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3 Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 4 – 2009 GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA DELLO SPORT RICERCHE A LCUNI PRECURSORI DELLO STILE DI VITA TRA I BAMBINI IN ETÀ SCOLARE: CONDIZIONE FISICA, SEDENTARIETÀ, RISPETTO DELLE REGOLE E RAPPORTO CON I COETANEI Giulia Bardaglio Centro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M. (Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie), Università degli Studi di Torino Silvia Ciairano Centro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M. (Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie), Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo, Università degli Studi di Torino Emanuela Rabaglietti Dipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo, Università degli Studi di Torino Maria Fernanda Vacirca Dipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo, Università degli Studi di Torino RIASSUNTO Negli ultimi decenni, le condizioni di sovrappeso e obesità e la sedentarietà hanno subito un notevole incremento in tutta la società occidentale, in particolare tra bambini e ragazzi. L’obiettivo di questo studio esplorativo multimetodo è quello di monitorare i bambini delle classi prime e seconde della scuola primaria in una città del Nord Italia, esplorando le relazioni tra attività di movimento e sedentarie (come precursori di stili di vita più o meno salutari), e salute fisica, abilità motorie e adattamento relazionale. Gli obiettivi specifici sono: 1) descrivere: a) BMI (misurato per mezzo di bilancia impedenziometrica); b) abilità motorie e rispetto di regole sociali (rilevate dagli istruttori di scienze motorie per mezzo griglie di osservazione del comportamento); c) coinvolgimento in attività con i coetanei durante il tempo libero e relazioni con i coetanei (entrambi aspetti: questionario ai bambini; secondo aspetto: opinione degli insegnanti); 2) indagare le relazioni tra i sopraccitati aspetti. Hanno partecipato 272 bambini (47% maschi) di età compresa tra 6 e 8 anni (M = 6.85). I principali risultati (per mezzo di: statistiche descrittive, Regressione Lineare e Logistica) hanno evidenziato che: 1) a) il 38% dei bambini è impegnato regolarmente in attività motorie; b) i maschi svolgono attività sedentarie e sono in sovrappeso più delle femmine; c) le abilità motorie sono adeguate in meno di metà dei partecipanti; d) la maggior parte dei bambini possiede un’ampia rete amicale ma non rispetta molto le regole sociali; e) le femmine rispettano maggiormente le regole, sono più prosociali e meno aggressive dei maschi; 2) le attività sedentarie sono positivamente collegate al sovrappeso e negativamente a numero amici, rispetto regole, e comportamento prosociale; le attività di movimento sono positivamente connesse all’orientamento spaziale. PAROLE CHIAVE Bambini; abilità motorie; regole soci ali; rel azioni con i coetanei ABSTRACT In the last decades, the conditions of overweight and obesity and the sedentary behavior increased a lot in the whole western society, and particularly among children and adolescents. This exploratory and multimethod study is aimed at investigating the children of the first and of the second classes at primary school in a city in Northern Italy, exploring the relationships among active and passive leisure activities (as precursors of more or less healthy life-styles), physical health, physical abilities, and relational adjustment. The specific goals are: 1) to describe: a) BMI (measured by a electronic balance); b) physical abilities and respect of social rules (observed by the teachers of physical activity on behavioral check-list); c) involvement in leisure activities with peers and relationships with peers (both: questionnaire by children; second: opinions of the teachers); 2) to investigate the relationships among the above mentioned aspects. Two hundred-seventy-two children (47% boys) aged from 6 to 8 years (M = 6.85) participated. The main findings (by the way of descriptive statistics, Linear and Logistic Regression) underlined that: 1) a) 38% of the children participate regularly at physical activity; b) boys are involved in sedentary activity and overweight more frequently than girls; c) physical abilities are sufficient in less than the half of participants; d) the great majority of the children has a wide friendship network but they do not respect much social rules; e) girls respect social rules more frequently than boys; besides they are more prosocial and less aggressive; 2) passive leisure activity are positively related at being overweight and negatively related at number of friends, respect of social rules, and prosocial behavior; active activity are positively related to the orientation in the space. KEY WORDS Chil dren; physical abilities; soci al rules; peer rel ationships

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Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, n°4 http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/gips-il-giornale-italiano-di-psicologia-dello-sport-n-4

