Pace e Tempesta

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I l Tg1 ha perso un milione di telespettatori in meno di un anno. Poiché Augusto Minzolini – il direttore del Tg1 con la passione degli editoriali e, soprattutto, di apparire in video ne è stato nominato direttore il 20 maggio del 2009, il conto è presto fatto: non è una improvvisa nuova agguerrita concorrenza, non è la perdita di segnale della tv pubblica, la responsabilità e tutta sua. E far crollare gli ascolti al Tg1 non è cosa da poco: è considerato il “primo” tg italiano, se non altro perché è il più vecchio, perché è sul primo pulsante del telecomando, perché da sempre è considerato quello più “ufficiale”, rispetto ai tg delle emittenti private. Il tonfo dell'Auditel, stabilmente sotto il 30% degli ascolti – e per lo più attestato al “grado” 26, febbre alta – lascia impietriti i redattori, per la perdita di credibilità del loro giornale: non c'è stato direttore, fin qui, che quando l'Auditel scendeva a sfiorare il 30% non suonasse l'allarme rosso. Il crollo degli ascolti è l'altra faccia di una politica editoriale che ha trasformato il Tg1 in un telegiornale con l'elmetto, fortemente schierato a favore del Governo, fino alle bugie (la notizia sul “caso Mills”, che coinvolge direttamente Silvio Berlusconi, fa scuola: quando l'autorevole Tg1 ha affermato che l'avvocato inglese era stato assolto, mentre si trattava di prescrizione... erano scaduti i tempi per il processo). Un telegiornale dove la censura è di casa – notizie non date o sussurrate di sfuggita tra un servizio e l'altro, tanto da passare quasi inosservate – e dove la gran parte dello spazio è dedicato a inutili e insopportabili frivolezze, mentre l'Italia va a rotoli. Un direttore che estromette dal video tutti quelli che non gli stanno a genio o, peggio ancora, che non firmano petizioni in suo favore: vere liste di proscrizione, se in meno di dieci giorni Minzolini è riuscito a far fuori lo “storico” caporedattore centrale del tg, Massimo De Strobel, ignoto al grande pubblico ma essenziale uomomacchina del giornale Rai, e a seguire a cacciare dalla conduzione Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso, per far posto a giornalisti “di fiducia” (che avevano firmato gli appelli in suo favore). Quando i telespettatori accendono la tv, sanno cosa stanno guardando: il Tg1 è, da sempre, il giornale filogovernativo, il Tg2 è passato negli anni dalle “cure” socialiste a quelle leghiste, il Tg3 punta a sinistra, quelli delle reti Mediaset sono sotto padrone (e il padrone è il premier). Che resta? Ma quando è troppo è troppo: ora quel milione di telespettatori sembra volatilizzato. Si informa altrove... Ma oggi fischia ancora il vento? Il valore della memoria L'uomo ha una formidabile memoria, cioè, tutto quell'insieme di conoscenze che gli deriva dalla capacità di utilizzare simboli di varia natura, in estrema sintesi, la memoria è frutto del linguaggio e della cultura. Nell'antichità ci si basava sulla memoria orale, poi si sviluppò la scrittura, in seguito la fotografia e il cinema. I mezzi che contribuiscono a formare il linguaggio si sono arricchiti, quindi, con l'evoluzione dell'uomo e le sua aumentate capacità e conoscenze anche scientifiche. Ma quello che manca nel nostro Paese al giorno d'oggi è la memoria storica, anche a breve termine. Questa mancanza di memoria fa si che aumentino i negazionisti dell'eccidio degli Ebrei, gay, zingari e altre categorie nel corso della seconda guerra mondiale. Quelli che potremmo chiamare ricordi vengono annullati anche quando ci si rapporta con il problema immigrazione. Purtroppo ci siamo dimenticati dei bastimenti di emigranti verso lidi lontani per trovare migliori condizioni di vita e non cogliamo appieno la portata del dramma di coloro che tentano di approdare sulle nostre sponde in cerca di