antimperialista di Parma, Parma 10 novembre 1973,archivio Centro Studi per la Stagione dei Movimenti di Parma, fondo M. Giuffredi, busta 6, fasc. bollettini vari non dipartiti o gruppi 71-72-73.31 I militanti di Parma pi noti sono Carcelli, Serioli, Novari, Quintavalla.32 Intervista rilasciata allautore da Pier Paolo Novari.33 Intervista rilasciata allautore da Ettore Manno.34 Ibidem; Vedi successivamente in merito a questo gruppo.35 Cfr. Bobbio Luigi, Storia di Lotta Continua, Feltrinelli, Milano, 1988.

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    Lotta Continua pu essere considerata come unarea magmatica che cooptava a suna contestazione spontanea ed istintuale. Unarea assimilazionista che nella suacomposizione raccoglieva spezzoni diversi tra loro, differente al tempo stesso da altrerealt al proprio interno. Nelle manifestazioni molti operai dei quartieri e delproletariato giovanile, animatamente antiautoritari e ribellisti di indole, ma

    politicamente non inquadrati e politicizzati, si raccoglievano sotto gli slogan e leiniziative del gruppo.Lo stesso dirigente nazionale del gruppo, P. Brogi, not questa caratteristica,abbastanza dissimile dalla situazione nazionale, quando venne a Parma in occasionedi varie iniziative politiche36.Sul finire del 1970 nasce il gruppo del Manifesto per opera di iscritti al Pci in linea dirottura col partito, soprattutto per i fatti di Praga.Praga sola, articolo uscito nel secondo numero del Manifesto, pu essereconsiderato lappello politico che Massimo Giuffredi, uno dei fondatori della sezionelocale, iscritto al Pci e studente universitario a Bologna, raccoglie per dare avvio ad

    un percorso nuovo che avvicina diversi iscritti alla Fgci, al Pci ed al Psiup.Lattivit di Giuffredi nasce dalla scommessa di rimettere in piedi un vecchio circolodel Pci, il Bruno Longhi, assieme a studenti e vecchi partigiani estromessi dal partitoper comportamenti giudicati eterodossi dalla federazione (anche se questultimi nonlo seguiranno nellavventura del nuovo gruppo37).Nel convincimento che la lotta del movimento operaio e la storia stessa delmovimento stessero entrando in una fase nuova, che molti schemi consacrati diinterpretazione della realt e molti modi di comportamento fossero saltati senzarimedio e che la crisi sociale e politica non potesse essere vissuta e fronteggiata conla normale amministrazione, il Manifesto rilanciava nel contempo il proprio progetto

    di legame tra sinistra storica e nuovi movimenti rivoluzionari

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    .Secondo le tesi riassunte negli editoriali delle prime uscite della rivista omonima,lobiettivo era quello di contrastare nellimmediato legemonia del riformismo e delPci sul movimento di massa. Per farlo, diventava necessario ricorrere ad unaformazione politica nuova. Gli interlocutori andavano ricercati nelle frange di Pci, delPsiup, del dissenso cattolico, del movimento studentesco e nella sinistraextraparlamentare39.Il 1972 lanno delle elezioni politiche con Valpreda capolista, che per nonraggiunge il quorum attestandosi a livello nazionale con solo lo 0,7% dei voti. Dopouna prima fase di unit dazione con Potere Operaio, nelle realt territoriali dovequesto presente, segue per il gruppo del Manifesto una fase di riflusso comeconseguenza dello scacco subito alle elezioni, alle quali ha voluto presentarsi comeprimo nucleo di un processo unificante delle forze della nuova sinistra. Stessoobiettivo che guider il suo vertice nel difficile e tortuoso dialogo con i resti del Psiup

    36 Intervista rilasciata allautore da Massimo Giuffredi, ex-militante del Manifesto, il 16 ottobre 2003 a Parma.37 Sono i componenti della cosiddetta banda del formaggio.38 Balestrini N., Moroni Primo, LOrda dOro, 1968-1977. La grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica edesistenziale, a cura di Sergio Bianchi, Feltrinelli, Milano 1997, p. 375.39 Cfr. Garzia Aldo,Da Natta a Natta, Storia del Manifesto e del Pdup, ed. Dedalo, Bari, 1985, p. 44.

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    di Vittorio Foa e Silvano Miniati nella speranza di dare avvio ad un processo diaggregazione dellultrasinistra40.Nel 1974, dopo il congresso di scioglimento che si tiene a Roma dal 12 al 14 luglioallEur, si forma il Pdup per il Comunismo che raccoglie la sinistra del Psiup, reducedal fallimento elettorale del 1972, e larea del Manifesto con il minoritario Mpl.

