P ubl i c azo e rt d Gianfranco Zanna - Legambiente Sicilia · 2012-11-12 · ore 11,Soprintendenza...

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Caltanissetta CastelterminiFavaraSommatino - RiesiLercara FriddiEnnaMessinaPalermoHimeraBurgioGibellina - BelìceCastelvetranoMilazzoSciaccaCapaciLipari

LascariAliaTaorminaCarini - CinisiVittoriaTroinaModicaNotoCaltagironeSiracusaCefalùMonrealeMazara del ValloCastronovoNicolosi - Etna

SALVALARTESicilia21ottobre9novembre2010

Regione SicilianaAssessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana

Regione Siciliana Assessorato al Turismo Comunicazioni e Trasporti

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Si ringrazianoAlessandro Accardo Palumbo,Bernardo Agrò, Gaetano Armao,Giuseppe Barbera, VincenzoBelfiore, Michele Benfari, TinaBianca, Gaspare Bianco, Gigi Billè,Michele Brescia, SalvatoreBurrafato, Salvo Butera, FulviaCaffo, Mauro Caliò, TeresaCampagna, Gesualdo Campo,Enrico Caruso, Vincenzo Caruso,Claudia Casa, Mario Cassetti,Paola Castiglia, TommasoCastronovo, Giorgio Cavallo, LuigiCelebre, Ivo Cigna, ConcettaCiurcina, Matteo Cocchiara, EnzoColavecchio, Salvatore Culotta,Enrico Curcuruto, GraziellaD’Acquisto, Roberto DeBenedictis, Paolo Di Franca,Gianluigi Di Franza, SalvatoreDi Vincenzo, Giuseppe Dragotta,Giuseppe Federico,Vito Ferrantelli,Enzo Fiammetta, Davide Ficarra,Fondazione Orestiadi, MimmoFontana, Ettore Foti, Pippo Furnari,Mariolina Giglio, Giuseppe Gini,Graziella Giorgianni, AlessandroGiugno, Caterina Greco, ElisabettaGrimaudo, Daniele Gucciardo,Mauro Gulì, Gaetano Gullo,Roberta Gullo, Lorenzo Guzzardi,Maria Antonietta Ilardo,Salvatore Ilardo, Marco Interlandi,Claudio Italiano, Lorena Jannelli,Rosa Li Volsi, Pietro Lo Cascio,Angelo Lomaglio, Fausto Longo,Guido Mapelli, Marco Marangio,Massimiliano Martorana,Mariantonia Manzella, Pietro Meli,Maria Mercurio, SalvatoreMoncada, Marco Monforte,Carmelo Montagna, GiovìMonteleone, Adele Mormino,

Mario Napoli, Bernardo Occhipinti,Rosa Oliva, Ordine Regionale deiGeologi di Sicilia, Biagio Pace,Rosalba Panvini, Maria PiaPensabene, Gaetano Perricone,Clara Puppo, Salvatore Presti,Nino Principato, Maria IlariaRandazzo, Francesco MariaRaimondo, Alessandro Rais,Maria Reginella, Mimmo Rizzuto,Pippo Ruggeri, Sebastiano Russo,Giuseppe Salluzzo, Franca Scapin,Giuseppe Scarito, Natale Schiera,Silvana Schittino, MatteoScognamiglio, Castrenze Scrudato,Giuseppe Scuderi, VincenzoScuderi, Salvatore Scuto,Franco Sferlazzo, Luciano Signorello,Letteria Signorino, FrancescaSpatafora, Umberto Spigo,Daniele Spoto, Salvatore Termine,Paolo Tuttoilmondo, FrancescaValenti, Carmelo Vitello,Salvatore Vizzini, Giuseppe Voza,Joseph Zambito, Maria Zammito,per essersi adoperati e impegnaticon amicizia e volontariamente,offrendo i propri contributi, ideee suggerimenti, anche piccoli, per larealizzazione di questa pubblicazionee per l’intera organizzazione diSalvalarte Sicilia 2010.

Pubblicazione curata daGianfranco Zanna

Stampa Luxograph s.r.l. - Palermo

Prodotto realizzato impiegandocarta Fedrigoni certificata FSC Mixed Sources COC-000010

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Mi sono accorto che ormai da due anni, scriviamo un po’ le stesse cose,lanciamo gli stessi allarmi, ripetiamo le stesse denunce, quando cioccupiamo, e lo facciamo ormai con costanza e metodo almeno dal 2002(o forse dal 1996), dei nostri Beni culturali.Per anni abbiamo visto il mezzo bicchiere riempirsi e abbiamo sperato,o forse ci siamo illusi, che eravamo ad una svolta, che il nostro patrimonioculturale, la nostra migliore e bella eredità, era finalmente diventata centralenelle attenzioni, nelle scelte, nella programmazione della politica regionale.Ci eravamo, appunto, illusi!Quando il bicchiere si era riusciti a riempirlo a metà; quando pensavamoche era giunto il momento di cominciare a discutere di qualità dei restauri;di progetti di gestione che coinvolgessero, con regole chiare e certe, privatiseri e competenti; quando ci si doveva confrontare su nuove forme difruizione, allora, in quel momento, all’improvviso, si è fermato tutto.Colpa delle crisi economica mondiale? Non può essere la solagiustificazione. Non è giustificabile solo da questo il quadro allarmante, diprecarietà diffusa, d’incertezza, di disinteresse che si percepisce e si vive neie per i Beni culturali siciliani. Abbiamo, invece, la netta sensazione che siacambiato il vento.Abbiamo, in questi anni, anche svolto il ruolo di “grilli parlanti”, cercandodi guardare al di là del contingente, di andare oltre. Purtroppo, moltoraramente ci siamo sbagliati, nel bene e nel male.Delusi? Pessimisti? No, altrimenti non saremmo qui e Salvalarte Sicilianon presenterebbe questa sua nona, ricca e intensa, edizione. Una confermache c’è ancora molto da fare, la strada è lunga e bisogna, ancora più di ieri,rimboccarsi le maniche.Alcuni anni fa, un vecchio amico, che purtroppo non c’è più, scrisse chequalcuno di noi, nel suo piccolo, in questa notte scura, è come quei“lampadieri” che camminano avanti tenendo sulle spalle una pertica con unlume in cima, ma rivolta all’indietro. Loro vedono poco, ma permettonoai viaggiatori di camminare più sicuri.Qualcuno di noi ci prova ad essere un “lampadiere”, solo per sentirsi dallaparte buona della vita. È sempre più difficile e complicato, ma si continua lostesso a fare la cosa giusta.

Gianfranco Zannaresponsabile per i Beni culturalidi Legambiente Sicilia

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il programma

Giovedì 21 ottobrePALERMOore 10.30, Villino Florio, conferenzastampa di presentazione del programma

SALVALARTE ZOLFAREPER LA TUTELAE LA VALORIZZAZIONEDELLE ZOLFARE SICILIANEQuattro giornate d’iniziative perillustrare il disegno di leggeper l’istituzione del Parcogeominerario delle zolfare sicilianee per fare il punto sullo stato in cuisi trovano oggi i siti solfiferi:

Venerdì 22 ottobre1 CALTANISSETTAore 10.30, Palazzo della Provincia,conferenza stampa. Segue visita alla Miniera Trabonella;ore 17, Istituto Mottura, tavola rotondacon proiezione del film “A’ Pirrera”di Antonio Bellia e Davide Ficarra.

Sabato 23 ottobre2 CASTELTERMINI,MINIERA DI COZZO DISI

ore 10, visita del sito e illustrazionedel nuovo progetto di restauro.3 FAVARA,MINIERA CIAVOLOTTA

ore 17, incontro con proiezionedel film-documentario “Stirru/raccontidi zolfo” di Alberto Nicolino.

Domenica 24 ottobre4 SOMMATINO-RIESI, MINIERA TRABIA TALLARITA

ore 10, visita del Museo delle zolfaree del sito ancora da recuperare.5 LERCARA FRIDDIore 17, teatro Palagonia, convegnocon proiezione del documentario“Sulfarara” di Vittorio De Seta.

Lunedì 25 ottobre6 ENNAore 17, sala riunioni della Soprintendenza,dibattito con proiezione deldocumentario “Zolfara” di Ugo Saitta.

Lunedì 25 ottobre7 MESSINAore 17, Salone degli specchidel Palazzo della Provincia, conferenza“L’esperienza di Salvalarte a Messina:per il recupero della memoria”.

Martedì 26 ottobre8 PALERMOore 11, Soprintendenza del Mare,presentazione del “Decalogo Salvalarte,codice di comportamento responsabileper la valorizzazione, tutela e fruizionedei luoghi e dei siti culturali”.

Mercoledì 27 ottobre9 HIMERAore 10, Antiquarium, incontrosulla realizzazione e la gestione deiparchi archeologici.10 BURGIOore 17, visita guidata del Museo dellaceramica.

Giovedì 28 ottobre11 GIBELLINAore 10, Fondazione Orestiadi, riunionedella neonata Rete Museale Belicina.12 CASTELVETRANOore 15.30, Chiesa di San Domenico,visita guidata del cantiere di restauro.

Venerdì 29 ottobre13 MILAZZOore 10, Castello, iniziativa, con visitaguidata, al cimitero degli inglesiper farlo uscire dell’oblio.14 SCIACCAore 10.30, Municipio, incontro pubblicoper il recupero del Complessodi San Domenico.15 CAPACIore 17, Palazzo Conti Pilo, illustrazionedel progetto “Le Grotte di Capaci tramemoria e genio”, un percorso per lavalorizzazione e la fruizione dei Beniculturali.

Sabato 30 ottobre16 PALERMOdalle ore 10, Villa Napoli, sit-inper salvarla dal degradoe dall’abbandono.

Domenica 31 ottobre17 LIPARIore 10, Museo archeologico BernabòBrea, dibattito “I vecchi e i nuovivandali delle Eolie”.18 LASCARIore 16, locali ex mattatoio, convegno“Lascari e le sue torri, una storiaritrovata”.

Lunedì 1 novembre19 ALIAdalle ore 10, visita guidata del Museodella civiltà e della cultura contadina,del Museo della fotografia e del sitoarcheologico delle Grotte della Gurfa.

Mercoledì 3 novembre20 TAORMINAore 10.30, Castello di Monte Tauro,iniziativa, con visita guidata,per accelerare il suo completo recuperoe la sua fruizione.21 CARINI-CINISIore 17, Hotel Azzolini, incontroper la riscoperta e la valorizzazionedelle torri costiere.

Giovedì 4 novembre22 VITTORIAore 10, sopralluogo al giardino storicodi Villa Salina per sollecitarnela sua salvaguardia e tutela.23 TROINAore 16, Torre Capitania, iniziativaper “Il Museo che non c’è”.24 MODICAore 16, Chiesa rupestre di SantaVenera, appuntamento per chiedere ilsuo restauro.

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SALVALARTESicilia

Venerdì 5 novembre25 NOTOParco archeologico Eloro:dalle ore 9, pulizia straordinaria con ivolontari di Legambiente e club 4x4Val di Noto;dalle ore 11, visite guidate finoal tramonto, con primo spettacoloteatrale nel rinato antico teatroellenistico.26 CALTAGIRONEscuola elementare Acquanuova,manifestazione “L’acqua che canta”:ore10, partenza della visita guidata allefontane dell’Acquanuova, con lesculture del Gagini;ore 17.30, conferenza-dibattito“Le fontane dell’Acquanuova: idee eproposte di recupero”.Presentazione della mostra didattica.