fortuna. La mancanza di memoria ci porta a dimenticare che una volta la scuola era per pochi e non per tutti, i poveri erano solo braccia da destinare ai lavori che avrebbero permesso al ceto superiore di vivere sulle fatiche degli altri. La negazione e la rimozione fanno si che si sia intrapreso un cammino revisionistico anche per la guerra di Liberazione. Uno dei pochi periodi storici di cui gli italiani dovrebbero essere orgogliosi. Questa è la situazione dell'Italia ai nostri giorni. Un Paese governato da coloro che tutte queste cose le hanno rimosse e che, almeno in parte, negano. Siamo governati da gente che in base ad un presunto bisogno di sicurezza pone e dispone, e vorrebbe anche di più, delle vite degli altri. Quasi sempre persone che non hanno o non possono difendere i loro diritti di esseri umani. Si agisce in disprezzo della Carta dei diritti dell'Uomo a cui tutti, almeno a parole, ci dovremmo attenere. Sarebbe lungo l'elenco delle malefatte da un po' di anni a questa parte. Il bisogno di pochi viene fatto passare per un bisogno di tutti. Un solo esempio. Quanti italiani hanno paura di essere intercettati? Solo coloro che sanno di aver fatto qualcosa di poco lecito, gli altri dovrebbero essere contenti che con questo mezzo si possono assicurare alla giustizia colpevoli che altrimenti resterebbero impuniti. Coloro che ci governano dovrebbero avere come primo e principale obiettivo il benessere del popolo, dovrebbero legiferare per salvaguardare il lavoro, la scuola e la sanità per tutti. Ma ciò non avviene e il popolo, fidandosi di false e irrealizzabili promesse di impunità per tutti, continua a premiare chi agisce nell'interesse di pochi a discapito della maggioranza. Abbiamo perso la memoria che un periodo di tal fatta l'abbiamo già passato e pagato. Sabato 24 marzo 2010 Anno II n° 3 Redazione: via Roma n° 50 00045 Genzano di Roma tel. 333 9467351 email: [email protected] Il capolavoro di Minzolini Alfio Novelli Terra Sociale in piazza IV Novembre a Genzano sabato 24 aprile Stefano Paterna P er la mia generazione il passaggio dalla guerra alla pace si rivelò, senza che ce ne fossimo resi ben conto, un enorme salto di qualità o, meglio, un balzo attraverso un baratro. “Fischia il vento, urla la bufera, scarpe rotte, eppur bisogna andar a conquistare la rossa primavera, dove sorge il sol dell’Avvenir”. Così cantavamo, pieni di entusiasmo. Non tutti cantavano, certo, ma noi sì. È la nostra storia. Questo era il nostro mondo, il mondo libero! Per esso avevamo combattuto, per esso erano caduti tanti nostri compagni. Questo auspicio del sole dell’avvenire dava per scontato che avremmo avuto un avvenire solo se irradiato dal sole della libertà che campeggiava e migrava a mezz’aria con la falce e il martello, i simboli del proletariato. A segnalare una seranza che era comune e condivisa, un’alba rinnovatrice per gli sfruttati, i lavoratori, gli operai e i contadini, gli intellettuali, i giovani e le donne. Allora non avremmo mai pensato che anni dopo avremmo dovuto difendere non solo la libertà, ma anche e soprattutto la memoria, e ricominciare da capo. La memoria è qualcosa di diverso dalla storiografia. La memoria è quello che c’è dietro la storia: il racconto, l’emozione, la commozione. La memoria è fatta di nozioni, ma anche di lacrime e di sgomento. La democrazia italiana è destinata a morire se, come collante di alcuni valori insostituibili, non rimane viva la memoria collettiva. *** Non tornerò mai più, lungo gli impervi sentieri della montagna, nelle vecchie postazioni partigiane. Fu un’estate calda e afosa quella del ’46, l’anno dopo la Liberazione. Con “Lupo” decidemmo di tornare su, alle basi partigiane abbandonate ormai da più di un anno. Intorno c’è silenzio. Le piccole porte sgangherate sono chiuse e cadenti. Tra le crepe del muro è cresciuta l’erba. Fuori, la