OUROBOROS Speciale 2013

download OUROBOROS Speciale 2013

of 64

Transcript of OUROBOROS Speciale 2013

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    1/64

    1

    Numerospecialededicatoallesicasmoslavo

    Rassegna bimestrale di StudiTradizionali

    Anno 2 n. 4/5Dicembre 2013

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    2/64

    2

    LIBRERIA

    ROMASpecializzata in filosofia, esoterismo, ma-gia, yoga, medicina e alimentazione na-turale, simbolismo, alchimia, massoneria,

    templarismo, filosofie orientali, antropo-sofia, teosofia, astrologia.

    Sul sito web possibile verificare ladisponibilit dei libri ed effettuare ac-

    quisti on-line

    Piazza Aldo Moro, 13 - 70122 Bari

    tel.: 080 5211274

    www.libreriaroma.it

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    3/64

    3

    8L Molvi l X l XIX secolo6LEsicsmo slvodiRobeRtaSimini5Il meoo ellEsicsmoeditoRiale

    14Pisij Velikovskij,fonore ellEsicsmo slvo.22L riscoper ei Pri ell Chies.

    30Esicsmo e movimeno esics.

    54Specici ellesicsmo slvo.58Pri spiriuli e puni i riferimeno.

    In copertina:

    Icona di Paisij Velikovskij.

    Rassegna bimestrale

    di Studi Tradizionali

    anno 2 . 4/5

    Dicembre 2013

    Direttore Responsabile

    Francoardito

    Redazionec/ocreativecorporationsrl

    via G. Postiglione, 370126 Bari

    OUROBOROS si ricevein bbonmeno gruio;

    per richieerl inviure il

    proprio inirizzo e-mil :

    [email protected]

    Articoli e immagini vannoinviati per e-mail a:

    [email protected] articoli dovranno

    pervenirci in formato .doco.docxe le immagini

    in formato .jpg con unarisoluzione non inferiore a

    300 pixel/inch

    Tutti i diritti sonoriservati. Nessuna partedella pubblicazione puessere riprodotta, riela-borata o diffusa senzaespressa autorizzazione.

    della Direzione.

    La collaborazioneavviene dietro invito.

    Articoli e materiali nonsi restituiscono.

    La Direzione si riservadi adattare testi e illu-strazioni alle esigenzedella pubblicazione.

    Le opinioni espressenegli articoli impegna-no solo gli autori e non

    coinvolgono n rappre-sentano il pensiero della

    Direzione

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    4/64

    4

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    5/64

    5d

    icem

    bre

    QIL MEtOdO dELLESICaSMOuella dellEsicasmo una tecnica non nuova; si co-

    noscono pratiche analoghe in Oriente, nellInduismo

    tantrico, nel Buddhismo tibetano e, risalendo nel tempo di

    circa 5000 anni, nel Mantra Yoga, non a caso chiamato lo

    Yoga del Suono. Lincessante ripetizione di una formula,

    che sia unMantra o laPreghiera di Ges, recitata secondo

    precisi schemi e con una cadenza ben definita, accompa-

    gnata da unattenta regolazione del respiro; in proposito

    Niceforo lEsicasta scrive: siediti, raccogli il tuo spirito, intro-

    ducilo nelle narici; appunto questa la via di cui si serve il respiro

    per arrivare al cuore. Spingilo, forzalo a discendere nel tuo cuore

    insieme con laria inspirata. Quando vi sar, tu vedrai quale gioia

    ne consegue.

    La preghiera trascende il suo senso intrinseco di invocazio-

    ne al divino, diventando strumento operativo verso lascesi.

    Il ritmico riproporsi della formula concentra lattenzione

    dellesicasta, astraendone la mente da quanto lo circonda e

    focalizzandola sullidea di Dio, mentre la vibrazione stessa

    del suono si accorda con le vibrazioni del corpo e quindi

    delluniverso. Una finalizzazione analoga a quella dellegiaculatorie, dei canti gregoriani, delle sonorit dellorgano,

    ma anche della recitazione dei mantra tibetani, del canto

    degliHare Krishna o del rimbombo dei taikogiapponesi.

    La tecnica richiama un po la pratica del risveglio dei cha-

    kra della tradizione tantrica, in particolare del chakra del

    cuore, considerato il principio della vita e del calore. Ag-

    giungendovi le componenti proprie delleremitismo (distac-

    co dal mondo, mortificazioni corporali, penitenze, digiuni

    periodici) la mente allarga i suoi confini, le percezioni

    sensoriali si amplificano e si raggiungono stati alterati dicoscienza, che comportano visoni mistiche fino alla com-

    pletezza dellascesi.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    6/64

    6

    LesicasdiRobeR

    6

    Il movimento spirituale noto comeEsicasmomonaco moldavo Paisij Velikovskij, sulla bsa cos come venne vissuto e rielaborato nelmonasteri del Monte Athos.Questo movimento si diffuse rapidamente nedove diede vita al fenomeno degli Starsi, gradi poveri contadini e perfino degli Czar.I movimenti spirituali spesso trovano nella so

    zione consolatoria, ma soprattutto hanno il csvilupp questo movimento era complessa, dva affermando, in Europa, il pensiero illuminnomia delluomo da Dio e negazione di tuttodel sovrannaturale. Conseguenza di questo ernon era apertamente combattuta, ad una sem

    lisi di senso. A tutto questo reag il movimentnariet dellesperienza mistica.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    7/64

    7

    o sLavoSimini

    Nella foto:

    Il monastero di

    Simonos Petra

    a Meteora.

    7

    avo, nacque, nel XVIII secolo, ad opera dele dellinsegnamento dei Padri della Chie-

    onachesimo orientale e in special modo nei

    Europa orientale e soprattutto in Russia,i mistici e guide spirituali di principi come

    erenza dei popoli il loro humus, hanno fun-

    mpito di ridare speranza. Lepoca in cui sinsa di eventi tragici, e inoltre in essa si anda-ta con la conseguente dichiarazione di auto-i che poteva essere riconducibile alla sferauna riduzione della religione, quando questalice morale priva di speranza e in ultima ana-

    esicasta, senza paura di mostrare la straordi-

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    8/64

    8

    L

    la Moldavia da

    origine del principato autono-

    mo di Moldavia risale al XIV

    secolo. Regione abitata da romeni in

    prevalenza provenienti dalla Transil-

    vania per sfuggire ai tartari, ottenne

    lindipendenza dallUngheria, dive-

    nendo poco dopo, con la Valacchia,tributaria della Turchia. Inizi un

    periodo travagliato da lotte intestine,

    caratterizzato dallarroganza dei bo-

    iari e dalle lotte tra Russi, Polacchi e

    Austriaci per il predominio sulla Pe-

    nisola balcanica. Solo sotto Matteo

    Basarab e Basilio Lupo (sec. XVII) vi

    furono momenti di relativa serenit.

    Limpero turco aveva raggiunto la

    sua massima espansione ed incomin-

    ci inevitabilmente a decadere, sia

    politicamente che economicamente

    e culturalmente. Emerse, in questo

    panorama, una classe di finanzieri e

    di politici greci dettifanarioti, i quali

    acquisirono in Moldavia sempre

    maggior prestigio, tanto da diventa-

    re, al principio del secolo XVIII, con

    Nicola Maurocordato, principi prima

    di Moldavia e poi di Valacchia. Sotto

    il governo dei fanarioti, nominati dalsultano Pasci, la situazione dei

    due principati peggior. Grande fu

    la corruzione, lo sfruttamento e la

    prepotenza subiti dalle popolazioni,

    lasciate in uno stato deprecabile di

    miseria e di ignoranza. La situazione

    dei due principati miglior solo dopo

    il trattato diKcik Qainarge(1774)

    quando la Russia ottenne dalla Tur-

    chia il protettorato su quei territori.Allinizio del XIX secolo la Russia

    occup la Valacchia e la Moldavia,

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    9/64

    9

    X al XiX secolo

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    10/64

    10

    Moldavia e la Valacchia si spinse

    fino a Costantinopoli, mentre laltra

    parte di esso conquist le piazzeforti

    dellArmenia; nel frattempo i Fran-

    cesi cacciavano gli Egiziani, alleati

    dei turchi, dalla Morea e i Greci oc-

    cupavano quasi tutta lEllade centra-le. Il sultano chiese allora la pace che

    fu suggellata dal trattato di Adria-

    nopoli (14 settembre 1829),

    col quale riconobbe

    lindipendenza della

    Grecia e lautono-

    mia della Serbia,

    della Valacchia

    e della Mol-

    davia. Que-ste ultime

    ricaddero

    sotto lin-

    fluenza

    della Rus-

    sia, che

    ne affid

    il governo

    al conte

    Kiselv,

    che realiz-z molte

    riforme sia

    in campo

    economico

    che costituzio-

    nale, introdusse

    un parlamento e una

    milizia locale.

    Rifiorirono gli studi, e con

    essi il sentimento nazionale cheport al nascere e allaffermarsi di

    movimenti nazionalistici, finch nel

    1848 fu tentata la rivoluzione che

    tuttavia, come nel resto dEuropa

    anche in Moldavia, fall e i Russi

    alleati questa volta con i Turchi (con-

    venzione di Balta-Liman) imposero

    alla Valacchia ed alla Moldavia due

    principi a loro fedeli.

    Con la guerra di Crimea e il suc-cessivo congresso di Parigi (1856)

    linfluenza russa diminu e le due

    che restitu alla Turchia nel 1812,

    con il trattato di Bucarest.

    Nel 1821 Alessandro Ypsilanti,

    figlio di Costantino Ypsilanti, espul-

    so dallImpero ottomano per i suoi

    sentimenti liberali, si era rifugiato in

    Russia dove si era messo a serviziodello Czar. Quando Al, pasci di

    Giannina, si sollev contro il sultano

    Mahmud II e chiam allin-

    surrezione tutti i popoli

    balcanici, Ypsilanti

    lasci Pietroburgo e

    tent di sollevare

    la Moldavia e la

    Valacchia. Iasi

    e Bucarest,rispettiva-

    mente il 16

    marzo ed

    il 7 aprile

    1821, gli

    aprirono

    le porte

    e molti

    giovani si

    unirono

    a lui. Lapopolazione

    romena per

    non si mostr

    favorevole a

    quel movimen-

    to, per timore di

    vendette da parte dei

    Turchi.

    Lo Czar Alessandro disap-

    prov apertamente questa rivoluzio-ne e ordin di cancellare Ypsilanti

    dal novero dei generali russi. Anche

    i suoi partigiani lo abbandonarono.

    Allavvicinarsi dei Turchi si ritir

    verso i Carpazi e sconfitto si rifugi

    presso gli Austriaci che lo tennero

    prigioniero fino al 1828.

    A seguito del trionfo della rivoluzio-

    ne in Grecia, i Turchi proclamarono

    la guerra santa soprattutto controi Russi, loro irriducibili nemici.

    Lesercito russo che occupava la

    Nella foto:

    Ritratto di Ale-

    xandru Ypsilanti

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    11/64

    11

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    12/64

    12

    regioni tornarono nellorbita turca,

    sebbene con unamministrazione

    autonoma. Lappoggio della Fran-

    cia di Napoleone III rese possibile

    lelezione di un principe romeno,

    Alexandru Joan Cuza (1859)

    che riusc ad unificare laRomania assumen-

    done il titolo di

    principe nel 1861.

