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ANNO 6 - N. 1 / 2012 real life NETWORK ISTRUZIONI PER L’USO FOCUS ON Guida al Sistema Sanitario Regionale: il Lazio Seconda Conferenza italiana sull’Accesso alle Cure TRIMESTRALE DI NPS NETWORK PERSONE SIEROPOSITIVE ONLUS donneinrete.net INTERVISTA Amazin Lethi, il successo al servizio degli altri real life 6 - 1 - 2012 - 3b_Layout 1 14/06/12 11.41 Pagina 1

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ANNO 6 - N. 1 / 2012

reallifeNETWORK

ISTRUZIONI PER L’USO

FOCUS ON

Guida al Sistema Sanitario Regionale: il Lazio

Seconda Conferenza italiana sull’Accesso alle Cure

TRIMESTRALE DI

NPSNETWORK PERSONE

SIEROPOSITIVE ONLUS

donneinrete.net

INTERVISTA Amazin Lethi, il successo al servizio degli altri

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Indice

3EditorialeRosaria Iardino

4NewsSarah Sajetti

6AttualitàNel Lazio l’ospedale incontra il TerritorioM.M./M.G.

Inail o assicurazioni private?Sarah Sajetti

Manifesto di Sex-Gender Medicine

Land grabbingEva Massari

10 IntervistaIl successo al servizio degli altriSarah Sajetti

14LifeVis-à-vis con l’imbucatoFederica Dato

16 SocietàIn principio era lo spezialeRosanna Di Natale

18Focus onAccesso alle cureAlessandro Battistella

Test Hiv e deontologia professionaleFabio Cembrani

22L’intruso Tinderbox, o la nascita dell’Aids Craig Timberg e Daniel Halperin

26Istruzioni per l’uso Guida al sistema sanitario Regionale: il Lazio

28Diritti e doveriA proposito di omosessualità egodistonicaSarah Sajetti

30SpotlightS. RaffaeleFranco Mirabelli

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N el corso del 2012 un gruppo di lavoro costituito da infettivologi, tecnici della Regione e da NPS Italia Onlus si è riunito sotto l’egida della Regione Lombar-dia per definire un Percorso Diagnostico Terapeutico

utile per fornire indicazioni sui migliori percorsi di cura dei pazienti Hiv+, tenendo in considerazione sia la salute e la qualità della vita dei pa-zienti trattati, sia l’impatto economico delle cure per Hiv/Aids.Il risultato di questo lavoro è stato il PDT, un documento che fornisceuna serie di raccomandazioni finalizzate non solo alla corretta cura delpaziente ma anche a una gestione di tipo manageriale indirizzata al con-tenimento della spesa per l’acquisto dei farmaci. Secondo i dati dell’ISS relativi ai casi notificati nel 2010, infatti, la Regione Lombardia si colloca ai primi posti per tassi di incidenza di Aids,con un notevole impatto sul budget del Sistema Sanitario Regionale:si calcola che la spesa totale per la presa in carico dei pazienti conmalattia da Hiv/Aids si aggiri intorno ai 300 milioni di euro/anno, conun costo della terapia antiretrovirale che è passato dai 92 milioni dieuro del 2004 ai quasi 200 milioni di euro del 2011.Il documento elaborato fornisce una serie di indicazioni relative al-l’inizio della terapia antiretrovirale e suggerisce la scelta dei farmacicon cui iniziare la terapia nel paziente naive in base a una valuta-zione che combini efficacia virologica, compattezza/convenienza,adeguata barriera genetica, esteso uso clinico come indicato nel-le linee guida nazionali e internazionali, tenendo conto anche delcosto dei singoli farmaci e dei regimi proposti.Si è inoltre proposto per il PDT un percorso di monitoraggio del-la sua applicazione per valutare eventuali incongruenze e sugge-rire percorsi di adeguamento agli standard, laddove vi siano ca-renze o criticità, coniugando efficacia terapeutica e compatibili-tà economiche.Si è trattato di un lavoro accurato, prodotto sulla base delle piùrecenti linee guida nazionali ed internazionali di diagnosi e terapia della malattia da Hiv, studiato per consentire il rispar-mio di risorse senza rinunciare all’efficacia terapeutica e in cuipaziente è stato posto costantemente al centro del discorso.Mi aspettavo che gli infettivologi e le stesse case farmaceu-tiche avrebbero apprezzato l’impegno profuso per ottimizza-re gli interventi e le risorse, ma mi sono dovuta arrendere all’evidenza che gli interessi privati sono più forti di ogni al-tra logica. Il malcostume che investe la gestione delle risor-se è evidentemente talmente radicato da suscitare polemi-che anche laddove sono evidenti i vantaggi, per il sistemae per il paziente. Ciò che mi stupisce è come ancora ogginon si comprenda che, in un sistema in crisi e con il profi-larsi di tagli allarmanti nel settore sanitario, una corretta ge-stione delle risorse non possa che avvantaggiare tutti, medici e aziende farmaceutiche incluse. Mi auguro quindi che anche sulla base di queste riflessio-ni un’analisi più attenta e disinteressata del documento sor-tirà il benefico effetto di far cessare il malcontento e le po-lemiche, con i benefici che ciò arrecherà a tutto il sistemasanitario, e ai pazienti sopra tutti.

Rosaria Iardino

Editoriale

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La cartogeninacontro i dannidell’artrosi

Presso il californiano Scripps Re-search Institute sono state condot-te su topi le prime sperimentazionisulla cartogenina, una molecola ingrado di riattivare le cellule staminalimesenchimali presenti nelle artico-lazioni, che si trasformerebberocosì in condrociti, vale a dire le cel-lule che formano la cartilagine. Sembra dunque che grazie a unasemplice iniezione nell’articolazionedanneggiata dall’artrosi sia possibi-le rigenerare la cartilagine esatta-mente dove serve. �

Creato intestinobiotecnologico per lasperimentazione deifarmaci

È grande come una chiavettaUsb e al suo interno contiene un tu-bicino formato da un singolo stra-to di cellule epiteliali e due cavitàvuote che simulano il flusso sangui-gno: a questo intestino biotecno -logico, completo di flora intesti -nale e in grado di simulare il movi-mento dei muscoli umani, posso-no essere somministrati i farmaci datestare, limitando la necessità uti-lizzare cavie animali e assicurandoun maggiore livello d’accuratezzadei test. Artefici di questo incredi-bile intestino biotec sono gli esper-ti di biotecnologie dell’Università diHarvard. �

Il troppo pulito fa male

È stato pubblicato su Science

uno studio secondo il quale l’ecces-so di igiene favorisce l’insorgenza diallergie. Alcuni topi allevati sin dal-la nascita in ambienti sterili e nutri-

ti con cibo privo di batteri hanno in-fatti mostrato infiammazioni ai pol-moni e al colon simili all’asma e al-la colite umani, a causa dell’iperat-tività delle cellule T, legate a questepatologie.Il sistema immunitario dei topi os-servati torna normale in seguito al-l’esposizione ai batteri durante leprime settimane di vita, ma non èmodificabile in età adulta. Si è dun-que ipotizzato che troppa igienepossa esporre i bambini al rischiodi allergie. �

Raffreddare il cervello riduce i danni dell’ictus

È stato presentato a marzo il pro-getto EuroHYP-1, uno studio clini-co europeo di fase III, multicentricoe randomizzato, mirato a verificarei miglioramenti indotti dal freddo su-gli effetti dell’ictus. Negli studi suglianimali si è infatti verificato che por-tando la temperatura del cervello a35° C i danni cerebrali si riduconodi un terzo, mentre a 34° C la ridu-zione è del 45%.I Paesi aderenti sono 25 e 60 le Uni-versità e gli ospedali coinvolti, inca-ricati di trattare un totale di 1500 pa-zienti: per l’Italia parteciperanno leUniversità Sapienza e Cattolica diRoma e gli istituti San Raffaele e Ni-guarda di Milano. �

Shirley, labradorsalvavita

Gli esperti del Medical DetectionDogs, un’associazione di volontaria-to che addestra cani a salvare la vi-ta di persone con problemi di salu-te e ad aiutarle a ritrovare la loro in-dipendenza, hanno insegnato aShirley a riconoscere nella sua pa-drona i segni di un’impellente crisiglicemica. Il labrador di Rebecca Farrar, unabambina di 7 anni affetta da unagrave forma di diabete di tipo 1, incaso di pericolo lecca la padronci-na fino ad attirare la sua attenzioneo quella della sua insegnante e, senon le viene prestata attenzione, èstata addestrata a prendere diret-tamente il kit medico per l’esamedella glicemia disponibile in classe. Grazie a lei Rebecca, che rischia fi-no a otto crisi ipo o iperglicemicheal giorno, è così potuta tornare ascuola. �

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Rebecca Ferrar e il suo cane

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NEWSdi Sarah Sajetti

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salute, dalla dieta alla cura dei pic-coli traumi, consiglia di percorrerealmeno 3 km a piedi ogni giorno,l’equivalente di 5.000 passi.Secondo l’Oms infatti la sedentarie-tà in Europa provoca almeno600.000 decessi l’anno ed è unadelle dieci cause principali di mor-talità e disabilità nel mondo: comespiega il dott. Claudio Cricelli, pre-sidente della SIMG, “camminare o pedalare ogni giorno è una mi -sura efficace per tenere sotto con-trollo questo e gli altri fattori di ri-schio e permette di dimezzare il ri-schio di morte”. �

5.000 passi al giorno

È stato presentato a fine genna-io alla commissione Igiene e Sani-tà del Senato e poi durante il con-vegno nazionale “Il ritratto della sa-lute e la medicina dei sani: modellidi sviluppo e strategie di comunica-zione”, promosso dalla Società Ita-liana di Medicina Generale (SIMG)e dall’Associazione parlamentareper la tutela e la promozione del di-ritto alla prevenzione: l’opuscolo“Una passeggiata di salute”, chespiega in maniera semplice le rego-le base da seguire per rimanere in

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Celiachia e prodotti di bellezza

All’ultimo congresso annualedell’American College of Gastroen-terology di Washington è emersoche rossetti, balsami e matite perlabbra, così come dentifrici e collu-tori, nel caso in cui contenganotracce di glutine, possono creareproblemi alle persone celiache, dal

momento che non è difficile ingerir-ne anche dei piccoli quantitativi.Non solo: anche altri prodotti di bel-lezza, come le creme per il corpo,potrebbero indurre sintomi gastroin-testinali simili a quelli che si hannomangiando alimenti con glutine; l’in-dustria cosmetica usa infatti normal-mente derivati di grano, frumento,farro, segale, kamut e orzo, ma so-no poche le aziende cosmetiche

che dichiarano “gluten free” i pro-pri prodotti. Se i gastroenterologiamericani alimentano i dubbi giàespressi da diverse associazioni deiconsumatori, l’Associazione italianaceliachia sostiene invece che i co-smetici possano essere utilizzati intutta tranquillità. �

Epilessia:“facciamo luce” e altre iniziative

Domenica 6 maggio, in occasio-ne dell’undicesima edizione della“Giornata Nazionale per l’Epilessia”,la Lega Italiana contro l’Epilessia (Li-ce) e la Fondazione Epilessia Licehanno promosso l’iniziativa “Faccia-mo luce sull’epilessia” per raccoglie-re fondi a favore della ricerca scien-tifica attraverso l’acquisto di lampa-dine a basso consumo nelle princi-pali piazze italiane. Lo stesso gior-no a Roma si è tenuta la sesta edi-zione di MaratoLICE, per il primoanno competitiva, che ha visto co-me testimonial Salvatore Antibo,campione europeo nei 5.000 e10.000 metri e medaglia d’argentoalle Olimpiadi di Seul. La Fondazio-ne Epilessia Lice ha inoltre organiz-zato il concorso letterario “Raccon-tare l’epilessia”. �

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ATTUALITÀ

camente più vicina a chi chiama. Eproprio le Unità di Cure Primarie so-no il secondo livello di risposta delprogetto. In grado di svolgere unafunzione essenziale in termini di as-sistenza territoriale il progetto è sta-to concepito proprio con lo scopodi valorizzarle e farle conoscere il piùpossibile ai cittadini.Ultimo livello del progetto sono gliAmbulatori MED. Attivi 7 giorni su7 dalle ore 8 alle ore 20 presso 13Pronto Soccorso del territorio regio-nale, gli ambulatori MED sono ge-stiti dai medici di medicina genera-le con il compito di assistere pazien-ti con codici minori offrendo loro unarisposta appropriata, rapida e quin-di più efficace rispetto al percorsotradizionale. Le aziende ospedalie-re coinvolte nel progetto, in relazio-ne alla complessità e al carico as-sistenziale del Pronto Soccorso, so-no: il Policlinico Umberto I - Asl Ro-ma A; il Policlinico Tor Vergata - AslRoma B; Ospedale Sandro Pertini– Asl Roma B; AO San GiovanniAddolorata - Asl Roma C; AO SanCamillo Forlanini - Asl Roma D;Ospedale G.B. Grassi di Ostia – AslRoma D; AO Sant’Andrea - Asl Ro-ma E; Ospedale San Paolo – Civi-tavecchia – ASL RMF; Ospedale di Anzio – Asl RM H; Ospedale Santa Maria Goretti – Asl Latina;Ospedale Fabrizio Spaziani – AslFrosinone; Ospedale Santa Scola-stica – Cassino; Ospedale Belcolle– Viterbo.

M.M./M.G.

