Pagine da comunicare per formare

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Manuale teorico-pratico per manager, dirigenti sportivi ed allenatori. Comunicare per formare, informare e coordinare Valter Borellini http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/comunicare-per-formare-informare-e-coordinare

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Che cos’è la comunicazione? Molte possono essere le definizioni per-ché dipendono dai contesti e anche dai momenti storici ai quali fac-ciamo riferimento. In termini generali, la comunicazione è un bisognoessenziale per ogni essere umano ed è parte strutturale della naturastessa dell’uomo. Come è stato osservato, l’uomo è un essere co-municante, per natura. La comunicazione è poi intrinsecamente col-legata allo studio del linguaggio verbale. Anzi, le prime ricerche eranoindirizzate proprio in questa direzione. Successivamente gli interessisi sono ampliati ed oggi si è giunti allo studio ed all’analisi del fenomenocomplessivo della comunicazione che non ha confini così angusti. Na-turalmente gli studi sulla comunicazione verbale mantengono una pri-maria importanza, ma spesso vengono inquadrati in un panorama piùampio e generale. Il fatto è che ci si è resi presto conto che non esisteun linguaggio di per sé in senso astratto, ma questo pur importantis-simo fenomeno va inserito in una rete di relazioni molto complesse evariegate. Naturalmente il passaggio dallo studio del linguaggio verbalealla comunicazione ha comportato rilevanti conseguenze sul piano teo-rico e metodologico. Questo volume ed altri che lo hanno precedutohanno scelto allora degli approcci decisamente più scientifici per in-dagare dei fenomeni per loro natura assai complessi e per certiaspetti sfuggenti. Ma partiamo da un definizione chiarificatrice di que-sta importantissima attività che ricopre un ruolo di primo piano pra-ticamente in ogni campo ed in ogni situazione: “la comunicazione èuno scambio interattivo osservabile tra due partecipanti. Questoscambio è caratterizzato dalla intenzionalità reciproca e di un certolivello di consapevolezza. Tale livello è in grado di far condividere un de-terminato significato sulla base di sistemi simbolici di segnalazione esignificazione secondo la cultura di riferimento”.*

8Comunicare per formare, informare e coordinare

Principi e modelli teorici

Pr

* (l. Anolli, Psicologiadella Comunicazione –

Il mulino 2002)

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1. La comunicazione9

La comunicazione risponde a vari bisogni dell’individuo, da quelli fisio-logici (“Ho fame, dov’è il cibo?”) a quelli pratici e funzionali. Dato chel’individuo è per sua natura sociale, la comunicazione è un elementoche porta alla soddisfazione di bisogni di tipo sociale, come quelli re-lativi all’appartenenza a gruppi, ai processi di influenza e al coinvolgi-mento di altre persone. Tutto questo fino a contribuire allacostruzione della nostra identità e all’acquisizione dei valori-guida dellenostre azioni. La comunicazione è pertanto un’attività di tipo sociale che si sviluppaall’interno dei contesti ambientali e culturali in cui vive ogni persona.In effetti “comunicazione è anche partecipazione”, perché per capirsiemittente e ricevente devono almeno condividere un codice, un lin-guaggio e in genere delle regole. In generale la comunicazione per-mette ai membri della comunità di interagire ed è quindi alla base diogni relazione che si sviluppa all’interno di qualsiasi società. In effettiil comunicare vuole anche dire condividere i significati e le regole chesono sottese ad ogni interscambio comunicativo tra i vari membri diun gruppo. L’azione del comunicare è quindi legata al contesto cultu-rale in cui si sviluppa la relazione. Questo perché l’esito della comuni-cazione è condizionato dagli accordi e dalle convenzioni culturalistabilite nel contesto in cui vi è l’interazione. La stessa attività co-municativa è fortemente connessa con i processi mentali, come adesempio i valori, le credenze, le emozioni, le competenze indispensabiliall’individuo per esprimere il proprio pensiero e la propria intenzione inmodo esplicito agli altri. Inoltre, quando si comunica, si provocano ef-fetti non solo sullo scambio comunicativo, ma anche sugli altri sog-getti che sono in relazione. In altre parole, l’interazione deve essereconsiderata come un processo di influenza reciproca tra i parteci-panti. In più la comunicazione è un’attività fortemente cognitiva, ossiaesiste interdipendenza tra pensiero e comunicazione: essa è stret-tamente connessa con il pensiero e con i processi mentali. Il pensieroè importante in quanto per comunicare è essenziale che i soggettisiano in grado di rendere esplicito il proprio pensiero. In più ci deveessere la consapevolezza di prendere parte ad uno scambio comuni-cativo. Ma c’è dell’altro: la comunicazione è strettamente connessacon l’azione: ha sempre degli effetti sui rapporti tra i soggetti chestanno dialogando. Quindi nessun atto di comunicazione è mai neutro,ma contribuisce a dar forma all’interazione in corso. Queste primeconsiderazioni dimostrano quanto la comunicazione rappresenti un’at-tività complessa ed articolata.* Prima di definire il più compiutamente possibile questo elemento cosìcomplesso e indispensabile nella vita delle persone, è indispensabile il-lustrare brevemente i vari punti di vista con cui si può descrivere la

