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Salvatore Gaziano
BORSA senza SEGRETI
Ecco le nuove regole del mondo degli investimenti per
guadagnare anche tu e non solo la tua banca. E scoprire
se i tuoi risparmi sono in pericolo e nessuno te lo dice.
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AVVERTENZE
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istituzionali; portafogli modello e consulenza standard oltre ad avere un blog di
inFormazione finanziaria indipendente (MoneyReport.it)
Quello che ha sempre caratterizzato SoldiExpert SCF non è solo la massima indipendenza
ma anche la capacità di coniugarla a rendimenti realizzati nettamente superiori al mercato,
controllando sempre il rischio. E tutto questo grazie ad un approccio fondato anche su
strategie e metodologie quantitative proprietarie.
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Sommario
Qualche ricordo su questo sporco lavoro pag. 5
Perché leggere questo ebook pag. 9
Maledetto il giorno che ho pubblicato un libro pag. 13
Quelli per cui non è mai il momento di vendere… pag. 17
Dieci consigli che ho per te pag. 20
Perdi le tue opinioni, non i tuoi soldi pag. 26
Ma perché occuparsi del proprio denaro? pag. 29
Nota sull’autore pag. 35
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Qualche ricordo su come sono arrivato a fare questo
sporco lavoro…
Sì lo ammetto. Sono il risultato geneticamente modificato della
generazione “panino e listino”.
Ho iniziato a lavorare in Borsa all’indomani di quel quasi +100% che
incoronò Piazza Affari per quell’anno (era il 1985) il listino migliore del
mondo, attirando l’interesse degli investitori anche internazionali.
Ma soprattutto dei piccoli risparmiatori italiani che scoprirono così quasi
in massa la “facilità” di guadagnare in Borsa e passavano ogni momento
che potevano con gli occhi fissi davanti ai terminali esterni delle banche e
si affollavano dentro i “borsini”.
Di “facile” (e lo si scoprirà già qualche mese dopo) non c’era nulla
nonostante già all’epoca non mancavano i cantori fra i promotori
finanziari, i guru e anche i giornalisti che ti parlavano con convinzione del
nuovo Grande Miracolo Economico Italiano.
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A casa mia in verità ero stato già allevato quasi da piccolo con
“omogeneizzato e listino” perché mio padre aveva già avuto all’inizio
degli anni ’60 la prima sbandata per la Borsa, divenendo da quel momento
in poi per lui il luogo dove investire tutti i suoi risparmi.
Fu quindi quasi naturale per me decidere cosa fare da grande una volta
finiti gli studi di ragioneria, frequentato un master di amministrazione
aziendale mentre davo gli esami all’Università e terminato il servizio
militare da ultra-raccomandato alla Scuola Allievi Carabinieri “Cernaia” di
Torino.
Il giorno dopo il congedo ero già pronto a lavorare come operatore titoli
alla Borsa di Torino presso una commissionaria a cui ero arrivato
rispondendo a un annuncio su “La Stampa”. E non mi sembrava vero
essere pure pagato per stare in un posto dove potevo vedere le quotazioni
in tempo reale e avere la possibilità di accedere a una marea di
informazioni e contatti oltre che procurarmi facilmente i bilanci di tutte le
società quotate (allora non c’era internet…) e avere un ufficio tutto mio
riuscendo nel giro di pochi mesi a farmi nominare giovanissimo
responsabile dell’Ufficio Studi.
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Anche perché ero in effetti il capo di me stesso, in quella commissionaria.
Mai c’era stata quella figura e a quell’epoca la Borsa si muoveva
soprattutto in base a voci e soffiate e i grafici si facevano ancora su un
enorme foglio di carta millimetrata.
La mia passione era per i “titolini” poiché era su quelli che si potevano
fare i guadagni più rapidi e importanti ed ero già allora un avido lettore di
tutto quanto venisse pubblicato riguardo l’analisi di bilancio. Ma si
iniziava allora in Italia a parlare anche di analisi tecnica grazie ai libri di
alcuni agenti di cambio (ricordo in particolare quello di Alberto Pirovano)
e ai ragazzi alle grida più svegli che lavoravano a Piazza Affari e negli
studi.
E iniziai così ad appassionarmi anche all’analisi tecnica grazie a un corso
di Lotus (un foglio di calcolo simile all’attuale Excel) e un personal
computer dell’IBM (e che costava all’epoca 6,5 milioni di lire) che mi fu
messo a disposizione per analizzare i numeri e dire cosa comprare e
vendere, dandomi anche in gestione un certo numero di clienti su cui
sperimentare le mie teorie.
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In una Borsa che sale (e di brutto) tutti pensiamo di essere dei geni e di
avere il bernoccolo degli affari e dovetti aspettare il crollo di Piazza Affari
del maggio 1986 per capire che non esistevano solo mercati al rialzo.
