Osservatore Romano (02.mar.2014)

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIV n. 50 (46.592) Città del Vaticano domenica 2 marzo 2014 . y(7HA3J1*QSSKKM( +&!z!%!z!$ Il discorso pronunciato dal Papa durante l’udienza alla plenaria della Pontificia Commissione per l’America latina Per trasmettere fede e speranza Secondo il Governo ucraino la Russia avrebbe inviato altri seimila soldati in Crimea Alta tensione tra Mosca e Kiev Oggi l’inserto mensile Donne e arte IN ALLEGATO Infuriano i combattimenti tra l’esercito di Assad e i ribelli Sangue a Damasco Udienza al primo ministro di Romania Accanto a Papa Giovanni LORIS FRANCESCO CAPOVILLA A PAGINA 6 NOSTRE INFORMAZIONI DAMASCO, 1. Sangue in Siria: i combattimenti tra ribelli ed esercito non conoscono tregua a tre anni dall’inizio delle ostilità. Almeno 17 persone, tra le quali donne e bam- bini, sono state gravemente ferite, ieri, in seguito a colpi di mortaio sulle zone orientali di Damasco. Lo riferisce l’agenzia di stampa ufficia- le Sana, che parla di una ragazza in condizioni critiche dopo essere sta- ta ferita. L’attacco — per il quale la Sana accusa non meglio precisati «gruppi di terroristi» — è avvenuto mentre migliaia di manifestanti era- no scesi in piazza nel distretto di Mazzeh, a ovest di Damasco, in so- stegno del regime del presidente Bashar Al Assad. La situazione è critica anche al confine con il Libano. Due ragazzi sono morti ieri in un raid effet- tuato dai caccia dell’esercito siria- no sull’area di Arsal, località liba- nese al confine con la Siria. Fonti di stampa precisano che nell’attac- co cinque persone sono rimaste fe- rite. Altre fonti riferiscono di due raid: il primo avrebbe colpito la zona di Khirbit Youneen e Wadi Hmayyed, senza provocare vittime, mentre il secondo avrebbe causato — sempre nella stessa area — due vittime. «Per modalità e per tipologia delle vittime, i crimini commessi in Siria sono assai più gravi di quelli perpetrati nella ex Jugoslavia» ha dichiarato ieri Carla del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale Pe- nale Internazionale per l’ex-Jugo- slavia e ora membro della commis- sione di inchiesta sulla Siria. «Non esistono buoni e cattivi, e tutte le parti commettono crimini». Del Ponte e gli altri membri della com- missione d’inchiesta Onu sono in questi giorni impegnati in incontri a porte chiuse, nel sud della Tur- chia, con rifugiati siriani e dissiden- ti. Il mandato della commissione, presieduta dal brasiliano Paulo Sér- gio Pinheiro, è già scaduto e il cin- que di questo mese sarà presentato a Ginevra il rapporto conclusivo dell’inchiesta. Ma a suscitare le preoccupazioni della comunità internazionale è so- prattutto l’emergenza dei profughi. Quello siriano sta diventando il più grande gruppo di profughi al mondo, superato per il momento solo dagli afghani. Secondo l’Alto commissario per i rifugiati del- l’Onu, António Guterres, le perso- ne registrate come profughi causati dalla guerra sono quasi due milioni e mezzo. Se la tendenza attuale do- vesse proseguire, ha aggiunto l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ci si attende che il numero di profughi raggiunga i quattro milioni entro la fine dell’an- no. E pochi giorni fa le autorità di Damasco hanno reso noto che in- tendono cooperare con le Nazioni Unite nell’ambito del «rispetto del- la sovranità della Siria» per la fine delle violenze e per l’apertura di corridoi umanitari. Stiamo “scartando” i nostri giovani e loro stanno lentamente «scivolan- do nel disincanto». Ma non possia- mo abbandonarli: hanno bisogno di chi gli sappia dare «fede e speran- za». È il senso del discorso che Pa- pa Francesco ha rivolto ai parteci- panti alla plenaria della Pontificia Commissione per l’America latina nell’incontro che ha avuto lu0go ve- nerdì mattina, 28 febbraio, nella Sa- la Clementina. Esplicito il riferimen- to alla situazione dei giovani lati- noamericani, oggetto della riflessio- ne dei lavori dell’assemblea appena conclusa: una realtà che il Pontefice conosce bene e che gli sta partico- larmente a cuore. Ma il suo pensiero non poteva non abbracciare l’intero mondo giovanile, che in ogni ango- lo del mondo è alla ricerca di un’«utopia» destinata a infrangersi quotidianamente contro una realtà dura e difficile. Come farvi fronte? Lasciato da parte il testo del discorso già prepa- rato — e da noi pubblicato integral- mente nell’edizione di ieri — il Pon- tefice ha parlato a braccio, offrendo alcune indicazioni racchiuse in un trinomio: memoria, discernimento, utopia. Su questo, ha poi suggerito, si può innestare quel processo che porta alla traditio fidei e dunque alla traditio spei. L’incontro per Papa Francesco è stato anche occasione per richiamare le sue esperienze con i giovani lati- noamericani. Ha ricordato, per esempio, come proprio a causa di una «cattiva educazione all’utopia», alcuni giovani argentini appartenenti all’Azione Cattolica, negli anni Set- tanta, sono finiti tra le fila dei guer- riglieri. Poi, per rendere più imme- diata la percezione del valore del le- game generazionale tra anziani e giovani, ha citato Rapsodia in agosto, un film opera del regista giapponese Akira Kurosawa, nel quale viene esaltato il ruolo dei nonni nella con- servazione della cultura tradizionale, anche quando i genitori ne hanno assimilata una diversa. «L’incontro dei ragazzi e dei giovani con i nonni — ha affermato — è decisivo per rice- vere la memoria di un popolo e il discernimento sul presente». PAGINA 7 Uomini armati a Simferopoli dietro un cartello che rivendica l’appartenenza russa della Crimea (LaPresse/Ap) KIEV, 1. Cresce la tensione in Crimea, malgrado i primi accenni di dialogo diplomatico fra Russia e Occidente sulla spinosa questione. Il Governo di Kiev ha denunciato oggi che Mosca ha inviato in territo- rio ucraino seimila militari. Lo ha fatto sapere il ministro della Difesa, Ihor Tenyukhè, avvertendo che le forze armate nazionali sono state po- ste in stato di massima allerta nella penisola della Crimea, dove ieri era stata denunciata la presenza di due- mila soldati. Dal canto suo, il primo ministro, Arseny Yatseniuk, aprendo stamane il consiglio dei ministri, ha definito inaccettabile la presenza di blindati russi nel centro di città ucraine, solle- citando Mosca a cessare ogni opera- zione militare. «La presenza inade- guata dei militari russi in Crimea è una provocazione, ma i tentativi di fare reagire l’Ucraina con la forza so- no falliti» ha detto il capo del Go- verno. «Per questo — ha precisato — chiediamo alla Federazione russa e alle autorità che ritirino le proprie forze armate nelle basi militari». Lo stesso primo ministro ha poi annunciato che il referendum sullo status della Crimea all’interno dell’Ucraina è stato anticipato dal 25 maggio al 30 marzo prossimo. La Crimea è già una Repubblica autonoma. La penisola, che si pro- tende nel Mar Nero, già territorio russo, venne donata nel 1954 da Nikita Kruschev a Kiev, all’epoca una delle Repubbliche sovietiche. Quattro giorni fa, il Parlamento locale aveva deciso di tenere un refe- rendum sull’ampliamento dell’auto- nomia di Simferopoli da Kiev il 25 maggio, che è anche la data delle elezioni anticipate presidenziali in Ucraina. E mentre fonti dell’Amministrazio- ne statunitense hanno segnalato mo- vimenti militari russi in Crimea via aria e via mare, sulla grave crisi è in- tervenuto anche il presidente, Barack Obama, che ha lanciato un monito alle autorità di Mosca. «La situazio- ne è fluida, ma un intervento militare — ha detto, senza specificare — sareb- be una grave violazione del diritto internazionale e avrebbe un costo». Obama ha assicurato che Washing- ton sarà a fianco della comunità in- ternazionale e si adopererà per l’inte- grità territoriale ucraina. Convocato su richiesta di Kiev, si è riunito ieri sera il Consiglio di sicu- rezza dell’Onu. L’ambasciatore ucrai- no, Iuri Sergeyev, ha chiesto aiuto, mentre la rappresentante statuniten- se, Samantha Power, ha auspicato che si attivi subito una mediazione internazionale. Dopo una serie di telefonate con il primo ministro britannico, David Cameron, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e il presidente dell’Unione europea, Herman van Rompuy, è stato il presidente russo, Vladimir Putin, rompendo giorni di silenzio, a invitare alla calma per evi- tare ogni escalation. E in tutto questo — proprio mentre l’Unione europea definisce legittimo il nuovo Governo transitorio di Kiev, dicendosi pronta a firmare un accordo di associazione con l’Ucrai- na — il deposto presidente, Viktor Ianukovich, è riapparso per la prima volta in pubblico, in Russia. Durante una conferenza stampa a Rostov, sul Don, ha bollato il nuovo Governo rivoluzionario come «neofa- scista», accusando la «politica irre- sponsabile dell’Occidente per la crisi e i morti di una sceneggiatura non scritta in Ucraina». Subito dopo, le nuove autorità di Kiev hanno chiesto ufficialmente alla Russia l’estradizio- ne dell’ex capo dello Stato. Nuovi disordini a Caracas L’Onu condanna le violenze in Venezuela PAGINA 2 Il Santo Padre ha ricevuto que- sta mattina in udienza: le Loro Eminenze Reveren- dissime i Signori Cardinali: — Marc Ouellet, Prefetto del- la Congregazione per i Vescovi; — José Manuel Estepa Llau- rens, Arcivescovo Ordinario Mi- litare emerito per la Spagna, in visita «ad limina Apostolorum»; le Loro Eccellenze Reveren- dissime i Monsignori: — Santiago García Aracil, Ar- civescovo di Mérida-Badajoz (Spagna), in visita «ad limina Apostolorum»; Braulio Rodríguez Plaza, Arcivescovo di Toledo (Spa- gna), con l’Ausiliare, Sua Eccel- lenza Reverendissima Monsi- gnor Ángel Fernández Collado, Vescovo titolare di Iliturgi, in visita «ad limina Apostolorum»; — Juan del Río Martín, Arci- vescovo Ordinario Militare per la Spagna, in visita «ad limina Apostolorum»; Francisco Cerro Chaves, Vescovo di Coria-Cáceres (Spa- gna), in visita «ad limina Apo- stolorum»; — Amadeo Rodríguez Magro, Vescovo di Plasencia (Spagna), in visita «ad limina Apostolo- rum»; — Ciriaco Benavente Mateos, Vescovo di Albacete (Spagna), in visita «ad limina Apostolo- rum»; — Antonio Ángel Algora Her- nando, Vescovo di Ciudad Real (Spagna), in visita «ad limina Apostolorum»; — José María Yanguas Sanz, Vescovo di Cuenca (Spagna), in visita «ad limina Apostolo- rum»; — Atilano Rodríguez Martí- nez, Vescovo di Sigüenza-Gua- dalajara (Spagna), in visita «ad limina Apostolorum». Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor Victor-Vio- rel Ponta, Primo Ministro della Romania, con la Consorte, e Seguito. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor Fernando Zegers Santa Cruz, Ambasciato- re di Cile, in visita di congedo. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di Vescovo della Diocesi di České Budějo- vice (Repubblica Ceca), presen- tata da Sua Eccellenza Reveren- dissima Monsignor Jiři Paďour, OFMCAP ., in conformità al cano- ne 401 § 2 del Codice di Dirit- to Canonico. Nella mattinata di sabato 1° marzo, il Santo Padre Francesco ha ricevu- to in udienza il primo ministro della Romania, Victor-Viorel Ponta, che successivamente ha incontrato il car- dinale Pietro Parolin, segretario di Stato, accompagnato dall’arcivesco- vo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. Il primo ministro ha portato i sa- luti del Patriarca ortodosso Daniele. Al centro dei colloqui, svoltisi in un clima di cordialità, sono stati i temi della famiglia, dell’educazione, del- la libertà religiosa e della salvaguar- dia dei valori comuni, nel contesto della proficua cooperazione tra la Santa Sede e la Romania a livello bilaterale e nell’ambito della comu- nità internazionale. Nel rilevare il potenziale della Chiesa Cattolica per contribuire al bene comune dell’intera società, sono state tocca- te anche alcune questioni aperte che interessano la comunità cattoli- ca in Romania. Infine, c’è stato uno scambio di opinioni sull’attuale si- tuazione internazionale, in partico- lare ribadendo l’auspicio che si per- segua la via del dialogo e del nego- ziato per porre fine ai vari conflitti che affliggono il mondo.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLIV n. 50 (46.592) Città del Vaticano domenica 2 marzo 2014

.

y(7HA3J1*QSSKKM( +&!z!%!z!$

Il discorso pronunciato dal Papa durante l’udienza alla plenaria della Pontificia Commissione per l’America latina

Per trasmettere fede e speranza

Secondo il Governo ucraino la Russia avrebbe inviato altri seimila soldati in Crimea

Alta tensione tra Mosca e Kiev

Oggi l’inserto mensile

Donne e arteIN A L L E G AT O

Infuriano i combattimenti tra l’esercito di Assad e i ribelli

Sanguea Damasco

Udienza al primo ministrodi Romania

Accantoa Papa Giovanni

LORIS FRANCESCO CAPOVILLAA PA G I N A 6

NOSTRE INFORMAZIONI

DA M A S C O, 1. Sangue in Siria: icombattimenti tra ribelli ed esercitonon conoscono tregua a tre annidall’inizio delle ostilità. Almeno 17persone, tra le quali donne e bam-bini, sono state gravemente ferite,ieri, in seguito a colpi di mortaiosulle zone orientali di Damasco. Loriferisce l’agenzia di stampa ufficia-le Sana, che parla di una ragazza incondizioni critiche dopo essere sta-ta ferita. L’attacco — per il quale laSana accusa non meglio precisati«gruppi di terroristi» — è avvenutomentre migliaia di manifestanti era-no scesi in piazza nel distretto diMazzeh, a ovest di Damasco, in so-stegno del regime del presidenteBashar Al Assad.

La situazione è critica anche alconfine con il Libano. Due ragazzisono morti ieri in un raid effet-tuato dai caccia dell’esercito siria-no sull’area di Arsal, località liba-nese al confine con la Siria. Fontidi stampa precisano che nell’attac-co cinque persone sono rimaste fe-rite. Altre fonti riferiscono di dueraid: il primo avrebbe colpito lazona di Khirbit Youneen e WadiHmayyed, senza provocare vittime,mentre il secondo avrebbe causato

— sempre nella stessa area — duevittime.

«Per modalità e per tipologiadelle vittime, i crimini commessi inSiria sono assai più gravi di quelliperpetrati nella ex Jugoslavia» hadichiarato ieri Carla del Ponte, exprocuratore capo del Tribunale Pe-nale Internazionale per l’ex-Jugo-slavia e ora membro della commis-sione di inchiesta sulla Siria. «Nonesistono buoni e cattivi, e tutte leparti commettono crimini». DelPonte e gli altri membri della com-missione d’inchiesta Onu sono inquesti giorni impegnati in incontria porte chiuse, nel sud della Tur-chia, con rifugiati siriani e dissiden-ti. Il mandato della commissione,presieduta dal brasiliano Paulo Sér-gio Pinheiro, è già scaduto e il cin-que di questo mese sarà presentatoa Ginevra il rapporto conclusivodell’inchiesta.

Ma a suscitare le preoccupazionidella comunità internazionale è so-prattutto l’emergenza dei profughi.

Quello siriano sta diventando ilpiù grande gruppo di profughi almondo, superato per il momentosolo dagli afghani. Secondo l’Altocommissario per i rifugiati del-l’Onu, António Guterres, le perso-ne registrate come profughi causatidalla guerra sono quasi due milionie mezzo. Se la tendenza attuale do-vesse proseguire, ha aggiunto l’Altocommissario delle Nazioni Uniteper i rifugiati, ci si attende che ilnumero di profughi raggiunga iquattro milioni entro la fine dell’an-no. E pochi giorni fa le autorità diDamasco hanno reso noto che in-tendono cooperare con le NazioniUnite nell’ambito del «rispetto del-la sovranità della Siria» per la finedelle violenze e per l’apertura dicorridoi umanitari.

Stiamo “scartando” i nostri giovanie loro stanno lentamente «scivolan-do nel disincanto». Ma non possia-mo abbandonarli: hanno bisogno dichi gli sappia dare «fede e speran-za». È il senso del discorso che Pa-pa Francesco ha rivolto ai parteci-panti alla plenaria della PontificiaCommissione per l’America latinanell’incontro che ha avuto lu0go ve-nerdì mattina, 28 febbraio, nella Sa-la Clementina. Esplicito il riferimen-to alla situazione dei giovani lati-noamericani, oggetto della riflessio-ne dei lavori dell’assemblea appenaconclusa: una realtà che il Ponteficeconosce bene e che gli sta partico-larmente a cuore. Ma il suo pensieronon poteva non abbracciare l’i n t e romondo giovanile, che in ogni ango-lo del mondo è alla ricerca diun’«utopia» destinata a infrangersiquotidianamente contro una realtàdura e difficile.

Come farvi fronte? Lasciato daparte il testo del discorso già prepa-rato — e da noi pubblicato integral-mente nell’edizione di ieri — il Pon-tefice ha parlato a braccio, offrendoalcune indicazioni racchiuse in untrinomio: memoria, discernimento,utopia. Su questo, ha poi suggerito,si può innestare quel processo che

porta alla traditio fidei e dunque allatraditio spei.

L’incontro per Papa Francesco èstato anche occasione per richiamarele sue esperienze con i giovani lati-noamericani. Ha ricordato, peresempio, come proprio a causa diuna «cattiva educazione all’utopia»,alcuni giovani argentini appartenenti

all’Azione Cattolica, negli anni Set-tanta, sono finiti tra le fila dei guer-riglieri. Poi, per rendere più imme-diata la percezione del valore del le-game generazionale tra anziani egiovani, ha citato Rapsodia in agosto,un film opera del regista giapponeseAkira Kurosawa, nel quale vieneesaltato il ruolo dei nonni nella con-

servazione della cultura tradizionale,anche quando i genitori ne hannoassimilata una diversa. «L’i n c o n t rodei ragazzi e dei giovani con i nonni— ha affermato — è decisivo per rice-vere la memoria di un popolo e ildiscernimento sul presente».