    La nuova formazione vedeva nella citt ladesione di sindacalisti della Cisl comeCalligero41. Naturalmente questo sindacato rappresentava una scelta di distanza versola Cgil, cinghia di trasmissione del Pci. In effetti diversi esponenti ed attivisti deigruppi si organizzarono dentro la Cisl con lobiettivo pi o meno dichiarato di farneun sindacato conflittuale e di lotta anche nei confronti dellapparato Pci-Cgilegemone e dominante.Il Pdup di Parma si mostr sensibile alle problematiche del mondo del lavoro e cercdi collegarsi ai settori operai ed alle lotte che a livello nazionale occupavano la scenapolitica. Il 4 dicembre 1974, in occasione dello sciopero contro il governo per lacontingenza, le pensioni e loccupazione, il Pdup ribadiva la necessit del controllo

    operaio sulla ristrutturazione economica in atto portando un duro atto daccusa allaclasse dirigente, in primis al partito dello scudo crociato reo di essere solamentelinterprete delle esigenze padronali in antitesi con gli interessi dei lavoratori42.Anche nella ricca cittadina emiliana le minacce di crisi e licenziamenti costituivanoun problema serio e le difficili situazioni della fabbrica di cucine Salvarani esuccessivamente della vetreria Bormioli, che nellottobre 75 si avviava verso lacassa integrazione per il 50% dei lavoratori occupati43, rappresentavano un settoredintervento per le avanguardie politiche della sinistra.Il Pdup mise in discussione il bilancio fallimentare presentato dalla dirigenzaSalvarani, rendendo pubblico il teorema secondo il quale il management rivelava

    deficital fine di licenziare - ricorrendo alle procedure sindacali e agli ammortizzatorisociali previsti come la cassa integrazione - e ristrutturare lazienda allargando lecasse padronali a scapito dei lavoratori. A tal fine stamp un opuscolo che ladistribuzione militante fece arrivare dentro i posti di lavoro, in cui si ripercorrevano inumeri del bilancio e lanalisi della fase44.Lennesima ondata di aumenti delle tariffe dei servizi pubblici (in parte determinatidalla crisi energetica seguita alla guerra del Kippur) scaten un forte movimentonazionale di autoriduzione delle utenze dei servizi.Nei quartieri di molte citt le organizzazioni della nuova sinistra si fecero promotricidella raccolta di bollette che venivano rispedite al mittente conteggiando unpagamento sulla base dei vecchi parametri, decurtato, quindi, dellaumento.In poche settimane la lotta partita dal Piemonte si estese in tutta Italia.

    40 Cfr. Monicelli Mino,Lultrasinistra in Italia, 1968-1978, Laterza, Roma-Bari 1978, p. 48-49.41 Intervista rilasciata allautore da Massimo Giuffredi.42 Cfr. 4 dicembre sciopero contro il governo, per la contingenza, le pensioni, loccupazione, volantino del Pdup peril comunismo, 30 novembre 1974, archivio Centro Studi per la Stagione dei Movimenti, fondo M. Giuffredi, busta 6,fasc. autoriduzioni.43 Cfr. Verso la cassa integrazione le vetrerie Bormioli Rocco e Luigi, Gazzetta di Parma, 9 ottobre 1975.44 Cfr. Cosa fanno i padroni sopra le nostre teste sulla vertenza Salvarani, opuscolo del Pdup per il comunismo,Parma 18 dicembre 1974, archivio Centro Studi per la Stagione dei Movimenti, fondo M. Giuffredi, busta 6, fasc.autoriduzioni.

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    Si tratta, e questo va sottolineato con forza, di un primo esempio di appropriazionedella politica economica che pu avere effetti ancora pi dirompenti sulla stessapolitica economica: cos scriveva Francesco Indovina sul Manifesto, invitando ad unmaggior impegno i sindacalisti legati al Pdup45.Il comitato promotore di Parma era formato dal Mls, Pdup, Movimento Studentesco,

    il Collettivo politico comunista, affiancati da una rete di associazioni di base,dissimili tra loro per formazione e per impostazione politica, come il circolo culturaledel quartiere Montanara, il gruppo giovanile San Patrizio ed il circolo giovanile delquartiere Cristo46.Accanto a queste aree politiche e sociali vi era il sindacato Cisl e il significativoappoggio della Flm, la Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici creata dallafusione dei sindacati allinterno di un'unica sigla, che a Parma, come a livellonazionale, si fece parte attiva nella lotta.Vennero dislocati banchetti informativi d fronte agli uffici delle poste e della Sip, masoprattutto, in quasi tutti i quartieri, le assemblee pubbliche rappresentarono il

    sistema pi efficace per far giungere la proposta di lotta anche nelle aree pi distantidalla vita politica e sociale di Parma47.Mentre in molte citt la protesta per gli aumenti delle tariffe dei principali serviziraggiungeva forme estreme, facendo registrare - per la speculazione politica di granparte della stampa - attentati alle centrali della Sip (a Roma interi quartieri, compresaparte dellutenza ministeriale, rimasero isolati per giorni a seguito di unesplosionealla centrale dei telefoni che interess pi di ventimila abbonati, mentre a Bologna eGenova le guardie private e le forze di polizia riuscirono anticipatamente a sventareazioni di sabotaggio)48, nella cittadina emiliana si andava sviluppando una reteinformativa sulluso politico dello strumento dellautoriduzione.