Sabato 6 novembre27 PALERMOore 11, Spasimo, iniziativa “La spasmodi-ca attesa dell’altare dello Spasimo”.28 SIRACUSAore 11, conferenza stampa “Siracusarischia di essere cancellata dalla WorldHeritage List dell’Unesco?”.

29 CEFALU’Castello Ortolani di Bordonaro:dalle ore 10.30 visite guidate; ore 17.30, conferenza sulla suavalorizzazione e sul futuro utilizzo.Durante la giornata interventidi pulizia con i volontari e rinfresco.In collaborazione con il Consorziodegli albergatori di Cefalù.30 MONREALEore 17, Chiesa di San Sebastiano eAgata al Monte, “Schiudiamo le portedel Monte”, interventi sullo statodell’arte della Chiesa e necessarisviluppi futuri.

Domenica 7 novembre30 MONREALEdalle ore 10, con partenza dalla Chiesadi San Sebastiano e Agata al Monte,visita di alcune Chiese del circuito“All’ombra del Duomo...”.31 MAZARA DEL VALLOore 10.30, Chiesa di San NicolòRegale, iniziativa per la tutelae il recupero dei mosaici romani.

32 CASTRONOVOore 16.30, Casale di San Pietro,convegno per sollecitarne il definitivorestauro.

Lunedì 8 novembre33 NICOLOSIore 10, Monastero di San NicoloLa Rena (Sede del Parco), incontro promotore “Per l’EtnaPatrimonio dell’Umanità”.34 PALERMOore 17, Orto Botanico, convegno“I Monumenti della Natura, un patrimonio culturale e naturalisticoda tutelare e valorizzare”.

Martedì 9 novembre35 PALERMOore 11, iniziativa sulla scomparsadel quadro di Carlo Levi dedicatonel 1956 a Francesca Serio, madre delsindacalista Salvatore Carnevale uccisodalla mafia.

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la MinieraTrabonella

La storica Miniera diTrabonella coltivava la parteterminale del filone solfiferonisseno, a forma di grande“Omega”, descritto dagliinsigni geologi dell’Ottocentoe che viene tagliata dal fiumeImera proprio tra Trabonella,alle pendici del Sambucina ela Giumentaro, sull’altrasponda a mezza costa delpromontorio di Capodarso.Lo strato mineralizzatolavorato nella MinieraTrabonella si estende sulsoprasuolo lungo una dorsaleche va da un’altimetria diquasi 340 m. ad una di quasi460 m. s.l.m.

Il brullo paesaggio agricolodei suoi dintorni, oggimitigato da una vastaforestazione di eucalipti, è ilrisultato del secolareinquinamento dovutoall’esalazione di anidridesolforosa sprigionata daicalcaroni prima e dai forniGill dopo.Non si conosce l’anno dellaconcessione di “aperiatur”,la tradizione orale ponel’inizio dei lavori nel 1825.La prima notizia si evincedalla statistica generale dellezolfare in Sicilia del 1839,quando il proprietario era ilBarone Trabonella, igabellotti erano i fratelliMorelli e la produzioneannua si aggirava intorno alle70 mila tonnellate di zolfo.Nei primi decenni dicoltivazione la Miniera sicaratterizzò sia per la

ricchezza del giacimento siaper la pericolosità del lavoro.Nel 1867, infatti, unoscoppio di grisou fece trentavittime e nei decenni a venirece ne furono, purtroppo,tante altre.Una vera rivoluzionetecnica si ebbe nel 1897, inseguito all’affitto dellaMiniera all’imprenditorelombardo GedeoneNuvolari. Altre innovazionefurono fatte dal 1898 sottola direzione dell’ingegnereElviro Mezzena, cheprogettò l’elettrificazionecompleta di tutti gliimpianti minerari.Nel 1957 la SIAMT prese ingestione la Miniera e vicostruì l’impianto diflottazione, che rimase attivofino al 1986, mentrel’estrazione fu chiusa nel1979, dopo che la Minieraera passata, nel 1969, sotto ilcontrollo dellaSO.CHI.MI.SI.È una delle miniere ad averele strutture di escavazione edi lavorazione dello zolfomeglio conservate, ma chehanno bisogno di urgentiinterventi di recupero erestauro.L’area della MinieraTrabonella è dal 1998 diproprietà del Comune diCaltanissetta.

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1 CALTANISSETTASALVALARTESicilia

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la MinieraCozzo Disi

La Miniera è stata sino al1964 una delle più grandiminiere di zolfo d’Italia e,dopo la chiusura di Perticarae di Cabernardi, la piùgrande in assoluto. L’attività estrattiva èdefinitivamente cessata nel1988, in conformità a quantodisposto dalla legge regionalen. 34, che ha sancito lachiusura delle miniere dizolfo siciliane. Ma, mentre le altre minieresono state in praticacompletamenteabbandonate, la Cozzo Disi èstata tenuta in manutenzionesino al 1992, provvedendoanche all’eduzione delleacque.Il suo sotterraneo, benconservato sino all’ottavolivello, cioè per circaduecentotrenta metri diprofondità, conservapeculiarità mineralogiche enaturalistiche di particolarerarità ed in qualche casouniche al mondo, come legrandi garbere del terzolivello, che sono maestosecavità carsiche con le pareti

ricoperte da immensi cristallidi gesso di eccezionalepurezza e trasparenza.I suoi forni Gill sono stati inpiena attività sino al 1954.Erano tanti, non se nericorda il numero esatto, macertamente oltre cinquantaquadriglie. Oggi sono sepoltidai fanghi dell’impianto diflottazione e sonodifficilmente riscontrabili senon se ne conosce l’esattaubicazione, che comunque èa valle dei quattro fumaroli. È in corso un nuovointervento di recupero cheindividua due grandi zonedistinte e caratterizzatedall’epoche di coltivazionedel minerale la cui parte avalle, più riccaarchitettonicamente, hainteressantissimi manufatti e“macchine” risalenti ai primianni dell’Ottocento.

Riguardo allamusealizzazione si è sceltodi passare dal modello dimuseo–collezione a quellodi museo–narrazione, dovela “narrazione” dellemodalità applicative dellascienza e della tecnologiaagli inizi dell’epocamoderna si intrecciano conaltre narrazioni cheriguardano non solo lerelazioni tra sviluppotecnico e sistema socio-economico, traindustrializzazione edambiente, tra logica diimpresa e società civile lequali richiedono formeinnovative dicomunicazione, ma anche ildovere di riannodare ilegami col passato cheaffonda nell’antichità, nellaletteratura e nelle artivisive.

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2 CASTELTERMINISALVALARTESicilia

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la MinieraCiavolotta

Il giacimento scoperto nellaprovincia di Agrigento nel1891, a qualche centinaio dimetri dagli affioramenti e acirca 20-25 metri diprofondità, ha, grosso modo,la forma di una lente.L’aspetto orografico delterritorio interessato sicaratterizza per unandamento collinare, varioed articolato, segnato edattraversato dal fiume Naro.Dal costone su cui poggianoi resti dei forni Gill, superatoun tratto quasi in pianura, lacollina sale poi sino a toccare

i 240 mt. della Costa Longa,tipica conformazionecalcareo-gessosa.Le aree dell’attività minerariahanno caratteristichemorfologiche moltoarticolate per la presenza didiversi sistemi orograficicausati dall’accumulo deirosticci estratti dalla minierae poi fusi, ancora fruibili puranche interessati darimaneggiamenti ed attacchial fine di trasformare i luoghiin cave abusive; tutto questoormai appare scongiuratocon il progetto diriqualificazione giàrealizzato.Ben visibili sono i restidell’attività mineraria sia disuperficie che di profonditàattraverso camini di fusione,

forni Gill, un calcherone,impianti di risalita e dilavorazione dello zolfo,antichi ingressi alle galleriespecialmente lungo le paretigessose al di sopra della“Casa Gibisa”.Il sotterraneo èestremamente articolato epresenta l’eccezionaleformazione geologica dellezubbie, mineralizzazioni dirilevante carattere scientificoed anche spettacolari, cherendono la Ciavolotta unaminiera unica al mondo. Lezubbie si presentano comegrandi cavità più o menopiene di minerale quasi puroe circondate da una vastazona mista di zolfo e gessocon tenori elevati. Sonocompletamente tappezzate dizolfo mammellonare amorfodi colore e trasparenza similiall’ambra.Di particolare interesse è ilpiano inclinato e gliapparecchi archeologico-industriali che locostituiscono; questapeculiarità tecnologicarappresenta l’elemento cherende unico il luogomuseale, oltreall’immaginario collettivoche lo identifica qualeispiratore di alcune dellepagine indelebili edimportanti del Pirandello.

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3 FAVARASALVALARTESicilia

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la MinieraTrabia Tallarita

Notizie di una certaattendibilità collocanointorno al 1730 la nascitadella Zolfara Grande, inseguito denominata Trabiadal nome del suoproprietario, sita nel territoriodi Sommatino. Nel 1823nacque nel territorio di Riesila zolfara Fiume Tallarita.Per parecchi decenni ilmodo di lavorare di questezolfare (come del resto intutte le miniere siciliane) fualquanto primitivo per varimotivi: per la pocoprofondità degli scavi, per

l’abbondanza del materialedisponibile in confronto allarichiesta commerciale, perl’assoluta deficienza dipersonale tecnico e, infine,per gli obblighi tradizionali eillogici imposti daiproprietari.L’anacronistica legislazionemineraria vigente in Siciliafino al 1927, secondo laquale il proprietario delsuolo lo era anche delsottosuolo, permetteva aifeudatari terrieri di noncondurre in proprio leminiere, ma di darle ingabella. Il gabellotto eraspinto alla sovraproduzione eallo sfruttamento dellaminiera e della manodopera,impedendo qualsiasiintroduzione dimiglioramenti tecnici e

organizzativi, perchésarebbero rimasti indotazione alla miniera allascadenza del contratto.Furono pochi i proprietari diminiere che si affidarono adenti di una certa consistenzaeconomica e di una validadisponibilità tecnica. LaMiniera Trabia Tallarita ne èun esempio, ed infatti, dallametà dell’Ottocento, divenneun impianto all’avanguardia.Nei primi del Novecento ledue Miniere divennero le piùimportanti dell’isola, da solefornivano il 12% dellaproduzione di zolfo dellaSicilia e i sistemi di sicurezzaera tra i più affidabili.Nel 1909 fu costruita lacentrale elettrica a correntecontinua e, negli stessi anni,subentrò nella gestione laSocietà Mineraria Sicilianacon capitali anglo-siculifondata dai Florio, che lagestì fino al 1921. Dopo ci fula società Imera e infine lagestione passò alla dittaValsalso.Intorno alla miniera nacqueun villaggio con la stazionedei carabinieri, l’ufficiopostale, la cappella, lospaccio e gli alloggi per 300dipendenti con relativefamiglie.Nel 1962 la Miniera è passataall’EMS.