    La Transilvania

    invece segu le

    sorti dellIm-

    pero Austro-

    Ungarico

    fino alla

    sua disso-luzione.

    Nel 1864

    Alexan-

    dru Cuza,

    che aveva

    assunto il

    nome di

    Alessandro

    Giovanni I,

    appoggiato

    dal partitoliberal radicale

    dei rossi, aveva

    introdotto impor-

    tanti riforme a favore

    dei ceti popolari, ma nel

    1866 il partito dei bianchi, che

    riuniva i nobili ed i grandi proprie-

    tari terrieri, lo costrinse ad abdicare.

    Divenne principe di Romania, su

    designazione delle potenze europee,Carlo di Hohenzollern, nipote del re

    di Prussia.

    Questi, allo scoppio della guerra

    russo-turca del 1876-78, si schier a

    fianco dei Russi e comand le forze

    russo-rumene ottenendo piena vit-

    toria a Plevna. La conferenza della

    pace di Santo Stefano ed il succes-

    sivo trattato di Berlino riconobbero

    lindipendenza della Romania.Nel 1881 la Romania fu dichiarata

    regno e non pi principato ed il suo

    principe divenne re con diritto di

    trasmettere la corona ai suoi discen-

    denti.

    La regione dellAlta Moldavia chia-

    mata Bucovina, situata a Nord-

    Est del Paese e confinantecon lUkraina, una

    zona geografica ricca

    di montagne bo-

    scose, le cui cime

    degradano dol-

    cemente, con

    fiumi torren-

    tuosi e fertili

    vallate. E in

    questa zonache sorgono

    la maggior

    parte dei

    monasteri

    e delle pi

    belle chiese.

    I tentavi di

    penetrazione

    del cattolicesi-

    mo, le incursio-

    ni dei Tartari daEst e dellImpero

    ottomano da Sud,

    convinsero il voivo-

    da romeno Stefano il

    Grande e, dopo di lui Petru

    Rares e Alexandru Lupu, della

    necessit di costruire fortificazioni

    civili e monasteri ortodossi, al fine

    di salvaguardare lidentit romena.

    Furono eretti chiese e monasteri for-tificati, che sono ancora molto ben

    conservati. La maggior parte di essi

    furono edificati tra il XV ed il XVI

    secolo, ad opera del voivoda Petru

    Rares e del metropolita Gregorio

    Rosca, nonch dei boiari Arbore e

    Movilesti. Le mura esterne comple-

    tamente affrescate, con disegni di

    grande originalit, purezza nei tratti,

    precisione nei dettagli e raffinatezzacromatica, costituiscono la caratteri-

    stica pi rilevante di questi edifici.

    Nella foto:

    Ritratto di

    Alexandru Joan

    Cuza, primo

    principe

    di Romania.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    13/64

    13

    Fra i pi importanti ed anche pi

    belli figura il monastero di Humor,

    costruito nel 1530 sulle rovine di

    un precedente monastero del 1400,

    per ordine di Petru Rares. Dal 1785

    non fu pi abitato dai monaci, ma

    la chiesa continu a funzionare finoa quando, nel 1991, la comunit

    monastica non vi si ristabilita.

    Sullimpianto

    di unantica

    chiesa in un

    bosco Ales-

    sandro il Buo-

    no, nel 1410,

    fece edificare

    la chiesa diMoldovita,

    famosa per i

    suoi splendidi

    affreschi ester-

    ni ed interni,

    e nel 1532

    Petru Rares

    vi annesse

    lomonimo

    monastero.

    Nel monastero di Moldovita sono

    custoditi preziosi manoscritti miniati

    quali il Libro dei salmi di Sant Efrem

    e due Epitaffi dellepoca di Stefano il

    Grande. Arbore, Voronet, Sucevita,

    Putna, Dragomirna, Patrauti, Baline-

    sti, Rasca, Slatina, Probota, Bogdanaed altri ancora compongono lo splen-

    dido arcipelago monastico moldavo.

    Nelle foto:

    Gli splendidi mo-

    nasteri ortodossi

    di Moldovita (inalto) e di Humor

    (in basso)

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    14/64

    14

    I

    Nella foto:

    La piaga della

    sett ima coppa,

    Escurial - Biblio-teca Reale di San

    Lorenzo.

    movimenti di rinascita spiritua-

    le nascono sempre dal disagio,

    dallinsoddisfazione per la situa-

    zione di crisi, di difficolt, di stallo

    morale in cui si dibatte una societ

    o unintera epoca. Cos dal dilagare

    dellilluminismo, dal decadere lento

    ed apparentemente inesorabile della

    vita religiosa, vessata dalloppressi-

    vo autoritarismo imperiale, da leggi

    sfavorevoli, da un clima generale

    dinsofferenza, prese vigore come un

    improvviso, meraviglioso risveglio, il

    movimento degli Startsi, meglio notocomeEsicasmo slavo.

    Non fu una scoperta, ma se mai la

    riscoperta di una spiritualit antica,

    che, dal Monte Athos, continuava a

    irradiarsi, uneredit che attendeva

    solo di essere raccolta, rivissuta e rivi-

    talizzata. E proprio questo fu il prin-

    cipale merito di Paisij Velikovskij.Egli non invent la spiritualit esica-

    sta, non invent il ruolo dellostarets;torn agli insegnamenti dei Padri, al

    monachesimo primitivo, alle radici

    PaisijveLickovskij,fondatoredeLLesicasmo sLavo

    del cristianesimo, si abbever alle

    fonti di una tradizione che, nel Monte

    Athos, era riuscita a sopravvivere a

    persecuzioni, divisioni, al dominio

    turco ed alle sue devastazioni, per

    giungere a permettere linnesto di

    nuove energie spirituali sul suo ceppo

    tanto antico quanto saldo.

    Come tutti i movimenti di riforma,

    anche questo non nacque da un pro-

    getto umano prestabilito, da un dise-

    gno generale, nacque dal semplice ed

    intenso desiderio di vivere la fede in

    modo profondo, secondo unesigenzaspecifica, originale e nello stesso tem-

    po tradizionale: Paisij voleva vivere la

    povert, lobbedienza, lo desiderava

    ardentemente, cercava un riferimento

    autorevole, lo cercava caparbiamente,

    sfidando, per trovarlo, lautorit di pa-

    renti e professori, lostilit del clima,

    la fragilit della sua stessa costituzio-

    ne fisica, sfidando la paura, la fame,

    il pericolo, andando oltre le sue stessecapacit, superando s stesso, affi-

    nando lingegno con la volont. Egli

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    15/64

    15

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    16/64

    16

    non si fece maestro e guida di altri

    uomini, non si propose come riforma-

    tore, ideologo, egli attir a s, quasi

    senza volerlo, con quella capacit di

    penetrazione, con quella autorevolez-

    za che noi chiamiamo carisma e che

    traspare, ancora oggi, dai suoi scrittie da quelli di quanti lo conobbero e lo

    seguirono, con sorprendente vitalit.

    Paisij nacque a Poltava, in Ukraina,

    il 21 dicembre 1722 da Giovanni

    Velikovskij e da Irina, che si fecesuccessivamente monaca con il nome

    di Giuliana. Il suo bisnonno pater-

    no, come egli stesso attesta nella sua

    autobiografia, era un ricco cosacco e

    si chiamava Simeone. Il nonno, LucaVelikovskij, era protopo-pe a Poltava, mentre il

    nonno materno era un

    famoso mercante

    di origine ebrea,

    conosciuto come

    Mandia, il

    quale si fece

    battezzare,

    insieme alla

    sua famiglia,nella Parroc-

    chia della

    Trasfigura-

    zione del

    Salvatore

    a Poltava

    assumendo

    il nome di

    Gregorio

    Mandenko.Era lundice-

    simo di venti

    figli e fu chiama-

    to Pietro da san

    Pietro metropolita

    di Mosca, sacerdote a

    Poltava. Rimasto orfano

    di padre a soli quattro anni,

    ricevette i primi rudimenti scolasti-

    ci dalla stessa madre e dal fratelloGiovanni, sacerdote anche lui come

    il padre. Lesse ben presto le Sacre

    Nella foto:

    Il monaco

    Pacomio, padrespirituale di Paisij

    Velikovskij.

    Scritture, gli scritti dei Padri, quali

    Giovanni Crisostomo, Sant Efrem,

    San Doroteo ed altri.

    Il giovane Pietro avrebbe dovuto

    seguire le orme paterne e diventare

    sacerdote in Poltava, ma forse proprio

    grazie a quelle letture sinnamor delmonachesimo. Era molto silenzioso e

    schivo di carattere, riservato persino

    con i suoi familiari pi stretti.

    Quando aveva appena tredici anni,

    anche il fratello maggiore mor e la

    madre si rec con il giovanissimo

    Pietro dal metropolita di Kiev con

    una petizione del Colonnello Basi-

    lio Basilievic Kochabei, padrino di

    Pietro, e di altri stimati cittadini,che chiedevano fosse riser-

    vato al ragazzo il posto

    occupato dal padre

    e dal fratello. In

    quella circostanza

    il giovane Pietro

    recit dinanzi

    al metropolita

    alcuni versi,

    scritti da un

    notabiledella sua

    citt, di

    contenuto

    religioso,

    con tanta

    devozione

    che questi

    gli disse:

    sarai il suc-

    cessore di tuopadree diede

    a sua madre i

    documenti e le

    istruzioni ne-

    cessarie perch lo

    iscrivesse alla scuola

    ecclesiastica di Kiev.

    Paisij studi a Kiev per quat-

    tro anni, ma gli studi profani non lo

    interessavano molto, egli impiegavail suo tempo a studiare gli scritti dei

    Padri della Chiesa. Fu l che matur

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    17/64

    17

    lintenzione

    di intrapren-

    dere la vita

    monastica. In

    quel periodo

    strinse amici-

    zia con alcunicompagni di

    studi, i quali

    condivide-

    vano la sua

    attrazione

    per la vita

    monastica, e

    determinante

    fu la relazione

    col reverendoieroschimona-

    co Pacomio, che viveva nel monaste-

    ro della Teofania a Kiev, che fu per lui

    guida e maestro.

    Durante il quarto anno di studio,

    nonostante tutti i suoi sforzi, egli

    non riusciva a provare interesse per

    gli argomenti e quindi ad assimilarli

    come era solito fare, di conseguenza

    anche il suo rendimento cal mentre

    cresceva sempre pi in lui il desideriodi diventare monaco. In inverno due

    giovani compagni avevano lasciato

    la scuola e si erano recati, per farsi

    monaci, in unaskite, chiamata Kitaev,

    che dipendeva dalla Kievo-PeerskajaLavra. Paisij, come pot and a

    trovarli confermandosi sempre di pi

    nella sua decisione.