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3Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 4 – 2009

GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT RICERCHE

AALLCCUUNNII PPRREECCUURRSSOORRII DDEELLLLOO SSTTIILLEE DDII VVIITTAA TTRRAA II BBAAMMBBIINNII IINN EETTÀÀ SSCCOOLLAARREE:: CCOONNDDIIZZIIOONNEE FFIISSIICCAA,, SSEEDDEENNTTAARRIIEETTÀÀ,, RRIISSPPEETTTTOO DDEELLLLEE RREEGGOOLLEE EE RRAAPPPPOORRTTOO CCOONN II CCOOEETTAANNEEII

Giulia BardaglioCentro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M. (Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie), Università degli Studi di Torino

Silvia CiairanoCentro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M. (Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie), Università degli Studi di Torino,Dipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo, Università degli Studi di Torino

Emanuela RabagliettiDipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo, Università degli Studi di Torino

Maria Fernanda VacircaDipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo, Università degli Studi di Torino

RIASSUNTONegli ultimi decenni, le condizioni di sovrappeso e obesità e la sedentarietàhanno subito un notevole incremento in tutta la società occidentale, in particolare tra bambini e ragazzi. L’obiettivo di questo studio esplorativo multimetodo è quello di monitorare i bambini delle classi prime e seconde della scuola primaria in una città del Nord Italia, esplorando le relazioni tra attività di movimento e sedentarie (come precursori di stili di vita più o menosalutari), e salute fisica, abilità motorie e adattamento relazionale. Gli obiettivispecifici sono: 1) descrivere: a) BMI (misurato per mezzo di bilancia impedenziometrica); b) abilità motorie e rispetto di regole sociali (rilevate dagli istruttori di scienze motorie per mezzo griglie di osservazione del comportamento); c) coinvolgimento in attività con i coetanei durante il tempolibero e relazioni con i coetanei (entrambi aspetti: questionario ai bambini;secondo aspetto: opinione degli insegnanti); 2) indagare le relazioni tra i sopraccitati aspetti. Hanno partecipato 272 bambini (47% maschi) di età compresa tra 6 e 8 anni (M = 6.85). I principali risultati (per mezzo di: statistiche descrittive, Regressione Lineare e Logistica) hanno evidenziato che: 1) a) il 38% dei bambini è impegnato regolarmente in attività motorie; b) i maschi svolgono attività sedentarie e sono in sovrappeso più delle femmine; c) le abilità motorie sono adeguate in meno di metà dei partecipanti; d) la maggior parte dei bambini possiede un’ampia rete amicale ma non rispetta molto le regole sociali; e) le femmine rispettano maggiormente le regole, sono più prosociali e meno aggressive dei maschi; 2) le attività sedentarie sono positivamente collegate al sovrappeso e negativamente a numero amici, rispetto regole, e comportamento prosociale; le attività di movimento sono positivamente connesse all’orientamento spaziale.

PAROLE CHIAVEBambini; abilità motorie; regole sociali; relazioni con i coetanei

ABSTRACTIn the last decades, the conditions of overweight and obesity and the sedentarybehavior increased a lot in the whole western society, and particularly amongchildren and adolescents. This exploratory and multimethod study is aimed at investigating the children of the first and of the second classes at primaryschool in a city in Northern Italy, exploring the relationships among active and passive leisure activities (as precursors of more or less healthy life-styles),physical health, physical abilities, and relational adjustment. The specific goalsare: 1) to describe: a) BMI (measured by a electronic balance); b) physical abilities and respect of social rules (observed by the teachers of physical activity on behavioral check-list); c) involvement in leisure activities with peersand relationships with peers (both: questionnaire by children; second: opinionsof the teachers); 2) to investigate the relationships among the above mentioned aspects. Two hundred-seventy-two children (47% boys) aged from 6 to 8 years (M = 6.85) participated. The main findings (by the way of descriptive statistics, Linear and Logistic Regression) underlined that: 1) a) 38% of the children participate regularly at physical activity; b) boys are involved in sedentary activity and overweight more frequently than girls; c) physical abilities are sufficient in less than the half of participants; d) the greatmajority of the children has a wide friendship network but they do not respectmuch social rules; e) girls respect social rules more frequently than boys; besides they are more prosocial and less aggressive; 2) passive leisure activityare positively related at being overweight and negatively related at number of friends, respect of social rules, and prosocial behavior; active activity are positively related to the orientation in the space.

