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    Vita e testimonianza

    Publio Ovidio Nasone (e lui stesso, soprattutto nellelegia IV 10dei Tristia a darci molte notizie sulla sua vita) nasce a Sulmona,citt dei Peligni (nellattuale Abruzzo), da agiata famiglia equestre,il 20 marzo del 43 a C Frequenta a Roma le migliori scuole diretorica (Areliio Fusco, Porcio Latrone), in vista della carrieraforense e politica. Completa gli studi con il canonico soggiorno inGrecia, ma al ritorno a Roma, appena esercitate alcune caricheminori, abbandona la carriera politica. Entra nel circolo letterario diMessalla Corvino e stringe rapporti coi maggiori poeti di Roma. Lasua vita, dopo le precoci e brillanti prove letterarie, si avvia versoun tranquillo e pieno successo, verso i quarantanni, con la terza

    moglie trova anche la serenit coniugale. Proprio allapice delsuccesso lo coglie, nell8 d. C., limprovviso provvedimentopunitivo di Augusto, che relega il poeta sul Mar Nero, a Tomi (oggiCostanza). Le cause della relegazione (che, a differenza dellesilio,non comportava perdita dei beni e della cittadinanza) non sono statemai pienamente chiarite (Ovidio vi accenna velatamente m TristiaII 207): si sospetta che, dietro le accuse ufficiali di immoralit dellasua poesia (soprattutto lArs amatoria), si volesse in realt colpireun suo coinvolgimento nello scandalo delladulterio di GiuliaMinore, la nipote di Augusto, con Decimo Giunio Silano. A Tomi

    Ovidio muore nel 17 (o 18) d.C.

    Opere

    Molto problematica la datazione delle opere giovanili. DegliAmores, la sua prima opera, Ovidio pubblico, alcuni anni dopo il 20a. C. , unedizione in 5 libri, una seconda edizione in 3 libri, quellaa noi pervenuta, dovette vedere la luce molti anni pi tardi, forsenellI d. C. GliAmores comprendono 49 elegie (da una ventina a un

    centinaio di versi ciascuna complessivamente 2460 versi), il metro equello tipico del genere, cio il distico elegiaco. Allo stesso periododegliAmores si assegna di solito anche la composizione della primasene (epistole 1-15) delle Heroides (letteralmente Le eroine), cheavrebbe visto la luce attorno al 15 (ma qualcuno le colloca fra il 10e il 3), la seconda sene (epistole 16-21) va invece datata assai pitardi, negli anni immediatamente precedenti lesilio (4-8 d. C.). Le

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    21 epistole (di 115 versi la pi breve, di 378 la pi lunga) contanoin totale quasi quattromila versi, il metro e il distico elegiaco.

    Nel periodo fra il 12 e l8 a. C. potrebbe esser stata scritta latragedia (perduta)Medea, che riscosse grande successo.

    Tra l1 a. C. e l1 d. C. si colloca la pubblicazione dei primi duelibri dellArsamatoria, seguita subito da quella del III libro e deiRemedia amoris. LArs comprende quindi 3 libri (pi di 2.300versi), i primi due dedicati agli uomini, il terzo alle donne, il metroe il distico elegiaco, cosi come lo e per gli 814 versi dei Remediaamoris. Nello stesso periodo si collocano anche i Medicaminafaciei femineae (I cosmetici delle donne), pure in distici elegiaci(ce ne restano solo 100 versi), menzionati gi nel III libro dellArs.

    Agli anni fra il 2 d.C. e l8 d.C. risale la composizione delleMetamorfosi (il titolo latino Metamorphseon libri), poema epico

    in 15 libri (il pi breve di 628 versi, il pi lungo di 968, per untotale di quasi 12.000 esametri: lesilio ne imped la revisionefinale) e dei Fasti, calendario poetico in distici elegiaci rimastointerrotto a met: comprende infatti solo 6 libri (ciascuno dedicato aun mese, da gennaio a giugno) per quasi 5.000 versi complessivi.

    Delle cosiddette opere dellesilio, tutte in distici elegiaci, iTristia comprendono 5 libri, per un totale di quasi 3.500 versi: il Ifu composto durante il viaggio verso Tomi; il II (ununica lungaelegia di autodifesa, di 578 versi) nel 9, gli altri dal 9 al 12 epubblicati separatamente; dei 4 libri delle Epistulae ex Ponto (46

    elegie, in totale circa 3.200 versi) i primi tre vedono la luce nel 13,il IV esce probabilmente postumo. Agli anni 11-12 risalirebbe ilpoemetto di invettiveIbis (322 versi).

    Sotto il nome di Ovidio ci sono anche giunti componimenti diautenticit dubbia, come il frammento (135 versi) di un poemadidascalico in esametri sulla pesca (Haliutica), o sicuramentespuri, come la Consolatio ad Liviam o lelegia Nux. Oltre allaMedea sono andate perdute di Ovidio varie poesie leggere, odoccasione, e due poemetti per la morte o lapoteosi di Augusto, di

    cui uno in lingua getica, quella che si parlava a Tomi.

    1. Una poesia moderna

    Dopo Properzio, dopo Tibullo, nellaccostarsi a Ovidio si restacolpiti dalla vastit della sua produzione e dalla variet dei generipoetici trattati. Quello che potrebbe sembrare un fatto esteriore, unpuro problema di classificazione, in realt indizio di un diverso

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    atteggiamento di fronte a scelte letterarie che coinvolgono oriflettono anche scelte esistenziali. Ladesione a un genere comelelegia erotica non significa per Ovidio, al contrario che per i suoipredecessori, una scelta di vita assoluta, incentrata sullamore; e so-prattutto non vuole delimitare un orizzonte, non esclude altreesperienze poetiche (come accadeva nei poeti damore, vincolati auna pratica poetica funzionale ai loro modi di vita, con il motivotopico della recusatio, della protestata incapacit di attingeresoggetti e toni poetici di maggior dignit). Quello sperimentalismoche lo porter a tentare i generi poetici pi diversi senzaidentificarsi in nessuno di essi la conferma pi vistosadellatteggiamento di Ovidio, che fa della pratica poetica come tale(non limitata cio a questa o quella sfera, ne subordinata ad altrivalori) il centro della propria esperienza.