Si poteva perdere e anche tantissimo e velocemente soprattutto se si
operava a leva tramite l’allora mercato dei premi (dove si scommetteva
allora con i dont ovvero delle opzioni) e si era sottocapitalizzati ovvero si
usava l’effetto leva in modo spropositato cercando con pochi milioni di
lire di muoverne centinaia.
Questo libro/corso non è una mia biografia ma ti ho raccontato il mio
“battesimo” con la Borsa per spiegare come sono arrivato poi nel corso
degli anni ad affrontare questo mestiere, avendo maturato un forte
scetticismo sia per coloro che vedono sempre “rosa” (e sono la
maggioranza in questo settore soprattutto fra i venditori di prodotti o di
sogni) come di chi vede sempre “nero” e vuole passare alla storia come
“guru”.
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Perché leggere questo ebook
Non è mai stato facile investire. Non lo è oggi ma non lo era nemmeno nel
passato. Anzi, se andiamo a vedere il numero di “sole” rifilate ai
risparmiatori nel passato non so proprio chi vince il confronto. Se i tempi
antichi o quelli moderni.
A qualcuno magari questi nomi non dicono nulla (titoli atipici, crac
Sgarlata, Europrogamme di Arnaldo Bagnasco, galassia Sindona, il Banco
Ambrosiano e La Centrale Finanziaria di Roberto Calvi, Eurogest di Paolo
Federici, crac di numerosi agenti di cambio alla fine degli anni ’80 e poi di
alcune Sim e poi il tempo delle obbligazioni strutturate, dei prodotti
opachi, dei collocamenti selvaggi, dei prospetti “maledetti”…) ma le
fregature, i tiri mancini, le operazioni sotto il tappeto e le “tosature” ci
sono sempre state.
Vi è sempre un piacevole effetto nostalgia dei “bei tempi andati”
(probabilmente perché eravamo più giovani e spensierati) ma quando si
parla di gestione del risparmio e Borsa non credo sia proprio corretto.
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Prendete l’inizio degli anni ’80: la Fiat veniva data già per fallita da
giornalisti come Giuseppe Turani e Eugenio Scalfari che avevano già dato
anche Piazza Affari come spacciata e simile a un “catino vuoto”.
L’indebitamento (6.800 miliardi) della Fiat dell’inizio degli anni ’80 era
ormai pari al fatturato e più del doppio del patrimonio netto: di fronte a
Mirafiori il parco di auto invendute era impressionante e ricordo un mio
vicino di casa che, visti i continui scioperi, con altri operai per impiegare il
tempo durante assemblee e chiusure, si era appassionato al ricamo punto e
croce e la sua casa era piena di quadretti ricamati nel posto di lavoro.
E allora investire fuori dall’Italia era praticamente impossibile salvo che
non eravate dei ricconi che magari avevate portato i soldi in Svizzera con
gli spalloni o vi chiamavate Giovanni Agnelli.
Non sono quindi d’accordo con quegli investitori che dicono che si “stava
meglio quando si stava peggio”: oggi l’informazione finanziaria, come la
possibilità di diversificare, fare confronti e investire in modo consapevole,
sono molto più numerose. Certo ci sono anche le trappole ma quelle
sempre ci sono state e sempre ci saranno e sta a noi investitori riuscire ad
evitarle, avendo oggi molte più possibilità che in passato di scansarle (o
farne meno).
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Mi ricordo di averlo letto in un libro di qualche lustro fa in cui si
raccontava l’esordio di un agente di cambio, Urbano Aletti, con Piazza
Affari. Il primo giorno di Borsa suo padre l’aveva presentato a un altro
agente di cambio e lui raccontava di essersi sentito emozionato ma anche
orgoglioso di entrare a far parte di quel mondo appena laureato e con
grandi speranze.
“Ah, sì, sì, te vedaret che rassa d’imbrujuni che gh’è chi denter” fu la
prima battuta che gli rivolse l’anziano agente di cambio. Ovvero “Siamo
qua tutti per imbrogliarci a vicenda”.
Investire bene i propri risparmi e non farsi tosare non è stato insomma mai
facile perché veramente sono tante le sirene come le trappole. Ma
fortunatamente anche le opportunità.
E personalmente come ti spiegherò in questo corso di formazione digitale
non ho visto solo salire la mia “equity line” ovvero la mia curva dei
profitti. Tutt’altro. Ma proprio le esperienze più negative, le più cocenti
delusioni e perdite hanno alla fine forgiato il mio approccio di investitore.
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Ancora più dei duemilaquattrocento libri sugli investimenti che ho letto o
delle centinaia di persone anche importanti che ho potuto intervistare e
conoscere in questo settore fra manager di società quotate, direttori
investimenti, economisti, guru, analisti tecnici e fondamentali o piccoli e
grandi investitori.
