Paolo Scheggi in mostra a Londra Page 1 of 3 Oct 12, 2014 ... · Sessanta e Londra è indubbiamente...

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http://www.artribune.com/2014/10/london-art-week-paolo-scheggi-e-la-retrospettiva-da-robilantvoena/ Page 1 of 3 Oct 12, 2014 09:50:57AM MDT Paolo Scheggi in mostra a Londra Paolo Scheggi in mostra a Londra artribune.com Francesca Pola, può spiegarci le ragioni di tanta attenzione per l’arte del secondo dopoguerra italiano? Sicuramente l’attenzione è cresciuta, anche se parlerei piuttosto di continuità. Certo i risultati sempre più sorprendenti delle aste e le vendite private nelle gallerie fanno crescere l’interesse dei collezionisti intorno all’arte italiana degli Anni Sessanta e Londra è indubbiamente una piazza guida per le tendenze del mercato. Per fortuna l’aspetto mercantile è supportato da un serio lavoro di studio sulle avanguardie e ricerca curatoriale a livello internazionale. Basti pensare all’imminente mostra al Guggenheim di New York, o al Zero: the countdown to tomorrow Azimut/h Guggenheim di Venezia, dove oltre a Lucio Fontana, padre spirituale di tutta una generazione, sono presenti autori come Bonalumi, Scheggi, Castellani, Manzoni, Dadamaino e Colombo. Quale considera sia stata la vera forza del movimento? Indubbiamente un bisogno di innovazione e ricerca, poi la specificità di un linguaggio. È evidente che non ci sono stati altri pittori in Europa o in America che in quegli anni si fossero avventurati in maniera così spinta nella ricerca spaziale. Dietro a questi autori e alle loro tele c’è tutta la riconoscibilità di un “brand”. Non dimentichiamo inoltre il grande fermento mercantile che si respirava nell’Italia di quegli anni: la prima mostra di Pollock in Europa fu proprio nella Galleria del Naviglio di Cardazzo nel 1950 e poi Jasper Johns nel 1959. è in questi stessi spazi che Scheggi avrà la fortuna di muoversi. Come si posiziona Scheggi al suo arrivo a Milano? Paolo Scheggi erediterà dalla formazione toscana un gran distillato di razionalità e di sensibilità cromatico-spaziale che tradurrà in forme più contemporanee. Dopo la prima frequentazione delle gallerie fiorentine, si sposta nel 1961 a Milano dove verrà ospitato da Germana Maruccelli, la sarta intellettuale, famosa nel circolo degli artisti in città, per le sue sfilate d’avanguardia e per la quale lo stesso Scheggi creerà gli interni della sua casa di moda. L’artista si identifica da subito con una linea non figurativa e non farà fatica a trovare da subito a Milano i suoi interlocutori grazie alla proficua collaborazione con Renato Cardazzo. Di qualche anno più giovane dei suoi contemporanei del gruppo Azimut, verrà considerato da subito con grande stima e affetto. Si susseguono le mostre milanesi e le prime attenzioni internazionali, anche se la prima più importante personale di Scheggi sarà al Cavallino di Venezia nel 1965 con la mostra . Intersuperfici Curve La consacrazione arriva poi con la Biennale… Il 1966 vede approdare Scheggi, al fianco di Bonalumi, nella sezione Gruppi di opere: pitture, sculture e

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Page 1 of 3 Oct 12, 2014 09:50:57AM MDT

Paolo Scheggi in mostra a Londra

Paolo Scheggi in mostra a Londra

artribune.com

Francesca Pola, può spiegarci le ragioni ditanta attenzione per l’arte del secondodopoguerra italiano?Sicuramente l’attenzione è cresciuta, anche separlerei piuttosto di continuità. Certo i risultatisempre più sorprendenti delle aste e le venditeprivate nelle gallerie fanno crescere l’interesse deicollezionisti intorno all’arte italiana degli AnniSessanta e Londra è indubbiamente una piazzaguida per le tendenze del mercato.Per fortuna l’aspetto mercantile è supportato da unserio lavoro di studio sulle avanguardie e ricercacuratoriale a livello internazionale. Basti pensare

all’imminente mostra al Guggenheim di New York, o alZero: the countdown to tomorrow Azimut/hGuggenheim di Venezia, dove oltre a Lucio Fontana, padre spirituale di tutta una generazione, sonopresenti autori come Bonalumi, Scheggi, Castellani, Manzoni, Dadamaino e Colombo.

Quale considera sia stata la vera forza del movimento?Indubbiamente un bisogno di innovazione e ricerca, poi la specificità di un linguaggio. È evidente che nonci sono stati altri pittori in Europa o in America che in quegli anni si fossero avventurati in maniera cosìspinta nella ricerca spaziale. Dietro a questi autori e alle loro tele c’è tutta la riconoscibilità di un “brand”.Non dimentichiamo inoltre il grande fermento mercantile che si respirava nell’Italia di quegli anni: la primamostra di Pollock in Europa fu proprio nella Galleria del Naviglio di Cardazzo nel 1950 e poi Jasper Johnsnel 1959. è in questi stessi spazi che Scheggi avrà la fortuna di muoversi.