KEY WORDSChildren; physical abilities; social rules; peer relationships

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GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORTSTRUMENTIST

RUM

ENTI

LL’’ IINNVVEENNTTAARRIIOO PPSSIICCOOLLOOGGIICCOO DDEELLLLAA PPRREESSTTAAZZIIOONNEE SSPPOORRTTIIVVAA((IIPPPPSS--4488))

Claudio Robazza, Laura Bortoli, Gianfranco GramaccioniFacoltà di Scienze dell’Educazione Motoriae Facoltà di Psicologia, Università di Chieti

RIASSUNTONella letteratura internazionale inerente la psicologia dello sport sono presenti numerosi questionari per la valutazione delle abilità mentali dell’atleta; in lingua italiana, invece, vi è ancora carenza di strumenti oggettivi specifici. Per colmare tale lacuna, nel corso di alcuni anni e coinvolgendo più di 1700 atleti è stato sviluppato uno strumento denominato Inventario Psicologico della Prestazione Sportiva (IPPS-48).L’IPPS-48 è formato da 48 item suddivisi in otto scale, raggruppabili all’interno di due categorie concettuali più ampie: la categoria Aspetti cognitivi comprende i fattori Preparazione per la gara, Goal-setting, Praticamentale e Self-talk, mentre la categoria Aspetti emozionali include i fattoriFiducia, Controllo dell’arousal emozionale, Preoccupazione e Disturbi alla concentrazione. L’IPPS-48 possiede una chiara struttura fattoriale, buone caratteristiche psicometriche di consistenza interna e stabilità, e capacità discriminante. L’inventario, dunque, può essere proficuamente utilizzato per scopi di ricerca e applicazione.

PAROLE CHIAVEInventario psicologico; abilità mentali; preparazione mentale

ABSTRACTSeveral questionnaires have been developed in the English language toassess the athlete’s mental skills. However, there is a lack of instruments in the Italian language. To address this problem, an assessment tool hasbeen developed across several years involving more than 1,700 athletes.The tool has been named Sport Performance Psychological Inventory (IPPS-48; Inventario Psicologico della Prestazione Sportiva). The IPPS-48includes 48 items pertaining to eight factors. These factors are further included into two broader conceptual categories. Specifically, the Cognitiveaspects category encompasses Competition preparation, Goal-setting,Mental practice, and Self-talk factors. The Emotional aspects category comprises Self-confidence, Emotional arousal control, Worry, andConcentration disruption. Findings have shown that the IPPS-48 possesses a clear factorial structure, good psychometric properties (alpha and test-retest reliability), and discriminant validity. Therefore, the inventory can be effectively applied for both research and applied purposes.

KEY WORDSPsychological inventory; mental skills; mental preparation

INTRODUZIONE

Un aspetto particolarmente importante nell’ambito applicativo dellapsicologia dello sport è la possibilità di identificare e valutare nell’atle-ta le abilità mentali, o altri importanti aspetti psicologici che concorro-no alla performance sportiva (Durand-Bush, Salmela e Green-Demers,2001; Jones, Neuman, Altmann e Dreschler, 2001; Thomas, Murphye Hardy, 1999). La letteratura internazionale riporta molteplici stru-menti diagnostici finalizzati a tale scopo.Loehr (1986), ad esempio, più di vent’anni fa propose un inventarioper l’assessment di fiducia, energie positive e negative, abilità attenti-ve e immaginative, motivazioni e atteggiamento. Mahoney, Gabriel ePerkins (1987), similmente, svilupparono un questionario per misura-re concentrazione, controllo dell’ansia, fiducia e preparazione menta-