    Parma registr una delle percentuali di protesta pi alte dItalia, in rapporto alnumero di abitanti allacciati allutenza49.Seimila bollette vennero autoridotte ed il risultato della lotta fu portato dal comitatopromotore allattenzione pubblica nellassemblea presso il teatro comunale nelquartiere Lubiana50.La manifestazione principale vide in piazza Garibaldi il 6 dicembre del 1975 unastraordinaria partecipazione di massa, forse la pi numerosa mai organizzata al difuori dei partiti storici della sinistra, che risult come un campanello dallarme al

    45 Garzia Aldo,Da Natta a Natta, Storia del Manifesto e del Pdup, cit., p.8246 Cfr.Autoriduzione bollette: come risponde la Sip, Gazzetta di Parma, 9 ottobre 1975.47 Cfr. Autoriduzione: forma efficace di lotta popolare per difendere il salario dalla rapina dei padroni e del governo,volantino informativo del comitato promotore, archivio del Centro Studi per la Stagione dei Movimenti di Parma,[Parma 1975] fondo M. Giuffredi, busta 6, fasc. autoriduzioni.Assemblee pubbliche vennero organizzate nei quartieri San Leonardo, Parma centro, Montanara, Prati Bocchi.48 Cfr. Distrutta una centrale Sip: fuori uso 20000 telefoni: a Roma, anche ministeri rimasti isolati, il caro bollettesarebbe allorigine del gesto, Gazzetta di Parma, 14 ottobre 1975; Stavano per saltare 15000 telefoni, Gazzetta diParma, 16 ottobre 1975.49 Intervista rilasciata allautore da Massimo Giuffredi.50 Cfr. Manifesto politico del Comitato promotore della autoriduzioni, Parma 6 novembre 1975, archivio Centro Studiper la Stagione dei Movimenti, fondo manifesti politici.

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    partito ed al sindacato che si erano dichiarati contrari ed erano oramai avviati verso ilcompromesso storico51.Lautoriduzione rappresent un modo nuovo di lottare estensibile alla scuola, allacasa, ai servizi sociali. Lotta unificante di tutti gli strati sociali colpiti dalla crisi cheseppe trovare unefficace cassa di risonanza nellunione di gruppi eterogenei tra loro

    intorno ad un unico obiettivo52

    .Sul fronte legale il giudice di Parma, a differenza di altre giurisdizioni, dar ragione,non sentenziando nel merito, alla societ telefonica che nel frattempo aveva avviatole procedure di disattivazione delle utenze.Circa trecentosessanta autoriduttori si videro respingere il ricorso contro la Sip. Ildottor Boselli decise sullesatta regola legislativa emettendo sentenza il 15 dicembredel 197553.Sul piano politico e della mobilitazione sociale, lautoriduzione delle utenze siconfigurava come una vittoria. Bench alcune sentenze fossero state sfavorevoli per icomitati, la sensibilizzazione dellopinione pubblica e la mobilitazione sociale sui

    bisogni si concretizz il 19 dicembre del 1974, quando i sindacati raggiunserolaccordo col governo per la revisione delle tariffe elettriche, con un notevolerisparmio per le famiglie. Significava altres che questa pratica di lotta poteva essereassunta e generalizzata dal movimento operaio e sindacale e soprattutto dalle stessefamiglie, per andare a trattare da posizioni di forza54.Il gruppo pi nutrito a Parma, invece, era il Movimento Studentesco che dal 1970fino al 1979 godette di un numero elevato di aderenti e simpatizzanti. Dicomposizione quasi interamente studentesca si organizzava negli studentatiuniversitari, con sede al primo piano della Casa dello Studente di vicolo Grossardi, enelle assemblee delle scuole superiori del Romagnosi, del Marconi e dellItis

    formando quasi una corporazione studentesca. Interlocutore privilegiato del Pci, erastrutturato ed organizzato con un proprio servizio dordine ed una macchinaorganizzativa di militanti a tempo pieno, riuscendo a mobilitare migliaia dimanifestanti.A differenza di Bologna e Modena dove erano la Fgci e Lotta Continua a dettare lalinea politica, a Parma acquisisce vita autonoma. Partecipa alle manifestazionioperaie per il rinnovo dei contratti risultando attivo nelle manifestazioniinternazionaliste, come quella contro lintervento in Vietnam degli americani.Con accordi pi o meno espliciti garant lappoggio studentesco alle manifestazionidel Pci, in cambio della non ingerenza di questultimo nella formazione di comitatifra i partiti dellarco costituzionale sui problemi del mondo della scuola, assicurando

    51 Intervista rilasciata allautore da Massimo Giuffredi; Cfr. Manifestazione contro aumenti della tariffe della Sip econtro gli stacchi, archivio Centro Studi per la Stagione dei Movimenti Parma, fondo manifesti politici.52 Cfr.Autoriduzione problema allordine del giorno nelle fabbriche, nei quartieri, nel sindacato, opuscolo informativodel Pdup,[ Parma 1975], archivio Centro Studi per la Stagione dei Movimenti di Parma, fondo M. Giuffredi, busta 6,fasc. autoriduzioni.53 Cfr.Il pretore ha respinto il ricorso degli autoriduttori contro la Sip, Gazzetta di Parma, 16 dicembre 1975.54 Cfr. Strappato laccordo sulle tariffe elettriche. Lautoriduzione paga, volantino fronteretro del Pdup per ilcomunismo, Parma, 21 dicembre 1974, archivio Centro Studi per la Stagione dei Movimenti di Parma, fondo M.Giuffredi, busta 6, fasc. autoriduzioni.

