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Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C1 / PG /06 /2012

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DALLE API ALLE ROSEBimestrale del Monastero di Santa Rita da Cascianr. 4 Luglio-Agosto 2015

Aut. Trib. Spoleto n. 9 del 26-06-1954. Iscritto al ROC con il n. 2460Edizione italiana: anno XCII. Edizione inglese: anno LIV. Edizione francese: anno LIII. Edizione spagnola: anno XLIII. Edizione tedesca: anno XLIII. Edizione portoghese: anno II.

In copertina: la Processione del 22 maggio a Cascia.

Direttore responsabilePasquale GrossiComitato di RedazioneSr. M. Giacomina Stuani (direttore editoriale)Monica Guarriello (caporedattore)P. Mario De Santis, P. Giuseppe Caruso, Roger Bergonzoli Sede legaleMonastero Santa Rita, viale Santa Rita 13 - 06043 Cascia (PG)tel. + 39 0743 76221 - fax + 39 0743 76786Sede operativavia delle Fornaci 38 - 00165 Romatel. + 39 06 39674099 - fax + 39 06 39637399 www.santaritadacascia.org/dalleapiallerose [email protected] collaborazione conSr. M. Natalina Todeschini, Sr. Maria Rosa Bernardinis, Alessia Nicoletti, P. RoccoRonzani, P. Alejandro Moral Antón, Mons. Robert F. Prevost, Sr. M. Elena Occhialini FotoGiovanni Galardini, Lamberto Manni, Massimo Chiappini, Roger Bergonzoli,Fotolia.com: © Progetto Grafico e ImpaginazioneBruno Apostoli graphic designer - www.brunoapostoli.it

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Finito di stampare nel mese di luglio 2015 da Litograftodi srl per conto diTau Editrice srl Via Umbria 148, 06059 Todi (PG).

La rivista Dalle Api alle Roseè stampata su carta ecologicacertificata col marchio FSC

SOMMARIO

3 Editoriale del direttoreLa mia vita con Rita

4 Speciale Festa di Santa RitaI tre atteggiamenti che muovonola vita

Santa Rita, madre del popolo libanese

Card. Bassetti: Rita ci aiuti a viverela nostra vocazione

13 Speciale Anno della Vita ConsacrataGratuita, universale e temeraria

«Conoscere le sofferenze dei nostrifratelli dà significato alla vita»

25 Fondazione Santa RitaPorte Aperte all’Alveare, per stare in famiglia

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EDITORIALE DEL DIRETTORE

Ho conosciuto Rita da bambina, quando la mia nonna materna, Rosa, mi portò con sé inpellegrinaggio a Cascia. Non ricordo quanti anni avessi, ma ricordo con chiarezza le sen-sazioni… dalla visione di quell’urna, di quel corpo sottile e, soprattutto, di quello stranopiede. Sensazioni come timore, curiosità, incanto e paura, che ancora oggi ricordo per-

fettamente. La crescita mi ha portato ad affrontare fasi critiche. Ci sono stati periodi di allontana-mento da Dio e momenti in cui ho percepito il suo amore di padre buono e paziente. Rita, in tuttoquesto, rappresentava un ricordo lontano e stranamente vivido. In uno dei momenti confusi, quasibui, sono stata coinvolta nelle attività della parrocchia. In questo contesto, è nata una particolareamicizia con un ragazzo che in realtà già conoscevo (la mia, è una città di provincia dove ci si co-nosce tutti) e con il quale è nata una storia di vita. Insieme, abbiamo completato gli studi, l’univer-sità, i corsi di specializzazione, e tirocini formativi… Gli anni sono trascorsi… Il lavoro, tuttavia, nonarrivava. Accantonando i sogni di gloria, Ubaldo, questo è il nome di mio marito, ha lavorato comeoperaio in uno zuccherificio, ha accudito gli anziani, si è adattato a tante situazioni pur di lavorare.Da un momento particolarmente buio, nacque una decisione incoscientemente coraggiosa: da lìad un anno ci saremmo sposati e, pertanto, iniziammo i preparativi. Il tempo trascorreva senzanessuna novità e il panico aumentava, tanto che iniziava prendere piede l’idea di annullare tutto. Ilgiorno della promessa in comune fu per me sofferto, ma in quel giorno si realizzò quello che ioconsidero il grande dono di Rita. La notte precedente, Ubaldo sognò una suora dal volto bellissi-mo, sconosciuta. Nel sogno, chiese chi era e lei rispose “Come non mi riconosci? Sono Santa Ri-ta”. Al risveglio, Ubaldo si precipitò a raccontare il sogno a sua madre, che giustificò tutto con l’in-quietudine del momento, ma restarono comunque perplessipoiché Santa Rita era poco meno che sconosciuta perloro. Al ritorno a casa, dopo il rito al comune, Ubal-do si fermò a raccogliere la posta. Tra le variecose, c’era la rivista di S. Maria delle Graziepiegata in due e, nel mezzo, una lettera cheannunciava l’assunzione di Ubaldo in unaditta farmaceutica a partire dal 22 maggio.Il nostro matrimonio è cominciato così: conRita - io la chiamo così perché per me è lamia maestra di vita, la mia amica, unapresenza confortante. Quando è nato Lu-ciano, il mio primo bambino prematurocon un cesareo d’urgenza, tra tutte le incu-batrici disponibili è stato posto casualmentein quella con sopra attaccata l’immagine di Rita.In ogni posto nel quale ci rechiamo, troviamo sem-pre cose che la ricordano. Oggi, Ubaldo è nuova-mente senza un lavoro stabile, nonostante, durantequesti anni, ha preso una seconda laurea. Il futuroalcune volte mi fa paura, subito tuttavia mi incorag-gio. Dio mi ha dato una famiglia bellissima tregioie grandi e, nonostante tutte le difficoltà, ab-biamo la certezza che non ci abbandonerà. Così,ripeto, senza stancarmi: “per intercessione diSanta Rita, Gesù, pensaci Tu”.