le. Nonostante i test disponibili siano numerosi e, come dimostra laletteratura, utilizzati ampiamente per scopi applicativi e di ricerca, inlingua italiana vi è carenza di strumenti oggettivi di questo tipo. Percolmare tale lacuna è stato sviluppato uno strumento di 48 item deno-minato Inventario Psicologico della Prestazione Sportiva (IPPS-48).La scelta dei costrutti mentali per lo sviluppo del questionario è avve-nuta inizialmente prendendo in considerazione la ricerca sulle abilitàmentali considerate importanti per conseguire e mantenere buonilivelli di prestazione sportiva (cfr. Robazza, Bortoli e Gramaccioni,1994). Ad esempio, una delle prime indagini sugli aspetti mentali checoncorrono al successo venne effettuata da Mahoney e Avener(1977), confrontando ginnasti statunitensi che si erano qualificati perle Olimpiadi del 1976 con ginnasti che invece non si erano qualifica-ti: i ginnasti di successo si dimostrarono più fiduciosi, capaci di con-

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21Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 4 – 2009

GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT RASSEGNE

AAPPPPRREENNDDIIMMEENNTTOO MMOOTTOORRIIOO:: AALLCCUUNNII PPRREESSUUPPPPOOSSTTII TTEEOORRIICCII PPEERR LLOO SSTTUUDDIIOO EE LLAA VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE

DDEELLLLEE AABBIILLIITTÀÀ CCOOOORRDDIINNAATTIIVVEEGiovanni MusellaCentro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M. (Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie), Università degli Studi di Torino

Fulvia GemelliCentro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M. (Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie), Università degli Studi di Torino

Giulia BardaglioCentro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M. (Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie), Università degli Studi di Torino

Maria Fernanda VacircaDipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo,Università degli Studi di Torino

Emanuela RabagliettiDipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo,Università degli Studi di Torino

RIASSUNTONell’ambito delle scienze umane, le Scienze Motorie rivestono un’importanzafondamentale per lo sviluppo dell’individuo lungo tutto il ciclo della vita (Baltese Reese, 1986). Lo sviluppo motorio, cognitivo, affettivo e sociale risultanoinscindibili, soprattutto nelle fasi in cui l’individuo appare più predisposto all’apprendimento di alcune abilità motorie, in particolare delle abilità coordinative (Martin & Lehnertz 1992). Le teorie sullo sviluppo delle abilitàcoordinative prendono avvio da scuole di pensiero che, pur partendo da presupposti molto diversi, giungono comunque tutte a sottolineare l’importanzadi queste abilità quale fondamentale acquisizione per la realizzazione di unmovimento efficace e controllato (Martin & Lehnertz, 1992). I richiami teoriciassunti ed i relativi test valutativi di prestazione e di controllo risultano scientificamente accettabili soprattutto se riferiti all’ambito condizionale (forza,velocità, resistenza); mentre risulta difficile reperire informazioni così attendibiliper quanto riguarda l’ambito coordinativo. In questo articolo l’attenzione saràposta prevalentemente alla differenziazione tra abilità e capacità coordinative,cercando di sintetizzare inizialmente le diverse classificazioni operate all’internodi tale ambito. In seguito a partire dalla teoria dello schema proposta daSchmidt (1975) e dalle successive elaborazioni (Schmidt e Wrisberg, 2000), si cercherà di evidenziare l’importanza di un processo di elaborazione personale della risposta motoria, in funzione della risoluzione di un problema o di un compito motorio. In questo contesto assume particolare importanza il passaggio dalla misurazione di una prestazione all’osservazione qualitativa del movimento (Schmidt e Wrisberg, 2000).

PAROLE CHIAVECapacità; abilità; coordinazione; apprendimento motorio; teoria dello schema

ABSTRACTIn the field of human sciences, the sciences of physical and sport activity have a relevant importance for the development of the individual along thewhole life span (Baltes e Reese, 1986). The physical, motor, cognitive, emotio-nal and social development is inseparable, especially when the person is moreopen at learning physical abilities, such as the coordinative abilities (Martin &Lehnertz 1992). All the various explanations about the development of coordinative abilities are born within theoretical frameworks that, althoughthey start from very different perspectives, acknowledge the importance ofcoordinative abilities as a fundamental acquisition for realizing an efficient and controlled movement (Martin e Lehnertz, 1991). However, the theoreticalreferences and the tests about the evaluation of performances and control are scientifically acceptable when the conditional aspects are considered(strength, speed, resistance), while it is difficult to find reliable information with respect to the coordinative aspects. In this paper, we pay attention mainly at differentiating between coordinative abilities and capabilities that is we will first summarize the different classifications of coordinative abilities. At second, on the bases of the schema theory by Schmidt (1975) and the nextelaboration s (Schmidt e Wrisberg, 2000), we underline the importance of theprocess of personal elaboration of the physical and movement answer for thesolution of a problem and/or a task. Within this framework the passage fromthe measurement of a performance and the qualitative observation becomesincreasingly important (Schmidt e Wrisberg, 2000).