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    inoltre di respingere possibili elementi provocatori che potevano infiltrarsi nelle suefila55.In effetti il Movimento Studentesco rappresent, specie nellambito di mobilitazionirilevanti, un efficace cuscinetto tra il sindacato e il Pci da un lato e i gruppi dellasinistra radicale dallaltro, per certi versi rendendo impermeabili ai suoi militanti

    lanalisi e la prassi praticate dalle altre formazioni.La forte consistenza numerica permetteva una fitta rete di contatti esterni costituendoun bacino elettorale non indifferente per i partiti della sinistra. Senza lindicazione deldiretto riferimento il Ms, in diverse scadenze elettorali, come quella del maggio 1972,invit i suoi membri a votare a sinistra ribadendo la denuncia politica verso la Dc e lasvolta reazionaria del paese. Il fronte unito delle masse proletarie contro ilterrorismo padronale fu il costante richiamo allunit dazione con quelle forze cheinterloquivano col movimento. Numerosi appelli al fronte unito delle sinistre vennerolanciati anche a Parma, con cospicui volantinaggi davanti alle scuole e luoghi dilavoro, in occasione della suddetta tornata elettorale caratterizzata da tormentate

    vicende - come luccisione di Giangiacomo Feltrinelli a Segrate - dal pericoloneofascista e dallaggravarsi del debito pubblico e dellinflazione che andavano acolpire le garanzie degli strati meno abbienti della popolazione56.In unatmosfera di forte mobilitazione sindacale tesa a difendere il diritto di sciopero,a livello locale la smobilitazione di interi settori produttivi, come la ditta Davoli,assumeva contorni inquietanti per la stabilit sociale. Il Ms appoggi e fece proprie lemobilitazioni operaie aderendo ai cortei e partecipando attivamente alle riunioni ed aiconvegni operai. Lappoggio al Convegno provinciale dei Delegati di Fabbricatenutasi al Cinema Astra di Parma nei primi di luglio del 1972 vedeva numerosiinterventi di solidariet e di inviti allunit operai-studenti contro le derive padronali

    dei governi Malagodi e Andreotti

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    .Alle mobilitazioni internazionali a favore del popolo vietnamita rispondeva anche aParma il Ms che scendeva in piazza coinvolgendo gli stessi lavoratori dellateneo esfilando in corteo anche con i leader nazionali della protesta studentesca come MarioCapanna della Statale di Milano, roccaforte del Ms.Bench la stampa locale, di propriet della confindustria parmense, non esitasse acriminalizzare e a mettere in cattiva luce lintero movimento di protesta, titolandoarticoli del tipo Una manifestazione di estremisti per il Vietnam58, proteste edibattiti tennero viva in citt lattenzione verso le guerre e le ristrutturazioni degliequilibri geo-politici mondiali.

    55 Pessina Paolo, Patto di non aggressione a Parma fra gruppi extraparlamentari e partiti?, LOpinione Pubblica, 9marzo 1973.56 Cfr. Il Movimento Studentesco indica di votare a sinistra come momento di denuncia politica contro la svoltareazionaria e la dittatura della DC, volantino del Ms di Parma, Parma 13 1prile 10 aprile 1972, archivio68, fondo R.Spocci, busta 3, fasc. 2, sn. 50, biblioteca Balestrazzi Parma.57 Cfr.Il Ms di Parma saluta e appoggia il Convegno provinciale dei delegati di fabbrica e invita gli studenti, ilavoratori, i sinceri democratici a parteciparvi, volantino del Ms, Parma 5 luglio 1972, archivio68, fondo R. Spocci,busta 3, fasc. 2, sn. 149, biblioteca Balestrazzi Parma.58 Cfr. Una manifestazione di estremisti per il Vietnam, Gazzetta di Parma, 23 maggio 1972; Folclore estremista inpiazza Garibaldi per il Vietnam, Gazzetta di Parma, 24 maggio 1972.

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    Dichiaratamente antifascista, a differenza degli altri gruppi non partecip in mododiretto e costante agli scontri con i neofascisti, bench non manc di portare avantiunattenta campagna antifascista sia dentro luniversit che fuori. Il Ms formassieme alla Fgci, ai giovani socialisti, alla sezione Lenin del Pci, alla sezioneMorandi del Psiup, al gruppo Gramsci ed al Movimento politico dei lavoratori, il

    Comitato unitario antifascista, per promuovere campagne di sensibilizzazione e diresistenza contro il pericolo eversivo; non risparmiarono critiche verso gli altri gruppidellestrema sinistra locali, giudicati settari e non disponibili ad alleanze e riformeutili nel mondo studentesco e del lavoro.In particolare il Collettivo di Giurisprudenza del Ms, redasse, nel maggio 1972, unaccurato dossier sulle attivit neofasciste allinterno dellateneo, smascherando iltentativo di creare una rete studentesca che godesse di appoggi e foraggiamenti daparte di personaggi e strutture legate al mondo delleversione.Erano gli anni in cui allinterno delluniversit agivano, sotto la copertura della siglaGup (Gruppi universitari di partecipazione), studenti - e non solo - appoggiati e

    spronati da buona parte dellentourage reazionario. I Gup avevano particolari rapporticon il sindacato Cisnal, con il Feas (Fronte emiliano azione studentesca) emantenevano legami con il Fuan, lorganizzazione della destra universitaria pistrutturata e presente nelle universit italiane, e con lo stesso Msi. Corrispondenzeprivate con il deputato missino Pietro Cerullo vennero rese pubbliche nel citatodossier redatto dal Ms.Lazione dei Gup era anche tesa a creare una schedatura tra gli studenti, tramiteunapparentemente innocua compilazione di questionari inerenti alla partecipazionealle attivit universitarie ed alla fruibilit dei servizi offerti dalla struttura, questionaripraticamente volti a registrare le simpatie politiche degli intervistati e lappartenenza