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4 SOMMATINO-RIESISALVALARTESicilia

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il Bacino minerario

Il Bacino minerario diLercara, unico nellaProvincia di Palermo e tra ipiù importanti di Sicilia,rappresenta un lembo isolatodella formazione zolfiferasiciliana estesa soprattuttonelle province diCaltanissetta, Agrigento eEnna. Il panorama socio-economico del Comune diLercara Friddi dal 1828 efino al 1969 è stato dominatodall’attività estrattiva dellozolfo, sia in positivo che innegativo. Dopo i primi

sondaggi del 1828, già nel1834 si erano individuati varigiacimenti e le miniere erano6. Nel 1838 le miniere erano18. Da quel momento ilpaese subì un notevoleincremento di popolazione.All’inizio dell’attività delBacino minerario pochilercaresi abbandonarono icampi per dedicarsi al nuovolavoro, ma durante laseconda metà dell’Ottocentovi fu un graduale passaggioal lavoro in miniera cheprocurava un redditopressoché fisso e migliore.Un’ondata di progressosembrò investire Lercara, mapresto ci si avvide anche chegravi danni alla salute e alterritorio venivano provocatidallo sfruttamento delle

miniere fatto con sistemiancora primordiali. Iprogressi scientificipermisero, nel tempo, unmiglioramento del metodo difusione del minerale.Il sopravvenire della scopertadi importanti giacimentiamericani, dove lo zolfo eraestratto a basso costo e ilmetodo di lavorazione davazolfo più puro e inpercentuale più alta, gettò ilsettore in una situazionedifficile. La graduale riduzione delleunità lavorative occupatenelle miniere lercaresiindusse molti lavoratori alasciare un lavoro improbo einsicuro per andare in cercadi migliori condizioni inFrancia, Germania,Inghilterra e Belgio. Nel1964 i minatori occupati sierano ridotti a 300.Successivamente iconcessionari perdettero ildiritto alla coltivazione perinadempienze contrattuali.Le miniere passaronoall’EMS, che nel 1969 chiusele attività e dismise leminiere del Bacino lercarese.Nel 1993 la Regione Sicilianaha istituito il Museo ed ilParco archeologico-industriale della zolfara diLercara Friddi.

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5 LERCARA FRIDDISALVALARTESicilia

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il Parco minerarioFloristellaGrottacalda

Il permesso di apertura dellaMiniera di Floristella fuconcesso l’11 aprile 1825,anche se l’estrazione dellozolfo avveniva anche prima inseguito alla scoperta, nel 1791,del metodo di fabbricazionedella soda ottenuta trattandocon acido solforico il comunesale. L’attività estrattiva dellozolfo è continuata fino al1986, anno in cui nell’areamineraria cessòdefinitivamente ogni attivitàlegata alla produzionesolfifera.La Miniera conserva ilpaesaggio tipico: gallerie epozzi semiverticali sonopresenti e visibili; da questilo zolfo staccato a colpi dipiccone era trasportato finoai calcaroni posti inprossimità delle uscite dipozzi e gallerie.Invece i lavori nella MinieraGrottacalda furono iniziatinei primi del secolo XIX alconfine di Floristella e apoca profondità: si esteseropoi gradatamenteallontanandosi sempre piùdagli affioramenti. A seguitodell’estendersi delle

lavorazioni la Miniera vennefornita di macchinari efurono costruiti i pozzi chefunzionarono per alcuni annicon maneggi a cavalli. Conl’approfondimento dei lavorisorse la necessità degliimpianti meccanici a vaporeper l’eduzione dell’acqua eper l’estrazione del minerale.A Grottacalda laMontecatini, sin dalle primeacquisizioni societarie masopratutto negli anni Trentadel secolo scorso, portòtecnici e impiegaticontinentali chesoggiornavano in loco.L’Ente Parco MinerarioFloristella-Grottacalda èstato istituito con la leggeregionale n.17, art.6, del 15maggio 1991. Rappresenta

uno dei più importanti siti diarcheologia industrialeesistenti nel Mezzogiorno edè l’unica esperienza seria esignificative di tutela diun’area mineraria di zolfodella Sicilia. Può considerarsiun particolare museoall’aperto, con aspettipaesaggistici e naturalistici dirilievo.A Floristella è necessarioprogrammare, tra le tantecose, il completamento delrestauro di Palazzo Pennisi,edificato tra il 1870 ed il1885, già protagonista di unprimo intervento diconsolidamento e recupero,per farne anche la degna eprestigiosa sede del Parcogeominerario regionale dellezolfare.

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6 ENNASALVALARTESicilia

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l’esperienzadi Salvalarte: per ilrecupero dellamemoria

Dieci anni di impegno conSalvalarte per i Beni culturalidimenticati della città diMessina. Un lavoro che si èdipanato nel tempo dal 2001ad oggi, apparentementesenza un nesso riconoscibile.Le Chiese normanne diSanta Maria della Scala nellaValle (detta Badiazza) e diSanta Maria di Mili, laCittadella e la RoccaGuelfonia, i Monasteri diSan Placido Calonerò e diSan Filippo Magno, e infinel’impronta lasciatanell’architettura di Messinapost terremoto dall’architettoCoppedè.Sono tutti monumenti,tracce, Beni culturali,

complessi architettoniciaccomunati dall’abbandono,o dal degrado, o dallasemplice incomprensionedella loro specificaimportanza. Tuttavia c’èqualcosa di più profondoche li unisce. Sono tuttepagine di un libro, paginedella storia, della cultura,della ricchezza e dellareligiosità di una città e delsuo popolo e della suaidentità. Un libro però dallepagine strappate dallaviolenza del terremoto, cheoggi racconta una storiaframmentaria, un discorsosenza continuità, la cui logicava ricostruita, ricollegata,riannodata, per poter esserericonosciuta e amata dacoloro che nel cuore sentonodi “essere” messinesi.Questi dieci anni sono statiper dei Peloritani unpercorso culturale allaricerca della memoria di

Messina, alla scoperta di unpatrimonio storico certomutilato dalle disgrazienaturali e dalle guerre,amputato dalle“ricostruzioni”, dimenticato,assorbito dalle espansioniselvagge, attorniato dallebaraccopoli, assediatodall’abusivismo, dallediscariche, dalla rovina e dalvandalismo. Il terremoto e ibombardamenti hanno fattola loro parte, il resto è colpadell’incultura delleamministrazioni.Paradossalmente peròun’ossatura storica è ancorariconoscibile, può esserericucita, riscoperta,valorizzata e gestita.In effetti Messina, purdisponendo di unpatrimonio architettonicominore, possiede pur semprequel tanto che la rimette inrelazione ai fenomeni storici,e ai fermenti culturali,architettonici checaratterizzano i diversiperiodi della Sicilia e delMediterraneo. In questo consiste lamemoria e l’identità cittadinae per questo motivo, qui aMessina, è più importantesalvaguardare, recuperare eriportare alla fruizione ilcomplesso storico-monumentale rimasto.

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7 MESSINASALVALARTESicilia

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il DecalogoSalvalarte

Non è facile stimare laconsistenza dei siti museali,dei Beni culturali,archeologici, storici e artisticipresenti sul nostro territorio.L’Italia, infatti, conserva sudi sé le tracce di una storiamillenaria, segnata da unacontinuità temporale e dauna ricchezza spaziale senzaconfronti.Il carattere policentrico dellanostra storia ha avuto comeeffetto di distribuirecapillarmente la produzione

di beni mobili e immobili:degli ottomila comuniitaliani, quasi settemila sonostati fondati prima del XVIsecolo, per cui tutto il nostroterritorio può essereconsiderato “paesaggioculturale”.Numeri che si commentanoda soli: il patrimonio culturalerappresenta per l’Italia unarisorsa straordinaria, l’unicovero, irriproducibile “valoreaggiunto”.Considerato che la fruizionedel patrimonio culturalelegata ad un turismo“irresponsabile” può spessodeterminare effetti moltonegativi sulle stesse risorseculturali e sul territorio,

Legambiente ritiene utile, aifini di uno svilupposostenibile del settoreturistico, condividereimpegni e responsabilità tra ivisitatori, operatori e ilsettore (tour operator,agenzie, guide turistiche, entigestori dei siti museali) ecomunità locali (enti locali),con l’intento di porre in attocomportamenti appropriatiper una corretta fruizione,tutela e valorizzazionedell’immensa ricchezza diArte, Natura e Culturacustodita dal nostro Paese.Attraverso Salvalarte, lacampagna itinerante sullatutela e valorizzazione deiBeni culturali, Legambientepromuove il “DecalogoSalvalarte, codice dicomportamento responsabileper la valorizzazione, tutela efruizione dei luoghi e dei siticulturali”.I principi generali delDecalogo fanno riferimento anumerosi autorevolidocumenti prodotti negliultimi anni a livello nazionalee internazionale, ed inparticolare alla “Carta Italia”del turismo sostenibile stilatada AITR (AssociazioneItaliana TurismoResponsabile) di cuiLegambiente, assieme ad altrisoggetti, è socio fondatore.

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8 PALERMOSALVALARTESicilia

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il sistema dei parchiarcheologici

Con la legge regionale n.20del 2000 è stato istituito inSicilia il Sistema dei Parchiarcheologici regionali.Lo scopo della norma èquello della salvaguardia,della gestione, dellaconservazione e della difesadel nostro straordinariopatrimonio archeologico,consentendo miglioricondizioni di fruibilità ascopi scientifici, sociali,economici e turistici dellostesso. Creare un modernostrumento di fruizioneculturale, per porre adisposizione del cittadino un

Bene culturale da conosceree godere.Il Parco archeologico deveavere al suo interno non soloimportanti testimonianzearcheologiche, ma anchevalori storici, paesaggistici oambientali ed essereattrezzato come un museoall’aperto, in modo dafacilitarne la letturaattraverso itinerari ragionatie supporti didattici.L’obiettivo è, anche, quello disuperare l’inevitabile conflittoche scaturisce conl’apposizione di un vincolo ditutela in un’area, che ha uncontenuto meramente“passivo” e si limita adimpedire, o a tentared’impedire, attività, che spessosi trasformano in illeciti, chepossono danneggiare il

patrimonio archeologico equello ambientale.Dopo che per 10 anni questoprogetto è restato, in pratica,solo sulla carta ed era statarispettata solo una dellescadenze prevista dalla legge(l’individuazione dei siti nelluglio del 2001); malgradodecine d’iniziative, si erariusciti a far istituire solo ilParco di Naxos, mentre daquasi tre anni quello diSelinunte aspetta la firma deldecreto finale d’istituzione.Adesso, con la recenteriorganizzazione delDipartimento regionale deiBeni culturali, sono statiindicati 23 Parchi archeologici,più quello della Valle deiTempli.Già l’individuazione dialcuni di loro desta qualcheperplessità, ma anche, in unaprevisione di legge chesembrerebbe diventatafondamentale, l’assenza diqualche area archeologica daquesta previsione nonconvince.Auspichiamo un confrontoaperto e franco su comeavviare questa ineditaesperienza di tutela evalorizzazione delpatrimonio archeologico,sulle sue potenzialità, maanche sulle sue difficoltà econtraddizioni.

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9 HIMERASALVALARTESicilia

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il Museodella ceramica

L’ex Monastero annesso allaChiesa di Santa Maria delleGrazie, fu edificato dai FratiMinori Osservanti nel 1580,a spese del principe D.Tommaso Gioeni allorasignore di Burgio, ceduto inseguito ai Riformati, che lohanno abitato fino allasoppressione degli ordinireligiosi nel 1866. Neldopoguerra ha ospitato lesuore Teatine ed infine lesuore Cappuccine. Verso lafine dell’Ottocento una partedel Monastero vennetrasformata in ospedale.L’imponente edificio ha un

prospetto sottolineato dadue corpi angolarilievemente aggettanti e da uncornicione che lo fannoapparire simile ad uncastello. Anche gli spaziinterni presentano un aspettoimponente, ed elegante altempo stesso, con larghicorridoi su cui si aprono lecelle. Un grande chiostroquadriportico dona respiro eluminosità a tutti gliambienti interni.In questi stessi spazi, rispettatinella loro distribuzione e nelloro alternarsi, trovano oggidimora le collezioni delMUCEB. Esse, secondo l’ideaguida del progetto, siadeguano al luogo e neaccolgono i principi:chiarezza, meditazione, pause.Il progetto espositivo del

MUCEB nasce dunquedall’idea dell’incontro di duepezzi della storia di Burgioche si integrano mantenendoin pieno ciascuno la suaidentità. Il progetto prova auscire fuori dalla logica dicontenitore/contenuto,dando a ciascuno dei duetermini il compito di esaltarel’essenza dell’altro. Larigorosa articolazionespaziale originaria è dunqueesaltata dall’impiego di pochiessenziali elementi eparticolari compositivi,ognuno dei quali è pensatocome conferma dellaconcezione globale. L’istituzione del MUCEB,trae origine dalla volontà disalvaguardare e valorizzareuna feconda attività svolta damaestranze locali eterritoriali, che nel corso deisecoli si sono alternate nelrendere sempre più preziosae apprezzata la produzionedella maiolica di questoluogo. Tutto questo grazie allavoro ed alle ricercheeffettuate negli ultimi anni,attraverso una peculiarericerca nel campo degliantichi mestieri, nell’indaginedel quartiere dei Figuli, delleantiche botteghe, dellemacchine e delle fornaci perla lavorazione e lapreparazione della materia.