KEY WORDSCapability; ability; coordination; physical and movement learning; schema theory

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28 Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 4 – 2009

GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORTESPERIENZEES

PERI

ENZE

INTRODUZIONE

“In un ospedale dove i malati sono legati, costretti, in una situazio-ne di sudditanza e di cattività da chi li deve curare, credo che nes-suna terapia biologica o psicologica possa dare loro un giovamen-to. Non so come ci possa essere una possibilità di cura in una situa-zione di non comunicazione fra medico e malato”. Con queste paro-le Franco Basaglia (promotore della legge 180 del maggio 1978,capace di sancire la chiusura dei manicomi) esprimeva la sua perce-zione ed interpretazione del disagio mentale e della modalità di“cura” attuata sino ad allora. L’iniziativa di Basaglia affermò con vigo-re come il malato mentale, collocato nel contesto esclusivamentetecnico, estromesso dalla propria vita di relazione, emotiva e socia-le perda la propria dignità di essere umano (Giannichedda, 2002). Daallora, gradualmente e non senza difficoltà, molto è mutato ed oggi,nelle realtà territoriali ove si promuove la cura del soggetto affettoda disturbo psicologico (dipartimenti di salute mentale, centri diurniterapeutici, strutture residenziali, ecc.) accanto alla clinica ed al per-corso terapeutico esiste una base fatta di accoglienza, di relazionee riconoscimento dei bisogni. La realtà del C. D. T. Ventura (U.O.C.

Salute Mentale XIX° Distretto DSM RM/E – ASL RM/E) vede nello“stare con” il paziente la base su cui impostare l’intervento terapeu-tico. La condivisione dello spazio e del tempo, così come il rispettodelle difficoltà individuali sono principi base dell’intervento di presain carico. Ad oggi nel CDT Ventura l’offerta di cura si articola tantoin gruppi terapeutici, laboratori espressivi e colloqui individuali nellastruttura, quanto in attività socializzanti e supportive all’esterno dellastessa. Tra queste ultime, quelle sportive (calcio, nuoto e tennis)sono centrate sull’espressione delle tensioni e gestione delle ansie,puntando sul rispetto delle regole del gruppo da parte del singolo esulla possibilità di concedersi momenti di piacere e benessere. Ilvalore benefico dello sport sulla psiche così come sull’umore èstato dimostrato dagli studi di Berger e McInman (1993), Berger eOwen (1988), Wankel (1985), Wankel e Berger (1990).Da due anni, alcuni ospiti del CDT Ventura, inviati dopo una sceltacondivisa dell’équipe curante, partecipano al gruppo di attivitàmotoria e riattivazione sociale “Tennis Insieme”. Il “gruppo-tennis”nasce dalla voglia di tramutare in realtà una fantasia ricorrente di unospite del CDT; si è pensato pertanto di integrare il concetto di“setting terapeutico” andando oltre le stanze del CDT, e di espri-

II LL GGRRUUPPPPOO TTEENNNNIISS CCOOMMEE RRIISSOORRSSAA SSOOCCIIOO--EEMMOOTTIIVVAA NNEELLLLAA CCUURRAADDEELLLLAA PPEERRSSOONNAA CCOONN DDIISSTTUURRBBOO PPSSIICCHHIICCOO

Daniele RicciTecnico di Laboratorio, responsabile progetto “Tennis Insieme” CDT Ventura, U.O.C. Salute Mentale, Distretto XIX, DSM RM/E – ASL RM/E

Silvia ColozziPsicologa, operatore CDT Ventura U.O.C. Salute Mentale, Distretto XIX, DSM RM/E – ASL RM/E

Guia SoliOperatore CDT Ventura U.O.C. Salute Mentale, Distretto XIX, DSM RM/E – ASL RM/E