(Maria di Altamura, Bari)

DALLEAPI ALLEROSE

La mia vita con Rita

Ho pensato tanto a cosascrivere per condividerecon voi lettori l’amore cheavete, che abbiamo, per lanostra cara santa e che sirespira ancor di più neigiorni della festa a lei dedi-cata. Poi, abbiamo ricevutoin redazione questa testi-monianza, semplice, vera,più di mille parole cheavrei potuto scrivere. (Suor M. Giacomina Stuani)

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Per te, i momenti della Festa

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SPECIALE FESTA DI SANTA RITA

più belli di Santa Rita

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Donna, moglie, madre,vedova, monaca estigmatizzata, Rita da Casciaè “una di noi”. Ecco perché,nonostante la pioggia,migliaia di persone sonogiunte anche quest’anno datutto il mondo sul viale delSantuario, per celebrarla.

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SPECIALE FESTA DI SANTA RITA

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Il 22 maggio, la processionedi devoti giunge davanti allaBasilica di Cascia, precedutadal Corteo storico. Le dueprocessioni rappresentano laforte devozione alla santadegli impossibili, ai tempi diRita come nell’oggi.

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Il 21 maggio, Cascia rivivela tradizione della sera incui furono in tanti, adaccorrere al Monasteroper accompagnare Rita nelsuo ritorno al Padre.Migliaia di fiammelleaccese hanno creato unospettacolo unico.

Le donne di Rita 2015:(da sinistra) Claudia Francardi,Franca Pergher, la giornalistadel Tg5 Simona Branchetti, che ha presentato le donnealla comunità il 20 maggio,Lucia Fiorucci e Madre AgneseGrasso, a rappresentanza delle Suore della S. Famiglia di Spoleto.

Le donne di Rita, ovvero ledonne insignite il 21 maggiodel RiconoscimentoInternazionale Santa Rita,sono state scelte peressersi distinte nei valoriritiani e universali delperdono, del dialogo e delservizio al prossimo.

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Un momento del SolennePontificale del 22 maggio,presieduto dal Card. Gualtiero Bassetti.

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L’esempio di Rita di vita vissuta nel dialogo e nel perdono è più che mai attuale e vicino alla gente.

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LA PREGHIERAMio Dio, con Sant’Agostino ti dico: fa’ cheio conosca me stesso. Saprò allora vivere inumiltà, senza risentimenti o esaltazioni. Tut-to il bene che è in me, e che ti degni di ope-rare attraverso di me, lo ritengo tuo dono eperciò ti dico “grazie”.Santa Rita, prega perché possa somigliartinello spirito di umiltà, per poter giungerecon te alla gloria dei figli di Dio.O’ Gesù, mite e umile di cuore, fa’ il miocuore simile al tuo.

A chiusura del Pontificale,ha avuto luogo latradizionale benedizionedelle rose.

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Tre atteggiamenti fon-damentali sono il mo-tore della vita. Innan-zitutto, dobbiamo ave-

re una fiducia assoluta nelloSpirito. Come un vulcano ar-dente nel fuoco, Rita ha sen-tito questa presenza di Dioche la trascinava. Il motoredella vita di ogni credentenon è altro che lo Spirito e,sotto il suo impulso, possia-mo rinnovarci.

Un secondo elemento,che non può mancare nellavita del cristiano, riguarda lapaura, o meglio: l’assenza diessa: Il vero credente non hapaura, perché il nostro soste-gno è sempre Dio. Ai tempi

della persecuzione dei primidiscepoli cristiani, la tentazio-ne di scappare e di lasciarequesta “via nuova” era gran-de. Ma le parole di Gesù, ieri,come oggi, sono la sicurezzache Egli sarà sempre con ilsuo popolo. Con i suoi disce-poli, con noi, allo stesso mo-do in cui rimangono uniti unavite e il tralcio. I tralci nonpossono dare frutti, senza l’u-nione con Gesù.

Santa Rita può aiutarci adare questi frutti, seguendo ilsuo esempio. La santa di Ca-scia si è sempre comportatacome il tralcio che è rimastounito alla vite: scegliendo lavita contemplativa, ha avuto

il privilegio di vivere sempreaccanto al suo Signore. An-che noi, possiamo rimanerecon Gesù, nella consapevo-lezza che, senza di Lui, è im-possibile portare frutto. Sen-za di Lui, non possiamo vive-re nemmeno le difficoltà e ildolore.