E se c’è una cosa che ho imparato in tutte queste lezioni è l’importanza
oltre che di avere una strategia e una disciplina di non firmare mai deleghe
in bianco complete a nessuno. Che si tratti anche di quello che sembra
essere in quel momento il più grande investitore di tutti i tempi con i
rendimenti migliori del pianeta da oltre 10 anni.
Occorre comunque avere un meccanismo di controllo e una exit strategy se
le cose poi a un certo punto si mettono male. E nei mercati finanziari
questo capita sempre più sovente.
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Maledetto il giorno che ho pubblicato un libro
Nel libro “Bella la Borsa, peccato quando scende” ho raccontato
l’esperienza di un ventennio in questo settore e l’idea suggerita da molti
lettori grazie al successo straordinario che ha avuto è di riprendere quel
lavoro ma aggiornarlo e renderlo più interattivo e digitale fino a
trasformarlo in un corso di finanza personale in lezioni tramite la
pubblicazione in ebook ma anche momenti di incontri attraverso webinar
che altro che non sono che conferenze online.
Ho scritto “Bella la Borsa, peccato quando scende” nell’estate del 2006
poco prima della tempesta che si è abbattuta poche stagioni dopo sui
mercati. Una sorta di tsunami scoppiato con la crisi dei subprime seguito
dal crac di una banca d’affari (Lehman Brothers) che “non poteva fallire” e
il tuffo degli indici azionari (e non solo) che hanno visto Piazza Affari
arrivare a perdere nel marzo 2009 il 72% dai massimi toccati nel maggio
2007 (minimi poi ritoccati nel luglio 2012) e con le Borse di tutto il mondo
nella fase peggiore della crisi del 2008-2009 precipitare tutte senza
eccezione.
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Da Francoforte a Shangai, dalla Russia alla Cina, dall’India a Wall Street.
Un crollo che ha coinvolto anche le materie prime e parte del mercato
obbligazionario.
Una discesa dei listini mondiali fra il 40 e il 70% che ha messo a dura
prova chi considerava la diversificazione internazionale la più semplice
strategia per proteggersi dalle fasi avverse di un mercato e che ha
dimostrato che investire in Borsa non è qualcosa che si possa fare attuando
strategie passive come quelle seguite dalla maggior parte dei risparmiatori
e consigliate (sovente in pieno conflitto d’interesse) da legioni di
promotori o bancari.
Che sono fondate sul facile concetto che basti investire tramite azioni,
fondi o Etf, costruire un giardinetto diversificato e nel tempo aspettare di
diventare ricchi o quasi perché così è accaduto nei decenni o secoli passati
ovvero nel “lungo periodo” a chi ha investito in Borsa.
Fra il 1983 e il 2000 è vero che si è registrata una crescita quasi continua
delle azioni. Chi scommetteva al rialzo vinceva quasi sempre ed erano
presenti sì oscillazioni dei valori ma alla fine il trend rialzista ripartiva
sempre. Ed era solo questione di pazienza. E in questo tipo di mercato se
anche uno investiva a caso poteva dopo un po’ pensare di essere un genio
della finanza.
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Ma purtroppo i mercati non si comportano sempre in questo modo e a
Piazza Affari come a Wall Street si sono visti anche lunghi periodi di
“carestia”.
Da poco più della metà degli anni ’60 fino a quasi alla fine degli anni ’80 il
valore medio delle azioni di New York è stato pressoché stabile e anzi se si
tiene conto dell’inflazione chi investiva in azioni poteva in questo periodo
riuscire anche a perdere oltre il 5% all’anno.
Negli scorsi mesi (settembre 2012) l’indice Comit di Piazza Affari è
riuscito a ritornare allo stesso livello (690) che aveva toccato nel febbraio
1986.
In pratica dopo oltre 25 anni era tornato al punto di partenza. E io il
febbraio del 1986 lo ricordo particolarmente bene perché dopo il servizio
militare terminato il 31 gennaio alla caserma Cernaia di Torino iniziavo
proprio a lavorare come primo impiego in una commissionaria di Borsa. E
ricordo nitidamente le “magnifiche sorti e progressive” che mi
descrivevano allora i miei capi e colleghi di allora, inducendomi pure a
sottoscrivere una polizza assicurativa trentennale che a loro dire con un
semplice versamento di 2,5 milioni di lire all’anno nel 2016 mi avrebbe
consentito grazie ai guadagni maturati ogni anno e a 2 cifre e per effetto
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della capitalizzazione composta oltre che dei benefici fiscali di poter
diventare stramiliardario all’età di 52 anni.
