Paolo Sidoni . La palestra dell'"uomo nuovo"

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STORIA del NOVECENTO LA PALESTRA DELL'«UOMO Nuovo» MITO, GINNASTICA E IDEOLOGIA NELL'ITALIA TRA LE DUE GUERRE di Paolo Sidoni Già nel 187/ la Società Ginnastica Fiorentina si proponeva nel suo programma di "togliere i figli del povero dalle piazze e dalle strade" addestrandoli "in tutti gli esercizi anzi tutto militari" e "in tutto quello che abbisogna alla vita dell'uomo per dive- nire buon soldato e vero cittadino". Un decennio più tardi, la Federazione Ginnastica Nazionale svolse a sua volta una sostanziosa opera di propa- ganda a sostegno della campagna coloniale um- bertina di fine secolo, mentre nei territori italia- » ni sottoposti al dominio austriaco le società gin- ) nastiche si mescolarono con il movimento irreden- tistico, divenendo veri e propri centri di attività po- litica. Agli inizi del Novecento, l'avvento dell'età delle masse avrebbe imposto al potere politico il problema del consenso e del controllo dei quotidiani comporta- menti della società. Il corpo e le attività fisiche assun- sero un valore centrale nelle politiche dei regimi dit- tatoriali che si instaurarono in Europa tra le due guerre mondiali. Lo stesso Mussolini amava presentarsi come il primo sportivo d'Italia. L'ex Foro Mussolini, oggi Foro Italico, non nacque semplicemente come opera monumentale in gra- do di fornire una forte visibilità al regime italia- no. O almeno non solo per questo motivo. E- reditando l'assillo dei padri fondatori del- l'Unità per il problema di "fare gli italia- ni", la funzione principale del Foro fu servire da fucina di educatori politici destinati, o meglio votati, ad un gi- gantesco esperimento pedagogico di Stato: preparare l'italiano a una rige- nerazione tanto fisica quanto morale, che lo portasse a diventare il nuovo , 53

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Storia del Novecento, n. 120, dicembre 2011

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STORIA del NOVECENTO

LA PALESTRA

DELL'«UOMO Nuovo»MITO, GINNASTICA E IDEOLOGIA NELL'ITALIA TRA LE DUE GUERRE

di Paolo Sidoni

Già nel 187/ la Società Ginnastica Fiorentina siproponeva nel suo programma di "togliere i figli delpovero dalle piazze e dalle strade" addestrandoli"in tutti gli esercizi anzi tutto militari" e "in tuttoquello che abbisogna alla vita dell'uomo per dive-nire buon soldato e vero cittadino". Un decenniopiù tardi, la Federazione Ginnastica Nazionalesvolse a sua volta una sostanziosa opera di propa-ganda a sostegno della campagna coloniale um-bertina di fine secolo, mentre nei territori italia-

» ni sottoposti al dominio austriaco le società gin-) nastiche si mescolarono con il movimento irreden-

tistico, divenendo veri e propri centri di attività po-litica. Agli inizi del Novecento, l'avvento dell'età delle

masse avrebbe imposto al potere politico il problemadel consenso e del controllo dei quotidiani comporta-menti della società. Il corpo e le attività fisiche assun-

sero un valore centrale nelle politiche dei regimi dit-tatoriali che si instaurarono in Europa tra le due

guerre mondiali. Lo stesso Mussolini amava presentarsicome il primo sportivo d'Italia.

L'ex Foro Mussolini, oggi Foro Italico, non nacquesemplicemente come opera monumentale in gra-

do di fornire una forte visibilità al regime italia-no. O almeno non solo per questo motivo. E-

reditando l'assillo dei padri fondatori del-l'Unità per il problema di "fare gli italia-

ni", la funzione principale del Foro fuservire da fucina di educatori politici

destinati, o meglio votati, ad un gi-gantesco esperimento pedagogico di

Stato: preparare l'italiano a una rige-nerazione tanto fisica quanto morale,

che lo portasse a diventare il nuovo

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Romano del futuro. Una politicache lo stesso Mussolini descrisse algiornalista Emile Ludwig come un"grande avvenimento nella psico-logia dei popoli, perché il protago-nista è un popolo dell'area medi-terranea, considerato del tutto ina-datto a un'esperienza di questo ge-nere". In questo progetto di inge-gneria sociale il culto dell'educa-

zione fisica svolse un ruolo fondamentale. Il ForoMussolini può, sotto questo punto di vista, essere de-finito come la palestra dell'«uomo nuovo», attraversocui il regime di Mussolini progettò di plasmare gli ita-liani sin dalla fanciullezza per trasmutarne, infine, l'an-tropologia generale.

Fin dalla sua ascesa al potere la rigenerazione degliitaliani fu per Mussolini un pensiero fisso, che giunseall'apice a seguito dell'impresa etiopica. Le folte schie-re della gioventù irreggimentata che andava dai 6 ai 18anni - i ballila e gli avanguardisti - furono il materialeumano sul quale procedere.

Il fascismo si apprestava a mobilitare e militarizza-re l'intera società italiana, ponendosi in questo modonel solco della tradizione mazziniana e garibaldina del-la nazione armata.

A ricevere l'incarico di formare i nuovi cittadini-soldati, i cives romani dei tempi moderni, educati al-l'autorità, alla disciplina e alla gerarchia, nel 1926 ven-ne chiamato Renato Ricci, che divenne presidente del-l'Opera Nazionale Barrila.

