Pagine da GIPS 10

6
GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA DELLO SPORT Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 10 - 2011 3 RICERCHE L’allenatore nel calcio giovanile: leadership e intelligenza emotiva Silvia Colotti*, Lucia Francolini** * Psicologa, laureata presso le Università di Bologna e di Valencìa (Spagna) ** Psicologa, laureata presso le Università di Bologna e di Coimbra (Portogallo) Summary Talking about a sport team requires describing and analyzing role and functions of the coach. Coach is the formal leader and he/she needs to recognize, manage and bring resources at his/her disposal to the highest psycho-physical level, in order to obtain a peak performance. Team per- formance and well-being of single athletes depend on individual psychological and physical features of athletes, on environment characteristics, and on coach-athlete relationship (Chelladurai, 1990). Recently, studies have emphasized the role of Emotional Intelligence (EI) in sport context (Meyer and Fletcher, 2007). This construct has been defined as the ability to test, to monitor, and to manage both own both others’ emotions in order to achieve a goal (Salovey and Mayer, 1990 cited in Carson, Carson and Birkenmeier 2000). Goleman (1995) highlights the multidimen- sional nature of EI, identifying five dimensions: self-awareness, empathy, intrinsic motivation, social skill, and self-regulation. He strongly argues that EI is a necessary pre-requisite of effective leadership (Goleman, 1998). One purpose of the research is to analyze leadership style of youth soccer teams’ coaches through Leadership Scale for Sports (Chelladurai, 1980). Using the three versions of the scale, we assess the congruence between self- and other-evaluation of leadership style and the preferences of athletes. A further aim is to understand whether and to what extent the dimensions of leadership are linked to those of EI. In order to investigate how athletes’ needs on leadership style change in different age groups, we decided to involve athletes from 14 to 19 years old and their coaches for whom it was also noted the level of EI. Keywords Leadership, multidimensional model, emotional intelligence, team sports Riassunto Parlare di una squadra sportiva implica la descrizione e l’analisi del ruolo e delle funzioni dell’allenatore. L’allenatore è il leader formale e deve riconoscere, gestire e portare al massimo livello psico-fisico le risorse a sua disposizione, per poter ottenere una prestazione ottimale. La performance della squadra e il benessere dei singoli atleti dipendono dalle caratteristiche psicologiche e fisiche degli atleti, dalle caratteristiche del contesto e della relazione allenatore- atleta (Chelladurai, 1990). Recentemente, gli studi hanno valorizzato il ruolo dell’Intelligenza Emotiva (IE) in ambito sportivo (Meyer e Fletcher, 2007). Questo costrutto è stato definito come la capacità di provare, monitorare e dirigere le proprie e altrui emozioni per il raggiungimento di un obiettivo (Salovey e Mayer, 1990 citato in Carson, Carson e Birkenmeier, 2000). Goleman (1995) ne sottolinea la natura multidimensionale, identificando cinque dimensioni: con- sapevolezza di sé, empatia, motivazione intrinseca, abilità sociale e padronanza di sé. Viene sottolineato come l’IE possa essere ritenuta un pre-requisito necessario di una leadership efficace (Goleman, 1998). Un obiettivo della ricerca è analizzare lo stile di leadership dell’allenatore di squadre giovanili di calcio attraverso la Leadership Scale for Sport (Chelladurai, 1980). Utilizzando la triplice forma del- la scala, si valuta la congruenza tra auto- ed etero-valutazione dello stile di leadership e le preferenze degli atleti. Un ulteriore obiettivo è comprendere se e in che misura le dimensioni della leadership sono legate a quelle dell’IE. Al fine di indagare come cambiano le esigenze degli atleti rispetto allo stile di leadership in diverse fasce di età, si è scelto di coinvolgere atleti dai 14 ai 19 anni e i rispettivi allenatori per i quali è stato anche rilevato il livello di IE. Parole chiave Leadership, modello multidimensionale, intelligenza emotiva, sport di squadra

description

Giornale Italiano di Psicologia dello Sport

Transcript of Pagine da GIPS 10

Page 1: Pagine da GIPS 10

GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 10 - 2011 3

RICERCHE

L’allenatore nel calcio giovanile: leadership e intelligenza emotiva

Silvia Colotti*, Lucia Francolini*** Psicologa, laureata presso le Università di Bologna e di Valencìa (Spagna)** Psicologa, laureata presso le Università di Bologna e di Coimbra (Portogallo)