neve e la pioggia hanno dilavato le pietre del focolare, una parte è crollata e il rimanente è destinato a fare la stessa fine nel prossimo inverno. Dappertutto la vegetazione è uno splendore. Intorno c’è sole, tanto sole e tanto azzurro nel cielo. E silenzio. Per questo non sarei dovuto più ritornare nelle vecchie postazioni partigiane, anche se tutto è quasi come prima. Mi avvolge l’amaro sottile della solitudine. C’è troppo silenzio, troppo senso di cose morte e abbandonate. Per terra c’è anche un vecchio caricatore di Sten, mezzo fracassato e ricoperto di ruggine. Vicino al piccolo melo l’acqua della fontanina mormora, regolare e sempre uguale. E il cielo è azzurro e le lucertole sono immobili sui muri di pietra. Più in là, a ridosso del cespuglio sempreverde del pungitopo, una mano ignota ha inciso su una tavoletta di legno queste poche righe: ”Passate piano o paesani, passate piano o genti di tutte le contrade, qui aleggia lo spirito del dolore e della gloria di tutti i nostri morti.” … No, non sono mai più tornato nelle vecchie basi partigiane. Onoriamo i valori della Resistenza al Nazifascismo, lottando contro il razzismo e il carovita Il 25 aprile di ieri e di oggi H a ancora un senso, un valore, oggi, “il fiore del partigiano, morto per la libertà”? La nostra risposta, la risposta di Terra Sociale è sì, certamente sì. Perché? Perche 67 anni fa, in un momento cruciale della storia italiana e del mondo si è dovuto scegliere tra l’orrore, la follia razzista e la sete selvaggia di dominio del nazifascismo e la volontà indomita di vita, di libertà e di futuro, non dei governi alleati, ma dei popoli, di tutti i popoli uniti nell’antifascismo. Sono questi i motivi che spinsero sulle montagne migliaia di giovani italiani, disgustati dalla retorica, dall’impotenza e dalla cattiveria del regime capeggiato da Mussolini. Si trattava di ragazzi formati da due decenni di propaganda totalitaria e di scuola fascista: eppure seppero fare ciò che era giusto per ridare dignità a un paese piegato su stesso dalla sconfitta militare e morale. . Oggi viviamo in tempi difficili. Le classi popolari sono esposte a una crisi economica galoppante che viene negata dal Governo Berlusconi. Quelli che perdono il posto di lavoro si aggrappano disperatamente alla cassa integrazione, ma ci sono ormai ben due generazioni di precari che non hanno diritto neanche a quella. In questo contesto, è facile per tutte le Destre (dalla Lega Nord a Casapound) indicare nel migrante, nello straniero povero, il nemico che ti “ruba pane e lavoro”. Non è così: il pane e il lavoro ce lo rubano i grandi gruppi imprenditoriali che come la Fiat dopo aver fatto profitti per anni chiudono le fabbriche e le aprono dove i costi sono più bassi; ce lo tolgono di bocca quelli che hanno privatizzato la gestione del servizio idrico facendo aumentare vertiginosamente le bollette dell’acququelli che buttano soldi pubblici per costruire un inceneritore inutile e nocivo ad Albano; la grande distribuzione commerciale che paga pochissimo i coltivatori, ma che ci rivende a prezzi salati patate e pomodori. Questi sono gli avversari da sconfiggere, quelli contro i quali avviare una nuova resistenza democratica. Per questi motivi, sabato 24 aprile dalle 10 alle 13, Terra Sociale sarà in piazza IV Novembre a Genzano. Offriremo ai cittadini la possibilità di festeggiare la Liberazione in modo diverso. Distribuiremo infatti ai soci i prodotti del nostro GAP, il Gruppo di Acquisto Popolare, a prezzo di costo. Sarà possibile aderire al GAP venendo semplicemente al nostro banchetto in piazza. Lì troverete anche i piccoli produttori locali di verdure e di altri prodotti che hanno deciso di collaborare con noi. La lotta di oggi al carovita e al razzismo è figlia della Resistenza. Viva il 25 aprile, viva la Resistenza, viva la libertà! Silvia Garambois