PAGINA 7

Uomini armati a Simferopoli dietro un cartello che rivendica l’appartenenza russa della Crimea( L a P re s s e / Ap )

KI E V, 1. Cresce la tensione in Crimea,malgrado i primi accenni di dialogodiplomatico fra Russia e Occidentesulla spinosa questione.

Il Governo di Kiev ha denunciatooggi che Mosca ha inviato in territo-rio ucraino seimila militari. Lo hafatto sapere il ministro della Difesa,Ihor Tenyukhè, avvertendo che leforze armate nazionali sono state po-ste in stato di massima allerta nellapenisola della Crimea, dove ieri erastata denunciata la presenza di due-mila soldati.

Dal canto suo, il primo ministro,Arseny Yatseniuk, aprendo stamane ilconsiglio dei ministri, ha definitoinaccettabile la presenza di blindatirussi nel centro di città ucraine, solle-citando Mosca a cessare ogni opera-zione militare. «La presenza inade-

guata dei militari russi in Crimea èuna provocazione, ma i tentativi difare reagire l’Ucraina con la forza so-no falliti» ha detto il capo del Go-verno. «Per questo — ha precisato —chiediamo alla Federazione russa ealle autorità che ritirino le proprieforze armate nelle basi militari».

Lo stesso primo ministro ha poiannunciato che il referendum sullostatus della Crimea all’internodell’Ucraina è stato anticipato dal 25maggio al 30 marzo prossimo.

La Crimea è già una Repubblicaautonoma. La penisola, che si pro-tende nel Mar Nero, già territoriorusso, venne donata nel 1954 daNikita Kruschev a Kiev, all’ep o cauna delle Repubbliche sovietiche.

Quattro giorni fa, il Parlamentolocale aveva deciso di tenere un refe-

rendum sull’ampliamento dell’auto-nomia di Simferopoli da Kiev il 25maggio, che è anche la data delleelezioni anticipate presidenziali inUcraina.

E mentre fonti dell’Amministrazio-ne statunitense hanno segnalato mo-vimenti militari russi in Crimea viaaria e via mare, sulla grave crisi è in-tervenuto anche il presidente, BarackObama, che ha lanciato un monitoalle autorità di Mosca. «La situazio-ne è fluida, ma un intervento militare— ha detto, senza specificare — s a re b -be una grave violazione del dirittointernazionale e avrebbe un costo».Obama ha assicurato che Washing-ton sarà a fianco della comunità in-ternazionale e si adopererà per l’inte-grità territoriale ucraina.

Convocato su richiesta di Kiev, siè riunito ieri sera il Consiglio di sicu-rezza dell’Onu. L’ambasciatore ucrai-no, Iuri Sergeyev, ha chiesto aiuto,mentre la rappresentante statuniten-se, Samantha Power, ha auspicatoche si attivi subito una mediazioneinternazionale.

Dopo una serie di telefonate con ilprimo ministro britannico, DavidCameron, il cancelliere tedesco,Angela Merkel, e il presidentedell’Unione europea, Herman vanRompuy, è stato il presidente russo,Vladimir Putin, rompendo giorni disilenzio, a invitare alla calma per evi-tare ogni escalation.

E in tutto questo — proprio mentrel’Unione europea definisce legittimoil nuovo Governo transitorio di Kiev,dicendosi pronta a firmare unaccordo di associazione con l’Ucrai-na — il deposto presidente, ViktorIanukovich, è riapparso per la primavolta in pubblico, in Russia.

Durante una conferenza stampa aRostov, sul Don, ha bollato il nuovoGoverno rivoluzionario come «neofa-scista», accusando la «politica irre-sponsabile dell’Occidente per la crisie i morti di una sceneggiatura nonscritta in Ucraina». Subito dopo, lenuove autorità di Kiev hanno chiestoufficialmente alla Russia l’estradizio-ne dell’ex capo dello Stato.

Nuovi disordini a Caracas

L’Onu condannale violenzein Venezuela

PAGINA 2

Il Santo Padre ha ricevuto que-sta mattina in udienza:

le Loro Eminenze Reveren-dissime i Signori Cardinali:

— Marc Ouellet, Prefetto del-la Congregazione per i Vescovi;

— José Manuel Estepa Llau-rens, Arcivescovo Ordinario Mi-litare emerito per la Spagna, invisita «ad limina Apostolorum»;

le Loro Eccellenze Reveren-dissime i Monsignori:

— Santiago García Aracil, Ar-civescovo di Mérida-Badajoz(Spagna), in visita «ad liminaAp ostolorum»;

— Braulio Rodríguez Plaza,Arcivescovo di Toledo (Spa-gna), con l’Ausiliare, Sua Eccel-lenza Reverendissima Monsi-gnor Ángel Fernández Collado,Vescovo titolare di Iliturgi, invisita «ad limina Apostolorum»;

— Juan del Río Martín, Arci-vescovo Ordinario Militare per

la Spagna, in visita «ad liminaAp ostolorum»;

— Francisco Cerro Chaves,Vescovo di Coria-Cáceres (Spa-gna), in visita «ad limina Apo-s t o l o ru m » ;

— Amadeo Rodríguez Magro,Vescovo di Plasencia (Spagna),in visita «ad limina Apostolo-ru m » ;

— Ciriaco Benavente Mateos,Vescovo di Albacete (Spagna),in visita «ad limina Apostolo-ru m » ;

— Antonio Ángel Algora Her-nando, Vescovo di Ciudad Real(Spagna), in visita «ad liminaAp ostolorum»;

— José María Yanguas Sanz,Vescovo di Cuenca (Spagna), invisita «ad limina Apostolo-ru m » ;

— Atilano Rodríguez Martí-nez, Vescovo di Sigüenza-Gua-

dalajara (Spagna), in visita «adlimina Apostolorum».

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEccellenza il Signor Victor-Vio-rel Ponta, Primo Ministro dellaRomania, con la Consorte, eSeguito.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEccellenza il Signor FernandoZegers Santa Cruz, Ambasciato-re di Cile, in visita di congedo.

Il Santo Padre ha accettato larinuncia all’ufficio di Vescovodella Diocesi di České Budějo-vice (Repubblica Ceca), presen-tata da Sua Eccellenza Reveren-dissima Monsignor Jiři Paďour,O F M C A P., in conformità al cano-ne 401 § 2 del Codice di Dirit-to Canonico.

Nella mattinata di sabato 1° marzo,il Santo Padre Francesco ha ricevu-to in udienza il primo ministro dellaRomania, Victor-Viorel Ponta, chesuccessivamente ha incontrato il car-dinale Pietro Parolin, segretario diStato, accompagnato dall’a rc i v e s c o -vo Dominique Mamberti, segretarioper i Rapporti con gli Stati.

Il primo ministro ha portato i sa-luti del Patriarca ortodosso Daniele.Al centro dei colloqui, svoltisi in unclima di cordialità, sono stati i temidella famiglia, dell’educazione, del-la libertà religiosa e della salvaguar-dia dei valori comuni, nel contesto

della proficua cooperazione tra laSanta Sede e la Romania a livellobilaterale e nell’ambito della comu-nità internazionale. Nel rilevare ilpotenziale della Chiesa Cattolicaper contribuire al bene comunedell’intera società, sono state tocca-te anche alcune questioni aperteche interessano la comunità cattoli-ca in Romania. Infine, c’è stato unoscambio di opinioni sull’attuale si-tuazione internazionale, in partico-lare ribadendo l’auspicio che si per-segua la via del dialogo e del nego-ziato per porre fine ai vari conflittiche affliggono il mondo.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 2 marzo 2014

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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Nuovi disordini a Caracas

L’Onu condannale violenze

in Venezuela

La decisione del supremo tribunale federale

Nuova sentenza in Brasilesul Mensalão

BRASILIA, 1. È stata respinta l’accusadi associazione a delinquere a caricodi otto condannati nell’ambito delprocesso sul Mensalão, lo scandalodelle tangenti politiche in Brasilescoppiato nel 2005. Oltre a vedersiridurre le pene, molti degli incrimi-nati (tra i quali l’ex braccio destro diLula, José Dirceu) ora potranno la-sciare il carcere prima del previsto.La decisione — resasi necessaria do-po l’ammissione di nuovi ricorsi — èstata annunciata ieri dal supremo tri-bunale federale brasiliano con unamaggioranza di sei voti a cinque.

Il risultato ha così capovolto unaprecedente sentenza dello stesso tri-bunale, emessa nel 2012 e in cui ilcapo di imputazione era invece statoaccolto. Determinanti per l’assolu-zione dalla nuova condanna sonostati i voti dei giudici Luís RobertoBarroso e Teori Zavascki, nominatidalla presidente Dilma Rousseff.Critico nei confronti del verdetto èstato invece il giudice Joaquim Bar-bosa, presidente del tribunale, se-condo il quale quello del voto è sta-to «un giorno triste».

Lo scandalo del Mensalão causònel giugno del 2005 una grave crisinel Governo brasiliano guidatodall’allora presidente Luiz InácioLula da Silva, sempre dichiratosiestraneo alla vicenda.

Isabel Allendeeletta presidente

del Senatocileno

SANTIAGO DEL CILE, 1. «Per me èun enorme onore e fonte di orgo-glio». Ha commentato così IsabelAllende la nomina a presidentedel Senato del Cile. Scrittrice difama mondiale e figlia del presi-dente socialista morto nel golpedel 1973, Allende sarà la primadonna a ricoprire questo incariconella storia del Paese. È statascelta e nominata da Nueva Ma-yoría, la coalizione di centro sini-stra uscita vincitrice dalle elezionidello scorso dicembre, che si inse-dierà nel Parlamento cileno ilprossimo 11 marzo. Allende ha di-chiarato di sperare che il suonuovo ruolo aiuti altre donne aentrare nel mondo della politica,esprimendo inoltre la propriasoddisfazione nel ricoprire lo stes-so incarico che dal 1966 al 1969 fudi suo padre.

Il primo compito di Allendesarà quello di presiedere al giura-mento di Michelle Bachelet, cheritorna alla presidenza del Cile,dopo un primo mandato tra il2006 e il 2010. L’accordo di coali-zione che ha portato Allende allapresidenza del Senato prevedeche dopo un anno l’incarico siaaffidato a Patricio Walker, senato-re della Democracia cristiana,partito che negli anni Settanta sioppose a Salvador Allende, oraalleata dei socialisti nella maggio-ranza di Governo.

Sempre più critica la situazione a Ceuta e a Melilla

Salto nel buioper migliaia di migranti

MADRID, 1. Si fa ogni giorno piùcritica la situazione a Melilla e aCeuta — le due enclaves spagnole inMarocco — che per i migranti afri-cani rappresentano una delle vie piùtentate per entrare in Europa. I cen-tri di accoglienza temporanea hannoun numero di persone tre volte su-periore alle loro capacità e non c’ègiorno in cui non vi siano tentatividi ingresso. Si stima che negli ulti-mi nove anni circa quarantamilapersone abbiano cercato di superarela stretta sorveglianza e le reti diprotezione: diverse migliaia di mi-granti ci sono riusciti, molti altri so-no stati respinti, e alcune decine vihanno trovato la morte cercando dientrare via mare (come è accaduto aquindici uomini annegati il 6 feb-braio a largo di Ceuta). Uomini,donne e ragazzi, stremati dalla famee dalla disperazione, si radunano vi-cino alle due cittadine in attesa delmomento migliore per tentare l’in-gresso. Come è avvenuto ieri, quan-do in 350 hanno cercato di passareper il varco di Beni Enzar: duecentoci sono riusciti, e sono stati trasferitinei centri di accoglienza, o meglionelle tende supplementari allestitedall’esercito e dalla Croce rossa.Persiste dunque in quest’area una si-tuazione di grave emergenza in cuitroppo spesso il viaggio della spe-ranza si traduce in una realtà di ul-teriore sofferenza, se non di morte.

P ro m o s s odalla troika

il risanamentodi Lisbona

LISBONA, 1. I rappresentanti dellatroika (Banca centrale europea,Fondo monetario internazionale,Unione europea) hanno promossoieri il programma di risanamentodel Portogallo. Al termine dellanuova missione a Lisbona, la troikaha emesso un comunicato in cui siafferma che la ripresa economica siva rafforzando e si evidenzia che ildeficit del 2013 è al 4,5 per cento,ovvero «ben al di sotto delle previ-sioni iniziali». Il verdetto sulla re-visione del programma economicoportoghese, che sbloccherà 2,5 mi-liardi del prestito da 78 miliardiconcesso a Lisbona, è atteso adaprile. Sempre ieri il Governo diLisbona ha ribadito, dopo lavalutazione positiva espressa dairappresentanti della troika, chel’obiettivo resta quello di uscire amaggio dal programma di salva-taggio.

Intanto nel Paese hanno avutoluogo nuove proteste contro le mi-sure di austerità approvate dal Par-lamento. Nella giornata di ieri mi-gliaia di persone hanno protestatoa Lisbona e in altre città nell’ambi-to di manifestazioni organizzatedal maggiore sindacato portoghese,il Cgtp. La protesta è diretta inparticolare contro il taglio degli sti-pendi pubblici e delle pensioni.

Dopo le divisioni all’interno della coalizione di maggioranza

Si è dimessoil Governo di Cipro

P ro t e s t ead Atene

c o n t roi licenziamenti

ATENE, 1. Centinaia di funziona-ri greci hanno manifestato ieriper le strade di Atene per prote-stare contro i numerosi licenzia-menti nell’ambito della ricostru-zione del settore pubblico. IlGoverno greco aveva infatti pro-messo ai rappresentanti dellatroika (Unione europa, Bancacentrale europea e Fondo mone-tario internazionale) di licenzia-re, nell’arco del 2014, 11.500 di-pendenti per ridurre la spesapubblica e per poter continuarea beneficiare dei prestiti interna-zionali.

I manifestanti si sono raduna-ti di fronte al ministero delle Ri-forme amministrative per poi es-sere allontanati dalla polizia intenuta antisommossa. Successi-vamente i dimostranti si sonodiretti verso il ministero delleFinanze, dove sono stati nuova-mente respinti dalle forzedell’o rd i n e .

Tra i lavoratori scesi ieri inpiazza vi sono stati anche nume-rosi insegnanti. Riferiscono imedia locali che durante la ma-nifestazioni sono divampatiscontri con gli agenti di poliziache hanno fatto uso di gas lacri-mogeni per disperdere la folla.

Nominati da Renzi9 viceministri

e 35 sottosegretari

CARACAS, 1. Le Nazioni Unite con-dannano le violenze in Venezuela.L’alto commissario per i Dirittiumani, Navi Pillay, ha espresso vi-va preoccupazione per gli scontriche hanno causato morti e feriti eper l’uso eccessivo della forza daparte delle autorità.

In un comunicato diffuso a Gi-nevra, Pillay ha esortato il Governoe l’opposizione al dialogo e hachiesto indagini imparziali su«ogni caso di morte o ferimento».Pillay si è detta preoccupata ancheper l’alto numero di persone arre-state e per le notizie di persone de-tenute in isolamento. «Le personedetenute solo per aver esercitato ipropri diritti devono essere imme-diatamente rilasciate», ha afferma-to. Secondo l’esponente delle Na-zioni Unite, «questa crisi sarà risol-ta solo se i diritti umani di tutti iVenezuelani sono rispettati; la reto-rica incendiaria delle parti è assolu-tamente inutile e rischia di accen-tuare le tensioni». È giunto il tem-po «di andare oltre l’a g g re s s i o n everbale e di approdare al dialogo»ha sottolineato il commissario delleNazioni Unite.

Sulla crisi venezuelana è interve-nuto, sempre ieri, il segretario diStato americano, John Kerry, chein un incontro con i giornalisti haanch’egli auspicato il dialogo tra leparti coinvolte. «Devono — ha det-to Kerry — tendersi la mano e ave-re un dialogo, riunire la gente e ri-solvere i loro problemi: abbiamobisogno di dialogo, non di violenzee di arresti».

Sul terreno, comunque, la situa-zione resta estremamente critica.Tre settimane di scontri politici inVenezuela sono costate la vita adalmeno 17 persone: il bilancio è sta-to fornito dalla procuratrice gene-rale, Luisa Ortega, secondo la qua-le durante le proteste ci sono statianche 261 feriti.

Le dimostrazioni organizzate aCaracas e in altre città venezuelaneper protestare contro l’aumentodella criminalità e la crisi economi-ca sono degenerate in violentiscontri fra gruppi di giovani e lapolizia. A far salire ulteriormente latensione è stata poi la decisione delGoverno di arrestare alcuni espo-nenti di spicco dell’opp osizione.

D all’inizio delle proteste, partite il4 febbraio dalla città di San Cristó-bal, capitale dello Stato di Táchira,la polizia ha arrestato circa seicentop ersone.

E anche ieri, nelle strade di Ca-racas, la tensione è stata altissima.Sono infatti registrati nuovi scontritra qualche centinaio di manife-stanti e le forze dell’ordine; segna-lati lanci di pietre e di bombe mo-lotov. I tafferugli hanno interessatosoprattutto il quartiere di Chacao,nella parte est della capitale. Stan-do a quanto riferiscono le autoritànon ci sarebbero vittime né feriti.

Per cercare di riportare la calma,il presidente Maduro ha apertodue giorni fa una conferenza per ildialogo nazionale, che tuttavia èstata boicottata dall’opp osizione.Nelle intenzioni di Maduro, laconferenza dovrebbe servire perarginare i disordini attraverso «ildialogo e l’azione per la difesa del-la Costituzione e della pace». Unodei partiti di opposizione VoluntadPopular, il cui leader LeopoldoLópez è già in carcere, ha vistoarrestare anche il proprio coordi-natore politico, Carlos Vecchio,provvedimento duramente conte-stato dalle formazioni contrarie aM a d u ro .

NICOSIA, 1. I ministri ciprioti han-no rassegnato ieri le dimissioni perfacilitare i cambiamenti nel Gover-no dopo la decisione del Partitodemocratico (Diko, di destra, gui-dato da Nicolas Papadopoulos) diuscire dalla coalizione con Adunatademocratica (Disy, di centrodestra,del presidente della Repubblica,Nicos Anastasiades).