La Regione Lazio è stata la primain Italia a mettere in campo un pro-getto strutturale e ampio che rea-lizza concretamente l’integrazionetra la medicina ospedaliera e quel-la territoriale. La presidente della Re-gione Lazio Renata Polverini ha in-fatti presentato lo scorso 20 aprileil progetto regionale sperimentale“Percorso Veloce Codici Bianchi eVerdi - Ambulatori MED”. L’iniziativa, parte integrante di un ac-cordo siglato dalla presidente Pol-verini con tutte le organizzazioni sin-dacali dei medici di medicina gene-rale, nasce dall’esigenza di realizza-re un percorso alternativo al Pron-to Soccorso volto a migliorare l’ap-propriatezza delle prestazioni per ipazienti con codice bianco e verde,privi di urgenza clinica, che posso-no essere gestiti e trattati nell’am-

La presidente della Regione Lazio Renata Polverini

bito della medicina generale. Il Per-corso Veloce Codici Bianchi e Ver-di ha come obiettivo quello di ripor-tare la presa in carico, l’assistenzae la cura delle patologie minori sulterritorio e quindi nell’ambito del-la medicina generale. L’intero Per-corso Veloce Codici Bianchi e Ver-di è stato infatti concepito, in tuttele sue parti, per far scattare anchenel cittadino un importante cambia-mento di natura culturale che gio-ca un ruolo fondamentale anchenell’ambito del nuovo sistema sani-tario del Lazio.Il progetto durerà un anno (dal 23aprile 2012 fino al 23 aprile 2013)e prevede 3 principali livelli di “rispo-sta” ai pazienti. Primo punto di for-za è la centrale operativa allestitapresso il Forlanini e risponde al nu-mero unico regionale 06/5879244.

Attiva 7 giorni su7 dalle ore 8 alleore 20 ha comeprincipale compi-to quello di fareda “filtro a monte”(evitando quindi ilricorso inappro-priato al prontosoccorso) offren-do consigli e in-formazioni utili aipazienti ma so-prattutto indican-do l’Unità di CurePrimarie geografi-

Percorso Veloce Codici Bianchi, Verdi e Ambulatori MED:

nel Lazio l’ospedale incontra il Territorio

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mente dai pazienti ai medici èsempre più alta e molti istituti assi-curativi sembrano non voler rinno-vare le coperture in scadenza. Il dottor Melchiorre Candino dellaClinica Igea di Milano si è fatto dun-que promotore di una proposta perottenere, tramite una Legge del-loStato, il conferimento dei premi as-sicurativi annuali dei più di 300.000medici e odontoiatri in un unicoFondo Nazionale gestito dall’Inail.Ecco quali sarebbero, secondo lui,i vantaggi che potrebbero derivar-ne:1) un più rapido risarcimento del

danno civile subito dal pazienteper l’errore medico;

2) impossibilità di disdire la polizzaassicurativa dopo il primo even-to occorso al medico, com’è at-tualmente prassi presso alcuneCompagnie, che già dopo il pri-mo infortunio annullano le poliz-ze o richiedono premi a volte ad-dirittura triplicati;

3) conseguente obbligo di Assicu-razione RCA per tutti i medici eodontoiatri, che oggi non sonoobbligati ad assicurarsi per la col-pa professionale;

4) il Fondo Nazionale che si verreb-be a costituire sarebbe talmenteconsistente (se si considera unpremio medio di 1300 euro, siparla di circa 400 milioni di euroaccantonabili al primo anno di isti-tuzione) da poter coprire senzaproblemi le richieste di risarcimen-to. Inoltre nel tempo sarebbe pos-sibile una consistente riduzione

dei premi assicurativi: infatti se nel2012 l’esborso totale per risarci-menti ammontasse a 300 milionidi euro, l’anno successivo i 100milioni accantonati consentireb-bero di ridurre la quota pro-capi-te di premio assicurativo, e cosìvia di anno in anno. Si verrebbecosì a creare un circolo virtuosoanche per i medici, che compor-tandosi sempre al meglio ne trar-rebbero un vantaggio in termini dirisparmio;

5) riduzione consistente su scalanazionale delle enormi spesesostenute (alcuni miliardi di euroall’anno) dallo Stato per la cosid-detta “medicina difensiva”, cioètutti quegli esami e quelle proce-dure diagnostico-terapeuticheinutili messe in atto dai medici alsolo fine di evitare più o menogiuste citazioni per danni.

Sarah Sajetti

Attualmente sono le CompagnieAssicurative, singolarmente o trami-te convenzioni con associazioni diCategoria, a coprire l’RCA per il ri-schio professionale dei medici-chi-rurghi e degli odontoiatri.

Questo sistema sta però vacillando,come mette in luce la vicenda del-l’Ospedale S. Anna di Como, la cuicompagnia assicuratrice, la Faro, è fallita, creando un serio problemadi copertura economica per le cir-ca 150 cause in attesa di giudizio,che rientrano nel periodo in cui lacompagnia era ancora attiva eoperativa. Ad aggravare la situazione c’è il fat-to che il S. Anna in sei mesi non èriuscito a trovare una compagniaassicurativa che potesse subentra-re alla Faro e sembra che alla finel’appalto sia stato concesso al-l’americana Am Trust, con sede aLondra, che però ha inserito nelcontratto la clausola di una franchi-gia da 250.000 euro, cifra al di sot-to della quale la compagnia non ri-sponde.La vicenda che ha coinvolto il S. An-na non è da sottovalutare, perchéil numero di cause intentate annual-

Inail o assicurazioni private?ATTUALITÀ

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l’integrazione della dimensione digenere come parte del progetto diricerca e di processo.

2 Promuovere una ricerca inter-disciplinare e più bilanciata ri-

spetto al genere. Una ricerca chesia quindi maggiormente basata sulogiche di collaborazione in team(abbandonando e/o modificando imodelli tradizionali deputati allaproduzione di conoscenza), finaliz-zata a sviluppare un sistema colla-borativo e cooperativo che accol-ga i diversi stili di leadership, e cheadotti criteri di valutazione correttirispetto al valore di tutte le perso-ne coinvolte. Un’equipe di ricerca-tori di entrambi i generi migliora laqualità della ricerca, perché la ric-chezza delle idee aumenta l’eccel-lenza scientifica e, l’intelligenza col-lettiva. Inoltre, la sensibilità di gene-re migliora le opportunità di stimo-lare il processo di ricerca basato suibisogni degli uomini e delle donne.

3 La ricerca interdisciplinare ri-chiede di sviluppare criteri atti

a valutare il lavoro interdisciplinare.Differenti discipline usano approccie criteri diversi per definire l’eccel-lenza; tutto ciò deve essere consi-derato in maniera da non costruirediseguaglianze fra le varie discipline.

4 Promuovere la ricerca su temiche portino benefici per en-

trambi i generi. Aumentare la sen-sibilità di genere, significa anche mi-gliorare e stimolare il processo di ri-cerca.

5 Le evidenze scientifiche delladifferenze tra i due generi-ses-

si sono oramai numerosissime.

Pertanto, per arrivare all’eccellenzadella ricerca, i finanziatori, i valuta-tori, i revisori della ricerca ecc. do-vrebbero chiedere ai ricercatori “see come, il fattore sesso-genere è ri-levante negli obiettivi e nella meto-dologia del progetto”.

6 Inserire il genere nei curriculastudiorum a tutti i livelli. L’obiet-

tivo finale è quello di aumentare laconsapevolezza degli operatori sa-nitari sul fattore sesso-genere.

7 Garantire che i prodotti e i ser-vizi derivanti dalla ricerca siano

efficaci e sicuri, sia negli uomini chenelle donne. Dovrebbero essereinoltre valutate, per poter fornire adentrambi i generi la migliore curapossibile, se, come e quanto le dif-ferenze di sesso e di genere eviden-ziate, siano rilevanti per la salute ela medicina. Ai pazienti, agli opera-tori sanitari dovrebbe essere data lapossibilità di accedere ai dati rela-tivi alle differenze al sesso-genere,per migliorare la consapevolezzadella diversità nell’uso dei farmaci,dei medical device e di altri approc-ci terapeutici; costruendo anchespecifici percorsi diagnosticotera-peutici di sesso-genere.

8 Creare ambienti di lavoro fles-sibili e che supportino in modo

equo le carriere di donne e uomini.Affinché le specificità di genere sia-no ben gestite nei luoghi di lavoro,è necessario dare ad uomini e don-ne la possibilità di coniugare il lorolavoro alle aspirazioni di vita.

9 Promuovere incentivi per la ri-cerca di sesso-genere per arri-

vare all’equità della cura.

Il Manifesto di Sex-Gender Medici-ne, licenziato dal gruppo di studioFarmacologia di Genere della Socie-tà Italiana di Farmacologia, Equali-ty Italia e Donne in Rete Onlus, affronta le questioni di uguaglianzadi genere nella scienza, esaminan-done opportunità, possibilità e so-stenibilità.Questo manifesto s’ispira a una se-rie di documenti internazionali, li in-tegra con le esperienze italiane edesplicita le azioni per migliorare la ri-cerca e l’innovazione e per svilup-pare un cambiamento strutturalenecessario per promuovere l’equi-tà di genere.

1Solide ragioni scientifiche evi-denziano come le diseguaglian-

ze di genere possono avere un im-patto negativo sulla qualità della ri-cerca. E’ evidente che, almeno inEuropa, si è fallito nel sostenere epromuovere le donne nella stessamisura degli uomini: oggi in UE me-no del 20% dei posti di ricercatoresenior sono occupati dalle donne.La Commissione Europea e i poli-tici italiani devono intraprendereiniziative per implementare l’entra-ta delle donne nelle posizioni apicalidella scienza, inclusi i comitati checontrollano l’erogazione dei fondi(sia a livello privato che pubblico), icomitati editoriali delle riviste ecc.,per raggiungere l’equità di generenella ricerca scientifica. Si potrebbegarantire, a tal fine, che i singoli im-pegni di bilancio degli enti deputa-ti alla ricerca anticipino i costi del-

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Manifesto di Sex-Gender Medicine

ATTUALITÀ

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trovano nella condizione di dovercedere alle pressioni e alle minac-ce degli acquirenti, che spesso con-cludono le transazioni in modo po-co chiaro, non di rado utilizzandoforme di corruzione nei confrontidelle istituzioni locali, di cui sfrutta-no la debolezza. A monte di questa pratica, che haavuto un forte incremento soprattut-to durante la crisi dei prezzi agricolidel 2007-2008, c’è la sempre mag-giore richiesta di terreni per le attivi-tà  industriali ed energetiche (produ-zione di biocarburanti), che va a di-scapito dell’agricoltura locale cau-sando un’impennata dei prezzi e laconseguente relegazione in stato dipovertà di una fascia sempre piùampia della popolazione. Di questa importante realtà, checonduce direttamente al tema diExpo 2015 (Nutrire il Pianeta, Ener-gia per la Vita), si è discusso duran-te un incontro che l’associazioneDonne in rete Onlus ha organizza-to nell’ambito del ciclo di iniziative“L’Europa è per le donne”, promos-so nel mese di marzo dall’ufficio diinformazione del Parlamento euro-peo di Milano.“Verso Expo 2015: le donne diconono al land grabbing in Italia e nelmondo”: questo il tema trattato du-rante l’appuntamento milanese del19 marzo, al quale hanno partecipa-to, oltre alla presidente di Donne inrete onlus, Rosaria Iardino, autore-voli esperte. Erano infatti presenti

Franca Roiatti, giornalista e scrittri-ce, Patrizia Toia, parlamentare euro-pea, Claudia Sorlini, professoressadella Facoltà di agraria di Milano, Lu-cia De Cesaris, assessore all'urba-nistica e all'edilizia privata del comu-ne di Milano, Francesca Zajczyk, de-legata del comune di Milano alle Pa-ri Opportunità, e Arianna Censi,esperta di politiche di genere. Per due ore, nell’affollata sala di cor-so Magenta, le relatrici hanno dia-logato insieme al pubblico di tema-tiche che aprono scenari davveropreoccupanti, principalmente ri-spetto alle popolazioni cui le terrevengono usurpate, che si trovanoimprovvisamente private dell’unicobene redditizio sul quale possonocontare e sul quale si basa spessola sopravvivenza di più famiglie. Quale futuro dunque per loro? Mol-te famiglie si avviano verso una si-tuazione di povertà e di miseria, basti pensare che ogni giorno nelmondo muoiono di fame cinquan-tamila persone e ogni ora muoionocinque bambini. Appare evidente che una prima ur-genza riguarda la necessità di sta-bilire una regolamentazione interna-zionale che vada a beneficio dellecomunità locali, in un momento sto-rico in cui l’interesse degli investito-ri è molto alto, e che tuteli i coltiva-tori impedendo che perdano tutti idiritti su terre che ne garantisconola sopravvivenza. Su questi spunti le relatrici, suppor-tate dalle rappresentanti delle asso-ciazioni Slow Food, Donne in cam-po, Donne in Quota, AssociazioneFiorella Ghilardotti, Unione Femmi-nile Nazionale e Amiche di ABCD,che hanno aderito all’iniziativa, si so-no prese l’impegno di portare nuo-vi contributi e nuove proposte, dadiscutere durante un incontro diprossima definizione.

Eva Massari

Del land grabbing, che let-teralmente significa accaparra-mento delle terre, ancora non siconosce molto, eppure si tratta diun fenomeno in continua e allar-mante espansione. La pratica del land grabbing con-siste nell’acquisto o nell’affitto digrandi terreni di Paesi in via di svi-luppo, soprattutto Africa, Asia eAmerica latina, da parte di multi-nazionali e governi occidentali, maanche di privati latifondisti. I terreni razziati appartengonogeneralmente a famiglie di conta-dini che li coltivano per uno sco-po di pura sussistenza e che si

Donne al lavoro in un piccolo

appezzamento familiare

ATTUALITÀLand grabbing,donne e povertà

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Il successo al servizio degli altri

Amazin Lethi è stata definita “una fusione tra il meglio dell’Est e dell’Ovest con ungrande senso di individualità e un occhio a corpo, mente e spirito” (The Model Fit-ness.com), ma anche “una delle nuove voci nella comunità asiatica americana”(Vietnamese American National Gala Award 2007).Campionessa di bodybuilding, guru del fitness e businesswoman di successo, hainfatti dato vita all’omonima fondazione attraverso la quale ha avviato, tra gli altri,l’Asia Alive Project (http://www.asiaaliveproject.com/) per aiutare donne e bambi-ni sieropositivi tra Asia ed America.Nata a Sai Gong in Vietnam e cresciuta negli Stati Uniti, Amazin Lethi lotta per ab-battere lo stigma sociale e la discriminazione e per contribuire a una generazionesenza Aids.La carriera eclettica di Amazin Lethi comprende grandi successi cinematograficihollywoodiani, come produttrice e attrice, tra cui Il Diario di Bridget Jones 2, Clo-ser, Charlie e la fabbrica di cioccolato. Ha quindi scelto di sfruttare la sua popola-rità per far aumentare la consapevolezzadi tutti nei confronti della comunità asiatica e per rompere il silenzio, partendo dalconcetto di partecipazione.