* (l. Anolli, Psicologiadella Comunicazione –Il mulino 2002)

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Un’idea utile quando ci si deve relazionare con gli altri in qualsiasi con-testo è quella di prendere spunto dalla cibernetica, in particolare dallalegge della variabilità indispensabile*.La cibernetica si occupa dello studio dei sistemi di controllo automa-tico, sia degli esseri umani che delle macchine. La legge afferma chein un qualsiasi sistema (anche quello umano) quando sono uguali tuttigli altri fattori, sarà l’individuo con la gamma più ampia di reazioni acontrollare il sistema.Questo significa che se un individuo ha una maggiore varietà di moda-lità comunicative, allora sarà lui in grado di controllare l’interazionecon il suo interlocutore. Per ottenere la varietà indispensabile o ne-cessaria nella nostra comunicazione occorre sviluppare i seguentiaspetti: consapevolezza, flessibilità e responsabilità.La consapevolezza permette di raccogliere informazioni dall’interlocu-tore e capire se la comunicazione è efficace, se le informazioni che sistanno comunicando vengono recepite, accettate o rifiutate dall’altro.Se si sta comunicando con successo, allora non è necessario effet-tuare nessuna correzione; se invece non si raggiunge l’obiettivo, alloraoccorre flessibilità per cambiare strategia o modalità comunicativa.La flessibilità permette di cambiare l’approccio e provare altre solu-zioni per rendere la comunicazione efficace. Per far ciò, occorre as-sumersi la responsabilità di ciò che viene detto, dell’uso del linguaggiopiù appropriato, di essere chiari e onesti, di accettare le critiche. Ciòcomporta di avere rispetto e attenzione ai punti di vista degli altri, diriconoscere e accettare le differenze.L’approccio alla comunicazione è un approccio al sistema. La comuni-cazione è un sistema dinamico, un’attività complessa e continua checambia continuamente sulla base di una serie di fattori. Per mante-nere un equilibrio nelle relazioni con gli altri, funzionali al raggiungi-mento degli obiettivi comunicativi che ci si è prefissati, occorresviluppare alcune abilità. In questo capitolo, con l’obiettivo di aumen-tare il livello di consapevolezza, verranno analizzati gli elementi decisiviper la costruzione dei significati che si producono in un’interazionecomunicativa, mentre nei capitoli III e IV saranno forniti strumenti etecniche comunicative da usare in alcuni contesti con l’obiettivo dicreare una “borsa di attrezzi” a cui accedere per individuare e utiliz-zare con flessibilità alcune tecniche o strumenti funzionali a comuni-care con efficacia nelle varie situazioni.