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10 BURGIOSALVALARTESicilia

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la Rete MusealeBelicina

Un museo: conserva,protegge e valorizza glioggetti legati alla tradizione ealla memoria storica,culturale o sociale di unpopolo, di una etnia o di unacomunità... può raccoglierecollezioni legate all’arte,storia, scienza, alle tradizionipopolari...In una accezione più nuovadel concetto di museo questopuò essere inteso come spazioaperto, quando un territorio èfortemente caratterizzato daun tessuto urbano diparticolare interesse o da unsistema di emergenze

architettoniche, unitario e diparticolare interesse.La Valle del Belìce è unterritorio ricco di storia,millenaria, dove le grandiciviltà del passato e i maestridel contemporaneo hannolasciato tracce indelebili. I suoi musei ne raccontano ifatti e le vicende attraverso igrandi capolavoridell’ingegno e dell’arte, maanche con le testimonianze,gli utensili e i manufatti delvivere quotidiano.Per raccontare una storia,che non è solo quelle deisingoli luoghi, ma quella ditutti i paesi della Valle delBelìce, per riflettere sulconcetto di appartenenza edi comunità è nata la Retedei Musei della Valle delBelìce.La storia delle arti antiche,del suo territorio e paesaggio,delle sue modificazionigeologiche, dei grandimaestri del contemporaneo, ègià documentata in alcunimusei già fortementestrutturati e storicizzati e inaltri di recente formazione.Sorge oggi l’esigenza, apartire da croniche carenzestrutturali, di tentare laformazione di un sistema dimusei, comprendendo in essianche le emergenzearchitettoniche epaesaggistiche del Belìce.

Si ha la consapevolezza chesolo attraverso la creazionedi una rete dei musei sipossano superare i limiti peruna significativavalorizzazione delricchissimo ed inestimabilepatrimonio di cui siamotestimoni. L’idea è quella di operareper un museo del territoriodel Belìce che a partire dellesingole istituzioni dia unalettura continua della storia,dell’arte, della culturamateriale, dell’architettura edel paesaggio e che neconsenta la conoscenza,la conservazione e lavalorizzazione.La formazione del personaleper accogliere i visitatori eper la didattica museale, lacreazione di laboratori per ibambini, lo sviluppo di unprogetto di merchandising,che apre i musei allestrutture produttive eartigianali del Belìce, lacreazione di una efficace retedi trasporti, la realizzazionedi una immagine coordinataper la comunicazione, sonoalcune delle possibilidirezioni di lavoro che laRete dei Musei della Valledel Belìce, vuole percorrere,insieme alle struttureistituzionali, Soprintendenza,Amministrazioni locali,provinciali e regionali.

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11 GIBELLINA BelìceSALVALARTESicilia

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la Chiesadi San Domenico

Il cantiere di restauro dellaChiesa di San Domenico edelle decorazioni muraliplastiche e pittoriche oggiassume la valenza di undocumento necessario perstudiare un importantecomplesso architettonico. Ilrestauro dell’opera serveanche a conoscere ilmonumento, attraverso ilcantiere si riportano le variefasi costruttive, le tecnicheimpiegate per la realizzazionedi decoro a stucco praticatenel XVI secolo.La Chiesa di San Domenicofu costruita nel 1470, pervolere dei Tagliavia signori diCastelvetrano,originariamente intitolata aSanta Maria del Gesù,presentava una piantabasilicale a tre navate.Nella seconda metà del XVIsecolo, la Chiesa tardo-goticadiviene il mausoleo dellafamiglia Aragona Tagliavia esubisce significativetrasformazioni, qualil’innalzamento della navatacentrale e l’aggiunta dellacappella del coro.Di notevole interesse sono ledecorazioni interne a stucco e

affresco di gusto manieristicorealizzate tra il 1574 e il 1580dalla famiglia Ferraro.Gli stucchi sono costituiti danumerose statue, bassorilievi,affreschi e decorazionigrottesche, sapientementearticolate tra di loro perraccontare il Nuovo ed ilVecchio Testamento.Il particolare apparatodecorativo-architettonico e laqualità artistica della sculturafanno di questa opera ilmassimo esempio dellacultura manieristica siciliana.Eccezionale,perl’innovazionecompositivae ledimensioni, èl’apparatodecorativonella pareteche separa ilpresbiteriodalla cappelladel coro:sopra l’arcodi trionfo èraffiguratoJesse, distesoche sostieneun alberogenealogicosui cui ramisono seduti idodiciregnanti che

successero a lui, fino adarrivare, in alto, allaMadonna, coronata da angeli.L’opera, oltre ad assumere unvalore plastico per ilmanierismo siciliano, rivalutail tema medievale dell’alberodi Jesse, legato alla culturacluniacense.Negli anni Ottanta l’edificio èstato oggetto di alcuniinterventi di restauro chehanno permesso di riparare lecoperture e consentito lariapertura parziale alpubblico del monumento.

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12 CASTELVETRANOSALVALARTESicilia

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il cimiterodegli inglesi

Il Castello di Milazzo,monumento nazionale, conuna superficie di oltre 7ettari, di cui oltre 12 mila mqcoperti da fabbricati, svettasul paesaggio della Città delCapo alla sommitàdell’antico “Borgo”. Nell’843gli Arabi danno vita al primonucleo che rappresentaancora oggi la parte piùantica del Castello, nucleocostruito sulle rovine greche,romane e bizantine. Quindi iNormanni e gli Sveviedificarono nuove strutture,mentre gli Aragonesi neadeguarono l’impianto

difensivo, ed infine gliSpagnoli lo circondarono diuna poderosa cintabastionata conferendogli laforma di “cittadella”. Daallora il Castello ha assuntola forma definitiva che ancoroggi possiamo vedere. Il Castello divenneimportante piazzafortebritannica nel corso delleguerre napoleoniche (1805 –1812) . Gli inglesi erano alleati deiBorboni di Napoli neltentativo di contrastarel’avanzata napoleonica:secondo il Micale - vedi illibro “Il Castello di Milazzo”- Milazzo era presidiata dacirca 20 mila uominiaccampati fuori le mura dellacittà. Vi era una localitàdenominata, fino a qualche

decennio fa, “campoinglese”e il cimitero inglese ènei pressi del rivellinocentrale (n. 3 nellaplanimetria) del Castello,collegato alle mura con ilponte levatoio. Le tombesuperstiti del Cimitero sonodi militari e familiaribritannici di guarnigione aMilazzo.All’interno del Castello sonocustoditi i resti di unmonumento funerariodell’epoca.Proprio da Milazzo partì il30 giugno 1806 l’armatainglese-borbonica per lariconquista delle Calabrie.Nel 1928 una squadra didetenuti, che effettuavalavori agricoli, rinvenne nelprato del Castello unagabbia di ferro contenenteuno scheletro umano. Lagabbia si trova oggi alMuseo Criminale di Roma euna copia, a cura dellaSocietà Milazzese di StoriaPatria, è esposta in una saladel Duomo antico. Dallericerche effettuate venneaccertato che la gabbia erastata costruita per punire ilsoldato irlandese AndrewLeonard del XXVIIReggimento Fucilieri,disertore con i francesi epoi catturato daiconnazionali.

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13 MILAZZOSALVALARTESicilia

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il Complessodi San Domenico

Il Convento di SanDomenico, fondato nel 1534,fu ricostruito su progetto diP.M. Ermenegildo Vetrano eportato a termine nel 1742 econserva quella forma fino ainostri giorni.È costituito da una forma aparallelepipedo, diviso indue sezioni quasi quadrate,di cui una appoggiata sulcolonnato e sugli archi delchiostro, che fa da vestiboloalla scala grande peraccedere alle ampie stanze.

Questo Convento nel 1696fu destinato come luogo dinoviziato. Domina, insiemecon la Chiesa San Domenico,la piazza A. Scandaliato dallato est, mentre il suo latosud si affaccia su piazzaMariano Rossi.In seguito alla legge dellasoppressione dei conventidel 1866 è passato aldemanio dello Stato, fudestinato a sede di vari ufficied anche dell’Istituto d’Artee del Comando deiCarabinieri. Dopo, a causadel terremoto del 1968, pervarie lesioni prodotte dalsisma, venne chiuso.Attualmente la proprietà èparte della Provincia e parte

del Comune di Sciacca e si eraconcordato, nel giugno del2007, un’azione comune, nelrispetto dell’autonomia diciascuno, allo scopo dipervenire alla realizzazione ealla gestione di un “Centropolifunzionale di aggregazionesociale, culturale e giovanile”,mediante il recupero e riusodell’immobile. Le particoncordarono di partecipare atutti gli eventuali bandi difinanziamento emanati alivello regionale, nazionale edeuropeo. Ma di tutti gliimpegni assunti sono rimastesolo le parole.In ogni caso, esiste unprogetto cantierabile inattesa di finanziamento.

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14 SCIACCASALVALARTESicilia

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le Grotte, tramemoria e genio

L’idea progettuale nasce dallavolontà di realizzare unpercorso per la valorizzazionee la fruizione dei Beniculturali di interessearcheologico e storico-artisticonel territorio comunale, unitinerario attraverso il qualesia possibile individuare ecollocare i segni tangibili delpatrimonio ereditato con loscorrere dei millenni daquesta comunità, qualitestimonianze della propria

storia, tracciando di riflessoun itinerario ambientale enaturalistico di indubbiasuggestività come poteronoammirare e vivere i nostriprogenitori migliaia di anni fa.L’indagine parte, infatti,dall’analisi di quelle che sonole peculiarità del paese diCapaci, in particolar modo legrotte naturalistiche earcheologiche inoltre, lostudio del territorio e dellasua comunità reca in sé lasperanza di potere ancoraritrovare la volontà delpopolo di custodire neisentimenti, nei luoghi e nelleusanze gli aspetti più nobilidella tradizione.Il percorso del progetto “Le

Grotte di Capaci, percorsi diun luogo tra memoria egenio” ha inizio dal centrostorico, dove si trova ilprincipale complesso dimonumenti e, in particolare,in piazza Matrice dove siaffacciano la Chiesa Madre,la fontana con lapide e ilPalazzo Cracolici-Pilo-Beccadelli Bologna.Da qui il percorso prosegueattraverso i più antichiquartieri abitativi fino araggiungere la prima tra legrotte, ossia la Grotta diSanta Rosalia, in località “LaPortella”; si prosegue con levicine tre Grotte dette “delleMangiatoie” e “delloScarparicchio”, perconcludersi raggiungendoPizzo Muletta o “LaMulletta”, nota areaarcheologica ricca di fascinodove si aprono insuccessione la “Grotta dellaPaglia”, “Grotta Lunga” e“Grotta delle Incisioni”.La sfida del progetto stanella riqualificazionedell’esistente, nella tuteladell’integrità naturale diquella sempre più limitataporzione di territorio,proponendosi di recuperareal contempo, insieme alleconsistenze edilizie, il valoredi memoria e il valore socialedel patrimonio stesso.