    o meno a gruppi attivi politicamente e legati alla sinistra

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    .Al lavoro dei Gup successivamente si affiancarono i Comitati studenti liberiespressione giovanile della destra radicale. Attivi soprattutto tra i studenti medi puessere considerata una delle prime sigle che raggruppava i militanti vicino al Frontedella Giovent e generalmente anticomunisti. Questa sigla firma diversi volantini emanifesti in modo particolare attorno al 1974, dopo un periodo di inattivitdellestrema destra a Parma dato il forte clima emotivo e di tensione creatosi aseguito dellomicidio di Mariano Lupo al quale segu una forte mobilitazione dellemasse popolari antifasciste. Nella realt, favoriti anche dalla successiva inattivit delPci nel campo della lotta antifascista e dallimpotenza dei gruppi, molte volteprigionieri dello spontaneismo, i fascisti pazientemente ricominciavano lopera diriorganizzazione.I Comitati studenti liberi costituivano un primo esempio di ri-formazione delleavanguardie politiche legate al Msi. Come denuncia un comunicato del Movimentostudentesco, tali gruppi, appoggiati dalla Dc, dai liberali e da giornalisti comeBaldassarre Molossi della Gazzetta di Parma, servivano soprattutto a sabotare le lotte

    59 Cfr. Collettivo di Giurisprudenza del Movimento Studentesco di Parma, Inchiesta sul fascismo a Parma, dossier n. 1,seconda edizione, cip v.lo Grossardi, 4, Parma 14 maggio 1972, biblioteca Balestrazzi, archivio68, busta 9, fasc.unico. sn. 95.

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    degli studenti e formare nuovi quadri. Spiega il comunicato del Ms che molti dicoloro che facevano parte dei Comitati sono gli stessi che distribuiscono materiale delFronte della Giovent e che nelle scuole provocano e minacciano, anche con coltelli,gli studenti democratici.Tra i maggiori esponenti della destra che si andava riorganizzando il Movimento

    studentesco pubblica in un ciclostilato diversi nomi come quello di Davide Mora (cheora ritroviamo nelle alte sfere del partito di Alleanza Nazionale), Stella Giovanni,Chiesa Angela, manovrati e guidati dai dirigenti locali Ermes Ghirarduzzi, BarattaVittorio e Massimo Moine60, attualmente segretario provinciale del partito di Fini.Altre sigle minori erano presenti a Parma, come Potere Operaio ed AvanguardiaOperaia, ma perlopi si trattava di pochi simpatizzanti di aree diffuse sul territorionazionale e privi di un cospicuo seguito nella citt. Si limitavano a pura attivit ditestimonianza ideale e di appartenenza, aderendo di fatto alle iniziative dei settori, percos dire, tradizionali dellestrema sinistra.Servire il Popolo, dogmatica, settaria e rigidamente inquadrata, non solo nella politica

    ma anche negli aspetti della vita privata, raccoglie qualche seguito a Parma entrandonel 1974 nel Comitato Antifascista Mariano Lupo61, ma godr di breve esistenza.Il citato Comitato venne costituito subito dopo lassassinio del giovane operaio diLotta Continua per mano fascista da un elenco cospicuo di singolarit e aggregazioniche gi il 14 settembre del 1973 presentarono lo statuto del gruppo62.Non si pu non ricordare il Comitato Unitario di Lotta per la Casa che fa la suacomparsa nel 1973 da una fusione, o meglio, da ununit di intenti e di azione, tra ilComitato di Cultura Popolare, che con iniziative e studi intendeva ritrovare e farriemergere la cultura di base del popolo parmigiano, quella della solidariet e dellacooperazione, ed una serie di comunit di base di estrazione cattolica che

    quotidianamente vivevano a contatto con i problemi reali dei cittadini e col disagiodei meno fortunati e degli esclusi.Il Comitato era formato da frange di comunisti eretici verso il Pci, sottoproletari delsud, ragazzi della piazza, cattolici del dissenso, studenti e lavoratori. Un gruppoeterogeneo, si parla di circa cinquecento aderenti, politicamente collocato allestremasinistra ma con contorni molto sfumati. Si autodefin come organismo di massaaperto a tutti, ad eccezione dei fascisti, indipendentemente dallideologia odallappartenenza o meno ad un partito politico63.Costituitosi in seguito al crollo di un appartamento vecchio nel quartiere Naviglio-Saffi, da subito fu in citt la cassa di risonanza delle innumerevoli situazioni didisagio abitativo che colpivano molti lavoratori e soprattutto molti immigrati del sudche giungevano nella cittadina ducale a lavorare. Chiara era la condanna verso glispeculatori e verso i proprietari di appartamenti che lucravano vistosamente sugliaffitti.

    60 Cfr. Organizziamo a Parma la lotta antifascista, ciclostilato del Movimento studentesco, [aprile 1975], archiviopersonale di Leonardo Di Jorio.61 Intervista rilasciata allautore da Massimo Giuffredi.62 Cfr. Statuto del comitato antifascista M. Lupo, Parma 14 settembre 1972, archivio privato A. Bozzani.63 Cfr. Castellacci Claudio,Mani Pulite, i comunisti e le amministrazioni degli enti locali, prefazione di U. A. Grimaldi,Sugarco Edizioni , Milano, 1977, p. 45.