Diko ha lasciato l’Esecutivo perdisaccordi con il capo dello Statosulla gestione dei negoziati, di re-cente riavviati con la controparteturco-cipriota, per la riunificazionedell’isola. Lo riferiscono i media.Anastasiades — parlando con igiornalisti durante una conferenzastampa a Nicosia — ha detto diavere chiesto ai ministri di rimane-re ai loro posti sino a quando nonverrà effettuato un rimpasto di Go-verno, che per gli analisti potrebbeavvenire al massimo entro il prossi-mo 15 marzo.

La decisione dei ministri di ras-segnare le dimissioni è arrivata an-che a poche ore dal voto con cui ilParlamento ha respinto un disegnodi legge per la privatizzazione delleaziende a partecipazione statale,previsto nel memorandum firmatol’anno scorso da Nicosia con latroika (Fondo monetario interna-zionale, Commissione europea eBanca centrale europea) in cambio

di aiuti economici per uscire dallagrave crisi finanziaria.

Ieri, avevano annunciato le di-missioni entro mercoledì prossimo iquattro ministri del Diko (sugli 11che formano il Governo): quellodell’Energia, Commercio, Industriae Turismo, Yiorgos Lakkotrypis;dell’Istruzione e della Cultura,Kyriakos Kenevezos; della Salute,Costas Petrides; e della Difesa,Photis Photiou.

L’ex presidente brasiliano Lula da Silva (Reuters)

Migranti scavalcano la recinzione a Melilla (LaPresse/Ap)

ROMA, 1. Il presidente del Consi-glio dei ministri italiano, MatteoRenzi, ha completato venerdì lacomposizione della compaginegovernativa con la nomina di 35sottosegretari e 9 viceministri.Fra le 43 nomine, figurano solo 9donne. In totale, compresi i mi-nistri già in carica, le esponentidi sesso femminile rappresentanoil 27 per cento, quota analoga aquella del precedente Governoguidato da Enrico Letta.

Aumentano gli ingressi in Gran Bretagnadai Paesi dell’Ue

LONDRA, 1. L’immigrazione è sempredi più un tema cruciale nel dibattitopolitico britannico. Il premier DavidCameron deve fare i conti con nuoviarrivi, soprattutto dall’Unione euro-pea. E aumenta il fronte politico dicoloro che chiedono maggioricontrolli alla frontiera. L’ufficio na-zionale di statistiche ha reso noto ie-ri che nel Paese si registra un au-mento di arrivi provenienti soprat-tutto dall’Ue.

In particolare da Polonia, Spagna,Portogallo e anche Italia. I dati si ri-feriscono al periodo settembre 2012 -settembre 2013. Nel dettaglio, si cal-

colano 212.000 nuovi arrivi rispettoai 154.000 dello stesso periodo perl’anno precedente. Circa il settantaper cento per lavoro, il trenta percento per studio. Il numero dei citta-dini europei è aumentato a 209.000da 149.000.

Per gli italiani si registra inoltreun primato: sono oltre 44.000 quelliai quali lo scorso anno è stato attri-buito nel Regno Unito il NationalInsurance Number (equivalente alcodice fiscale), il 66 per cento in piùrispetto al 2012. Si tratta dell’aumen-to maggiore registrato tra i Paesi dip ro v e n i e n z a .

Comunque, il dato generale diffu-so dall’istituto di statistica britannico— riferiscono gli analisti — è parzialee limitato a chi appunto richiede ilNational Insurance Number (che nelPaese potrebbero essere giunti damolto tempo) e andrebbe combinatocon il sommerso, ovvero il dato nondichiarato.

Tuttavia, resta indicativo di unatendenza che sembra andare nelladirezione opposta a quella auspicatadal Governo, il cui obiettivo è di li-mitare gli arrivi a meno di 100.000all’anno entro il 2015.

Page 3: Osservatore Romano (02.mar.2014)

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 2 marzo 2014 pagina 3

Criticato per l’incapacità di arginare le violenze il presidente nigeriano promette una rapida soluzione

In guerracontro i miliziani di Boko Haram

I manifestanti tolgono gli accampamenti a Bangkok

La crisi thailandeseresta irrisolta

ABUJA, 1. Il presidente della Nigeria,Jonathan Goodluck, ha dichiaratoieri che il Paese è in guerra contro imiliziani islamisti di Boko Haram,in seguito ai numerosi, efferati attac-chi che negli ultimi giorni hannoprovocato decine di vittime. L’ammi-nistrazione del presidente Goodluck,ricordano le agenzie di stampa inter-nazionali, è stata criticata per la suapresunta incapacità di fermare gli at-tacchi contro i civili indifesi. Dalcanto suo il capo di Stato nigerianoha definito invece «un grande suc-cesso» l’offensiva militare contro Bo-ko Haram nel nord del Paese, ag-giungendo che presto «la situazionetornerà alla normalità».

Al momento, tuttavia, sembra dif-ficile che la situazione possa esserenormalizzata in tempi brevi. I mili-ziani infatti non danno tregua con iloro attacchi indiscriminati controuomini, donne e bambini. Violenzeche hanno di conseguenza causatodistruzione e miseria in varie partidel Paese. Nei giorni scorsi un re-sponsabile dell’amministrazione deldistretto di Madagali, Mallam Mai-na Ularamu, ha lanciato un allarmeriguardo alla situazione nella zona aconfine tra gli Stati di Borno e Ada-mawa.

A causa delle violenze, sono giun-te nelle ultime settimane migliaia dipersone sono giunte nella zona co-

strette ad abbandonare la località diIzge dove i miliziani avevano uccisodue donne e un uomo e poi dato al-le fiamme alcune abitazioni. Si ètrattato di un episodio tra i tanti chehanno indotto gran parte della po-

polazione a temere sempre più perla propria incolumità.

Nel maggio scorso il presidenteaveva lanciato un’offensiva militare aBorno, Adamawa e nello Stato diYobe per cercare di arginare le vio-

lenze scatenate dai miliziani di BokoHaram, che si battono per rovesciareil Governo federale di Abuja e im-porre la legge islamica nel Paese.Ma finora la lotta non ha dato i ri-sultati sperati.

E proprio nello Stato di Yobe, neigiorni scorsi, i miliziani islamistihanno perpetrato una strage di stu-denti, nell’attacco contro il collegioBuni Yadi. Nell’azione destabilizzan-te dei terroristi sono proprio le scuo-le a essere uno degli obiettivi piùcolpiti: molte sono state date allefiamme, con un conseguente pesantebilancio di vittime. Proprio nella cit-tà di Yobe, nel settembre scorso, era-no stati uccisi quaranta studenti du-rante un attacco compiuto contro uncentro per la formazione agraria.Dopo questa strage, il governatoredello Stato, Ibrahim Gaida, ha rivol-to critiche al Governo di Abuja per-ché le forze di sicurezza sarebberogiunte troppo tardi sul luogo dellastrage una volta interpellate d’u rg e n -za. «Per ben cinque ore non c’eranoagenti in grado di impedire quelloche stava accadendo» ha affermatoin un comunicato il governatore.

E in questi giorni si è tenuta adAbuja una conferenza internazionalesulla pace e la sicurezza in Africa al-la quale ha preso parte anche il pre-sidente francese, Fraçois Hollande.

Civili nigeriani costretti ad abbandonare le proprie abitazioni (Reuters)

Coprifuo conella

città libicadi Sebha

TRIPOLI, 1. Un coprifuoco in vi-gore dalle 22 alle 7 nella città libi-ca di Sebha per «bloccare le mi-nacce alla sicurezza» e per «argi-nare le violenze causate da quantiintendono andare contro la pace»è stato ieri annunciato dal porta-voce dell’unità responsabile delleoperazioni militari nel sud, Ala AlHuwaik. Dal mese scorso la loca-lità di Sebha è teatro di scontritra esponenti della tribù AwladSoliman, di origine araba, e quellidi origine africana dei Tabu, chehanno provocato finora un centi-naio di vittime. Oltre ad aver de-cretato lo stato di emergenza, leautorità libiche hanno dispiegatorinforzi militari a Sebha, bastionedell’ex colonnello Gheddafi. Leviolenze hanno finito per avere ri-percussioni sul voto per l’Assem-blea costituente. Il presidentedell’Alta commissione elettoralenazionale, Nuri Elabbar, ha di-chiarato che a causa dell’insicu-rezza e dei sabotaggi da parte digruppi etnici, la seconda tornataelettorale non si è potuta tenerein numerosi seggi. Elabbar ha ag-giunto che una terza tornata nonsarà organizzata e sarà il Parla-mento a decidere che cosa faredegli 11 seggi, su 60, vacanti. Iprimi 49 seggi sono stati assegnatidal 45 per cento degli aventi dirit-to andati alle urne il 20 febbraio.

Svolta in Cinasulla sicurezza

informatica

PE C H I N O, 1. Il presidente cinese, XiJinping, presiederà un gruppo dilavoro del Partito Comunista Cine-se sulla sicurezza cibernetica delPaese. «Senza sicurezza su internetnon c’è sicurezza nazionale» ha di-chiarato il presidente, secondo imedia cinesi. «Senza informatizza-zione non c’è modernizzazione» haaggiunto Xi Jinping. Il presidenteha quindi dichiarato che la Cina«deve sforzarsi di diventare unapotenza cibernetica». Il gruppo dilavoro avrà due vice presidenti, ilpremier Li Keqiang e il membrodell’ufficio politico comunista LiuYunshan. In Cina — come sottoli-neano numerose fonti di stampa —la rete internet è strettamente con-trollata dal Governo, che impediscel’accesso del pubblico ai siti consi-derati pericolosi.

Netanyahu atteso a Washington

S’infiamma il confinetra Gaza e Israele

Emergenza siccità in Malaysia

Razionata l’acquaa Kuala Lumpur

Un corso d’acqua quasi asciutto (Reuters)

TEL AV I V, 1. Ancora tensione al con-fine tra la Striscia di Gaza e Israele.Una donna palestinese è stata ucci-sa, oggi, nel sud del territorio con-trollato da Hamas da colpi sparatidall’esercito israeliano al confine. Loriferiscono fonti palestinesi; nessunasmentita da parte israeliana. L’episo-dio segue di poche ore un raid israe-liano nel nord della Striscia: l’obiet-tivo, come riferiscono fonti militari,era una postazione per il lancio dirazzi. Dopo circa un anno di calmarelativa — sottolinea la France-Presse— nelle ultime settimane si è assistitoa un incremento degli incidenti , condiversi lanci di razzi da parte di mi-liziani palestinesi e rappresaglieisraeliane.

Intanto, gli occhi della diplomaziainternazionale guardano a Washing-ton, dove è atteso il premier israelia-

no, Benjamin Netanyahu, che do-vrebbe incontrare lunedì alla CasaBianca il presidente Barack Obama.Pochi giorni fa, il segretario di Statoamericano, John Kerry, aveva annun-ciato che i colloqui di pace direttitra israeliani e palestinesi, che sullacarta avrebbero dovuto durare novemesi, si estenderanno oltre la sca-denza prefissata, ovvero fino alla fi-ne di aprile. La visita del presidentepalestinese Abu Mazen a Washing-ton è prevista per il 17 marzo.

I negoziati di pace tra israeliani epalestinesi sostenuti dagli Stati Uni-ti, ripresi a luglio scorso dopo treanni di stallo, sono al momentobloccati. Kerry, che nei mesi scorsiha effettuato undici viaggi in Israelee in Cisgiordania, sta lavorando conentrambe le parti per dirimere alcu-ne questioni chiave, come quelledegli insediamenti e dei profughipalestinesi, in vista di un accordoq u a d ro .

Il principale obiettivo della CasaBianca è di arrivare a un’intesa gene-rale, su tutti i punti, entro la finedell’anno. Nonostante le difficoltà,Kerry ha sempre ribadito l’imp egnodi Washington per una giusta solu-zione del conflitto che guardi nelladirezione della formazione di dueStati autonomi e sovrani, in pace tral o ro .

Uccisicinque talebaniin Afghanistan

KABUL, 1. Non si fermano le vio-lenze in Afghanistan, mentre siacuiscono le divergenze tra l’Af-ghanistan da un lato e gli StatiUniti e la Nato dall’altro, in meri-to al mancato accordo sulla sicu-rezza. Ieri cinque talebani sonomorti in un raid di un drone sta-tunitense (velivolo senza pilota)nella provincia di Kunar. Comeaccade anche in Pakistan, la strate-gia dei droni è un motivo di con-tenzioso anche fra Kabul e Wa-shington, con le autorità afghaneche esprimono riserve sui droniperché ritenuti una minaccia perl’incolumità della popolazione. IlPentagono replica che, fatta salvala volontà di non nuocere ai civili,finora tale strategia ha permessodi distruggere numerosi postazionitalebane.

MANILA, 1. Il Governo delle Filippi-ne e i leader della ribellione musul-mana nel sud dell’arcipelago asiaticofirmeranno entro la fine di marzo gliattesi accordi di pace. Intese cheporranno fine a una delle guerrigliepiù lunghe e sanguinose dell’Asia.Lo ha reso noto ieri il primo mini-stro della Malaysia, Najib Razak,precisando che il presidente delle Fi-lippine, Benigno Aquino III, lo hainvitato a Manila per la cerimoniadella firma, «prevista — ha detto —entro la fine marzo». Un funziona-rio dell’ufficio presidenziale filippinoha confermato che gli accordi saran-no siglati in quel periodo, ma unadata precisa non è stata ancora fissa-ta. Benigno Aquino III è attualmentein visita ufficiale in Malaysia, Paeseche in diverse occasioni ha ospitatoround di negoziati tra il Governo diManila e i ribelli.Il presidente filippino (Afp)

Tra il Governo di Manila e i guerriglieri musulmani del sud dell’arcip elago

Verso un accordo di pace nelle Filippine

Ancoraviolenzein Egitto

IL CA I R O, 1. Un manifestante èmorto ieri durante gli scontri alCairo tra sostenitori e oppositoridell’ex presidente MohammedMursi, destituito dall’esercito. Loha reso noto il ministero della Sa-nità, aggiungendo che altre sedicipersone sono state ferite, novedelle quali in modo grave.

Oltre quattromila sostenitori diMursi hanno manifestato per orenel quartiere di Ain Shams dellacapitale, paralizzando il traffico.

Manifestazioni simili si sonosvolte nelle città di Alessandria,Suez e Ismailia, oltre che nelleprovince di Ben Sueif e Minya.

Ad Alessandria incidenti sonostati segnalati dopo che alcunicittadini hanno cercato di zittire imanifestanti, in gran parte espo-nenti dei Fratelli musulmani, cheintonavano slogan contro l’e s e rc i -to e il Governo. Dallo scorso di-cembre, i Fratelli musulmani, cuiappartiene il deposto presidente,sono stati dichiarati fuorilegge.

E in considerazione del pro-gressivo deterioramento della si-tuazione di sicurezza, Italia, Bel-gio, Olanda e Germania hannosconsigliato ai propri cittadini direcarsi in Egitto, in particolare nelSinai e a Sharm el Sheikh, per iltimore di attentati.

BA N G KO K , 1. Il leader della prote-sta monarchico-nazionalista controil Governo thailandese, l’ex vicepremier Suthep Thaugsuban, haannunciato che da domani, dome-nica, il suo movimento abbandone-rà tutti gli accampamenti nel cen-tro di Bangkok, a eccezione diquello nel parco Lumphini. Mal’epilogo della crisi politica che la-cera il Paese asiatico sembra ancoramolto lontano.

L’ex vice premier ha parlato du-rante uno degli abituali comizi allafolla di manifestanti, specificandodi volere comunque continuare lalotta per ottenere le dimissioni delGoverno di Yingluck Shinawatra.

La mossa di Suthep rappresentain sostanza la fine dell’op erazioneBangkok Shutdown (paralisi diBangkok) lanciata lo scorso 13 gen-naio, una strategia che ha portatoimmensi disagi ai residenti dellacapitale, incidendo pesantementeanche sugli arrivi turistici.

«Restituiremo ogni incrocio allapopolazione di Bangkok e da lune-dì non paralizzeremo più la capita-le» ha annunciato Suthep. In prati-ca, il movimento antigovernativoabbandonerà i centralissimi presididi Phatumwan, Ratchaprasong eAsok, situati lungo l’arteria stradaleprincipale di Bangkok, per conflui-

re in un unico accampamento nelparco Lumphini. Tuttavia, rimar-ranno operativi — e gestiti da grup-pi affiliati — altri tre bivacchi attor-no ad alcuni palazzi istituzionali,tra cui la sede dell’Esecutivo.

Nelle ultime settimane, le diffi-coltà logistiche ed economiche diuna protesta che va avanti ormaida fine ottobre sono state comun-que evidenti, con presidi semivuotisorvegliati solo da un minacciososervizio di sicurezza reclutato dalsud, feudo dell’opp osizione.

Una serie di violenze — sparato-rie, attacchi esplosivi e scontri conle forze dell’ordine, che hanno pro-vocato 21 morti e oltre settecentoferiti — ha progressivamente fattocalare la partecipazione della bor-ghesia di Bangkok, che continuacomunque a sostenere compatta lalotta contro il Governo.

Ma anche se le strade diBangkok torneranno libere, la crisipolitica rimane al momento irrisol-vibile. Suthep, che chiede l’istitu-zione di un Consiglio del popolonominato dagli ambienti monarchi-ci, non ha mai accettato alcuncompromesso. La sua offerta di undibattito televisivo con Yingluck èstata respinta ieri dal Governo, cheribadisce la sua legittimità prove-niente dal trionfo elettorale del2011 e, probabilmente, anche delvoto anticipato del 2 febbraio.

Dato il boicottaggio dell’opp osi-zione — sostenuta dall’élite tradi-zionale vicina alla monarchia — el’ostruzionismo della protesta, l’esi-to della consultazione elettorale delmese scorso ancora non è stato an-cora reso noto e Yingluck — ap-poggiata dalle classi medio-basserurali — rimane precaria nella posi-zione di primo ministro ad interim.La crisi politico-istituzionale ri-schia, quindi, di trascinarsi ancoraa lungo.

KUA L A LUMPUR, 1. Molte zonedella Malaysia sono state colpitedalla siccità, insuale in un Paesedove le piogge sono una costantedovuta alla vicinanza all’E q u a t o ree alla posizione geografica.

Particolarmente colpiti gli Statidi Selangor, Johor e NegeriSembilan, dove il livello dell’acquanegli invasi per l’a p p ro v v i g i o n a -mento è già sceso del 50 per cen-to. Emergenza per due milioni e

mezzo di persone. Anche nella ca-pitale, Kuala Lumpur — dopo duemesi di siccità, accompagnata datemperature sopra la media — èprevisto un razionamento del pre-zioso liquido. Si temono pesanticonseguenze sull’economia diquello che è il primo esportatoreal mondo di gomma e il secondoproduttore di olio di palma, oltreche sul pregiato export di fruttaesotica e fiori.

