Paco Ignacio Taibo II - Tony Guiteras, l'altro Che

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DOMENICA 18 APRILE 2010/NUMERO 272 D omenica La di Repubblica i sapori Africa-Francia, la fusion di Marrakech DARIA GALATERIA e LICIA GRANELLO l’incontro Jeremy Irons, il bello di fare il cattivo ANTONIO MONDA spettacoli Jerry Lee Lewis, il “killer” del rock GINO CASTALDO cultura Lo humor nero di Edward Gorey PAOLO MAURI la memoria Cina, gli anni terribili della Rieducazione RENATA PISU I l primo rivoluzionario di Cuba fu un indio e veniva da Hai- ti (allora Hispaniola). Si chiamava Hatuey e guidò a Bara- coa la rivolta contro l’invasione degli spagnoli. I soldati di Diego Velazquez, il capo dei conquistatori, lo inseguiro- no sulla Sierra Maestra, lo catturarono e lo bruciarono vi- vo. Era il 1512, vent’anni dopo l’approdo delle caravelle di Colombo. La conquista di Cuba non fu un affare per gli spagnoli finché non scoprirono le ricchezze dello zucchero, del tabacco e del caffè. Tanto che nel corso del Cinquecento l’assenza di oro e altri metalli preziosi spinse i conquistatori altrove. Decisiva però fu sempre la sua posizione strategica, come ul- tima postazione prima di affrontare la traversata dell’Oceano con i pregiati minerali sottratti al Messico o al Perù da portare in Europa. Da quel momento in poi Cuba, tra eserciti invasori, pirati e ri- volte di schiavi, fu una autentica fabbrica di rivoluzionari. (segue nelle pagine successive) PACO IGNACIO TAIBO II OMERO CIAI PACO TAIBO II Un grande romanziere racconta un rivoluzionario carismatico e sconosciuto: Tony Guiteras, che incendiò Cuba negli anni Trenta FOTO ROBERT VAN DER HILST/CORBIS H o detto chissà quante volte in conversazioni con amici, giornalisti, editori, che le tre figure rivolu- zionarie dell’America Latina che più mi affascina- vano erano Pancho Villa, Che Guevara e Tony Gui- teras. Quasi sempre mi sono sentito chiedere «Tony chi?». E ogni volta cresceva la mia volontà di scrivere questo libro. Purtroppo, al di fuori di Cuba, trattato uni- camente dalla storiografia nazionale che si occupa della rivolu- zione e dell’esilio, Tony rimane uno sconosciuto. Ma un perso- naggio simile, in un continente come il nostro, che lotta per re- cuperare la propria memoria storica, non merita questo destino. * * * Lo spagnolo è una lingua perversa che usa parole come gracia per riferirsi indistintamente a uno stato di santità o a uno scher- zo; e parole come materialista per parlare di un autocarro da tra- sporto merci o di un seguace di Friedrich Engels. (segue nelle pagine successive) L’altro Che Repubblica Nazionale

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Un grande romanziere racconta un rivoluzionariocarismatico e sconosciuto: Tony Guiteras, che incendiò Cuba negli anni Trenta. Da La Domenica di Repubblica del 18 aprile 2010

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DOMENICA 18 APRILE 2010/NUMERO 272

DomenicaLa

di Repubblica

i saporiAfrica-Francia, la fusion di Marrakech

DARIA GALATERIA e LICIA GRANELLO

l’incontroJeremy Irons, il bello di fare il cattivo

ANTONIO MONDA

spettacoliJerry Lee Lewis, il “killer” del rock

GINO CASTALDO

culturaLo humor nero di Edward Gorey

PAOLO MAURI

la memoriaCina, gli anni terribili della Rieducazione

RENATA PISU

Il primorivoluzionario di Cuba fu un indio e veniva da Hai-ti (allora Hispaniola). Si chiamava Hatuey e guidò a Bara-coa la rivolta contro l’invasione degli spagnoli. I soldati diDiego Velazquez, il capo dei conquistatori, lo inseguiro-no sulla Sierra Maestra, lo catturarono e lo bruciarono vi-vo. Era il 1512, vent’anni dopo l’approdo delle caravelle di

Colombo. La conquista di Cuba non fu un affare per gli spagnolifinché non scoprirono le ricchezze dello zucchero, del tabacco edel caffè. Tanto che nel corso del Cinquecento l’assenza di oro ealtri metalli preziosi spinse i conquistatori altrove.