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15 CAPACISALVALARTESicilia

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SalviamoVilla Napoli

Un esempio, pressoché unico,di bene d’interessearchitettonico ed artistico checonserva al suo interno tuttigli elementi costruttivioriginari, in un arcotemporale che va dalMedioevo all’epoca recentedella trasformazioneurbanistica della città diPalermo del XX secolo. Torrenormanna, con rifacimentirinascimentali, trasformatanel Seicento e nel Settecentosecondo gli stilemi classicidelle ville extraurbane dellapiana di Palermo, inghiottitadall’espansione edilizia postbellica degli anni Sessanta fraaltissimi edifici residenziali.Alcuni anni fa, per evitare ilfallimento dell’EnteOrchestra Sinfonica Siciliana,Villa Napoli fu maldestramenteceduta al suo patrimonio.Questo assurdo trasferimentoha avuto, come primaconseguenza, la perdita di unfinanziamento di 3 milioni di€uro che sarebbero servitiper il completamento del suorestauro. Da allora la Villa èfinita nell’oblio, senza curané custodia. Assaltata più

volta dai vandali e dai ladriche hanno portato via buonaparte dei pavimenti maiolicatie l’acquasantiera dell’annessaCappella, mentre il bellissimogiardino pieno di agrumi,con la sua particolare cubolaarabo-normanna, unicospazio verde aperto nelquartiere e luogo di visita egioco per le mamme e ibambini, è adesso chiuso epieno di erbacce e immondizia.Tutto questo è una vergognaintollerabile. Sembra che diquesto stato di degrado eabbandono nessuno siaresponsabile, a partire dalladirezione della FondazioneOrchestra Sinfonica Sicilianache doveva custodire il bene

in questi ultimi anni.Abbiamo, dallo scorso 26aprile, chiesto all’Assessoratoregionale dei Beni culturalidi intervenire con urgenza etempestività per porre fine aquesto scempio, perché nonsi può lasciare un bene cosìprezioso in questo stato dirovina. Villa Napoli deveritornare nelle disponibilitàdell’Assessorato regionale deiBeni culturali, innanzituttoper assicurarne nuovamentela tutela e la conservazione;poi per garantirne lafruizione pubblica e perportare a compimento il suocompleto recupero erestauro, progettandone ilsuo futuro utilizzo.

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16 PALERMOSALVALARTESicilia

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i vecchi e i nuovivandali delle Eolie

Due anni fa ci eravamo illusiche le Isole Eolie erano,finalmente, ad una svolta,che si potesse aprire per illoro futuro una fase nuovaed inedita.L’allora Governo regionaleaveva pubblicamente presodegli impegni seri e precisiper impedire l’esclusionedell’arcipelago eoliano dallaWorld Heritage List, conscelte da compiere entro lafine del 2008.Acquisita definitivamente eirreversibilmente la chiusuradelle cave di pomice, si era

anche definito l’iterdell’istituzione della Riservanaturale terrestre nell’isola diLipari e sembrava indirittura d’arrivo anche lanascita dell’Area MarinaProtetta. E noi, poveri illusi,ci interrogavamo già su unpossibile e necessariomodello di gestionesostenibile, innovativo emoderno del territorio e delpaesaggio eoliano.Poi si sono, perfino, aggiuntila stesura del piano digestione voluto dall’Unesco el’approvazione nelParlamento nazionaledell’istituzione del Parcodelle Isole Eolie.Tutto bene abbiamo pensato,si va finalmente avanti sullastrada della tutela, della

conservazione, dellavalorizzazionedell’eccezionalepatrimonio culturale,che coniugato alleparticolari ed unichespecificità vulcanichepresenti nelle setteisole, fannodell’arcipelago uno deipiù importanti sitiscientifici, paesaggistici,archeologici esottomarini del mondo.Stavamo solo sognano!I vecchi e i nuovivandali delle Eolie, sono

sempre vivi e agguerriti,pronti a proporre nuoviscempi, nuove colate dicemento. E a usare tutti imezzi, anche quelli illeciti, perraggiungere i loro scellerati,infami e criminali scopi. Sivogliono riaprire le cave perpagare i debiti della lorogestione usando il materialegià cavato e appropriandosidefinitivamente dei benidemaniali, cioè di tutti; ci sioppone, fino all’ostruzionismoe al boicottaggio, alla nascitadel Parco nazionale, mentrenon si sa più nulladell’istituzione della Riservadi Lipari; si spalleggianoassurde e illegali richieste deicacciatori; il piano digestione dell’Unesco èrestato sulla carta e continuaa non esserci un ente unicodi gestione del sito e, infine,si porta avanti un progetto dimega porto a Lipari, chestravolgerebbe edevasterebbe una delle costepiù belle, antiche eaffascinati che esistano,nascondendo speculazioniedilizie e immobiliari dietrole giuste esigenze di messa insicurezza degli attualiapprodi.Ma i vecchi e i nuovi vandalidelle Eolie possono starecerti che troveranno paneper i loro denti!

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17 LIPARISALVALARTESicilia

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le torri, una storiaritrovata

Torre BagariQuesta torre di avviso da cuiprende il nome la contradaBagari, è una costruzionemodesta del tipo Torre dicampagna, la cui forma èchiaramente di tipoantecedente rispetto alle altrevicine, presumibilmentecostruita tra il 1400 e 1500.La struttura muraria ècomposta da un’incertatrama di grossi ciottolialluvionali e fluviali reperitifacilmente in situ, dipezzatura irregolare conpiani di orizzontamento apietre piatte o pantofolate.Presenta uno spessore dimuro limitato e dellecaditoie di piccolo formato,nonché feritoie la cuispecifica forma permetteval’utilizzo soltanto di piccolearmi, come la balestra. Deisolai dei piani superiori nonci rimane più nulla, restanosolo le pareti perimetralicon le finestre e le feritoie,purtroppo da poco lepiogge abbondanti ed ilvento hanno causato unulteriore crollo della partesuperiore del prospetto

ovest, che già era fortementecompromesso.La torre oggi è di proprietàprivata e versa in un pesantestato di incuria e degrado.

Torre Tonda e masseriaL’edificio ha il classicoimpianto delle masserie acorte chiusa. Fu di proprietà del baroneEnrico Piraino diMandralisca che alla suamorte decise di donare ilbene all’attuale FondazioneMandralisca di Cefalù.La Torre risale alla secondametà del Cinquecento epresenta la classicaimpostazione camillianea conpianta quadrata, di aspettotronco-conico e mura spesse. L’esterno, a base scarpata, èrealizzato in muratura digrossi ciottoli ricopertid’intonaco, incorniciati tracantonali in tufo squadrato.L’interno è articolato su treelevazioni; è a pianta

rettangolare, coperto convolte a crociera, da un lato èaffiancata da un anticomagazzino, dall’altro invecedal muro di cintadell’annessa masseria, disuccessiva edificazione, il cuiportone d’ingresso èsormontato da una merlaturaghibellina, mentre al suointerno si può ammirare lachiesetta rurale, di piùrecente edificazione.Una scala conduce al pianonobile, destinatoall’abitazione che ha unadatazione sicuramenteattribuibile al XVII secolo,periodo in cui DonMichelangelo Piraino(senior) apporta le migliorieal baglio e fa sicuramentesistemare questa zona delfabbricato affrescando gliambienti secondo il gusto deltempo, con temi naturalisticiLa Torre oggi versa in unpesante stato di incuria edegrado.

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18 LASCARISALVALARTESicilia

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le Grottedella Gurfa

La Gurfa è un antichissimoinsediamento rupestre.Contrariamente a quantopuò fare pensare la loroattuale denominazione non sitratta di grotte naturali, poilavorate e adattate dallamano dell’uomo, ma di unmonumento di architetturarupestre, cavato nell’arenariarossastra che compone ilnucleo della collina. Lacomplessa problematicadella datazione eattribuzione di quest’opera

monumentale è resa ancorpiù enigmatica dallamancanza nell’area di repertifittili che possano orientarenella datazione, essendo gliipogei ininterrottamenteabitati fino agli anni Novantadel secolo scorso, con usoagricolo.La carenza didocumentazione unita allamancanza di evidenzearcheologiche hanno spintogli studiosi a formulare le piùsvariate ipotesi sull’originedel complesso.L’unico dato incontestatorimane la compresenza sulsito di una necropoli datataall’età del rame. Incontestatarimane, inoltre, l’origine

araba del toponimo che,però, nulla di definitivo cidice sulla nascita delcomplesso, ma che ne attestaun uso specifico da parte digente islamica, in un lasso ditempo intercorrente fra laconquista musulmanadell’isola e il periodo dellerivolte sotto il dominio diFederico II.La Gurfa è citata per laprima volta, nei documenti,come popoloso e floridocasale ‘arabo’, dato giàesistente nel 1150 quando fuconcesso dal re Guglielmoallo Spedale dei Lebbrosi diPalermo. Successivamente, ilcasale entrava a fare partedei possedimenti dell’OrdineTeutonico a cui lo Spedaledei Lebbrosi passava contutti i suoi beni.Per ciò che riguarda gliambienti scavati nella rocciaessi sono disposti su duedistinti livelli. Al livelloinferiore sono stati ricavatidue grandi vani, da dove, permezzo di alcuni gradiniscavati nella parete rocciosaed attraverso un piccoloingresso ricavato ad altezzad’uomo, si accede al livellosuperiore. Esso è costituitoda quattro ambienti di formaparallelepipeda dalledimensioni ridotte rispetto aquelle del sottostante piano.

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19 ALIASALVALARTESicilia

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il Castellodi Monte Tauro

Il Castello arabo-normannodi Taormina, detto Castellodi Monte Tauro, sorge inposizione elevata e domina lacittadina.Questa sua posizione loconnota certamente,assieme al Teatro Antico,come una delle dueacropoli che fin dai tempiremoti costituivano puntistrategici di controllo dellevie di passaggio. Fino al1830, infatti, con lacostruzione della stradalitoranea, la direttrice nord-sud passavaobbligatoriamente per ilterritorio di Taormina.

Stessa funzione aveva ilCastello di Castelmola.Come attestano le primefonti scritte a riguardo, fattasalva l’ipotesi di antichissimiinsediamenti già in eraprotostorica, la primacostruzione del Castello diMonte Tauro risale all’etàbizantina, X secolo, erappresentò a lungo unodegli avamposti di difesanella guerra contro gli Arabi.Quando questi ebbero ilsopravvento, probabilmentelo distrussero per poiriedificarlo in seguito.Ma furono i Normanni acompletarne la struttura, percui adesso si parla di unastruttura essenzialmentenormanna o federiciana.Dopo tale epoca, il Castelloconobbe uno stato diabbandono e forse venne

utilizzato come residenza.Questa caratteristicaprobabilmente spiega lapresenza di antichi materialida risulta all’interno dellemura.Si arriva così alle soglie delSeicento, quando si assiste auna “risignificazione” del sitoin senso religioso, con tutta lazona di Madonna dellaRocca, nell’ambito di unavasta operazione di recuperodei culti ad opera del VicarioRaineri, artefice di numerose“riscoperte” tra cui l’attualeChiesa di San Pancrazio.Attualmente il Castello sipresenta come una strutturaa cortile cieco, le cui mura“normanne” forsenecessitano di ulterioriinvestigazioni archeologiche.Purtroppo inaccessibile dadiversi anni, questomonumento, sia per il suoelevatissimo interesse storicoche per la splendidaposizione panoramica,dovrebbe diventare fruibileal pubblico. Inoltre, a nostro parere,sarebbe importante avviareuno studio apposito sullestrutture murarie dacollegare a un più ampioprogetto di indaginesull’intero sistema difortificazioni della città diTaormina.