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    Tra le proposte in campo politico, il Comitato richiedeva di privilegiare le piccoleimprese artigiane, la creazione di commissioni popolari impegnate a controllare chegli affitti non superassero il 10% del salario del capofamiglia, gli espropri di tutte learee fabbricabili. Chiedeva la soppressione degli Istituti autonomi case popolari chedefiniva enti clientelari e mafiosi e la requisizione senza indennizzo degli alloggi

    sfitti appartenenti ad immobiliari e possidenti e la loro immediata consegna ai nucleifamigliari senza casa. Tra le altre proposte di un certo spessore politico il Comitatorivendicava la costituzione di commissioni popolari, con i consigli di fabbrica e iconsigli di zona, con potere decisionale sulle assegnazioni degli alloggi popolari e lacreazione di un fondo per il mantenimento in efficienza del patrimonio pubblico e lasua crescita.Il Comitato era contro i ghetti popolari della estrema periferia nati per esigenze disviluppo industriale e per gli alti costi delle abitazione nel tessuto cittadino.Riguardo alle vecchie abitazioni, soprattutto quelle del centro storico, affittate aprezzi speculativi a lavoratori meridionali ed a famiglie meno abbienti, chiedeva che

    le ristrutturazioni non venissero iniziate autonomamente ma inserite in un piano diintervento complessivo ed organico nel quartiere, che tenesse pertanto conto delladomanda di servizi sociali. In caso di rifiuto a ristrutturare, con lonere del costo atotale carico del proprietario, si chiedeva lesproprio dellimmobile. In caso diproprietari non possidenti doveva essere la stessa amministrazione comunale asovvenzionare lopera di consolidamento64.La sede del Comitato si trovava in Borgo Valorio al numero sette, ma la militanzapolitica si sviluppava soprattutto nei bar della piazza, sui gradini della statua aGaribaldi, tra la gente dei quartieri, nelle case dei militanti.Il comitato denunci la volont dei poteri locali di lasciare al degrado e

    allabbandono gli edifici del centro storico in modo che le immobiliari e gli interessiprivati potessero acquistarli a prezzi notevolmente vantaggiosi, ristrutturarli ericavarne appartamenti di lusso65 o rivenderli a banche o a grandi imprese ad usospeculativo, espellendo cos dal centro vivo della citt il tessuto proletario e popolareche lo aveva abitato e caratterizzato nel corso della storia.Animati dal calore e dalle parole della Lettera a una professoressa, scritta da DonLorenzo Milani e dai ragazzi della sua parrocchia di Barbiana, nella quale sidenunciava il carattere selettivo della scuola dei padroni, destinata a perpetuare ladistinzione tra i pochi gi destinati a posti di comando e la moltitudine di coloro cheavrebbero accresciuto le fila del proletariato, organizzarono veri e propri doposcuolaautogestiti per ragazzi e disoccupati, al fine di aiutarli negli studi e nel recupero, verescuole popolari.Secondo il Comitato si doveva, s, trovare lavoro ed una casa, ma soprattutto divenivanecessario formare una coscienza politica in grado di reagire allemarginazione66.

    64 Cfr. Libretto Rosso del Comitato Unitario Di Lotta per la Casa, Centro direzionale Montebello, un colossale furto aidanni delle masse popolari e lavoratrici di Parma, cit.65 Cfr. Comitato Unitario di Lotta per la Casa, giornale 1976, biblioteca Balestrazzi, fondo periodici 163/30.66 Cfr. Terenziani Enzo,Medaglioni femminili del 900 a Parma, associazione Parma Nostra, Parma, 2003, p.81.

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    Oltre il problema culturale, quello della casa era il principale fattore che ampliava ildivario tra i ricchi ed i meno abbienti, soprattutto per quei sottoproletari meridionaliche molte volte venivano malvisti dagli stessi proletari locali67.Si allestirono mostre in cui le fotografie che ritraevano le vecchie case malandate,venivano esposte nei quartieri e nelle piazze cittadine per far prendere coscienza della

    situazione in cui vivevano molti concittadini ed emigrati che col loro lavoroaccrescevano il reddito della citt, costretti per vivere ad accettare condizioni nondegne di una citt che vantava, e continua a vantare, il primato di una delle pi ricchedItalia.Cresciuto tra i quartieri popolari il Comitato presto divenne il fulcro ed ilcoordinamento delle lotte per la casa. Si radic profondamente tra le masse proletarie,intessendo una rete di fitti rapporti con associazioni del sociale, molte delle quali diestrazione cattolica, in polemica con la stessa chiesa, considerata sfarzosa egerarchica. Lobiettivo fu soprattutto quello di infondere coscienza, restituire dignite fornire una visione collettiva degli eventi e delle rivendicazioni attraverso il

    personale dialogo e lazione collettiva: Nel Comitato non cerano le masse ma nomie cognomi, sommatorie di esperienze individuali a cui comunicare una prospettivacollettiva e lo sviluppo di quella solidariet tra oppressi e sfruttati che pu diventaredirompente. () Lunione nel Comitato di cattolici e comunisti signific fondere ilvalore della persona umana in quanto tale e lanalisi di classe68.Molto critici i rapporti col Pci e con gli altri gruppi della sinistra storica accusati diaver in qualche modo tradito gli ideali della Resistenza, delle lotte operaie edellantifascismo e di essersi invece spostati su di un terreno consono alle politicheborghesi. Il Pci aveva abbracciato il modello di quelle forze politiche che esso stessoaveva sempre contrastato.