    Ma la sua strada non sarebbe stata

    cos facile. Sua madre infatti contavasu di lui come sostegno nella sua

    vecchiaia, essa voleva che prendes-

    se il posto che fu gi del padre e del

    fratello maggiore e le desse dei nipo-

    ti, garantendole di trascorrere cos

    serenamente gli ultimi anni della sua

    esistenza, e non le fu facile accettare

    la differente scelta del figlio. Dappri-

    ma cerc di convincerlo con tutti i

    mezzi leciti che le furono offerti, poi,di fronte allinutilit di preghiere e

    minacce, di fronte alla fuga del figlio

    ed allimpossibilit di raggiungerlo,

    cerc di lasciarsi morire dinedia,

    finch, per intervento soprannaturale,

    come ci narra lo stesso Paisij, non si

    rese conto di qual grave errore stesse

    commettendo e decise di accettare la

    volont di Dio, che spesso sconvol-

    ge i progetti degli uomini, trovando

    anchessa la pace in un monastero.

    Possiamo facilmente immaginare,

    anche al di l del suo stesso racconto,

    quanto questo atteggiamento della

    madre avesse fatto soffrire il giovane

    Paisij e quanto daltro canto, grande

    fosse la sua determinazione a seguire

    una difficile via di ascesi.

    A causa dellopposizione della madre

    il giovane Paisij non poteva assoluta-

    mente entrare nella comunit mona-

    stica della Kievo-Peerskaja Lavra eneppure dellaskitedi Kitaev; sarebbe

    stato facilmente trovato e ricondot-

    to a casa ed egli ne era consapevole

    e come lui ne erano consapevoli le

    autorit monastiche.

    A seguito della conclusione della pace

    tra Russia e Turchia, il metropolita di

    Moldavia, Antonio, che era al seguito

    dellesercito, si era recato a Kiev, dove

    aveva celebrato laDivina Liturgiainlingua moldava. Il giovane Paisij ebbe

    modo di assistere a questa celebra-

    Nella foto:

    Celebrazione della

    Divina Liturgia.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    18/64

    18

    zione insieme al suo padre spirituale

    Pacomio, vecchio amico del metropo-

    lita, e ne rimase molto favorevolmen-

    te colpito, rafforzandosi ancora di pi

    nel suo desiderio.

    In quellinverno Paisij, che aveva

    deciso di abbandonare la scuola diKiev, fu costretto a ritornarvi dallin-

    tervento del direttore. Durante le

    vacanze torn a Poltava e comunic

    alla madre la sua decisione. Grande

    fu lopposizione che incontr, come

    si gi detto, tanto che dovette fin-

    gere di rinunciare allidea, mentre in

    realt preparava la sua fuga, insieme

    con un suo amico, anchegli deciso ad

    abbracciare la vita monastica sia purecontro il volere dei genitori.

    Una malattia improvvisa gli imped

    di partire con lamico e quando fi-

    nalmente pot mettersi in viaggio per

    raggiungerlo, lo incontr che stava

    tornando a casa. Dispiaciuto per la

    defezione del suo amico, ma sempre

    pi determinato nel suo intento, giun-

    se a Kiev e di qui si rec a ernigovper incontrare il suo amato padre

    spirituale Pacomio. Il viaggio non fu

    facile: dovette soffrire molto il freddoe affrontare le difficolt di un viaggio

    per fiume in una stagione, lautunno,

    in cui le acque sono particolarmente

    tumultuose, dovette remare, lottare

    con gli insetti, la pioggia mista a neve

    che inzuppava i suoi vestiti, svuotare

    la barca dallacqua che vi entrava a

    causa della furia delle onde, lottare

    con la paura di affogare. Finalmente

    giunse a ernigov dove incontr lo ie-roschimonaco padre Pacomio che loospit per alcuni giorni, dopo di che

    lo indirizz al monastero di Ljube,dove avrebbe dovuto presentarsi a

    padre Gioacchino.

    Il monastero di Ljubesitrovava sulla riva del Dnepr,

    proprio sulla frontiera con i

    domini polacchi. Per giunger-

    vi Paisij dovette superare dei

    posti di blocco, e senza laiutodi un monaco del monastero

    di Ljube, incontrato per casolungo il cammino, non sareb-

    be riuscito nel suo intento. Fu

    accolto nel monastero come

    postulante e gli fu affidato il

    servizio della dispensa. Duran-

    te la sua permanenza in quel

    monastero Paisij pot ricopiare

    la Scala Paradisidi GiovanniClimaco. Dopo appena tre

    mesi dal suo arrivo a Ljube,per, il superiore cambi, per

    decisione del metropolita della

    Moldavia, Antonio, e colui che

    subentr alla guida del mona-

    stero assunse subito un atteg-

    giamento arrogante e aggres-

    sivo. Il giovane Paisij decise

    allora di abbandonare il mo-nastero e insieme ad un altro

    postulante fugg. Sulla via del

    Nella foto:

    Unicona russa

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    19/64

    19

    ri-

    tor-no

    verso

    Kiev, si

    ferm in

    unaskiteche

    dipendeva dal

    monastero Kirillov-

    skij di Kiev, dove cadde

    malato per circa un mese.

    Ritrovate le forze decise di

    partire alla volta della Molda-

    via insieme a tre monaci stranie-

    ri. Convinti a rinviare il viaggio ver-

    so la Moldavia dalla presenza di molti

    soldati polacchi, poco disponibili

    verso i monaci ortodossi, ripiegarono

    verso i Monti Moenskij, sui quali sitrovavano molti monasteri ortodossi.

    L Paisij incontr un santo eremita di

    nome Esichio, che lo ospit presso di

    s per qualche giorno, ma non vollesaperne assolutamente di prenderlo

    con s come allievo, indirizzandolo

    al monastero Moenskij. Giuntovi,si ferm per alcuni giorni, quindi si

    rec con alcuni monaci al monastero

    Medvedovskij, dedicato a San Nicola,

    che si trova su di un isolotto del fiume

    Tjasmin. Il monastero dipendeva dal

    metropolita di Kiev e ne era superio-

    re lo ieromonaco Padre Niceforo, ilquale accolse Paisij come postulante.

    Dopo non molto tempo pot ricevere

    la

    ton-

    sura

    col nome di

    Platon. Padrino alla tonsura fu lo

    ieromonaco Nicodemo, che avrebbe

    dovuto guidarlo dandogli una regola

    da seguire nella sua cella, ma non

    volle e gli disse di affidarsi al Signore,

    cos come gli aveva gi risposto lere-

    mita. Inoltre il suo padrino dopo solo

    una settimana dalla tonsura lasciil monastero e Paisij non seppe pi

    nulla di lui. E solo cos, come pecora

    smarrita, senza il mio pastore e la mia

    guida, mi tocc di trascorrere il resto dei

    miei giorni dovendo decidere da me stesso

    Parole sconsolate che danno la misu-

    ra della sofferenza del giovane Paisij

    per la mancanza di una guida, di un

    riferimento autorevole, di qualcuno

    che prendesse a cuore la sua vita spi-rituale conducendolo nel suo cammi-

    no di ascesi verso la perfezione.

    Nella foto:

    La corda da

    preghiera, che

    consente alloran-

    te di mantenere

    lattenzione nella

    pratica esicastadella Preghiera di

    Ges.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    20/64

    20

    Anche il soggiorno in quel monastero

    non pot durare a lungo perch, a cau-

    sa dei pesanti interventi delle autorit

    polacche cattoliche, che cercavano

    di imporre in ogni modo la riunione

    con la Chiesa Romana, la comunit si

    disperse. Paisij si un a due monaci chefacevano ritorno a Kiev, passarono la

    frontiera (tra il territorio sottoposto al

    dominio polacco e quello sottoposto

    al dominio russo) allaltezza della citt

    di Vasilkov. Giunti a Kiev si presenta-

    rono allarchimandrita della Lavra di

    Peersk, che li accolse nella comunit.Paisij rest in quella comunit per

    poco pi di un anno, poi finalmente

    incontr qualcuno che lo aiutasse arealizzare laspirazione di andare a

    vivere in un eremo allestero.

    Alessio soprannominato Filevierauno dei compagni di studi con i quali

    Paisij aveva progettato a lungo di di-

    ventare monaco e di vivere lontano dal

    mondo, trovatolo nella grande Lavra

    di Peersk, lo rimprover amichevol-mente per aver scelto quel monastero,

    relativamente comodo, ed insieme

    organizzarono la partenza. Partironoin quattro e passarono la frontiera

    nei pressi del monastero Kirillovskij

    della Santa Trinit. Questo viaggio

    fu pieno di pericoli e di avversit,

    come ci racconta lo stesso Paisij nella

    sua autobiografia; lamico Alessio fu

    costretto dal fratello a tornare indietro,

    mentre Paisij, con gli altri due amici,

    raggiunse il monastero Motrenynskij

    Qui incontr lo ieroskimonaco padreMichele, che era vissuto a lungo in

    Moldavia e in Valacchia, il quale gli

    consigli di recarsi in una skite della

    Valacchia, chiamata Tristeni, direttadallo ieromonaco Domezio, suo disce-

    polo e uomo di grande spiritualt.

    Si misero subito in viaggio giungendo

    allaskitedi Dlhuti, dove dimora-rono per alcuni giorni, e finalmente

    alla skite di Tristeni, dove Paisijpot per la prima volta assistere allacelebrazione della Divina Liturgia

    secondo il typikondel Monte Athos.

    Ed in questaskiteche Paisij incontra

    lostaretsBasilio di Poiana Mrului(16921767), che esercita una grande

    influenza su di lui, per la sua grande

    cultura e spiritualit. Paisij tuttavia ri-

    fiuta di fermarsi con lui, per timore diessere costretto ad accettare lordina-

    zione sacerdotale, preferendo andare

    a vivere con lo skimonaco Onufrio,

    nellaskitedi Crnul. Sar comunque

    Basilio a consacrarlo monaco del pic-

    colo abito, sul Monte Athos, nel 1750.

    Durante il suo primo soggiorno in Va-

    lacchia Paisij impar il romeno, visse

    in un ambiente di intensa spiritualit e

    fu iniziato alla preghiera del cuore. Mafu lo stretto legame tra quei monasteri

    valacchi ed il Monte Athos a spingerlo

    ad intraprendere il lungo viaggio che

    lo porter sulla Santa Montagna.

    Vi giunse nellestate del 1746 pren-

    dendo alloggio nel romitorio detto

    Kyparis, dipendente dal monastero di

    Iviron. Anche qui non gli fu possibile

    trovare un padre spirituale in grado di

    guidarlo e visse in solitudine per tre

    anni, finch non giunse allAthos Ba-

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    21/64

    21

    silio di Poiana Mrului, che gli consi-glia di vivere con due o tre amici e lo

    inizia al combattimento spirituale.

    Piano piano, si cre intorno a Paisij

    una comunit sempre pi numerosa,

    tanto che egli fu costretto a trasferirsi

    da Kyparis al kellion di San Costanti-no, che dipendeva dal monastero del

    Pantokratoros.

    Costretto dalle esigenze della sua

    comunit Paisij dovette accettare

    lordinazione sacerdotale, nel 1758,

    allet di trentasei anni. La sua comu-

    nit cresceva ed egli dovette trasferirsi

    allaskitedi SantElia, che versava in

    stato di abbandono. Anche questa

    dopo un po risult troppo piccola perpoter ospitare i suoi monaci, che nel

    frattempo erano diventati 64. Decise

    allora, dopo diciassette anni di vita

    allAthos, di tornare in Moldavia, con

    la sua comunit e, nel settembre del

    1763, si insedi nel monastero di Dra-

    gomirna, che era libero da imposte e

    debiti e possedeva molti poderi.