RIASSUNTOL’indagine ha inteso cogliere il livello di soddisfazione e di benessere psico-fisico percepito da un gruppo di pazienti (n = 3) con patologie psichiatricheed afferenti al Centro Diurno Terapeutico Ventura (C.D.T. – U.O.C. SaluteMentale, XIX Distretto, DSM RM/E – ASL RM/E) ed inseriti nel corso tennis,promosso dalla medesima struttura, in collaborazione con il Circolo Sportivo“ASD La Pineta”. Il documento indica come l’attività sportiva ed il tennis inparticolare possano essere proposti ad utenti eterogenei per età anagrafica e tipo di disturbo psichiatrico (schizofrenie, disturbi depressivi e schizoaffettivi,bassa stima di sé). Lo studio indica modalità ed obiettivi del corso facendoparticolare riferimento alla “comunicazione” che ivi si adotta ed al concettodi “palleggio” come metafora del dialogo/scambio con l’altro. Le tendenzedi soddisfazione percepita, così come la minore attivazione di sentimenti qualiansia, aggressività e rabbia incontrollata, correlati ad un maggiore arousal nellecapacità attentive e di coordinazione motoria sono state dedotte dall’analisi di una intervista strutturata, proposta ai pazienti e pensata dall’équipe curante.

PAROLE CHIAVESoddisfazione; tennis; schizofrenie; comunicazione; ansia

ABSTRACTThis paper discusses the psychological, physically satisfaction and well-beinglevels felt by a group of psychiatric patients (n =3 ), involved in a tennis oursewithin the Ventura Therapeutical Diurnal Centre [U.O.C. (Complex OperativeUnit) – Mental Health – XIX District, DSM RM/E – Rome (ASL RM/E)], promoted by the Social Service with the tennis-ball Circle “ASD, La Pineta”. The interventions showed that tennis can be a beneficial physical activity for people differing in age and psychiatric pathologies (i.e., schizophrenic and depressive symptoms, maniacal episodes, low self confidence). The intervention gave importance to the communication used during thematch. A post-intervention interview showed increased satisfaction, anddecreased anxiety, aggressiveness and uncontrollable rage during the match.In addition, the patients showed higher level of arousal in focusing attentionduring practice and better bodily co-ordination.

KEY WORDSSatisfaction; tennis; schizophrenic symptoms; communication; anxiety

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GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORTOPINIONIOP

INIO

NI

INTRODUZIONE

Il legame che esiste tra i concetti di Psicomotricità e Diversabilità èdato dalla progressiva scoperta della loro importanza nel ripensa-mento generale sull’educazione, la formazione, l’integrazione dellapersona. Infatti, gli studi e le ricerche di questi ultimi venti anni suldisagio, l’handicap, la disabilità, la diversabilità da una parte e sul-l’educazione fisica, l’educazione motoria, la psicomotricità dall’altrahanno apportato un significativo contributo ai processi di integrazio-ne dei soggetti diversamente abili. L’uso del termine diversabilità, l’essere cioè diversamente abile, alposto di menomazione, handicap o disabilità non è una questionesoltanto terminologica, né tanto meno un vezzo linguistico. Nel pun-tualizzare, infatti, il significato dei suddetti termini, possiamo afferma-re che il termine handicap non designa qualcosa di oggettivamentecircoscritto, come una malattia specifica, ma indica un insieme didanni fisici o psichici o disagi sociali e culturali derivanti da un deficit.Si può considerare, come riporta l’Organizzazione Mondiale dellaSanità con il nuovo sistema di classificazione InternazionalClassification Functioning (ICF, 2002), uno “…svantaggio rappresenta-to da minorazioni e difetti, più o meno gravi, di tipo intellettivo, moto-rio (spasticità, paraplegie) o sensoriale (minorazioni della vista, del-l’udito) che rendono difficile a una persona il normale inserimentonella vita sociale in alcune o tutte le sue manifestazioni (familiari, sco-lastiche, professionali)”.La menomazione, invece, è definita come “la perdita di parte dell’ef-ficienza fisica di una persona per mutilazione o come lesione, imper-fezione che diminuisce l’efficienza di un organo, un arto, di una fun-zione”. Essa è quindi l’esteriorizzazione di uno stato patologico. Conil termine disabilità, infine, si tende a sottolineare il deficit, ciò chemanca rispetto ad una abilità, rispetto ad una idea di normalità con-venzionale.La disabilità si riferisce alla riduzione dell’abilità connessa alla patolo-gia, è quindi la oggettivazione della menomazione. Le disabilità pos-sono avere un carattere transitorio o permanente ed essere reversi-bili o irreversibili, progressive o regressive e possono insorgere comeconseguenza diretta di una menomazione o come reazione psicolo-gica del soggetto ad essa. Esempi di disabilità sono i disturbi e le dif-ficoltà riscontrate nei comportamenti che impegnano la personanelle azioni di vita quotidiana (daily living skill) come il controllo dellafunzione escretoria, la capacità di lavarsi e alimentarsi o la capacità dicamminare (Kuriansky e Gurland, 1976; McAuley, Konopack, Motl,Morris, Doerksen e Rosengren, 2006).Quando una persona presenta quadri di disabilità o menomazioninon è collocabile in un’idea di normalità perché non rientra nei cano-ni che la definiscono tale. Per il concetto di diversabilità, invece,senza negare le differenze, ma modificando l’immagine della norma,si può arrivare a definire la normalità come una pluralità di differenze,non una uniformità fissa, definita attraverso, diagnosi, misurazionistandard, medie ed elaborazioni statistiche.Lo psicologo americano Gardner (1987, 2005) con la teoria delle intel-ligenze multiple sostiene che, in tutti gli esseri umani, sono presentidiversi tipi di intelligenza (linguistica, logico-matematica, spaziale,musicale, cinestetica, intrapersonale ed interpersonale, a cui succes-sivamente ha aggiunto l’intelligenza naturalistica ed esistenziale) eche la differenza tra le relative caratteristiche intellettive e prestazio-ni vada ricercata unicamente nelle rispettive combinazioni. Con que-sta nuova definizione delle forme di intelligenza, anche se tutti noipossediamo l’intera gamma di esse, tuttavia, forse, non esistono due

PPSSIICCOOMMOOTTRRIICCIITTÀÀ EE DDIIVVEERRSSAABBIILLIITTÀÀ

Aldo Carlo CappelliniProfessore Associato Corso di Laurea in Scienze Motorie della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze

RIASSUNTOL’attuale tendenza ad adottare la definizione diversamente abile, al posto di disabile, assume un significato importante ed innovativo al momento in cui il soggetto con problemi, pur senza negare le differenze, è contemplato modificando la visione della norma e definendo la normalitàcome una pluralità di differenze. Con la teoria delle intelligenze multiple poi il suddetto concetto viene a rinforzarsi fino a trovare una sua naturalecollocazione applicativa nel modo della psicomotricità.

PAROLE CHIAVEPsicomotricità; diversamente abile; disabilità; handicap

ABSTRACTThe current trend to adopt the definition people with different abilities,instead of disabled, assumes important and innovative meaning when

the people with problems, even not denying the differences, is seen with a different point view of normality and defining a plurality of differences. The multiple intelligences theory then, confirms and reinforces this concept and it find a natural and practical application in psychomotricity.

KEY WORDSPsychomotricity; different abilities; disabled; handicap

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INTRODUZIONE

A chi si occupa di psicologia dello sport da anni, certo qualchevolta è capitato di dare la propria opinione, esprimere il propriopensiero, sulla violenza sportiva fuori e dentro gli stadi di calcio inparticolare. A maggior ragione sull’urgenza di una notizia di crona-ca (nera) sportiva i media fibrillano nel cercare di comprendere e didare una risposta, avvalendosi di un esperto, sul comportamentoviolento e a volte efferato dei tifosi. Poi di solito tutto finisce lì, finoalla prossima volta. Eppure basta un semplice esperimento checonsiste nel digitare su Google “violenza negli stadi” per ritrovarsiuna sequenza quasi infinita di link. Il tema non sembra quindi sot-tovalutato, e andando a leggere qualcuna di queste voci del webtroviamo i più diversi punti di vista: a favore degli ultrà, a favoredelle forze dell’ordine, critiche sulle società di calcio, critiche versoi giocatori, i giornalisti sportivi e così via. Numerose sono anche lepubblicazioni, libri e articoli di professionisti, e non si può quindiliquidare la faccenda pensando solo ad uno sfogo di “popolo” sul-l’onda emotiva.Allora davanti a tutto questo scrivere, commentare e pubblicare fanascere un bisogno a me, psicologo dello sport di aprire una portici-na e far entrare lo psicoterapeuta e guardare con la sua forte lente diingrandimento alla esperienza clinica, sapendo che non ci potrannoessere regole generali e che il comportamento dei pazienti in studionon è certo un campione rappresentativo per spiegare il fenomenodi una violenza in un contesto, quello sportivo, dove appare incon-grua o appunto folle. Ma proprio il riflettere su quanto può essere comunicato ed osser-vato nella “tranquilla” e spesso lunga relazione tra un terapeuta ed il