Sanguesulle vaccinazioni

in Pakistan

ISLAMABAD, 1. Nuovi attacchi deitalebani in Pakistan contro la cam-pagna antipolio. Oggi attentati di-namitardi nel distretto di Khyberhanno provocato la morte di tredicipoliziotti, che stavano scortandouna squadra di medici impegnatinelle vaccinazioni. Si è poi appres-so che anche un bambino è rimastovittima degli attentati. Un com-mando di miliziani ha lanciato al-cuni ordigni in un’area dove eranoradunati medici e i volontari, so-pravvissuti all’attacco. Si stima chenel 2013 in Pakistan più di trentamedici, impegnati nella campagnaantipolio, siano rimasti uccisi negliattacchi compiuti dai miliziani. IlPakistan è tra l’altro l’unico Paesedove il numero di nuovi casi di po-lio è stato segnalato in aumentonel 2013.

Page 4: Osservatore Romano (02.mar.2014)

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 2 marzo 2014

Il cardinale Gianfranco Ravasi e il filosofo Luc Ferry a confronto su fede e ragione

Con gli occhi del poeta

È davvero possibileprima credere e poi comprendere?La fede non è una raccolta di normema coinvolge mente e cuoreCome accade fra due innamorati

Quando i vescovi si confrontarono sul Vaticano II

Lettura storicae lettura teologica

Quarant’annidi interpretazioniPubblichiamo uno stralciodi un articolo uscito sul numerodi gennaio del mensile«La rivista del clero italiano».Nel testo l’autore sintetizza quantoelaborato in maniera più diffusanel libro La recezione del ConcilioVaticano II nel dibattito storiograficodal 1965 al 1985. Riformao discontinuità? (Cantalupa, Effatà,2011). Nel volume — intro dottoda una prefazione del gesuitaNorman Tanner e da una sezionededicataalla premesse di metodo — l’a u t o rericostruisce le tappe salientidel periodo preso in esamedescrivendo alcune figurecome «agenti della recezione»e ripercorrendo la documentazionestoriografica sul concilio alla lucedella dialettica interna fra diverseposizioni. Il raggio di analisidel dibattito è principalmentelimitato all’Europa occidentale e alNord America, limitazioneragionevoledata la vastità del tema trattato;corredano il testo una sezionecomposta da tre appendici di testie un prezioso indice dei nomi.

Secondo Peter Hünermann

Il pontedi Ratzinger

Sarebbe utile studiarela fase gesuitica del santuarioQuella in cui esso divenneuno dei luoghi principalia sperimentare la penitenza

In voloStorica contemporaneista,Lucetta Scaraffia haricostruito la storia delsantuario mariano nelvolume L o re t o , uscito nel1998 con la casa editrice ilMulino. Il libro ripercorrele vicende e i significatireligiosi e sociali dellastoria di quel lembo diTerra santa giuntomiracolosamente in volonel cuore dell’Italia.

Marc Chagall, «Giobbe in preghiera» (1960)

Raccolti gli scritti di Mario Sensi su Loreto

Le scelte misteriosedella madre di Dio

Una riproduzione devozionale della Santa Casa

di FRANCESCO SAV E R I O VENUTO

Il sinodo straordinario dei vescovi del 1985non poté e allo stesso tempo non volle for-nire un’interpretazione “ufficiale” del Vati-cano II e risolverne problematiche lasciateaperte, ma cercò, lontano da steccati ideo-logici, di ribadire e indicare alcuni criteridi ermeneutica e lettura dei documenticonciliari. Il concilio — dichiararono i Pa-dri sinodali — legittimamente convocato evalidamente celebrato, essendo espressioneautorevole del Magistero del Papa in co-munione con i vescovi nell’interpretare ildeposito della fede, è da promuovere e ap-plicare integralmente.

Senza dubbio — osservarono ancora ivescovi — sono attive delle resistenze nelprocesso recettivo come conseguenza di

un’ermeneutica impostata su una letturaparziale e riduttiva dei testi conciliari, do-vuta anche a una mancata attenzione daparte dell’episcopato nel vigilarne l’inter-pretazione e l’applicazione.

Nella relazione finale, oltre a incoraggia-re una più ampia e profonda conoscenzadel concilio, attraverso la sua assimilazioneinteriore, la sua riaffermazione e la sua at-tuazione, il sinodo promosse alcune indi-cazioni di natura ermeneutica, riproponen-do quasi alla lettera i criteri di letturadell’avvenimento e dei documento conci-liari, così come erano stati redatti dal teo-logo Walter Kasper in un suo contributoinviato in fase preparatoria alla Segreteriagenerale. Essi sono: lettura integrale di tut-ti i documenti nella loro specificità e nelloro reciproco rapporto; attenzione parti-colare verso le quattro Costituzioni come“chiavi interpretative” dei decreti e delledichiarazioni; unità tra spirito e letteraconciliare; continuità del Vaticano II con lagrande tradizione della Chiesa.

Il documento conclusivo del sinodo rap-presentò un caloroso invito a considerare ilconcilio Vaticano II un momento significa-tivo della storia della Chiesa e una ulterio-re fondamentale occasione di approfondi-mento teologico per la fede cristiana. Unalettura storica e allo stesso tempo teologicadel Vaticano II avrebbe potuto contribuirea una sua più integrale comprensione, evi-tando così il rischio di letture aprioristiche,a scapito di una corretta ricostruzione deifatti storici, e un’interpretazione “ateologi-ca” e storicista, incapace di rendere ragionea una continuità e sviluppo nella storiadella Chiesa.

«Benedetto XVI ha gettatoun ponte sul quale ora camminaFrancesco»: così il teologotedesco Peter Hünermannnel corso dell’intervistapubblicata sul blogdell’editrice Queriniana.Ratzinger, afferma, ha svolto«un ruolo molto importantenei processi di riforma dellaChiesa cattolica del secolo XXe nella comprensione delVaticano II. Nella serie dei Papiegli è l’ultimo che hapartecipato al concilio. Èsignificativo che l’ultimo attodel suo ministero sia consistitonel presentare ancora una voltaal clero romano il concilio dalsuo punto di vista ditestimone».La singolarità, spiegaHünermann, sta nella«concezione additiva delconcilio, che potrebbe conciliaredue aspetti: il vecchio e ilnuovo, tradizione e riforma.Come i suoi predecessorinel ministero papale, Ratzingerha compreso il concilio come unevento che ha segnato unpassaggio. Qui sono indiscussione questioni del tuttoessenziali, questioni di fede e dicomprensione della Chiesa.Credo che Benedetto abbia vistochiaramente questaresponsabilità» sottolinea ilteologo.«La nuova formulazionedell’auto comprensioneecclesiale, che si esprime nelconcilio — prosegue il teologo —non fu subito patrimonio deiteologi e della prassi deivescovi. Una parte si ponevacon stupore di fronte a questo“evento mondiale”, come lo hachiamato Karl Rahner, perché laChiesa integrava per la primavolta il mondo nella riflessionesu se stessa. L’altra partecontinuava a viaggiare suivecchi binari. E in Ratzinger leitrova entrambe le posizioni.Le decisioni di Benedetto,conclude Hünermann, sonostate «pietre miliari per laChiesa nel suo cammino inquesto tempo. Pensiamo aquando ha detto “Non sono piùnelle condizioni di prestare ilservizio a me affidato”: è unanuova definizione, pragmaticanel senso migliore del termine,del ministero di Papa, senza chela teologia del ministero nefosse toccata».

di LU C E T TA SCARAFFIA

Mario Sensi, gran-de studioso del-la Chiesa inepoca medieva-le e nella prima

età moderna, ha raccolto in Lo-reto, una chiesa “miraculose fun-data” (Firenze, Edizioni delGalluzzo, 2013, pagine 469, euro65), i suoi numerosi scritti sullastoria del santuario di Loreto. Eriesce anche in questi studi, co-me negli altri suoi lavori, nel dif-ficile compito di far convivereprecisione filologica e rigorosa

quali riesce a scoprire l’irradia-mento devozionale del santuarioe le modalità con le quali que-sto culto viene replicato primanella zona umbro-marchigiana,poi sempre più lontano. E laprofonda conoscenza della sto-ria devozionale della regione loporta a trovare le origini dellachiesa lauretana in un ex votocontro la peste, che prevedeval’edificazione di un sacello sacroin una sola giornata, e quindisenza fondamenta: da qui l’attri-buto di miraculose fundata.

Il piccolo santuario marianosorto vicino a Recanati si tra-

un osservatore meno attento,possono anche suggerire untrasporto angelico.

Con Sisto V il piccolo centroraggiunge il suo apogeo: il Pa-pa marchigiano, infatti, coronòl’operazione di traslazione disacralità dalla Palestina all’o cci-dente cristiano conferendo aLoreto la dignità di città vesco-vile, e quindi vera e propria cit-tà-santuario.

La successione dei rettori, losviluppo del pellegrinaggio vo-tivo, i risvolti economici dellavita di questo santuario semprepiù importante nella geografiadei pellegrinaggi, e divenutotappa quasi obbligatoria nelpercorso di discesa verso Ro-ma, sono tutti aspetti appro-fonditi con rigore documenta-rio e acuta analisi storica neivari saggi raccolti nel volume.

Il libro si conclude con la se-gnalazione di nuove piste di ri-cerca, necessarie per completarela storia del santuario, alle qua-li vorrei aggiungerne una: la

necessità di studiare l’imp ortan-te fase gesuitica, in cui il san-tuario divenne, grazie alla fortepresenza della Compagnia, unodei luoghi principali in cui sisperimentava la pratica dellapenitenza, e dove i religiosi ela-borarono i punti essenziali del-la loro trattatistica sulla confes-sione.

Molti aspetti della storia diquesto santuario, quindi, sonostati chiariti, e altri almeno se-gnalati ai futuri storici, ma ri-mane aperto quello che Roma-na Guarnieri chiama «il miste-ro dei santuari».

Che forse, in questo caso, è— a dirlo sempre con le sue pa-role — il «mistero insondabiledi scelte misteriose da partedella Madre di Dio, capace diservirsi financo dei nostri pove-ri “falsi storici”, per confonderei “superbi nei pensieri del loroc u o re ”, effondendo invece gra-zie su grazie sui “poveri di spi-rito”».

attenzione per le fonti con unasincera disponibilità ad ascoltarele ragioni e le pratiche della de-vozione popolare. In questo, fe-dele allievo di don Giuseppe DeLuca e soprattutto della suacompagna di studi e di ricercaRomana Guarnieri, della quale èqui ristampato un saggio di bi-lancio e di commento alla primaparte della ricerca.

Sensi è attento studioso deidocumenti notarili, attraverso i

mariano, partecipa della sacrali-tà della Santa Casa di Nazaret.

In questo stesso periodo,l’occupazione musulmana ave-va reso impossibile il pellegri-naggio in Terra santa, per cuila traslazione di sacralità in ter-ritori più accessibili diventa ne-cessaria e l’idea che questa siaproprio la Santa Casa origina-ria si fa strada. Ma a ispirare laleggenda di una vera e propriatraslazione miracolosa fu unconflitto giurisdizionale fra Re-canati e Macerata, risolto dalrettore del santuario, Pietro To-lomei, con il ricorso alla leg-genda: il volo magico da Naza-ret a Loreto consente così allaSede romana di assumere diret-tamente la giurisdizione delsantuario.

Volo magico che sembravatrovare origine e al tempo stes-so conferma in una delle piùantiche immagini della Madon-na di Loreto, ritratta all’internodi un tabernacolo — simb olodell’anàstasis che sta per la Ge-rusalemme celeste — con dueangeli ai lati che sembrano so-stenere il tabernacolo ma che, a

sforma però presto,da santuario peruno scopo specificoa santuario sede diun culto polivalen-te. Che, come peraltri casi vicini, nelperiodo fra Trecen-to e Quattrocento,in quanto santuario

Dal 4 marzo sarà in libreria Lo scandalodell’amore (Milano, Mondadori, 2014, pagine200, euro 18) nel quale il cardinale GianfrancoRavasi e il filosofo Luc Ferry dialogano sullafede, la ragione, la vita, la morte, la verità e lamenzogna. Anticipiamo una parte del dibattitofinale.

LUC FE R R Y: Credo ut intelligam dicesant’Agostino. Vorrei ritornare con lei suquest’idea volontariamente paradossale, se-condo la quale si dovrebbe prima trovare epoi cercare. Per dirla in termini più comuni,bisognerebbe cominciare dapprima con la fe-de e solo in un secondo tempo mobilitare laragione. A più riprese lei dice che la vera

ti, la coscienza primaria della persona è sim-bolica, è segnata da un moto di adesione af-fettiva a un universo che si spalanca davantiallo sguardo. Il bambino, per esempio, hacome prima conoscenza la visione d’insieme,in seguito imparerà a distinguere secondo icanoni dell’analisi. Allo stesso modo procedeil poeta, il quale non analizza i sentimenti, ivolti, gli sguardi, le passioni, le vicende, mali rappresenta in termini sintetici, a voltefulminanti, con il bagliore accecante di unlamp o.

nale, che non significa semplicemente affer-mare dei principi o delle idee vaghe, inconsi-stenti, ma riconoscere che esiste un altro or-dine conoscitivo con un suo statuto metodo-logico e una sua coerenza intrinseca. Questomodello di conoscenza, per esempio, consi-dera la Bibbia anche come parola trascen-dente, che supera i rigorosi principi di unlinguaggio letterario, storico-critico.

Può aiutarci a entrare in questa secondadimensione il libro di Giobbe, che vede dauna parte i tre amici Zofar, Bildad ed Elifaz,ai quali si aggiunge Elihu, che intessono i lo-ro dialoghi su una trama di razionalità pura,senza aprirsi alla trascendenza. In un primomomento Giobbe polemizza con gli amici af-frontandoli sullo stesso terreno del razioci-nio, ma alla fine apre un altro orizzonte co-noscitivo, che gli consente di affermare, ri-guardo a Dio: «Io ti conoscevo per sentitodire [è la via razionale] ma ora i miei occhi tivedono» (Giobbe, 42, 5).

Con questa affermazione egli introduce ilparametro della visione, la conoscenza, ap-punto, di tipo teologico in senso stretto, chenon è vagamente sentimentale, ma possiedeun suo statuto e metodo.

In tale prospettiva possiamo ricordareTommaso d’Aquino, Anselmo, Pascal, Kier-kegaard e altri autori ancora, che cercano diindividuare non solo la grammatica della ra-gione, ma pure quella della “metaragione”.Su questa scia possiamo richiamare anche al-cuni grandi mistici come Giovanni della Cro-ce e Teresa d’Avila.

Per esempio, Giovanni della Croce descri-ve l’ascesa verso Dio per gradi, passando an-che attraverso la notte dello spirito. Ora, tut-to questo non è una pura emozione, ma ma-nifesta un rigore espositivo articolato su unasintassi teologica. In questo senso possiamodire che l’esperienza del credente e, in subor-dine, il lavoro del teologo nascono da unpercorso per certi aspetti paragonabile alcoinvolgimento totale richiesto nell’innamo-ramento. Infatti, l’esperienza d’amore ha cer-tamente una dimensione razionale — i due siconoscono, discutono, sognano, progettano— ma la componente fondamentale è sinto-nizzata su una lunghezza d’onda diversa.

Tanto che il volto della donna che ami ti ap-pare bellissimo, unico, mentre per gli altrinon è che uno dei tanti volti che scorronosul «video» della quotidianità.

Sarebbe errato pensare che l’innamora-mento sia solo un’esperienza emotiva; esso,infatti, contempla anche l’aspetto razionaleche, talvolta, può mettere in crisi il piano af-fettivo.

teologia cammina su uno spartiac-que, fra due abissi, due vallate, in cuinon bisogna cadere: da un lato, l’ap-proccio unicamente storico, fattuale,razionale, filosofico; dall’altro un mi-sticismo irrazionalista, un «entusia-smo mistico», una Schwärmerei p erusare un termine del romanticismotedesco. Occorre dunque mantenersisul crinale, e questo implica insiemesia la ragione e la storia fattuale, siaun approccio trascendente.

Solo in questo modo si può essere in ar-monia con l’oggetto principale della teologia,Gesù, che è a un tempo un essere storico,ma anche qualcuno di cui non si può com-prendere il messaggio se non si possiede giàla fede. Unicamente a tale condizione ci saràarmonia fra il metodo teologico e l’oggettodella teologia.

Perché ha scelto questo approccio, vistoche si tratta di indirizzarsi a dei non creden-ti, nel quadro del Cortile dei gentili? Che co-sa si aspetta che comprendano di preciso, da-to che ci vuole in primo luogo la fede percomprendere, e che, per definizione, noi noncredenti non l’abbiamo? Che cosa ha volutomostrare loro?

GIANFRANCO RAVA S I : L’amare precede ilcomprendere. Questo assunto può esserel’avvio per esplicitare il mio pensiero sulla ri-flessione teologica, che si rifà a uno schemache parte da Pascal, il quale diceva che sicomprendono le cose che si amano. Taleconcezione può essere ampliata fino a lambi-re i confini dell’antropologia, cioè dell’esp e-rienza comune a ogni persona umana. Infat-

L’itinerario di fede autentico è, per certiaspetti, parallelo al percorso estetico; perciòil punto di partenza è credere/amare, con unesordio di tipo simbolico rappresentativo. Intale orizzonte, per usare il binomio a cui leifaceva cenno, possiamo affermare: credere, epoi cominciare a comprendere.

A questo punto si passa al secondo mo-mento, cioè all’analisi in senso stretto. Que-sta ricerca, però, non può essere condotta at-traverso un unico canale, un’unica via di co-noscenza. Infatti, lo statuto epistemologicoproprio della teologia necessita di almenodue percorsi paralleli. Il primo comprende ladocumentazione storica e l’analisi razionale.La figura di Gesù, per esempio, deve esserestudiata prendendo in considerazione la veri-fica storico-critica ma anche la dimensionepsicologica, con il contributo della psicoana-lisi, con i suoi criteri di indagine, oppuredell’antropologia culturale, e non soltantocon la pur necessaria analisi razionale intesasecondo rigidi canoni filosofici o storici. Ilsecondo livello lo definirei, pur con qualcheprecisazione, mistico, teologico in sensostretto. Si tratta di un canone più specifico,che tiene conto della dimensione metarazio-

L’innamorato fa un’“esperienza di fede”che non ha come interlocutore Dio, ma labellezza, che è, comunque, una realtà tra-scendente. Questo ci dovrebbe offrire la pos-sibilità di presentare la fede non come unaraccolta di norme, ma come un’esp erienza“o l t re ”, che coinvolge tutta la persona, mentee cuore.