    Lorganizzazione della comunit era

    improntata ai principi della povert e

    della rigorosa obbedienza, i monaci

    erano esortati a praticare la preghiera

    di Gese a confessare quotidiana-

    mente i pensieri al padre spirituale.

    Molto curato era anche lo studio dei

    testi patristici, sia comunitario che

    privato, tanto che nacque proprio in

    questo periodo lattivit di traduzionedei testi patristici, che vedr a Neamt

    il suo massimo sviluppo.

    A Dragomirna Paisij incontr il suo

    amico Alessio, che nel frattempo era

    riuscito a diventare ieromonaco, e

    ricevette proprio da lui la consacra-

    zione a monaco megalo-schema, il

    terzo e pi perfetto grado dellordine

    monastico, nella tradizione bizantina.

    A seguito della guerra russo-turca, lazona della Moldavia che aveva assun-

    to il nome di Bucovina, in cui sorge-

    va il monastero di Dragomirna, fu

    ceduta agli Asburg. Paisij, che temeva

    di subire vessazioni da parte dei fun-

    zionari austriaci a causa della politica

    giuseppinista, si trasfer a Secu con i

    suoi 350 monaci. Poich la sua comu-

    nit diveniva sempre pi numerosa,

    il principe Costantino Moruzi, su sug-

    gerimento del metropolita Gabriel, gliassegn il monastero di Neamt, il

    pi grande del Paese, e cos Paisij,

    nel 1779, divenne superiore di

    Neamt e contemporaneamente di

    Secu. E a Neamt che lattivit di

    traduzione dei testi patristici vede

    il suo massimo sviluppo, ed qui

    che verr composta laFilocaliain

    romeno ed in slavonico.

    Nel 1790 Paisij venne nominatoarchimandrita dallarcivescovo di

    Poltava, Ambrogio Serebrenikov, il

    quale svolgeva il ruolo di supplente

    della sede metropolitana di Iai.La sua comunit contava ormai

    pi di mille monaci rumeni, russi,

    serbi, greci, bulgari, quando il 15

    novembre 1794, a 71 anni di et,

    Paisij concluse la sua avventura

    terrena. Fu sepolto nella chiesa delmonastero e la sua tomba ancora

    oggi meta di pellegrinaggi.

    Nella foto:

    il Semantron

    dellAbbazia di

    Neamt; una lastra

    metallica sospesa

    che veniva colpita

    con un mazzuolo

    per chiamare araccolta i fedeli alla

    preghiera.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    22/64

    22

    Come si detto nel precedentecapitolo, il giovane Paisij avrebbevoluto ardentemente trovare un padre

    spirituale, qualcuno che si prendes-

    se cura della sua anima, qualcuno

    in grado di indicargli la volont del

    Signore, che lo iniziasse alla vita

    ascetica, qualcuno a cui rendere

    conto delle proprie azioni e dei propri

    pensieri. Molti uomini spirituali

    incontr sul suo cammino, ma non

    trov mai quello che cercava tra i suoi

    contemporanei. Fu questo desiderio

    inappagato che lo port a scoprire labellezza e limportanza degli scritti

    dei Padri della Chiesa.

    Gli scritti dei Padri erano stati, in

    quei tempi, dimenticati; il livello

    culturale generale era molto basso, e

    questo a causa delle frequenti guerre

    tra gli stati europei e contro lImpero

    Ottomano. Nei paesi balcanici, in cui

    dominavano i Turchi, era difficilissi-

    mo fare studiare i ragazzi. Le scuoledei monasteri, tradizionalmente le

    uniche funzionanti, erano state chiuse

    e continuavano la loro attivit nella

    clandestinit, con tutti i rischi e i limi-

    ti imposti dalle circostanze.

    Anche nei territori sottoposti al domi-

    nio polacco o austroungarico la vita

    per lortodossia non era facile, la spin-

    ta polacca alluniatismo, la politica

    giuseppinista, non favorivano certo lo

    sviluppo degli studi in genere e degli

    studi patristici in particolare.

    Il giovane Paisij aveva potuto ac-

    costarsi alla lettura dei Padri della

    Chiesa gi negli anni della scuola a

    Kiev, ma non conoscendo ancora ilgreco antico dov accontentarsi delle

    traduzioni esistenti in slavonico, per

    lo pi di Catene. Queste furono suffi-

    cienti per sollecitare il suo interesse,

    sul tesoro prezioso che contengono,

    per chi desidera intraprendere una re-

    ale vita ascetica e progredire in essa.

    E Paisij era animato, fin da giovane,

    da un sincero forte desiderio di ascesi,

    tanto che i suoi superiori in Valacchialo chiamarono giovane starets.

    Il lungo soggiorno sul Monte Athos

    La riscoPerta deiPadri deLLa chiesa

    Nella foto:

    I Dottori del la

    Chiesa: Agostino,Gregorio, Gerola-

    mo e Ambrogio

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    23/64

    2323

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    24/64

    24

    Nella foto:

    Il monastero di

    Dragomirna, dove

    si svolse lattivit

    di traduzione dei

    testi patristici

    sotto la guida di

    Paisij Velikovskij.

    gli permise di apprendere il greco

    antico e potere quindi leggere final-

    mente gli scritti dei Padri, di cui i

    monasteri dellAthos erano ricchi;

    anche se linteresse per essi era molto

    scarso da parte dei monaci athoniti,

    la cui cultura purtroppo era molto

    carente. Fu al suo ritorno in Moldavia

    che prese lavvio limportante atti-

    vit di traduzione dei testi patristici

    dal greco in romeno ed in slavonico:

    una delle componenti fondamentali

    dellinsegnamento e della eredit

    spirituale di Paisij.

    Egli stesso descrive il lavoro di tradu-

    zione che si svolgeva nel monastero

    di Dragomirna sotto la sua direzione:

    Allorquando ci stabilimmo nel santo Mo-

    nastero di Dragomirna, io incominciai con

    grande diligenza a pensare ed a riflettere sucome io potessi correggere i libri patristici in

    slavonico, o tradurli ex novo da greco anti-

    co; e io trovai grandi e terribili difficolt in

    questo lavoro, per molte buone ragioni. In

    primo luogo, il traduttore di un libro deve

    per prima cosa conoscere in modo completo

    la lingua in cui scritto, e non solo essere

    esperto nella grammatica e nellortografia

    e deve essere padrone delle caratteristiche

    di entrambi i linguaggi, ma deve possedereuna conoscenza profonda e non superficiale,

    attraverso elevatissimi studi, di letteratura,

    di retorica e di filosofia

    e della stessa teologia.

    Ma io, sebbene nella

    mia giovent avessi

    trascorso quattro anni

    nella scuola di Kiev,

    avevo studiato solo inparte la grammatica

    ed avevo approfondito

    poco le mie conoscen-

    ze. Ed inoltre queste

    scarse conoscenze, in

    cos molti anni le avevo

    completamente dimen-

    ticate, e cos io temevo

    di non essere in grado

    di affrontare un cosgrande lavoro.

    In secondo luogo, vi era la mia mancanza

    di abilit ortografica, che consiste nella

    giusta conoscenza di come si scrivono

    le parole. Uno che non conosce il giusto

    modo di scrivere le parole e vuole copiare

    i sacri testi, secondo me, sebbene nel suo

    cuore possa credere nella verit, e le sue

    labbra possano confessarla per la sua

    salvezza, ciononostante, a causa della sua

    mancanza di abilit ortografica, attraver-

    so la sua mano egli commette blasfemia

    per sua eterna dannazione, sebbene dalle

    sue labbra non sia mai uscita alcuna

    parola blasfema ed egli non conosca la sua

    blasfemia. Ragion per cui quando io inco-

    minciai, essendo ancora inesperto, a quel

    tempo nellortografia, ero molto spaventa-

    to dallidea dincominciare quel lavoro.

    In terzo luogo, io non possedevo un voca-

    bolario per questo lavoro, eccetto il soloVarin, che inoltre era nella cella di fratel-

    lo Macario per poter tradurre in lingua

    moldava, e per giunta non era sempre

    affidabile. E la traduzione di libri senza

    un vocabolario era come il lavoro di un

    artista senza utensili.

    In quarto luogo, io conoscevo solo una

    parte e pure la parte pi piccola dei voca-

    boli del greco antico, ed ignoravo comple-

    tamente le regole del linguaggio.In quinto luogo, il greco antico sorpassa

    incomparabilmente ogni linguaggio nel

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    25/64

    25

    mondo intero in bellezza, profondit di

    significato, e nella irraggiungibile abbon-

    danza e ricchezza delle sue espressioni e

    perfino gli stessi greci, che erano stati ade-

    guatamente istruiti, non potevano coglierle

    profondamente nel loro significato. Io

    avevo non poca paura nellintraprendere ilmio lavoro di correzione e traduzione dei

    libri da questo cos profondo linguaggio.

    In sesto luogo, la nostra stessa gloriosa

    lingua slavonica, a parer mio, sorpassa

    incomparabilmente molte lingue in bellez-

    za, profondit ricchezza di espressioni, e

    soprattutto in vicinanza alla lingua greca,

    ma scarsamente conosciuta soprattutto

    in alcune particolarit delle espressioni del

    suo linguaggio, ed ignorata in larga par-te, ed io temevo nellintraprendere questo

    lavoro. Riflettendo su queste ragioni e sul

    mio lavoro con molti problemi riguardo

    alle numerose necessit spirituali e fisiche

    sia del monastero che del suo circonda-

    rio, io disperavo assolutamente di poter

    intraprendere questo lavoro per tutti questi

    inconvenienti.

    Vedendo, per, la fame della parola di

    Dio nella nostra comunit, per la quale

    le anime dei miei fratelli insieme con la

    mia povera anima erano interamente

    collassate, io riposi tutte le mie speranze

    nel Signore che rese cieco il senno, e per

    le preghiere della santa comunit io mi

    azzardai ad intraprendere questo lavoro

    che completamente al di sopra di me,

    con questo intento, con

    questa consapevolezza

    ed in questa via. Rico-

    noscendo i miei proprilimiti, per le ragioni

    sopra esposte, io vidi

    che sarebbe stato asso-

    lutamente impossibile

    per me portare avanti

    questo lavoro che avevo

    incominciato, che

    era, la correzione e la

    nuova traduzione in

    slavonico degli scrittipatristici in greco, in

    una forma cos com-

    pleta da valere la pena che fosse copiata

    o stampata anche dalle sante comunit

    degli altri monasteri, ci fatto pi tardi

    diverr necessario che qualcuno gli esami-

    ni e gli corregga una seconda volta. Ed io

    vidi anche cos chiaramente, come in uno

    specchio, non immediatamente ma moltianni dopo, io ottenni un vocabolario ed

    arrivai a comprendere il greco antico un

    po meglio, e divenni pi esperto nellorto-

    grafia dello slavonico e studiai a fondo le

    caratteristiche grammaticali e stilistiche di

    entrambe le lingue, cosa assolutamente ne-

    cessaria per me, se Dio avesse prolungato

    la mia vita, o dopo la mia morte se qual-

    cuno della comunit, esperto in questa

    materia, potesse esaminare questi testi conpi attenzione e correggerli. Perci, io non

    vidi, in quel dato momento la possibilit

    di ricevere alcun beneficio (dal mio lavoro)

    per quei monaci che desideravano salvarsi

    (attraverso la lettura dei testi patristici)

    ma piuttosto io speravo nella completa

    correzione di questi tanto desiderati testi

    che sarebbe avvenuta molto tempo dopo.