    Il 1975 ricordato nella storia politica di Parma come lanno del grande scandalo.La mattina del 22 ottobre del 1975 i parmigiani che frettolosamente attraversaronoPiazzale della Pace non potevano certo capire quello che sarebbe accaduto di l apoco. Quella mattina il Comitato Unitario di Lotta per la Casa tappezz lintera zonacon una ventina di lenzuola sulle quali si potevano leggere, con cifre, dati e prove,pesanti denunce di responsabilit degli amministratori cittadini e di partedellimprenditoria locale circa il boom di speculazioni edilizie che non avevarisparmiato neanche Parma, citt rossa da sempre e vanto dellautogoverno dellasinistra.Il lenzuolo pi grande recitava: La giunta comunale porti date e prove chedimostrino che quanto affermiamo calunnia; quattro mila domande di case popolariin attesa presso lo Iacp, migliaia di famiglie dei ceti a basso reddito costrette a pagareaffitti da rapina per avere una casa decente mentre su questo sfruttamentoimprenditori edili, in combutta con amministratori del comune, hanno portato atermine una colossale operazione speculativa che ha determinato un aumento dellarendita parassitaria, una situazione di monopolio delle aree edificabili, una delega ai

    67 Intervista rilasciata allautore da Cristina Quintavalla, allora leader del Comitato Unitario di Lotta per la Casa, il 7luglio 2003.68 Intervista a Cristina Quintavalla.

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    privati e alla speculazione relativa allo sviluppo ed alla realizzazione delle zone piqualificate della citt69.La singolare protesta del Culc prese le mosse dal progetto di costruzione del CentroDirezionale Montebello, redatto dalla Siem (Societ Immobiliare Edilizia Moderna),principale societ coinvolta; unarea destinata ad uffici, attivit commerciali,

    allubicazione della sede generale delle poste ed a complessi residenziali.Gi nella primavera il Comitato inizi a denunciare il progetto Siem70 e ricostrulintera vicenda in un opuscolo, il Libretto Rosso, che la distribuzione militantefece arrivare allattenzione della pubblica opinione, nonostante il complice silenziodellinformazione locale, legata come sempre ai poteri forti della citt. La stessalenzuolata fece la comparsa sulla stampa, alle prese con lagonia del dittatore Franco,come trafiletto, solo tre giorni dopo.Autore principale del libretto larchitetto Mambriani, autodefinitosi al processosimpatizzante comunista, gi tecnico di fiducia del Pci e coestensore del Prg del1969, progettista di numerosi condomini e di importanti lottizzazioni e fin dallinizio

    forte oppositore del progetto Siem. Entra nel Comitato verso il 1973, portandovi unaconoscenza dettagliata dei risvolti e della materia, in quanto era stato lui stesso adinserire nel Prg il progetto di un Centro direzionale in via Montebello71. Nel librettovenivano ricostruite le manovre politiche e societarie che avevano consentito a pochiimprenditori e politici senza scrupoli di mettere le mani sulla citt.Da premettere che il Prg del 1969, principale accusato, fu votato dal consigliocomunale nel settembre 1969 e per la prima volta in quelloccasione la stessa Dc, chenon aveva mai votato una scelta della giunta di sinistra al potere dalla caduta delfascismo, vota il provvedimento. Questo fatto verr messo in evidenza alprocessone, che si svolse da dicembre del 1979 a Pasqua dell80, dove la difesa

    ribad che ledilizia a Parma era stata gestita col consenso di tutti. Molti sapevanodelle scelte edilizie che sarebbero state adottate per lo sviluppo urbanistico delterritorio. Pochi sapevano che anche il partito dello scudo crociato avrebbe avuto inregalo una faraonica sede proprio nel Centro direzionale Montebello con duemilametri quadrati di uffici e sala conferenze per 1300 persone, archivi e garage. Lostesso Pci in quel periodo curava la costruzione della nuova sede, anchessa di enormidimensioni, che lo stesso segretario nazionale Enrico Berlinguer non inaugur inattesa di chiarimenti sullo scandalo edilizio.Numerose furono le condanne a seguito delle indagini della magistratura, checoinvolsero politici e personaggi dellimprenditoria locale. Per settimane lattenzionedelle cronache nazionali fu catalizzata sulla vicenda di Parma infrangendo il buonnome dellautogoverno delle sinistre al potere in Emilia-Romagna.Ci che il Comitato denunci fermamente, soprattutto in considerazione dellatangentopoli parmense, fu lipocrisia di un Pci che preferiva scendere a patti con laborghesia imprenditoriale, rinnegando anche le istanze che provenivano dalla sua

    69 Cfr. Sequestrati in Comune gli atti relativi al Centro Direzionale, Gazzetta di Parma, 28 ottobre 1975.70 Cfr. Proteste contro il Centro direzionale, Gazzetta di Parma, 24 ottobre 1975.71 Cfr. Martello Vittorio,Radiografia di uno scandalo, Umberto Nicoli Editore, Parma 1980, p. 83.87.

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    stessa base politica, piuttosto che intrattenere rapporti con le realt del dissenso, qualelo stesso Comitato.Il partito accresceva cos la distanza tra il mondo reale, espresso ed amministrato daiquadri del Pci, ed il mondo ideale che era espressione di chi lo votava e dei moltimilitanti inconsapevoli o fiduciosi in un cambiamento di rotta72.