    Questa forte autocoscienza letteraria si accorda, al tempostesso, con la tendenza di Ovidio ad analizzare la realt nei suoiaspetti pi diversi, senza esclusioni, col suo atteggiamentoeminentemente relativistico: contrario a scelte assolute, egli saaderire alle varie facce della realt, privilegiando quelle che glisembrano pi conformi al gusto, alle tendenze etico-estetiche deltempo (e sue proprie). Ci spiega il tratto pi significativo della suapoesia, soprattutto quella giovanile, cio laccettazione convinta,spesso entusiastica, delle nuove forme di vita nella Roma dei suoitempi (il che non esclude, specie nelle opere mature e pi

    impegnative, un atteggiamento pi conciliativo e lapertura ai valoridella tradizione).

    Ultimo dei grandi poeti augustei, Ovidio resta sostanzialmenteestraneo alla sanguinosa stagione delle guerre civili: quando entranella scena letteraria quello spettro ormai lontano, la pace consolidata e cresce - con linsofferenza per i modelli di vita arcaiciproposti dal regime - laspirazione a forme di vita pi rilassate, a uncostume meno severo, agli agi e alle raffinatezze che le conquisteorientali hanno fatto conoscere a Roma e che informano la societ

    mondana della capitale. Di queste aspirazioni Ovidio si fa interprete(senza tuttavia contrapporsi rigidamente al regime e alle suedirettive ideologiche: non convincono i ricorrenti tentativi diattribuire al poeta un ruolo di oppositore politico, un atteggiamentoantiaugusteo), ed elabora un tipo di poesia che corrisponde inmaniera sensibile al gusto, allo stile di vita dominato dal cultus edalle sue raffinatezze.

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    Ci avviene non solo sul piano dei contenuti ma anche, e non dimeno, su quello formale. Anzitutto per ci che riguarda la suapoetica, la concezione della poesia che Ovidio ripetutamentemanifesta, e che si caratterizza come essenzialmente antimimetica,antinaturalistica, fortemente innovatrice rispetto alla tradizioneclassica, alla linea aristotelico-oraziana (la poesia ovidiana si diceautonoma dalla realt, e dichiara piuttosto - anzi esibisce - la suanatura letteraria, allude ai suoi modelli). Ma questa modernitletteraria si rivela anche nel linguaggio poetico (che ormai inlarghissima misura quello della poesia latina da Catullo in poi) enelle altre qualit della scrittura ovidiana, nello stile terso edelegante, nella musicale fluidit del verso (egli perfeziona ildistico elegiaco, facendone il modello cui guarderanno tantiimitatori dei secoli successivi), nella ricchezza e audacia

    espressiva, caratteristica coltivata e affinata negli anni di brillantefrequentazione delle scuole retoriche.

    Il compiaciuto estetismo, la scettica eleganza di questa poesiasono anche lespressione di un gusto che fa della letteratura unornamento della vita.

    2. GliAmores

    Lesordio poetico di Ovidio, che da le sue prime brillanti provequando non ha ancora ventanni, costituito da una raccolta di

    elegie di soggetto amoroso, gli Amores, che mostra ancora benvisibili le tracce dei grandi modelli e maestri dellelegia erotica,Tibullo e soprattutto Properzio. Anche Ovidio d voce, in primapersona, ai temi tradizionali del genere elegiaco: accanto a poesiedoccasione (come lepicedio per la morte di Tibullo) o di schiettostampo alessandrino (come lelegia per la morte del pappagallodella sua donna), soprattutto avventure damore, incontri fugaci,serenate notturne, baruffe con lamata, scenate di gelosia, protestecontro la sua venalit o i suoi capricci, le sue durezze e i suoi

    tradimenti, ecc. Ma accanto alla maniera, ai temi e ai toni dellatradizione, si avvertono gi nettamente i tratti nuovi, gli elementipropri e caratterizzanti dellelegia ovidiana.

    Anzitutto - ed forse la novit pi vistosa - manca una figurafemminile attorno a cui si raccolgano le varie esperienze amorose,che costituisca il centro unificante dellopera e insieme della vitadel poeta: i poeti damore precedenti, Catullo, Gallo (a quel chesappiamo), Properzio, avevano costruito la propria attivit poetica

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    attorno a ununica donna, a un solo grande amore che diquellattivit costituisse il fine e il senso. Con Ovidio non cosi:Corinna, la donna evocata qua e l con pseudonimo greco, unafigura tenue, dalla presenza intermittente e limitata, che si sospettanon avesse nemmeno una sua esistenza reale; non solo, il poetastesso dichiara a pi riprese di non sapersi appagare di un unicoamore, di preferire due donne (II 10) o addirittura di subire ilfascino di qualunque donna bella (II 4).

    Come la figura della donna ispiratrice, che non ha i contorni nettidi una protagonista e tende ad apparire un residuo, una funzioneconvenzionale del genere elegiaco, anche il pathos che avevacaratterizzato le voci della grande poesia damore latina con Ovidiosi stempera e si banalizza. Il dramma di Catullo, di Properzio, laloro intensa avventura esistenziale, diventa in Ovidio poco pi di un

    lusus, e lesperienza delleros analizzata dal poeta con il filtrodellironia e del distacco intellettuale. Non meno significativa, inproposito, la scarsa presenza negli Amores di un motivocentralissimo nella poesia elegiaca precedente, cio il servitiumamoris, la professione di totale dedizione dellamante allamata, aisuoi voleri e ai suoi capricci: in Ovidio, si diceva, il motivo ha unafunzione assai limitata, mentre notevole che unintera elegia, e inposizione di spicco (I 2), sia dedicata alla professione di servitiumnei confronti di Amore (non pi cio la singola donna malesperienza damore in s che diventa centrale). Non solo: acquista

    anche peso, rispetto alla poesia elegiaca precedente, la coscienzaletteraria del poeta (cfr. soprattutto I 15 e III 12), che si manifestanellinsistenza sulla poesia come strumento di immortalit e comeautonoma creazione del poeta, svincolata dallobbligo dirispecchiare il reale. Lelegia ovidiana non si presenta pi comesubordinata alla vita, suo fedele riflesso, ma rivendica il suoprimato, la sua centralit nellesistenza del poeta.