    E cos io formulai, nella mia anima, come

    un incrollabile proposito, questo testamen-

    to: che questo mio lavoro di correzione e

    di traduzione dei testi patristici, incerto ed

    imperfetto come esso , sotto ogni aspetto,

    non avrebbe avuto il permesso di uscire

    dalla comunit finch, con laiuto di Dio,

    non sarebbe stato corretto e portato fino

    alla perfezione.

    Nella foto:Manoscritto della

    chiesa slavonica.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    26/64

    26

    Io incominciai il mio lavoro, che consiste-

    va nella correzione e nella traduzione dei

    testi patristici, dal greco antico in slavoni-

    co, in questo modo: vedendomi privo di un

    vocabolario e delle competenze necessarie

    per questo lavoro, come si detto sopra,

    io scelsi come guida la traduzione dei testi

    patristici in lingua moldava, che era stata

    fatta dai nostri amati fratelli ieromonaci

    Macario e Ilarione il Didascalo, dallanti-

    co greco nella loro lingua nativa il molda-vo; essi erano abili nel tradurre ed uomini

    molto istruiti. Macario tradusse parte di

    essi mentre era ancora sulla Santa Mon-

    tagna dellAthos, e parte in Dragomirna;

    cos pure lonorevole Didascalo, Padre

    Ilarione, tradusse parte di essi nella nostra

    comunit. Essendo la loro traduzione fe-

    dele sotto ogni aspetto senza alcun dubbio,

    io incominciai a correggere i libri patristici

    dei seguenti Santi, libri che erano statitradotti anticamente dal greco antico in

    slavonico, guardando con attenzione agli

    originali greci: St. Esichio, St. Diadoco, il

    secondo libro di St. Macario, St. Filoteo,

    la preghiera di St. Nilo, St. Talassio, St.

    Gregorio il Sinaita, St. Simeone il Nuovo

    Teologo (Omelia sullintenzione nella

    preghiera), St. Cassiano il Romano sugli

    otto pensieri, ed altri, aggrappandomifermamente, come un uomo cieco ad una

    cancellata, alle su menzionate traduzioni;

    e cos io corressi questi libri in un primo

    momento.

    In questa guisa, dopo molto tempo, quan-

    do io incominciai a progredire nei miei

    studi, io scoprii nei libri che avevo corretti,

    dovuti alla mia mancanza di abilit, mol-

    ti errori; e cos io potei correggerne alcuni

    in un secondo momento. Allo stesso modo,dopo che fu passato ancora altro tempo,

    trovando in essi molti altri errori, io li

    corressi per la terza volta. Alcuni errori

    erano rimasti, comunque, dalla prima

    correzione, perch io non ero stato capace

    di correggere molti di questi per mancanza

    di tempo. Ma essi erano ancora lontani

    da unesatta correzione tanto pi che i

    libri in greco antico che io avevo copiato

    sulla Santa Montagna e che a causa della

    mia mancanza di abilit io avevo ritenuto

    fossero senza errori, in molti punti erano

    stati trovati ortograficamente sbagliati.

    Al medesimo tempo, quando io non ero

    ancora in possesso di un vocabolario, io

    avevo tradotto da questi libri scritti in

    greco antico le opere di questi santi: St.

    Antonio il Grande, St. Isaia lEremita, il

    secondo libro, St. Pietro Damasceno, che

    aveva, a causa della mia estrema incapa-

    cit, cos tanti errori di traduzione, che mi impossibile pensarli; ma non possibile

    correggerli completamente senza dei testi

    in greco antico affidabili. Il testo di St.

    Teodoro lo Studita, per uninevitabile ne-

    cessit, fu tradotto da me, in quel tempo,

    dal greco moderno, non avendo potuto,

    allora, nonostante il mio sincero desiderio,

    vedere il testo in greco antico; e per questa

    e per le altre suddette ragioni, vi si trovano

    molti errori.Nello stesso modo, riguardo alla traduzio-

    ne in slavonico antico del libro di Isacco il

    Nella foto:

    Guercino,

    S. Girolamo nel

    deserto, Museo

    dellEscurial

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    27/64

    27

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    28/64

    28

    Siro, dallinfinita provvidenza di Dio e al

    di l di ogni aspettativa, io fui giudicato

    degno in questa vita di vedere un suo testo

    stampato in greco antico, ed io lavorai un

    anno intero per correggerlo, ora dal greco

    antico, ora dal moldavo; ma purtroppo

    tutto il mio lavoro, anche per questa e perle altre ragioni, lontano dalla perfezione,

    e sar necessario per me, gi mezzo morto,

    che solo Dio, nella Sua misericordia,

    voglia conservarmi in vita e concedere luci

    alla mia vista (poich io sono gi del tutto

    cieco), per lavorare ancora, con ogni dili-

    genza, nel correggerlo, poich ora posseggo

    dei vocabolari e, per la pratica acquisita

    lavorando, io ho fatto progressi in questo

    campoIntorno a Paisij si cre tutta una

    scuola di traduttori, che permisero

    il diffondersi della conoscenza degli

    scritti dei Padri tra i contemporanei.

    Padre Macario e Padre Ilarione ed

    altri ancora, che conoscevano il greco

    antico, lavoravano giorno e notte, per

    tradurre le opere dei Padri in moldavo

    ed in slavonico, in modo da renderle

    accessibili a tutti.

    La cura nella ricerca delle fonti, nellaricostruzione dei manoscritti e nella

    traduzione, le frequenti riedizioni

    corrette, fecero di questo lavoro un

    prezioso supporto allo sviluppo del

    pensiero teologico slavo, fondando-

    lo su basi di indiscutibile solidit,

    ma non solo, diedero la possibilit a

    molti di accedere a modelli di com-portamento, di ascesi, che saranno

    fondamentali per linstaurarsi di una

    vera ortoprassi mistica. Il padre spi-

    rituale, il maestro che tanto a lungo

    aveva cercato, Paisij lo aveva trovato

    nei libri, che scavalcando il tempo e

    lo spazio, lo avevano messo in rela-

    zione con unesperienza di fede viva,

    con le grandi profondit dellanima

    che ripensa s stessa e nel raccontarsilo metteva in contatto con lassoluto.

    Ed questo il dono che Paisij volle

    portare a tutti, il padre spiritualeche

    egli don anche a chi non aveva avuto

    la fortuna dincontrarne uno, e, forse

    senza volerlo, cos facendo, divenne

    padre e maestro egli stesso, punto di

    riferimento per molti ed attraverso il

    suo lavoro ed il suo insegnamento,

    form molti padri e maestri, capaci di

    guidare le anime nel cammino versoil vero ed unico Maestro.

    Nella foto:

    La biblioteca

    del monastero di

    Neamt; dei circa

    mille manoscritti

    posseduti, 276

    sono stati prodott i

    dalla scuola di

    Paisij Velikovskij.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    29/64

    29

    Francoardito- Simonaardito

    CaSTEL DEL MonTEilgRembodellaVeRgine

    Cstel del Mte un concentrato di applicazioni astronomiche, geografiche, matematiche e geo-metriche, un inspiegabile condensato di simboli, di segni, di formule. Si d per scontato che lo abbiafatto costruire Federico II ma si sa per certo che lImperatore non vi soggiorn mai. E assolutamen-te inadatto ad essere abitato e non ancora chiaro per quali motivi sia stato costruito n chi abbiainteso impegnare per la sua costruzione tanto denaro, energie e sapienza. E poi lacqua: nella vascamonolitica che era nel cortile, nelle cisterne sulle torri, nel pozzo sotto il castello, quasi a proteggereil visitatore come in un grembo...

    edizionigiuSeppelateRzadi Giuseppe Laterzawww.giuseppelaterza.it

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    30/64

    30

    l movimento esicasta si inserisce

    nella tradizione monastica orien-

    tale che dal IV secolo d.C. si diffuse

    progressivamente, di pari passo con la

    cristianizzazione di zone sempre pi

    vaste del continente euroasiatico. Se

    non si pu parlare, in senso proprio,

    di movimento esicasta prima del VI-

    VII secolo, molti ne sono i precursori,

    soprattutto tra i padri del deserto,

    alla cui spiritualit, i monaci esicasti

    attingeranno ampiamente.

    Il termineEsicasmoindica il sistema

    di vita caratteristico dellasceticaorientale, che si sostanzia in unostato

    di vita solitaria allinterno del cenobiti-

    smo, adatto per la quiete () della

    contemplazione, la tranquillit di corpo

    e di mente. Gli esicasti, attraverso

    lesercizio della preghiera continua, o

    Preghiera di Ges, della penitenza e del

    digiuno, attraverso una rigorosa asce-

    si, tendono alla illuminazione, alla

    contemplazione dei divini misteri,della luce taborica, quella luce divina,

    increata dalla quale apparve circon-

    fuso il corpo trasfigurato di Cristo sul

    monte Tabor.

    La teologia, che questo movimen-

    to svilupp, si basa, sulla assoluta

    inconoscibilit dellessenza divina, la

    quale si manifesta solo attraverso le

    sue energie ed operazioni. Attraverso

    queste Dio, totalmente trascendente,

    crea, si rivela, comunica con luomo

    e con luniverso, compie lopera di

    redenzione e divinizzazione delluo-

    mo. Le energie e le operazioni sono

    comuni alle persone divine cos come

    lo lessenza, le persone per nonsono modi di manifestazione di un

    unico Dio, come nel modalismo, ma

    il dogma della Santissima Trinit non

    mai messo in discussione.

    Il monachesimo come esperienza

    di vita anacoretica, come esigenza

    di fuga dal mondo per concentrare

    tutte le proprie energie spirituali nella

    preghiera e nella contemplazione dei

    misteri divini, non un fenomeno co-evo alla nascita delle prime comunit

    cristiane, ma sorge e si afferma con la

    esicasmo emovimentoesicasta

    I

    Nella foto:

    Cristo Pantocrato-

    re fra lImperatore

    Costantino IX

    Monomachos e

    lImperatrice Zoe,

    mosaico nella Ba-silica di S. Sofia a

    Istanbul.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    31/64

    31

    fine delle persecuzioni e con il diffon-

    dersi della nuova religione, diventata

    nel frattempo religio licita, in strati

    sempre pi vasti della popolazione.

    Le prime comunit cristiane infatti

    erano costituite da persone gene-

    ralmente fortemente determinate,

    consapevoli di rischiare discrimina-

    zioni, persecuzioni, fin anche la vita.

    Questo portava ad una coesione forte

    nelle comunit, allinterno delle quali

    si realizzava pienamente il desiderio

    di non sentirsi coinvolti negli affanni

    di una vita mondana, vissuta spes-so allinsegna della sopraffazione e

    dellegoismo.