Secondo gli ultimi conteggi che mi ha inviato la compagnia assicurativa
(che in questi lustri ha cambiato più proprietà che governi l’Italia) dovrei
fra pochi mesi incassare un assegno pari praticamente a quanto ho versato
negli ultimi 30 anni tenendo conto dell’inflazione “scarsa”. I mirabolanti
rendimenti prospettati lo erano sicuramente per il “collega” che mi aveva
venduto la polizza (e che aveva incassato tutta la prima annualità) e poi la
compagnia assicurativa e la struttura delle agenzie e dei capiarea che si
sono alternati in questi anni, rosicchiando ogni anno qualcosa dal
rendimento come i topi nel formaggio.
E non credo di essere il solo in questa situazione visto che allora questo
tipo di polizze (furoreggiava Ina Assitalia a quel tempo con calcoli ancora
più fantasiosi e basati su un rendimento annuo stimato del 15%) venivano
vendute con queste tecniche molto frequentemente e hanno sicuramente
contribuito al mio percorso iniziatico nel mondo della finanza. Se uno non
perde soldi (e seriamente e concretamente) non capisce mai bene come
funziona…
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Quelli per cui non è mai il momento di vendere…
Quella del “compra e tieni” con azioni, polizze o fondi è una teoria che si è
rivelata fallimentare per milioni di risparmiatori ma molto proficua per chi
è riuscito nel frattempo a vendere questo sogno di facile ricchezza
mediante laute commissioni applicate su azioni, fondi, prodotti assicurativi
e dove la parola d’ordine è sempre quella di rassicurare il malcapitato
risparmiatore.
Trasformando addirittura il problema in un’opportunità! Hai titoli o fondi
in forte perdita (“e che magari ti ho consigliato io o la mia banca..”?).
Nessun problema dicono il Gatto e la Volpe: “Vendere significherebbe
capitalizzare una perdita.
Meglio aspettare o addirittura comprare questo e quest’altro prodotto e
mediare”. E così i furbetti incassano perfino più commissioni di prima
invece che essere presi a pedate.
E in questo mondo è un evento più raro di assistere a un parto in cattività
di un ghepardo quello di vedere un operatore bancario o un promotore
consigliare a un proprio cliente di spostare magari i propri investimenti
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dall’azionario all’obbligazionario anche se viene giù il mondo: suggerire
di switchare (ovvero spostare) ai propri clienti gli asset (i soldi)
dall’azionario all’obbligazionario significherebbe rinunciare a un
mucchietto di commissioni. E pochi nel settore se la sentono di fare questa
scelta.
E talvolta vi è da dire che anche molti risparmiatori preferiscono chi li
rassicura e li tiene “a bagno” e vende loro la speranza di rifarsi (magari
vendendo altra mercanzia) piuttosto che chi li invita alla prudenza (e
consiglia vendite anche in perdita) in certe fasi di mercato.
Per la banca o il venditore significherebbe rinunciare a una parte cospicua
di provvigioni ovvero guadagnare commissioni più basse e anche per
questa ragione è difficile che una rete dirami in qualsiasi circostanza il
consiglio di uscire dall’azionario. Piuttosto il contrario: “è un’incredibile
opportunità d’acquisto”. E pazienza se così il cliente si trova in molte
circostanze non più solo a perdere ma anche a stra-perdere…
Il mondo degli investimenti è ricco di opportunità ma anche di trappole. E
non è una discesa facile verso il paradiso. Tutto può mutare. Ed è in
costante cambiamento. Mentre si sviluppano nuovi mercati, altri
scompaiono. E quello che ieri sembrava innovativo e descritto come il
“mercato del futuro” potrebbe oggi essere già qualcosa di datato. Per
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questo motivo comprendere il panorama degli investimenti e la loro
evoluzione in modo dinamico non è mai stato così cruciale.
Ci sono mercati azionari (e non solo) che oggi (fine 2012), rispetto a 10 o
20 anni fa, sono scesi di oltre il 50-60%. Che in termini reali
(considerando la perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione) può
voler dire anche oltre l’80%. E mantenere tutto (per quanto
psicologicamente gratifica il nostro ego) non è una mossa geniale. Tranne
magari per coloro che ogni anno ti “tosano” delle commissioni di gestione
e hanno tutto l’interesse a farti rimanere sempre investito.
Nella prima edizione del libro “BELLA LA BORSA PECCATO
QUANDO SCENDE” c’era molto del mio spirito critico e modo di
affrontare i mercati dalla parte dell’investitore comb-attivo. Basandomi su
quasi 30 anni di esperienza (la mia prima azione l’ho acquistata nel 1983
avendo ricevuto da mio padre la delega a operare su una parte del suo
patrimonio) e letture per spiegare ai risparmiatori tutte le trappole (e sono
tante e sempre più numerose) di cui è lastricato il suo cammino.