Decisiva però fu sempre la sua posizione strategica, come ul-tima postazione prima di affrontare la traversata dell’Oceanocon i pregiati minerali sottratti al Messico o al Perù da portare inEuropa.

Da quel momento in poi Cuba, tra eserciti invasori, pirati e ri-volte di schiavi, fu una autentica fabbrica di rivoluzionari.

(segue nelle pagine successive)

PACO IGNACIO TAIBO II OMERO CIAI

PACO TAIBO II

Un grande romanziereracconta un rivoluzionariocarismatico e sconosciuto:Tony Guiteras, che incendiòCuba negli anni Trenta

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Ho detto chissà quante volte in conversazioni conamici, giornalisti, editori, che le tre figure rivolu-zionarie dell’America Latina che più mi affascina-vano erano Pancho Villa, Che Guevara e Tony Gui-teras. Quasi sempre mi sono sentito chiedere«Tony chi?». E ogni volta cresceva la mia volontà di

scrivere questo libro. Purtroppo, al di fuori di Cuba, trattato uni-camente dalla storiografia nazionale che si occupa della rivolu-zione e dell’esilio, Tony rimane uno sconosciuto. Ma un perso-naggio simile, in un continente come il nostro, che lotta per re-cuperare la propria memoria storica, non merita questo destino.

* * *Lo spagnolo è una lingua perversa che usa parole come gracia

per riferirsi indistintamente a uno stato di santità o a uno scher-zo; e parole come materialista per parlare di un autocarro da tra-sporto merci o di un seguace di Friedrich Engels.

(segue nelle pagine successive)

L’altro Che

Repubblica Nazionale

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(segue dalla copertina)

Il termine guapo a Cuba significa audace, come delresto in Venezuela. Mentre in Spagna e in Messi-co (meno e ormai in disuso) si riferisce alla bellez-za maschile. Nella zona costiera della Colombia èsinonimo di buono, benevolo, bonaccione. In Ar-gentina rispetto alla versione cubana si aggiunge

la valenza di forte, resistente; e in posti come Salta, po-nerse guapo significa riprendersi da una malattia. Mausato per definire Tony Guiteras guapo recupera tuttequeste accezioni.

* * *Alla fine degli anni Venti, si instaurò a Cuba una ditta-

tura capeggiata da Gerardo Machado. La tardiva indi-pendenza cubana (fu l’ultima dell’America Latina) e l’in-tervento nordamericano avevano imposto al Paeseun’immensa dipendenza dai gringos, espressa dall’E-mendamento Platt che permetteva l’ingerenza statuni-tense nella vita pubblica del Paese fino a prevedere inva-sioni militari. Machado rinforzò sempre più questa rela-zione, unita a una potente dose di corruzione. Nel 1927 sisarebbe dichiarato ammiratore di Mussolini («L’opera diBenito Mussolini è di eccezionale importanza. Guida l’I-talia sul cammino del progresso in ogni campo») e avreb-be sostenuto: «Gli unici a lamentarsi della situazione so-no i biscazzieri e i vagabondi». Curiosa interpretazionedella realtà cubana, perché a Cuba i giocatori d’azzardonon si lamentavano di nulla, vivevano come al solito inquella combinazione di paradiso e inferno in cui sono so-liti vivere. Comunque, una manifestazione di disoccu-pati avrebbe innalzato questo striscione: «Generale, i bi-scazzieri e i vagabondi ti salutano».