    Con lEditto di Costantino del 313

    d.C., le comunit cristiane cessarono

    di essere perseguitate, e se poterono

    organizzarsi, riunirsi in Concilio,

    evangelizzare liberamente altre popo-

    lazioni, costruire chiese e cattedrali

    sempre pi imponenti, daltra parte

    dovettero accogliere un numero sem-pre maggiore di persone che aderiva-

    no alla nuova religione pi per motivi

    di opportunit sociale che per profon-

    da convinzione.

    Questo port allaffievolimento dei le-

    gami di comunione tra i membri della

    comunit ecclesiale e ad un progres-

    sivo impoverimento dellesperienza

    spirituale vissuta nel suo ambito. Si

    afferm sempre pi fortemente, negli

    spiriti migliori, lesigenza di ritirarsi

    in luoghi appartati per cercare, nel

    silenzio e nella rinuncia alle sia pur

    relative comodit e sicurezze della

    vita cittadina, la purezza di unespe-

    rienza di dialogo con Dio, vissutanella preghiera, nella meditazione

    e nella contemplazione, divenute

    spesso impossibili in una Chiesa ricca

    e potente, e sempre pi spesso im-

    pegnata a svolgere funzioni politico-

    amministrative lontane dal suo spirito

    originario.

    Da soli o organizzati in grandi co-

    munit, i monaci costituirono la

    spina dorsale della Chiesa dOriente,che scelse tra di essi i suoi vescovi,

    ne adott la liturgia e la spiritualit,

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    32/64

    32

    poich la loro esperienza realizza-

    va quellideale di vita cristiana che

    inizialmente apparteneva allintera

    comunit.

    Lesigenza di una rigorosa ascesi

    accompagn lesperienza e la forma-

    zione cristiana dei pi elevati spiritidel IV secolo. Basilio di Cesarea (329

    - 379), Gregorio di Nazianzo (330

    ca.- 390ca.), Gregorio di Nissa (335

    - 394), Giovanni Crisostomo (340?

    - 407) trascorreranno periodi pi o

    meno lunghi della loro vita nella ri-

    cerca della quiete, che rende possibile

    la contemplazione e la comprensionedei divini misteri e che solo la vita

    monastica era in grado di dare.

    Basilio di Cesarea, infatti, viaggi a

    lungo tra lEgitto, la Siria e la Meso-

    potamia proprio per conoscerne di

    persona i famosi monasteri, finch,

    tornato in Cappadocia, intraprese

    con Gregorio di Nazianzo ed altri

    amici unesperienza di vita asceticadalla quale fu tratto dal suo vescovo

    Dianio, per diventare in pochi anni

    sacerdote e poi vescovo di Cesarea.

    Anche Gregorio di

    Nissa, dopo la breve

    esperienza matri-

    moniale, conclusasi

    con la morte prema-

    tura della giovane

    moglie, si ritir nelconvento fondato

    dal fratello Basilio e

    si dedic esclusiva-

    mente agli studi di

    filosofia e teologia.

    Scopo principale

    della vita ascetica

    era la contemplazio-

    ne dei divini misteri,

    attraverso la pre-

    ghiera ed il distaccodalle umane passio-

    ni e dalle preoccu-

    pazioni della vita

    quotidiana, e con

    il raggiungimento

    dellunione mistica

    dellanima col suo

    Creatore. Questope-

    ra di riflessione e di

    ricerca fu estrema-mente feconda, in

    unepoca in cui le

    dispute sulla divinit

    del Verbo e dello

    Spirito Santo erano

    estremamente vivaci, e procur alla

    lotta contro le eresie campioni in gra-

    do di contribuire in modo definitivo

    alla formazione dei dogmi, cos come

    verranno definiti dai grandi ConciliiEcumenici del IV e V secolo.

    Nelle opere di questi grandi PadriNella foto:

    Monaco esicasta.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    33/64

    33

    troviamo i primi spunti di quella che

    sar in seguito la teologia del mo-

    vimento esicasta: la consapevolezza

    dellintrinseca inconoscibilit dellessenza

    divina, che si manifesta alluomo attraver-

    so i suoi attributi e le sue operazioni.Dio

    dunque gi nel pensiero di Basilio intuito come inconoscibile, nella sua

    essenza, quellessenza sovrasostan-

    ziale che costituisce lunit delle Tre

    Persone Divine, ma intuibile, attraver-

    so la rivelazione, nelle sue relazioni

    interne e comunicabile attraverso i

    suoi attributi e le sue operazioni, co-

    muni anchesse a tutta la Trinit.

    Gregri di niss, pi di ogni al-tro, si preoccup di dare struttura

    filosofica al dogma cristiano dellin-

    carnazione, morte e resurrezione di

    Cristo, s da renderlo compatibile con

    la mentalit speculativa dellOriente

    bizantino. Era, allepoca, dominante

    la filosofia neoplatonica, ed nel suo

    ambito che Gregorio di Nissa colloc

    ed espresse i valori della spiritualit

    cristiana. Se non fu il primo a parlare

    della deificazione delluomo, dottrinaattinta ampiamente da Origene, egli

    seppe svilupparla in senso mistico,

    giungendo ad elaborare una teoria

    della luce che dalla tenebra luminosa, e

    quindi dalla comprensione dellasso-

    luta trascendenza di Dio, giunse, alla

    distinzione tra essenza inconoscibile

    ed energie increate comunicabili.

    La maggior parte della gente crede che il

    termine Divinit si applichi, per parlarepropriamente, alla natura divina Ma

    noi, seguendo le indicazioni della Scrittu-

    ra, sappiamo che questa natura inno-

    minabile e indicibile, e diciamo che ogni

    nome (divino) che sia inventato dagli uo-

    mini o trasmesso dalle Scritture, esplicita

    alcuni concetti relativi alla natura, mentre

    il senso della natura stessa non da lui

    compreso Dunque, poich concepiamo

    le diverse energie della Potenza trascen-dente, traiamo gli appellativi da ciascuna

    delle energie che ci sono note.

    Lo stesso

    Gregorio

    Palamas,

    nei suoi

    Capita

    centum

    quin-quaginta

    Physica,

    Theologi-

    ca, etc., e

    nellHa-

    gioriticus

    Tomus,

    per di-

    mostrare

    il fonda-mento

    patristico

    della

    distin-

    zione tra

    essenza

    divina inconoscibile ed energie incre-

    ate comunicabili richiama pi volte

    il pensiero dei Cappadoci, insieme

    al pensiero di Giovanni Crisostomo,

    di Giovanni Damasceno, di DionigiAreopagita e di Cirillo (senza mai

    specificare se di Gerusalemme o di

    Alessandria): Divina quidem essentia

    numquam pluraliter dicitur: sacra vero

    et increata Dei gratia et operatio, divine

    distributa, ad imaginem solaris radii,

    qui et calefacit, et vivificat, et nutrit, et

    illuminatis propriam immittit lucem,

    ut ait Basilius Magnus: Operationes

    spiritus quaenam? Ineffabiles quidemsunt ob magnitudinem, at innumerabiles

    ob multitudinem. Quomodo enim intelli-

    gamus quae sunt ultra secula? Quaenam

    erant ejus ante intellectualium creationem

    operationes?

    Sed insuper Gregorius Theolo-

    gus, divinas illas spiritus operationes

    memorans:Spiritus operationes, inquit,

    spiritus vocare Isaiae libuit Ipse autem

    prophetarum sublimissimus, non solumeas differre a divina essentia clare ostendit

    per numerum, sed et increatas esse has di-

    Nella foto:

    Gregorio di Nissa,

    affresco nella

    chiesa di Chora a

    Istanbul

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    34/64

    34

    vinas operationes demonstravit hac voce,

    requiescet super eum. Nam superrequie-

    scere est eminentioris dignitas.

    Ma la conoscenza dei divini misteri

    non si raggiunge attraverso la specula-

    zione razionale, attraverso la riflessio-

    ne filosofica, vissuta nellautonomiadellintelletto umano, ma attraverso

    la meditazione e la contemplazione

    vissute nella preghiera e nellascesi,

    sullesempio dei Padri del deserto.

    Esempio perfetto di integrazione tra

    riflessione filosofica e vita anaco-

    retica fu Evgri Ptic(+ 400).

    Contemporaneo ed amico di Basilio

    e Gregorio di Nazianzo, si ritir neldeserto egiziano per dedicarsi inte-

    gralmente alla preghiera e alla con-

    templazione.

    Fu Evagrio il primo a codificare la

    preghiera individuale continua, ed i

    suoi Capitoli(Centurie gnostiche) uti-

    lizzati largamente dalle generazioni

    successive di monaci orientali, costi-

    tuirono la base della loro spiritualit

    e del loro lessico. Evidente in essi

    la concezione della preghiera comeunione dellintelletto con Dio, come

    unica possibilit di giungere alla com-

    prensione del mistero di Dio.

    La preghiera unascensione dellintelli-

    genza verso Dio

    Lo stato di orazione uno stato impas-

    sibile che, con un amore supremo, trascina

    sulle vette intellettuali lintelligenza ricol-

    ma di sapienza e spiritualit.

    La preghiera lattivit che si conf alladignit dellintelligenza, cio limpiego

    migliore e pi adeguato di questa.

    La gnosi eccellente, poich collabo-

    ratrice della preghiera, risvegliando la

    potenza intellettuale dellintelligenza

    alla contemplazione della gnosi divina.

    Unascesi come si vede tutta tesa

    alla comprensione dei divini

    misteri, alla conoscenza ed alla

    contemplazione; un percorso allacui sommit c lunione mistica

    dellanima con il suo Creatore, la

    divinizzazione delluomo attraverso

    le energie divine increate, ossia i doni

    dello Spirito.

    Ma la concezione della preghiera in

    Evagrio portava in s i rischi propri

    del neoplatonismo, di una fede disin-

    carnata, senza riferimenti diretti alCristo, ma intesa come attivit pro-

    pria dellintelligenza umana, e questo

    provoc la condanna per eresia del

    pensiero di Evagrio, i cui scritti con-

    tinuarono ad essere diffusi sotto lo

    pseudonimo di San Nilo.

    Diversamente da Evagrio,

    Mcrifond la sua mistica

    sullIncarnazione del Ver-bo, e su di unantropologia

    legata alla concezione bibli-

    ca delluomo come un tutto

    unico e non distinto platonica-

    mente in corpo e anima, uomo

    creato interamente ad imma-

    gine del suo Creatore ed inte-

    ramente redento attraverso

    lopera del Verbo di Dio,

    divinizzato anche nel

    corpo tramite lapartecipazio-

    ne ai sacra-

    menti, in

    attesa

    della

    re-

    Nella foto:

    Dionigi l Aero-

    pagita, stampada un volume del

    1584.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    35/64

    35

    surrezione della carne: La gloria, che

    i santi possiedono gi da adesso nelle loro

    anime, coprir, rivestir e innalzer nei

    cieli i corpi nudi (il giorno della Risurre-

    zione). Il nostro corpo e la nostra anima

    riposeranno dunque eternamente con il

    Signore nel RegnoLa preghiera incessante fornisce

    alluomo quelle ali che Dio non gli ha

    dato fisicamente, affinch sia solleva-

    to e portato fino a Lui: Dio creando

    Adamo non gli ha dato ali materiali

    come agli uccelli ma in compenso gli

    ha preparato ali spirituali quelle che

    desidera dargli nella resurrezione

    affinch lo sollevino e lo portino lad-

    dove lo Spirito desidera che egli sia.Queste ali le anime sante le ricevono

    sin dora, quando esse si sollevano

    con lo spirito verso pensieri celesti.