    3. La poesia erotico-didascalica

    La presenza negli Amores di alcune elegie di caratteredidascalico (I 4 e pi ancora I 8), che sviluppano spunti della poesiaelegiaca precedente (Properzio I 10 e IV 5, Tibullo I 4), e losvuotamento ironico che lesperienza delleros subisce in misurasensibile gi nella prima opera ovidiana, spiegano agevolmente ilcollegamento con il gruppo di opere erotiche costituito da Arsamatoria, Remedia amoris e Medicamena faciei femineae, che

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    formano un vero ciclo di poesia didascalica (anchecronologicamente sono molto vicine). La stessa concezione, lostesso progetto di scrivere unopera come lArs (e i suoi corollari) incui impartire una precettistica sullamore, sembrano anzi lesitonaturale, e insieme estremo, della concezione delleros gi delineatanegli Amores (dopo di che lelegia, esaurita, non poteva che estin-guersi).

    Un aggancio importante fra le due opere, si detto, costituitodallelegia I 8 degli Amores, dove il poeta rielabora un motivo gitradizionale nella poesia elegiaca, quello della vecchia lena, lastutaed esperta mezzana che impartisce consigli a una giovane donna sulmodo migliore di mettere a frutto le proprie qualit con i varipretendenti. Assai diverso per, al di l dei tratti convenzionali, latteggiamento del poeta, ai cui occhi quella figura tanto deprecata

    dalla tradizione elegiaca (Properzio IV 5) appare sotto una lucesostanzialmente positiva: il suo smaliziato realismo, i suoi ciniciavvertimenti, non suonano diversi dai precetti che lo stesso poetaimpartisce allamante nella sua opera didascalica. La lena progenitrice del poeta didascalico, del maestro damore, perchanaloga la concezione delleros che le due opere presuppongono;solo, negliAmores il poeta, vincolato dalla convenzione elegiaca, anche amante, anche lattore protagonista delle avventuredamore, ruolo che deporr nellArs per fungere compiutamente daregista della relazione erotica, da sapiente supervisore del gioco

    delle parti.Perch di questo infatti si tratta: la relazione damore, perduto

    agli occhi di Ovidio il suo carattere di passione devastante,costituisce ormai un gioco intellettuale, un divertimento galante,che va soggetto a un corpus di regole sue proprie, a un codice etico-estetico che quello ricavabile dallelegia erotica latina. Ruoli,situazioni, comportamenti sono tutti gi previsti e codificati, sonoscritti nei testi letterari cui i protagonisti della societ galantedevono guardare come a modelli esemplari: il ruolo di Ovidio, or-

    mai, non pu essere che quello di redigere un inventariodelluniverso elegiaco, di scriverne il libro di testo alle cui normeuniformarsi.

    LArs amatoria unopera in tre libri, in metro elegiaco, cheimpartisce consigli sui modi di conquistare le donne (I) e diconservarne lamore (II); il III libro, aggiunto pi tardi per risarcirescherzosamente le donne del danno procurato loro coi primi due,fornisce viceversa insegnamenti su come sedurre gli uomini. Ovidio

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    descrive i luoghi dincontro, gli ambienti mondani della capitale(banchetti, teatri, spettacoli del circo, passeggiate), i momenti disvago e passatempo, le occasioni pi varie della vita cittadina (lo-pera un documento importante su usi e costumi quotidiani diRoma) in cui mettere in atto la strategia della seduzione. La vesteformale quella del poema didascalico (i grandi modelli romanierano soprattutto Lucrezio e le Georgiche virgiliane), da cui Ovidiospiritosamente mutua moduli, movenze, schemi compositivi;landamento precettistico interrotto qua e l da inserti narrativi dicarattere mitologico e storico (quasi una prova delle futureMetamorfosi) tesi a illustrare a mo di exempla la validit deiprecetti impartiti.

    La figura del perfetto amante delineata da Ovidio si caratterizzaovviamente per i suoi tratti di disinvolta spregiudicatezza, di

    insofferenza e impertinente aggressivit nei confronti della moraletradizionale, dellantico costume quiritario (soprattutto in una sferamolto delicata come quella delletica sessuale e matrimoniale, cuilimpegno restauratore di Augusto annetteva particolareimportanza: e lo scandalo dellArs poteva perci essere addottocome atto daccusa ufficiale al momento della cacciata del poeta daRoma). In realt il carattere libertino e spregiudicato dellArs, cheha attirato sullopera le deplorazioni dei moralisti non solo antichi,non ne costituisce pi che la veste scintillante, provocatoriamenteseducente: proprio nel suo farsi lusus, divertita avventura

    dellintelletto, leros ovidiano perde ogni impegno etico, ognivelleit di ribellione contro la morale dominante. Lassolutezzadelleros come scelta di vita su cui fondare nuovi valori, una nuovamorale, il tratto pi rivoluzionario della poesia elegiaca e gi diCatullo, in Ovidio viene meno, e fa s che il suo apparentelibertinismo possa in realt ricondursi entro i confini delleticatradizionale e delle sue convenzioni: in cambio di unapertarinuncia a ogni velleit conflittuale, leros ovidiano reclama solouna certa tolleranza, una zona franca, un settore del panorama

    sociale (il poeta si preoccupa pi volte di delinearne lo spazioristretto, quello degli amori libertini, escludendone la societrispettabile) in cui sospendere la severit di una regola moraleormai inadeguata al costume della metropoli ellenizzata.

    Nonch nutrire velleit di ribellione, lelegia ovidiana coltivapiuttosto ambizioni di segno contrario ( questo laspetto pirecentemente focalizzato dalla critica): nel negare limpegnototalizzante della precedente poesia damore, nel neutralizzarne le

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    spinte pi aggressive, Ovidio tenta una sorta di riconciliazionedella poesia elegiaca con la societ in cui essa si radica indicandonellarmoniosa complementarit delle forme di vita, della sferaprivata e di quella civile, la via migliore per unappagata adesioneal presente. In realt egli individua lucidamente, e a suo modo cercadi sciogliere, una vistosa contraddizione della poesia elegiaca, chenel suo orgoglioso contrapporsi al sistema tradizionale dei valorisociali e culturali non aveva saputo elaborare modelli etici alterna-tivi, ma proprio dalla tradizione aveva mutuato alcuni dei suoimoduli pi caratteristici. A questo atteggiamento contraddittorio, etendenzialmente arcaizzante, della poesia elegiaca Ovidiocontrappone i valori della modernit, unaccettazione entusiasticadello stile di vita della scintillante Roma augustea, della capitale delbei vivere e dei consumi, dello splendore urbanistico (aurea sunt

    vere nunc saecula: cos egli argutamente rovescia il motivo delletdelloro, caro a ogni rievocazione nostalgica del passato).