Hiv. È mia ferma convinzione che laschiavitù sessuale e la violenzacontro le donne e i bambini rappre-sentino una violazione del dirittoumano fondamentale alla libertà.Sono insulti che riducono i deboli alsilenzio e che privano dell’accessoall’istruzione e alle cure le personeaffette da Hiv. Nel 2012 ho lanciatol’Amazin Lethi Foundation per aiu-tare le persone attraverso l’educa-zione e l’impegno e creare un cam-biamento positivo all’interno dellacomunità. La fondazione ha lo sco-po di lottare contro lo stigma e la di-scriminazione sociale che emarginale persone, in particolare per quan-to riguarda l’Hiv, le questioni GLBTe la tratta di esseri umani. La fon-dazione si è quindi fatta promotricedella campagna contro l’Hiv deno-minata Asia Alive Project, nata percombattere l’Hiv/Aids nella comuni-tà asiatica, con l’obiettivo di aiutaredonne e bambini con l’Hiv. Vogliocombattere lo stigma, la paura e lapersecuzione. Questo è il lavoro del-la mia vita: arrivi a un punto in cuihai raggiunto il tuo successo perso-nale e desideri realizzare qualcosadi più grande di te, che possa rag-giungere le persone che hanno bi-sogno, aiutarle e avere un impattosulla loro vita.

Quando e perché hai de-

ciso di iniziare a combattere

contro l’Aids?

Vengo dalla povertà e se fossi ri-masta nel mio Paese molto proba-bilmente sarei finita schiava e conl’Hiv. Ho incontrato molte donne ebambini asiatici con questo back-ground ed è stato come guardar-mi in uno specchio, così ho senti-to che era mio dovere cercare di fa-re la differenza diventando un’atti-vista per quanto riguarda l’Hiv edando una voce a coloro che nonce l’hanno.

Potresti raccontarci qual-

cosa della tua vita?

Sono nata in Vietnam e vengo daun orfanotrofio di Saigon. Ho lavo-rato nell’industria dell’intrattenimen-to per oltre 15 anni, con una car-riera eclettica che è iniziata comeviolinista classica quando ero bam-bina. Da adolescente sono diventa-ta una body builder professionista

e un’allenatrice di performance e ar-ti marziali. Ho lavorato in TV e ra-dio, sono apparsa in numerosi filmhollywoodiani come attrice e sonostata l’esperta di fitness nel primonetwork Asiatico Americano: Imagi-nAsian TV.

Oltre a essere un’artista e un’au-trice di comprovato successo, so-no un’attivista impegnata nella bat-taglia per i diritti umani e contro l’-

INTERVISTA di Sarah Sajetti

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ziamo a rompere il muro del si -lenzio e a normalizzare la condizio-ne di sieropositività, a interrompe-re lo stima sociale e la discrimina-zione che le persone Hiv+ subisco-no ogni giorno.

La comunità africana è al centrodel discorso sull’Hiv da molto piùtempo rispetto a quella asiatica e unmaggior numero di celebrità afroamericane ha parlato di Hiv, riceven-do il massimo sostegno possibile, inparticolare nel corso di eventi comela campagna Live Aid o (RED). Mase la percentuale di malati di Aids èforse più alta in Africa, il 60% dellapopolazione mondiale è formata daasiatici e ciò fa sì che persino i piùpiccoli numeri siano un’epidemia. InAmerica sono gli asiatici ad avere leminori probabilità di eseguire il testHiv e la maggior probabilità di ave-re il virus e non saperlo.

Gli asiatici sono sempre staticonsiderati come una minoranzarazziale invisibile e la riluttanza a par-lare della condizione di sieropositi-vità e a cercare aiuto al di fuori del-la comunità, dovuta alle nostre tra-dizioni e credenze, sono fattori chehanno pesato sulla nostra epidemiadi Hiv/Aids. Alzando la mia vocespero di creare comprensione ecompassione per le persone siero-positive asiatiche e di ottenere il so-stegno necessario per creare unagenerazione libera dall’Aids, non so-

La notorietà e celebrità che horaggiunto come prima body buildervietnamita ha costituito una tribunaunica per comunicare con i mediae ho potuto utilizzare la mia posizio-ne per sviluppare maggiore consa-pevolezza riguardo ai problemi so-ciali e sanitari che riguardano la co-munità asiatica.

A partire dal tuo Paese, il

Vietnam, qual è stata la rea-

zione alla tua decisione e

quali i problemi? Come ti ha

aiutata la tua popolarità?

Nelle comunità asiatiche sonosempre stata vista come qualcunoche ha una carriera non convenzio-nale, in modo particolare come unadonna che non si è conformata aglistereotipi tradizionali, e questo è ini-ziato quando da teenager sono di-ventata una body builder professio-nista. Sono nota inoltre come unadelle persone più franche all’inter-no della comunità, così non ha sor-preso molti il fatto che ora stia al-zando la voce sull’Hiv/Aids.

La comunità asiatica e media so-no stati molto supportivi rispetto aquesta decisione. Sono molto po-chi gli asiatici con un alto profilo disposti a discutere di questi cosid-detti “mali sociali”, ma è solo par-landone attraverso i media che ini-

lo per le persone di origine asiatica,ma per tutti.

L’Asia è un continente

enorme di cui fanno parte

Paesi estremamente diversi

tra loro. In quali modi reagi-

scono all’Hiv?

Ogni Paese si confronta con l’-Hiv/Aids in modo diverso e alcuni lofanno meglio di altri, ma in genera-le gli asiatici, a causa delle loro tra-dizioni culturali, tendono a nonparlare della loro situazione socialee sanitaria con i loro amici e le lorofamiglie o in pubblico così libera-mente come in altre comunità.

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sione del virus, in particola-

re dove esistono un forte

stigma e una legislazione pu-

nitiva. Questo è vero anche in

Asia?

Dal momento che l’omosessua-lità, la tossicodipendenza e l’Hivrientrano nella categoria dei cosid-detti “mali sociali”, all’interno dellanostra comunità sono diventati al-cuni dei fattori che hanno aumen-tato la trasmissione del virus: infat-ti a causa delle leggi repressive, del-la discriminazione e dello stigma so-ciale l’accesso alle informazionisull’Hiv/Aids è negato alle perso-ne che ne sono coinvolte.

Questo è il motivo per cui la miafondazione ha dato vita a un’inizia-tiva LGBT e ha sempre dichiaratodi volersi occupare di tutte le comu-nità. L’unica strada per fermare l’-Hiv/Aids è affrontare tutti i proble-mi e gli ostacoli che circondano le

convenzionale per unire le personee sfruttare il loro supporto per cau-se meritevoli. Per lavorare come unacomunità globale.

Come intendete confron-

tarvi con i governi asiatici?

Rispettiamo il modo in cui i go-verni asiatici si avvicinano a organiz-zazioni come la mia e speriamo chesi possa lavorare insieme per rag-giungere il nostro obiettivo comune.Proprio come con qualsiasi altra or-ganizzazione, bisogna confrontarsicon mente aperta e lavorare in mo-do da creare una partnership reci-procamente vantaggiosa: sviluppa-re partnerrship è di fondamentaleimportanza nella lotta control’Hiv/Aids, non solo con i governi,ma anche con le organizzazioni lo-cali e internazionali.

Perché hai deciso di ini-

ziare la tua attività occupan-

doti di donne e bambini?

Vengo dalla povertà e sono sta-ta lasciata in un orfanotrofio. So chei bambini e le donne che arrivano daquesto tipo di realtà sono molto piùvulnerabili al traffico, alla schiavitùsessuale e all’Hiv. Le donne fronteg-giano battaglie enormi a causa del-l’iniquità di genere, del limitato po-tere decisionale all’interno della famiglia e della mancanza di con-trollo sulle risorse finanziarie.

Ecco perché è importante cheproteggiamo i gruppi vulnerabili ecreiamo uno spazio sicuro in cuipossano chiedere informazioni sul-la prevenzione dell’Hiv, sulle cure,sui servizi di supporto e sulle risor-se finanziarie.

Omosessualità e tossico-

dipendenza sono fattori in

grado di facilitare la trasmis-

Pensi che ci sia una dif-

ferenza, rispetto a questo

problema, tra gli asiatici che

vivono in Asia e quelli che vi-

vono all’estero?

La maggiore differenza è nell’ac-cesso alle informazioni, all’educa-zione, alle cure e al supporto. Que-sto si nota in modo particolare inAsia tra coloro che vivono nelle areerurali, dove non c’è nessun acces-so alle informazioni e alle cure.

Lo stigma e le discriminazioni cisono che tu viva in occidente o inoriente, ma almeno in occidente c’èuna società multiculturale e gli asia-tici più occidentalizzati possonosentirsi a loro agio nel chiedere so-stegno e cure.

In senso lato i problemi sono comunque gli stessi perché moltecomunità asiatiche in occidentesono chiuse in se stesse e ciò ren-de l’accesso alle informazioni e ladiscussione sull’Aids difficile.

Ci sono ancora molti migranti diprima generazione che non parla-no inglese.

Quali strategie state ef-

fettivamente usando per par-

lare di questo problema in un

mondo così diversificato co-

me quello asiatico?

Stiamo usando i social media in-sieme ai media tradizionali di variPaesi, anche attraverso campagnemediatiche, per creare supporto esensibilizzazione, e siamo in retecon diversi gruppi, organizzazioni econ la comunità filantropica percontribuire a portare questi mondivariegati più vicini tra loro. Il mioobiettivo è sempre stato quello dicreare un’organizzazione che utiliz-zasse ogni via convenzionale e non

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Ci puoi raccontare

il progetto Asia Alive

Project?

L’Asia Alive Project èun’iniziativa nata per sensibi-lizzare l’opinione pubblicasul problema dell’Hiv all’inter-no della comunità asiatica.Ho notato che, dal momen-to che noi non ne discutia-mo apertamente, molte per-sone non capiscono il pro-blema che esiste nella nostracomunità e così, come hogià detto, il faro è semprestato puntato sull’Africa.

L’Asia Alive Project miraa coinvolgere l’opinionepubblica globale nella lottacontro l’Aids. In Asia abbiamo lan-ciato il progetto ad Hai Phong inVietnam, che ha il più alto tasso diHiv/Aids del Paese, anche per con-tribuire a sostenere il lavoro del piùfamoso attivista vietnamita, PhamThi Hue. Abbiamo già avviato unpiano per sostenere i bambini Hiv+allontanati dalla comunità.

È importante ottenere il sostegnodi aziende, altre organizzazioni e fi-lantropi perché un iniziativa di que-sto tipo richiede cospicui finanzia-menti.

Lo scopo del progetto Asia Ali-ve è quello di affermarsi a livello na-zionale in Vietnam e poi passare aglialtri Paesi asiatici: il prossimo saràla Cambogia.

In occidente abbiamo iniziato inAmerica, dove miriamo a lanciarediversi programmi. Stiamo ancheguardando all’Europa, dove ci so-no ampie sacche di comunità asia-tiche. In Italia, dove ho avuto il pia-cere di partecipare come unicaospite internazionale alla conferen-za organizzata da NPS Italia Onlussull’accesso alle cure, stiamo giàcercando di costruire una partner-ship con NPS e con la comunità ita-

liana. Non ci sono molti attivisti asia-tici che possano contare su unafondazione propria per affrontarecampagne come questa, così lamia lotta contro l’Hiv e per ottene-re sostegno internazionale è moltoimportante anche a causa di que-sto fattore.

Puoi dirci qualcosa di

più a proposito del documen-

tario che state ultimando?

Il documentario segue la miastoria attraverso l’Asia e contempo-raneamente racconta l’epidemia diHiv e le storie degli attivisti asiaticisieropositivi che incontro lungo ilcammino.

Dove si possono trovare

ulteriori informazioni sulla

tua fondazione?

www.amazinlethifoundation.org

persone sieropositive e ciò signifi-ca includere tutti. Essere tutti trat-tati allo stesso modo è un dirittoumano fondamentale.

Pensi che lo sport possa

in qualche modo aiutare a

combattere l’Hiv?

Come ex atleta professionista equalificato preparatore atletico mirendo conto di quanto sia importan-te il ruolo dello sport come mezzoefficace per affrontare le questionigravi come l’Hiv/Aids. Lo sport ab-batte le barriere, costruisce l’auto-stima, insegna abilità di vita e uncomportamento più sano e nellosesso tempo unisce persone di tut-te le fasce di età e comunità.

L’Hiv/Aids è considerato un ar-gomento tabù e ha ancora lo stig-ma di una “piaga sociale” all’inter-no della comunità asiatica così sideve creare uno spazio neutro e in-formale per discutere di questacondizione di salute e per sensibi-lizzare soprattutto i giovani.

Credo che gli allenatori sportivisvolgano un ruolo fondamentaleanche come mentori nella preven-zione dell’Hiv/ Aids e quel legamestretto che un giovane atleta svilup-pa con il suo allenatore può diven-tare una piattaforma per forniresupporto e formazione.

Utilizzare gli atleti di successo al-l’interno della comunità è efficaceanche perché sono ammirati daigiovani, che li prendono a model-lo. La loro voce può quindi aiutaread amplificare i messaggi educati-vi. Lo sport inoltre offre alle perso-ne sieropositive una via per inte-grarsi socialmente, per rompere lostigma sociale e la discriminazioneassociati all’Hiv/Aids, contribuendoa normalizzarlo. La mia fondazionesta già sviluppando programmisportivi per la lotta alla malattia nel-la comunità asiatica.