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Foglio di lotta

Transcript of Pace e Tempesta

Page 1: Pace e Tempesta

I l Tg1 ha perso un milione ditelespettatori in meno di unanno. Poiché Augusto Minzolini – ildirettore del Tg1 con la passionedegli editoriali e, soprattutto, diapparire in video ­ ne è statonominato direttore il 20 maggio del2009, il conto è presto fatto: non èuna improvvisa nuova agguerritaconcorrenza, non è la perdita disegnale della tv pubblica, laresponsabilità e tutta sua. E farcrollare gli ascolti al Tg1 non ècosa da poco: è considerato il“primo” tg italiano, se non altroperché è il più vecchio, perché è sulprimo pulsante del telecomando,perché da sempre è consideratoquello più “ufficiale”, rispetto ai tgdelle emittenti private.Il tonfo dell'Auditel, stabilmentesotto il 30% degli ascolti – e per lopiù attestato al “grado” 26, febbrealta – lascia impietriti i redattori,per la perdita di credibilità del lorogiornale: non c'è stato direttore, finqui, che quando l'Auditel scendevaa sfiorare il 30% non suonassel'allarme rosso.Il crollo degli ascolti è l'altra facciadi una politica editoriale che hatrasformato il Tg1 in untelegiornale con l'elmetto,fortemente schierato a favore delGoverno, fino alle bugie (la notiziasul “caso Mills”, che coinvolgedirettamente Silvio Berlusconi, fascuola: quando l'autorevole Tg1 haaffermato che l'avvocato ingleseera stato assolto, mentre si trattavadi prescrizione... erano scaduti itempi per il processo). Untelegiornale dove la censura è dicasa – notizie non date o sussurratedi sfuggita tra un servizio e l'altro,tanto da passare quasi inosservate– e dove la gran parte dello spazioè dedicato a inutili e insopportabilifrivolezze, mentre l'Italia va arotoli. Un direttore che estromettedal video tutti quelli che non glistanno a genio o, peggio ancora,che non firmano petizioni in suofavore: vere liste di proscrizione, sein meno di dieci giorni Minzolini èriuscito a far fuori lo “storico”caporedattore centrale del tg,Massimo De Strobel, ignoto algrande pubblico ma essenzialeuomo­macchina del giornale Rai, ea seguire a cacciare dallaconduzione Tiziana Ferrario, PaoloDi Giannantonio e Piero Damosso,per far posto a giornalisti “difiducia” (che avevano firmato gliappelli in suo favore).Quando i telespettatori accendonola tv, sanno cosa stannoguardando: il Tg1 è, da sempre, ilgiornale filo­governativo, il Tg2 èpassato negli anni dalle “cure”socialiste a quelle leghiste, il Tg3punta a sinistra, quelli delle retiMediaset sono sotto padrone (e ilpadrone è il premier). Che resta?Ma quando è troppo è troppo: oraquel milione di telespettatorisembra volatilizzato. Si informaaltrove...

Ma oggi fischia ancora il vento?