    Allesaltazione convinta del cultus, degli agi e delle raffinatezze,risponde anche il poemetto (di cui ci restano solo 100 versi, inmetro elegiaco) sui cosmetici per le donne (Medicamina facieifemineae), che si oppone al tradizionale rifiuto della cosmesi eillustra la tecnica di preparazione di alcune ricette di bellezza.

    Il ciclo didascalico concluso daiRemedia amoris, lopera che -rovesciando alcuni precetti dellArs - insegna come liberarsidallamore. Era un motivo topico della poesia erotica che per il

    male damore non esiste medicina, e di questa condanna alle penedel cuore il poeta elegiaco sembrava come compiacersi, incapace diliberarsene ma intimamente anche orgoglioso della sua dedizionetotale, della sua scelta di nequitia: Ovidio rovescia questa posizioneaffermando che dellamore non solo si pu, ma anzi ci si develiberare se esso comporta sofferenza (egli riprende cos un assuntodella filosofia stoica ed epicurea che condannava lamore comemalattia dellanima, e che aveva gi ispirato il IV libro di Lucrezio).Unopera come i Remedia, che insegna a guarire dallamore,

    costituisce lesito estremo della poesia elegiaca, e ne chiudesimbolicamente la breve intensa stagione.

    4. LeHeroides

    Se leros il tema unificante della produzione giovanileovidiana, laltra grande fonte della sua poesia il mito; prima delleMetamorfosi, lopera che pi di esso si alimenta sono le Heroides.

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    Con questo titolo (quello originale era probabilmente Epistulaeheroidum) si designa una raccolta di lettere poetiche: la prima serie,da 1 a 15, scritta da donne famose, eroine del mito greco (ma canche la Didone virgiliana, e soprattutto un personaggio storico,Saffo) ai loro amanti o mariti lontani; la seconda, da 16 a 21, costituita dalle lettere di tre innamorati accompagnate dalla rispostadelle rispettive donne. I due gruppi distinti (ma che nella tradizionesono sempre accomunati; ha invece tradizione a s la lettera 15,quella di Saffo, sulla cui autenticit da sempre si sono nutritisospetti, ormai per quasi del tutto fugati) testimoniano due diversefasi di composizione: molto difficile da datare la prima serie (sitende a farla coincidere con la composizione degli Amores, entro il15 a.C., ma c chi propone dal 10 al 3), probabilmente da collocarepoco prima dellesilio (cio dal 4 all8) la seconda.

    Delloriginalit di questopera, con cui crea un nuovo genereletterario, Ovidio si dice orgoglioso (Ars amatoria III 345): ineffetti non abbiamo testimonianza prima di lui di opere simili, ciodi raccolte di lettere poetiche di soggetto amoroso. Lidea dellalettera in versi gli sar venuta probabilmente da unelegiadellamico Properzio (IV 3, scritta da Aretusa al marito lontanoLicota), pi volte evocata nelle Heroides; il materiale letterario variamente tratto soprattutto dalla tradizione epico-tragica greca,ma accanto ai modelli pi lontani sono presenti anche Callimaco ela poesia ellenistica nonch quella latina, in particolare Catullo e

    Virgilio. Se personaggi e situazioni appartengono al grandepatrimonio del mito, molti elementi sono per mutuati dallatradizione elegiaca latina, dove sono ricorrenti motivi come lasofferenza per la lontananza dalla persona amata, recriminazioni,lamenti, suppliche, sospetti di infedelt, accuse di tradimento, ecc.Certo la scelta della forma epistolare imponeva vincoli precisi alpoeta: le varie lettere si configurano come monologhi (sono testichiusi, non attendono risposta) costruiti prevalentemente su unasituazione-modello, il lamento della donna abbandonata (un

    riferimento obbligato era in un celebre epillio latino, lArianna delcarme 64 di Catullo). La struttura della lettera non permetteva moltevariazioni: data per nota al lettore colto la situazione di partenza,landamento monologico (con lalternanza delle varie fasi, dallaricorrente disperazione delleroina allinvocazione del ritornodellamato, allesortazione a mantener fede alle promesse: evidente linflusso dellesercizio retorico delle suasoriae) solointerrotto qua e l da qualche flash-backdella memoria, che evoca

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    narrativamente vicende lontane, ma manca uno sviluppo dinamico,drammatico (il che ingenera, con la fissit del modello, una certamonotonia; un guadagno sensibile, sotto questo aspetto, nellelettere finali, che presuppongono appunto uno scambio, un dialogo:nella contrapposizione dei due punti di vista si anche qui segnalatalaffinit con le controversiae retoriche).

    Un tratto rilevante di questopera, in confronto al resto dellaproduzione giovanile ovidiana, lassai pi ampio spazio concessoal pathos rispetto al lusus, allatteggiamento ironicamentedistaccato tipico soprattutto del poeta dellArs amatoria. Certo, nonmancano epistole che risentono fortemente del modello elegiaco(temi, situazioni, atteggiamenti), come ad esempio quella di Fedraad Ippolito, in cui leroina euripidea perde i suoi tratti di nobiledignit tragica per assimilarsi a una dama spregiudicata della

    societ galante, tesa a sedurre il figliastro con le lusinghe di unfacile furtivus amor e disinvolta assertrice di una nuova moralesessuale, beffardamente insofferente delle antiche convenzioni. Mase la spinta alla modernizzazione dellantico materiale letterario,e alla sua riduzione al registro elegiaco, talora evidente, non questo laspetto pi tipico delle Heroides, in cui resta forte latendenza ai toni patetico-tragici.

    Piuttosto, loperazione di riscrittura messa in atto da Ovidio di altro tipo. Da un lato egli riprende grandi soggetti della tradizioneletteraria privilegiandone situazioni e aspetti funzionali al nuovo

    contesto, dallaltro egli rielabora quei testi spostandone laprospettiva e dando voce alla donna e alle sue ragioni, fin l per lopi inespresse o sacrificate. Nellapprofondimento della psicologiafemminile ( forte in ci linflusso del modello euripideo) anziproprio uno degli aspetti pi notevoli delleHeroides.