Fu un movimento studentesco, nel quale apparveroper la prima volta le donne, ad affrontarlo. Per cinque an-ni, prima nelle strade e poi rispondendo alla violenza cre-scente della polizia con la violenza. Anni terribili. Nel1933 uno sciopero generale dei lavoratori lo rovesciò.L’ambasciatore americano cercò di sostituire Machado

30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 APRILE 2010

CHE GUEVARAIcona della rivoluzione

cubana del 1959Fu ucciso mentre

combatteva in Boliviail 9 ottobre 1967

TONY GUITERASPadre della rivoluzione

cubana del 1933Fu ucciso nel 1935,

nella provinciadi Matanzas

RUBÉN MARTÍNEZVILLENA

Poeta, malato di tisi,partecipò attivamentealla rivoluzione del ’33nonostante la malattia

PABLO DE LA TORRIENTEScrittore in lotta contro

il dittatore cubanoMachado, fu incarcerato

e poi esiliato. Partiràper la Spagna nel ’33

la copertinaL’altro Che

Sostiene Paco Ignacio Taibo II che i grandi rivoluzionarilatino-americani del Novecento sono tre: Pancho Villa,

Che Guevara e Tony Guiteras, protagonista dellaspallata popolare che nel 1933 rovesciò il dittatore

cubano Machado. Ora il grande romanzierecompleta il suo ciclo e racconta Guiteras

in un libro che qui anticipaper “Repubblica”

compratore di biglietti della lotteria, che nel giro di pocheore diventò colonnello; al quale una volta avevano nega-to l’accesso nello Yachting Club de L’Avana perché si di-ceva avesse nelle vene sangue cinese, indio e africano;che senza quasi rendersene conto scalò le vette del pote-re assoluto in nome di una rivoluzione che non era più ta-le finendo per macchiarsi le mani con il sangue.

In primo piano, c’è senza dubbio un giovane avvocatodirigente comunista. Pur essendo pervaso dal settarismostalinista, in fondo all’anima e a fior di pelle era un gran-de poeta e sarebbe morto precocemente di tubercolosi.Un uomo votato con fedeltà assoluta a una sola causa eai suoi principi, alla guida di un gruppo di eroici e gene-rosi operai pericolosamente in possesso della verità ri-voluzionaria. Personaggi a metà strada fra la tragedia by-roniana e il realismo socialista.

E ci sono altri personaggi singolari, come uno scritto-re di nome Pablo, forse uno dei migliori giornalisti del-l’America Latina, preso dalla passione di vivere la storiaper raccontare storie, e che passò buona parte della gio-vinezza in carcere e in esilio e che era talmente cubano dafarsi scendere le lacrime nella nebbia di New York.

E con loro c’è un presidente che avrebbe potuto per-dere tutto a causa di uno scherzo, ma che neppure ri-nunciava a farne; un paio di avvocati aristocratici che in-ventarono un movimento civico terrorista di destra; undittatore butterato dal vaiolo che chiamavano “l’asinocon gli artigli”; un torturatore che trasformò la polizia diSantiago de Cuba nel suo strumento privato di lucro e diterrore; un venezuelano che partecipò a tutte le rivolu-zioni; una cubano-irlandese dai capelli rossi che seque-strava milionari con un mitra in mano.

Una storia che si svolse a Cuba. Con il 1933 come asseportante, l’anno della Revolución: suffragiste, studentibombaroli, scioperi generali, allusioni a Lindbergh,Mussolini e King Kong, orchestre femminili, locali a lucirosse incendiati, torturatori impazziti, masse insorte al-la maniera di Fuenteovejuna, marines statunitensi nelporto de L’Avana.

Con tanto materiale c’era da scrivere un romanzo, mane è venuta fuori una storia narrata.

* * *Il miglior prologo a questa storia lo avrebbe scritto Pa-

blo de la Torrente Brau a New York qualche mese dopo lamorte di Guiteras; e lo avrebbe fatto nonostante le diffe-

La storia di un ambasciatore Usademocratico e liberale alleatocon latifondisti, sergenti golpistie generali conservatori persalvare un tiranno sanguinario

CUBALarivoluzioneguapa

PACO IGNACIO TAIBO II

LE IMMAGINISopra, scenedi guerrigliaa Cubanegli anni ’30A destra,la tesseradi GuiterasSotto, il capodell’esercitoFulgencio Batista

con una figura fantoccio, ma il movimento prese la for-ma di un’insurrezione dei sottufficiali e portò al potereun medico e docente universitario, Grau San Martín, ecome segretario al Governo uno studente della sinistraradicale, Tony Guiteras. Per cento giorni il Paese visse larivoluzione. Ci fu poi un contro golpe e due anni di unanuova dittatura filostatunitense che uno sciopero gene-rale nel 1935 tentò di rovesciare.