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A tuo padre piacciono inmodo quasi infantile i riti ei pasti intorno a un tavolorotondo ne fanno parte.Resiste per un paio di gior-ni, se tu o tuo fratello man-cate all’appuntamento. Alterzo ti guarda mentre af-ferri la borsa e ti ammoni-sce: “All’una si mangia. Ve-di di farti trovare”. Borbot-ti contro il suo non accetta-re che non sei più la suabimba. Poi, all’una del ter-zo giorno, non manchi mai.

Il fatto che babbo l’abbia ignoratoper mesi, come se sentisse che sesi fosse fermato quel trasloco nonl’avrebbe mai finito, non aiuta. An-che il fatto che babbo sia da sem-pre sano non aiuta. Perché in unorganismo sano le cellule si ripro-ducono più velocemente, accele-rando inevitabilmente l’avanzatadel mostro. Di quel mostro che ter-rorizza e contro cui ti senti impo-tente. I medici dicono che è aggressivo.Maligno. Tu stai lì, seduta, mentreleggono gli esiti di una biopsia di cuiavresti preferito non sapere nulla.Fissi quel medico che parla di tuopadre senza capire che lui per te,per la sua bimba dagli occhi bruni,è una vita intera. E aspetti che di-ca che te lo salverà ma non lo di-ce. E ha la faccia scura e tu lo odicon tutte le tue forze perché nonpromette che te lo salverà. Ci si informa. Vuoi il medico miglio-re. Oddio, come fare a essere cer-ti che un medico sia il migliore nonlo sai. Non ti fidi di nessuno. Soprat-tutto di te. Non sai scegliere. Sce-gliere può voler dire determinare ilsuo vivere o morire e non ti capa-citi di come si sia finiti lì. Poi rimuovono il tumore. Era gran-de come un’arancia. La faccia delnuovo medico non è meno scura.

farla vedere. Chissà non fosse unavena rotta, un accumulo di grasso,un principio di embolo. Chissà nonfosse qualcosa di pericoloso. Ma luiaveva il trasloco dell’attività da ulti-mare. Quell’attività che doveva perforza lasciare in ordine ai suoi figli.Vagli a spiegare che l’ordine lo po-teva fare con gli anni. Quel giorno papà è sparito dallamattina. Uscito solo, a pranzo nonè tornato lui. Mamma era particolar-mente nervosa, lei sapeva dov’erapapà e il fatto che lui non le rispon-desse al telefono le ha dato unaconferma che non voleva: qualco-sa è andato storto. Non sapeva co-sa. Il volto di lui, del tuo vecchio pan-ciuto, ha detto il resto. Quel gonfio-re alla gamba non era grasso. E oralo sai. Eccolo lì, il tumore.

LIFE

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Vis-à-vis con l’imbucato

Avessi saputo allora, non avrestimancato neppure gli altri due ap-puntamenti. Quell’essere bambinasempre, la sua bambina con gli oc-chi bruni uguali ai suoi, ti manca co-me l’aria. Giorno e notte. Ché ungiorno la gamba ha iniziato a dar-gli dei fastidi. Di tanto in tanto pre-meva le mani paffute sulle cosce in-spiegabilmente asciutte. Come sor-reggessero quella pancia capace difar schizzare la bilancia intorno alcento non te lo sei mai spiegata. Colpassare dei mesi il suo sguardo hainiziato a perdere luminosità. Qua-si fosse adombrato di pensieri. Lacoscia s’è fatta un po’ più grossa.Avete insistito, voi, che andasse a

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Il tumore, detto anche neoplasia, in medicina viene definito una massa abnormedi tessuto crescente. La crescita scoordinata e incontrollata di alcune cellule alte-ra il patrimonio genetico delle stesse. I tumori vengono classificati per tipo, aggres-sività e decorso clinico (tumori benigni - non cancerosi - e tumori maligni - can-cerosi, o cancro) e, se maligni, anche secondo la stadiazione tumorale (Calssifica-zione TNM). I più diffusi, tra questi ultimi, sono: carcinoma del polmone, del colon-retto, della mammella e dello stomaco. La classe neoplasie in Italia costituisce unadelle principali cause di morte.

Una diagnosi di cancro spesso coglie di sorpresa, confonde e modifica i ruoli al-l’interno della famiglia. Imparare ad ascoltare è il primo passo, anche quando chici parla affronta argomenti difficili come la morte, e per quanto difficile è neces-sario accettare la condivisione della sofferenza, non minimizzare, non giudicare enon interrompere. Allo stesso modo è necessario saper ridere, perché l’umorismoè un ottimo palliativo per il dolore.Affrontare le proprie sensazioni è altrettanto importante, così come esprimere il pro-prio affetto, non solo con i fatti ma anche a parole, offrire aiuto pratico, accompa-gnare ai controlli la persona amata.Anche se può essere duro, informarsi in maniera precisa sulla malattia è molto im-portante, non solo per sapere quale sarà il decorso e poter prendere decisioni, maanche per prepararsi al futuro. Niente va tenuto nascosto, né al malato né agli al-tri componenti della famiglia, e se il dolore appare inaffrontabile può essere fon-damentale rivolgersi a centri d’aiuto, dove il malato e i suoi familiari possono con-frontarsi con altre persone che stanno affrontando lo stesso percorso. Soprattutto, è importante prendersi cura di sé: per poter sostenere nel miglior mo-do possibile chi sta male bisogna mangiare in maniera adeguata, dormire e cer-care di continuare a vivere la propria vita. Il nemico peggiore è il senso di colpa:dimenticarvi di voi non salverà il vostro caro ma vi toglierà la forza e la capacità distargli vicino.

di fargli perdere prima. Alcuni farma-ci gli danno un colorito abbronza-to. E scatta il meccanismo di pro-tezione: d’improvviso incominci amentire agli altri e prima ancora ate stessa. Neghi il tumore. Ripetiche papà sta bene, che tu stai be-ne e che mamma non è preoccu-pata affatto. Se è sembrato così èperché è stanca, troppo stanca. Tuofratello è uno che tace. Con lui nonhai bisogno di mentire. Senza sa-perlo è diventato uno dei mattoniportanti del tuo castello di menzo-gne. Ogni volta che non impreca opiange, che reprime, ecco la tuaconferma: babbo sta bene, starà

bene. Babbo di chili ne ha persi al-tri quindici. Babbo non si veste piùsolo. Lo aiuti tu di mattina. Dall’uf-ficio ti sei presa una pausa. Stateprovando cure alternative. Lui ormaiè uno scheletro. Fantasma dell’uo-mo che era. Una telefonata ti informa che bab-bo ha smesso di lottare. La sua bat-taglia è durata due anni. La tua for-se inizia ora e ti dici che le energiele hai spese tutte lottando con lui.Il castello di bugie ti s’è sciolto ad-dosso. Ci vorranno mesi prima chetu dica qualcosa in merito, mesi incui per te parlano gli attacchi di pa-nico e il sistema nervoso che nonregge facendoti tremare fino a chequalcuno non ti blocca. Fisica-mente. Ci vorranno mesi perché tudica solo: “Dicono che il cancro nonè contagioso. Io per i medici sonosana, non ho tumori. Guarda i mieiocchi. Ora ripetimi che il cancro nonè contagioso”.

Federica Dato

L’hai capito senza che nessuno telo dicesse che papà è zeppo di me-tastasi. La chemioterapia non glie-la fanno mirata. Soffre e non dormee vomita e i dolori vorresti sentirli tuma non puoi. La ferita fatica a rimar-ginarsi. Babbo è simpatico pure co-sì, pure con quindici chili in meno eun sacco di farmaci in più. Dice chequando si vede nudo, glabro co-m’è, si confonde, non si riconosce. Hai iniziato a vendere le azalee inpiazza, quelle della lega per la ricer-ca contro il cancro. Ci vai spesso evendi da pazzi. Sei brava in questecose. Mentre lui sembra stare unpo’ meglio. E ti illudi che il peggiosia passato. Chilo dopo chilo ti ren-di conto che col grasso vola via an-che un po’ di lui. Cerchi di tenerlolì, potessi li abbracceresti tutti queichili che hai tentato ostinatamente

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Sembra che la professione di farma-cista abbia avuto origine a Palermoquando Federico II di Svevia promul-gò, tra il 1231 e il 1240, le Consti-tutiones, le Novae Constitutionesutriusque Siciliae e l’OrdinanzaMedicinale, che con estrema preci-sione stabilirono le regole per l’eser-cizio professionale del farmacista edel medico. Secondo questa Ordi-nanza solo il farmacista, vincolato dagiuramento, veniva autorizzato adaprire ed esercitare la professione,sottoposta a sorveglianza da partedelle autorità e nettamente separa-ta da quella del medico.

Anche i farmacisti sono cambiati enegli ultimi anni sono stati protago-nisti di due normative: quella sull’isti-tuzione delle parafarmacie e quellasui nuovi servizi nelle farmacie.Per quanto riguarda la nascita del-le parafarmacie, l’art. 5 del decre-to-legge 4 luglio 2006, n. 223 haprevisto la possibilità di vendere al-cuni tipi di medicinali al di fuori dellefarmacie con la presenza del farma-cista garantita per tutto l’orario diapertura. Inoltre, il farmaco può es-sere prelevato direttamente dalpaziente, fermo restando l’obbligoper il farmacista di rispondere aeventuali richieste da parte deipazienti e di attivarsi nel caso risul-tasse opportuno il proprio interven-to professionale con consigli, serichiesti, ma anche nel caso in cuiriscontri un’incertezza nel compor-tamento del cliente.La seconda normativa è una verarivoluzione della farmacia. Essa ècontenuta nel decreto legislativo suinuovi servizi delle farmacie (d.lgs n.153 del 3/10/2009) dove, tra i nuo-vi servizi assicurati dalle farmacienell’ambito del SSN, rientrerebbero: • la partecipazione al servizio di as-

sistenza domiciliare integrata a fa-vore di pazienti residenti o domi-ciliati nel territorio di pertinenza di

prodotti per l’infanzia, alla dietetica,agli integratori, ai profumi e quant’al-tro. Prodotti che spesso si trovanonei supermercati a minor prezzo mala cui vendita in farmacia li connotadi maggiore affidabilità.Un’idea del mondo di prodotti e ser-vizi che si muove attorno alla farma-cia è nella lista degli oltre 400 espo-sitori dell’edizione 2011 di “Cosmo-farma Exibition”: aziende del setto-re farmaceutico, parafarmaceuticoe sanitario, dermocosmetico, natu-rale, alimentare-dietetico e, infine,dei servizi per la farmacia (arredi, ro-bot per i magazzini, macchine peril laboratorio, insegne luminose,eccetera).

SOCIETÀ

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In principio era lo speziale

Sono passati otto secoli

Molto è cambiato e lefarmacie non sono più pic-coli ambienti, dove si di-spensano farmaci e consi-gli e dove si preparanoprodotti galenici. Oggi sonolocali ampi con percorsi la-birintici che hanno l’obietti-vo di condurre il cittadinodavanti al banco avendoprima “buttato un occhio”alla cosmesi, alle scarpe, ai

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scatenato - soprattutto tra i farma-cisti titolari - un’accesa polemica sulruolo ineguagliabile delle farmacie esulle competenze dei farmacisti chein esse operano.Gli argomenti vanno dal possibileimpoverimento del settore alla inso-stituibilità della farmacia come pre-sidio sul territorio.Timori poco comprensibili se si leg-gono le tabelle relative alla distribu-zione delle farmacie (private e comu-nali), che ci dicono che il problemanon è tanto il rapporto n.abitanti/far-macia (fissato in 4.000 e al momen-to sceso a 3.300) quanto la “tenden-za” a concentrarsi nelle zone cen-trali urbane lasciando le aree più pe-riferiche alle farmacie comunali o, alpeggio, al nulla. La concorrenza fe-roce e il rischio di impoverimento av-verrebbe quindi là dove tutti voglio-no essere, cioè al centro.

A onor del vero va detto che in al-cune Regioni ci sono problemi acausa dei mancati rimborsi ma, an-che in tempo di crisi, non si ha no-tizia di farmacie fallite. Allora perchécentrarsi sulla paura che non ci siaspazio sufficiente per tutti? Per quanto riguarda il tema dellacompetenza e della professionali-tà presente “solo” nelle farmacie, cisi domanda per quale motivo i far-macisti presenti nelle parafarmaciesiano di minor talento avendo fre-quentato le medesime facoltà ed ef-fettuato i medesimi esami dei farma-cisti titolari.Resta dunque aperto un dubbio: dicosa si vogliono occupare veramen-te i farmacisti? E, quando i farmaci-sti titolari affermano che le farmacieesercitano una “funzione sociale”,cosa intendono esattamente?

Farmacie,parafarmacie e cittadini

I cambiamenti che coinvolgono ifarmacisti (titolari e “para”) hanno,necessariamente, una ricaduta an-che sui cittadini. Cittadini che, co-me le farmacie e i farmacisti, sonomolto cambiati in questi anni perquanto riguarda il rapporto con i far-maci.I farmaci da banco (OTC) e quellisenza obbligo di prescrizione medi-ca (SOP) rispondono alla presenzadi un cittadino più informato e piùavvezzo alla gestione dei farmaci eall’autocura, non fosse altro perchéla presenza di familiari cronici conpiù patologie ha “costretto” molti al-la lettura e apprendimento delle Av-

vertenze e Controindicazioni conte-nute nel famoso “bugiardino”. Senza contare, infine, che rispettoa un recente passato in cui il farma-co era la soluzione immediata perogni male, ora è molto più diffuso trai cittadini un atteggiamento salutistae attento anche nell’assunzione deifarmaci tradizionali e omeopatici.Ora, premessa la professionalità ditutti i farmacisti, la maggiore diffusio-ne di farmacie e parafarmacie sulterritorio - che, a detta di tutti, de-terminerebbe anche un abbassa-mento dei prezzi - non può non gio-vare ai cittadini. Se è vero che nel-le parafarmacie possono esserevenduti solo una parte dei farmaci,resta il fatto che la sede che un far-macista titolare non sceglierebbemai - come accade ora - potrebbeessere coperta dalla professionalitàdi un farmacista ed esercitare co-munque quella “funzione sociale” dicui tanto si parla.