    Il risultato fu quello di isolare politicamente il Comitato e le rivendicazioni portateallattenzione della collettivit. A questo contribuirono tutti i partiti, compresa la Dcche era allopposizione.Lasse partitico non colse la battaglia di civilt e di cultura politica del Comitato esoprattutto il diverso modo di intendere la rappresentanza politica: un rapportoorizzontale tra delegato e delegante, tra rappresentato e rappresentante, che elevasse ametodo la partecipazione popolare e diretta.Questansia di cambiamento e di rovesciamento dei tradizionali rapporti di potere e dirappresentanza, tipici delle contestazioni del 68 e dintorni, era profondamenteradicata nei militanti pi rappresentativi e attivi del Comitato, come la leader naturale

    Cristina Quintavalla.Di estrazione operaia e studentessa in filosofia73, sin da giovane aveva fatto parte diquei gruppi cattolici critici che avevano trovato il loro momento di opposizione fortee riconosciuta nelloccupazione del Duomo di Parma verso la fine degli anni sessanta.Ben presto aveva abbandonato questi gruppi rivolgendo la sua militanza verso queisettori e quei movimenti nati allindomani della primavera studentesca del 68. Nelperiodo in questione militava nel Partito Comunista dItalia marxista-leninista,caratterizzato da una profonda avversione nei riguardi del Pci revisionista di EnricoBerlinguer che a Parma aveva la sua radicalit istituzionale: Noi speravamo, ebbe adichiarare la Quintavalla, che solo la Dc avesse limpudenza di mantenere sulle

    poltrone dorate individui compromessi nelle pi incredibili operazioni antipopolari eantioperaie. Invece abbiamo dovuto tristemente constatare che anche a Parma lefigure pi equivoche hanno potuto rappresentare interessi popolari che in realt sonostati completamente traditi74.I gruppi della nuova sinistra trasversalmente aderirono a molte iniziative delComitato. Tra quelli che maggiormente si accostarono vi furono il MovimentoStudentesco ed il Partito Comunista dItalia (m-l). Dal canto suo il Comitato fusensibile soprattutto alle iniziative antifasciste ed alle manifestazioni sui diritti,portando avanti numerose iniziative dirette a sensibilizzare sul problema casa:occupazioni simboliche (come quelle di Borgo del Gallo, delledificio di via PierMaria Rossi e soprattutto, nel 1976, dello stabile in piazzale Corte d Appello doveabitarono per alcuni mesi alcune famiglie senza dimora) e denunce di abitazionisfitte75.

    72 Intervista a Cristina Quintavalla.73 Cfr. Terenziani Enzo,Medaglioni femminili del 900 a Parma, cit., p. 81.74 Cfr. Castellacci Claudio,Mani Pulite, i comunisti e le amministrazioni degli enti locali, cit., p. 53.75 Alcune di queste azioni vennero annunciate nel corso di dibattiti ed assemblee pubbliche e la stampa le riport inalcuni articoli. Cfr. C.C.. IlComitato per la Casa minaccia di fare barricate, Gazzetta di Parma 16 dicembre 1975.

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    Il 1976 per il comitato fu lanno del lungo corteo che dalla via Emilia Ovest, doveerano state sgomberate alcune famiglie per loccupazione di stabili sfitti, arriv sottoil comune dove vennero sistemate per due settimane delle tendopoli in segno diprotesta e di visibilit circa lemergenza abitativa. Il sindaco di allora, il socialistaCremonini, non seppe fornire risposte convincenti e risolutive del problema, se non

    cercando di tamponare in qualche modo, ed in via temporanea, i conflitti esistenti76

    .La lotta alla speculazione edilizia comportava la protesta contro gli aumenti delleutenze dei servizi e la pratica delle autoriduzioni delle tariffe.Strumento indispensabile risultava la creazione di comitati di quartiere che sifacessero interpreti delle esigenze e dei bisogni di chi la citt la viveva e non lasfruttava. Aspre critiche erano lanciate allindirizzo della Democrazia Cristiana,considerata rea di aver avallato politiche che favorivano la rendita parassitaria e dinon aver creato strumenti per la tutela ed il controllo dellespansione urbanistica,favorendo, al contrario, le grosse immobiliari saccheggiatrici della citt.77Politicamente il Comitato mor con loccupazione dellex-Macello pubblico, situato

    in piazzale Allende al numero uno, nel 1977, alla cui gestione parteciparono, per unbreve periodo, insieme ai militanti e simpatizzanti delle altre realt dellestremasinistra presenti a Parma, soprattutto della nascente area dell Autonomia , unmagma incandescente che raccolse il dissenso pi radicale e che ebbe i suoi maestripi vicini nella scuola padovana di Toni Negri.Loccupazione dello stabile inizialmente prevedeva di riservare alcune stanzeallabitazione di famiglie (il plesso dellattuale Sala Adorni) e di destinare le restantialla creazione di un centro sociale e popolare, luogo di incontro e socialit, strumentodi lotta e aggregazione fuori dagli schemi consumistici e conformisti.La vita del Comitato prosegu politicamente nellelezione nelle fila di Alternativa

    Radicale della sua figura maggiormente rappresentativa, Cristina Quintavalla, chel8 giugno del 1980, in occasione delle prime amministrative dopo la vicenda delCentro direzionale Montebello, entr in Consiglio Comunale col 2,3% dei consensi78.

    Paragrafo 1.3 - Il neofascismo a Parma ed i contatti nazionali

    76 Intervista a Cristina Quintavalla.77Comitato Unitario di Lotta per la Casa, giornale numero unico, 1976, cit.78 Cfr. Amministrazione Comunale di Parma, Parma ha votato cos 1976-1983, cit.

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    Da un rapporto d