    5. Le Metamorfosi

    Dopo Virgilio, che con lEneide aveva realizzato il grandioso

    progetto di un poema di tipo omerico, di un epos nazionale per lacultura romana, nel tradurre in atto le sue ambizioni di unoperaormai di grande impegno (dopo la poesia damore che gli avevadato il successo) Ovidio segue unaltra direzione. La veste formalesar s quella dellepos (lesametro ne il marchio distintivo), e cosle grandi dimensioni (15 libri), ma il modello, dispirazione esiodea(Teogonia, Catalogo), quello di un poema collettivo, cheraggruppi cio una serie di storie indipendenti accomunate da uno

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    stesso tema. Questo tipo di poesia aveva trovato fortuna nellaletteratura ellenistica: vi si ispiravano, ad esempio, gli Aitia diCallimaco (una serie di saghe eziologiche, in metro elegiaco) e unpoema, per noi perduto, in esametri di Nicandro di Colofone (IIsecolo a.C.) che raccoglieva appunto storie di metamorfosi. Altempo stesso, per, proprio mentre opera questa scelta di poeticaalessandrina (nei contenuti e nella forma che li organizza), Ovidiorivela anche lintenzione di comporre un poema epico, che lapoetica calli-machea aveva notoriamente messo al bando. Questosembra dire il brevissimo (e perci pi carico di senso) proemio (I1-4): Ovidio prega ritualmente gli dei di ispirarlo nello scrivere unpoema di metamorfosi (mutatas... formas) ma alla manieradellepos (perpetuum deducite... carmen: termini tutti occupatinel lessico della polemica letteraria di scuola callimachea). Lam-

    bizione di Ovidio quindi grande, di realizzare unoperauniversale, al di sopra dei limiti segnati dalle varie poetiche.

    Ne d conferma lo stesso impianto cronologico del poema,illimitato (dalle origini del mondo ai giorni di Ovidio), cherealizzava cos un progetto da tempo vagheggiato e solo abbozzatonella cultura latina (vi si ispira la sesta egloga virgiliana), erispondeva anche, in qualche maniera, a una tendenza diffusa deltempo, la sintesi di storia universale (ora che Roma dominava lascena del mondo), particolarmente sensibile nella storiografiaellenistica.

    Ci permetteva anche, a Ovidio, di muoversi su terreni menolontani dagli orientamenti del principato e di rispondere anzi, luipure, a suo modo, alle esigenze nazionali e augustee, facendo delnuovo regime il culmine e il coronamento della storia del mondo(notevole, in proposito, la sua piccola Eneide nella sezione finaledel poema, concepita a margine del testo virgiliano, di cui colmaalcune ellissi narrative sviluppando episodi funzionali al contesto).

    Composizione e struttura

    Allinterno dei due estremi cronologici, la struttura in cui sidispongono i contenuti necessariamente flessibile: le circa 250vicende mitico-storiche narrate nel corso del poema sono ordinatesecondo un filo cronologico che subito dopo gli inizi si attenua finoa rendersi quasi impercettibile (diventer pi sensibile, comovvio, quando dallet vagamente acronica del mito si entrer nella

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    storia, con gli ultimi libri) per lasciar spazio ad altri criteri diassociazione. Le varie storie possono essere collegate, ad esempio;

    per contiguit geografica (come le saghe tebane, dalIII libro in avanti); per analogie tematiche (come gli amori degli dei, leloro gelosie, le loro vendette); per contrasto (vicende di piet contrapposte ad altredi empiet); per semplice rapporto genealogico fra i personaggi; ancora per analogia di metamorfosi.

    Dopo il brevissimo proemio inizia la narrazione della nascitadel mondo dallinforme caos originario e della creazionedelluomo: il diluvio universale e la rigenerazione del genereumano grazie a Deucalione e Pirra segnano il passaggio dal

    tempo primordiale al tempo del mito, degli dei e semidei, delleloro passioni e dei loro capricci: di Apollo e Dafne, con lametamorfosi di questa m lauro; di Giove e Io, custodita da Argocoi suoi cento occhi (I); di Fetonte, che precipita col carro delsole e provoca lincendio del mondo (II); di Atteone tramutato daDiana in cervo e sbranato dai suoi cani; di Narciso, che sdegnalamore di Eco e si consuma damore per se stesso; dellempioPenteo punito da Bacco (III). Segue poi lamore tragico diPiramo e Tisbe, quello di Salmacide per Ermafrodito; Perseoche salva Andromeda dal mostro marino (IV); il ratto diProserpina e le metamorfosi di Ciane e Aretusa (V); poi legelosie degli dei, con la vendetta di Minerva su Aracne tramutatain ragno, con leccidio dei figli di Niobe; la cupa stona di Tereo,Procne e Filomela (VI); gli incantesimi di Medea; lequivocotragico di Cefalo e Procne (VII); il volo fatale di Dedalo e Icaro;Meleagro e la caccia al cinghiale calidonio; la piet premiata diFilemone e Bauci e lempiet punita di Ensittone (VIII); leimprese di Ercole e lamore incestuoso di Biblide (IX); poi lavicenda di Orfeo e Euridice che incastona altre storie damore:

    Ciparisso, Giacinto, Pigmalione, Mirra, Venere e Adone, ecc.(X). Con le nozze di Peleo e Teti, cui segue la patetica stonadamore coniugale di Ceice e Alcione (XI), siamo ai marginidella fluida cronologia mitica: i personaggi della guerra troiana ciintroducono nella stona per arrivare fino allet di Augusto.

    Abbiamo quindi le imprese di Achille e la battaglia fra Lapiti eCentauri (XII); poi la contesa per le armi fra Aiace e Ulisse, laserie dei lutti troiani e lamore di Polifemo per Galatea (XIII).

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    Sulle tracce dellOdissea e poi delle vicende di Enea (ancheOvidio vuoi comporre una sua piccola Eneide, senza sovrapporsial testo virgiliano) la scena si sposta nellantico Lazio, con le suesaghe e le sue divinit agresti (Pomona e Vertumno). Ormaisiamo a Roma coi suoi re (XIV): mediante Numa introdottoPitagora e il suo lungo discorso sulla metamorfosi come leggeuniversale (che dovrebbe costituire la base filosofica del poema);lapoteosi di Cesare, ultimo degli Eneadi, e la celebrazione diAugusto concludono questa stona del mondo (XV), mentre gliultimi versi proclamano lorgogliosa sicurezza del poeta di averattinto limmortalit della fama.