    La tradizione spirituale del mo-

    nachesimo orientale fu influen-

    zata fortemente dagli scritti di

    Evagrio e di Macario (+ 400),

    la sintesi dei quali costitu

    lessenza del pensiero de-

    gli autori successivi.

    Ma se la spiri-

    tualit esi-

    casta si

    form

    sul-

    le opere di Evagrio e Macario, e poi

    Giovanni Climaco e Diadoco di Foti-

    ce, la teologia del movimento attinse

    ampiamente alle opere di Diigi

    arepgit. Questi dovrebbe essere,

    secondo la tradizione, il filosofo greco

    convertito da San Paolo durante il suosoggiorno ad Atene, ed infatti tutte le

    opere da lui composte sono ambienta-

    te in epoca apostolica. Lattribuzione

    di questi scritti al Dionigi giudice

    dellAreopago risale allepoca dellim-

    peratore Giustiniano (527 - 565), pro-

    babilmente intorno al 532 - 533.

    Nel dibattito che segu il Concilio di

    Calcedonia (451), le opere di Dionigi

    furono ampiamente citate dai severianiper contestare le affermazioni dogma-

    tiche di Calcedonia ed in quella occa-

    sione furono manifestati i primi dubbi

    sullautenticit dei testi. I calcedoniani

    infatti si meravigliavano come un ope-

    ra cos autorevole fosse assolutamente

    ignorata da teologi come Atanasio e

    Cirillo di Alessandria.

    Ma si dovr attendere lumanesi-

    mo per giungere al riconoscimento

    dellopera di Dionigi come pseudo-epigrafica. Si da pi parti tentata

    unattribuzione, ma con risultati pi

    fantasiosi che scientifici. J. Stiglmayr

    dimostr in modo definitivo che il

    Corpus dionysiacumnon poteva essere

    anteriore al VI secolo. Ma a dispetto

    delle polemiche sulla sua autenticit,

    che accompagnarono questopera

    nel corso dei secoli, il suo influsso

    sul pensiero teologico in Oriente edanche in Occidente fu enorme.

    Del Corpus dionysiacumfanno parte

    La Gerarchia Celeste,La Gerarchia Ec-

    clesiastica,I Nomi Divini,La Mistica

    TeologiaeLe Epistole. Si pu pro-

    priamente parlare di Corpusperch

    tutta lopera si sviluppa secondo un

    piano logicamente organizzato e

    coerente; nelle prime due opere si

    tratta dellunione delle creature in-telligenti con Dio, nelle altre di Dio

    stesso. Chiaro limpianto neopla-

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    36/64

    36

    Nella foto a destra:Giovanni Climaco,

    Museo di Stato di

    San Pietroburgo.

    Foto sotto:

    La scala del Para-

    diso, icona ispirata

    allopea di Giovan-

    ni Climaco.

    tonico dellopera tutta, ampiamente

    applicato il metodo apofatico, esposta

    chiaramente la distinzione in Dio tra

    essenza inconoscibile ed energie o

    attributi comunicabili.

    Dio essenza sovrasostanziale, infini-

    tamente semplice, essere ma oltrelessere, possiede i suoi attributi in

    modo infinito ma li trascende, oltre

    la bellezza, oltre la bont, oltre la

    giustizia eppure si rivela come bont,

    bellezza, giustizia e cos via.

    Occorre, io penso, che noi, per riprendere

    meglio largomento, esponiamo in modo

    perfetto dellunit e della distinzione divina,

    affinch tutto il nostro discorso risulti

    facilmente comprensibileSi sa che i sacriprecettori della nostra tradizione teologica,

    cosa che ho gi detto in altri scritti chiama-

    no unit divine le stabilit superiori occulte

    e inaccessibili della singolarit superinef-

    fabile e del tutto ignota, e distinzioni le

    progressioni benefiche e manifestazioni

    della tearchia che sono in Dio e dicono,

    seguendo la Sacra Scrittura, che ci sono

    propriet della predetta

    unit e anche particolari

    unit e distinzioni della

    divisione stessa. Per esem-

    pio, nellunione divina,

    cio soprasostanzialit,

    unita e comune alla Tri-nit, principio di unit, la

    Sostanza sovrasostanziale,

    la Divinit superiore alla

    divinit, la Bont superio-

    re alla bont; lidentit di

    tutte le cose situata oltre

    ogni propriet, che a sua

    volta superiore a tutto,

    ununit che supera ogni

    principio che unifica,lineffabile, ci che si pu

    esprimere con molti nomi,

    ci che impossibile a

    conoscersi e perfettamente

    intelligibile, laffermazio-

    ne e la negazione di ogni

    cosa che sta al di sopra

    di ogni affermazione e

    negazione

    Se Evagrio e Macario

    gettarono le basi perledificazione della

    tradizione spirituale

    monastica orientale,

    fu con Diadoco di

    Fotice (V sec.), Gio-

    vanni Climaco (+ 649) e Massimo il

    Confessore (+ 662) che questa usc

    dallambiguit tra fedelt allortodos-

    sia e settarismo ereticale.

    Anche Didc, vescovo di Fotice in

    Epiro scrisse dei Capitoli Gnostici, sul

    modello di Evagrio, ma il suo vero

    ispiratore fu Macario, fondamenta-

    le infatti in essi la funzione della

    grazia di cui veicolo la vita sacra-

    mentale. La preghiera continua, alla

    maniera dei Padri del deserto, viene

    indirizzata verso la persona del Logos

    incarnato, ed il cuore, la vera sededellesperienza mistica, e non lintel-

    letto, come per Evagrio.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    37/64

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    38/64

    38

    Nella foto:

    Massimo i l

    Confessore e i suoimiracoli,

    icona russa.

    umana assorbita comple-

    tamente da quella divina.

    Secondo Massimo le due

    nature di Cristo sono reali

    e complete, la volont (o

    energia) umana si conforma

    liberamente a quella divina,poich lesistenza umana

    di Cristo esistenza reale e

    non unastrazione.

    Ne deriva che come lin-

    tera umanit assunta in

    Cristo e unita ipostatica-

    mente e non assorbita, alla

    natura divina, cos anche i

    cristiani, dal momento in

    cui si uniscono sacramen-talmente e misticamente al

    Cristo, unendosi alla volont

    umana, si uniscono anche

    allenergia divina. La deifi-

    cazione quindi conformare

    la propria volont (o ener-

    gia) a quella di Dio e rice-

    verne lenergia.

    Il centro dellesperienza

    mistica, anche per Massimo,

    nel cuore e non nellintel-letto, come per Evagrio, di

    cui adotta per la gerarchia

    delle passioni e il concetto di

    apatia, come risultato di un

    severo ascetismo. Ma questo

    risultato, per Massimo, non

    si conquista eliminando an-

    che lamore umano in quan-

    to imperfetto e frutto della

    caduta, ma trasformandoloda erosin agape. E attraver-

    so la comunione con Dio

    che lamore da eros diviene

    agape, che le passioni ven-

    gono dominate ed eliminate,

    ma luomo non perde la sua

    essenza individuale e la sua energia.

    Riflesso della questione cristologica,

    che si dibatteva da oltre quattro seco-li, furono le lotte iconoclastiche che

    turbarono per circa due secoli (VIII e

    IX) la vita religiosa e civile in Oriente.

    Nato nelle regioni pi orientali

    dellimpero bizantino, il mvimet

    icclst risente dellinflusso dellareligione musulmana, che partendo

    dallassoluta trascendenza ed inco-

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    39/64

    39

    municabilit di Dio ne proibiva ogni

    raffigurazione. La teologia monofi-

    sita, che allorigine del movimento

    iconoclasta, poi, portando a conside-rare la natura umana come comple-

    tamente assorbita da quella divina,

    e quindi non avente una individuale

    consistenza, estendeva la proibizione

    di raffigurare Dio, anche al Cristo,

    Dio incarnato e come tale pensabile e

    rappresentabile in forma umana. Il di-

    sprezzo per il corpo, per il mondo del-

    la sensazione, della fisicit, derivantedal neoplatonismo, unito allinterpre-

    tazione rigorosa del divieto biblico di

    farsi delle immagini di Dio, nonch

    il rigetto dellesagerato culto delle

    icone, che a volte caratterizzava la

    piet popolare in Oriente, fornirono

    lhumus entro il quale nacque e si svi-

    lupp il movimento iconoclasta. Ma

    fu solo allepoca di Costantino V Co-

    pronimo (741 - 775) che il movimentosvilupp una sua teologia compiuta.

    Con la pubblicazione dei trattati

    contro la venerazione delle icone e la

    convocazione del Concilio di Hieria

    (754) limperatore diede una struttura

    teoretica al pensiero iconoclasta.

    Il Concilio di Hieria infatti, sosteneva

    che un pittore, nel dipingere limma-

    gine di Cristo, rappresentava o la sola

    natura umana, separata cos da quella

    divina, ricadendo nella condannadi Efeso (431), o entrambe le natu-

    re, pretendendo o di circoscrivere la

    natura divina in quella umana, il che

    rappresenterebbe un assurdo logico, o

    di mescolare le due nature, ricadendo

    cos nel monofisismo.

    E evidente come il dogma di Calce-

    donia fosse travisato da questi teolo-

    gi, che si presentavano formalmente

    come non monofisiti, ma nella realtmostravano di considerare la natura

    umana di Cristo come completamen-

    te assorbita da quella divina, igno-

    rando il vero significato dellunione

    ipostatica, che presuppone una reale

    distinzione tra natura e ipostasi.

    La natura umana, infatti, assunta

    dallipostasi del Logos non perde la

    sua identit.

    Al movimento iconoclasta, appoggiatodagli imperatori bizantini, opposero

    una strenua quanto vigorosa resistenza

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    40/64

    40

    gli esponenti pi autorevoli del mona-

    chesimo orientale, seguiti da tutte le

    comunit monastiche dellimpero.

    La voce pi autorevole che si lev

    in difesa del culto delle immagini

    fu quella di Givi Dmsce,il quale dalla Lavra di San Saba in

    Palestina, ormai in territorio arabo e

    quindi lontano dalla repressione im-

    periale, diede unit al pensiero orto-

    dosso sul culto delle immagini.

    Giovanni partiva dallargomento

    cristologico per riaffermare la liceit

    della raffigurazione di Cristo: Io

    rappresento Dio lInvisibile non in quanto

    invisibile, ma nella misura in cui egli divenuto visibile a noi mediante la parteci-

    pazione alla carne e al sangue.

    Nella foto sopra:

    Icona araba di Gio-

    vanni Damasceno.

    Foto a destra:

    Icona della Trinit,

    conosciuta anche

    come LOspitalitdi Abramo, Andrej

    Rublv, Galleria

    statale di Tretjakov

    a Mosca.