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Dieci consigli che ho per te
Quando ho deciso di riprendere in mano questo libro per aggiornarne
alcune parti e trasformarlo anche in una sorta di corso di finanza personale
ho avuto il piacere di scoprire che quanto avevo scritto molti anni fa
nonostante due grandi crisi (quella dei subprime e di Lehman e poi quella
dell’Eurozona e dei debiti sovrani ovvero dei Piigs) e cento scandali
finanziari succedutisi (dal crac di Bernard Madoff alle vicende nostrane di
casa MPS) quanto avevo scritto e documentato era ancora di scottante
attualità e di prezioso insegnamento credo per molti investitori. E sono
queste le principali parti del corso che tratterò e rappresentano perciò una
sorta di road map:
1) L’importanza di avere una strategia e di essere disciplinati nella
buona e soprattutto nella cattiva sorte;
2) Conoscere sé stessi, la propria tolleranza al rischio pensando quando
si decide di investire prima a quanto si è disposti a tollerare come
perdita piuttosto che a quanto si vuole guadagnare;
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3) Non lasciarsi condizionare dal proprio “ego” che vorrebbe che ogni
operazione sia chiusa con successo e mai con una perdita.
L’obiettivo è nel tempo il guadagno complessivo, non avere sempre
ragione. Meglio chiudere in perdita anche 6 operazioni su 10 se
quelle 4 in guadagno compensano le perdite e danno un forte utile
piuttosto che avere 10 operazioni aperte dove la perdita non è stata
“capitalizzata” ma si perde su tutte;
4) Iper movimentare il proprio portafoglio (ora va di moda il Forex)
rende ricchi soprattutto il vostro intermediario. Qualcuno avrà
sempre l’interesse a farvi credere che più movimenterete il vostro
conto (utilizzando magari l’effetto leva) più diventerete ricchi ma
quasi sempre sta dalla parte del Banco;
5) Fidarsi per i vostri investimenti del consiglio dei guru come degli
economisti e della maggior parte degli esperti non vi assicura
migliori risultati. Tutt’altro! Come ho cercato di documentare senza
risparmiarmi in ricerche e studi. Il problema del conflitto d’interessi
è fortissimo ma a questo si aggiunge l’ulteriore considerazione che
l’arte del prevedere quando si parla di economia e finanza è simile a
ancora a quella degli stregoni. E raramente i modelli matematici o
econometrici anche più sofisticati riescono a prevedere l’avvenire in
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modo soddisfacente. Ci possono essere corsi e ricorsi storici ma
anche eventi imprevedibili e anche una squadra di Premi Nobel per
l’Economia può far perdere soldi;
6) Paura e avidità sono i due sentimenti che muovono da secoli gli
investitori e c’è chi nel proporvi i prodotti di “moda” sa usare in
modo potente queste efficacissime leve. E la storia insegna che le
calamità finanziarie e le bolle speculative saranno per questo motivo
ben difficili da sventare definitivamente come spiegava bene già
l’economista John Kenneth Galbraith perché chi imbroglia è più
preparato delle sue vittime. E ha molti complici anche insospettabili.
C’è un solo forte possibile baluardo: la consapevolezza e la
conoscenza finanziaria. E non interessarsi dei propri risparmi e
delegare totalmente non è una soluzione. Può essere anzi il problema;
7) Operare in Borsa in base alle voci e alle dritte ma anche affidandosi
a fonti apparentemente autorevoli come la stampa finanziaria può
esporre a seri rischi. La storia di questi anni è piena se guardiamo a
Piazza Affari (ma anche a Wall Street) di aziende che prima di
crollare erano descritte da molti analisti come società interessanti,
con forti prospettive di crescita degli utili, il cui management veniva
descritto come molto competente e con bilanci che addirittura si
aggiudicavano l’Oscar da parte della comunità finanziaria (e ogni
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riferimento al caso Monte dei Paschi di Siena non è casuale). E con
giornali anche importanti che nella stragrande maggioranza dei casi
facevano da grancassa a questi “campioni” salvo poi a scandali
scoppiati diventare degli implacabili accusatori;
8) Affidarsi “mani e piedi” al risparmio gestito ovvero a fondi
d’investimento e affini può essere una soluzione ma non affidandosi
ai primi conosciuti. E in ogni caso l’esperienza insegna che è sempre
bene monitorarne attentamente costi e prestazioni, attuando sì una
delega ma controllata. Non esistono, infatti, fondi d’investimento
(nemmeno se hanno 5 stelle o nel passato hanno messo a segno
guadagni a 2 cifre per anni) o mercati buoni per sempre. Se il
“compra e tieni” non è furbo se applicato ai titoli azionari o
obbligazionari non lo è altrettanto se applicato ai fondi