SummaryTalking about a sport team requires describing and analyzing role and functions of the coach. Coach is the formal leader and he/she needs to recognize, manage and bring resources at his/her disposal to the highest psycho-physical level, in order to obtain a peak performance. Team per-formance and well-being of single athletes depend on individual psychological and physical features of athletes, on environment characteristics, and on coach-athlete relationship (Chelladurai, 1990). Recently, studies have emphasized the role of Emotional Intelligence (EI) in sport context (Meyer and Fletcher, 2007). This construct has been defined as the ability to test, to monitor, and to manage both own both others’ emotions in order to achieve a goal (Salovey and Mayer, 1990 cited in Carson, Carson and Birkenmeier 2000). Goleman (1995) highlights the multidimen-sional nature of EI, identifying five dimensions: self-awareness, empathy, intrinsic motivation, social skill, and self-regulation. He strongly argues that EI is a necessary pre-requisite of effective leadership (Goleman, 1998). One purpose of the research is to analyze leadership style of youth soccer teams’ coaches through Leadership Scale for Sports (Chelladurai, 1980). Using the three versions of the scale, we assess the congruence between self- and other-evaluation of leadership style and the preferences of athletes. A further aim is to understand whether and to what extent the dimensions of leadership are linked to those of EI. In order to investigate how athletes’ needs on leadership style change in different age groups, we decided to involve athletes from 14 to 19 years old and their coaches for whom it was also noted the level of EI.

KeywordsLeadership, multidimensional model, emotional intelligence, team sports

RiassuntoParlare di una squadra sportiva implica la descrizione e l’analisi del ruolo e delle funzioni dell’allenatore. L’allenatore è il leader formale e deve riconoscere, gestire e portare al massimo livello psico-fisico le risorse a sua disposizione, per poter ottenere una prestazione ottimale. La performance della squadra e il benessere dei singoli atleti dipendono dalle caratteristiche psicologiche e fisiche degli atleti, dalle caratteristiche del contesto e della relazione allenatore-atleta (Chelladurai, 1990). Recentemente, gli studi hanno valorizzato il ruolo dell’Intelligenza Emotiva (IE) in ambito sportivo (Meyer e Fletcher, 2007). Questo costrutto è stato definito come la capacità di provare, monitorare e dirigere le proprie e altrui emozioni per il raggiungimento di un obiettivo (Salovey e Mayer, 1990 citato in Carson, Carson e Birkenmeier, 2000). Goleman (1995) ne sottolinea la natura multidimensionale, identificando cinque dimensioni: con-sapevolezza di sé, empatia, motivazione intrinseca, abilità sociale e padronanza di sé. Viene sottolineato come l’IE possa essere ritenuta un pre-requisito necessario di una leadership efficace (Goleman, 1998). Un obiettivo della ricerca è analizzare lo stile di leadership dell’allenatore di squadre giovanili di calcio attraverso la Leadership Scale for Sport (Chelladurai, 1980). Utilizzando la triplice forma del-la scala, si valuta la congruenza tra auto- ed etero-valutazione dello stile di leadership e le preferenze degli atleti. Un ulteriore obiettivo è comprendere se e in che misura le dimensioni della leadership sono legate a quelle dell’IE. Al fine di indagare come cambiano le esigenze degli atleti rispetto allo stile di leadership in diverse fasce di età, si è scelto di coinvolgere atleti dai 14 ai 19 anni e i rispettivi allenatori per i quali è stato anche rilevato il livello di IE.

Parole chiaveLeadership, modello multidimensionale, intelligenza emotiva, sport di squadra

Page 2: Pagine da GIPS 10

GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 10 - 2011 13

RICERCHE

L’ansia nella competizione di TeamGym

Roberta De Pero, Laura Capranica e Maria Francesca PiacentiniDipartimento delle Scienze Umane e dello Sport, Università degli Studi di Roma “Foro Italico”