* * *In questo contesto, questa sarà la storia di molti per-

sonaggi straordinari. Tony Guiteras, un adolescente che affrontava la ma-

lattia con la forza di volontà, uno studente di farmacia alquale piacevano le piante curative, un leader studente-sco che si giocava la vita tutti i giorni, un rivoluzionarioche, assunto l’incarico di ministro degli Interni, espro-priò le imprese dell’energia elettrica statunitensi a colpidi decreti e in punta di pistola, promulgò la legge sul sa-lario minimo, sulla giornata lavorativa di otto ore, checercò di togliere i cimiteri dal controllo della Chiesa e chenominò le prime donne sindaco dell’America Latina;uno a cui piaceva farsi fotografare accanto a due donnebellissime, ma che raramente sorrideva; che si sedeva sulpavimento come un Budda e fumava sigarette accen-dendole con il mozzicone di quella precedente; uno cosìpuro ideologicamente che suscitava l’amore incondizio-nato degli amici e un brivido nella schiena dei nemici. Unuomo che fece una lettura non bolscevica della Rivolu-zione russa e mescolò le lezioni di Bakunin e di Durrutialla logica dei socialdemocratici adleriani e agli insegna-menti dello Stalin-Kamo espropriatore.

Ma questa è anche la storia di un ambasciatore statu-nitense che voleva dominare un Paese che non era il suo.Da buon democratico liberale newyorchese non potéevitare di salvare la pelle a un dittatore sanguinario, di al-learsi con terroristi, filofascisti, latifondisti della cannada zucchero, generali conservatori e sergenti golpisti;perché era un uomo dell’impero e governato dalla logicaimperiale. Che spostava trenta navi da guerra con due-cento cannoni mentre si dannava l’anima; uno che per lasmania di dimostrare la propria intelligenza, possedutodalla brama di controllare e cospirare, finì per diventaremachiavellico.

Fanno parte di questa storia anche un sergente steno-grafo, buon lettore di libri non molto buoni e accanito

Repubblica Nazionale

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GERARDO MACHADOQuinto presidente

di Cuba, il suo governoreazionario

fu rovesciato dalla rivoltaguidata da Guiteras

FULGENCIO BATISTACapo dell’esercito dopola caduta di Machado

Diventa presidentedi Cuba nel 1952. Sarà

rovesciato nel 1959

RAMÓN GRAUSAN MARTÍN

Dopo la rivoluzionedel 1933, diventa

presidentedella repubblica cubana

FIDEL CASTROLider maximo cubano

dal febbraio 1959al febbraio 2008. È stato

sostituito dal fratelloRaúl Castro

renze di scelte politiche e l’involontaria distanza.«Nella sua appassionante carriera politica ci sono pa-

gine allettanti per uno storico coraggioso disposto a rac-contare la verità e insieme l’angoscia di un uomo onestogiunto al crocevia di tremendi dilemmi [...] Antonio Gui-teras, come uno che sopravvive a un’imboscata, attra-versò quei momenti, sentendosene oppresso, ma fermonella propria fede, in preda alla febbre della rivoluzione.Perché la rivoluzione fu come una febbre nell’immagi-nazione di quest’uomo. E per questo visse terribili deliri,potenti allucinazioni, affascinanti fantasie e sogni mera-vigliosi e per lui irrealizzabili. Era come un uomo che, alrisveglio, voglia realizzare ciò che ha concepito in sogno.Spesso non seppe riconoscere gli uomini, dando fiduciaa chi non la meritava e chiamando amico chi si sarebberivelato un traditore, ma intuì il talento in qualche idiota.Trascinato dalla febbre, ebbe l’impulso di fare tutto. E fe-ce più lui che migliaia di altri. E serbava il segreto della fe-de nella vittoria finale. Irradiava calore. Era come una ca-lamita che attirava gli uomini e gli uomini si sentivano at-tratti da lui. Per loro era misteriosa, ma irresistibile, quel-la silenziosa determinazione, quell’immaginazione fis-sa su un solo punto: la rivoluzione. Ebbe anche difetti. Nelgiorno del castigo non avrebbe concepito il perdono. Eraun uomo della rivoluzione. E anche lui non aveva nulla diperfetto».