Page 5: Osservatore Romano (02.mar.2014)

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 2 marzo 2014 pagina 5

Intervista a don Francesco Cereda regolatore del capitolo generale salesiano

Te s t i m o n idella radicalità del Vangelo

di CARLO DI CICCO

Mistico nello Spirito, profeta dellafraternità, servo dei giovani: è que-sto l’ideale identikit del salesianooggi. A tracciarne il profilo è donFrancesco Cereda, regolatore del-l’imminente capitolo generale 27della congregazione salesiana.«L’Osservatore Romano» ha postoa don Cereda alcune domande perapprofondire il senso di questo ap-puntamento che proietta la congre-gazione nell’anno del bicentenariodel nascita di don Bosco attraversole novità riformatrici del pontificatodi Papa Francesco.

«Testimoni della radicalità evangelica:lavoro e temperanza». Perché i salesia-ni hanno scelto questo tema per il lorocapitolo generale 27?

La vita consacrata è chiamata adare testimonianza del Vangelo;questa è la sua identità. La testimo-nianza è fondamentale per la vitacristiana e ancor più per la vita con-sacrata. La testimonianza fa crescerela Chiesa; Papa Benedetto XVI ci ri-cordava che «la Chiesa cresce pertestimonianza e non per proseliti-smo». La testimonianza che attrae èquella della vita vissuta secondo ilvangelo. Il “l a v o ro ” e la “temp eran-za” sono il distintivo del salesiano,ossia il suo modo di testimoniare laradicalità del Vangelo; con il lavoroe la temperanza egli concretizza ilprogramma di vita di don Bosco:«dammi le anime, toglimi pure tuttoil resto». Tale programma rappre-senta infatti la mistica e l’asceticadel salesiano, che si esprime in mo-do visibile proprio con la dedizionenel lavoro apostolico e con la capa-cità di rinuncia.

In che modo il vostro capitolo generaleterrà presente il bicentenario della na-scita di don Bosco e il valore simbolicodi rinnovamento e riforma del pontifi-cato di Francesco?

Dopo il pellegrinaggio dell’urnadi don Bosco e dopo il triennio dipreparazione, il capitolo generale ècome la “p orta” che ci introduce albicentenario della sua nascita, chesarà celebrato dal 16 agosto 2014 al16 agosto 2015. Il capitolo intendeinfatti aiutarci ad assumere con piùconsapevolezza la nostra identità ca-rismatica, a conoscere, comprendere,imitare, invocare maggiormenteDon Bosco e quindi ad approfondi-re e comunicare la sua attualità spi-rituale ed educativa. Nello stessotempo questo capitolo avviene du-rante il primo anno del servizio pe-trino di Papa Francesco; esso nonpotrà non tener conto della sua te-stimonianza di vita semplice e pove-ra; del suo invito a superare la mon-danità spirituale; del suo impegnodi essere vicini a tutti, specialmenteai poveri e sofferenti, ai giovani eagli anziani, alle famiglie; della suaaudacia ad uscire, ad andare nelleperiferie, a recarsi nelle frontiere. LaEvangelii gaudium diventerà certa-mente un riferimento imprescindibi-le per il nostro impegno di evange-lizzazione dei giovani.

I lavori saranno orientati nel chiuso diuna riforma interna della congregazio-ne o saranno spinti dall’attenzione aisegni dei tempi emersi nella Chiesa enel mondo giovanile?

La testimonianza ci proietta al difuori; ci domanda di “u s c i re ” e an-dare sulle strade, di farci ancor piùvicini ai giovani e camminare conloro. Il capitolo ci chiede di faremergere il nuovo profilo del sale-siano di oggi: mistico nello Spirito,profeta della fraternità e servo deigiovani. La nostra testimonianza èper gli altri, è per tutti, è special-mente per i giovani, perché il mon-do creda. La testimonianza ci spin-ge a superare l’autoreferenzialità. Sesaremo credenti, diventeremo credi-bili; se saremo convinti, allora po-tremo essere convincenti; se saremopersuasi, diventeremo persuasivi. Latestimonianza attraente farà risplen-dere il Vangelo e attrarre vocazioni.

Quale contributo pensate di dare allasoluzione della questione giovanile neiPaesi del benessere in crisi e nei Paesipiù poveri?

La questione del benessere e dellapovertà ci interpella a dare rispostesoprattutto attraverso l’educazione.Là dove i giovani sono più segnatidall’esclusione, dall’e m a rg i n a z i o n e ,dal disagio, là siamo e dobbiamocontinuare a esserci e ad andare. Ilcompito educativo oggi è una mis-sione chiave; senza l’educazione non

c’è cambio culturale e sull’educazio-ne si inserisce l’annuncio del Vange-lo. Dobbiamo preparare i giovani aessere capaci di trasformare la socie-tà secondo lo spirito del Vangelocome agenti di giustizia e di pace ea vivere come protagonisti nellaChiesa. Il superamento delle situa-zioni di povertà richiede il cambia-mento dei modelli culturali; ciò av-viene con strategie di lungo termine,quali sono quelle dell’educazione:educazione ai diritti umani e allacittadinanza attiva, formazione alla“leadership”, qualificazione profes-sionale, proposta del Vangelo e cre-scita nella fede. Occorre per questoformare educatori che siano all’al-tezza delle persone che educano eche sappiano annunciare Cristo auna generazione che cambia; inquesto campo la formazione dei lai-ci e il loro coinvolgimento nell’edu-cazione è una priorità carismaticaper noi.

Già dal documento di lavoro capito-lare emergono linee operative di rinno-vamento. Ci sono delle difficoltà dasuperare per la fattibilità di nuovi pro-positi?

Lo “strumento di lavoro” p re p a r a -to per questa assemblea capitolare èil frutto e la sintesi dei capitoliispettoriali celebrati nelle novantaispettorie di tutto il mondo. Esso ciinvita a fare del discernimento ilmetodo per interrogarci sulle do-mande dei giovani e sulle risposteda dare loro. Tale metodo ci indicatre tappe: l’ascolto dei bisogni, desi-deri, difficoltà e rischi; la lettura diqueste situazioni e delle loro cause;il cammino da percorrere in rispostaall’ascolto e alla lettura. Il compitopiù impegnativo che ci si prospettaè la conversione, ossia il cambio dimentalità, il rinnovamento del cuo-re, la riforma di noi stessi e delle co-munità; si tratta di una triplice con-versione: spirituale, fraterna e pasto-rale. In ogni caso occorre mettersi

in ascolto disponibile dello Spirito,percepirne la voce, seguirlo dove civuole condurre, come don Boscoche alla fine della vita diceva: «So-no sempre andato avanti come Diomi ispirava e le circostanze mi sug-gerivano».

L’invecchiamento, specialmente in Occi-dente, è uno dei problemi maggiori an-che dei religiosi e quindi dei salesiani.Ma non sembra emergere negli istitutil’urgenza di porre in modo nuovo il te-ma delle vocazioni. I salesiani hannomaturato una strategia vocazionale?

La geografia vocazionale sta cam-biando; oggi le vocazioni alla vitaconsacrata crescono di numero inAfrica e in Asia; mentre diminuisco-no nei Paesi occidentali. Dio conti-nua a chiamare i giovani anche neicontesti secolarizzati, ma in questicasi occorre maggior cura nel rico-noscere le vocazioni, incoraggiarle eaccompagnarle. I salesiani si impe-gnano a far sì che tutta la pastoralegiovanile sia orientata vocazional-mente, ossia che tutte le comunitàeducative, i gruppi e le associazioni,gli educatori e le famiglie aiutinoogni giovane a scoprire il disegno diDio sulla propria vita. Inoltre sonoconsapevoli che le vocazioni di spe-ciale consacrazione si sviluppano apartire dalla scoperta di una voca-zione apostolica; per questo coin-volgono i giovani in esperienze diservizio e gratuità nell’educazione,nel volontariato, nella missionarietà,nella catechesi e insieme in espe-rienze di preghiera e vita comunita-ria. Infine, offrono ai giovani espe-rienze vocazionali specifiche, qualila partecipazione alla vita della co-munità salesiana, i cammini voca-zionali per fasce di età, gli esercizispirituali, la “comunità proposta”per giovani in ricerca vocazionale,l’impegno apostolico, l’accompagna-mento spirituale.

Omelia catechetica del patriarca Bartolomeo

Pe n t i m e n t oè cambiare sul serio

IS TA N B U L , 1. «L’opportunità, nel belmezzo di una crisi finanziaria diffu-sa e globale, per dimostrare il no-stro aiuto materiale e spirituale ver-so gli altri. Quando agiamo con ca-rità e manifestiamo il nostro penti-mento nella pratica, passando da unmodo individualistico e farisaico divivere a un altro comunitario e al-truista, allora potremo trarre profit-to dalla penitenza e dalla conversio-ne, vivendo anche il pentimento co-me passaggio fondamentale dal pec-cato di egocentrismo e vanagloriaalla virtù dell’amore, aspirandoall’umiltà e all’atteggiamento delpubblicano, che ha meritato la mise-ricordia di Dio». È uno dei passag-gi più significativi dell’omelia cate-chetica per la Quaresima scritta dalpatriarca ecumenico, Bartolomeo,arcivescovo di Costantinopoli.

Con la Quaresima, «entriamo inquesto periodo salvifico di purifica-zione del cuore e dell’anima, al finedi accogliere la Passione, la Croce,la Sepoltura e la Risurrezione di no-stro Signore non solo attraverso ri-tuali e parole ma anche nella praticae l’esperienza. Pentitevi per diventa-re persone nuove — esorta Bartolo-meo — rinunciando alla vecchia na-tura di peccatori e acquisendo novi-tà di vita». Vigilanza, disciplina,«cura per la nostra salvezza», since-ro e tangibile pentimento «per tuttii nostri peccati, misfatti e ingiusti-zie»: queste le richieste “q u a re s i m a -li” del patriarca. «Ecco ora il mo-mento favorevole, ecco ora il giornodella salvezza!» (2 Corinzi, 6, 2). LaChiesa ortodossa raccomanda che,durante il periodo di Quaresima,«concentriamo la nostra attenzionesul pentimento sincero, il “c ro g i o l odel peccato”, secondo san GiovanniCrisostomo». Il pentimento, infatti,è «il primo tema della predicazionedi nostro Signore Gesù Cristo e lavera essenza della dottrina cristiana.È l’invito quotidiano della Chiesa atutti noi. Nonostante ciò, molti dinoi non hanno mai veramente vissu-to il pentimento. A volte sentiamoche non ci riguarda personalmente»,perché non si ritiene possibile l’avercommesso dei peccati. Invece — ri-corda ancora l’arcivescovo ortodosso

— «come ci insegna il saggio mae-stro di vita spirituale Isacco il Siro,e come la maggior parte dei Padridella Chiesa proclamano attraversol’esperienza, “il pentimento è neces-sario anche al perfetto”. Questo per-ché il pentimento non è semplice-mente provare rimorso per i nostripeccati, con la conseguente decisio-ne di non ripeterli, ma implica an-che un cambiamento dei nostri at-teggiamenti in direzione di ciò che èmeglio, così da acquisire un costan-te miglioramento davanti a Dio e almondo».

In tal senso, il pentimento è un«viaggio senza fine verso la perfe-zione divina a cui dobbiamo sempremirare e muoverci. Infatti, dal mo-mento che la perfezione di Dio è in-finita, la nostra strada verso la suasomiglianza deve essere illimitata einfinita. C’è sempre un livello diperfezione al di là di ciò che abbia-mo realizzato — sottolinea nel di-scorso Bartolomeo — e quindi dob-biamo cercare costantemente il pro-gresso spirituale e la trasformazione,come sollecitato da san Paolo, che èasceso al terzo cielo e ha visto i mi-steri ineffabili: “E noi tutti, a visoscoperto, riflettendo come in unospecchio la gloria del Signore, ve-niamo trasformati in quella medesi-ma immagine, di gloria in gloria, se-condo l’azione dello Spirito del Si-g n o re ” (2 Corinzi, 3, 18). Quantopiù il nostro mondo interno è puli-to, più il nostro occhio spirituale sipurifica e più chiaramente vediamonoi stessi e tutto ciò che ci cir-conda».

Di conseguenza, conclude il pa-triarca ecumenico, il pentimento è ilpresupposto fondamentale del pro-gresso spirituale, per essere più so-miglianti a Dio. Ma per essere au-tentico deve essere accompagnatoda «frutti adeguati», soprattutto dalperdono e dalla carità: «Dopo tutto,la via del pentimento è il riconosci-mento e la confessione dei nostripeccati, è non provare più rancoreverso gli altri, pregare con passionee integrità». Una via lastricata dimisericordia, umiltà, amore: è la vit-toria del bene sul male.

Caritas italiana

Il ciboè un diritto

di tutti

ROMA, 1. «Una sola famigliaumana, cibo per tutti: è compitonostro»: è questo il titolo dellacampagna nazionale di sensibiliz-zazione e formazione elaboratadagli organismi, dalle associazio-ni e dai movimenti cattolici ita-liani per rispondere unitariamen-te all’appello del Papa «a darevoce a tutte le persone che sof-frono silenziosamente la fame, af-finché questa voce diventi unruggito in grado di scuotere ilmondo». Un appello che PapaFrancesco aveva lanciato in unvideomessaggio lo scorso 9 di-cembre per l’avvio della campa-gna mondiale sul diritto al cibopromossa da Caritas Internatio-nalis.

«L’importanza di un forte im-pegno di consapevolezza circa lecause e le conseguenze deglisquilibri globali, nazionali e loca-li — si legge nel documento basedella campagna — è una tematicaben presente nel magistero dellaChiesa, e nell’azione degli orga-nismi di volontariato che sulladottrina sociale della Chiesa pog-giano la propria ispirazione. Ol-trepassare l’attuale crisi è possibi-le ricostruendo relazioni, struttu-re, comunità e comportamenti re-sponsabili per il buon vivere a li-vello locale e globale, esplorandoquelle periferie geografiche edesistenziali di recente evocate daPapa Francesco».

Aspetto centrale della campa-gna, nell’ambito della quale —come riferisce un comunicato diCaritas Italiana — saranno ancheelaborate precise richieste allapolitica a livello internazionale,europeo e italiano, è l’elementoeducativo, mentre tre sono i filo-ni tematici in cui essa si articola:cibo giusto per tutti; finanza alservizio dell’uomo; relazioni dipace. L’iniziativa — che intendecoinvolgere organismi, associazio-ni, gruppi e scuole nell’a p p ro f o n -dire la conoscenza delle questionidella fame e della crisi e nel tra-durla in impegno sociale e politi-co nei singoli territori — r a p p re -senta un’occasione di impegnocomune a livello nazionale e lo-cale di numerosi enti e organismidi origine ecclesiale. Insegnanti,educatori e animatori sono le ca-tegorie interpellate innanzituttodalla campagna, ma anche giova-ni imprenditori presenti nei di-versi settori produttivi, in parti-colare in ambito alimentare e ingrado di interpretare una dimen-sione economico-produttiva e fi-nanziaria responsabile e sosteni-bile.

In 220da 58 Paesi

Sarà il rettor maggiore don PascualChávez Villanueva, nono successoredi don Bosco, ad aprire i lavori delcapitolo generale 27 dei salesianidedicato al tema «Testimoni dellaradicalità evangelica: lavoro etemperanza». Nella mattina dilunedì 3 marzo, presso ilSalesianum di Roma, don ChávezVillanueva presiederà una messa, acui farà seguito il discorsoinaugurale. Nella mattinata, oltre aisaluti dei rappresentanti dellafamiglia salesiana, è previstol’intervento del cardinale prefettodella Congregazione per gli Istitutidi Vita consacrata e le Società diVita apostolica, João Braz de Aviz.Ai lavori del capitolo generale —che si concluderà il 12 aprile e cheha all’ordine del giorno anchel’elezione del nuovo rettor

maggiore — partecipano 220persone tra aventi diritto, delegati einvitati. Saranno rappresentatecinquantotto nazionalità a indicarel’irradiamento mondiale del carismadi don Bosco. Il gruppo piùconsistente sarà quello degliitaliani, con 34 membri, seguiti daindiani (31), spagnoli (20),brasiliani (13) e polacchi (dieci).I lavori veri e propri del capitolosono stati preceduti da cinquegiorni di esercizi spirituali, dallapresentazione della relazione delrettor maggiore e da unpellegrinaggio ai luoghi salesiani.A orientare la riflessione deipadri capitolari saràlo “strumento di lavoro”, realizzatoda una commissione che hasintetizzato i contributi dei capitoliisp ettoriali.

Monsignor Galantino presenta il sussidio della Cei per la quaresima e la Pasqua

In Cristola speranza

ROMA, 1. «Nell’itinerario quaresima-le e pasquale la liturgia ci mette acontatto con la profondità del mi-stero della misericordia di Dio, sem-pre sorprendente. Quest’anno, acco-gliendo l’invito di Papa Francesco,siamo chiamati a tornare al cuoredel Vangelo: la volontaria donazio-ne del Figlio di Dio, che spogliandose stesso ci arricchisce con l’a m o redel Padre e ci ridona speranza»: loscrive il vescovo di Cassano all’Jo-nio, Nunzio Galantino, segretariogenerale ad interim della Conferen-za episcopale italiana (Cei), nellapresentazione del Sussidio per iltempo di Quaresima e di Pasqua, daieri on line, frutto del lavoro sinergi-co di alcuni uffici della segreteriagenerale della Cei. «Svuotò se stes-so (…) per questo Dio lo esaltò»(Filippesi, 2, 7-9) e «Da ricco cheera, si è fatto povero per voi» (2Corinzi, 8, 9) i brani che fanno dafilo conduttore. Allo svuotamentodel Figlio di Dio corrisponde iltempo di Quaresima, all’esaltazioneil tempo pasquale. E Gesù non sal-va gli uomini nonostante la crocema attraverso la croce, il suo farsip overo.