d’investimento. E non si può fare di tutta l’erba un fascio: non tutti i
fondi sono solo dei prodotti tosa-commissioni. E non sempre gli ETF
(strumenti sicuramente molto interessanti per chi dispone di capitali
non elevatissimi) a mio parere sono migliori e la panacea per tutto
come li descrive qualcuno. Esistono anche fondi molto interessanti
ma è importante avere come per gli ETF sempre una strategia di
controllo e di revisione flessibile;
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9) L’arte di investire e della manutenzione del portafoglio (che siano
azioni, fondi o ETF) è qualcosa di complesso ma non impossibile
una volta che si è compreso come si muove il mercato, quali sono gli
interessi (e soprattutto i conflitti) in campo e gli strumenti finanziari
più adatti. Nei mercati finanziari il “forever” è un concetto che non
esiste e ogni strategia deve essere adeguata al proprio profilo di
rischio. E un buon consulente finanziario indipendente (ma anche
certo un buon promotore perché non è questione di categorie
professionali ma di onestà e professionalità) può offrire un grande
supporto all’investitore quando riesce a offrire un’assistenza
continua, realmente indipendente e flessibile. Il lavoro che da oltre
10 anni porto avanti con SoldiExpert SCF e ha dimostrato in mercati
finanziari anche difficilissimi che nel tempo avere una strategia
flessibile paga enormemente in termini di maggiori rendimenti,
minori perdite. E ripaga ampiamente la “fee” annuale richiesta anche
a chi in tema di risparmio l’unica voce che sembra veramente aver
voglia di risparmiare è quella sulla tutela e gestione professionale dei
propri risparmi;
10) “Compra e tieni” (anche se si tratta dell’azienda
apparentemente più sottovalutata della Terra) non è una strategia
sempre vincente come dimostra l’andamento dell’ultimo decennio
dei listini salvo credere di essere dei novelli Warren Buffett. Negli
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ultimi anni soprattutto a Piazza Affari abbiamo visto anche aziende
“bellissime” (e dove magari alcuni analisti consigliavano “strong
buy”) arrivare a perdere anche oltre l’80% e poi rimbalzare solo
parzialmente. Alcune addirittura le abbiamo pure viste fallire o
perdere il 99,9% periodico. Se non avete un ego (o un patrimonio)
così smisurato è bene quindi forse sempre avere un piano B nel caso
il mercato inizi a remare fortemente contro. E in Borsa i prezzi non
sono proprio una variabile indipendente e sono statisticamente il
miglior campanello d’allarme per dirci se un’azienda o un titolo sono
da comprare o vendere. Anche in perdita.
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"Lose your opinion, not your money!"
("Perdi le tue opinioni, non i tuoi soldi.").
Nella mia esperienza e nonostante abbia iniziato a lavorare in questo
settore come un analista fondamentale è perciò sempre più importante
affiancare a qualsiasi intuizione un approccio quantitativo e fondato sul
“momentum”.
Per evitare di andare contro mercato e avere così una strategia di “market
timing” ovvero per cercare di individuare statisticamente i momenti più
opportuni di acquisto e di vendita (dove in termini reali la maggior parte
dei risparmiatori ha quasi dimezzato il capitale come dimostrano le
statistiche) e applicare (come ancora qualcuno con incredibile faccia tosta
predica anche fra i cosiddetti esperti) un approccio passivo (tramite fondi o
Etf) può significare legarsi “mani e piedi” alle sorti dei listini. Non sempre
“magnifici e progressivi”… Anzi!
In questo corso ho quindi molto ampliato anche la parte legata ai Fondi e
alle Sicav e agli ETF perché sono gli asset che in questi anni hanno subito
alcuni dei più profondi cambiamenti e dove ho anche avuto modo di
approfondire la mia esperienza e le mie strategie.
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Il mondo dei fondi d’investimento negli ultimi anni ha subito, infatti, delle
profonde innovazioni e cambiamenti. Dall’irrompere prepotente sulla
scena del mondo degli ETF alla crescente diffusione di fondi
d’investimento a gestione attiva (“flessibili”, “total return” fra le
definizioni più diffuse).
Inoltre l’andamento dei mercati degli ultimi anni ha sicuramente accelerato
un percorso che personalmente avevo iniziato già da molti anni con
l’utilizzo sempre più significativo di strategie basate sull’analisi
quantitativa e in particolare sul “momentum” e la forza relativa.
Un’intuizione che ha consentito in questi anni di proteggere in modo
significativo i patrimoni dei clienti che si sono affidati alla consulenza di
SoldiExpert SCF e la presa d’atto tempestiva che in mercati “orso”
l’analisi solo fondamentale può trasformarsi in una trappola ed è bene
guardare quello che dicono i mercati.