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20 TAORMINASALVALARTESicilia

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le torri costiere

La presenza di fortificazionicaratterizza il paesaggiocostiero della Sicilia, come epiù che in altre regionimediterranee, visto che lasua inferiorità sul mare èstata sempre una costante.Dopo la riconquistacatalano-aragonese questogravissimo problema fuaffrontato dai primi Viceré efu, allora, una sceltaobbligata e al tempo stessoun’ammissione di debolezza,puntare su un progetto didifesa delle coste mediante lacostruzione ed il restauro diuna quarantina di torri.

L’aggressività barbarescarimane per tutto ilQuattrocento uno deiproblemi più pressanti delRegno; ad esso si affiancò esi sovrappose ben presto laminaccia turca con cui laSicilia dovette imparare aconvivere.Gli anni fin verso il 1570furono caratterizzati da unafebbrile attività fortificatoria.Alla metà del XVI secolo lacostruzione di qualche nuovatorre costiera venne avviatadal Viceré Juan de Vega.Dopo la battaglia di Lepantola ‘guerra grande’abbandonò il Mediterraneo,e fu sostituita dalla ‘guerrada corsa’, che condotta conpiccole squadre navali o consingole imbarcazioni cheaspettavano all’agguato e

piombavano su obiettivipoco o nulla difesi, ebbe lasua stagione più intensa.Contro questa minacciacontinua il Viceré MarcoAntonio Colonna affidò,verso il 1578, al seneseTiburio Spannocchil’incarico di redigere undettagliato piano di difesadelle coste mediantel’erezione di decine di nuovetorri costiere.Un nuovo incarico percompletare, migliorare erendere finalmenteoperativo il progetto giàavviato da Spannocchi fupoco dopo (1583) conferitoad un altro architettotoscano, Camillo Camilliani.Le ‘torri di Deputazione’costruite all’incirca fra 1585e 1610 furono unacinquantina.Il sistema delle ‘torri diDeputazione’, gestite dalloStato, durò fin verso il 1830,quando la conquista francesedi Algeri segnò la fine dellaguerra corsara musulmanadel Mediterraneo.Alcune torri furono utilizzateancora in vario modo, anchedurante la seconda guerramondiale, ma, purtroppo, lamaggior parte di loro restòabbandonata andandoincontro all’inevitabiledeterioramento.

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21 CARINI-CINISISALVALARTESicilia

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il giardino storicodi Villa Salina

Il giardino storico di VillaSalina a Scoglitti, visibile dalsatellite alle coordinate36°53’11.86”N e14°28’13.49”E, ha undisegno elementare nellacomposizione, ma specialeper la sua componente unicae ripetuta decine di voltequale è la Palma del tipoPhoenix canariensis.Un lussureggiante giardinomediterraneo, forse ilmaggiore vivaio di palmeeuropeo, in cui le palmeincorniciano, in tutta la lorograndezza di giganti ciuffi aparecchi metri di altezza, unviale principale che ha nellamonumentale Villa Salina il

cardine dello sviluppocompositivo di tutto ilcomplesso.Il giardino è stato mantenutoe rinnovato conservando lasua fastosità fino a qualchemese fa, quando l’attacco delpunteruolo rosso delle palmeha cominciato il suosilenzioso e terribilesterminio. La Regione Siciliana, però,ha da quest’estate abrogato ildecreto n. 294 del 6 marzo2007, concernente “Misurefitosanitarie per il controllo ela eradicazione delRhincophorus ferrugineus(punteruolo rosso dellepalme)”, dimostrando lapropria incapacità nelcontrollare e mitigarel’impatto di questo parassita.Ma, soprattutto, haabbandonato tutti gli entilocali al loro destino disalvaguardia e tutela dei

giardini storici e delle palmemonumentali annullandol’azione degli uffici regionali.Oggi, le palme di Villa Salinasi sono radicalmente ridottee il proprietario tenta lasalvezza almeno del giardinomonumentale effettuandoautonomamente i trattamentipreventivi sulle palme conenormi esborsi economici.Non ha ricevuto nessunaiuto, ne economico, nepratico, e come il suo, moltialtri giardini monumentaliurbani ed extraurbani sonooggi in grave stato diabbandono, col rischio difare la stessa fine di altrigiardini siciliani.Il destino è ormai segnatoper tutte le palme siciliana el’unica speranza è quella diconcedere a questi giardiniun maggiore periodo disopravvivenza effettuando itrattamenti preventivi, lecapitozzature prescritte emonitorando lapropagazione dell’insetto.Per la salvaguardia dei nostribeni paesaggistici.

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22 VITTORIASALVALARTESicilia

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il Museo che non c’è

La ricerca archeologica aTroina ha radici antiche.Nel Settecento, durantel’edificazione dell’Abbaziadi San Michele Arcangelo,venne rinvenuta ed in granparte distrutta, la necropolimeridionale della cittàantica che ospitava tombe esepolcri di età ellenistica eromana. I repertirecuperati servirono acreare una piccolaesposizione nel Monasteroe ad incrementare le

raccolte del Principe diBiscari.La passione di generazioni diIspettori Onorari, qualiSaitta e Squillaci, harappresentato spesso l’unicocombustibile in grado ditener viva nel tempol’attenzione sulle memorie diantichità di Troina. Duelunghe e fruttuose campagnedi scavi dirette, alla fine deglianni Cinquanta del secoloormai trascorso, da ElioMilitello, su sollecitazione diLuigi Bernabò Brea, miseroin luce tratti di abitato anticoed alcuni edificiextramoenia. Dopo questiritrovamenti si cominciòseriamente a discutere della

possibilità di realizzare unAntiquarium che potesseospitare i reperti archeologicied illustrare la topografia e lastoria dell’antico centro.A partire dagli anni Settantaulteriori campagne promossecon insistenza dal nuovoIspettore Onorario, e seguitedal professor GiacomoScibona, portarono a nuoveacquisizioni sulla topografiadella città, nonché di altriimportanti rinvenimenti.L’idea dell’Antiquariumdivenne oggetto di nuovodibattito, ma solo nel 1991l’Amministrazione Comunaledi Troina lo istituisceindividuandone la sedenell’ex Carcere Borbonico,già sede del Capitano diCittà e della CorteGiuratoria. Il progetto vienefinanziato e si procede ailavori che furonosostanzialmente completatinel 1996. Rimanevasolamente da istallare la scalaantincendio e l’arredomuseale per rendere lastruttura fruibile. Ma da quelmomento nulla: la scala disicurezza non è stata ancorarealizzata, anche serecentemente in un’ala dellastruttura è stata inauguratauna mostra permanentededicata al compianto pittoretroinese Gaetano Miani.

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23 TROINASALVALARTESicilia

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la Chiesa rupestredi Santa Venera

La Chiesa è ubicataall’interno del quartiere dellaCatena uno dei più vastiquartieri rupestri del centrostorico di Modica. Di essa sihanno notizie molto anticherisalenti alle collette papali,alle Rationes Decimarum,relative agli anni 1308-1310.La Chiesa viene ancora citatanel corso del 1600 nell’elencodelle Chiese minori diModica riportato dall’eruditoCarrafa. Ancora, vieneindirettamente citata da undocumento del 1649 inoccasione di lavori eseguitinel quartiere. Nel 1869 F.Renda la dice già distrutta eviene segnalata dai cultorilocali presso una dellecaverne della città. Soltantorecenti studi l’hannolocalizzata nel vico G.Cannizzaro al n.8 che si apresull’omonima via. La Chiesa,che versa attualmente in unpietoso stato di degrado,conserva ancora gli affreschioriginari sulla parete di fondoche ne hanno permessol’esatta identificazione.La Chiesetta mostra di avereavuto due fasi principali di

edificazione: una prima fase,corrispondente allaregistrazione dei collettoripapali, caratterizzata daambienti ricavati interamentenella roccia ed una secondafase, integrata da strutturemurarie, attribuibile al XVII-XVIII secolo con fasiintermedie, l’ultima dellequali è quella conservata. Agliinizi del Novecento i vanifurono adibiti ad abitazioniprivate successivamenteabbandonate.Della prima fase resta uningrottamento aperto adoccidente, sulla cui parete difondo era collocato unpannello devozionale conuna figura femminile stanteidentificabile con la Santatitolare della Chiesa. Altre

tracce di affreschi restanosulla parete orientaledestinata ad accogliere forseuna Madonna con Bambinodel tipo Eleousa.Non conosciamo la data difondazione della Chiesetta,ma a giudicare dai restipittorici non palinsestisembra plausibile collocarlaverso la fine del XII secolo,non lontana dalla data diregistrazione delle RationemDecimarum.La Chiesa partecipapienamente del revivalsecentesco per il culto ingrotta che caratterizza lacittà: allora venne realizzatauna parete in muratura perchiudere la navata e un arcotrionfale per separare l’auladal presbiterio.

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24 MODICASALVALARTESicilia

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il Parcoarcheologico Eloro

Affacciata sul mare Ionio allasinistra della foce dell’Eloro,attuale Tellaro, l’abitatooccupa una collinetta altaappena 20 m sul livello delmare. La città è nota dallefonti perché nei pressi sisvolse una famosa battaglianella quale l’esercito diIppocrate di Gela sconfisse isiracusani nel 493 a.C. Aquesti scarsi dati forniticidalla documentazioneletteraria si aggiungono quelliarcheologici che attestanouna presenza greca sullacollinetta a partite dalla fine

dell’VIII secolo a. C. Nonsappiamo nulla della storia diquesto centro nei secolisuccessivi; a partire dal 263a.C. l’insediamento facertamente parte del dominiodi Siracusa, come sancito dalpatto di alleanza tra Ierone IIe i Romani. A questi ultimiEloro si consegna nel 214a.C., prima di Siracusa.L’abitato, che copre unasuperficie di appena 10ettari, è circondato da unacinta fortificata, lunga 1400m., il cui primo impiantorisale al VI secolo a.C. Lestrade interne determinanoisolati piuttosto irregolari.Immediatamente fuori lemura, c’è il teatro, risalenteal IV secolo a.C. La caveaforse presentava 17 ordini di

gradini suddivisi da seiscalette in cinque cunei.Sempre fuori dalla cintafortificata, ma sul versantenord, ad appena 100 metridalle mura e in prossimitàdella spiaggia, c’è uno deisantuari trovati, frequentatotra il VI e il III secolo a.C.; gliex-voto ivi rinvenuticonsentono di attribuire ilcomplesso sacro a unKorèion, un santuariodedicato, come quellourbano, a Demetra e Kore.Al di fuori delle mura sonoanche collocate le areefunerarie disposte a nord,ovest e sud. Le tombe scavatesi datano tra il VI e il IIIsecolo a.C. Di età ellenistica èil monumento funerario notocome “La Pizzuta” collocatosul colle a nord di Eloro.All’interno di un recinto, dicui avanzano alcuniframmenti, costituito da unatransenna calcarea sostenutada colonnine doriche, è unacolonna che, costruita inblocchi di calcare noncementati, si è conservata perun’altezza di 10,50 m; ildiametro inferiore è di 3,80m. La struttura sorge su unapiattaforma di roccia livellatanella quale, all’interno di unvano ipogeico, è stata ricavatala tomba di un personaggioeminente.