Il terzo atteggiamento, chepure ritroviamo nella grandetestimonianza di vita dellasanta, è l’amore. Questo, ilcomandamento: che vi amia-te gli uni con gli altri. Questo,dice Sant’Agostino: «E comepotremmo noi amare, se pri-ma non fossimo amati noistessi?».

Tutti e tre i comporta-menti sono guidati dalla fe-de. Per Rita, e per la nostraChiesa, lo Spirito è l’animadella vita consacrata che dàacqua alla terra dopo la sic-cità e guarda alla solitudineche manda la sua luce perilluminare la nostra strada…lo Spirito apre alla speranzadel Regno che rimane connoi fino al ritorno del Risorto.La vita consacrata emergecome un dono di Dio allaChiesa stessa, per mezzodello Spirito. Un dono pre-zioso e necessario, da tenereben presente per l’oggi e peril futuro del popolo.

I tre atteggiamenti che muovono la vitaMessaggio di Padre Alejandro Moral Antón, Priore Generale dell’Ordine diSant’Agostino, tratto dall’omelia pronunciata per la Solenne ConcelebrazioneEucaristica della Famiglia Agostiniana che si è svolta nella Basilica di Cascia, il 21 maggio scorso, nell’ambito della Festa di Santa Rita 2015.

SPECIALE FESTA DI SANTA RITA

Padre Alejandro Moral Antón.

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Gratuita, universale e temeraria

di Mons. Robert Francis Prevost, Amministratore Apostolico con carattere episcopale di Chiclayo (Perù).

Care amiche e amici di Santa Rita, ben ritrovati tra le pagine dell’inserto specialesulla vita consacrata. Su questo numero, vogliamo dare spazio al tema dellamissionarietà. E lo facciamo coinvolgendo due testimoni agostiniani a cui siamomolto legati: dal Perù, il neo-vescovo Mons. Robert Francis Prevost, a cui vanno

gli auguri di tutta la Famiglia Agostiniana di Cascia e del Comitato di Redazione, e MadreMaria Elena Occhialini, che racconta dell’opera portata avanti nelle Filippine. Comesempre, buona lettura.

Padre Vittorino Grossidirettore responsabile di “Dalle Api alle Rose”

Per amore, Dio invia il Figlio, che dà la sua vita pernoi, e ci chiama ad essere i suoi discepoli. Lamissionarietà nasce nella Chiesa come modo diesprimere la nostra risposta a Dio che ci ha ama-

ti per primo. E, affinché sia tale, deve essere gratuita,universale e temeraria. Missionari sono gli inviati, ma bi-sogna essere chiari: tutti noi siamo, in virtù del nostrobattesimo, inviati. Inviati ad annunciare la Buona Noti-zia, il Vangelo, a tutte le nazioni, con la gioia e l’entusia-smo che nascono dall’incontro personale con Gesù Cristo.

Il Capitolo 10 del Vangelo di San Matteo presenta le in-dicazioni di Gesù per realizzare la missione. Gratuitamenteavete ricevuto, gratuitamente date (Mt 10,8). La gratuitàdell’amore di Dio, della sua grazia regalata, è un principiofondamentale. Con il dono dello Spirito, la missione diventauniversale: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello SpiritoSanto (Mt 28,19). E la Chiesa è presente oggi nei luoghi piùlontani, grazie alla generosità di missionari religiosi consa-crati e anche dei laici. E Gesù incoraggia i suoi discepoli aparlare senza paura, perché è necessario annunciare il Re-gno dei Cieli con temerarietà, con coraggio, con perseve-ranza. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo,

ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttostocolui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nellaGeenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo?Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Pa-dre vostro lo voglia. (Mt 10,28-29).

Oggi, i cristiani in molti paesi vivono sotto persecu-zione. E il martirio è una realtà anche nei nostri giorni.Ma, pure in queste circostanze, il Signore ci chiama adessere coraggiosi nel dare testimonianza della nostra fe-de. Ricordo gli anni ’90, quando in Perù molti missionarihanno dovuto vivere sotto l’oppressione del terrorismo,essendo segni di speranza per tutto il popolo. Fra le tantevittime dei terroristi del gruppo “Sendero Luminoso”, cisono anche tre sacerdoti: i francescani polacchi MicheleTomaszek e Sbigneo Strzalkowski, e il diocesano italianoAlessandro Dordi, uccisi nel 1991. Sono morti in difesadella fede, dando la vita per gli altri. Saranno beatificatinel dicembre prossimo, a Chimbote (la diocesi dove lavo-ravano). Ancora oggi, Cristo chiama per mezzo dellaChiesa uomini e donne disposti a rispondere con genero-sità alla vocazione ad essere missionari. Gratuitamente,Dio ci ha dato. Gratuitamente, rispondiamo con gioia!Proclamate che il Regno di Dio è vicino! (Mt 10,7).