Il valore dellamemoriaL'uomo ha una formidabile memoria, cioè,tutto quell'insieme di conoscenze che glideriva dalla capacità di utilizzare simbolidi varia natura, in estrema sintesi, lamemoria è frutto del linguaggio e dellacultura. Nell'antichità ci si basava sullamemoria orale, poi si sviluppò la scrittura,in seguito la fotografia e il cinema. I mezziche contribuiscono a formare il linguaggiosi sono arricchiti, quindi, con l'evoluzionedell'uomo e le sua aumentate capacità econoscenze anche scientifiche.Ma quello che manca nel nostro Paese algiorno d'oggi è la memoria storica, anchea breve termine. Questa mancanza dimemoria fa si che aumentino i negazionistidell'eccidio degli Ebrei, gay, zingari e altrecategorie nel corso della seconda guerramondiale. Quelli che potremmo chiamarericordi vengono annullati anche quando cisi rapporta con il problema immigrazione.Purtroppo ci siamo dimenticati deibastimenti di emigranti verso lidi lontaniper trovare migliori condizioni di vita enon cogliamo appieno la portata deldramma di coloro che tentano diapprodare sulle nostre sponde in cerca difortuna. La mancanza di memoria ci portaa dimenticare che una volta la scuola eraper pochi e non per tutti, i poveri eranosolo braccia da destinare ai lavori cheavrebbero permesso al ceto superiore divivere sulle fatiche degli altri.La negazione e la rimozione fanno si che sisia intrapreso un cammino revisionisticoanche per la guerra di Liberazione. Unodei pochi periodi storici di cui gli italianidovrebbero essere orgogliosi. Questa è lasituazione dell'Italia ai nostri giorni. UnPaese governato da coloro che tutte questecose le hanno rimosse e che, almeno inparte, negano. Siamo governati da genteche in base ad un presunto bisogno disicurezza pone e dispone, e vorrebbe anchedi più, delle vite degli altri. Quasi semprepersone che non hanno o non possonodifendere i loro diritti di esseri umani. Siagisce in disprezzo della Carta dei dirittidell'Uomo a cui tutti, almeno a parole, cidovremmo attenere. Sarebbe lungo l'elencodelle malefatte da un po' di anni a questaparte. Il bisogno di pochi viene fattopassare per un bisogno di tutti.Un solo esempio. Quanti italiani hannopaura di essere intercettati? Solo coloroche sanno di aver fatto qualcosa di pocolecito, gli altri dovrebbero essere contentiche con questo mezzo si possonoassicurare alla giustizia colpevoli chealtrimenti resterebbero impuniti.Coloro che ci governano dovrebbero averecome primo e principale obiettivo ilbenessere del popolo, dovrebberolegiferare per salvaguardare il lavoro, lascuola e la sanità per tutti. Ma ciò nonavviene e il popolo, fidandosi di false eirrealizzabili promesse di impunità pertutti, continua a premiare chi agiscenell'interesse di pochi a discapito dellamaggioranza.Abbiamo perso la memoria che un periododi tal fatta l'abbiamo già passato e pagato.

Sabato 24 marzo 2010 ­Anno II ­ n° 3Redazione: via Roma n° 50 ­ 00045 Genzano di Romatel. 333 9467351 e­mail: [email protected]

Il capolavoro diMinzoliniAlfio Novelli

Terra Sociale in piazza IV Novembre a Genzano sabato 24 aprileStefano Paterna

Per la mia generazione ilpassaggio dalla guerra allapace si rivelò, senza che ce nefossimo resi ben conto, un enormesalto di qualità o, meglio, un balzoattraverso un baratro.“Fischia il vento, urla la bufera,scarpe rotte, eppur bisogna andar aconquistare la rossa primavera,dove sorge il sol dell’Avvenir”.Così cantavamo, pieni dientusiasmo. Non tutti cantavano,certo, ma noi sì. È la nostra storia.Questo era il nostro mondo, ilmondo libero! Per esso avevamocombattuto, per esso erano cadutitanti nostri compagni.Questo auspicio del soledell’avvenire dava per scontato cheavremmo avuto un avvenire solo seirradiato dal sole della libertà checampeggiava e migrava amezz’aria con la falce e il martello,i simboli del proletariato. Asegnalare una seranza che eracomune e condivisa, un’albarinnovatrice per gli sfruttati, ilavoratori, gli operai e i contadini,gli intellettuali, i giovani e ledonne.Allora non avremmo mai pensatoche anni dopo avremmo dovutodifendere non solo la libertà, maanche e soprattutto la memoria, e

ricominciare da capo.La memoria è qualcosa di diversodalla storiografia. La memoria èquello che c’è dietro la storia: ilracconto, l’emozione, lacommozione. La memoria è fatta dinozioni, ma anche di lacrime e disgomento.La democrazia italiana è destinata amorire se, come collante di alcunivalori insostituibili, non rimaneviva la memoria collettiva.***

Non tornerò mai più, lungo gliimpervi sentieri della montagna,nelle vecchie postazioni partigiane.Fu un’estate calda e afosa quelladel ’46, l’anno dopo laLiberazione. Con “Lupo”decidemmo di tornare su, alle basipartigiane abbandonate ormai dapiù di un anno.Intorno c’è silenzio. Le piccoleporte sgangherate sono chiuse ecadenti. Tra le crepe del muro ècresciuta l’erba. Fuori, la neve e lapioggia hanno dilavato le pietre delfocolare, una parte è crollata e ilrimanente è destinato a fare lastessa fine nel prossimo inverno.Dappertutto la vegetazione è uno