22Comunicare per formare, informare e coordinare

varietà indispensabilenella comunicazione

La

.I N T EN Z I ONA L I T À

PAG 2 3

O R I E N TAMEN T I C OMUN I C A

T I VI

ORIENTAMENTO A

L C

ONTENUTO

FAVOR I S C E L A QUA L I T ÀD E L L A COMUN I CA Z I ONE» FAVORISCE LA COMPRENSIONE

» PRIVILEGIA L'EFFICIENZA

» COINVOLGE ABILITÀ E CONOSCENZE

O R I E N T A M E N T O A L L A C O M U N I C A Z I O N E

FAVOR I S C E I L G RADO D I C ONS ENSO AT TORNO A L L A COMUN I CA Z I ONE» FAVORISCE IL RICORDO E LA MOTIVAZIONE

» PRIVILEGIA L'EFFICACIA

PAG 1 7

» ESEMPIO:VOGLIAMO TRASMETTERE AI

NOSTRI ATLETI TRANQUILLITÀ, IN REALTÀ CON IL NON VERBALE

TRASMETTIAMO NERVOSISMO

» ESEMPIO:COGLIAMO EMOZIONI DAGLI

ATLETI CHE INCONSAPEVOLMENTE LI DEFINIAMO AGRESSIVI E FORNIAMO UNA REAZIONE

ISTINTIVA E AGRESSIVA

» ESEMPIO:SIAMO CONSAPEVOLI CHE STIAMO COMUNICANDO E CONTEMPORANEAMENTE SENTIAMO IL NOSTRO VISO ARROSSIRE

» COMUNCAZIONE EFFICACE

CONSAP EVO L E Z ZA

+

+-

-

* (W.Ross Ashby, AnIntroduction to

Cybernetics. New York:Methuen, 1956)

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2. Tecniche di comunicazione23

Comunichiamo da quando siamo nati e ogni volta che ci comportiamoin un modo qualsiasi quando siamo in presenza di altre persone. Normalmente siamo portati a pensare che si comunica solo quando siscambiano informazioni verbalmente o per iscritto. Vale a dire consi-deriamo la comunicazione come un fenomeno intenzionale che si ma-nifesta attraverso le parole, sia quando siamo noi in veste di emittentisia quando siamo in veste di riceventi. La Scuola di Palo Alto ha con-sentito di comprendere che un messaggio è in grado di produrre uneffetto sul nostro interlocutore anche nel caso in cui non sia voluto.Infatti l’informazione fornita dai nostri comportamenti diventa auto-maticamente comunicazione nel momento in cui viene ricevuta dal/dainostro/i interlocutore/i e che lo stesso o gli stessi la interpretano egli attribuiscono significato. Pertanto il concetto di comunicazione vaal di là del solo scambio verbale intenzionale, include tutto il compor-tamento (inteso non solo come verbale, ma anche come non verbale),compreso quello che ha carattere di intenzionalità.Il principio “Non si può non comunicare”porta a considerare che gli in-dividui siano sempre in comunicazione ogni qualvolta che si trovano acontatto tra loro. È importante essere consapevoli che anche il sot-trarsi alla trasmissione di informazioni, come ad esempio non telefo-nare o non presentarsi ad una riunione o ancora non entrare neglispogliatoi prima di una gara, allontanarsi da un atleta o distogliere lo

Quando si comunicaQu

.I N T EN Z I ONA L I T À

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O R I E N TAMEN T I C OMUN I C A

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ORIENTAMENTO A

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ONTENUTO

FAVOR I S C E L A QUA L I T ÀD E L L A COMUN I CA Z I ONE» FAVORISCE LA COMPRENSIONE

» PRIVILEGIA L'EFFICIENZA

» COINVOLGE ABILITÀ E CONOSCENZE

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FAVOR I S C E I L G RADO D I C ONS ENSO AT TORNO A L L A COMUN I CA Z I ONE» FAVORISCE IL RICORDO E LA MOTIVAZIONE

» PRIVILEGIA L'EFFICACIA

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» ESEMPIO:VOGLIAMO TRASMETTERE AI

NOSTRI ATLETI TRANQUILLITÀ, IN REALTÀ CON IL NON VERBALE

TRASMETTIAMO NERVOSISMO

» ESEMPIO:COGLIAMO EMOZIONI DAGLI

ATLETI CHE INCONSAPEVOLMENTE LI DEFINIAMO AGRESSIVI E FORNIAMO UNA REAZIONE

ISTINTIVA E AGRESSIVA

» ESEMPIO:SIAMO CONSAPEVOLI CHE STIAMO COMUNICANDO E CONTEMPORANEAMENTE SENTIAMO IL NOSTRO VISO ARROSSIRE

» COMUNCAZIONE EFFICACE

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Al giorno d’oggi il temine formazione può essere concepito come ungrosso contenitore all’interno del quale sono collocate varie definizionie aggettivazioni. Tali parametri linguistici che vengono utilizzati dalleorganizzazioni anche sportive e dalle figure che operano all’internodello sport hanno l’intento di differenziare e qualificare il prodotto for-mativo o l’apporto formativo dei vari attori coinvolti o di definire lestrategie formative utilizzate dai vari soggetti coinvolti. Le modalità linguistiche riguardano, definiscono e differenziano la for-mazione in base a vari parametri che vengono presi a riferimento. Sesi prende come riferimento, per descrive la formazione, la tipologia deipartecipanti intesi come posizione organizzativa occupata nell’orga-nizzazione, si parlerà di:

• formazione a Top ed Executive Manager;• formazione a dirigenti o quadri;• formazione a personale operativo; • formazione a tecnici (es. allenatori, preparatori atletici, gestori

di impianti ecc.);• formazione per apprendisti;• formazione per neoassunti.

Se si prende come riferimento i contenuti della formazione, si parlerà di:• formazione manageriale;• formazione gestionale;• formazione specialistica;• formazione tecnica (es. allenatori, preparatori atletici, gestori di

impianti);• formazione al ruolo;• formazione area economica o legale/fiscale, sicurezza sul lavoro,

ecc.

Se si prende come riferimento il fine della formazione, si parlerà di:• formazione per perseguire obiettivi e poter realizzare risultati or-

ganizzativi;• formazione per sviluppare le competenze, capacità, abilità;• formazione per lo sviluppo personale e di carriera;• formazione per trasmettere e acquisire conoscenze;• formazione per razionalizzare;• formazione per standardizzare modalità comportamentali, orga-

nizzative o di processo;

62Comunicare per formare, informare e coordinare

La formazioneLa

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3. Comunicare per formare63

• formazione per creare e/o rafforzare lo spirito di squadra, digruppo, di organizzazione;

• formazione per avviare un cambiamento culturale, organizzativo,tecnologico, ecc..

Se si prendono come riferimento le modalità di effettuazione della formazione, si parlerà di:

• formazione d’aula frontale;• formazione interattiva con l’utilizzo di metodi attivi;• formazione esperenziale;• laboratorio di sviluppo;• workshop.

Se si prendono come riferimento i luoghi di effettuazione della forma-zione, si parlerà di:

• formazione in house;• formazione out door;• formazione sul campo.

Se si prende come riferimento la composizione dei partecipanti e laloro provenienza, si parlerà di:

• formazione intra-organizzazione;• formazione inter-organizzazione.

Di fronte a tali differenze, si può tuttavia riscontrare un elemento diunificazione: il processo di apprendimento. Fare formazione significaintervenire nella dinamica di apprendimento dell’adulto nel contestoorganizzativo dove agisce. Ciò comporta, per chi fa formazione, la co-noscenza delle diverse variabili soggettive, di gruppo, di contesto or-ganizzativo e di contesto socio-culturale che influenzano la possibilitàe la capacità delle persone di:

• costruirsi e modificare la mappa cognitiva relativa al contesto incui si svolge la propria attività e al proprio posizionamento all’in-terno di tale ambiente;

• creare, modificare e sviluppare la propria conoscenza e la propriacapacità di analisi della realtà in cui si opera;

• comprendere, analizzare e gestire le dinamiche affettive, motiva-zionali che definiscono e caratterizzano le relazioni che si instau-rano con gli altri soggetti dell’organizzazione e del contestoesterno.

È pertanto utile definire un modello che inglobi ed unifichi tutti i varilinguaggi che vengono usati quando si parla di formazione. Avallone* haindividuato una serie di parametri da cui è possibile delineare, dal loroinsieme, una concezione e una categorizzazione della formazione taleda ricondurre tutte le tipologie formative prima citate.

* (La formazionepsicosociale, CarocciEditore, Roma, 2005)

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Le riunioni sono uno strumento di comunicazione. Ma che cosa sonoesattamente? Secondo la definizione classica, uno dei significati di riu-nione è un raduno, cioè un incontro di più persone che si riuniscono(appunto) per vari motivi. I più comuni? Discutere, conversare o assi-stere a qualche avvenimento. Le riunioni qui analizzate hanno essen-zialmente due scopi: informare e/o coordinare. Ad esempio, unariunione dell’allenatore prima di una partita per spiegare una strategiadi gioco oppure, dopo la partita, per valutare i risultati e cercare dicapire i motivi che hanno portato ad un certo risultato, positivo o ne-gativo che sia. Cuore della riunione è lo scambio di informazioni tra più persone ed èfinalizzato a raggiungere insieme un obiettivo comune. Per esempio,per proseguire il caso indicato prima, l’obiettivo può essere vincereuna determinata partita oppure scoprire i motivi di un certo risultato. Le due dimensioni da gestire in ogni riunione sono essenzialmente due:

• l’efficacia;• l’efficienza.