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Suor Maria Elena Occhialini,56enne marchigiana, hatrascorso 32 anni della suavita in un monastero. Nel

1997, arriva nelle Filippine comemissionaria e, a distanza di un an-no, assiste alla benedizione del Mo-nastero “Madre del Buon Consi-glio”, nella municipalità di Bula-

can, a nord della capitale Manila,dove centinaia di bambini, anziani,donne e uomini vivono in estremapovertà. Oggi, Suor Maria Elena èalla guida della piccola Comunitàagostiniana del monastero di vitacontemplativa che ha visto nasceree, insieme ad altre sei consorelle euna novizia, porta avanti l’opera di

sostegno per le tante famiglie chesono in disagio.

Madre, chi e quante sono le fa-miglie povere di cui vi prendetecura ogni giorno? La nostra, è unaComunità di vita contemplativa, de-dicata alla ricerca di Dio attraversola preghiera e lo studio, desiderosa,

Le monache della Comunità di Bulacan realizzano opere artigianali per sostenere la missione.

«Conoscere le sofferenzedei nostri fratelli

dà significato alla vita»Suor M. Elena Occhialini, Superiora delegata del Monastero “Madre del Buon Consi-

glio” di Bulacan (Filippine), risponde alle domande di Monica Guarriello

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come il Nostro Santo Padre Agosti-no, di condividere i frutti di questaricerca con i nostri fratelli e sorelle.La nostra preghiera di lode, adora-zione, richiesta di perdono e di in-tercessione vuole portare tutti gliuomini e le donne di fronte all’altaredi Dio con tutti i loro bisogni. Chia-ramente, come Gesù è venuto a sal-vare tutti gli uomini, ma ha svoltoun ministero particolare verso coloroche ha incontrato, così noi, pur ele-vando una preghiera universale, nonpossiamo trascurare quanti ci vivo-no accanto, sia attraverso la nostrapreghiera, che attraverso l’aiutoconcreto. Il Monastero sorge in unazona rurale, ma alquanto popolata.Un centinaio, sono le persone chefrequentano abitualmente la nostraChiesa e coprono tutte le età: bam-bini, adolescenti, giovani, adulti ed

anziani. Ma il numero delle famigliecresce a vista d’occhio perché ra-gazzi e ragazze si mettono insiemequando ancora sono molto giovani.

Dal pane per lo spirito al paneper il corpo, quali sono i bisognipiù urgenti che vi trovate ad af-frontare? Cosa chiedono le perso-ne che si rivolgono a voi? Il primobisogno, almeno per quanto riguar-da l’immediata soddisfazione, èsempre quello materiale: c’è la ra-gazza madre a cui dobbiamo procu-rare il cibo quotidiano; ci sono ibambini che non possono pagare ilmezzo di trasporto per andare ascuola e che cerchiamo di aiutaretramite le offerte che riceviamodall’estero; c’è chi chiede aiuto perpagare la retta a scuola, e interve-niamo con le offerte per i poveri chericeviamo; altri si rivolgono a noi

quando si ammalano e non hanno ildenaro per pagare le medicine o ilricovero in ospedale. Quando rice-viamo pacchi con abiti o altri benidi consumo li condividiamo con inostri vicini più bisognosi. Ma il bi-sogno più profondo è quello di for-mazione umana e cristiana. Siamomonache di clausura, quindi cer-chiamo di rispondere in una manie-ra congeniale alla nostra vocazione.Il primo modo è l’amicizia con lepersone, che ci permette di ascolta-re i loro problemi e dare consigli. Daquesti rapporti, è nato il desiderio difare qualcosa per i bambini e li ab-biamo invitati a recitare il rosariocon noi durante il mese di maggio,poi una di noi ha fatto loro un po’ dicatechismo. Nei giorni conclusivi,con l’aiuto di due suore agostinianedi vita apostolica, abbiamo organiz-

Suor M. Elena Occhialini, in prima fila accanto a un frate agostiniano spagnolo, in-sieme ad alcune monache della Comunità.

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zato un “campo” per educarli anchealla convivenza fra di loro nel nomedi Gesù. Rimane un sogno, a questoproposito, quello di poter costruireper loro un ambiente semplice, fuoridella clausura, dove si possano in-contrare per socializzare. Il Mona-stero è l’unica “proposta culturale”nel nostro vicinato. Forse, prima opoi, la generosità di qualcuno o ditanti, ci permetterà di realizzarequesto sogno.

Venendo a contatto con i bambi-ni, ci siamo accorte che la fonte deiloro problemi sono i genitori che ne-cessitano anch’essi di essere for-mati. Per loro, ogni anno durantel’Avvento e la Quaresima organizzia-mo una giornata di ritiro con l’aiutodi sacerdoti amici. L’anno scorso,grazie alla collaborazione di unacoppia specializzata in questo cam-po, si è tenuto nella nostra Casa diPreghiera un seminario per i genito-ri, per aiutarli a comprendere come iloro problemi personali possono in-cidere nell’educazione dei figli. Dal2008, in occasione dei dieci anni divita del nostro Monastero, abbiamocominciato per alcune signore inte-ressate la “Pia Unione Madre delBuon Consiglio”, un gruppo di per-sone che si impegna a pregare le

une per le altre e che partecipanomensilmente nel nostro Monasteroad incontri di formazione. Questi inqualche maniera sono gli aiuti“straordinari” e più emergenziali,ma sono convinta che la nostra“forza” sia la testimonianza dellanostra vita, la possibilità che offria-mo a tutti di partecipare alla nostrapreghiera, la S. Messa domenicaleche condividiamo con i nostri vicini.Tutto il resto è un modo per dire chesolo Gesù è la risposta ed il signifi-cato della vita, che con Lui diventadiversa, anche se la povertà noncambia.