Diceva Jesse Livermore oltre un secolo fa, uno dei più grandi trader,
nonchè speculatori, mai esistiti: ‘quando si fa questo mestiere non ci si può
permettere il lusso di avere opinioni rigide. Occorre avere una mente
aperta e tanta flessibilità. Non è saggio trascurare il messaggio che viene
dall’andamento dei prezzi, anche se esso contrasta con la tua opinione sul
mercato e con la tua valutazione della domanda e dell’offerta’.
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Chi segue le strategie dei miei portafogli sa che muoversi in base a pre-
visioni può essere una trappola che può costare molto cara. E privilegio
per questo motivo strategie d’investimento “elastiche” dove preferisco
quasi sempre dare ragione al mercato piuttosto che al nostro ego o alle
previsioni (magari non disinteressate) di qualche guru o analista o alle
scritture contabili (magari false) o previsioni (magari pompate) di qualche
manager strapagato.
Nei mercati finanziari non ci può permettere di essere inflessibili. Ed
essere troppo fiduciosi verso il prossimo. E come investitori credo sia
importante fidarsi di quello che dice il mercato e muoversi con strategia in
base all’andamento dei prezzi non trascurando quello che dicono. Anche
perché se dobbiamo pensare male è sicuramente più facile per un manager
o un analista finanziario poco corretto manipolare un bilancio o un report
piuttosto che settimane o mesi di un grafico borsistico.
“Non c'è nulla di nuovo in borsa. Non ci puó essere perché la
speculazione è vecchia come le colline. Ciò che accade nel mercato oggi è
accaduto prima ed accadrà ancora.. Seguire l'esperienza può farti
sbagliare di tanto in tanto. Ma a non seguirla saresti veramente un asino”
diceva Jesse Livermore.
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Ma perché occuparsi del proprio denaro?
La tempesta infuriava. Onde altissime spazzavano la coperta della nave.
Fra i passeggeri atterriti un signore tranquillo sorridendo leggeva una
rivista e ogni tanto prendeva appunti. Uno gli urlò: “Ma non hai paura? La
nave è in pericolo! Affonda!” Lui rispose: “Che me ne frega? E che la
nave è mia?”
E’ una storiella che ho letto su diversi libri e che viene citata spesso per
ricordare a un certo tipo di persone che vi sono problemi comuni da cui
non è possibile tirarsi fuori perché sono cose che non li riguardano.
E quando si parla di investire bene il proprio denaro e mi capita di spiegare
il lavoro che svolgo insieme a mia moglie, Roberta Rossi, mi capita
sovente di ascoltare questo tipo di persone.
E quello che gli frulla nella testa: “Magari avessi dei soldi da investire…”
(ci saranno pure persone che non hanno purtroppo un cent sul conto ma
mediamente il deposito medio di un risparmiatore italiano è di circa
23.000 euro con una quota significativa di italiani che hanno patrimoni
finanziari ben superiori)
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“Non è problema che mi riguarda: ci pensa a tutto la mia banca o il mio
promotore”
(e proprio questo può diventare anche un problema se non si ricevono
consigli adeguati, tempestivi e non in conflitto d’interesse)
“Non toccate questo argomento: ho fatto degli investimenti sbagliati,
sono ancora in perdita e non ne voglio più sapere”
(e proprio perché hai fatto degli investimenti sbagliati sarebbe importante
cercarvi di porre rimedio seguendo delle terapie corrette invece che
continuare ad affidarsi alle ricette e ai dottori assassini).
Investire bene (o almeno non da cani) i propri risparmi è invece una scelta
fondamentale.
Ne va della tua serenità attuale e futura e di quella della tua famiglia.
Occorre una strategia di pianificazione patrimoniale e l’obiettivo non può
essere realisticamente quello di riuscire in poche settimane, mesi o anni di
moltiplicare i propri capitali.
Ci sono molti elementi che possono giocare anche contro perché i mercati
non sempre possono essere dalla nostra parte e non esistono strategie
infallibili.
pagina 31
Ma se si ha una strategia buona e robusta nell’arco di qualche lustro i
risultati (e significativi) arriveranno. A patto di iniziare il cammino e non
volere cambiare strada ogni semestre o anno e inseguire qualche sirena o
demone.
“Più si rinviano le decisioni più importanti per il tuo denaro, più lontano
sposti la meta”.
E non dovrebbe essere difficile comprendere i motivi per cui è importante
investire bene i propri risparmi.
“Il denaro è libertà stampata” fa dire Fëdor M. Dostoevskij a uno dei suoi
personaggi. Se speso e investito bene può consentire di realizzare i propri
desideri: fare la vita che si desidera. La migliore forma di successo
possibile.