Appena trentunenne, Ricci poteva già vantare uncurriculum di tutto rispetto. La missione che il ducegli affidò venne svolta con una chiarezza di idee cheandavano oltre le direttive di Mussolini stesso.

Il capo dell'organizzazione dei Barrila si recò in In-ghilterra per incontrare Baden Powell, il fondatoredello scoutismo mondiale, e visitare le Università diCambridge e Oxford, i due centri più avanzati dell'e-ducazione giovanile e universitaria a livello mondiale.Poi, su suggerimento dello stesso Baden Powell, sirecò in visita alle università statunitensi di Boston ePrinceton. Rientrato in Europa, volò in Germania peravere un'idea diretta di quanto la Bauhaus di Gropiusandava realizzando in fatto di arte e architettura.

Queste esperienze si fu-sero nella molteplicità dellefunzioni assegnate al ForoMussolini: pedagogica,sportiva, politica, monu-mentale e simbolica, armo-nicamente realizzate inun'originale sintesi fra clas-sico e moderno. Il volumi-noso bagaglio di conoscenzee documentazioni acquisite,lo convinse che per uno svi-luppo fisico e morale dellagioventù occorrevano aria,

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luce, acqua e sapone estrinsecati in palestre, campi dagioco, piscine, teatri, biblioteche, vasti locali di studio,il tutto completato dai servizi di accoglienza, ristoro, i-gienico-sanitari e medici necessari per un funziona-mento in completa autonomia.

In altri termini, come centro focale della nascenteONB, rivisitò in chiave moderna l'antico gimnasiumdella classicità greca.

Il gerarca dovette sopperire al vuoto nell'educazio-ne fisica che la riforma scolastica di Giovanni Gentileaveva lasciato.

Con l'ONB realizzò una struttura dinamica, scevrada laccioli e pastoie burocratiche, dedita esclusiva-mente a forgiare il nuovo italiano secondo la formulache lo stesso Ricci aveva riassunto: educare significagenerare socialmente.

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marmo bianco e decorato da mosai-ci a tessere nere, con raffigurazionimitologiche, bucoliche, faunistiche,sportive, di arti e mestieri, accompa-gnate da fasci littori, dalla siglaONB e dalla parola DUCE, ripetutiquasi ossessivamente come le litaniescandite da un coro chiesastico, ac-compagnati sui lati da blocchi dimarmo incisi con epigrafi che ricor-davano gli eventi fondamentali delfascismo, si giungeva alla Fontanadella Sfera, simbolo cosmico di per-fezione ed eternità. Il complesso delForo, di cui Renato Ricci fu unico eindiscusso regista, prima e organicaconcretizzazione della Roma diMussolini, luogo di formazione u-mana, rappresentazione simbolica ediffusione propagandistica, è un'o-pera fondamentale per comprende-re il significato culturale e mitico delfascismo. Soprattutto nelle sue dueopere incompiute: l'arengo dellaNazione e la statua del fascismo.

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La prima era unospazio di 120 mila me-tri quadrati destinatoalle grandi sfilate degliatleti, ai raduni di po-polo e, soprattutto, aquei singolarissimi collo-qui tra il duce e gli italia-ni nei quali i sudditi si tra-sformavano in fedeli e lafolla d'occasione in massaliturgica, capace di conte-nere 300 mila persone.

Ancora più megalomane,ma nel contempo moderno estrettamente correlato all'espe-rimento sociale del regime, alculto del capo e alla mitizzazio-ne del duce, la statua bronzeadel fascismo alta 80 metri.

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Un valore, questo, che secondo Mussoliniera condiviso, anche se con modalità e finalità dif-ferenti, dalla Russia bolscevica.

Il mito dell'«uomo nuovo», in effetti, travalicava iconfini italiani ed era il prodotto di una corrente cul-turale che partiva dalle rivoluzioni settecentesche ame-ricana e francese, quando i punti di riferimento delloStato cessarono di orientarsi in direzione della Chiesa,volgendosi invece verso una nuova - come lo stessoRousseau ebbe a definirla nel suo «Contratto sociale»- "religione civile". Miscelandosi con le idee marxiste,socialiste e nazionaliste, con il romanticismo e il po-sitivismo dell'Ottocento, fondendosi poi con le variesuggestioni messianiche e millenaristiche che all'epo-ca pervasero il Vecchio Continente, i totalitarismi delXX secolo — ognuno secondo le proprie formule -misero in opera il mito deh"«uomo nuovo» chesi amalgamò un altro mito, quello della «palin-genesi rivoluzionaria», ovvero la rinascita delmondo dopo la sua distruzione. Queste sugge-stioni riuscirono a coagulare attorno a sé quel-le profonde istanze di radicale cambiamentoche pervadevano ampi strati della nuova so-cietà di massa. Oltre alla funzione di palestradove forgiare l'«uomo nuovo», il Foro Mus-solini si inseriva anche nel contesto di rinno-vamento urbano della Capitale, timidamenteiniziato nell'Italia pre-unitaria dal cardinaleDe Merode. Dopo la Roma dei Cesari e quel-la dei Papi venne progettata negli anni Ventila nuova Roma per consacrare nella pietra l'e-sperimento totalitario italiano.

Così come il mito della rigenerazione morale, an-che quello della Terza Roma di Mazzini, capitale diun'Italia unita, libera e laica, metropoli e tempio del

mondo europeo, avanguardia della civiltà universale,venne reinterpretato recidendo il legame con l'idea dieguaglianza e libertà, innestandolo nel nuovo mitodello Stato totalitario.

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