Rosanna Di Natale

ciascuna farmacia, a supportodelle attività del medico di medi-cina generale o del pediatra di li-bera scelta;

• l’aderenza terapeutica, cioè lacollaborazione a iniziative finalizza-te a garantire il corretto utilizzo deimedicinali prescritti e il loro moni-toraggio a favorire l’aderenza deimalati alle terapie mediche, anchepartecipando a specifici program-mi di farmacovigilanza;

• l’erogazione di servizi di primo livello, attraverso i quali parteci-pare a programmi di educazionesanitaria e a campagne di pre-venzione delle principali patologiea forte impatto sociale;

• l’erogazione di servizi di secondolivello rivolti ai singoli assistiti, incoerenza con le linee guida e ipercorsi diagnostico-terapeuticiprevisti per le specifiche patolo-gie, su prescrizione dei medici dimedicina generale e dei pediatridi libera scelta, anche avvalendo-si di personale infermieristico,prevedendo anche l’inserimentodelle farmacie tra i punti forniti didefibrillatori semiautomatici;

• la prenotazione di visite ed esa-mi per i cittadini presso le strut-ture sanitarie pubbliche e privateaccreditate.

Buona parte di quanto previsto daldecreto - ancora privo dei decretiattuativi - è da anni diffuso in moltiPaesi e va sotto il nome di Pharma-

ceutical Care ma, per l’Italia, si trat-terebbe di una vera rivoluzione cheporrebbe le farmacie operativa-mente all’interno della rete territoria-le del SSN, una delle soluzioni so-stenibili a fronte di un Paese che in-vecchia e di un SSN ancora trop-po ospedale-centrico.

Richieste e dubbi

Il tema delle liberalizzazioni ha 17

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Page 18: eal life 6 - 1 - 2012 - 3b La 1 14/06/12 11.41 Pagia 1 ... · Il risultato di questo lavoro è stato il PDT, un documento che fornisce una serie di raccomandazioni finalizzate non

Il 10 marzo si è svolta a Milano,organizzata da NPS Italia Onlus, laseconda conferenza italiana sul-l’Accesso alle Cure, intitolata que-st’anno “Una responsabilità per lasalute, il lavoro e i diritti di citta-dinanza”. Questo evento, a caden-za biennale, è finalizzato a indivi-duare un tema critico per le per-sone sieropositive su cui chiama-re a discutere esperti e rappresen-tanti delle Istituzioni, con il fine disviluppare risposte concrete ai bi-sogni dei pazienti.

grande distanza tra le possibilità dicondurre una vita normale assicu-rate dalle nuove terapie e la capa-cità della società di garantire talipossibilità.Le relazioni della Prof.ssa Mussini edel dr. Rizzardini hanno conferma-to come la situazione di una perso-na sieropositiva sia, dal punto di vi-sta clinico, del tutto assimilabile aquella di chi è affetto da altre pato-logie croniche, da cui non si può de-finitivamente guarire ma che garan-tiscono prospettive di vita analoghea quelle delle persone sane. I pro-gressi della medicina hanno fatto sìche convivere con l’infezione da Hivnon impedisca oggi di condurre unavita del tutto normale, consenten-do di progettare il proprio futuro edi vivere la propria vita affettiva eprofessionale in modo pieno e ap-pagante.Questo purtroppo solo in teoria,perché l’Hiv/Aids sconta il diversocomportamento della società neiconfronti di chi ne è portatore. An-cora oggi la persona sieropositivaincontra pesanti ostacoli nel con-durre una vita normale, poiché lasocietà non sembra aver colto ilcambiamento epocale avvenutonella cura della malattia e non ha di-smesso logiche e approcci che nonhanno più ragione di esistere. Ne-gare a una persona sieropositiva dicontrarre un’assicurazione sulla vi-ta o di aprire un mutuo per compra-re casa, come se avesse davanti ipochi anni di vita che aveva primadell’introduzione delle terapie anti-retrovirali, è un assurdo logico, do-vuto probabilmente a una limitataconoscenza della malattia, così co-me è assurdo che nel mondo del la-voro esistano limiti all’assunzione il-logici oltre che illegali.Accesso alle cure 2012 ha volutoaffrontare questi temi, da un lato for-nendo informazioni aggiornate e au-torevoli sulle reali prospettive delle

Dopo aver trattato nella prima edi-zione, nel 2010, il tema della dispa-rità territoriale e temporale nell’ac-cesso alle cure nelle diverse parti delnostro Paese, il tema proposto peril 2012 è stato quello di una miglio-re ed effettiva integrazione sociale elavorativa delle persone sieropositi-ve, partendo dalla considerazioneche ancora oggi alcuni diritti garan-titi dalla legge sono loro negati.Quello che ha indotto NPS a solle-vare il problema dell’effettiva inte-grazione dei pazienti è stata la con-statazione che oggi esiste una

FOCUS ON

Confronto aperto

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cedure, partendo dalla constatazio-ne che il mondo è cambiato.Ovviamente NPS, promuovendoquesto momento di confronto e ri-flessione, non ha affatto inteso ab-dicare alla propria funzione di con-trollo del rispetto della legge 135, néha inteso mediare sui diritti dellepersone sieropositive, ha però vo-luto affrontare il problema anche daun altro punto di vista, dimostran-do a sindacati, imprenditori, ban-che, assicurazioni e mondo politicoche i pazienti Hiv+ non devono es-sere vissuti come un peso, ma co-me una risorsa sociale ed economi-ca importante. In questo senso ra-gionare anche in termini di costi so-ciali ed economici non ha significa-to per l’associazione rinnegare l’at-tenzione alla persona e ai suoi bi-sogni e diritti, ma affrontare in mo-do scientifico, con gli interlocutoripiù accreditati, un tema che ha im-plicazioni molto articolate.Il coinvolgimento di rappresentantidegli imprenditori e dei lavoratori,Assolombarda e i Sindacati Confe-derali ha rappresentato un segnaleche il mondo del lavoro, se adegua-tamente sollecitato, sa coglierel’importanza di non sciupare risor-se professionali per timori che nonhanno ragione di esistere. Così si èpotuto riflettere della necessità disviluppare una maggiore formazio-ne sul tema della sieropositività nelmondo del lavoro, per limitare pre-giudizi dovuti alla mancanza di co-noscenza da parte dei colleghi. L’intervento di ANIA ha consentito diraccogliere la disponibilità del mon-do assicurativo italiano a voler ap-

profondire la possibilità di seguirel’esempio di altri paesi, in cui esisto-no possibilità assicurative anche perpersone con patologie cronichequali l’Aids/Hiv.Nello stesso modo, l’intervento diABI e del mondo bancario ha mes-so in luce l’intenzione di non volerimpedire in alcun modo l’accesso alcredito alle persone che hanno pa-tologie croniche, dimostrando la di-sponibilità a un approfondimento diquesto tema. Anche la RegioneLombardia ha dimostrato di coglie-re l’importanza di prestare attenzio-ne alle problematiche sociali e pro-fessionali dei pazienti, laddove ha di-chiarato che lo sforzo economicoper curare la patologia, assai rilevan-te, ha senso nella misura in cui nonvengano negati ai pazienti i diritti dicittadinanza.Possiamo dire che Accesso alle cu-re 2 è stato un progetto assai am-bizioso e il fatto che enti così pre-stigiosi siano stati disposti a parte-cipare alla Conferenza e a discute-re di Aids è un passo molto impor-tante per ripensare il significatostesso di essere sieropositivo nel no-stro Paese.La cura della malattia non è solo unproblema di farmaci, ma anche dicapacità di prendersi cura di sé: po-ter progettare il futuro, poter lavora-re, poter investire sono aspetti es-senziali per chiunque soffra di unamalattia cronica. NPS, con Acces-so alle Cure 2012, ha affrontato il te-ma specifico dell’Hiv/Aids, ma ha an-che aperto la strada per affrontare inun modo nuovo i diritti di tutte le per-sone che, pur essendo affette da

una patologia, non voglia-no rinunciare a condurreuna vita il più possibile nor-male.

Alessandro BattistellaResponsabile scientifico

Centro Studi NPS

persone sieropositive - i due infet-tivologi relatori erano da poche orerientrati dal CROI di Seattle in cui iltema delle prospettive di vita dei pa-zienti è stato ampiamente trattato -dall’altro affrontando il tema dei ri-levanti costi personali, sociali edeconomici di questi approcci sba-gliati e datati alla malattia.Per fare questo NPS ha voluto met-tere intorno a un tavolo, per la pri-ma volta, una molteplicità di attori delmondo politico, economico, produt-tivo, sindacale in grado, attraversoun approccio responsabile, di ridi-mensionare gli ostacoli che ancoraoggi una persona sieropositiva in-contra quotidianamente soprattuttoin ambito lavorativo. Alla tavola ro-tonda hanno così partecipato i rap-presentanti dell’Associazione Banca-ria Italiana (ABI), dell’associazioneche rappresenta le imprese di assi-curazione operanti in Italia (ANIA), diAssolombarda, della Regione Lom-bardia e della UIL; purtroppo diver-si problemi hanno impedito a CGILe CISL di partecipare.La conferenza Accesso alle Cure2012, come nello stile di NPS, nonha voluto avere un approccio riven-dicativo né è stata orientata a chie-dere di eliminare con un colpo dispugna comportamenti che hannodelle motivazioni concrete e che, inpassato, apparivano ragionevoli; larichiesta fatta ai partecipanti è sta-ta di essere disponibili ad aprire unconfronto su come innovare le pro-

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L’analisi delle inferenze che l’infe-zione da virus Hiv pone se la siesamina in riferimento al mondodel lavoro (e più in particolare al-l’idoneità del lavoratore a presta-re la sua attività senza costituireuna fonte di rischio per la collet-tività) non è stata oggetto, in que-sti anni, di un approfondito dibat-tito né scientifico né di politica sa-nitaria anche se, negli anni Novan-ta, in letteratura si trovano alcuniinteressanti contributi che l’han-no analizzata in relazione ai mol-ti problemi che ancor oggi esisto-no aperti sul tappeto; non già inriferimento all’idoneità della per-sona affetta da questa malattia apermanere nel mondo del lavoroo ad uscirne attraverso i percorsiprevidenziali ed assistenziali di cuisi compone il nostro sistema diwelfare, quanto in relazione allalegittimità/illegittimità di sottopor-re la medesima ad esami diagno-stici, di tipo pre-assuntivo e/o pe-riodico, finalizzati a evidenziare lostato dell’infezione come, di recen-te, la cronaca ha purtroppo regi-strato.

lavorazioni che richiedono unastretta sorveglianza sanitaria. LoStatuto dei lavoratori riconosce, in-fatti, al datore di lavoro una merafacoltà consentendogli di porre inessere accertamenti sanitari finaliz-zati al controllo dell’idoneità fisicadel lavoratore che la Corte di Cas-sazione (con sentenza n. 2416 del16 marzo 1988) ha esteso anchealla fase pre-assuntiva purché taliaccertamenti siano effettuati da solimedici dipendenti da Enti pubblicie/o da Istituti specializzati di dirittopubblico.Una prima questione che va affron-tata riguarda la questione relativa al-la possibilità di far effettuare gli ac-certamenti medici di tipo pre-assun-tivo anche al medico competentedell’Azienda, in deroga a quantoprevisto dallo Statuto dei lavorato-ri. Sul punto le posizioni assunte daiCommentatori sono diverse anchese la Corte di Cassazione (senten-za n. 1133 del 27 gennaio 1999) hariconosciuto la responsabilità pena-le del datore di lavoro che avevasottoposto, in fase pre-assuntiva, lapersona in fase di assunzione a vi-sita medica effettuata dal medicocompetente dell’Azienda e non già

Non va trascurata, in questa dire-zione, la responsabilità in capo almedico titolato del controllo sull’ido-neità del lavoratore che va colloca-ta nell’ambito delle previsioni gene-rali previste dall’art. 55 della Statu-to dei lavoratori (Legge 20 maggio1970, n. 300: “Norme sulla tuteladella libertà e dignità del lavoratori,della libertà sindacale e dell'attivitàsindacale nel luoghi di lavoro e nor-me sul collocamento”): l’art. 5, ter-zo comma, della norma riconosceal datore di lavoro la facoltà di farcontrollare l’idoneità fisica del lavo-ratore ricorrendo, però, ad Enti pub-blici e ad Istituti specializzati di di-ritto pubblico e non già a medici diSua fiducia.Su questa delicatissima materia sideve registrare l’esistenza di alcu-ne zone d’ombra condizionate dal-l’incertezza normativa che si cogliequando si cercano le relazione traquanto previsto dallo Statuto dei la-voratori e quanto previsto dal De-creto Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 (“At-tuazione dell'articolo 1 della legge3 agosto 2007, n. 123, in materiadi tutela della salute e della sicurez-za nei luoghi di lavoro”) riguardo le

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FOCUS ON

Test Hiv e deontologia professionale

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ste ai rischi tutelati dalla norma purdovendo rilevare che la visita pre-assuntiva, stante la formulazione te-stuale della lettera a), comma due,dell’art. 41 del Decreto Lgs. n.81/2008, deve limitarsi alla verificadell’assenza di controindicazioni al-la mansione cui il lavoratore saràsuccessivamente adibito.Dato per ammesso l’obbligo postoin capo al datore di lavoro di far sot-toporre il futuro lavoratore a visitamedica di tipo pre-assuntivo se - esole se - esposto ad una tra le la-vorazioni riconosciute a rischio e perle quali si impone comunque la sor-veglianza sanitaria, la questioneche va, ancora, affrontata riguardala potestà riconosciuta al medico disottoporlo ad accertamenti diagno-stici finalizzati a valutare la sua even-tuale sieropositività al virus Hiv.La potestà di cui si parlava, rientran-te nella sfera di discrezionalità tec-nica concessa al medico in questodelicatissimo ruolo, non va confu-sa con la doverosità trovando, co-munque, limiti non valicabili impo-sti non solo dalla legislazione vigen-te ma anche dalla tradizione deon-tologica.Dei limiti legislativi già si è detto: l’ac-certamento dello stato di sieroposi-tività da virus Hiv non può essere in-discriminatamente esteso a tutte lecategorie di futuri lavoratori addettia lavorazioni a rischio ma solo aquelli che saranno addetti a lavora-

zioni in cui esiste la possibilità nongià ipotetica ma fondata sulla ragio-nevole concretezza scientifica ditrasmettere l’infezione ai destinata-ri dell’attività lavorativa medesima: ela ragionevolezza scientifica richiede,evidentemente, una seria valutazio-ne dei rischi lavorativi che sfugge al-la soggettività sviluppata su sugge-stioni personali e/o, addirittura, sul-la discriminazione.In tale direzione converge anche ilCodice di deontologia medica(2006) nel quale si rinforzano i prin-cipi di carattere generale che devo-no saper ispirare l’attività del medi-co: la promozione della salute nel ri-spetto della libertà e della dignitàdella persona, senza discriminazio-ni (art. 3); un’attività di diagnosi chedeve essere ispirata e saper tenerconto delle aggiornate conoscenzescientifiche (art. 4); l’appropriatez-za diagnostica finalizzata anche albuon uso delle risorse (art. 13); il ri-spetto della volontà della persona(art. 35) e la salvaguardia della suariservatezza (artt. 11 e 12).In questa direzione il comportamen-to del medico che sottopone il la-voratore ad esami diagnostici fina-lizzati ad evidenziare la sieropositi-vità per Hiv è fonte di responsabili-tà non solo giuridica ma anche de-ontologica quando tali accerta-menti siano effettuati senza aver va-lutato la reale e concreta esistenzadi un rischio attuale per le personeche possono venire a contatto conil lavoratore ed in spregio delle chia-re indicazioni contenute nel Codicedi deontologia medica.