«Una Chiesa chiamata ad annun-ciare l’Evangelii gaudium, una Chie-sa che intende educare alla Vita

buona del Vangelo, non può — af-ferma monsignor Galantino — fare ameno di entrare nello stesso dinami-smo dell’azione di Cristo: affiancarsia chi è fragile, a chi ha bisogno ditutela, come le giovani generazioni,che si aprono alla vita e alla speran-za del futuro, o anche a chi è smar-rito, senza trascurare le persone cheinvocano aiuto per ritrovare la pie-nezza della dignità umana. Chi se-gue fino in fondo i suoi passi si ren-de conto che viene infine il momen-to del dono totale, del “perdere lavita per causa sua”; una prospettivache fa paura, anche se poi si sa cheè solo per ritrovarla. Questa è laforma piena della vita del discepoloe della Chiesa». Perciò, continua ilpresule, «mentre siamo in camminoverso il convegno ecclesiale di Fi-renze, mentre cerchiamo di ritrovarele tracce di un autentico umanesi-mo, scopriamo che il contributo piùgrande che possiamo dare al nostrotempo è assumere pienamente innoi l’impronta di Cristo, l’uomonuovo che emerge vittorioso dalletenebre dell’odio, dell’ingiustizia,della morte: una vittoria non otte-nuta con la violenza, ma con il do-no totale di sé. In Cristo, poveroche arricchisce con la forza del suodono e del suo perdono, le famigliecristiane trovano la speranza percontinuare sulla via dell’amore reci-proco; in Cristo, umiliato dagli uo-mini, ma esaltato da Dio, ogni fra-gilità e miseria trova motivi di spe-ranza e risurrezione».

Il Sussidio per il tempo di Qua-resima e Pasqua contiene linee cele-brative, commenti biblici alle letturedomenicali, suggerimenti liturgico-musicali, schemi per Via Crucis e li-turgia penitenziale, itinerari catechi-stici, video e testimonianze esperien-ziali. La via della celebrazione —spiega un comunicato della Cei —

viene così a integrarsi con quelladella catechesi (con suggerimenti espunti di riflessione per vivere laQuaresima in famiglia), dell’esp e-rienza (con la presentazione videodi alcune iniziative concrete di im-pegno e la narrazione di testimo-nianze su come i giovani vivono laricchezza del tempo quaresimale epasquale), del futuro (dove si offro-no spunti di riflessione che spazianodall’educazione e dal mondo dellascuola alle vocazioni e all’orizzonteecumenico) e della bellezza (conuna ricca sezione di immagini diopere d’arte, provenienti dal patri-monio artistico italiano).

Il sussidio, scrive il segretario ge-nerale ad interim della Conferenzaepiscopale italiana, «intende offrirespunti a sostegno del cammino difede per i “tempi forti” della Quare-sima e della Pasqua, nella consape-volezza che, come rimarcato da Pa-pa Francesco nella esortazione apo-stolica Evangelii gaudium, “l’evange-lizzazione gioiosa si fa bellezza nel-la liturgia in mezzo all’esigenzaquotidiana di far progredire il bene.La Chiesa evangelizza e si evange-lizza con la bellezza della liturgia”(n. 23). Come Maria, restiamonell’ascolto umile della Parola divi-na e nella semplice e silenziosa di-sponibilità a seguire ogni passo diCristo, anche quando porta verso lacroce: proprio dalla croce può rico-stituirsi una comunità che testimonila forza della risurrezione. Con l’au-spicio che questo umile strumentotorni utile all’azione pastorale dellenostre comunità cristiane — conclu-de Galantino — lo affido ai sacerdo-ti, ai diaconi e agli operatori pasto-rali, perché possano trovarvi idee esuggerimenti per un cammino fe-condo e fedele alla sequela di CristoCrocifisso Risorto, sorgente della vi-ta e della gioia».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 2 marzo 2014

Il saluto del cardinale di Santa Maria in Trastevere durante la consegna della berretta e dell’anello

Accantoa Papa Giovanni

di LORIS FRANCESCO CAPOVILLA

Signor cardinale Angelo Sodano, de-cano del Sacro Collegio, inviato aSotto il Monte Giovanni XXIII, latorenon di una promozione, né di unaonorificenza, bensì di una obbedien-za, vi prego di farvi interprete pressoil Santo Padre Papa Francesco deimiei sentimenti di gratitudine. Accet-tatene voi stesso la fioritura, che su-scita consolazione ed esultanza.

A tutti coloro che all’annuncio pa-pale del 12 gennaio, mi hanno fattooggetto di benevolenza, ho inviatoquattro righe, alla buona, si direbbeal caminetto di casa, quale è la Chie-sa e vuole mostrarsi al mondo.

Modesto contubernale di GiovanniXXIII sto per essere aggregato al col-legio cardinalizio per decisione di Pa-pa Francesco. Conosco quanto bastala mia piccolezza e mi sento intimidi-to. Le amabili ed evangeliche paroledei servitori della Chiesa, dinanzi aiquali mi sento come una locusta (cfr.Numeri, 13, 33) mi incoraggiano e miconfortano. Chiedo di pregare perme. Io ricambio. Infine, flexis genuis,chiedo a tutti di benedirmi.

torale. Per l’occasione, i segretari deipartiti in lizza decisero unanime-mente di eliminare manifesti e stri-scioni propagandistici e di sostituirlicon molti teli bianchi su cui spiccavala dicitura: «Evviva il Papa buono».L’episodio rende onore e giustizia atutti per l’esempio dato di sapersiunire nel tributare onore e affetto alpadre comune. Quell’evviva non isti-tuì paragoni e nemmeno costrinse ilPontefice dentro la ristretta cornicedella bontà come che sia. Esso tra-dusse in qualche modo il compli-mento che, a nome dei colleghi delcorpo diplomatico, Georges Vanier,ambasciatore del Canada a Parigi,aveva rivolto dieci anni prima al neocardinale patriarca di Venezianell’incontro di congedo: «Ho lettoche una gran parte della rinomanzadi Bergamo era un tempo dovutaprincipalmente a tre attività: la pro-duzione dei vini, la lavorazione dellaseta, l’estrazione del ferro. I vini diBergamo, eminenza, sono un po’ laricchezza del vostro cuore e la viva-cità del vostro spirito. La seta richia-ma la finezza del vostro tempera-mento di diplomatico, l’iridescenzadel vostro senso delle sfumature. Es-

fedeli e nel volgersi a essi con lin-guaggio elaborato nella meditazionee fatto suo, egli ha da apparire comedi casa nel tempio del Signore e lesacre parole del messale, del brevia-rio, del rituale devono risuonarenell’intimità misteriosa della sua ani-ma prima che sotto le volte del san-tuario» (25 gennaio 1960).

Papa Giovanni, “il buono”, nonsuscita nostalgie, il che equivarrebbea guardare indietro; piuttosto egli cistimola a tentare l’avventura della te-stimonianza e ci invita a riaprire ilLibro divino per scoprirvi l’ispirazio-ne alla fedeltà e al rinnovamento, bi-nomio da lui coniato come filo con-duttore del concilio Vaticano II edella sua fedele attuazione. QuestoAngelo Giuseppe, angelo del Signo-re, rinnova ora il monito del vigilarementre incombe la notte; di prestareattenzione, di non arrendersi allemode ricorrenti e cangianti; e lo facon l’autorità dei carismi ricevuti,l’eloquenza dell’esempio, la forzadella bontà e della santità.

Benedetto Papa Giovanni! Ci hadato l’esempio di saper toccare leanime prima ancora di aprire le lab-bra. Come del resto egli parlava alsuo Signore con il testo mirabiledell’Imitazione di Cristo: «O Gesù,splendore di gloria eterna, confortodell’anima pellegrina. Presso di te lamia bocca è senza voce, e ti parla ilmio silenzio» (Libro III, 21, 4).

Con accenti di ineffabile gratitudi-ne saluto i Papi che più strettamentesono legati a Giovanni XXIII:

San Pio X, che l’11 agosto 1904 ri-cevendo in Vaticano don AngeloRoncalli, dopo la celebrazione dellaprima messa nelle Grotte Vaticane,auspicò che il suo ministero «fossemotivo di consolazione per la Chiesauniversale».

Benedetto XV che nel 1920 lo vollea Roma a Propaganda Fide.

Pio XI, conosciuto all’A m b ro s i a n adi Milano nel 1905, che lo inviò suorappresentante in Bulgaria, Turchia eG re c i a .

Pio XII che lo designò nunzio apo-stolico in Francia, lo creò cardinale,lo promosse patriarca di Venezia.

Paolo VI che assunse su di sé ecoronò santamente il concilio Vatica-no II.

Giovanni Paolo I che nel suo uni-co messaggio papale canonizzò il bi-nomio fedeltà e rinnovamento.

Giovanni Paolo II che ne visitò ilvillaggio natale e vi celebrò le virtù ei meriti delle famiglie e della tradizio-ne locale e nel centenario della nasci-ta anticipò con stupenda omelia labeatificazione del 3 settembre 2000.

Benedetto XVI che ne apprezzò ecantò il vertice da lui raggiunto del-la perfezione evangelica: semplicità ep ru d e n z a .

mati dalla stessa fede di Abramo, te-stimoni dei segni che accompagna-vano le parole del Maestro. Pietroascoltò la domanda e rispose pertutti: «Tu sei il Cristo, il figlio delDio vivente» (Ma t t e o , 16, 16).

E lo stesso dice in un’altra occa-sione, nella sinagoga di Cafarnao,dopo la moltiplicazione dei pani edei pesci: «Noi abbiamo creduto econosciuto che tu sei il Santo diDio» (Giovanni, 6, 69). Poco tempomi separa dal redde rationem e iodebbo ridurre tutto ai termini piùsemplici, sbarazzarmi di residua za-vorra, patetici diari e album illustra-tivi, romantiche fantasie e sterili rim-pianti. Devo ricondurre tutto all’es-senziale e puntare la prora verso ilporto. A ciò mi sollecita GiovanniXXIII in una sua riflessione del 1945,quando aveva sessantaquattro anni,oltre trenta in meno dei miei attuali:«Non debbo nascondere a me stessola verità: sono incamminato decisa-mente verso la vecchiaia. Lo spiritoreagisce e quasi protesta, sentendomiancora così giovane ed alacre, agile efresco. Ma basta un’occhiata allospecchio per confondermi. Questa èla stagione della maturità; debbodunque produrre il più ed il meglio,riflettendo che forse il tempo con-cessomi a vivere è breve e che mitrovo vicino alle porte dell’eternità».Cos’è stata la mia parabola! Mi sonosentito attratto al sacerdozio sin daragazzo, cresciuto nella provincia ve-neta in una famiglia priva di censo esenza storia, fondata su principi in-discutibili, custode di valori origina-ri, cristiana quanto bastava. Invitatoa lasciarmi plasmare da Cristo e aimmergermi nella tradizione millena-ria della Chiesa, provai a risponderesin da principio all’interrogativo cuinessuno può sfuggire: «Chi è Gesùper me?». Dovetti dare una rispostanon elusiva e la diedi: «Gesù è il fi-glio di Maria Vergine, il salvatore, ilmaestro, il fondatore della Chiesa, ilrisorto, il vivente». Sono prete da ol-tre settant’anni, vescovo da quasicinquanta, eppure per me Gesù è lostesso che la mamma e i miei educa-tori mi insegnarono ad ascoltare ead amare; lo stesso che appresi al ca-techismo parrocchiale e all’Azionecattolica. È il Gesù dei preti e deilaici che mi edificarono, talora sinoall’esaltazione, nel corso dei decenni.Chi è Gesù? È colui che mi ha resopartecipe della natura divina e miaiuta a esserne consapevole e a com-portarmi in modo coerente, comeancora una volta mi suggerisce Gio-vanni XXIII, in una sua nota del1948: «La via più sicura per la miasantificazione personale resta lo sfor-zo vigilante di ridurre tutto: princi-pi, indirizzi, posizioni, affari, al mas-

dell’Azione cattolica, a Parma, tra gliavieri, e dappertutto, nelle ore silen-ziose e solitarie. Del mio servizio de-cennale a Giovanni XXIII sono in-soddisfatto, nonostante la mia dedi-zione e devozione. Mi punge il ri-morso di non aver tratto tutto il be-neficio di quella vicinanza, di nonessere penetrato addentro nel segretodella sua povertà di spirito. Nell’ul-timo e misterioso suo tratto di stra-da, egli meritava un collaboratorepiù degno e dotto, più preparato edequilibrato, e anche più coraggioso.Non mi riconosco infatti nell’esorta-zione di Paolo al suo Timoteo, invi-tato a rimanere saldo sulla rocciadelle Sacre Scritture, «perché l’uomodi Dio sia completo e ben preparatoper ogni opera buona» (2 Ti m o t e o , 3,16). Accanto a Papa Giovanni, lo fu-rono Alfredo Cavagna, suo confesso-re, e Angelo Dell’Acqua, sostitutodella Segreteria di Stato, ecclesiasticisuperiori a ogni elogio. Adesso, inpiena lucidità, vorrei sentir maturarein me la decisione espressa da PapaGiovanni nel suo testamento: «Chie-do perdono a coloro che avessi in-consciamente offeso, a quanti nonavessi recato edificazione. Sento dinon aver nulla da perdonare a chic-chessia, perché in quanti mi conob-bero, ed ebbero rapporti con me, miavessero anche offeso o disprezzatoo tenuto, giustamente del resto, indisistima, o mi fossero stati motivodi afflizione, non riconosco che deifratelli e dei benefattori, a cui sonograto e per cui prego e pregheròsempre». Mi fa buona compagniaun pensiero, non saprei dire se ama-ro o realistico, di Hermann Hesse:«Quando uno è diventato vecchio e

la maschera mortuaria di Giovanni,rilevata da Giacomo Manzù, con-templo quel volto maestoso e placi-do, scavato dalla sofferenza; oppurequando prendo in mano uno deisuoi libri, che erano sua delizia; o isuoi epistolari o il Giornale dell’ani-ma; meglio ancora, quando lo rivedoe gli parlo nelle ore di preghiera e dicontemplazione, qualcosa si sciogliedentro di me. La malinconia (se c’è)se ne va. Le ansietà si placano. Tor-na il coraggio. Fiorisce la speranza.Apro la Bibbia e leggo: «La sapien-za dell’uomo rende sereno il suo vol-to» (S i ra c i d e , 8, 1). E nasce in me ildesiderio di divenire discepolo diCristo non incerto né dubbioso,bensì deciso e costante; di imitare ilsanto Papa e di obbedire al suoquinto successore, in quel suo cam-minare a piedi nudi al seguito deldivino maestro; nel rassettare le retisulla riva del lago, nel remarenell’ora della tempesta e nell’a n d a re«senza borsa, né pane né denaro»(Luca, 9, 3) da un villaggio all’a l t ro ,«integro e retto, timorato di Dio elontano dal male» (Giobbe, 1, 1).

Signor cardinale, fratelli e sorelle,salutiamo insieme i due Papi asso-ciati nel servizio, nella sofferenza,nella gloria.

Giovanni XXIII e Giovanni PaoloII, perché otteniamo la grazia di en-trare nella costellazione dei giusti,caricarci sulle spalle le nuove pover-tà, e tentare di convincere i detentoridel potere economico e i manovrato-ri dei poteri mediatici, di non impe-dirci di essere onesti (al punto di re-stituire il mal tolto o il mal ammini-strato) e misericordiosi senza diveni-re deboli, ottenerci la grazia di ar-renderci alla logica del vangelo, di-sponibili dunque a rinunciare noiper primi alle cose, almeno a qualco-sa, per far divampare nel mondo ifuochi dell’a m o re .

Diamo infine la parola a GiovanniBattista Montini, in uno squarciooratorio della notte di Pentecoste, 2giugno 1963. Vale per GiovanniXXIII, per Giovanni Paolo II ed an-che per lui, Paolo VI: «Benedettoquesto Papa che ha dato a noi e almondo l’immagine della bontà pa-storale e si è fatto a chi nella Chiesaha la responsabilità di governol’esempio evangelico del buon pasto-re. Benedetto questo Papa che ci hamostrato non essere la bontà debo-lezza e fiacchezza, non essere ireni-smo equivoco, non essere rinuncia aigrandi diritti della verità e ai grandidoveri dell’autorità, ma essere la vir-tù-principe di chi rappresenta Cristonel mondo. Benedetto questo Papache ci ha fatto vedere, ancora unavolta, che l’autorità nella Chiesa nonè ambizione di dominio, non è di-stanza dalla comunità dei fedeli, nonè paternalismo consuetudinario edesteriore, non è ciò che i nemici del-la Chiesa o i laici ad essa ostili edestranei vorrebbero qualificare: dog-matismo retrivo e inceppante il pro-gresso del mondo; ma è sollecitudi-ne provvida e sapiente, ma funzionevoluta da Cristo, insostituibile e de-gna d’ogni riverenza e fedeltà; maservizio umile, disinteressato, fatico-so e cordiale, che nella sua più chia-ra ed autentica manifestazione tuttipossiamo grandiosamente chiamarebontà. Benedetto questo Papa che ciha fatto godere un’ora di paternità efamiliarità spirituale e che ha inse-gnato a noi ed al mondo che l’uma-nità di nessuna altra cosa ha mag-gior bisogno quanto di amore. E be-nedetta questa Pentecoste triste esoave, che nell’umana agonia diGiovanni ancora ci mostra dove siala prima, la vera sorgente dell’a m o reche salva: è nella Chiesa di Pietro».

Sì, ad ecclesiastici e laici chiedosommessamente di benedirmi. Lochiedo in particolare ai miei congiun-ti ed amici, lo chiedo a Venezia, Ro-ma, Chieti-Vasto, Loreto e Bergamo,che mi ospita da 25 anni, e mi sentoa tutti associato nella venerazione diGiovani XXIII e dei Papi che l’hannopreceduto e son venuti dopo.