    Alla fluidit della struttura corrisponde la variet dei contenuti.Molto variabili sono gi le dimensioni delle storie narrate, oscillantidal semplice cenno allusivo, fortemente ellittico, allo spazio di

    qualche centinaio di versi, che fa di molti episodi dei veri e propriepilli. Diversi soprattutto sono i modi e i tempi della narrazione, cheindugia sui momenti salienti, si sofferma sulle scene e gli eventidrammatici, come m genere latto stesso della metamorfosi,minuziosamente, curiosamente descritta nel suo progressivorealizzarsi. La sapienza narrativa di Ovidio si rivela poi nella curacon cui sono accostate o alternate storie di contenuto e caratterediverso: catastrofi cosmiche e delicate vicende damore, violentescene di battaglia e patetiche novelle di amore infelice, torbidepassioni incestuose e commovente eros coniugale, ecc. A quella deitemi e dei toni si accompagna anche la mutevolezza dello stile, orasolennemente epico, ora liricamente elegiaco, ora riecheggiantemoduli di poesia drammatica o movenze bucoliche: le Metamorfosisono anche una sorta di galleria dei vari generi letterari.

    Ovidio non tende allunit e allomogeneit dei contenuti e delleforme, quanto piuttosto alla loro calcolata variet; tende soprattuttoalla continuit della narrazione, al suo armonioso e fluido dipanarsi.Ne d prova la stessa tecnica di divisione fra i vari libri del poema:diversamente dallEneide virgiliana, dove il singolo libro dotato di

    una sua relativa compiutezza e autonomia, la cesura fra i vari libridelle Metamorfosi cade per lo pi proprio nei punti vivi, nelmezzo di una vicenda, a sollecitare e tener desta la curiosit dellettore anche nelle pause del testo, a non allentare la tensionenarrativa.

    importante a tale scopo anche la stessa tecnica di narrazionedelle varie storie: non solo, come abbiamo detto, lordinamentocronologico in genere piuttosto vago, ma esso viene

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    continuamente perturbato dalle ricorrenti inserzioni narrativeproiettate nel passato. Ovidio, il narratore principale, fa frequentericorso alla tecnica, gi alessandrina, del racconto a incastro, chegli permette di evitare la pura successione elencativa delle varievicende incastonandone una o pi allinterno di unaltra usata comecornice; ma sono il pi delle volte gli stessi personaggi aimpadronirsi della narrazione per raccontare altre vicendeallinterno delle quali pu ancora riprodursi lo stesso meccanismo,in una proliferazione ininterrotta di racconti (interi libri sonocostruiti secondo questa tecnica: particolarmente complessa lacostruzione del X e soprattutto del V). Oltre a variare la forma diesposizione, questa complicazione della sintassi narrativa produce,col moltiplicarsi dei livelli e delle voci narranti, come un effetto divertigine, di fuga labirintica: il racconto sembra germogliare

    continuamente da se stesso e allontanarsi in una prospettiva infinita,in una dimensione al di fuori del tempo. Ma la tecnica del raccontonel racconto ha anche unaltra funzione, quella di permettere alpoeta di adattare talora toni, colore, stile del racconto alla figura delpersonaggio narrante: il caso, ad esempio, della storiasolennemente epica del ratto di Proserpina raccontata proprio daCalliope, la musa dellepos.

    La metamorfosi e luniverso mitico

    La metamorfosi, la trasformazione di un essere umano inanimale, in pianta, in statua o in altra forma, era un tema presentegi in Omero ma caro soprattutto, come s accennato, allaletteratura ellenistica (oltre a Nicandro, ne avevano trattato Parteniodi Nicea e altri), della quale soddisfaceva anche un gustocaratteristico, quello delleziologia, della dotta ricerca delle cause(nel senso che la metamorfosi descrive lorigine delle cose e degliesseri attuali da una loro forma anteriore: e Ovidio insiste sullacontinuit, sui tratti comuni fra la vecchia e la nuova forma). Nel

    poema ovidiano, come abbiamo detto, la metamorfosi il temaunificante fra le tante storie narrate: il poeta cerca anche, nel libroconclusivo, di dare retrospettivamente dignit filosofica alla suaopera (e insieme accentuarne lunitariet) mediante il lungodiscorso di Pitagora che indica nel mutamento (omnia mutantur, nilinterit, XV 165) la legge delluniverso, cui luomo deve docilmenteadeguarsi (ecco perci, conseguente alla teoria della metempsicosi,lesortazione al vegetarianesimo). Ma su questa eclettica filosofia

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    della storia (fatta di una base pitagorica che accoglie elementi stoicie platonici) Ovidio non sembra molto impegnarsi, e non troppoconvinto pare il suo tentativo di fornire uninterpretazione filosoficaal poema.

    In realt, anche se la metamorfosi costituisce il tema unificante(ma in alcune storie non compare nemmeno, o ha spesso unafunzione molto marginale), largomento centrale dellopera rappresentato dallamore, che di tutta la poesia ovidiana precedenteera stato la fonte ispiratrice. Certo, lamore non pi ambientatonella vita quotidiana, nella Roma della societ mondana (cheperaltro Ovidio fa spesso profilare sullo sfondo, con argutisfasamenti anacronistici), ma - come gi per le Heroides -nelluniverso del mito, nel mondo degli dei e dei semidei, dei grandieroi.