* * *Questo è un libro complesso, troppi personaggi, trop-

pe storie, troppe forze sociali in azione; ma la comples-sità non solo è attraente e affascinante, è anche molto piùvicina alla realtà di quei materiali semplificati che ci han-no spacciato per storia. La complessità induce ad amoricontrastanti, a riflessioni più lucide e meno facili.

Raccontare di uomini d’azione è essenzialmente uncompito di ricerca sugli eventi, il contesto, le interazionie, solo a quel punto, le riflessioni che si facevano al ri-guardo e il modo in cui si pensava di loro. Come diceMartínez Heredia: «La storia che si limita a osservare leorganizzazioni politiche attraverso gli atti e le dichiara-zioni è cieca e viene a patti con i fantasmi».

* * *

Ho cercato di situare i personaggi nel loro presente, glieventi accaduti tra il 1930 e il 1935, e in parte gli antece-denti. Quello che poi sarebbe stato della storia di Cuba fufatto dopo, e guardare il passato dal futuro provoca nelmigliore dei casi una distorsione a discapito della genui-nità. Su questo aspetto particolare, la rivoluzione cuba-na del gennaio 1959 con le sue conseguenze impone sen-za volerlo sfumature che deformano la storia della rivo-luzione del 1933. I personaggi sopravvissuti verrebberogiudicati per come si sono comportati di fronte alla gran-de spaccatura sociale del ‘59, e non solo per le azioni com-piute nel ‘33. Da L’Avana e da Miami la storia della rivo-luzione del ‘33 è stata letta come un prolungamento del-la polemica tra castrismo e dissidenti reazionari, liberalifiloimperialisti, anarchici, socialdemocratici. Accadrà lostesso con le figure dei morti. Quasi tutti subiranno ag-giustamenti storici in funzione di un’altra polemica.

Ho cercato di raccontare le storie della rivoluzione del‘33 all’interno della loro prospettiva, con i miei amori e lemie simpatie, ma senza alcuna autocensura e calandolenel contesto degli anni Trenta; che gli uni e gli altri mi per-donino, compresi i guardiani delle ortodossie, coloro chevigilano sulle dottrine del passato, ai quali questo libronon piacerà.

* * *Il dio del politicamente corretto mi scampi dal far par-

te del suo club, ma nel tracciare i personaggi le questionilegate alla loro vita sessuale sono essenziali, e mi è sem-brato giusto invaderla; tra l’altro perché la forzata clan-destinità dell’omosessualità, ancor più nella Cuba ma-chista degli anni Trenta, e peggio ancora se eri un diplo-matico o un presidente, creava una particolare tensionenei personaggi e nella storia. Nel tentativo di raccontarequesto assunto spinoso, mi sono imbattuto in denigra-zioni ingiuriose, disinformazione, voci che possono ri-condursi a calunnie e a fervente puritanesimo, figlio piùdi una doppia morale che di una presunta rettitudine.

* * *Un libro di storia è, contrariamente a quanto potrebbe

sembrare, una versione assolutamente non definitiva de-gli avvenimenti. Un’altra tessera del grande mosaico.