Ovviamente la riunione deve essere efficace, ossia in grado di raggiun-gere gli obiettivi che sono stati posti. Per ottenere questo si richiedeai partecipanti una forte attenzione sistemica sia a livello di contenutidella riunione sia di relazione. Un altro elemento importante da per-seguire è l’efficienza, cioè occorre un adeguato rapporto costi-bene-fici. Questo richiede il contenimento dell’impegno delle risorsecoinvolte, sia in termini di tempo, quindi di costi, che in termini di ri-sorse mentali impiegate. In pratica la riunione va programmata comeun vero e proprio investimento, prevedendo un ipotizzato ritorno. Daevitare quindi di indire una riunione solo perché si ha qualcosa da co-municare ad un gruppo di persone e si vuole semplicemente saggiarnele reazioni: meglio prevedere prima un percorso ed i possibili sbocchidi un incontro. Naturalmente questo non vuol dire costruire una riu-nione prefabbricata con una tesi ed un risultato già predefiniti. Oc-corre però sempre tutelare la governabilità dell’incontro. Una riunioneè meno efficiente di altre modalità comunicative (ad esempio, la co-municazione interpersonale, l’e-mail, il telefono, etc); ha però un forte

128Comunicare per formare, informare e coordinare

Le riunioni per informare e coordinare

Le

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4. Comunicare per informare e coordinare129

vantaggio rispetto ad altri strumenti di comunicazione: può esseremolto più efficace in quanto permette di condividere meglio le infor-mazioni e le decisioni. Per un manager, per un dirigente sportivo o perun allenatore è sempre importante mantenersi in sintonia con i propricolleghi, collaboratori o atleti. Le riunioni sono uno degli strumenti mi-gliori per presentare delle nuove strategie, oppure far condividere de-terminate scelte, per pianificare azioni e attività, per raccogliere idee,criticità o problemi, per analizzare situazioni e individuare soluzioni,per motivare le persone, ecc.

La riunione è uno strumento che si presta a diverse finalità. Qualchevolta una riunione ha anche diverse finalità, ma normalmente una soladovrebbe essere quella dominante. Si possono suddividere le riunioniin due grandi gruppi sulla base della programmabilità o meno dellestesse:

• incontri con periodicità fissaSono riunioni informative, addestrative/formative, di progettazione/mi-glioramento, di pianificazione di attività, di consultazione, di definizionedi strategie o tattiche, motivazionali e di creazioni di consenso. In ge-nere vengono indette tra capo o responsabile o allenatore ecc. e col-laboratori/colleghi/atleti ecc.. Si svolgono con cadenza prestabilita(giornaliera, settimanale, mensile, prima di un evento/gara, ecc..). Dinorma dovrebbero avere una durata limitata ed essere sempre piani-ficata e programmata. Il fatto che gli incontri sono a scadenze regolaripermette di rilevare le tendenze e le dinamiche che possono verificarsiall’interno del gruppo e provvedere a correggere eventuali problema-tiche e frizioni/conflitti che possono emergere.

• Incontri ad hocSono riunioni promosse per trattare un aspetto specifico delle atti-

vità o per uno specifico problema emerso. Possono essere pianificatee programmate e fanno riferimento a tutte le tipologie di riunioni. Visono anche riunioni non pianificate/programmate che fanno riferimentoa specifiche necessità dettate dall’urgenza. In altri termini non hannocarattere di generalità e ripetitività. Gli incontri ad hoc riguardano ingenere (anche qui con eccezioni) le riunioni organizzative (coordina-mento di attività, distribuzione di compiti, etc); di risoluzione di pro-blemi, di verifica avanzamento progetti o attività; decisionali; negoziali;di analisi, ecc.

La tipologia delle riunioni e gli obiettivi

La

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