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25 NOTOSALVALARTESicilia

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le fontanedell’Acquanuova

Nel 1574 il Senato diCaltagirone deliberò diincanalare l’acqua dei Semini,una contrada allora vicinaall’abitato, per condurla neipressi delle mura ed a taluopo incaricò dapprimal’ingegnere idraulicoGiuseppe Lombardo daMessina. L’opera fu poiportata a compimento daDomenico Bisazza, anch’eglida Messina. L’opera era molto ardita edispendiosa per i mezzidell’epoca, perché l’acquadoveva attraversare unampio tratto di terrenomontuoso, con la necessità dicreare gallerie.Per la realizzazione dellaparte visibile dell’opera, ifontanoni, fu chiamatoAntoniuzzo Gagini, giàimpegnato in altre operecommissionategli dal Senato,tra le quali l’elegante CorteCapitaniale.Il Gagini progettò e realizzònel 1607 due fontanonigemelli che si aprivano versola campagna come due pilonidi una porta ideale. Ciascunfontanone mostra

lateralmente cariatidi e dallabocca di due mascheronil’acqua sgorga in vaschedoppie di marmo bianco.Sulla spalliera di sinistra, aldi sopra dei mascheroni,l’aquila del Regno di Sicilia.Su quella di destra, l’aquiladella Città ed inoltre lalapide commemorativa

D.O.M.

PHILIPPO REGE

CATHOLICO INVICTISSIMO

IOANNE FERNANDEZ PACECO

VILIENAE MARCHIONE

ET ASCALONAE

DUCE PROREGE

MAGISTRATUM GERENTIBUS

D. VESPASIANO BONANNO

FRANCISCO MONTELEONE

D. CAROLO ROSSO

HIERONYMO PALMERIO

FONS ISTE CONSTRUCTUS EST.

CALTAGERON

GRATIS TRANSFIXIS

MONTIBUS ALTIS

PRAEBUIT IN SICCO

QUOD FLUAT UNDA LOCO

1607

Dietro le spalliere due grandivasche di pietra ed i lavatoi.Oggi il monumento versa incondizioni di evidentedegrado, oscurato da unascuola e sovrastato dai pontidella ferrovia e di unacirconvallazione, espostoall’ingiuria degli uomini chein tempi recenti hannosottratto le aquile e la lapideed ora hanno cominciato adasportare le cuspidi laterali.Urge un serio intervento cherestituisca al pristino statouno dei monumenti piùimportanti di Caltagirone eche ridisegni lo spaziocircostante che ben sipresterebbe ad ospitare ungiardino attrezzato per iragazzi del quartiere che nondispongono di aree adeguatee, perché no, potrebbe ancheospitare spettacoli estivi.Ci piace immaginare ifontanoni vivi, come eranouna volta.

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26 CALTAGIRONESALVALARTESicilia

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l’altaredello Spasimo

L’altare marmoreocommissionato nel 1516 adAntonello Gagini dalgiureconsulto palermitanoGiacomo Basilicò per laChiesa di Santa Maria diMonte Oliveto fu ultimatoprima del 1519, e in esso vifu collocata la tela di

Raffaello intitolata “Andataal Calvario” o “Spasimo diSicilia”. Le due opererimasero nella CappellaBasilicò fino al 1573, anno incui i monaci Olivetani sitrasferirono nella Chiesa diSanto Spirito. Altare e telavissero insieme sino al 1661,quando la tavola vennedonata a Filippo V, re diSpagna, e oggi si trova alPrado di Madrid.Alla metà del 1700 gliOlivetani si trasferirono

ancora, stavolta nellaChiesa di SanGiorgio in Kemonia,lasciando l’altare nellaChiesa di SantoSpirito, dove rimasefino al 1782 quandofu trasportato erimontato nellaChiesa del Collegiodei Gesuiti sulCassaro. Al posto deldipinto dello Spasimofu collocata l’iconamarmorea di SanLuigi Gonzaga. Nel1928 per ladismissione dellaChiesa (destinata aingresso dellaBiblioteca Nazionale,oggi Centrale dellaRegione Siciliana) leopere furonosmembrate e nel 1951

l’altare smontato fu portatonella sede gesuitica di VillaSan Cataldo a Bagheria.Nel 1986 si ha la notizia sulrinvenimento e ordinamentodelle parti dell’altare; nel1997 il ritorno allo Spasimo,con l’intento del rimontaggionella collocazione originaria;nel 2004 il progettospecialistico per la strutturadi supporto, e finalmente il29 marzo 2007 il Comuneannunziò il “via libera ailavori di restauro del celebrealtare… attualmentescomposto in circa cinquantapezzi…le risorse economichesono già disponibili. Entrol’estate si partirà con la garaper l’affidamento dei lavori el’inizio dell’opera di restauro.L’intervento e laricollocazione dell’altareverranno completati entrol’anno. Una volta ultimato ilrestauro, questo gioiello delGagini verrà ricollocatoproprio in un’ala delloSpasimo…”Ma sono passati oltre treanni dal comunicato e oltredue dalla prevista data peril “fine lavori”, e dell’altare,che nella notizia delComune viene definito “unadelle più rare e preziosetestimonianze della Palermorinascimentale…”, nonabbiamo notizie pubbliche.

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27 PALERMOSALVALARTESicilia

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il progettodel secondo nuovoporto

La Legambiente Sicilia hadeciso di segnalareall’Unesco la decisione direalizzare un secondo nuovoporto turistico dentro la radadel grande porto di Siracusa,che, oltre ad essere ricordatodalle fonti scritte da Tuciditea Diodoro e Cicerone, èstato teatro di avvenimenti difondamentale importanzaper la storia della Siciliaantica e del Mediterraneo.Visto che l’area ricade nellaBuffer Zone del sito iscrittonella World Heritage List, aisensi dell’art. 172 delleOperational Guidelines forthe Implementation of theWorld Heritage Convention,l’iniziativa, questa nuovacolata di cemento, avrebbedovuto essere segnalataall’Unesco dalle Autoritàcompetenti e responsabili diquesto scellerato progetto,che, ovviamente, si sono benguardati dal farlo.Non contenti deglistravolgimenti e dellacementificazione che sistanno realizzando con ilprimo porto turisticoapprovato dal Consiglio

Comunale di Siracusa nel2007, si è progettato questosecondo pesantissimointervento, adiacente alprimo. Anche in questo casola superficie interessata,interamente costruita nelmare mediante interramentodello specchio acqueo, è dicirca 44.000 m2, ancora unavolta destinata a banchine,ma soprattutto aree dicostruzione per edifici didiverso uso. Fra gli edifici,laddove oggi è mare, èprevista la costruzione di tre“foresterie” di 4.800, 4.555 e7.020 mc, di un “pubbelvedere” di 6.580 mc, diuno Yachting Club di 4.555mc ed altro ancora.Nel luglio 2005, nellemotivazioni delriconoscimento alla città diSiracusa e alla NecropoliRupestre di Pantalica di

Patrimonio dell’Umanità,l’Unesco scriveva: “I siti e imonumenti che formanol’insieme Siracusa/Pantalicacostituiscono una raccoltaunica quale straordinariatestimonianza delle culturedel Mediterraneo attraverso isecoli e nello stesso spazio eoffre, attraverso la suastraordinaria diversitàculturale, un’eccezionaletestimonianza dello sviluppodella civilizzazione di oltre tremillenni. Il gruppo dimonumenti e siti archeologicisituati a Siracusa sono il piùgrande esempiodell’eccezionale creazionearchitettonica che raggruppadiversi aspetti culturali (greco,romano, barocco)...”.Questa unicità e particolaritàrarissime sono fortementemesse in pericolo da questiinfami progetti.

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28 SIRACUSASALVALARTESicilia

In verde il contorno del primo porto “Marina di Archimede”, in blu il secondo porto

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il Castello Ortolanidi Bordonaro

Il Castello è stato costruito daAntonino Lo Duca,cefaludese, Arciprete inCaccamo, che muore nel1568, lasciando erede dei suoibeni il figlio naturale GianBartolomeo. Successivamenteritroviamo il Castello inpossesso di Don Flaminio eBernardino Lo Duca e,quindi, dei loro eredi; daquesti ultimi, infine, il Castellopassa alla famiglia Signorino.Non ci è dato di conoscereattraverso quali vie laproprietà sia poi passata allafamiglia Ortolani dalla quale

è pervenuta al Comune diCefalù.Gabriele Ortolani, Barone diBordonaro, Principe diTorremuzza, alla sua mortenel 1992 ha lasciato alComune di Cefalù il bagliofortificato Mazzaforno-Settefrati prescrivendo che“dovrà in futuro esseresempre denominato CastelloOrtolani di Bordonaro” e“con la condizioneinderogabile che tutto ilcomplesso sia utilizzato edestinato a strumento diincontri culturali di caratterestorico, letterario, religioso,filosofico e per impiantiricreativi ...”.Il complesso architettonicofacente parte del lascitoOrtolani è costituito da una

serie di strutture che, neltempo, sono state aggiunteall’antica torre, forseun’antica specula romana.Esse comprendono il bagliocon pozzo e piccolimagazzini, il piano nobile cuisottostanno la cantina, iltrappeto ed un grandemagazzino.La maestosa torre merlata,munita di gittalore e, al suointerno, di un’interessanteserie di trabucchi etrabocchetti, chiude ilperimetro del baglio.Gli interni del complessopresentano alcuni curiosipercorsi che permettevanoagli ospiti della casa diguadagnare la torresegretamente e in tutta fretta,quando la necessità lorendeva indispensabile.Le stanze della torrepresentano due cicli diaffreschi, di autore ignoto:il più interessante raffigural’epopea garibaldina, ilsecondo alcune sceneorientali di gusto esotico.Al Castello è annessa lapiccola Chiesa, dedicata aSanta Felicita ed ai suoi settefigli martiri, la cuicostruzione, forse su unapreesistente Cappella, si devea Don Paolo Signorino,Arcidiacono della Cattedraledi Cefalù.

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29 CEFALÙSALVALARTESicilia

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la Chiesadi San Sebastianoe Agata al Monte

Eretta nel 1589 dallacompagnia del Monte diPietà, costituita da alcunimembri del facoltosogruppo dei Bianchi, doveprima sorgevano la Chiesa el’ospedale di San Sebastiano,venne ampliata nel 1592 conl’acquisto della attiguaCappella di Sant’Antonio.Oggi l’unico accesso allaChiesa rimane quello dalla

navata principale che,caratterizzato da un portalecon l’immagine dell’EcceHomo, simbolo dellasuddetta Compagnia deiBianchi.La Chiesa presenta unimpianto basilicale connavate senza cappelle,incrociate dal transettosormontato da cupola, ed uncappellone poco profondo.Le navate, scanditesimmetricamente da arcate,furono arricchite nei primidel Settecento da una fastosadecorazione a stucco.Questa, incentrata sui temi

della Passione eMorte di Cristo,fu realizzata daProcopioSerpotta, figliodel più illustreGiacomo, e daDomenicoCastelli. Taledecorazione,cheappare oggi alquantodegradata,ricopre gliambientidell’interoedificioraggiungendonotevoli livelli disapienza plasticanelle immaginidi San Castrenze

e di Santa Rosalia, sfiorandoi vertici del pathos nellagrande Ultima Cena dellacontrofacciata e nei tondicon scene della Passioneposti su pennacchi degliarchi. Angeli e putti festanti,tra ghirlande di fiori e frutti,creano un’intelaiaturacontinua armonizzando ildiffondersi della decorazionee il suo disegno.Notevoli gli arredi di cui laChiesa era provvista: quattrocantorie in legno doratorisalenti alla seconda metàdel XVII secolo si affaccianoancora oggi sul transetto sulpresbiterio, la macchina instucco dell’altare maggiore aldi sopra del quale eracollocata la Madonna delloStellario realizzata da OrazioFerraro nel 1612,raffigurante la Madonna e idue santi cui è dedicata laChiesa, Agata e Sebastiano.Poche tracce rimangonodella seicentescapavimentazione in maiolica,rovinatasi e in parte trafugatanel corso degli anni.L’edificio appare oggi inevidente e totale stato didegrado che rimandaall’urgenza di radicaliinterventi di consolidamentoe di restauro perscongiurarne la totale rovina.