Fabio CembraniDirettore Distretto sanitario

Centro Nord e Direttore

Unità Operativa di Medicina Legale,

Azienda provinciale

per i Servizi sanitari di Trento

da quel medico pubblico nelle suefunzioni di terzietà cui fa riferimen-to, appunto, lo Statuto dei lavora-tori. In direzione contraria si è, inve-ce, espressa la Cassazione civile(sentenza n. 26238 del 2 dicembre2005) che ha riconosciuto legittimol’accertamento previsto dall’art. 16,lettera b), del Decreto Lgs. n.626/1994, disposto dal datore di lavoro a mezzo di un medico dipen-dente dalla stessa Azienda, diret-ta a confermare l’assenza di con-troindicazioni al lavoro cui il lavora-tore invalido era destinato per va-lutare la sua idoneità alla mansionespecifica. I dubbi interpretativi sembrano es-sere stati, però, risolti con l’entratain vigore del Decreto Lgs. n.81/2008 ma solo in riferimento al-le situazioni in cui è obbligatoria lasorveglianza sanitaria dei lavorato-ri; in queste situazioni il datore di la-voro è tenuto alla visita pre-assun-tiva e può decidere se farla effettua-re al suo medico competente o, percontro, di delegarla a quei medicipubblici che, al momento, sono in-cardinati nei Dipartimenti di Preven-zione delle Aziende sanitarie locali.Dunque, la facoltà riconosciuta aldatore di lavoro nelle ipotesi previ-ste dallo Statuto dei lavoratori so-no divenute un vincolo (obbligo)quando si tratti di collocare al lavo-ro persone per le quali è richiesta lasorveglianza sanitaria perché espo-

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Il giornalista del Washington PostCraig Timberg e il ricercatore Da-niel Halperin raccontano in questolibro la storia sorprendente del mo-do in cui le potenze coloniali oc-cidentali hanno involontariamen-te scatenato l’epidemia di Aids.

nascita dell’epidemia di Aids. È sta-to qui, in quell’istante necessarioper la trasmissione dalla scimmia al-l’uomo, che il ceppo di virus de-nominato Hiv-1 gruppo M è appar-so per la prima volta.Da quel momento è stato respon-sabile del 99% di tutti i decessi nelmondo per Aids - non solo in Africa,ma a Mosca, Bangkok, Rio deJaneiro, San Francisco, New York,Washington. Tutto ciò è iniziatoquando l’Occidente ha imposto lasua volontà su una terra sconosci-uta, provocando l’incontro degli in-gredienti essenziali dell’epidemiadi Aids.È stato qui, per caso ma con mo-tivazioni di tutt’altro che pure, cheil mondo ha costruito una polverierae gettato una scintilla.

Gli scimpanzé del Camerun

Molte scimmie possono essereportatrici di un virus che assomigliaall’Hiv. Ma gli scienziati oggi sannoche quel virus Hiv-1 gruppo M è na-to da un virus che circola all’inter-no di una comunità di scimpanzéconcentrati nel Camerun, un Paesein espansione con vivaci porti sul-l’Oceano Atlantico, altopianipopolosi e una regione meridionalepoco sviluppata dove ancora oggivivono relativamente poche per-sone. Questo è il luogo dove vivonogli scimpanzé.Cercare una localizzazione più pre-cisa ha richiesto un notevole gradodi ingegnosità scientifica. Un grup-po di ricerca internazionale direttoda Beatrice Hahn dell’Universitàdell’Alabama a Birmingham e PaulSharp dell’Università di Edimburgohanno sviluppato un elaborato pro-getto che comprendeva la ricercadel virus nelle feci degli scimpanzéraccolti attraverso una vasta areadel Camerun meridionale. Per

sto è il punto in cui la storia diven-ta ancora più affascinante e terribi-le. Solitamente pensiamo alle ma-lattie solo nei termini in cui ci minac-ciano personalmente. Ma hanno leloro storie. Le malattie nascono.Crescono. Vacillano e, a volte,muoiono. In ogni caso questi cam-biamenti avvengono per dei motivi.Per decenni nessuno ha co -nosciuto le ragioni che stavano die-tro la nascita dell’epidemia di Aids.Ma è ormai chiaro che la nascitadell’epidemia e la sua crucialecrescita hanno avuto luogo durantel’era coloniale in Africa, un periodoin cui nuove persone e tecnologiehanno fatto il loro ingresso in mas-sa in un Paese in cui prevalevanoancora costumi antichi. In cui lepotenze europee, impegnate inuna corsa febbrile per la ricchezzae la gloria, hanno aperto strade lun-go fiumi fangosi e attraverso fitteforeste, fino a quel momento per-corse solo sporadicamente dagliesseri umani.I più dirompenti di questi intrusisono state le migliaia di portatoriafricani. Costretti al servizio dallepotenze coloniali europee, hannoaperto sentieri esattamente attra-verso la zona che i ricercatori han-no identificato come il luogo di

L’INTRUSO

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Tinderbox,o la nascita dell’Aids

“Probabilmente non si riuscirannomai a conoscere tutti i dettagli

della nascita dell’epidemia di Aids.Ma una serie di recenti scoperte ge-netiche hanno gettato nuova luce sudi essa, a partire dal momento in cuiil passaggio dalla scimmia all’uomoha cambiato il corso della storia.Ora sappiamo dove l’epidemia haavuto inizio: una piccola zona didensa foresta nel Camerun sud-ori-entale. Sappiamo quando: tra il1880 e il 1920. Abbiamo unabuona idea di come: un cacciatorecattura uno scimpanzé infetto percibarsene, permettendo al virus dipassare dal sangue dell’animale alsuo corpo, probabilmente attraver-so un taglio durante la macellazione.Per quanto riguarda il perché, que-

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Page 23: eal life 6 - 1 - 2012 - 3b La 1 14/06/12 11.41 Pagia 1 ... · Il risultato di questo lavoro è stato il PDT, un documento che fornisce una serie di raccomandazioni finalizzate non

Comparando questi due esempistorici di virus e mappando le diffe-renze nelle loro strutture genetichenel suo laboratorio all’Università del-l’Arizona, Worobey ha stabilito chel’Hiv-1 gruppo M era molto più vec-chio di quanto chiunque avesse im-maginato. Entrambi i campioni di vi-rus sembravano discendere da unsingolo antenato risalente a un pe-riodo compreso tra il 1884 e il 1924.La data più probabile era il 1908.Prese insieme, queste due scoper-te hanno offerto indizi più chiari ri-guardo alla nascita e all’inizio del-l’epidemia. Non lontano da dov’è nato il virusHiv-1 gruppo M si trova un grandefiume, il Sangha, che scorre attra-verso il cuore dell’Africa centrale.Questa sezione del Sangha non èadatta alla navigazione a causa deibanchi di sabbia e della densa ve-getazione lungo le sue rive.Nella particolarmente infida sezionecentrale, vicino al luogo in cui il te-am di Hahn e Sharp hanno trovatol’antenato virale dell’Hiv, si eranosviluppati pochi grandi insediamen-ti umani. Ma c’erano numerose co-munità lungo tratti più accessibili delSangha. E verso sud, passando perle località commerciali lungo il fiume,si trova il possente fiume Congo, lasuperstrada dell’Africa Centrale.Una volta che il virus ha fatto il sal-to dallo scimpanzé all’uomo, una

singola perso-na infetta po-trebbe averportato l’Hivlungo il Sanghafino al fiumeCongo e allacittà di Kinsha-sa. I belgi ave-vano fondato lacittà nel 1881,durante il perio-do che gli sto-

rici chiamano “lo sgomitare perl’Africa”, quando i poteri coloniali sispartirono il continente in aree di in-fluenza. Nei primi anni del XX seco-lo Kinshasa, allora chiamata Leopol-dville, era la città più grande dell’Afri-ca centrale, alimentata dalla cresci-ta verti ginosa del commercio con ilmondo esterno.Un’ultima, potente prova sostiene la teoria che Kinshasa sia stata alcentro dei movimenti iniziali dell’epi-demia.Studiando l’Hiv-1 gruppo M, gliscienziati avevano già scopertomolte varietà correlate, ciò che chia-mano sottotipi, ognuno con strut-ture genetiche e percorsi attraver-so il mondo leggermente differenti.Si è scoperto che uno di essi haviaggiato verso est da Kinshasa ver-so il lago Vittoria. Uno andò a sudnello Zambia, il Botswana e il SudAfrica. Uno saltò attraverso l’oceanoper raggiungere Haiti, poi gli StatiUniti e l’Europa.Molti altri non hanno percorso mol-ta strada e sono rimasti nel bacinodel Congo. Ma quando gli scienzia-ti ebbero tracciato la storia geneti-ca di queste varietà e costruito unesteso albero genealogico dell’Hiv,si accorsero che tutte loro sembra-vano essersi originate da una sin-gola esplosione, il big bang dell’e-pidemia dell’Aids: il punto zero fuKinshasa.L’avorio può sembrare un po’ biz-zarro oggi, ma nel suo periodo dimassimo splendore era visto comeun materiale bello, versatile ed es-senziale per molti prodotti di usoquotidiano. È stato usato per farele palle da biliardo, gioielli e posa-te. I mobilieri l’hanno incorporato neiloro armadi, gli artisti nelle loro sta-tue. I produttori di cornamuse han-no utilizzato l’avorio per i montag-gi, le ghiere, i pulsanti e i boccagli.

trovare un ceppo di virus dell’im-munodeficienza delle scimmie chefosse, a livello genetico, essenzial-mente indistinguibile dalla forma piùletale del virus Hiv, il gruppo di ricer-ca ha istituito dieci stazioni in tuttala regione. Due delle stazioni sitrovavano in un angolo particolar-mente remoto del sud-est dellanazione, il più lontano possibile daiprincipali centri abitati.Fu in questi due centri che il teamdi Hahn e Sharp trovarono campio-ni del virus delle scimmie che com-baciavano quasi perfettamente conil virus Hiv-1 gruppo M che ha fini-to con l’uccidere quasi 10 milioni diesseri umani. La scoperta, pubbli-cato su Le scienze nel 2006, ha in-tensificato la ricerca di una data dinascita per il virus. Anche in questocaso, la ricerca genetica ha offertogli indizi chiave.Gli scienziati erano a conoscenzada molto tempo di un campione disangue risalente al 1959 che mo-strava come l’Hiv avesse circolatoa Kinshasa, la capitale del Congo,per diverse decadi prima che il vi-rus richiamasse l’attenzione interna-zionale negli anni Ottanta. Nel 2008il biologo evoluzionista Michael Wo-robey riferì su Nature la scoperta diun secondo campione di virus, ri-salente al 1960, rimasto intrappo-lato nella biopsia di un linfonodoconservata nella cera.

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società coloniale l’autorizzazionedi prendere il controllo della regionecon la forza. Nei successivi quattroanni, estesero il loro potere lungotutto il percorso che attraversava ilCamerun sud-orientale e stabilironouna stazione commerciale sul fiumeNgoko, circa 120 km a monte delpunto in cui le sue acque si fondo-no con il Sangha. Nel cuneo di ter-ra definita da questi due fiumi, l’Hivera appena nato o presto lo sa -rebbe stato.La stazione di scambio fu chiama-ta Moloundou, che ancora oggi èuna città movimentata. Ma a queltempo era quasi inimmaginabil-mente remota. Pochi insediamentiumani si erano sviluppati tra questeforeste proibite. E c’erano solo duemodi per uscirne: con le navi a va-pore lungo il Ngoko fino al Sanghae lungo il fiume Congo; oppure viaterra a piedi verso l’Atlantico.Il percorso via fiume era il più faciledei due, e navi a vapore trasporta-vano il grosso dell’avorio e dellagomma raccolti nel Camerun sud-orientale. Ma gli itinerari via terrafurono necessari per collegareMoloundou con le altre stazionicommerciali e le aree interne ricchedi gomma e avorio.Questi viaggi erano effettuati dagliafricani, che mediamente portavanocarichi del valore di 55 sterline l’uno.Al culmine del traffico pedonale chesi sviluppò tra le aree interne e la costa, questa trafficata stazio-ne registrava, in una giornata tipica,più di un migliaio di portatori di pas-saggio.