Giovanni è entrato nella storiacon l’appellativo di “Papa della bon-tà”. Di lui Walter Lippmann, unodei più rinomati opinionisti statuni-tensi del secolo XX, ha scritto: «Il re-gno di Papa Giovanni è stato unameraviglia, tanto più stupefacenteove si pensi come egli sia riuscito adessere così profondamente amato inmezzo alle acri inimicizie del nostrotempo. È un miracolo moderno cheuna persona abbia potuto superaretutte le barriere di classe, di casta, dicolore, di razza per toccare i cuori ditutti i popoli. Nulla di simile si eramai avverato, almeno nell’epoca mo-derna. Il fatto che gli uomini abbia-no corrisposto al suo amore, dimo-stra che le inimicizie e i dissensidell’umanità non costituiscono larealtà completa della condizioneumana. Sappiamo che il miracolocompiuto da Papa Giovanni non tra-sformerà il mondo; non diventeremodi colpo uomini nuovi; ma l’eco uni-versale suscitata da Papa Giovannidimostra che per quanto l’uomopossa essere incline al male, perma-ne in lui un’attitudine alla bontà.Per questo non dobbiamo mai dispe-rare che il mondo possa diventaremigliore. Papa Giovanni ha dichiara-to che il movimento per mettere inrapporto gli insegnamenti dellaChiesa con il “processo di radicalemutamento della situazione politicaed economica” si è iniziato con Leo-ne XIII e con la Rerum novarum. Pa-pa Giovanni lo ha proseguito, nonsoltanto con le due grandi encicli-che, ma soprattutto con la proclama-zione del Concilio. Che cosa avverràdi tutto questo è di fondamentaleimportanza non soltanto per laChiesa cattolica ma per tutte leChiese e per tutti i governi. In ognicaso, il movimento di modernizza-zione — Giovanni direbbe aggiorna-mento — potrà forse essere fermatoma non respinto per molto tempo.Si diceva che egli non ce la facesse astare chiuso. Quanto Papa Giovanniha iniziato avrà grandissime conse-guenze e la storia del mondo saràdiversa perché egli è vissuto» («NewYork Herald», 7 giugno 1963).

L’attribuzione di “Papa della bon-tà” esplose il 7 marzo 1963, domeni-ca delle Palme, nella parrocchia ro-mana di San Tarcisio al Quarto Mi-glio, allorché il Pontefice visitò quel-la comunità in piena campagna elet-

mazione e cultura ec-clesiastica, nel-l’apparente paradossotra severo conservato-rismo e umana edevangelica apertura.

Piccolo alunno delseminario bergomenseinnestò la sua sensibi-lità nel solido troncodei severi orientamentiecclesiastici di ispira-zione patristica; chieri-co appena quattordi-cenne iniziò a scrivereil suo Giornale dell’ani-ma e continuò sino aottantuno anni, senzamai mutare tempera-mento e costume.Lungo tutto l’arco del-la sua esistenza egli ri-mase lo stesso prete

A Sotto il MonteIl cardinale decano Angelo Sodanoha consegnato, a nome di Papa Francesco,la berretta e l’anello a Loris FrancescoCapovilla, creato cardinale nel concistoro del22 febbraio scorso. Durante la cerimonia,svoltasi nel pomeriggio di sabato 1° marzo,a Sotto il Monte Giovanni XXIII, il nuovoporporato ha rivolto il saluto che riportiamointegralmente in questa pagina. Dell’omeliadel cardinale decano pubblicheremo il testonella prossima edizione del giornale.

Giacomo Manzù, «Maschera mortuaria di Giovanni XXIII» (1963, Sotto il Monte)

sendo voi il prodottodi un paese della seta,non somiglierete certoa uno di quei cardinaliseveri alla Goya; no,voi avete la forza tem-prata dalla dolcezzache si trova piuttostonei quadri di Raffael-lo. Quanto al ferro diBergamo esso evoca lasolidità dei princìpiche ispirano la vostravita e la fermezza dicarattere che non tran-sige con la verità. […]Voi siete nel pieno vi-gore, eminenza, e ave-te sicuramente davantia voi numerosi anni,durante i quali potrete

compiere felicemente le opere delbuon Pastore» (A. G. Roncalli, Sou-venirs d’un Nonce, 1963).

Papa della bontà! Episodi diver-sissimi e sintomatici, dichiarazionistupefacenti di qualificati rappresen-tanti della cultura e della religioneconvincono che il passaggio di Gio-vanni XXIII sulla scena del mondoconfermò il valore attraente dellabontà evangelica, che «conserva pursempre un posto d’onore nel discor-so della montagna: beati i poveri, imiti, i pacifici, i misericordiosi, gliassetati di giustizia, i puri di cuore, itribolati, i perseguitati» (Giornaledell’anima, § 841).

Il segreto del successo di Roncallista nella matrice tradizionale, e, cio-nonostante, dinamica, della sua for-

ha adempiuto la suaparte, il compito chegli spetta è di fare, insilenzio, amicizia conla morte; non ha piùbisogno degli uomini,ne ha incontrati abba-stanza». Il gomitolodella mia esistenza si èdipanato tra due even-ti funebri: la morte dimio padre quandoavevo sei anni, di miamadre quando ne ave-vo sessantanove. Den-tro questo spaziosplende il transitopentecostale di PapaGiovanni. Pertantol’angelo della mortemi sta appresso dasempre, e non è unoscheletro con la falce

della giovinezza, con quella sua ca-ratteristica e mai smentita coerenzadi pensiero e di azione, che trovapreciso riscontro in ogni variazionedi ministero e di ufficio, pur nei li-miti, coi difetti e le carenze di natu-ra, di ambiente e di momento stori-co in cui dovette operare.

Egli è stato, pertanto, un preteall’antica, abbarbicato nel terreno so-lido della rivelazione cristiana, chediede tono e slancio al suo servizio.Egli volle essere il prete segnato afuoco dalla familiarità con Cristo, edi null’altro preoccupato se non delnome, del regno e della volontà diD io.

Lo lasciò intuire in un memorabi-le discorso al clero romano: «La per-sona del sacerdote è sacra [...]. Labuona indole, gli studi severi, la pro-prietà della parola e del tratto sonocome il mantello che avvolge l’uma-nità del sacerdote: ma la linfa divinadella sua applicazione ai divini mi-steri e alle opere dell’apostolato, eglicontinuerà ad attingerla dall’a l t a re .Quello è il posto suo che gli convie-ne innanzi tutto. Di là egli parla ai

Papa Francesco che la vox populisaluta successore del Papa dellab ontà.

Signor cardinale decano, fratelli eSorelle, ho percorso un lungo e acci-dentato tragitto prima di giungere aCamaitino, ultima casa della mia vi-ta. Ho incontrato molte persone eho conversato a lungo con alcune.Ho vissuto eventi più grandi di me.Sono passato accanto a esperienzeche mi hanno segnato, anche ferito.Non ho gustato il paradiso dellafanciullezza. Di conseguenza, unapunta di malinconia, pudicamentenascosta, mi ha accompagnato gior-no dopo giorno; talvolta ha turbatoi rapporti col mio prossimo, tarpatole ali ai miei slanci. Adesso, nel ve-spro della mia giornata, come ultimotra i suoi, amo riascoltare l’i n t e r ro g a -tivo di Gesù agli apostoli che risuo-na nel profondo della mia coscienza:«Voi chi dite che io sia?» (Ma t t e o ,16, 11). Quei giovani avevano abban-donato tutto per seguirlo. Vivevanocon lui in ascolto, desiderosi di assi-stere, di apprendere. Percorrevanocon lui le strade della Palestina ani-

simo di semplicità e di calma, conattenzione a potare sempre la miavigna di ciò che è solo fogliame e vi-luppo di viticci, ed andare diritto aciò che è verità, giustizia, carità, so-prattutto carità. Ogni altro sistemadi fare non è che posa e ricerca diaffermazione personale che presto sitradisce e diventa ingombrante e ri-dicolo». L’utopia, così la chiamanogli increduli, consiste nell’a r re n d e r s ia Gesù senza condizioni, nel leggereil suo Vangelo senza glossa, nel met-tere il proprio io sotto i piedi e ve-dere lui in ogni nostro simile, servir-lo e amarlo. Era questo il sentire diPapa Giovanni: un sentire che edifi-ca e unisce. Non sono contento dime e di sicuro non lo furono e nonlo sono molti di coloro che incrocia-rono i loro passi con i miei. Tendola mano e chiedo la carità come ilmendicante, e nell’attesa di ricevereil pane del perdono recito il Padrenostro sulla soglia delle case, comefacevano i poverelli nei tempi anda-ti. A chi chiede dove si soffermanopiù sereni i miei ricordi, rispondo: inparrocchia, a Venezia, tra i ragazzi

in mano; è un raggio di luce chesquarcia le tenebre. La mia ora nonpuò tardare. Ci penso ogni giorno,talvolta con un pizzico di malinco-nia, e mi dispongo al giudizio senzapresunzione e senza timore. Non so-no così stolto da ritenermi un giu-sto. Conosco quanto basta il con-suntivo finale. Ripeto sovente: «Hoterminato la corsa, ho combattuto labuona battaglia, ho conservato la fe-de» (2 Ti m o t e o , 4, 7). Nutro fiduciasulle sorti del pianeta Terra. Conti-nuo a proporre attenuanti alle colpedell’umanità, non per inclinazione alvituperato buonismo, ma per doveredi giustizia temperata dalla miseri-cordia. Sul dipartirmi dal mio amatoromitorio e dalle persone care, miinveste l’infiammato grido di sanFrancesco per tutte le creature: «Vor-rei condurvi tutti in paradiso»; e miconferma nella fede il credo di PapaGiovanni: «La mia giornata terrenafinisce. Il Cristo vive e la sua Chiesane continua l’opera nel tempo e nel-lo spazio». Sono consapevole chetutto è bello e nuovo nel fulgore delRisorto: tutto è grazia. Quando nel-

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 2 marzo 2014 pagina 7

Il discorso pronunciato da Papa Francesco durante l’udienza di venerdì alla plenaria della Pontificia commissione per l’America latina

Per trasmettere fede e speranzaPubblichiamo qui di seguito latrascrizione del discorso rivolto abraccio da Papa Francesco aipartecipanti alla plenaria dellaPontificia Commissione per l’Am e r i c alatina, durante l’udienza svoltasi ieri,venerdì 28 febbraio, nella SalaClementina.

Buenos días. Agradezco al CardenalOuellet sus palabras y a ustedes to-dos el trabajo que han hecho duran-te estos días.Transmisión de la fe, emergencia educa-tiva. Transmisión de la fe lo escucha-mos varias veces, no nos hace tantoruido la palabra, sabemos que esuna obligación hoy día cómo setransmite la fe, que ya fue tema pro-puesto para el anterior Sínodo queterminó en la evangelización. Emer-gencia educativa es una expresiónrecientemente adoptada por ustedescon los que prepararon esto. Y megusta porque esto crea un espacioantropológico, una visión antropoló-gica de la evangelización, una baseantropológica. Si hay una emergen-cia educativa para la transmisión dela fe, es como tratar el tema de lacatequesis a la juventud desde unaperspectiva diríamos de teologíafundamental. Es decir, cuáles son lospresupuestos antropológicos que hayhoy día en la transmisión de la feque hacen que para la juventud deAmérica Latina esto sea emergenciaeducativa. Y por eso creo que hayque ser repetitivo y volver a lasgrandes pautas de la educación.

Y la primera pauta de la educa-ción es que educar — lo hemos di-cho, en la misma Comisión, una vezlo hemos dicho — no es solamentetransmitir conocimientos, conteni-dos, sino que implica otras dimen-siones. Transmitir contenidos, hábitosy v a l o ra c i o n e s , los tres juntos.

Para poder transmitir la fe hayque crear el hábito de una conducta,hay que crear la recepción de valoresque la preparen y la hagan crecer, yhay que dar contenidos básicos. Sisolamente queremos transmitir la fecon contenidos, será una cosa super-ficial o ideológica que no va a tenerraíces. La transmisión tiene que serde contenidos con valores, valoracio-nes y hábitos, hábitos de conducta.Los antiguos propósitos de nuestrosconfesores cuando éramos chicos:«bueno, en esta semana vos hacé es-to, esto y esto...», y nos iban crean-do un hábito de conducta. Y nosólo el contenido sino los valores, osea que en ese marco la transmisiónde la fe tiene que moverse. Tresp i l a re s .

Otra cosa que es importante parala juventud, transmitir a la juventud,a los chicos también, pero sobre to-do a la juventud, es el buen manejode la utopía. Nosotros en AméricaLatina hemos tenido la experienciade un manejo no del todo equilibra-do de la utopía y que en algún lu-gar, en algunos lugares, no en todos,en algún momento nos desbordó. Almenos en el caso de Argentina po-demos decir cuántos muchachos dela Acción Católica, por una malaeducación de la utopía, terminaronen la guerrilla de los años ’70. Sabermanejar la utopía, saber conducir —manejar es una mala palabra —, sa-ber conducir y ayudar a crecer lautopía de un joven es una riqueza.Un joven sin utopías es un viejoadelantado, envejeció antes de tiem-po. ¿Cómo hago para que esta ilu-sión que tiene el chico, esta utopía,lo lleve al encuentro con Jesucristo?Es todo un paso que hay que ir ha-ciendo.

Me atrevo a sugerir, lo siguiente:una utopía en un joven crece bien siestá acompañada de memoria y dediscernimiento. La utopía mira al fu-turo, la memoria mira al pasado, y elpresente se discierne. El joven tieneque recibir la memoria y plantar,arraigar su utopía en esa memoria.Discernir en el presente su utopía,los signos de los tiempos, y ahí sí lautopía va adelante pero muy arraiga-da en la memoria, en la historia queha recibido; discernían el presentemaestros del discernimiento — lo ne-cesitaban para los jóvenes —, y yaproyectada para el futuro. Entonces,la emergencia educativa ya tiene uncauce allí para moverse desde lo máspropio del joven que es la utopía.

De ahí la insistencia – que por ahíme escuchan – del encuentro de losviejos y los jóvenes. El icono de lapresentación de Jesús en el Templo.El encuentro de los jóvenes con losabuelos es clave. Me decían algunosObispos de algunos países en crisis,donde hay una gran desocupación

de jóvenes, que parte de la soluciónde los jóvenes está en que le dan decomer los abuelos, o sea, se vuelvena encontrar con los abuelos, losabuelos tienen la pensión, entoncessalen de la casa de reposo, vuelven ala familia, pero además le traen sumemoria, ese encuentro.

Yo recuerdo una película que vihace 25 años más o menos, de Kuro-sawa, de este japonés, este famosodirector japonés; muy sencilla: unafamilia, dos chicos, papá, mamá. Ypapá, mamá se iban a hacer una girapor los Estados Unidos, entonces ledejaron los chicos a la abuela. Chi-cos japoneses de Coca-Cola, hotdogs, o sea de una cultura de ese ti-po. Y todo el film está en cómo esoschicos empiezan a escuchar lo queles cuenta la abuela de la memoriade su pueblo. Cuando los padresvuelven, los desubicados son los pa-dres, fuera de la memoria, los chicosla habían recibido de la abuela.

Este fenómeno del encuentro delos chicos y los jóvenes con losabuelos ha conservado la fe en lospaíses del Este, durante toda la épo-ca comunista, porque los padres nopodían ir a la iglesia. Y me decían...— me estoy confundiendo pero, enestos días no sé si estuvieron losobispos búlgaros o de Albania —, medecían que las iglesias de ellos estánllenas de viejos y de jóvenes, los pa-pás no van porque nunca se encon-traron con Jesús, esto entre parénte-sis. Este encuentro de los chicos ylos jóvenes con los abuelos es clavepara recibir la memoria de un pue-blo y el discernimiento en el presen-te. Ser maestros de discernimiento,consejeros espirituales. Y aquí es im-portante para la transmisión de la fede los jóvenes el apostolado cuerpoa cuerpo. El discernimiento en el

carte, pero eso se nos mete dentro yacá caigo en lo de los jóvenes.

Hoy día, como molesta a este sis-tema económico mundial la cantidadde jóvenes que hay que darles fuentede trabajo, ... el porcentaje alto dedesocupación de los jóvenes. Esta-mos teniendo una generación de jó-venes que no tienen la experienciade la dignidad. No que no comen,porque les dan de comer los abue-los, o la parroquia, o la sociedad defomento, o el ejército de salvación, oel club del barrio. El pan lo comen,pero no la dignidad de ganarse elpan y llevarlo a casa. Hoy día los jó-venes entran en esta gama de mate-rial de descarte.

Entonces, dentro de la cultura deldescarte, miramos a los jóvenes quenos necesitan más que nunca, no só-lo por esa utopía que tienen — p or-que el joven que está sin trabajo tie-ne anestesiada la utopía o está apunto de perderla —. No sólo poreso, sino por la urgencia de transmi-tir la fe a una juventud que hoy díaes material de descarte también. Ydentro de este item de material dedescarte, el avance de la droga sobrela juventud. No es solamente unproblema de vicio. Las adiccionesson muchas. Como todo cambio deépoca se dan fenómenos raros entrelos cuales está la proliferación deadicciones, la ludopatía ha llegado aniveles sumamente altos, pero ladroga es el instrumento de muertede los jóvenes. Hay todo un arma-mento mundial de droga que estádestruyendo esta generación de jóve-nes que está destinada al descarte.

Esto es lo que se me ocurrió deciry compartir. Primero, como estructu-ra educativa transmitir contenidos,hábitos y valoraciones. Segundo, lautopía del joven relacionarla y armo-

da voi con coloro che hanno prepa-rato questo lavoro. E mi piace, per-ché questo crea uno spazio antropo-logico, una visione antropologicadell’evangelizzazione, una base an-tropologica. Se c’è un’e m e rg e n z aeducativa per la trasmissione dellafede, è come trattare il tema dellacatechesi alla gioventù da una pro-spettiva — diciamo — di teologiafondamentale. Vale a dire, quali so-no i presupposti antropologici che cisono oggi nella trasmissione della fe-de, che fanno sì che per la gioventùdell’America Latina questo sia emer-genza educativa. E per questo credoche bisogna essere ripetitivi e torna-re ai grandi criteri dell’educazione.

E il primo criterio dell’educazioneè che educare — lo abbiamo dettonella stessa Commissione, una voltalo abbiamo detto — non è soltantotrasmettere conoscenze, trasmetterecontenuti, ma implica altre dimen-sioni: trasmettere contenuti, abitudinie senso dei valori, le tre cose insieme.

Per trasmettere la fede bisognacreare l’abitudine di una condotta;bisogna creare la recezione dei valo-ri, che la preparino e la facciano cre-scere; e bisogna dare anche dei con-tenuti di base. Se vogliamo trasmet-tere la fede soltanto con i contenuti,allora sarà solo una cosa superficialeo ideologica, che non avrà radici. Latrasmissione dev’essere di contenuticon valori, senso dei valori e abitu-dini, abitudini di condotta. I vecchipropositi dei nostri confessori quan-do eravamo ragazzi: “Allora, questasettimana fate questo, questo e que-sto...”; e ci stavano creando un’abi-tudine di condotta; e non solo i con-tenuti, ma i valori. In questo quadrodeve muoversi la trasmissione dellafede. Tre pilastri.