RiassuntoIl TeamGym è un settore competitivo della ginnastica che prevede tre prove: trampolino, tumbling e corpo libero. L’ansia è lo stato emozionale più comunemente associato alla competizione ginnica. Dal momento che il ruolo dell’ansia nella prestazione di TeamGym non è stato ancora mai de-scritto, lo scopo del presente lavoro è quello di investigare la relazione tra i livelli di ansia di stato e delle sue componenti (ansia somatica, cognitiva e self-confidence) e i risultati ottenuti durante il campionato europeo di TeamGym. Dieci atleti d’élite (ètà media: 23 ± 3 anni) della squadra mista (5 maschi e 5 femmine), appartenenti alla squadra italiana vincitrice del campionato nazionale, hanno partecipato a questo studio. Per la valutazione dei livelli di ansia agli atleti sono stati somministrati lo State-Trait Anxiety inventory (STAY-Y) (Spielberger, 1983) e il Competitive State Anxiety Invento-ry -2 (CSAI-2) (Martens, Burton, Vealey, Bump e Smith, 1990). I ginnasti, indipendentemente dal genere, mostrano medi livelli di ansia di stato (M= 48.5 ± 7.04), di ansia somatica (M= 21 ± 5) e cognitiva (M= 20.5 ± 4.6) e di self-confidence (M= 20.1 ±6). Gli atleti che mostrano minori livelli di ansia di stato, subiscono meno penalità rispetto ai più ansiosi; tra le componenti dell’ansia solo quella somatica mostra una relazione con le penalità assegnate, indicando una zona di attivazione ottimale corrispondente a medi livelli di ansia. Questo studio mostra come gli atleti di TeamGym affron-tano la competizione dal punto di vista psicologico e come il loro stato emotivo possa influenzare i risultati di gara.

Parole chiaveAnsia, ginnastica, TeamGym, competizione

SummaryTeamGym is a form of gymnastics including three tests: trampette, tumbling, and floor exercises. Anxiety is the emotional state most commonly associated to gymnastic performance. As the role of anxiety has never been investigated in TeamGym, the aim of this research is to investigate the relationship between levels of anxiety and its components (somatic anxiety, cognitive anxiety, and self-confidence) and competition results obtained during TeamGym European championship. Ten elite athletes (mean age: 23 ± 3 years) from mixed team (5 males and 5 females), belonging to the Italian team which won the National Championship, were recruited for this study. To assess athletes’ levels of anxiety we administered State-Trait Anxiety Inventory (STAY) (Spielberger, 1983) and Competitive State Anxiety Inventory -2 (CSAI-2) (Martens, Burton, Vealey, Bump and Smith, 1990). Independently from gender, gymnasts showed average levels of state anxiety (M= 48.5 ± 7.04), somatic (M= 21 ± 5) and cognitive anxiety (M= 20.5 ± 4.6), and self-confidence (M= 20.1 ± 6). Athletes that show low levels of state anxiety suffer fewer penalties compared with athletes that show higher levels of state anxiety; considering anxiety components, only somatic anxiety shows a relationship with assigned penalties, indicating an optimal arousal zone corresponding to average levels of anxiety. This study shows how TeamGym athletes cope with competition from a psychological point of view, and how their emotional state could influence the race results.

KeywordsAnxiety, gymnastics, TeamGym, competition

Page 3: Pagine da GIPS 10

GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 10 - 201120

RICERCHERI

CERC

HE

La comunicazione nello sport della vela: area di conoscenza, processo o prodotto di progetto?

Il caso studio di un Weather Team in un Challenger di Coppa America

Alessandro Pezzoli*/***, Elena Cristofori**/***, Giuseppe Vercelli** e Claudia Gambarino*** Dipartimento di Idraulica Trasporti e Infrastrutture Civili, Politecnico di Torino** Unità Operativa PsicoSport - Centro Ricerche Scienze Motorie, SUISM - Università di Torino*** Linea di Ricerca MeteoSport, Unità Operativa PsicoSport - Centro Ricerche Scienze Motorie, SUISM - Università di Torino