Le rottecommerciali, vie della malattia

Qualcos’altro ha seguito il com-mercio della gomma attraversoCamerun: le malattie. Encefaliteletargica, vaiolo e infezioni della pelle

dovevano trasportare merci e forni-ture ovunque i battelli a vapore nonriu-scissero ad arrivare.C’era bisogno di lavoratori per co-struire ferrovie, stazioni commercia-li, alloggi. E c’era bisogno di qual-cuno che facesse funzionare i bat-telli a vapore, caricasse i vagoni,portasse le zanne o la gomma dal-la giungla. Quando i lavoratori ini -ziarono a ribellarsi, le imprese co -loniali schierarono soldati armati fi-no ai denti per mantenere in movi-mento gli ingranaggi di questegrandi imprese.Tutti questi ruoli furono occupati daafricani, molti importati da villaggi si-tuati a centinaia o addirittura miglia -ia di chilometri di distanza. La vitadegli africani era a buon mercato.Era disponibile. Resoconti contem-poranei di giornalisti e missionariraccontano di funzionari colonialiche in tutto il bacino del Congo or-dinavano stragi di massa e l’incen-dio dei villaggi recalcitranti mentrevenivano creati insediamenti forza-ti che assomigliavano a campi diconcentramento.

Il ruolo dei portatori africani

Nel dicembre del 1895 le autoritàcoloniali tedesche vennero a sapereche l’angolo sud-orientale delCamerun conteneva scorte favo -losamen te ricche di avorio e gom-ma in attesa di essere sfruttate.Poco dopo i tede schi diedero a una

Quando le scorte di avorio gradual-mente iniziarono a diminuire, dal mo-mento che gli agenti coloniali ave-vano ucciso a migliaia gli elefanti, unavolta numerosissimi, la gomma si af-fermò come la linfa vitale economi-ca del colonialismo nel bacino delCongo. I primi pneumatici gonfiabiliper biciclette in gomma divenneropopolari nel 1890. La produzione inserie di automobili ben presto feceulteriormente cre scere la domandadi pneumatici in gomma.L’unico ostacolo che le compagnieeuropee trovarono nel mettere in-sieme i loro grandi profitti era cheprocurarsi avorio e gomma richiede-va un’enorme quantità di lavoro.Procurarsi l’avorio da un elefantesignificava inseguire l’animale, uc-ciderlo e tagliargli le zanne. Estrarrela gomma dalle piante richiedevache vi fosse praticato un taglio, perraccogliere la bianca linfa che necolava e farla seccare, qualche vol-ta sulla pelle stessa del raccoglitore.La soluzione alla domanda di mano-dopera divenne presto ovvia. I po-teri coloniali crearono ciò che eraessenzialmente schiavitù: muscolieconomici all’estremità di una pi-stola. Questo approccio non si li -mitava alla raccolta di avorio e gom-ma. Queste industrie crearononuove enormi esigenze di infrastrut-ture per trasportare le merci versole navi d’alto mare che attraccava-no lungo la costa atlantica. Ciò si-gnificava che i portatori africani

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Una delle prime vittime - sia un cac-ciatore, un portatore o un cercatored’avorio - ha trasmesso l’Hiv a unpartner sessuale. Ci può aver datovita a un piccolo focolaio intorno al-la stazione commerciale prima cheil virus abbia trovato la sua stradaa bordo di un piroscafo diretto ver-so il fiume Sangha.Per questo fatidico viaggio versosud, l’Hiv ha potuto viaggiare nelcorpo di queste prime vittime, op-pure potrebbe essere stato infetta-to qualcuno più tardi: un soldato oun operaio. Oppure potrebbe es-sere stato portato da una donna:una concubina, una commerciante.È anche possibile che il virus si siaspostato lungo il fiume attraver souna serie di passaggi, forse daMoloundou a Ouesso, per prose-guire poi verso Bolobo sul fiumeCongo.Ci potrebbe anche essere stata unaserie di infezioni nelle città commer-ciali lungo l’intero percorso del fiu-me. Eppure, anche all’interno diqueste località di scambio fluvia-li l’Hiv non avrebbe potuto dar vi-ta a nulla più di un breve focolaio lo-calizzato.La maggior parte di questo mondocoloniale non aveva abbastanzapotenziali vittime perché un viruscosì fragile potesse avviare unagrave epidemia. L’Hiv è più difficileda trasmettere rispetto a molte al-tre infezioni. Le persone possonoavere centinaia di rapporti sessualisenza che il virus sia trasmesso. Perdiffondersi ampiamente, l’Hiv habisogno di una popolazione abba-stanza grande per sostenere un’epi-

demia e di una cultura sessuale incui le persone hanno spesso più diun partner, creando reti di inte-razione che sospingono in avanti ilvirus.Per compiere il suo triste destino,l’Hiv ha avuto bisogno di un luogocome non si era mai visto prima nel-l’Africa centrale, ma che ora stavasorgendo nel cuore della regione:un grande, fiorente, frenetico cen-tro pieno di gente e di energia, in cuile vecchie regole erano state accan-tonate nel tumulto del nuovo com-mercio.Aveva bisogno di Kinshasa. È sta-to qui, a centinaia di chilometri avalle del Camerun, che l’Hiv hacominciato a diventare qualcosa piùdi un semplice focolaio. È qui chel’Aids è diventato un’epidemia.Accostare la storia scientifica aquella umana offre una rivelazionefinale. Nel 1920, quando le ferroviediventarono ampiamente disponibili,l’importanza del fiume Sanghacome via di trasporto diminuì bru-scamente. I prezzi globali dellagomma crollarono. Il ritmo del movi-mento umano attraverso la regionesi attenuò.Così il viaggio improbabile del cep-po killer dell’Hiv era stato possibilesolo per pochi frenetici decenni, dal1880 al 1920. Senza “lo sgomitareper l’Africa” è difficile immaginarecome l’Hiv avrebbe potuto usci-re dal Camerun sud-orientale peruccidere decine di milioni di per-sone. Anche un ritardo avrebbe po-tuto causare la morte solitaria nelprofondo della foresta del ceppokiller dell’Hiv.

Tratto da Tinderbox di Craig Tim-berg e Daniel Halperin, The PenguinPress, 2012.

erano le più ovvie. Le autorità colo-niali tentarono campagne di vacci-nazione di massa per il vaiolo e isti -tuirono aree di quarantena che limi -tavano le zone in cui i portatori era -no autorizzati a viaggiare. Ma anchecosì, le malattie si diffusero.Tra di esse c’era la sifilide, arrivatacon gli europei. In pochi anni rag-giunse proporzioni epidemiche lun-go le rotte dei portatori e le stazio-ni commerciali situate lungo il fiumein Camerun e in tutto il bacino delCongo. È impossibile ormai deter-minare quanto questa diffusione siastata il risultato di stupri o di altri tipidi incontri, ma è chiaro che il com-mercio coloniale creò nuove enor-mi reti di interazioni sessuali emassicce trasmissioni di nuove in-fezioni (nei decenni successivi, haavuto probabilmente qualche ruo-lo nella diffusione dell’Hiv anche ilriutilizzo di aghi ipodermici per lecure mediche).Così il primo viaggio dell’Hiv as-somigliò probabilmente a qualcosadel genere: un cacciatore ucciseuno scimpanzé infetto nella forestasud-orientale del Camerun, e unvirus delle scimmie entrò nel suocorpo attraverso un taglio durantela macellazione, mutando nell’Hiv. Questo probabilmente era già suc-cesso molte volte durante i secoli incui la regione aveva pochi contatticon il mondo esterno. Ma oramigliaia di portatori - uomini e don-ne - attraversavano la zona con re-golarità, creando maggiori opportu-nità per il virus di viaggiare verso unastazione di scambio situata lungo ilfiume come Moloundou.

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Continua il nostro viaggio all’inter-no dei diversi sistemi sanitari re-gionali, per scoprirne similitudini edifferenze e aiutare i cittadini aorientarsi tra costi dei ticket edesenzioni. Dopo esserci occupatidella Lombardia, in questo nume-ro si parla di Lazio.

11.362,05. tali importi vanno in-crementati di ulteriori € 516,46per ogni figlio a carico;

o richiedente asilo politico;o titolare di pensione al minimo di

età superiore a 60 anni. Il redditocomplessivo, in riferimento all’ul-tima dichiarazione dei redditi, delnucleo familiare di appartenenzadi queste persone deve essere in-feriore a € 8.263,31, se il nucleoè composto dal/la solo titolare dipensione al minimo, e nel caso siapresente anche il coniuge, inferio-re a € 11.362,05. Tali importi van-no incrementati di ulteriori €516,46 per ogni figlio a carico;

o titolare di pensione sociale;o familiare a carico di persona

avente i requisiti di cui al punto3) o 4) o 5).

Per ottenere il riconoscimento al-l’esenzione ticket e per il rilascio deltesserino i cittadini possono rivol-gersi agli uffici preposti presso il pro-prio Distretto Sanitario, dove do-vranno compilare il modello regio-nale di autocertificazione.

L’esenzione per reddito

Tre le varie categorie di esenzio-ne, quella “per reddito” è l’esenzio-ne dal pagamento, totale o in for-ma ridotta, delle prestazioni specia-listiche ambulatoriali da parte di ca-tegorie sociali a basso reddito. Le categorie di esenzione per red-dito sono le seguenti:E01: soggetto con meno di 6 annio più di 65 anni con reddito fami-liare inferiore a 36.165,98 euro (exarticolo 8 comma 16 della Legge537/1993 e successive modifiche eintegrazioni);E02: soggetto titolare (o a carico dialtro soggetto titolare) della condi-zione di disoccupazione con reddi-to familiare inferiore a 8.263,31 eu-

• donazione di sangue;• detenuti;• idoneità (ex d.p.c.m. 28/11/2003).

Ai sensi del decreto del presidentedella Repubblica n. 455/2000, so-no esenti dal pagamento del ticketanche i cittadini che si trovano nel-le seguenti situazioni:o età inferiore a 6 anni, appartenen-

te a un nucleo familiare che, in ri-ferimento all’ultima dichiarazionedi redditi, ha conseguito un red-dito complessivo non superiore a€ 36.151,98;

o età superiore a 65 anni apparte-nente a un nucleo familiare che,in riferimento all’ultima dichiara-zione dei redditi, ha conseguitoun reddito complessivo non su-periore a € 36151,98;

o disoccupato/a che ha presenta-to a un centro per l’impiego la di-chiarazione di disponibilità al la-voro ai sensi del D.L. n.181/2000 e succ. modifiche. Ilreddito complessivo, in riferi-mento all’ultima dichiarazionedei redditi, del nucleo familiare diappartenenza deve essere infe-riore a € 8.263,31, se il nucleo ècomposto dal solo disoccupa-to/a e, nel caso sia presente an-che il coniuge, inferiore a €

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Guida al sistemasanitario Regionale:il Lazio

Esenzioni dal ticket

Hanno diritto all’esenzione dallapartecipazione alla spesa sanitariadel ticket i soggetti rientranti nelleseguenti categorie:• malattie croniche e invalidanti;

(DM n° 329/99-DM n° 296/2001)• malattie rare;• invalidi di guerra;• invalidi al lavoro;• invalidi al servizio;• invalidi civili;• legge 210;• vittime in base alla L. 302/90;• maternità (ex D.M. del

10/09/1998) certificata dal medi-co specialista;

• diagnosi precoce e programminazionali e regionali di prevenzio-ne;

ISTRUZIONIPER L’USO

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la prestazione, oppure tramite inter-rogazione on-line del codice fisca-le del cittadino. Esistono, però, pre-stazioni sanitarie, dette ad “acces-so diretto”, per cui non è richiestala prescrizione medica.Le specialità per cui è consentitol’accesso diretto sono:• Odontoiatria;• Ostetricia e Ginecologia;• Pediatria (limitatamente agli assi-

stiti che non hanno potuto sce-gliere il pediatra di libera scelta);

• Psichiatria;• Oculistica, per le prestazioni op-

tometriche;• Attività dei servizi di prevenzione

e dei consultori.

In questi casi è l’operatore di spor-tello, al momento dell’accettazione,su richiesta del cittadino, a verifica-re la posizione nei sistemi regionali.

Come si dovràprocedere?

Dal 1 aprile 2011, all’atto dellaprescrizione, il medico di famiglia oaltro medico prescrittore (compre-se guardie mediche, turistiche o al-tro), su richiesta del paziente (o dichi ne ha il titolo di farlo per contodel paziente), rileva il codice di esen-zione per condizione reddituale tra-mite i sistemi regionali, glielo comu-nica e lo indica sulla ricetta.

Dove recuperarele informazioni

Tutte le informazioni, gli elenchie orari degli uffici distrettuali delleASL sono disponibili sui siti www.re-gione.lazio.it e www.poslazio.it, otelefonando al Numero Verde 800012283.

ro incrementato a 11.362,05 euroin presenza del coniuge e in ragio-ne di ulteriori 516,46 euro per ognifiglio a carico (ex articolo 8 comma16 della Legge 537/1993 e succes-sive modifiche e integrazioni);E03: soggetto titolare (o a carico dialtro soggetto titolare) di assegno (expensione) sociale (ex articolo 8comma 16 della Legge 537/1993 esuccessive modifiche e integrazioni);E04: soggetto titolare (o a carico dialtro soggetto titolare) di Pensioneal Minimo con più di 60 anni e red-dito familiare inferiore a 8.263,31 eu-ro incrementato a 11.362,05 euro inpresenza del coniuge e in ragione diulteriori 516,46 euro per ogni figlioa carico (ex articolo 8 comma 16della Legge 537/1993 e successi-ve modifiche e integrazioni).

Le nuove modalitàdi esenzione per reddito

Dal 1 aprile 2011 sono cambia-te le regole per ottenere l’esenzio-ne dalla quota di partecipazione al-la spesa sanitaria per condizioneeconomica. Non sono cambiati i cri-teri che danno diritto all’esenzione,ma è cambiato solo il metodo conil quale si certificano le esenzioni perreddito. È il medico di famiglia che,al momento della compilazione del-la ricetta, rileva la sussistenza del di-ritto all’esenzione in base ai livelli direddito.

Cosa cambia?