Alla luce dell’anno della vitaconsacrata, indetto dal Santo Pa-dre Francesco, come vivete la vo-stra vocazione di missionarie ago-stiniane di vita contemplativa? Co-me conciliate la clausura con lamissionarietà? Santa Teresa delBambino Gesù è stata proclamataPatrona delle Missioni; del SantoPadre Agostino, il biografo Possidiodice che “quanto il Signore gli sug-geriva nella preghiera, lo condivide-va con i presenti e con gli assentitramite scritti”. Essere contemplati-ve significa essere innamorate diGesù e non possiamo non sentire laSua passione, perché tutti Lo possa-

no conoscere e credere in Lui. PapaFrancesco ci richiama continuamen-te a non cercare una “vita comoda”,ma ad andare fuori da noi stesseverso Gesù e verso i fratelli. Credoche la nostra vita possa andaresoggetta a due tentazioni: quella diessere schematicamente rigide enascondere dietro la legge dellaclausura la ricerca del nostro como-do, considerarla una scappatoia pernon coinvolgersi con i problemi; oquella di sentirsi inferiori, perchénon possiamo uscire, perché nonpossiamo vedere il risultato del no-stro apostolato, perché non possia-mo fare tante cose come gli altri perrisolvere i problemi che ci circonda-no. Invece, essere coscienti dei pro-blemi e delle sofferenze dei nostrifratelli ci aiuta a vivere e a dare si-gnificato agli avvenimenti quotidia-ni: non c’è sofferenza o sacrificioche vada sprecato perché, per la co-munione del Corpo Mistico di Cristo,possiamo dire con San Paolo: “Com-pio nella mia carne ciò che mancaai patimenti di Cristo per il suo Cor-po che è la Chiesa”. Un esempio ba-nale: siamo state per più di un mesesenza energia elettrica. Si è trattatodella conseguenza dell’abuso di unnostro vicino ricco verso un quartie-re povero. L’essere state coinvolte inquesta “ingiustizia” ci ha aiutato acomprendere cosa significhi condi-videre la situazione dei più poveri eci ha insegnato ad offrirla per loro,che sicuramente non pensano aquesta dimensione in questo mo-mento. Essere missionarie significaannunciare che Cristo è il “centrodel cosmo e della storia” ed è pre-sente qui ed ora. Tutta la nostra vi-ta, totalmente dedicata a Lui, vuoleproclamare questo fatto e testimo-niare la letizia che esso procura:credo che in ciò consista il più gran-de gesto missionario.

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Tra gli abitanti poveri delle Filippine, molte sono le famiglie che si rivolgono alle missionarieper sostenere i loro bambini.

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SPECIALE FESTA DI SANTA RITA

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Insieme ai devoti ditutto il mondo, lemonache del MonasteroSanta Rita hannocelebrato la santa dellaquale custodiscono ilcarisma.

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«In Libano, SantaRita è venerataanche più dellaMadonna». Que-

ste, le parole pronunciate dalCardinale Béchara BoutrosRaï, Patriarca di Antiochia deiMaroniti, che il 13 marzo haricevuto la visita della delega-zione guidata da Padre MarioDe Santis, Rettore della Basi-lica e dal sindaco Gino Emili,

giunta in Libano per suggella-re con l ’accensione del laFiaccola della Pace il gemel-laggio in nome di Rita. Unafrase evocativa che riassumel’importanza e la profonditàdel culto della Santa degli Im-possibili, che anche nella ter-ra dei cedri veste i panni del-la madre del popolo, onnipre-sente nella vita della comu-

nità. Non c’è famiglia in cuiuna donna non porti il nomedi Rita e non vi è angolo distrada, dove non si possaammirare una statua o un al-tarino a lei dedicato. Piccoli esolitari luoghi, simboli delladiffusione del culto ritiano, incui i fedeli si fermano perpregare, in intimità, stretti allafede tra cielo e terra. Esistonopoi Santuari eretti nel nome

di Rita, quasi in ogni paese,dove il 22 maggio si ritrovanofedeli e autorità, per festeg-giare anche una settimana.Luoghi di culto importanti perla comunità, come la chiesadell’Ecole Sainte Rita nellacittà di Dbayeh, nata per se-guire il suo esempio di madree diffondere i suoi preziosi in-segnamenti. Proprio all’inter-