splendore. Intorno c’è sole, tantosole e tanto azzurro nel cielo. Esilenzio.Per questo non sarei dovuto piùritornare nelle vecchie postazionipartigiane, anche se tutto è quasicome prima. Mi avvolge l’amarosottile della solitudine. C’è tropposilenzio, troppo senso di cosemorte e abbandonate. Per terra c’èanche un vecchio caricatore diSten, mezzo fracassato e ricopertodi ruggine.Vicino al piccolo melo l’acquadella fontanina mormora, regolaree sempre uguale. E il cielo èazzurro e le lucertole sonoimmobili sui muri di pietra.Più in là, a ridosso del cespugliosempreverde del pungitopo, unamano ignota ha inciso su unatavoletta di legno queste pocherighe: ”Passate piano o paesani,passate piano o genti di tutte lecontrade, qui aleggia lo spirito deldolore e della gloria di tutti i nostrimorti.” …No, non sono mai più tornato nellevecchie basi partigiane.

Onoriamo i valori della Resistenza al Nazifascismo, lottando contro ilrazzismo e il carovita

Il 25 aprile di ieri e di oggi

H a ancora un senso, un valore,oggi, “il fiore del partigiano,morto per la libertà”? La nostrarisposta, la risposta di Terra Socialeè sì, certamente sì.Perché? Perche 67 anni fa, in unmomento cruciale della storiaitaliana e del mondo si è dovutoscegliere tra l’orrore, la folliarazzista e la sete selvaggia didominio del nazifascismo e lavolontà indomita di vita, di libertà edi futuro, non dei governi alleati,ma dei popoli, di tutti i popoli unitinell’antifascismo. Sono questi imotivi che spinsero sulle montagnemigliaia di giovani italiani,disgustati dalla retorica,dall’impotenza e dalla cattiveria delregime capeggiato da Mussolini.Si trattava di ragazzi formati da duedecenni di propaganda totalitaria edi scuola fascista: eppure sepperofare ciò che era giusto per ridaredignità a un paese piegato su stessodalla sconfitta militare e morale..

Oggi viviamo in tempi difficili. Leclassi popolari sono esposte a unacrisi economica galoppante cheviene negata dal GovernoBerlusconi. Quelli che perdono ilposto di lavoro si aggrappanodisperatamente alla cassa­integrazione, ma ci sono ormai bendue generazioni di precari che nonhanno diritto neanche a quella. Inquesto contesto, è facile per tutte leDestre (dalla Lega Nord aCasapound) indicare nel migrante,nello straniero povero, il nemicoche ti “ruba pane e lavoro”. Non ècosì: il pane e il lavoro ce lo rubanoi grandi gruppi imprenditoriali checome la Fiat dopo aver fatto profittiper anni chiudono le fabbriche e leaprono dove i costi sono più bassi;ce lo tolgono di bocca quelli chehanno privatizzato la gestione delservizio idrico facendo aumentarevertiginosamente le bollettedell’acqua; quelli che buttano soldipubblici per costruire uninceneritore inutile e nocivo adAlbano; la grande distribuzione

commerciale che paga pochissimo icoltivatori, ma che ci rivende aprezzi salati patate e pomodori.Questi sono gli avversari dasconfiggere, quelli contro i qualiavviare una nuova resistenzademocratica.Per questi motivi, sabato 24 apriledalle 10 alle 13, Terra Sociale saràin piazza IV Novembre a Genzano.Offriremo ai cittadini la possibilitàdi festeggiare la Liberazione inmodo diverso. Distribuiremo infattiai soci i prodotti del nostro GAP, ilGruppo di Acquisto Popolare, aprezzo di costo. Sarà possibileaderire al GAP venendosemplicemente al nostro banchettoin piazza.Lì troverete anche i piccoliproduttori locali di verdure e dialtri prodotti che hanno deciso dicollaborare con noi.La lotta di oggi al carovita e alrazzismo è figlia della Resistenza.Viva il 25 aprile, viva laResistenza, viva la libertà!