suo paziente può rappresentare un ulteriore piccolo e discreto mododi leggere il comportamento bizzarro, poco comprensibile e antiso-ciale di coloro che scelgono o trovano la dimensione della violenza,anche feroce, come il miglior compromesso tra sé e sé e tra sé e ilmondo. Tre storie ci portano al confine tra psicologia dello sport e cli-nica.

» Marco ha 24 anni è manutentore per gli impianti di distribuzionedi una grande azienda di bevande. Vive in un paese di provincia,sta in famiglia, è stato lasciato da poco dalla ragazza, ragione percui è diventato “depresso e ansioso”. Ha da poco acquistatoun’auto nuova un po’ per necessità un po’ per consolarsi. Stavolentieri con gli amici, fuma tabacco e qualche spinello ognitanto; la domenica o il sabato abbonda con la birra soprattuttoprima di andare allo stadio. Dimenticavo di dire che Marco è unultrà, “squadrone della morte”.

» Piero è un ragazzotto di 19 anni, alto e forte, con poca voglia distudiare. Lavora in fabbrica da un anno, prima faceva il buttaden-tro in un locale di un amico. Vive in famiglia, dove ci si vuol benema ognuno si fa gli affari suoi. Gli piacciono i tatuaggi; i “terro-ni” e i neri gli fanno schifo perché sono solo capaci di sfruttaregli altri e di piangersi addosso. Ha simpatie per i naziskin, e spes-so arriva in seduta con scarponcini paramilitari ed una catena.Una volta mi fa anche vedere uno “spaccadenti” ed una cortamazza di legno con la testa piombata, che usava a volte per“rompere le gambe” ai napoletani, ma anche ai milanisti che“sono stronzi uguali”, perché Piero è un ultrà atipico delle briga-te giallo blù.

35Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT Numero 4 – 2009

GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT OPINIONI

TTIIFFOO UULLTTRRÀÀ EE LL’’AARRCCHHEETTIIPPOO DDEELLLL’’EERROOEEMichele ModenesePsicologo dello sport, psicoterapeuta RIASSUNTO

L’autore propone una prima disamina di carattere più clinico sulla personalità dell’ultrà estremo, presentando alcune caratteristiche comuni agli esempi proposti: il bisogno eroico, le emozioni e il gruppo come macrovariabili che favoriscono le reazioni più violente e sconsiderate.Successivamente si interroga rispetto al compito che la psicologia dello sport può concretamente svolgere rispetto al complesso tema delle violenze negli stadi e nel calcio in generale. Presenta poi tre brevi testimonianze dell’impatto emotivo e della diversa lettura prospettica che due giovani calciatori di una società sportiva del nord ed un ultrà estremo hanno dato della violenza omicida allo stadio di Catania.

PAROLE CHIAVEMito; ultrà; psicologia; calcio

ABSTRACTThe author proposes a clinical view of the personality of extreme ultras,discussing some examples of persons with similar characteristics: a heroicneed, emotions and the group as a macrovariables upholding violent andimmoral behavior. Then he discusses the contribution of sport psychology in preventing violent behavior in the sporting field and soccer in particular.He also presents three testimonials to examine the emotional impact and the different perspective that two younger soccer players in NorthernItaly and an ultras provided regarding the episode of homicide violence that occurred at the Catania stadium.

KEY WORDSMyth; ultras; psychology, soccer

Psichologia I-2009 22-04-2009 14:03 Pagina 35