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30 MONREALESALVALARTESicilia

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i mosaici romani

Si tratta dei resti rinvenuti diun antico edificio, scoperto77 anni fa, e sono, con moltaprobabilità di età tardo-imperiale. Il sito si trova alpiano interrato e per questonon ha mai goduto di molteattenzioni.Il pavimento a mosaicopresenta nella parte centraleun cervo. Ciò che restadell’antico edificio signorile –databile in tarda età imperialetra il III e V secolo d.C. – sitrova a due passi dal portocanale, precisamente sotto la

Chiesa arabo-normanna diSan Nicolò Regale. La Chiesa arabo-normanna,costruita sotto Guglielmo I,è un incantevole edificio apianta quadrata con le treabsidi e la caratteristicacupola, simile ad alcunisignificativi, edifici analoghipresenti in Sicilia, ha fatto siche i resti di età romanasottostanti non abbiano maigoduto di molte cure. Ad oggi gli importantimosaici si trovano inglobatinella parte sottostante laChiesa e sono chiusi davetrate. L’effetto serra el’umidità recano alpavimento musivo non pochidanni.Di recente alcune parti di

intonaci sono crollati suimosaici, a denunciare quasiil grave stato di abbandonodegli stessi.L’edificio non è mai statofruibile al pubblico el’Amministrazione comunalene ha chiesto di recentel’affidamento per renderefruibile ed aperta al pubblicol’opera, anche nelle orenotturne. Si rende necessario unrestauro conservativo deimosaici ed in particolare delmanufatto che conserva ilpavimento a mosaici, siaall’interno che all’esterno. Urgente l’apertura alpubblico che chiede divisitare i resti romani dellapavimentazione.

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il Casale di San Pietro

Di origine romana, ma forseanche antecedente, masoprattutto sede del primoParlamento siciliano. È ilCasale di San Pietro, nelterritorio di Castronovo diSicilia. Un complesso chesorge a poca distanza dalfiume Platani, lungo la stradastatale Palermo-Agrigento.Distante un paio dichilometri dal centro abitato,il complesso è composto dauna Chiesa con sagrato,ormai sconsacrata e dedicataall’apostolo Pietro, restauratanel 2003 dall’attualeAmministrazione comunale;un cortile esterno, anch’essorestaurato, tre magazzini cheanticamente venivanoutilizzati come granai, unatorre merlata e di un gruppodi case residenziali addossatealla Chiesa.Le prime notizie della Chiesagiungono da una pergamenadel 1096 del vescovo Rainulfo.In realtà, l’insediamento ècertamente di origine moltopiù antica, addirittura non sipuò escludere che lo stessonome sia la cristianizzazione diPetra, nome di un’antica e

importante città sicana, e cheproprio il Casale di San Pietrosia stato la sede della StatioPetrina, nome di una dellestationes poste lungol’itinerario romanodenominata Via Regia oMagna Via FrancigenaCastrinovi, che da Palermoconduceva ad Agrigento e chefaceva del feudo uno deiluoghi di sosta che eranodislocati lungo il cammino. IlCasale rappresentava, infatti,la continuità fisica dellaStatio Comiciana ricordatanell’Itinerarium Antonini.L’episodio che però legamaggiormente il Casale allastoria è quello del 10 luglio1391, quando ManfrediChiaramonte, conte diCastronovo, che aveva presoimpegno con il legato delPapa Bonifacio IX di far

cessare le discordie internenella Sicilia, vi convocò ilprimo Parlamento del Regnosiciliano. In questa seduta, ibaroni convocati presero ladecisione, poi nonmantenuta, di nonincoronare Martino quale redi Sicilia, in quanto l’aversposato Maria, figlia diFederico III d’Aragona, nongli dava il diritto direclamare il Regno di Sicilia.Nel 1476 venne concesso ilfeudo agli Abatellis, dellacontea di Cammarata, che lomanterranno fino al 1560.Poco tempo dopol’unificazione del Regnod’Italia, con la costruzionedelle prime ferrovie (1873circa) i casali, compresoquello di San Pietro,andarono perdendo la loroimportanza.

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per l’EtnaPatrimoniodell’Umanità

L’Etna, il “Mons-Gebel” (“lamontagna per eccellenza”degli arabi) è un vulcano dovel’interazione tra le forzeprimordiali e le forme di vitavegetale che si sono succedutenello spazio e nel tempo, hadeterminato l’evoluzione diuna straordinaria varietà diambienti e paesaggi naturali,che sono il risultato di lunghie complessi fenomeni fisico-chimici e biologici. Infunzione del tipo e dellastruttura delle rocce, dellecondizioni climatiche e degliorganismi vegetali ed animaliche interagiscono con il

substrato, si sono determinatele storie evolutive dellecomunità viventi (piante,animali e uomini) presentisulle sue pendici.Se l’Etna è considerato ungrande laboratorionaturalistico, si deve nonsoltanto alla sua origine e aisuoi fattori fisici, ma anchealle proprie peculiaritàbiologiche, direttamentecorrelate alla non comunevarietà di fattori ambientaliche caratterizzano il vulcano.Raggiunge i 3350 metri s.l.m.e rappresenta un unicum distraordinario interessescientifico e naturalistico,essendo il più alto vulcanoattivo d’Europa e uno deimaggiori del pianeta.Eppure, malgrado tuttoquesto, non solo non è stato

ancora riconosciutodall’Unesco comePatrimonio dell’Umanità, manon risulta nemmenoinserito nella cosiddetta“lista propositiva”, dove cisono 40 siti, che il Governoitaliano ha depositato pressogli uffici dell’organizzazioneinternazionale e dalla quale,annualmente, attinge lenuove proposte da avanzareal Comitato del PatrimonioMondiale che decide i nuoviriconoscimenti.Tra i 44 siti Unesco dell’Italiasolo due sono beninaturalistici, le nostre IsoleEolie e le Dolomiti, e nellalista propositiva solo unadecina hanno le stessecaratteristiche, malgrado, lenuove disposizionidell’Unesco, impongono, aiPaesi proponenti le nuovecandidature, che almeno unaabbia le caratteristiche di sitonaturalistico.Ecco perché vogliamopromuovere uncoordinamento tra tutte leforze culturali, le Istituzioni,i Comuni e le Province, gliEnti Parco, le associazioniambientaliste e avviare unserio e fattivo percorso, nonpropagandistico, per farsiche l’Etna e il suo territoriovengano iscritti nella WorldHeritage List.

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i Monumentidella Natura

Nonostante la naturadinamica che è propria deipaesaggi agrari, nonostantele grandi trasformazioni chehanno interessato l’isola,portando alla scomparsa oalla rarefazione territoriale dimolti di essi, numerosi alberidi paesaggi agrari, forestali eurbani lontani nel tempo,sopravvivono ancora, spessoisolati in contestipaesaggistici molto alterati.Presenze superstiti di unpalinsesto in continuo

mutamento, quellodell’incontro tra la natura ela storia, a testimoniarevegetazioni scomparse,ecosistemi lontani nel tempo,tradizionali usi del suolo,tradizioni e costumi antichi. Si definiscono “alberimonumentali”, a dimostrarela loro appartenenza anche almondo della cultura oltreche a quello della botanica odell’agricoltura.Appartengono a questacategoria alberi di etàveneranda (da cui il terminedi “patriarchi verdi” o diveteran trees come usanodire gli anglosassoni), alberidi straordinarie dimensioni(per l’altezza, l’architetturadei rami, rarità della specie,

diametro della chioma e,soprattutto - consueto indicedi vecchiaia - circonferenzadel tronco), di forma oportamento particolare,testimoni di sistemi divegetazione scomparsi, dieventi storici importanti,alberi piantati per finalitàreligiose o in occasione diparticolari eventi politici oculturali: piante che possonoessere considerati “alberitestimoni” a valenza anchemetaforica, conridimensionamento delsignificato botanico edassunzione di nuove valenzestoriche e culturali.L’importanza di mirateiniziative volte alla loro tutelae valorizzazione culturale,deriva dalla peculiarità dellavalenza particolare chenell’isola ha il concetto dimonumentalità arborea conla presenza di numerosiesemplari di grande valore.Questi sono, però, oggetto digravi rischi che derivano dacambiamenti d’uso del suoloe da quelli, ancora piùtemuti, climatici, incendi,abbattimenti incontrollati,malattie parassitarie che ciobbligano, ancora più diprima, ad un monitoraggiocontinuo sulla lorovulnerabilità e alla messa apunto di criteri di gestione.

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il quadroscomparso

Nel 1956, Carlo Levi,dedicò alla figura diFrancesca Serio, la madredel sindacalista SalvatoreCarnevale ucciso dallamafia nel 1955, unbellissimo e dolorosoquadro (olio su tela, cm.100 x 77).Oltre alle pagine de “Leparole sono pietre”, Leviprodusse anche due dipintilegati alla tragica vicendadell’assassinio mafioso del

sindacalista di Sciara: moltonoto il primo, oggiconservato nel Museostorico di Aliano, il paesedel confino di Levi, quasisicuramente inedito epurtroppo oggi scomparsol’altro.L’unica immagine nota delquadro, che quipubblichiamo, provienedall’archivio del compiantoLucio Forte.Il dipinto fu comprato aPalermo presso la Galleria“il Punto” nel 1961dall’Assessore regionalePaolo D’Antoni, che nel1962 lo consegnava(D’Antoni era di origini

trapanesi) “indeposito” alMuseo Pepoli diTrapani, doverimase espostosino al 1973.Anno in cui,purtroppo eancheimmotivatamente,l’opera fu“ritirata”dall’Assessoratoalle Finanzeper impreziosirele stanzeassessoriali, dovesi trovava, pressola sede di viale

della Regione Siciliana,sicuramente sino al 1999.Agli inizi del 2001, undissesto statico nell’edificioimpose un rapido econvulso trasferimento inun’altra ala del palazzo, masembra assodato che ildipinto rimase al suo posto,forse nell’anticameradell’ufficio dell’Assessore; ecosì a lungo, senza controlli,anche durante i lavoridell’impresa incaricata deirisanamenti statici. Nelmaggio 2002, poi,l’Assessorato alle Finanze sitrasferì negli attuali locali divia Notarbartolo, masembra pure assodato chetra l’arredo qui trasferitonon figurasse il preziosodipinto. Soltanto il 29novembre 2004 fupresentata la tardivadenunzia dello smarrimentoalla Polizia.Ne seguirono unainfruttuosa indagine, ancheda parte della Corte deiConti, sull’opera negliuffici e un’altrettantainfruttuosa ricerca diresponsabilità, entrambeconclusesi, di recente, conun “allargare le braccia”sia sulla sorte del quadroche degli eventualicolpevoli.

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