Come si posiziona Scheggi al suo arrivo aMilano?Paolo Scheggi erediterà dalla formazione toscanaun gran distillato di razionalità e di sensibilitàcromatico-spaziale che tradurrà in forme piùcontemporanee. Dopo la prima frequentazione dellegallerie fiorentine, si sposta nel 1961 a Milano doveverrà ospitato da Germana Maruccelli, la sartaintellettuale, famosa nel circolo degli artisti in città,per le sue sfilate d’avanguardia e per la quale lostesso Scheggi creerà gli interni della sua casa dimoda.L’artista si identifica da subito con una linea non

figurativa e non farà fatica a trovare da subito a Milano i suoi interlocutori grazie alla proficuacollaborazione con Renato Cardazzo. Di qualche anno più giovane dei suoi contemporanei del gruppoAzimut, verrà considerato da subito con grande stima e affetto.Si susseguono le mostre milanesi e le prime attenzioni internazionali, anche se la prima più importantepersonale di Scheggi sarà al Cavallino di Venezia nel 1965 con la mostra .Intersuperfici Curve

La consacrazione arriva poi con la Biennale…

Il 1966 vede approdare Scheggi, al fianco di Bonalumi, nella sezione Gruppi di opere: pitture, sculture e

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Paolo Scheggi in mostra a Londra

Il 1966 vede approdare Scheggi, al fianco di Bonalumi, nella sezione Gruppi di opere: pitture, sculture e alla Biennale del 1966 e i primi grandi collezionisti oltreoceano – pensiamo a Roland Gibson –grafiche

iniziano a comprare le sue opere. Scheggi, come Manzoni, muore giovanissimo ed era molto lucido sullesue precarie condizioni di salute, sente dunque forte l’esigenza di compiere una visione completa del suolavoro in tempi brevi.

Questa mostra è la prima monografica dall’ultimagrande retrospettiva del 1976 alla Galleria d’ArteModerna di Bologna. Qual è la lettura dei suoi quadria quasi quarant’anni di distanza?L’idea della mostra londinese è cogliere la varietà dellavoro di Scheggi che, trovando una connotazione cosiforte con il concetto di intersuperficie, rischia spesso diappiattirsi. L’intersuperficie rappresenta il suo modo diandare oltre il supporto del quadro dipinto e creare unaricerca spaziale che avvia già tra il 1959 e il 1960 con lelamiere dal sapore Neodada.La prima sala della mostra con i bianchi e i neri siconcentra sull’idea della nascita e evoluzione

dell’intersuperficie, una soluzione pittorica composta da tre tele sovrapposte, dove il fulcro è quellacentrale che, con le sue aperture, genera le ombre e dialoga con lo spazio. La monocromia diventa unascelta obbligata e le aperture grandi e organiche del primo periodo tendono a regolarizzarsi e trovare unloro ritmo attraverso calcoli e funzioni matematiche.La seconda sala della galleria è dedicata ai rossi, grazie ai quali si può leggere tutta l’espansione di uncorpo all’interno di un altro. Scheggi può essere definito un pittore rinascimentale sia per la cura tecnica ela ricerca cromatica dei pigmenti che per la scansione razionale dello spazio. La cromia nella secondaparte degli Anni Sessanta trova una sintesi sempre meno tonale e più artificiale.

Avete anche ricreato l’ del 1967.IntercameraL’ , che l’artista realizza nel 1967 per la galleria del Naviglio, è andata distrutta. Questa è laIntercameraricostruzione del 2007, fatta realizzare dall’Associazione Scheggi in occasione dei quarant’anni dell’operae ora conservata al Museo Pecci di Prato. Qui l’intersuperficie trova una dimensione architettonica eambientale. Lo spazio in cui il visitatore si può muovere è lo spazio intermedio, il luogo tra due luoghi,quello che Scheggi definiva lo spazio del pensiero, della meditazione e della non azione.Dopo i più rigorosi bianchi, neri e rossi, al secondo piano degli spazi della Galleria Robilant + Voena c’è laserie delle intersuperfici in colori più naturali, terrosi, organici ma anche neon come nella serie degli

del 1969, cubi in carta montati su plexiglas dove si vede tutta la precisione del taglio non piùinter-ena-cubimanuale ma meccanico degli ultimi lavori tridimensionali su carta.

E dopo questa retrospettiva?L’Associazione Paolo Scheggi sta preparando un catalogo ragionato curato da Luca Massimo Barbero.

Barbara Martorelli

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Bonalumi. Una retrospettivapostuma, suo malgrado

La pittura? Un oggetto

Cipensa

laCollezione

PeggyGuggenheim.

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