La letteratura e la storia sono zeppe, infatti, di grande fortune famigliari
distrutte per negligenza o incapacità di gestione finanziaria.
Ne “Il giardino dei ciliegi” di Cechov i colpi di scure che si abbatterono
sui rami e sulla fortuna della famiglia Ranevskaja non furono opera del
comunismo (come ricorda l’economista Robert Shiller) ma del libero
mercato: nessuno si era preoccupato di salvaguardare il patrimonio.
pagina 32
Anzi i consigli interessati (un evidente caso di “conflitto d’interesse”) di
Lopachin, figlio del vecchio servo, mercante arricchito e simbolo della
nuova società che stava prendendo piede, ottengono l’effetto di
permettergli di acquistare la storica dimora e, scacciati i vecchi padroni,
abbattere i ciliegi del giardino. Una metafora ancora moderna di come a
seguire i consigli sbagliati e a disinteressarsi della “roba” si possa far la
fortuna degli altri ma non la propria.
Nel Talmud, il trattato che rappresenta il fondamento della pratica
religiosa ebraica, si spiega che “chi vuole diventare sapiente, si deve
occupare delle leggi del denaro”. E questo consiglio si rivela sempre più
prezioso per i risparmiatori che hanno capito a loro spese quanto può
costare caro affidare le proprie scelte senza alcun filtro a terzi o fidarsi
ciecamente, senza disciplina, dei consigli “caldi” del momento.
Il lettore che leggerà questo libro/corso condividerà perciò con me diverse
riflessioni sull’argomento anche critiche e talvolta “contrarian”. E non
leggerà verità rivelate o senza discussioni. Ma fra le cose che mi farà più
piacere ottenere c’è il Tuo parere, commento o critica.
Buoni investimenti! E al prossimo ebook!
Salvatore Gaziano
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CHI È SOLDIEXPERT SCF
Prendere il controllo del tuo destino finanziario è possibile se segui una strategia per i tuoi investimenti realmente valida nell’ affrontare i profondi cambiamenti che caratterizzano sempre più le economie e i mercati finanziari di tutto il mondo.
Ma quali sono le migliori strategie per investire in Borsa e che hanno dimostrato alla prova dei risultati di far correre veramente i profitti e tagliare le perdite?
Da diversi anni SoldiExpert SCF utilizza con successo una strategia originale basata sulla forza relativa. L’obiettivo è non avere di tutto in portafoglio ma solo quei titoli, settori e paesi che mostrano di avere un andamento migliore degli altri nelle fasi di rialzo dei mercati. E se nessun titolo settore o paese incontra il favore del mercato, la strategia adottata da SoldiExpert prevede anche di stare in liquidità.
Fondata nel 2002 da Salvatore Gaziano e Roberta Rossi, SoldiExpert SCF è una società di consulenza finanziaria indipendente. La società offre portafogli modello su azioni, etf e fondi e anche un servizio di consulenza personalizzata per investitori con esigenze complesse.
Con SoldiExpert SCF mantieni il controllo dei tuoi investimenti e non devi necessariamente cambiare banca.
“I tuoi risparmi sono in pericolo? Cambia in modo attivo il tuo modo di investire. Scegli la consulenza senza conflitti di interesse di SoldiExpert SCF”.
Salvatore Gaziano classe 1964 è stato il
vicedirettore nonché fra i giornalisti
fondatori del settimanale Borsa & Finanza
e ha collaborato attivamente in questi
anni a numerosi siti, quotidiani, riviste e
trasmissioni televisive (Patrimoni, Capital,
Millionaire, Traders’, Milano Finanza).
Insieme a Roberta Rossi è socio fondatore
e amministratore di SoldiExpert SCF,
società di consulenza finanziaria
indipendente e fra i pionieri in Italia del
cosiddetto roboadvisoring.
E’ il direttore editoriale di MoneyReport.it
e collabora con Il Fatto Quotidiano.
Come strategist di SoldiExpert SCF si
occupa di definire le strategie attive
d’investimento migliori sui mercati,
avendo unito negli anni a una forte
conoscenza dell’analisi fondamentale un
approccio basato anche su metodologie
quantitative per la migliore definizione di
portafogli dinamici in grado nel tempo di
battere il mercato (e ridurre la volatilità)
come dimostrano i risultati reali realizzati
in questi lustri.
E’ ospite fisso ogni martedì della
trasmissione Caffè Affari in onda su Class
Cnbc nonché autore di numerosi libri fra
cui “Bella la Borsa, peccato quando
scende”, “Supermiliardari” e “Investire in
Borsa è questione di forza”.
Nel 2009 ha ricevuto il premio nazionale
“Pergamene Pirandello” per gli alti meriti
culturali di ricerca e divulgazione del
giornalismo economico.