no della chiesa, ancora in co-struzione ma edificata salda-mente nei cuori dei moltissi-mi fedeli presenti, si è cele-brata l’accensione della Fiac-cola che è poi tornata a Ca-scia, in occasione dei festeg-giamenti solenni. Il DirettorePadre Chawi Raffoul, guidadella folta delegazione libane-se, ha descritto il culto ritianoin Libano come molto anticoe spontaneo, legato profonda-mente alla preghiera, attodella quotidianità di ognuno.La scuola, nata oltre cin-quant’anni fa, per volere deiPadri Generali dell’OrdineMaronita-Mariamita, è il ful-cro della città e punto di rife-rimento per la popolazione.«Viviamo Santa Rita ogni gior-no» dice Padre Raffoul «e in-segniamo ai nostri numerosistudenti la sua vita, come unmodello, nelle difficoltà e nelperdono». Famiglie, malati ebisognosi, principalmentedonne di tutte le età che siidentificano nella straordina-ria figura di figlia, moglie emadre che è Santa Rita. Moltii fedeli che hanno potuto te-st imoniare con la propriaesperienza l’amore di Rita, lacui mano miracolosa anchein Libano ha portato guarigio-ni da gravi malattie, seminan-do i semi rigogliosi di quellacittà dell’amore e della paceche ella ha sempre desidera-to per l’umanità intera.

Santa Rita, madre del popolo libanese

di Alessia Nicoletti

La delegazione libanese riunita la sera del 21 maggio sul sagrato della Basilica, insie-me al rettore Padre Mario De Santis e al sindaco di Cascia, Gino Emili. Il momento, èquello solenne dell’accensione del tripode votivo. La Fiaccola della Pace, giunta daDbayeh a Cascia, è stata accesa a testimonianza dell’unione dei due popoli nel nomedi Rita.

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SPECIALE FESTA DI SANTA RITA

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A te, Signore, umilmente raccomandiamoquesti nostri defunti, perché come nella lorovita mortale sono stati sempre amati da Ted’immenso amore, così ora, liberati da ognimale, entrino, per Tua grazia nel riposo eter-no. Portali nel tuo Paradiso, dove non vi èpiù lutto, né dolore, né lacrime, ma pace egioia con il Tuo Figlio e con lo Spirito Santo,nei secoli dei secoli. Amen.

Adelina Sbalzo (Monte Giberto FM - Italia)Annita Della Rosa (Montefiascone VT - Ita-lia)Carmela Scrimali (Canicattì AG - Italia)Clara Ciaralli (Roma - Italia)Emilio Di Nello (Sterling Heights MI - USA)Graziano Senes (Cagliari - Italia)Iole Zanchettin (Pordenone - Italia)Liliana Cacciotti (Roma - Italia)Luigia Bongiovanni (Rivarolo del Re CR -Italia)

Luigia Cenedese Furlan (Salgareda TV - Italia)Luisa Esposito ved. Di Mauro (Roma - Italia)Maria Cielo (Somma Lombardo VA - Italia)Valeria Romanini (Rivarolo del Re CR - Italia)Vittoria Viel (Paderno BL - Italia)Giovanna Tomarchio (Chipping Norton - Australia)Marcella Zonca (Vedano Olona VA - Italia)Maria Dembech (Ortanova FG - Italia)Oreste Mattei (Logna di Cascia PG - Italia) Pietro Stella (Troia FG - Italia)Rita La Marra (Foggia - Italia)

VIVO

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IN C

RIS

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DAL LIBANO, UN DONO PER CASCIAÈ Dbayeh, in Libano, la città protag-onista del Gemellaggio di fede e dipace 2015. E, per amore ritiano, laterra dei cedri donerà al Comune diCascia un’imponente statua di SantaRita, realizzata dall’artista Nayef Al-wan ad Ayto. Prima di essere posta all’entrata diCascia, il prossimo 18 ottobre, allapresenza del patriarca maronita diAntiochia, il card. Béchara BoutrosRaï, l’effigie sarà a Roma in PiazzaSan Pietro, il prossimo 30 settem-bre, per ricevere la benedizione diPapa Francesco.

Vi aspettiamo al pellegrinaggiodel 30 settembre a Roma!

Per partecipare, basta contattarel’Ufficio Informazioni del Santuario di Santa RitaTel. +39 [email protected]

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Un momento delSolenne Pontificale,presieduto dalCardinale GualtieroBassetti.

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SPECIALE FESTA DI SANTA RITA

Il Card. Gualtiero Bassetti,raccolto in preghiera davanti all’urna checustodisce il corpo di Santa Rita, nell’omonima Basilica.

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Il 21 maggio è statocelebrato il Transito diSanta Rita, cerimonia chericorda il passaggio dallamorte in terra alla vita incielo della santa, quandola sua sofferenza sitrasforma in pace e il suonome entra nella storia.

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SPECIALE FESTA DI SANTA RITA

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«La Santa di Ca-scia ci aiuti acomprendere,a non banaliz-

zare, a non far avvizzire e, so-prattutto, a vivere appieno lavocazione alla quale siamostati chiamati». Queste, le pa-role del Cardinal GualtieroBassetti, Arcivescovo metro-polita di Perugia-Città dellaPieve e presidente della Con-ferenza Episcopale Umbra,nell’Omelia espressa duranteil Solenne Pontificale officiatosul sagrato della Basilica diCascia, il 22 maggio 2015, inoccasione delle celebrazioniritiane.