    Alla dimensione mitica non corrisponde per un ethosidealizzante, una grandezza o solennit di valori. Il mito non ha perOvidio la valenza religiosa, la profondit che ha per Virgilio: in ciegli accentua una tendenza gi insita nella cultura ellenistica e fa delmito, delle figure che lo popolano, un ornamento della vitaquotidiana, il suo decorativo scenario. Accade cos che le divinitdella tradizione religiosa greco-romana siano assimilate alladimensione terrena e agiscano sotto la spinta di sentimenti epassioni assolutamente umane, spesso non delle pi nobili. Amori,gelosie, rancori, vendette sono gli impulsi che li agitano e da cui gli

    esseri umani, vittime del loro capriccioso potere, vengono travolti.In realt il mondo del mito, per il letteratissimo Ovidio,

    anzitutto il mondo delle finzioni poetiche: e le Metamorfosi, la suaopera che pi di ogni altra alla fonte del mito si alimenta, che necostituir una sorta di grandiosa enciclopedia per i futuri millenni,sono anche una summa compendiaria di testi, di uno sterminatopatrimonio letterario che va da Omero ai tragici greci e latini, allavasta e molteplice letteratura ellenistica fino ai poeti della Roma diOvidio. Di questa sua natura complessa, intertestuale, il poema

    ovidiano cosciente e orgoglioso, e ama esibire con frequenza leproprie ascendenze, le fonti della propria memoria poetica. Talecompiaciuta consapevolezza della propria letterariet si traducenaturalmente anche in distaccato sorriso sul carattere fittizio deipropri contenuti, in garbata ironia sullinverosimiglianza delleleggende narrate. Il poeta che tante volte ha scherzato sullafecundalicentia vatum (Amores III 12,41) sorride qua e l sulla credibilit dici che racconta, sulla congenita infedelt al vero da parte dei poeti:

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    nello scettico distacco dai suoi contenuti, dal mondo dellaveneranda tradizione mitologica cui si ispira, il narcisistico trionfodi questa poesia che vuole intrattenere e stupire.

    Poesia come spettacolo

    II carattere fondamentale del mondo descritto dalle Metamorfosi la sua natura ambigua e ingannevole, lincertezza dei confini frarealt e apparenza, fra la concretezza delle cose e linconsistenzadelle apparenze. I personaggi del poema si aggirano come smarritiin questo universo insidioso, governato dalla mutevolezza edallerrore: travestimenti, ombre, riflessi, echi, parvenze sfuggenti,sono le trappole in mezzo alle quali gli esseri umani si muovono,vittime del gioco del caso o del capriccio degli dei. Il loro incerto

    agire, la naturale attitudine umana allerrore, costituiscono loggettodello sguardo ora commosso ora divertito del poeta, lo spettacoloche il poema rappresenta. (La lingua stessa, lo stile, si prestano amostrare la natura ambigua delle cose: esibendo la sua connaturatadoppiezza, anche il linguaggio rivela la sua pericolosit, lo scartofra lillusoriet di ci che appare e la concretezza di ci che ).

    I personaggi agiscono seguendo ognuno un proprio punto divista, convinti tutti di padroneggiare la realt: il poeta, solodepositario del punto di vista vero, analizza questamoltiplicazione delle prospettive, segue i personaggi sulla strada

    che li allontana progressivamente dalla realt mostrando al lettorelesito fatale che li attende. Rifiutando limpersonale oggettivit delpoeta epico, il narratore delle Metamorfosi interviene spesso percommentare il corso degli eventi, per chiamare in causa il lettore -interrompendo la finzione narrativa - a condividere il suo ironicodistacco, il suo divertito sorriso.

    Al carattere spettacolare di questo universo, caratterizzato daeventi straordinari, meravigliosi, corrisponde anche una tecnicanarrativa che, come s accennato, privilegia i momenti salienti di

    quegli eventi, ne isola singole scene sottraendole alla loro dinamicadrammatica e fissandole nella loro plastica evidenza. notevole intal senso linsistenza sulla percezione soprattutto visiva dellarealt, che si avverte in maniera particolare nella descrizionedellevento pi ricorrente nel poema, la metamorfosi. Questa generalmente caratterizzata dai tratti del meraviglioso ed messain scena sotto gli occhi di qualcuno: Ovidio la descrivesoffermandosi sulle fasi intermedie del processo, sui confini incerti

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    fra la vecchia e la nuova forma, sul paradosso dello sdoppiamentofra il nuovo aspetto e lantica psicologia degli esseri soggetti almutamento.

    Nella sua natura eminentemente visiva, nella sua immediataevidenza plastica (qualit che contribuisce a spiegare la suaimmensa fortuna di modello per le arti figurative), questa poesiacuriosa dei paradossi che si annidano nella realt, amante dellaspettacolarit spesso nelle sue forme pi orride, anticipa caratteriimportanti del gusto letterario del nuovo secolo, del manierismoimperiale.

    6. I Fasti

    Molto pi delleMetamorfosi, sono certo iFasti lopera ovidiana

    meno lontana dalle tendenze culturali, morali, religiose del regimeaugusteo. Sulle orme dellultimo Properzio, delle sue elegieromane, anche Ovidio si impegna sul terreno della poesia civile: ilprogetto quello di illustrare gli antichi miti e costumi latini,seguendo la traccia del calendario romano. Erano quindi previstidodici libri (in metro elegiaco), ognuno per un mese dellanno, malimprovvisa relegazione del poeta interruppe a met lopera (al VIlibro, cio al mese di giugno), che fu parzialmente rivista negli annidellesilio.

    Al di l del precedente immediato di Properzio, lopera deve

    molto soprattutto al modello, comune ai due poeti, degli Aitiacallimachei, sia nella tecnica compositiva che nel carattere appuntoeziologico, di ricerca delle cause, delle origini della realt attualedal mondo del mito. Pi ancora del poeta amico (Properzio IV 1,64)Ovidio stesso vuoi farsi il Callimaco romano, facendo unoperacompiuta, un nuovo genere poetico, di quelle che in Properzio eranoprove sperimentali alternate al consueto argomento erotico. Inquesta nuova veste di vate celebratore dellidea di Roma, Ovidio siimpegna in dotte e accurate ricerche di svariate fonti antiquarie: da

    Verrio Fiacco (il grammatico autore di un commento al calendarioromano: cfr. p. 303), Varrone, Livio e altri ancora egli attinge unavastissima messe di dottrina antiquaria, religiosa, giuridica,astronomica che trova impiego nellillustrazione di credenze, riti,usanze, nomi di luoghi, in quella riscoperta delle antiche origini checostituiva un indirizzo fondamentale dellideologia augustea.