Traduzione di Pino Cacucci© Paco Ignacio Taibo II

Un uomo votato a una sola causaalla guida di un gruppo di operaiin possesso della verità ribelleA metà strada tra la tragediabyroniana e il realismo socialista

Dittature e rivoltedell’isola bipartisan

OMERO CIAI

(segue dalla copertina)

Il culmine furono gli ultimi cinquant’anni del-l’Ottocento, tra le guerre d’indipendenza dallaCorona spagnola e l’intervento degli Stati Uni-

ti. Da Manuel de Cespedes a José Martì. La liberazione dell’isola dal giogo straniero ini-

zia con la “guerra dei dieci anni” nel 1868, quandoi proprietari terrieri bianchi si alleano con i neri (siaschiavi che liberti) — i famosi mambì — contro glispagnoli, e finisce con lo sbarco dei volontari Usa,tra i quali c’era anche il futuro presidente Roose-velt, il primo luglio del 1898. Una sovranità condi-zionata, quella di Cuba, prima dall’occupazioneamericana che durò quattro anni e poi dall’emen-damento Platt, pietra miliare di tutti i guai succes-sivi, che consentiva a Washington di intervenirepesantemente nella politica interna dell’isola.

La storia cubana del Novecento si può ancheleggere come un succedersi di dittature, rivolu-zioni e repubbliche che hanno sempre comepunto di snodo i rapporti dell’isola con la CasaBianca. Filo americani o anti americani. Sempree comunque. Non solo, spesso gli Stati Uniti han-no prima aiutato i dittatori a prendere il potere epoi i rivoluzionari a toglierglielo. È il caso di Ge-rardo Machado che cadde, con la rivoluzione del‘33 (quella di cui fu protagonista anche Tony Gui-teras), proprio grazie al fatto che Washington locostrinse ad accomodarsi in esilio. Copione nonmolto diverso da quello del 1959, quando Batista,perso l’appoggio degli uomini di Eisenhower,fuggì in Florida lasciando l’Avana ai barbudoscheavevano iniziato la guerriglia anche grazie a dol-lari e armi americane.

La rivoluzione di Guiteras e Grau San Martindurò poco più di cento giorni e dovette soccom-bere proprio per le ingerenze Usa dopo che ilnuovo governo si era rifiutato di pagare i debiti diMachado ed aveva iniziato a nazionalizzare leimprese americane. Sembra il preludio di quelloche accadrà con Fidel Castro, come se la rivolu-zione del ‘33 a Cuba corrispondesse a quella rus-sa del 1905. Fu il nazionalismo radicale la ragioneper cui caddero Grau e Guiteras. Ma contro di lo-ro, insieme agli Usa, c’erano anche gli immigratispagnoli più recenti e i neri degli altri paesi dei Ca-raibi colpiti da un decreto che imponeva alle im-prese di assumere per primi solo i nati a Cuba.

Nell’ultimo mezzo secolo, l’isola delle rivolte edei rivoluzionari ha vissuto la dittatura più lunga,figlia di una ennesima rivoluzione. E un motivoche può spiegare la sua longevità sta proprio nelnazionalismo. La rivoluzione guidata da Castro èstata molto più nazionalista che socialista — co-me dimostra ancora oggi il modo in cui il regimesi chiude su se stesso quando viene criticato e co-me esalta la “diversità” cubana. Un’altra spiega-zione sono le valvole di sfogo. L’area grigia discontenti e oppositori ha abbandonato l’isola inmassa con grandi esodi successivi (1960, ‘80, ‘94).Così, a partire dal ‘59, intellettuali critici, studen-ti ribelli e professionisti scontenti, invece di fab-bricare nuove rivolte, se ne sono semplicementeandati.

LA DOMENICA DI REPUBBLICA 31DOMENICA 18 APRILE 2010

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IL LIBRO

Un hombre guapo, la biografia del rivoluzionario cubano Tony Guiterasscritta da Paco Ignacio Taibo II,sarà in libreria dal 22 aprile (MarcoTropea Editore, traduzione di PinoCacucci, 384 pagine, 19,50 euro)Di Taibo II, autore di una cinquantinadi opere tradotte in venti paesi,Marco Tropea Editore pubblicherànel 2011, per le celebrazioni salgariane, il romanzo Ritornano le Tigri della Malesia(più antimperialiste che mai)

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