Sia essa famiglia, sia vitaconsacrata, la vocazione diognuno di noi, ha detto il por-porato, deve e può esserevissuta nella consapevolezzache «il Signore ci guida e cisorregge sempre con il suoamore e la sua misericordia,come ha fatto con Rita, che -come ebbe a dire San Gio-vanni Paolo II - è ad un tem-po la “donna forte” e la “ver-gine saggia”, delle quali ciparla la Sacra Scrittura». Ed èsembrata una benedizionedall’alto, la pioggia che ascrosci è caduta sul sagratodella Basilica di Cascia pro-prio al termine della celebra-zione, alle ore 12.32. «La vi-cenda umana di Rita» ha ri-cordato Bassetti «ci mostrauna donna forte e coraggiosa:non - come il mondo pense-rebbe - negli intrighi e nellefaide sanguinose in cui an-che la sua famiglia si trovòcoinvolta; ma in una lotta cherichiede una dose ben mag-giore di forza e di coraggio:“non rendere a nessuno maleper male, non farsi giustizia

da soli, ma vivere in pace contutti, amando persino i nemi-ci”, perché sarà il SignoreGesù a fare giustizia. In tempiin cui le donne vivevano incondizioni durissime, eranoscarsamente considerate egeneralmente non avevanoruoli sociali importanti, la fi-gura di Rita si staglia comeuna donna forte, che riescead imporre la pace tramite ilperdono e l’amore, con co-stanza e perseveranza tuttafemminile. Seppe perdonareperché tante volte aveva me-ditato la passione di Cristo edil perdono da Lui dato ai cro-cifissori; cercò di convincere i

figli a fare lo stesso, ma nonriuscendoci offrì a Dio le lorovite purché non si macchias-sero di sangue. Il Signoreesaudì questo sacrificio estre-mo del cuore di una madreed essi morirono senza avervendicato in modo cruento illoro padre». Insomma, l’e-sempio di Rita da Cascia puòguidarci anche «nel nostrotempo così travagliato, per of-frirci lo spunto per meditare,anche in vista del Sinodo,sulla realtà di tante nostre fa-miglie, attraversate e, talvolta,sconvolte da faide e violenzeferoci, forse peggiori di quelledel tempo di Rita».

Card. Bassetti: Rita ci aiuti a vivere la nostra vocazioneMessaggio del Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovodi Perugia e Città della Pieve, tratto dall’omeliapronunciata per il Solenne Pontificale che ha avuto luogosul sagrato della Basilica di Cascia, il 22 maggio 2015,giorno della Solennità di Santa Rita.

Il Card. Gualtiero Bassetti (al centro).

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DALLEAPI ALLEROSE SPECIALE FESTA DI SANTA RITA

Il 22 maggio, anche legiovani Apettedell’Alveare di Santa Ritasi sono adoperate per lagrande patrona dei casiimpossibili.

Le Apette festeggianola loro santa

Dalle prime luci dell’alba,le Apette hanno lavoratoall’allestimento del Sagratodella Basilica, partecipato alcorteo storico, scattato foto,letto durante il Pontificale,preso parte all’offertorio eprestato servizio durante lacelebrazione.

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FONDAZIONE SANTA RITA

Accanto al tavolo delle bibite, una gio-vane donna, partita da Roma la mat-tina precedente, sta raccontando aun’educatrice dell’Alveare di Santa

Rita di come è venuta a conoscenza di que-sto progetto. La mamma, tanti anni prima,per devozione alla santa, aveva cominciato asostenere l’opera di carità delle monache diCascia e si era affezionata a quelle bambine,tanto da considerarle figlie sue. E la giovanedonna, sta dicendo, è cresciuta con la sen-sazione di avere delle sorelle che assoluta-mente doveva conoscere. Un uomo, partitoda Milano, sta assistendo allo spettacolo pre-parato dalle Apette e dai Millefiori. Ha gli oc-chi che s’accendono quando mi guarda e di-ce “Questo posto è un anticipo di paradiso”.Una bambina, subito dopo il momento delbuffet, sta distribuendo tanti coloratissimibraccialetti, preparati prima del viaggio a Ca-scia con cura e attenzione. Voleva fare un re-galo alle Apette e ai Millefiori. Un regalo chele venisse dal cuore, che parlasse di lei. Unadonna, ha più di ottant’anni, ha preso l’auto-

Porte Aperteall’Alveare,per stare in famiglia di Monica Guarriello, Fondazione Santa Rita da Cascia onlus

DALLEAPI ALLEROSEL E O P E R E D I C A R I T À N E L N O M E D I S A N T A R I T A

Alcuni sostenitori dell'Alveare davanti allo stand-laboratorio di ma-nualità, allestito per l'evento del 6 giugno.