    Ma naturalmente ladesione di Ovidio al programma culturaledel regime, nonostante la sua insistenza sulla funzione della propria

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    poesia civile (Fasti II 9-10), resta piuttosto superficiale: sullosfondo di carattere antiquario (che fa dei Fasti un documento dieccezionale importanza sulla cultura romana arcaica) egli inseriscemateriale mitico di origine greca (come le leggende di Proserpina edi Callisto, trattate anche nelle Metamorfosi) o di carattere aned-dotico, con frequenti accenni alla realt e alle vicendecontemporanee. Ci gli permette di ovviare ai limiti imposti dallanatura del poema, di sottrarsi ai condizionamenti di un aridocalendario in versi, e soddisfare ad esempio, in certi momentiidillici, il suo gusto per il pathos delicato, o di far spazioallelemento erotico, con qualche tratto di sapido realismo, e pi ingenerale ai toni giocosi, ironici, al suo sorridente scetticismo difronte al mito.

    7. Le opere dellesilio

    Limprovviso allontanamento da Roma segna, com naturale,una brusca frattura nella carriera poetica di Ovidio. Lui pi di altridoveva accusare la separazione dalla capitale, dalla societ cui lasua poesia si rivolgeva, e di cui in gran parte si era alimentata, dagliambienti mondani e letterari (era ormai da tempo il massimo poetavivente): dal centro della scena si trova confinato ai marginidellimpero, in mezzo a un popolo primitivo che non parlanemmeno latino. Abituato al successo, allappagante ammirazione

    di un pubblico sedotto dal suo virtuosismo, di colpo Ovidio siritrova solo, a comporre poesia per se stesso; e la sua condizione diartista senza pubblico, senza contatto col destinatario, gli ispira lamalinconica immagine di uno che danza al buio (Epistulae ex PontoIV 2,33 seg.).

    La prima opera composta lontano da Roma la raccolta elegiacadei Tristia, in cinque libri, che, come il titolo dichiara, illustralinfelice condizione del poeta esule: il quale lamenta le durezze delclima e degli abitanti di Tomi, descrive la solitudine e la

    desolazione della propria vita, rievoca nostalgicamente i giornifelici, spera in un atto di indulgenza da parte dellimperatore(notevole in tal senso, e anche per le questioni critico-letterarie cheinveste, la lunga elegia che costituisce il II libro, indirizzata adAugusto e contenente una puntigliosa autodifesa del poeta dalleaccuse rivoltegli) e a tale scopo implora lintercessione della mogliee degli amici (ma i destinatari delle elegie in forma di lettera sonocautamente sottaciuti).

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    La forma epistolare caratterizza tutte le elegie raccolte neiquattro libri dellaltra raccolta dellesilio, detta perci Epistulae exPonto. Questa accentuazione del carattere epistolare si manifesta invari modi: nelluso regolare delle formule proprie del genere (comea inizio e in chiusura di lettera), nel riferimento alle lettere inviate inrisposta dai destinatari (ormai tutti menzionati espressamente: lacautela dei Tristia non sembrava pi necessaria) e soprattuttonellinfittirsi di una serie di topoi ricorrenti appunto nella letteraturaepistolare (linsistenza sulla lettera come colloquio fra amicilontani, lillusione della presenza nonostante il distacco, il confortofornito da questo strumento di comunicazione che lenisce lasolitudine dellesule, ecc.).

    LeEpistulae rivelano in tal senso interessanti analogie con laltraopera ovidiana di carattere epistolare, le Heroides (ad esempio nel

    parallelismo fra la lontananza sofferta dalla donna abbandonata edal poeta esiliato), ma va notata, pi in generale, nelle due maggioriopere dellesilio la consapevole riscoperta dellelegia come poesiadel pianto, del lamento, quasi un ritorno alle origini classiche,greche, di questo genere a Ovidio tanto caro e ora reso tragicamenteattuale nella sua forma pi autentica dallesperienza del dolore.Costretto a diventare oggetto della sua stessa poesia, a farne oradavvero come non mai la dimensione totale dellesistenza, la solaragione di vita e di consolazione dal dolore (che gli ispira talora icommossi accenti dellinno), il brillante cantore della mondanit

    romana finisce i suoi giorni nella desolante solitudine di un paesebarbarico.

    Caduto in disgrazia, nel periodo dellesilio Ovidio deve anchedifendersi dagli attacchi dei suoi nemici: a tale scopo risponde unpoemetto in distici elegiaci, intitolato Ibis (dal nome di un uccellodalle abitudini coprofile), esemplato sullomonimo componimentoperduto di Callimaco (diretto contro Apollonio Rodio) e costituitoda una lunga serie di invettive contro un suo detrattore. Al modellocallimacheo improntato limpianto compositivo e il carattere

    cripticamente erudito del poemetto.

    8. Lafortuna

    La fortuna di Ovidio nella cultura europea, sia in campostrettamente letterario che nelle arti figurative, stata immensa(inferiore appena a quella di Virgilio) fino al Romanticismo.Criticato per ragioni di stile, per il suo gusto del virtuosismo

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    gratuito (emblematico il giudizio di Quintiliano), Ovidio ebbescarsa diffusione nelle scuole antiche di grammatica (non rientra fragli autori canonici, come attesta tra laltro la relativa povert diattivit scoliastica sulle sue opere) e anche fra i retori. Cinonostante la sua popolarit fu subito vastissima (lo documentaanche la presenza frequente dei suoi versi fra i graffiti pompeiani):ebbe imitatori gi in vita (come ad esempio quel Sabino suo amicoche compone lettere di risposta alle sue Heroides,inaugurando unamoda di componimenti apocrifi a nome di Ovidio destinata adiffondersi ampiamente in et medioevale e umanistica), ed esercituninfluenza molto vistosa sui poeti immediatamente successivi(come ad esempio sulla Ciris pseudo-virgiliana, o sul misteriosoLgdamo) fino a tutta la tarda antichit, da Seneca tragico a Lucano,da Stazio a Valerio Fiacco, da Ausonio a Claudiano (minore fu

    linflusso sui poeti cristiani). Noto nel Medioevo e in et carolingia(alla quale risalgono i pi antichi manoscritti ovidiani pervenutici),Ovidio vedr fiorire la sua fortuna nei secoli successivi (soprattuttoXII e XIII), che non a caso saranno definiti aetas Ovidiana perleccezionale favore di cui godranno le sue opere, il cui influsso siestender da Dante, Petrarca, Boccaccio allAriosto, al Marino eoltre. Dopo il declino subito col Romanticismo, ellenizzante eprimitivo, Ovidio torner ad affascinare DAnnunzio e a farsinuovamente apprezzare dal gusto di questi ultimi decenni per lapoesia elaborata e riflessa.