RiassuntoIn questo articolo è presentato il legame fondamentale che esiste tra discipline che solo apparen-temente sono distanti tra loro, ovvero la psicologia dello sport, il project management e la mete-orologia. In effetti, è mostrato come, utilizzando due metodi di ottimizzazione che provengono da esperienze realizzate in aree culturali differenti, si è potenziata la comunicazione tra il Weather Team ed il Sailing Team di un Challenger di Coppa America. In particolare, si è fatto riferimento al metodo SFERA (Vercelli, 2005) e al metodo SHEL, che trae origine dal settore industriale dei trasporti aerei (Edwards, 1972), modificato in SHELAC per adattarlo alle esigenze del mondo sportivo (Pezzoli, 2006). Si è, quindi, sviluppato un innovativo protocollo di comunicazione per la trasmissione dell’informazione meteorologica all’equipaggio a bordo dell’imbarcazione, dimostrando come la connessione tra mente-corpo-ambiente risulti essere essenziale anche per la corretta gestione di complicate dinamiche di gruppo. Il protocollo è stato utilizzato e testato durante la delicata fase di pre-partenza nelle regate della Louis Vuitton Cup (Valencia, aprile-maggio 2007), ed è stato valutato con una specifica analisi di qualità. Questa analisi ha mostrato come il protocollo di comunicazione abbia raggiunto risultati di eccellenza: ben l’80% di “chiamate finali” perfettamente comprese e solo il 20% comprese in parte, permettendo di migliorare ulteriormente e in itinere lo stesso protocollo. In conclusione, si può evidenziare da questa analisi come la comunicazione non solo rappresenti un’area di conoscenza e un processo nel Project Management, ma ne sia diventata a tutti gli effetti anche un prodotto.

Parole chiavePsicologia dello sport; comunicazione; dinamiche di gruppo; connessione mente-corpo-ambiente

SummaryThis paper illustrates the fundamental link that exists between seemingly disparate disciplines such as sport psychology, project management, and meteorology. Indeed it is shown how, using two opti-mization methods that come from experiences carried out in different cultural areas, communication between the Weather Team and the Sailing Team of an America’s Cup Challenger has been enhanced. In particular, the reference was made to SFERA method (Vercelli, 2005) and to SHEL method, which originates from air transport industry (Edwards, 1972), modified in SHELAC to fit the needs of sporting world (Pezzoli, 2006). Hence, an innovative communication protocol to transmit weather information to boat crew has been developed, showing how the connection between mind-body-en-vironment turns out to be essential also for proper management of complicated group dynamics.The protocol has been used and tested during the delicate phase of pre-start races in Louis Vuitton Cup (Valencia, April-May 2007), and was assessed with a specific quality analysis. This analysis showed how the communication protocol achieved excellent results: 80% of “final calls” perfectly understood and only 20% not completely understood, allowing ongoing further improvements of the protocol. In conclusion, it is possible to highlight from this analysis how communication not only represents an area of knowledge and a process in Project Management, but it has become in effect also a product.

KeywordsSport psychology; communication; team dynamics; connection mind-body-environment

Page 4: Pagine da GIPS 10

GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 10 - 201128

RICERCHERI

CERC

HE

L’anziano nell’ombra: attività motoria e musicoterapia come importanti fattori per contrastare l’aggravamento

degli anziani affetti da Alzheimer

Emanuela Rabaglietti*, Monica Liubicich**, Martina Peroni*, Antonella Privizzini*** e Silvia Ciairano*/*** Dipartimento di Psicologia, Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo, Università degli Studi di Torino** Centro Ricerche Scienze Motorie, S.U.I.S.M. (Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie), Università degli Studi di Torino*** ASL Genova Quarto

RiassuntoLe attuali condizioni economiche e sociali, che assicurano alla gran parte delle persone un’aspettativa di vita più lunga che in passato, giustificano la crescente attenzione verso la vecchiaia in generale, e verso l’Alzheimer in particolare. Il progetto “L’anziano nell’ombra” ha riguardato 20 anziani affetti da demenza e frequentanti i centri diurni. I partecipanti (14 femmine e 6 maschi; età media: 81.85 anni, D.S.= 7.75) sono stati suddivisi in gruppo sperimentale e di controllo, con l’obiettivo di indagare gli effetti della partecipazione ad incontri di attività motoria e di musicoterapia (due sedute alla settimana per sei mesi) su livello cognitivo, funzionalità fisica, autonomia nei piccoli gesti quotidiani, benessere, tono dell’umore, problemi compor-tamentali degli anziani e livello di stress percepito dai propri caregiver. I risultati evidenziano un effetto positivo dell’intervento sia sull’indipendenza funzionale nelle attività di base giornaliere che sulla capacità di portare a termine piccoli compiti quotidiani: due aspetti rilevanti tenendo conto della patologia in atto di questi anziani. Inoltre, chi ha beneficiato dell’attività motoria e della musicoterapia percepisce la propria salute come migliore. Infi-ne, anche il livello di stress del caregiver diminuisce nel corso del tempo, indipendentemente dalla partecipazione o meno degli anziani all’intervento, probabilmente perché tutti i caregiver si sono sentiti presi in carico dal personale della struttura.