I medici di famiglia, su esplicita ri-chiesta del cittadino, indicherannonella ricetta il codice di esenzione dareddito rilevato dai sistemi regionali.I medici specialisti di strutture pub-bliche o assimilate potranno invecerilevare il diritto all’esenzione dalla ri-cetta che ha originato l’accesso al-

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TICKET DIAGNOSTICA E AMBULATORIALE

Ecco alcuni esempi relativi alle prestazioni maggiormente richieste.

Visita specialistica € 20,66 + € 14 a ricetta 34,66

Visita di controllo € 12,91 + € 14 a ricetta 26,91

Ecografia addome completo € 36,15 + € 14 a ricetta 50,15

Mammografia bilaterale € 34,86 + € 14 a ricetta 48,86

Risonanza magnetica muscolo scheletrica € 36,15 + € 25 a ricetta 61,15

Tac torace € 36,15 + € 25 a ricetta 61,15

Urinocoltura € 1,14 + € 14 a ricetta 15,14

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finizione delle diagnosi e dei trauma-tismi nei ricoveri (usato in Italia perle Schede di Dimissione Ospedalie-ra) riporta la definizione di “orienta-mento sessuale egodistonico”.L’orientamento sessuale egodisto-nico, secondo l’Oms, si ha quandol’identità di genere o la preferenzasessuale (eterosessuale, omoses-suale, bisessuale o prepuberale)non è in dubbio, ma l’individuo de-sidererebbe che fosse diversa acausa di disordini psicologici e delcomportamento associati. È quindi del tutto evidente che nonesiste alcuna classificazione comepatologia di qualsivoglia orientamen-to sessuale: ogni affermazione in que-sto senso è totalmente infondata.Il “lesbismo egodistonico” e la“omosessualità egodistonica” (que-st’ultima definizione è presente nonnell’elenco sistematico delle malat-tie ma nell’indice alfabetico) sono ci-tati unicamente con lo scopo di in-dicare che essi vanno ricondotti nel-la categoria generale dell’orienta-mento sessuale egodistonico, equindi identificati con il codice302.0.Si precisa che la versione italianadell’ICD-9-CM recepisce la classi-ficazione internazionale attualmen-te in uso negli Stati Uniti. Il Diparti-mento della Salute del Governoamericano ha predisposto l’adozio-ne della nuova classificazione, de-nominata ICD-10-CM, che entreràin vigore il 1 ottobre 2013. L’iter ita-

liano di aggiornamento, quindi, staavvenendo secondo la tempisticaordinaria e senza alcun ritardo bu-rocratico.”

Nessuna responsabilità dunque daparte dei legislatori, che si sareb-bero limitati a recepire la classifi-cazione internazionale, senza ritar-di e senza preconcetti.Non la pensano così le donneomosessuali e le associazioni chedifendono i diritti LGBT, da semprealle prese con una classe politica adir poco sorda nei confronti dellequestioni relative al superamentodell’omofobia che ancora permeabuona parte della società italiana edelle sue istituzioni.In particolare Katia Acquafredda,medico e presidente della LISTALESBICA ITALIANA, in collabo-razione con Mariagrazia Malacrida,ha scritto all’Ordine dei medici unalettera aperta invitandolo a prendereposizione sulla questione.

“Egregi Colleghi,pochi giorni fa il Ministero della San-ità Italiano ha approvato l’ICD-9CMcome riferimento per la classifi-cazione delle malattie per tutte le istituzioni pubbliche, sanitarie e

Il 5 aprile il settimanale L’Espresso

ha pubblicato, nella sua edizioneonline, un articolo dal titolo “Le-sbiche? Per lo Stato sono malate”a firma di Tommaso Cerno, nelquale si evidenziava come “nelmodulo ‘Icd9-cm’, vale a dire l’elen-co ufficiale delle patologie e dei trau-mi varato per decreto dal ministerodella Salute, a pagina 514, capito-lo 302, paragrafo ‘0’, è inserito il‘lesbismo egodistonico’, classifica-to dunque a tutti gli effetti comemalattia per gli enti pubblici, perl’Inps che sulla base di queglielenchi certifica disabilità e invalidi-tà, per Comuni e Regioni, ospedalie istituti di previdenza”. Come è facile immaginare, i socialnetwork hanno amplificato la notizia,che per qualche giorno è rimbalza-ta per la rete, alimentando malumoree polemiche. In maniera del tuttoinaspettata il governo, da semprelatitante sulle questioni LGBT, hapubblicato sul suo sito istituzionaleuna risposta ufficiale, che non haperò raffreddato gli animi.

“In merito all’articolo “Lesbiche? Perlo Stato sono malate” apparso og-gi sul sito web del settimanaleL’Espresso, si precisa che il codice302.0 dell’International Classifica-tion of Diseases 9 Clinical Modifica-tion (ICD-9-CM), ovvero lo strumen-to internazionale utilizzato per la de-

A proposito di lesbismo egodistonico

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D I R I T T IE DOVERI

Locandina della giornata

internazionale contro l’omofobia

e la trans fobia, che si tiene ogni

anno il 17 maggio

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mettere a rischio il benessere di tan-ti nostri assistiti.Il Medico di Medicina Generale èspesso la prima figura professiona-le interpellata dalle famiglie dei gio-vani omosessuali, e gioca pertantoun ruolo essenziale di informazioneed educazione, di contrasto versolo stigma sociale che ancora oggi,nel nostro Paese, accompagnal’esperienza omosessuale.Non si tratta di una questione dipoco conto: un atteggiamento ne-gativo da parte del contesto di rife-rimento, familiare e sociale, può es-sere altamente lesivo del benesseredei giovani gay e lesbiche, se è veroche tali fattori sono assai spesso im-plicati nei suicidi di adolescenti.Auspico che questo Ordine, dandoprova della sua sensibilità versotematiche così importanti e delicate,voglia giocare un ruolo essenziale diinformazione ed educazione orien-tato al rispetto, all’accettazionedelle differenze e alla facilitazionedella piena espressione anche delle

persone con orientamento noneterosessuale, in tutte le aree dellavita, promuovendo incontri di for-mazione e prendendo chiaramenteposizione per chiarire in ogni sedeche l’omosessualità nel 2012 nonpuò più essere considerata a nes-sun titolo una malattia da curare.Daremo così prova che noi Medicisiamo impegnati a promuovere lasalute di tutti i nostri assistiti, a pre-scindere dal loro credo religioso,genere di appartenenza, livello so-cioculturale rispettandone l’orienta-mento sessuale.”Ci auguriamo che questa letteracontribuisca a mantenere viva ladiscussione e convinca i legislatoriche è arrivato il momento di af-frontare finalmente e complessiva-mente la questione dei diritti dellepersone LGBT, una delle tante checontribuisce ad allontanare l’Italia daquegli standard europei che il governo dichiara con tanta insisten-za di voler eguagliare.

Sarah Sajetti

non. All’interno di tale pubbli-cazione, che risale al 1997, è com-presa (Capitolo V, classificazione deiDisturbi Mentali), la diagnosi di“Omosessualità egodistonica” (cod.302.0) e le sue articolazioni “Distur-bo di conflitto omosessuale” e“Lesbismo egodistonico”.Com’è noto, l’ICD ha subito un’im-portante revisione nel 2000 a segui-to della quale, seguendo il percorsodel DSM (come si sa, il manuale re-datto dalla American PsychiatricAssociation considerato dagli spe-cialisti di tutto il mondo il riferimen-to principale per la diagnosi e il trat-tamento delle malattie mentali) è sta-to escluso dalle condizioni pato-logiche l’orientamento omosessuale.Vi chiedo se non riteniate giusto cheanche l’Ordine dei Medici dellaProvincia di Milano prenda po-sizione, chiedendo al Ministero del-la Salute che venga adottata sen-za ulteriori indugi l’ultima versionedisponibile del manuale ICD redat-to dall’Organizzazione Mondialedella Sanità.Il Codice Deontologico impegna in-fatti noi Medici, nella nostra attivitàprofessionale al servizio della comu-nità, ad agire “con diligenza, perizia,prudenza e secondo equità”: maquesto ritardo nell’adozione dellepiù recenti classificazioni diagno-stiche rischia di creare confusionein tanti Colleghi, potendo suggerireinterventi di malpratica che possono

Il senatore Carlo Giovanardi,

che nel corso di un’intervista

a Radio 24 ha paragonato il

fastidio provocato dalla vista

di due ragazze che si baciano

a quella di qualcuno che fa pipì

per strada

La bandiera gay

durante una sfilata del Gay Pride

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SPOTLIGHT di Nome Cognome

ma anche l’appropriatezza delleprestazioni.La seconda e più corposa questio-ne riguarda i requisiti per l’accredi-tamento delle strutture. È chiaro chesull’eccellenza sanitaria rappresen-tata dal San Raffaele non c’è alcundubbio, così come sulla qualità diprestazioni che attraggono pazien-ti da tutta Italia e sull’importanzadella ricerca che lì viene fatta. Il te-ma è come possa cautelarsi il pub-blico: quali garanzie sulla correttez-za del proprio bilancio deve dareuna struttura privata accreditata vi-sto che non solo riceve soldi pub-blici, ma svolge una funzione di in-teresse pubblico? In particolare è evidente che i con-trolli sui bilanci in essere non sonosufficienti. In particolare per ciò cheriguarda le Fondazioni come la Mon-te Tabor, i controlli interni appaionotali da non garantire la necessaria tra-sparenza e la stessa vigilanza che èin capo alle prefetture non ha impe-dito l’accumularsi di un debito im-pressionante originato da investimen-ti scriteriati e da spese faraonicheestranee alle finalità dell’ente. Servo-no nuove norme per garantire la Regione e lo Stato rispetto all’usocorretto e nell’esclusivo interessepubblico dei finanziamenti e delleconvenzioni.Infine resta un’ultima questione, manon meno importante, che pure ri-guarda il rapporto tra Regione edenti accreditati. Da quando nel1995 sono entrati in vigore i paga-menti a prestazione, molti enti han-

no cercato di far risultare prestazio-ni non effettuate per ottenere rim-borsi non dovuti. Il San Raffaele èstato fino al 2005 denunciato dallaRegione più volte per truffa in que-sto contesto, alcuni processi sonostati prescritti, ma altri hanno por-tato a una condanna per dannoerariale e alla definizione di un risar-cimento di 20 miliardi di lire non an-cora completamente versato allaRegione. A fronte di una responsa-bilità accertata di questo tipo ècomprensibile, visto il valore sanita-rio dell’ente e i problemi occupazio-nali che si creerebbero altrimenti,continuare a mantenere in essere laconvenzione col SSN. Altro è, co-me invece è successo, lasciare inal-terata la possibilità del San Raffae-le di poter accedere ai finanziamen-ti per la ricerca destinati alle onlussanitarie o concorrere all’assegna-zione di altri fondi regionali. Si trat-ta di pensare alla necessità di tro-vare le forme per penalizzare chi hacommesso illeciti riconosciuti aidanni della Regione, creando cosìun ulteriore deterrente per evitare ilripetersi di fatti analoghi.Insomma, dopo la vicenda San Raf-faele, diventa più urgente interveni-re sui controlli per garantire l’uso tra-sparente e corretto dei fondi pub-blici e degli enti che operano da privati svolgendo una funzione pub-blica.

Franco MirabelliConsigliere regionale PD

Lasciamo alla magistra-

tura la verifica delle respon-

sabilità penali e degli illeciti

che sono stati commessi co-

me delle eventuali coperture

o connivenze di cui avrebbe-

ro beneficiato i responsabili.

Quello che interessa qui, ed è ilmandato che ha ricevuto la com-missione d’inchiesta regionale, è ca-pire come sia stato possibile nonaccorgersi che una struttura accre-ditata col Servizio Sanitario Regio-nale e riconosciuta dallo Stato co-me istituto di ricovero e cura di ca-rattere scientifico, nonché sedeuniversitaria, abbia potuto per oltredieci anni accumulare una quantitàdi debiti spropositata che ha porta-to a sommare un deficit di oltre unmiliardo di euro e al fallimento del-l’ente. Capire se ci sono stati man-canze nei controlli e perché, se cisono lacune normative da colmareper evitare il ripetersi di vicende ana-loghe.Ci sono almeno tre questioni su cuigià ora si può dire che sarà neces-sario approfondire la riflessione e co-struire proposte normative più effi-caci. La prima questione riguarda i con-trolli. Quelli sulle prestazioni eroga-te a carico del SSN sono via via mi-gliorati nel tempo, ma resta da ca-pire se siano sufficienti non solo perverificare la congruità dei rimborsi

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La vicenda del San Raffaele

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Oggi, il mondo di domani è l’impegno ad agire per un presente responsabile ed un futuro

sostenibile. Per Bristol-Myers Squibb significa innanzitutto sviluppare farmaci che realmente

possano fare la differenza nella vita delle persone per prolungare e migliorare la vita umana. Ma

significa anche avere la piena consapevolezza degli obblighi verso la comunità locale e globale,

trasformandoli in impegno concreto. Il nostro impegno guarda al futuro e alle realtà più lontane

ma inizia nel presente e dai luoghi a noi più vicini. Oggi, per il domani.

ww

w.b

ms.

it

Oggi, il mondo di domani

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REAL LIFE NETWORK 1/2012

Trimestrale d’informazione dei Network persone Sieropositive OnIusRegistrazione Tribunale di Roma n. 359 dei 27/07/2007

DIRETTORE RESPONSABILE

Rosaria lardino

CAPO REDATTORE

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SEGRETERIA SCIENTIFICA

Alessando BattistellaCristina Gervasoni

REDAZIONE

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EDITORENPS ITALIA ONLUSVia E. Tazzoli, 11 - 20157 MilanoTel. +39 0236565535Fax. +39 [email protected]

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ANNO 6 - N. 1 / 2012

reallifeNETWORK

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FOCUS ON

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TRIMESTRALE DI

NPSNETWORK PERSONE

SIEROPOSITIVE ONLUS

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PRESIDENTEMargherita Errico

PRESIDENTE ONORARIORosaria lardino

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