    E il Logos che ha assunto la

    natura umana, nobilitandola e

    riconciliandola con Dio, in-

    sieme a tutta la creazione, ad

    essere rappresentato e, ci che

    pi importante, non si adora

    limmagine, in quanto distintadal suo modello, ma la si vene-

    ra proprio perch al suo model-

    lo rimanda. E la confusione

    tra immagine e prototipo e tra

    adorazione e venerazione che

    porta allequivoco iconoclasta.

    Questa posizione fu ripresa dal

    Concilio Ecumenico del 787,

    Niceno II, che rigett licono-

    clastia, definendo le caratteri-stiche ortodosse del culto delle

    immagini. Il Concilio di Nicea

    del 787, per non chiuse defini-

    tivamente la questione, che fu

    ripresa dagli imperatori Leone

    V (813 - 820), Michele II (820 -

    829) e Teofilo (829 - 842).

    Spetter a teologi come Teodo-

    ro Studita e Niceforo, Patriarca

    di Costantinopoli, chiarire

    definitivamente il fondamentoteologico della liceit del culto

    delle immagini.

    Tedr Studitfu dal 798 abate del

    monastero di Studio, in Costantino-

    poli, esponente di spicco del movi-

    mento monastico ne fu riformatore e

    guida. Il monastero di Studio, infatti,

    attraversava, in quei tempi, un perio-

    do di grave decadenza, ma sotto laguida di Teodoro rifior diventando

    uno dei centri principali del mona-

    chesimo orientale e la sua regola,

    composta secondo gli insegnamen-

    ti dello stesso Teodoro, fu assunta

    dalle maggiori comunit cenobitiche

    dellepoca e costitu il fondamento di

    quella corrente del pensiero monasti-

    co orientale che si staccher dallespe-

    rienza anacoretica ed esicasta e daessa si differenzier.

    Fondamentale fu limportanza del

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    41/64

    41

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    42/64

    42

    pen-

    siero di Teo-

    doro nella lotta che vide impegnato

    tutto il mondo monastico orientale

    contro liconoclastia, in difesa del

    culto delle immagini, di cui spesso

    monasteri e comunit erano custodi efautori.

    Scrisse unaPiccolaed una Grande Ca-

    techesi, insistendo sui valori dellobbe-

    dienza, sulla vita liturgica e sullimpor-

    tanza del lavoro. Scrisse anche inni,

    molte delle parti ascetiche del Triodion,

    delParakletikee dellOktoechos, nonch

    lettere e le tre Controversicontro gli

    iconoclasti . Egli sottoline la concre-

    tezza dellumanit di Cristo, della suavita come uomo tra gli uomini, con

    coscienza umana individuale.

    Le

    lotte iconocla-

    ste portarono ad un

    radicalizzarsi, nel mondo mona-

    stico, della diffidenza verso la cultura

    laica, che nel pensiero greco trovava i

    suoi maestri, e contribuirono a chiu-

    dere i monaci in un rigorismo senza

    compromessi. La grave persecuzione

    subita dal mondo monastico contri-

    bu poi ad accrescere lautorevolezza

    dello status di monaco, inteso come

    una forma di perfezione. Nonostante

    nellambito del monachesimo orienta-

    le si fossero venute a creare due formedi esperienza opposte, quella ceno-

    bitica che aveva come riferimento

    Pacomio e quella eremitica che aveva

    come modello Antonio dEgitto, i

    fondamenti del movimento, rifiuto

    del mondo e centralit della preghie-

    ra, rimasero unitari.

    Il Patriarca di Costantinopoli, nice-

    fr, invece non proveniva dal mon-do monastico, ma dalla burocrazia

    imperiale, nella quale aveva percor-

    Nella foto sopra:

    Teodoro Studita,

    mosaico dell11

    secolo del monaste-ro di Nea Moni

    a Chios.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    43/64

    43

    so una brillante carriera. Patriarca

    dall806 all815, quando fu deposto

    dallimperatore Leone V, proprio a

    causa della sua difesa del culto delle

    immagini, compose una Confutazione

    del Concilio di Hieria, tre Controversie,

    unaLunga Apologia, un Trattato controEusebio ed Epifanio. Mor nell828.

    Niceforo si oppose alla concezione

    che voleva lumanit di Cristo inte-

    ramente assorbita dalla sua divinit,

    minimizzando lacommunicatio idio-

    matume dichiarando che Cristo, in

    quanto uomo perfetto non possedeva

    una conoscenza superiore a quella

    degli altri uomini, perch aveva as-

    sunto tutti gli aspetti della condizioneumana, compresa lignoranza. La

    sua teologia sembra inclinare verso il

    nestorianesimo, ma la sua ortodossia

    non fu mai messa in discussione.

    Le lotte iconoclaste ebbero termine

    nell843, ed in quelloccasione fu

    composto il Synodikon, che comme-

    morava i difensori dellortodossia

    e condannava gli eretici. I monaci

    erano i veri vincitori di questa vera e

    propria guerra, che li aveva visti spes-so oggetto di persecuzioni e violenze.

    Essi videro accrescersi il loro prestigio

    presso le popolazioni di cui avevano

    saputo interpretare i sentimenti e le

    esigenze spirituali.

    Come tutte le controversie, anche

    questa aveva portato ad un affina-

    mento delle capacit di riflessione

    nonch ad una maggiore puntualiz-

    zazione dei dogmi stessi e delle loroapplicazioni. Larte bizantina, per

    esempio, usc da questo dramma con

    una consapevolezza maggiore di esse-

    re espressione di profonde convinzio-

    ni teologiche e fiss i suoi canoni con

    maggiore precisione.

    In questi due secoli di lotta, sembra

    prevalere la corrente del monache-

    simo cenobitico e non si incontra-

    no grandi personalit tra i monaciesicasti. Il pensiero esicasta come

    soffocato dallurgenza della crisi

    iconoclasta che ripropone questioni

    cristologiche e cultuali che, pur non

    estranee al mondo esicasta, non lo

    videro coinvolto in prima persona.

    Simee, ilNuovo Teologo, segna la

    ripresa dellesperienza esicasta; mo-naco presso il monastero di Studio,

    quindi abate di S. Mama, sempre a

    Costantinopoli, realizz una sintesi

    perfetta tra lappartenenza ad una

    grande scuola di pensiero, ad una tra-

    dizione mistica e loriginalit corag-

    giosa e senza reticenze, nel racconto

    dellesperienza personale di Dio.

    Discepolo di S. Simeone il Pio, per

    il quale nutr sempre una grandevenerazione, resse il monastero di

    S. Mama per circa venticinque anni,

    finch non ne fu allontanato a causa

    Nella foto:

    Icona di Simeone,

    il Nuovo Teologo

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    44/64

    44

    Tu stesso crescevi in luce Mi sembr, o

    Signore, che Tu immobile ti movessi, Tu

    immutabile ti mutassi, Tu senza un aspet-

    to distinto diventassi distinto Risplen-

    devi oltre misura e sembravi apparire tutto

    in tutti, a me che vedevo chiaramente.

    La visione narrata in queste righesembra essere la descrizione e la

    conferma, a livello esperienziale, della

    concezione esicasta delle energie: Dio

    percepito dal mistico come incono-

    scibile, immutabile, imperscrutabile,

    eppure viene colto, quasi fisicamen-

    te oltre che spiritualmente, nella

    Sua manifestazione come unEntit

    dinamica, percepibile, che purifica

    e divinizza colui col quale entra incontatto.

    Il carattere profetico dellesperien-

    za di Simeone lo port pi volte al

    della rivolta dei suoi monaci, che non

    reggevano la sua disciplina ascetica.

    Scrisse i Trattati Teologici ed Etici,Le

    Catechesi,per i suoi monaci, 58 inni

    e molti scritti minori; fu chiamato il

    Nuovo Teologodai suoi ammiratori e

    paragonato quindi a Giovanni Evan-gelista e a Gregorio di Nazianzo.

    Considerato uno dei massimi espo-

    nenti della tradizione esicasta, in

    realt non fece alcun accenno alla

    preghiera intellettuale e alla distinzio-

    ne in Dio di essenzaed energie.

    Lo inserisce, per, a pieno titolo, nel-

    la tradizione esicasta la sua concezio-

    ne del cristianesimo come esperienza

    diretta di Dio nella preghiera e nellacontemplazione.

    Per Simeone, partendo dalla conver-

    sione, attraverso una rigorosa ascesi

    vissuta sotto la guida di un ma-

    estro, si pu giungere alla visio-

    ne dei misteri divini: Tu mi hai

    tratto dalla palude fetida e quando

    fui sulla terraferma, mi hai affi-

    dato al tuo servo e al tuo discepolo

    ordinandogli di mondarmi da ogni

    sozzura. Egli mi condusse per mano

    come si conduce un cieco alla fonte,

    cio alle Sacre Scritture e ai tuoi

    comandamenti diviniUn giorno

    in cui correvo per immergermi nel

    bagno quotidiano, sulla strada, Tu

    mi hai incontrato, Tu che mi avevi

    gi tratto dal fango. Fu allora che

    per la prima volta brill ai miei

    occhi la luce immacolata del tuo

    Volto divino E piangendo sempreandavo in cerca di Te. Sconosciuto.

    Schiacciato dalla tristezza e dallaf-

    flizione, dimenticavo completa-

    mente il mondo e tutto ci che nel

    mondo, non serbando nel mio spiri-

    to nulla di ci che sensibile. Allo-

    ra Tu mi sei apparso, Tu invisibile,

    Inafferrabile, Intangibile. Sentivo

    che purificavi la mia intelligenza,

    che aprivi gli occhi dellanima mia,che mi permettevi di contemplare

    pi pienamente la Tua gloria, e che

    Nella foto:

    Reliquiario di

    Gregorio Palamas

    conservato nel mo-nastero Gregorios

    del Monte Athos.

  • 8/13/2019 OUROBOROS Speciale 2013

    45/64

    45

    conflitto con le autorit ecclesiastiche,

    sempre prudenti nei confronti di chi

    manifesta visioni, e si muove con

    libert fuori dei rgidi canoni della

    Chiesa, le quali erano contrariate per

    la sua concezione dellinefficacia del

    Battesimo se non produce frutti, e perla sua strenua difesa della consuetu-

    dine monastica della confessione resa

    ad un semplice monaco, non ordi-

    nato. Egli, come scrive Meyendorff,

    rappresenta un caso unico di misticismo

    personale, ma nello stesso tempo un

    importante testimone della inevitabile ten-

    sione nel cristianesimo tra tutte le forme di

    istituzione e la libert dello Spirito.

    Dopo un silenzio di circa due secoli,la tradizione esicasta riprese vigore

    verso la fine del XIII secolo, grazie

    allopera di personalit come Nicefo-

    ro, probabilmente un monaco greco

    di origine italiana, e Gregorio il Sinai-

    ta, che contribu alla sua diffusione

    soprattutto nei paesi slavi. Ma fu con

    Gregorio Palamas (1296-1359) che la

    teologia esicasta conobbe il suo apice.

    Gregri Plmsnacque nel 1296

    a Costantinopoli; di famiglia nobi-