Parole chiaveAnziani; demenza; attività motoria; musicoterapia

SummaryThe current economical and social conditions, which assure a life expectancy longer than in the past to most people, justify the increasing attention towards elderly in general and towards Alzheimer’s disease in particular. The project “The old age in the shadow” involved 20 elderly people, suffering for dementia and attending specific center during the day. The participants (14 women and 6 men; mean age: 81.85 years, S.D.= 7.75) were divided in experimental and control group with the aim to investigate effects of participation at physical activity and music therapy (two sessions a week for a period of six months) on cognitive level, physical functioning, personal autonomy in daily living actions, well-being, mood, behavioral problems of elderly, and caregiver stress. Results show a positive effect of intervention both on functional independence in daily activities both on ability to carry out small chores: two relevant aspects considering the disease of these old people. Besides, elderly who participated to physical activity and music therapy perceived a better health compared to control group. Finally, the level of perceived caregiver stress decreases over time, independently from participation or not participation of elderly in intervention, probably because all caregivers felt cared by the personnel of the center.

KeywordsElderly; dementia; physical activity; music therapy

INTRODUZIONE

Nell’ottica della psicologia del ciclo di vita (Baltes e Baltes, 1990; Baltes, Lindenberger e Staudinger, 1998), si è ormai da tempo fatta strada l’idea che la vecchiaia possa non essere considerata soltanto come sinonimo di passività e di perdita, ma anche come una fase del-la vita in cui la persona può coltivare interessi, prendersi cura del pro-prio benessere e addirittura accrescere le proprie conoscenze. Quan-do però il processo d’invecchiamento è caratterizzato da consistenti perdite di abilità fisiche e mentali e alterazioni dell’intelligenza e del

comportamento si parla di invecchiamento terziario, di cui la demenza rappresenta un caso tipico (Bianchetti, Metitieri e Leorin, 2000). Per il DSM-IV la demenza si manifesta come un’alterazione persistente della memoria e di almeno una tra le altre principali funzioni mentali. Tale condizione non è da confondere con lo stato confusionale, che coinvolge solo l’alterazione dell’attenzione e della coscienza, e nem-meno con il deficit puro della memoria, tipico dell’anziano, che non coinvolge le altre funzioni intellettive (Tabaton, 2000).Una forma parti-colare di demenza è l’Alzheimer: una patologia che provoca dall’inizio la perdita della memoria, anche di quella autobiografica, e che col passare del tempo conduce ad un’inevitabile degenerazione di tutte

Page 5: Pagine da GIPS 10

GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 10 - 201134

RICERCHERI

CERC

HE

Benessere in adolescenza: lo sport come fattore di protezione dai comportamenti a rischio

nelle comunità locali

Silvia Scotto di Luzio e Fortuna ProcenteseDipartimento di Teorie e Metodi delle Scienze Umani e Sociali, Università degli Studi di Napoli Federico II

RiassuntoFinalità principale del presente lavoro è indagare il ruolo dell’attività sportiva nel far fronte ai compiti di sviluppo dell’adolescenza e nel promuovere benessere. A tal fine, è stata esplorata la relazione tra impegno nel tempo libero, progettualità future, consapevolezza dei propri limiti e delle proprie potenzialità, dei vincoli e delle risorse offerte dal contesto di appartenenza. Sono stati intervistati 30 adolescenti, abitanti di un quartiere a rischio della provincia di Napoli, reclutati attraverso un campionamento teorico (Cicognani, 2003) e suddivisi in due sotto-gruppi di eguale numero: sportivi e sedentari. Le interviste sono state analizzate attraverso l’approccio della Grounded Theory (Strauss e Corbin, 1990) con il supporto del software ATLAS.ti. Dai risultati emerge la dimensione progettuale che lo sport contribuisce a creare offrendo protezione dai comportamenti rischiosi, in quanto espressione sana dei desideri e delle emozioni anche se sul livello relazionale emergono disagi e senso di esclusione dal gruppo dei pari. Le attività del tempo libero non strutturate, pur non sfociando necessariamente in comportamenti a rischio psicosociale, promuovono differenti competenze e non sostengono gli stessi valori dello sport. Queste attività risentono in modo maggiore dei limiti della comunità locale e non supportano l’acquisizione di un senso di responsabilità individuale.