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bus da sola, per tre ore di viaggio. Da sem-pre sostiene la casa dell’Alveare e oggi desi-derava essere qui, in famiglia. Un’altra cop-pia, ne ha fatte sette, di ore di macchina, leiaccusa la fatica e le prossime sette ore chel’attendono per tornare al paese. Ma esserequi era troppo importante. È domenica, 7giugno 2015. Dal giorno prima, siamo tuttiqui - donatori, monache, volontari, operatoridel Monastero Santa Rita, dell’Alveare e dellaFondazione Santa Rita da Cascia onlus - perla due giorni di “Porte aperte all’Alveare”, l’e-vento solidale che apre a tutti gli amici leporte della casa d’accoglienza per bambine eragazze provenienti da situazioni familiari dif-ficili, le Apette, e per i Millefiori, ovvero bam-bine e bambini che partecipano al progettodiurno del doposcuola pensato per i genitoridel territorio che lavorano e che, per questo,

affidano i loro figli alle monache. Cariche deiloro bagagli di entusiasmo, amore e fiducia,trecentocinquanta persone, tra giovani, an-ziani, bambini, intere famiglie, o gruppi diamici, sono giunte a Cascia da tutta Italia perconoscerci e per conoscere più da vicino ilprogetto dell’Alveare, porre le loro domandee capire come vengono impiegati i soldi chedonano, spesso facendo tanti sacrifici. E perricambiare il loro affetto, Apette e Millefiori sisono esibiti in uno spettacolo teatrale e in unsaggio di danza, intervallato da alcune testi-monianze, come quella dell’ex Apetta Rober-ta Carmignani, che ha raccontato il valore

DALLEAPI ALLEROSE

Sono giunti a Cascia da tutta Italia, in 350, i sostenitori della casadell'Alveare.

Le monache di Santa Rita hanno partecipato con gioia al saggio didanza delle Apette.

Per ricambiare l'affetto dei tanti sostenitori, Apette e Millefiori sisono esibite nel saggio di danza e in uno spettacolo teatrale.

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FONDAZIONE SANTA RITA

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aggiunto dell’Alveare nella sua vita di giovane quattordicenne, pri-ma, e di donna e madre di tre figli, oggi, che ha potuto ultimare ilsuo percorso di studi e accrescere il suo senso della famiglia pro-prio grazie ai cinque anni trascorsi nella casa dell’Alveare.

Grande, è stata anche la generosità offerta dai volontari localiche hanno donato tempo e servizi nell’organizzazione dell’evento ele loro professionalità durante tutto l’anno scolastico. In particolare,hanno contribuito con l’offerta del buffet: l’Hotel delle Rose, cheha messo a disposizione anche il personale, l’Hotel Monte Meravi-glia, l’Hotel Cursula, il Gran Hotel Elite e il Ristorante “La Brace”;l’Associazione “La Libellula” e l’insegnante Asta Andrijevskyte, peril saggio di danza, il service per l’impianto audio “Opera 26” diSpoleto, il sindaco Gino Emili e il Comune di Cascia, per la gentileconcessione del palco e, ancora, l’ingegnere Tito Castellucci, l’elet-tricista Francesco Di Crescenzio, il fotografo Giovanni Galardini, ilvideomaker Leonardo Angelini e, infine, i volontari dei laboratori:Maria Rita Righetti, Luisa Di Curzio, Ivana Demofonti, MarcellaDeangelis, Giocondo Pecorari e le due giovanissime volontarie Fla-via e Ginevra che, durante lo spettacolo, si sono impegnate nell’a-nimazione e nel trucco dei più piccoli.

Festeggiando la quarta edizione, “Porte aperte all’Alveare” siconferma l’appuntamento ideale, non semplicemente per raccon-tare l’Alveare all’esterno, ma soprattutto per “farlo vivere, facendofamiglia”, per stare insieme, tutti sullo stesso piano, attraversoun’esperienza unica nell’anno, grazie alla quale è possibile toccarecon mano il valore della solidarietà e dell’accoglienza.

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1. Celeste Porcu (BariSardo OG - Italia)

2. Cesare e DeniseParutto (Fanna PN -Italia)

3. Jessica e LucaTassone (Revesby -Australia)

4. Joseph Ferrigno(Brooklyn NY - USA)

5. Manuel Sperti(Parabita LE - Italia)

6. Olivia e GiorgioBogdany (Melbourne -Australia)

PREMIO DELLA BONTÀIl 6 giugno scorso, durante “Porte aperte all’Alveare”, la diret-trice della struttura, Violanda Lleshaj, ha consegnato all’Apet-ta Narcisa il Premio della Bontà 2015 (nella foto). In ricordodi Suor M. Tarcisia Chiatti, agostiniana figlia di Santa Rita, sa-lita al cielo il 4 settembre 2006, i fratelli Mario, Flora e Ivonnehanno istituito infatti un premio annuale da assegnare a un’A-petta o un Millefiori che si sia distinto proprio per la sensibilitàe l’impegno verso gli altri. Un altro emozionante momento, èstato quello della consegna degli attestati “di Apetta” e “di

Millefiori”, per i giovaniche hanno terminato ilpercorso di crescita nel-l’Alveare: le Apette Mirela,Albina, Valentina e Stefa-nia e i Millefiori Cristian,Adelina, Massimo e Chia-ra. Saremo sempre ac-canto a voi, col pensiero ela preghiera. Auguri! (Le Monache Agostinianedi Santa Rita)

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