Silvia Garambois

Page 2: Pace e Tempesta

Pace e TempestaSabato 24 aprile 2010 ­ Anno II n. 3Registrazione n. 5875 del 11/12/2009Diffusione gratuitaDirettore:Marco FiorlettaCondirettore responsabile:Stefano PaternaProgetto grafico:Carlo Cortuso

Redazione: via Roma n°5000045 Genzano di Romatel. +39 333 9467351e­mail: [email protected] da:Associazione Culturale e di PromozioneSociale "Terra Sociale Onlus"via Roma n°50 ­ 00045 Genzano di [email protected]

Per la realizzazione di questo giornalesono stati usati programmi Open Source:The Gimp 2.4, Scribus 1.3.3, Open Office.

Cartoline da Genzano:Vista del lago(Aprile 2010)

La doppia morale

Genzano ha un evidente problema di trafficoche andrebbe affrontato con decisione epiglio quasi autoritario. Via Appia, che ciattraversa, è sempre piena nei due sensi dimarcia, a proposito, è mai stato fatto uncontrollo dell'inquinamento ambientale edacustico del tratto che va dall'incrocio con viaSilvestri fino all'ufficio postale?A qualsiasi ora del giorno, e spesso di notte,piazza Frasconi si intasa anche per le macchineparcheggiate negli spazi della fermata degliautobus sotto lo sguardo, qualche volta distratto,dei vigili di turno. Su via Gramscifrequentemente le auto stazionano davanti aipassi carrabili, o sui posti riservati ai bus dilinea, davanti le Poste si sosta in piena curvasenza che nessuno se ne curi. In via Belardi ci siferma tranquillamente in doppia fila, bastaaccendere le quattro frecce come se ciò bastassea giustificare qualunque azione. Abbiamo notatocon piacere che si stanno facendo di nuovo lestrisce che delimitano i parcheggi, vogliamoallora sperare che si torni ad un maggiorcontrollo e non sia lasciato solo agli ausiliari deltraffico. Non dispiacerebbe nemmeno unsorveglianza piú attenta nell'orario serale deifine settimana. Potremmo citare Piazza CesariniSforza, via Annarumi, via Belardi (dove spesso èanche difficile buttare l'immondizia a causa disosta selvaggia), piazza Buttaroni e altre ancora,per non parlare della scalinata di via Livia chetra il venerdì e il sabato sera è un pullulare dimacchine che prima o poi saliranno sullefontane Paoline pur di trovare un posto perandare a cena al ristorante. Tutto questoparcheggiare abusivo causa inoltre unainsopportabile cacofonia dei clacson chesuonano per indurre coloro che hanno bloccatole loro macchine a rimuoverle. Potremmoscomodare la teoria delle conseguenze delbattito di ali di una farfalla ma ve lorisparmiamo.E' anche obiettivamente difficile indurre gliautomobilisti a percorrere la tangenziale perscavalcare Genzano, d'altronde se non si passaper la piazza chi vede che ci siamo fatti lamacchina nuova o che andiamo in giro con unaragazza diversa ogni giorno? Una soluzioneandrebbe trovata per evitare che il traffico cisoffochi in senso reale e metaforico.

Sesso. Due sillabe, tre consonanti sibilanti edue vocali. Cielo, quante cose racchiuse enascoste in una parolina tanto corta! Sesso, edè subito cosce levigate, guepiere rosso fuoco,calze nere, bicipiti potenti, letti sfatti, lenzuolasudate, sospiri, bocche e mani frementi.Ma il sesso è solo una parte della nostra vita,fa capolino nell'età adolescenziale e ciaccompagna costellando giorni, notti e anni,ma sempre per una parte e non preponderanteperché, a meno di essere come l'ormai mitico(e anche un tantino ridicolo e stantio) Sting,nelle 24 ore formate da un giorno siamo presida mille azioni e pensieri che nulla hanno ache fare con un mero divertimento. Già,perché quando facciamo sesso giochiamo, è unpiacere momentaneo che ci allontana dalletensioni e dai pensieri, ma cosa ha a che farecon l'onestà, la serietà, la professionalità, ilcredo religioso o politico, la nazionalità, o ilquoziente intellettivo?Questo preambolo in realtà si schiude ad unanuova domanda: come fa la Chiesa a giudicareun individuo dal proprio comportamentosessuale? Se sono una donna etero e mi vado aconfessare dicendo al prete, che tra il lusco e ilbrusco della grata ancora una volta è nascosto