Parole chiaveAdolescenza; sport; comportamenti a rischio; comunità locale; progettualità.

SummaryThe main aim of this study is to investigate how sport facilitate adolescents to deal with tasks of own development and promote their well-being. To reach this purpose, we evaluated the relationship between their free time’s engagement and future projects, awareness of their limits and possibilities, constraints and resources provided by the context they belong to.Thirty adole-scents were interviewed living in a risky district outside Naples. They were re-cruited through a theoretical sampling (Cicognani, 2003) and divided into two sub-groups of equal number: athletes and sedentary. Interviews were analyzed through Grounded Theory approach (Strauss and Corbin, 1990), with the support of ATLAS.ti software. From results emerges that sport contributes to define future projects providing protection against risky behaviors because it promotes an healthy expression of desires and emotions even if on a relational level discomforts and a sense of exclusion from peer group emerge. Unstruc-tured free time’ activities, although not necessarily result in psychosocial risk behaviors, enhance different skills and values and are not supporting the same sport values. These activities are more influenced by limits of local community and do not support teenagers to gain a sense of individual responsibility.

KeywordsAdolescence; sport; risky behaviors; local community; planning.

Page 6: Pagine da GIPS 10

GIORNALE ITALIANO

DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 10 - 201142

RICERCHERI

CERC

HE

Francesca VitaliCorso di Laurea in Scienze Motorie, Università degli Studi di Genova e Facoltà di Scienze Motorie, Università degli Studi di Verona

RiassuntoLe ricerche più recenti sostengono come gli infortuni sportivi abbiano una origine multifattoriale: differenti fattori di rischio, come la tipologia di sport, l’equipaggiamento, le caratteristiche individuali fisiche e psicologiche, interagiscono nella genesi degli infortuni atletici (Lysens, de Weerdt e Nieuwboer, 1991; Williams, 2001). Questa ricerca evidenzia i contributi della psicologia dello sport al recupero da un infortunio sportivo nella cornice dello stress-injury model sviluppato da Andersen e Williams (1988) e modificato da Williams e Andersen (1998). Lo studio conferma corre-lazioni positive fra imagery e sospensione da allenamenti e gare a seguito di un infortunio sportivo e fra imagery e recupero dall’infortunio atletico. La pratica e l’allenamento mentale attraverso l’imagery possono supportare gli atleti durante il periodo di sospensione dagli allenamenti sul campo, assicurando comunque un adeguato mantenimento della concentrazione, dei livelli motivazionali, della fiducia in sé e delle risposte emozionali (Weinberg e Gould, 2007). Emerge un’indicazione pratica per medici dello sport e fisioterapisti, ma anche per allenatori, preparatori atletici e laureati in scienze motorie, che dovrebbero integrare i propri interventi mirati al recupero degli atleti infortunati con il contributo degli psicologi dello sport. Oltre ad assicurare un processo di recupero migliore attraverso il sostegno alla pratica mentale (imagery), gli psicologi dello sport possono contribu-ire anche alla prevenzione dell’infortunio atletico.

Parole chiaveRecupero, infortunio sportivo, imagery, psicologo dello sport, prevenzione

SummaryRecent researches have shown the multifaceted genesis of athletic injuries: different risk factors such as type of sport, equipment, and individual physical and psychological characteristics interact in the genesis of sport-related injuries (Lysens, de Weerdt, and Nieuwboer, 1991; Williams, 2001). This research highlights the contributions of sport psychology on the recovery from sport injuries in the frame of the stress-injury model developed by Andersen and Williams (1988), and modified by Williams and Andersen (1998). This study confirms the positive correlations between imagery and suspension from training and competitions because of sport-related injuries and between imagery and recovery from athletic injury. Mental practice and training through imagery can support athletes during the suspension period from field training, anyhow assuring an adequate maintenance of concentration, motivational levels, self-confidence, and emotional responses (Weinberg and Gould, 2007). A practical suggestion for sport physicians and physiotherapists, but also for coaches, athletic trainers and sport and motor sciences graduates emerges: they should integrate their interventions focused on the recovery of injured athletes with the contribution of sport psychologists. Besides the assurance of a better recovery process through the support of mental practice (imagery), sport psychologists can contribute to the prevention from sport injuries.

KeywordsRecovery, sport injury, imagery, sport psychologist, prevention

Recupero e prevenzione dell’infortunio sportivo: una ricerca sul contributo della pratica mentale (imagery)