al mondo, che ho avuto molte avventure e chemolti uomini hanno goduto del mio corpocome io dei loro, dopo una congrua penitenzaa base di litanie e preghiere ripetute e ripetutecome un mantra, esco dal luogo sacro nettatada ogni peccato ed esortata a non rifarlo più,per poi, la volta successiva, percorrere lostesso iter.E' risaputo che le violenze, sessuali e non, aidanni di mogli e figli avvengono all'internodella famiglia, ma per la Chiesa èun'istituzione sacra e inviolabile, non hanecessità di alcuna modifica, deve rimanereimmutata e granitica come le pratiche dei riticattolici: ostia, parole sussurrate dalcelebrante,calice che all'elevazione contienesangue e non più vino, in un miscuglio di gestipiù pagani e volti a suscitare il timore e lamisticità che la vera comprensione dell'atto.Nulla deve cambiare, abusi familiari etradimenti sono ammessi da secoli e conconfessione e assoluzione la Chiesa tiene ilsuo gregge stretto nelle parti intime, il "pantarei" della filosofia greca viene visto dalPontefice come un diavolo acquattatonell'ombra, gli omosessuali sono peccatori etali devono rimanere, sarebbe un orrorepensare che possano diventare "famiglia"!

Ma come posso io, amata e rispettata da amicie colleghi, adorata dalla famiglia, io chelavoro ottimamente, che sono una personabuona, onesta, che paga le tasse, che aiuta ilprossimo, che si impegna nella società dandoa piene mani e non chiedendo nulla in cambio,che passo le mie giornate rivolta verso ilmondo esterno e mai pensando alla mia vita,offrendola, anzi, in dono a questo mondobislacco per dare un contributo a migliorarlo,come posso io essere giudicata se a sera,stanca, cerco un'ora di piacere tra le braccia diun uomo o una donna? Cosa e a chi importa?Importa al potere, sia spirituale che temporale,perché ogni qualvolta una regola sfugge alcontrollo dei potenti, gli uomini assaporanouno spicchio di libertà, e la libertà intacca ilpotere supremo, lo fiacca e di qui allarivoluzione il passo, benché difficile, potrebbeessere breve.Quindi nessuna illusione: per lo Stato e per laChiesa gli omosessuali sono e rimarrannopeccatori perché, come dice Paco IgnazioTaibo II "...il fervente puritanesimo è figliopiù di una doppia morale che di una presuntarettitudine".

Da mesi l'Amministazione Comunale si preoccupa di realizzare laraccolta di rifiuti ingombranti in giorni stabiliti e per tempocomunicati alla cittadinanza. Se ancora si vedono scempi come quellotestimoniato dalla foto che pubblichiamo, non è colpa del "Comune",questa entità che spesso svolge la funzione di parafulmine per lemanchevolezze e l'inciviltà dei nostri concittadini.E', e sarà duro e lungo far capire a tutti che la salvaguardia dell'ambientenon è una esigenza di pochi ma un bisogno di tutti.Sicuramente per gettare quei rifiuti ingombranti che si vedono nellafoto, ci si è dovuti servire di una macchina, allora, che cosa costava,sempre con lo stesso mezzo, portare quei materiali di cui ci si volevadisfare nei luoghi preposti alla raccolta? Il principio che tutto si puòriciclare, che è alla base della lotta contro l'inceneritore di Roncigliano,che l'immondizia non è solo da buttare ma che può produrre reddito

dovrà, prima o poi, passare come idea portante di un nuovo modo diconcepire il vivere civile.Dato che viviamo in una "società televisiva", con la massificazione chela tv produce insieme con il pensiero unico, non possiamo far altro chesperare che lo spot del Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) faccianascere un minimo di senso civico.Appunto, è la mancanza di senso civico e di rispetto per il bene comuneche manca, l'idea che sia giusto fare ciò che si vuole senza porreattenzione agli altri è predominante. Il principio che la propria libertàtermina lí dove inizia quella del prossimo è passata di moda, ora imperala legge del più furbo e gli esempi che abbiamo, a partire dall'alto, nonfanno altro che da giustificazione per le malefatte di tutti.

Del senso civico smarrito

Dacci oggiil nostro trafficoquotidianoLuciana Lena