Un’altra cosa che è importanteper la gioventù, da trasmettere allagioventù, anche ai bambini ma so-prattutto ai giovani, è la buona ge-stione dell’utopia. Noi, in AmericaLatina, abbiamo avuto esperienza diuna gestione non del tutto equilibra-ta dell’utopia e che in qualche luo-go, in alcuni luoghi, non in tutti, ein qualche momento ci ha travolto.Almeno nel caso dell’Argentina pos-siamo dire quanti ragazzi dell’Azio-ne Cattolica, per una cattiva educa-zione dell’utopia, sono finiti nellaguerriglia degli anni Settanta... Sa-per gestire l’utopia, ossia saper gui-dare — “g e s t i re ” è una brutta parola— saper guidare e aiutare a far cre-scere l’utopia di un giovane, è unaricchezza. Un giovane senza utopiaè un vecchio precoce, che è invec-chiato prima del tempo. Come pos-so far sì che questo desiderio che hail ragazzo, che questa utopia lo portiall’incontro con Gesù Cristo? È tut-to un percorso che bisogna fare.

Mi permetto di suggerire quantosegue. Un’utopia, in un giovane, cre-sce bene se è accompagnata da me-moria e discernimento. L’utopia guar-da al futuro, la memoria guarda alpassato, e il presente si discerne. Ilgiovane deve ricevere la memoria epiantare, radicare la sua utopia inquella memoria; discernere nel pre-sente la sua utopia — i segni dei tem-pi — e allora sì l’utopia va avanti, mamolto radicata nella memoria e nellastoria che ha ricevuto; discernevano ilpresente maestri di discernimento —ne avevano bisogno per i giovani —,e già proiettata verso il futuro.

Allora l’emergenza educativa hagià lì un alveo per muoversi a parti-re da ciò che è più proprio del gio-vane, che è l’utopia.

Da qui l’insistenza — che mi sen-tono dire qua e là — sull’incontro de-gli anziani e dei giovani. L’icona dellapresentazione di Gesù al Tempio.L’incontro dei giovani con i nonni è

decisivo. Mi dicevano alcuni Vescovidi alcuni Paesi in crisi, dove c’è unagrande disoccupazione dei giovani,mi dicevano che parte della soluzio-ne per i giovani sta nel fatto che limantengono i nonni. Tornano ad in-contrarsi con i nonni, i nonni hannola pensione, allora escono dalla casadi riposo, tornano in famiglia e inpiù portano la loro memoria,quell’i n c o n t ro .

Io ricordo un film che ho vistocirca 25 anni fa, di Kurosawa, quelfamoso regista giapponese; moltosemplice: una famiglia, due bambini,papà e mamma. E il papà e la mam-ma vanno a fare un viaggio negliStati Uniti, lasciando i bambini allanonna. Bambini giapponesi, CocaCola, hot dog... una cultura di que-sto tipo. E tutto il film racconta co-me questi bambini cominciano, pia-no piano, ad ascoltare quanto rac-conta loro la nonna sulla memoriadel suo popolo. Quando i genitoriritornano, i disorientati sono i geni-tori: fuori dalla memoria, che i bam-bini avevano ricevuto dalla nonna.

Questo fenomeno dell’i n c o n t rodei ragazzi e dei giovani con i nonniha conservato la fede nei Paesidell’Est, durante tutta l’epoca comu-nista, perché i genitori non potevanoandare in chiesa. Mi dicevano... —forse mi sto confondendo... in questigiorni non so se erano stati i Vescovibulgari o quelli di Albania — mi di-cevano che le Chiese da loro sonopiene di anziani e di giovani: i geni-tori non vanno, perché non si sonomai incontrati con Gesù. Questo traparentesi... L’incontro dei ragazzi edei giovani con i nonni è decisivoper ricevere la memoria di un popo-lo e il discernimento sul presente:essere maestri del discernimento,consiglieri spirituali. E qui è impor-tante, riguardo alla trasmissione del-la fede dei giovani, l’apostolato “cor-po a corpo”. Il discernimento sulpresente non si può fare se non conun buon confessore, un buon diret-tore spirituale che abbia la pazienzadi stare ore e ore ad ascoltare i gio-vani. Memoria del passato, discerni-mento sul presente, utopia del futu-ro: in questo schema cresce la fededi un giovane.

Terzo. Direi come emergenza edu-cativa, in questa trasmissione dellafede e anche della cultura, è il pro-blema della cultura dello scarto. Algiorno d’oggi, per l’economia che siè impiantata nel mondo, dove alcentro c’è il dio denaro e non la per-sona umana, tutto il resto si ordina,e quello che non entra in questo or-dine si scarta. Si scartano i bambiniche sono di troppo, che danno fasti-dio o che non conviene che venga-no... I Vescovi spagnoli mi parlava-no recentemente della quantità diaborti, il numero, sono rimasto sen-za parole. Loro là tengono il contodi questo... Si scartano gli anziani, sitende a scartarli, e in alcuni Paesidell’America Latina c’è l’eutanasianascosta, c’è l’eutanasia nascosta!Perché le opere sociali pagano fino aun certo punto, non di più, e i po-veri vecchietti, si arrangino. Ricordodi aver visitato una casa di riposo dianziani in Buenos Aires, dello Stato,dove i letti erano tutti occupati, esiccome non c’erano letti mettevanodei materassi per terra, e lì stavano ivecchietti. Un Paese non può com-prare un letto? Questo indica un’al-tra cosa, no? Sono materiali di scar-to. Lenzuola sporche, con ogni tipodi sporcizia; senza tovagliolo e i po-veretti mangiavano lì, si pulivano labocca con le lenzuola... Questo l’hovisto io, non me lo ha raccontatonessuno. Sono materiali di scarto;però questo ci rimane dentro... e quiritorno al tema dei giovani.

Oggi, come dà fastidio a questosistema mondiale la quantità di gio-vani ai quali è necessario dare lavo-ro, la percentuale così alta di disoc-cupazione giovanile. Stiamo avendouna generazione di giovani che nonhanno l’esperienza della dignità.Non che non mangino, perché dan-no loro da mangiare i nonni, o laparrocchia, o l’assistenza sociale del-lo Stato, o l’Esercito della Salvezza,o il club del quartiere... Il pane lomangiano, ma senza la dignità diguadagnarsi il pane e portarlo a ca-sa! Oggi i giovani entrano in questagamma del materiale di scarto.

E allora, dentro la cultura delloscarto, vediamo i giovani che piùche mai hanno bisogno di noi; nonsolo per quella utopia che hanno —perché il giovane che è senza lavoroha l’utopia anestetizzata, o è sulpunto di perderla —, non soltantoper questo, ma anche per l’u rg e n z adi trasmettere la fede ad una gioven-tù che oggi è materiale di scarto an-ch’essa. E in questa voce del mate-riale di scarto, c’è l’avanzare delladroga su questi giovani. Non è soloun problema di vizio, le dipendenzesono molte. Come in tutti i cambia-menti epocali, ci sono fenomenistrani tra cui la proliferazione delledipendenze: la ludopatia è arrivata alivelli estremamente alti... ma la dro-ga è lo strumento di morte dei gio-vani. C’è tutto un armamento mon-diale di droga che sta distruggendoquesta generazione di giovani che èdestinata allo scarto!

Questo è ciò che volevo dire econdividere. Primo, come strutturaeducativa, trasmettere contenuti,comportamenti e senso dei valori.Secondo, l’utopia del giovane, rela-zionarla e armonizzarla con la me-moria e il discernimento. Terzo, lacultura dello scarto come uno dei fe-nomeni più gravi di cui sta soffren-do la nostra gioventù, soprattuttoper l’uso che di questa gioventù puòfare e sta facendo la droga per di-struggere. Stiamo scartando i nostrigiovani! Il futuro qual è? Un compi-to: la traditio fidei è anche t ra d i t i ospei, e dobbiamo darla!

La domanda finale che vorrei la-sciarvi è: quando l’utopia cade neldisincanto, quale è il nostro appor-to? L’utopia di un giovane entusia-sta oggi sta scivolando fino al disin-canto. Giovani disincantati, ai qualibisogna dare fede e speranza.

Vi ringrazio con tutto il cuore peril vostro lavoro di questi giorni, perfar fronte a questa emergenza educa-tiva, e andate avanti! Dobbiamo aiu-tarci in questo. Le vostre conclusionie tutto quello che possiamo fare.Molte grazie.

Per una lieve indisposizione

Il vescovo di Romarinuncia alla visita

al Seminariom a g g i o re

«Una lieve indisposizione» e«qualche linea di febbre» hannocostretto Papa Francesco a rinun-ciare alla visita al Pontificio Semi-nario Romano Maggiore, dov’eraatteso venerdì sera, 28 febbraio. Èstato il direttore della Sala stampadella Santa Sede, padre FedericoLombardi, a spiegarne i motivi,aggiungendo che il medico gli haconsigliato di riposare.

Di seguito una traduzione italianadel discorso pronunciato dal Pontefice.

Buongiorno! Ringrazio il CardinaleOuellet per le sue parole e tutti voiper il lavoro che avete fatto in questigiorni.

Trasmissione della fede, e m e rg e n z aeducativa. La trasmissione della fedela sentiamo diverse volte, non ci sor-prende tanto la parola. Sappiamoche è un dovere al giorno d’oggi,come si trasmette la fede, che è giàstato il tema proposto dal preceden-te Sinodo, che terminò nell’evange-lizzazione. Emergenza educativa èun’espressione adottata recentemente

presente no se puede hacer sin unbuen confesor o un buen director es-piritual que se anime a aburrirse ho-ras y horas escuchando a los jóve-nes. Memoria del pasado, discerni-miento del presente, utopía del futu-ro, en ese esquema va creciendo la fede un joven.

Tercero. Diría como emergenciaeducativa, en esta transmisión de lafe y también de la cultura, es el pro-blema de la cultura del descarte. Hoydía, por la economía que se ha im-plantado en el mundo, donde en elcentro está el dios dinero y no lapersona humana, todo lo demás seordena y lo que no cabe en ese or-den se descarta. Se descartan los chi-cos que sobran, que molestan o queno conviene que vengan. Los obis-pos españoles me decían recién lacantidad de abortos, del número, yome quedé helado. Ellos tienen allílos censos de eso. Se descartan losviejos, tienden a descartarlos. En al-gunos países de América Latina hayeutanasia encubierta, hay eutanasiaencubierta, porque las obras socialespagan hasta acá, nada más y los po-bres viejitos... como puedan. Recuer-do haber visitado un hogar de ancia-nos en Buenos Aires, del Estado,donde estaban las camas llenas; y,como no había más camas, poníancolchones en el suelo y estaban losviejitos ahí. Un país ¿no puede com-prar una cama? Eso indica otra cosa,¿no? Pero son material de descarte.Sábanas sucias, con todo tipo de su-ciedad, sin servilletas, y los viejitoscomían ahí, se limpiaban la bocacon la sábana. Eso lo vi yo, no melo contó nadie. Son material de des-

nizarla con la memoria y el discerni-miento. Tercero, la cultura del des-carte como uno de los fenómenosmás graves que está sufriendo nues-tra juventud, sobre todo por el usoque de esa juventud puede hacer, yestá haciendo la droga para destruir.Estamos descartando nuestros jóve-nes. El futuro, ¿cuál es? Una obliga-ción. La traditio fidei es también, t ra -ditio spei y la tenemos que dar.

La pregunta final que quisiera de-jarles es: cuando la utopía cae en eldesencanto, ¿cuál es nuestro aporte?La utopía de un joven entusiasta,hoy día está resbalando hacia el de-sencanto. Jóvenes desencantados alos cuales hay que darles fe y espe-ranza.

Les agradezco de todo corazón eltrabajo de ustedes, de estos días, pa-ra salir al frente de esta emergenciaeducativa y sigan adelante... Necesi-tamos ayudarnos en esto. Las con-clusiones de ustedes y todo lo quepodamos hacer. Muchas gracias.

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L’OSSERVATORE ROMANO marzo 2014 numero 21

Sua madre confrontavatutte queste cose nel suo cuoredonne chiesa mondo

Donne e arte

Incontro con l’alteritàL’arte ha origine da un incontro con qualcosa di più grande eforte di noi. Che lo si chiami destino, o ispirazione. Tutte leprotagoniste di questo numero dedicato a donne e arte si sonoincontrate con questa alterità, che ha determinato la loro vita.Questo incontro ha suggerito loro come diventare agenti ditrasmissione della bellezza per gli esseri umani sfavoriti, con ilfine di alleviare la loro condizione di sofferenti, o ha ispirato lacreazione di opere che — quasi misteriosamente e loro malgrado —rivelano poi la loro natura sacra. Oppure può nascere da questoconsapevole incontro una vera e propria creazione architettonica eartistica finalizzata a costruire la casa di Dio, coscientementepensata in modo da rendere la sua presenza più percepibile agliesseri umani che ne varcheranno la soglia. Anche il modo in cuicomprendiamo le opere d’arte ha una storia, che può venireattraversata da improvvise rivelazioni: come quella che suggerisceuna rilettura della famosissima Pietà di Michelangelo, che si trovaa San Pietro, in senso simbolico-femminile. L’arte quindi è unadelle vie che le donne percorrono per parlare di Dio e con Dio,una delle vie che sempre più le vede protagoniste, così importantiche non si possono dimenticare o emarginare, come si è fatto pertroppo tempo. È una prova che le donne fanno parte — p ro p r i ocome gli uomini — della storia d’amore di Dio verso il suo creato.Come ricorda Barbara Hallensleben nella bella riflessioneteologica che pubblichiamo questo mese, «la differenza tra uomoe donna ha a che fare con l’immagine che Dio ci rivela di sestesso», e quindi ogni approfondimento di questa differenza portasulle tracce del mistero di Dio. Proprio per questo una riflessionesul ruolo della donna nell’arte — in particolare in un’arte che siapre consapevolmente alla spiritualità — costituisce un nuovopasso nella scoperta di come questa differenza diventi spirito dicreazione e di rappresentazione della realtà umana e del suorapporto con il divino. In questo caso — come in molti altri —non si parla di aprire nuovi ruoli alle donne, ma solo di vedere ericonoscere il lungo cammino che hanno percorso. (l.s.)

Nascosta sotto il pianoforteA colloquio con Elisabeth Sombart

di SY LV I E BA R N AY

«Lo stupore mi assaliva quando da picco-la, nascosta sotto il pianoforte, ascoltavola musica. Avevo l’impressione di essere iostessa la musica», afferma Elisabeth Som-bart parlando di com’è nata la sua voca-zione. «Non si diventa musicisti, si nascemusicisti»: la pianista di fama internazio-nale ricorda così l’arte della musica contermini simili a quelli dei grandi artisti peri quali «l’emozione non dice “io”», comesottolinea Gilles Deleuze. Tra gli incontrideterminanti della vita di Elisabeth Som-

bart, quello con il direttore d’o rc h e s t r aSergiù Celibidache: Elisabeth si forma percirca dieci anni alla fenomenologia dellamusica che quest’ultimo insegna all’uni-versità di Magonza. Quell’insegnamentole apre la via di un’esplorazione nuovadella musica vissuta «come l’immaginemobile dell’eternità immobile». Lo svilup-pa e crea la Pédagogie Résonnance, co-struita sul principio di base della riduzio-ne della molteplicità dei fenomeni sonoriall’unità. La pianista prosegue parallela-mente una carriera internazionale in pre-stigiose sale da concerto: Théatre desChamps-Elysée a Parigi, Carnegie Hall aNew York, Wignore Hall a Londra, Con-certgebouw ad Amsterdam, Suntory Halla Tokyo, Victoria Hall a Ginevra. Incideinoltre un’importante discografia da Bacha Bartok. Nel 1990 crea in Svizzera laFondazione Résonnance, diffusasi poi inaltri sei Paesi, al fine di portare la musicanei luoghi di solidarietà. Per ElisabethSombart, la musica è gioia, respiro, comu-nione, che trascende ogni sapere, ogni cul-tura e ogni appartenenza sociale e reli-giosa.

Lo scrittore Christian Bobin ha detto ascol-tandola: «A illuminarmi è il suo modo dipulire ogni nota con un piccolo pennello di si-lenzio». Qual è l’importanza del silenzio perlei?

Solo la coincidenza dei suoni e del si-lenzio permette di essere al centro dellamusica. Ogni nota che eseguiamo testimo-nia un silenzio primordiale. Per questoogni interprete, prima di tutto, deve averfatto voto di silenzio. Tra una nota e l’al-tra e in ogni nota c’è il silenzio. Tra una

nota e l’altra c’è lo spazio per l’interiorità.L’artista che procede con una simile con-sapevolezza arriva ad amare questo silen-zio interiore. Va detto che tutte le operemusicali cominciano con un’espirazione.Nel corso dell’opera, la nostra respirazio-ne si adatta di frase in frase per rivelarle ecollegarle tra loro. Ogni frase musicalescaturisce allora dalla continuità interioredove l’anima dell’interprete respira. È nelsilenzio, dove nasce la respirazione, chel’interprete trova il cammino del suo cuo-re, quello che conduce al mondo dell’ani-ma della musica, là dove i suoni diventa-no musica.

La musica conduce dunque in un’altra di-mensione spazio-tempo?

Al termine di un concerto, le persone lodicono magnificamente: «Ero in paradi-so!». Questo trasporto è anche un’eleva-zione. San Girolamo spiega che i musicistisono sulla terra per colmare il vuoto chegli angeli hanno lasciato in cielo partendocon Lucifero. Quando suona, il musicistain effetti entra in un’altra dimensione tem-porale, e con lui quanti lo ascoltano. Iltempo musicale non è il tempo della cro-nologia o quello degli orologi. È il tempofuori dal tempo, un tempo che s’iscrivenegli intervalli tra i suoni, dove il passatoe il futuro si compenetrano nell’istante.

Il verbo greco «katechein» – alla lettera farrisuonare, da cui deriva la parola catechismo(insegnare, trasmettere) — è all’origine dellafondazione che lei ha creato?

La Fondazione Résonnance ha una du-plice vocazione. Ha come fine, da unaparte, di creare e di gestire le scuole dipianoforte Résonnance, i cui principi fon-datori sono: gratuità, assenza di esami e dicompetizione, insegnamento della Péda-gogie Résonnance, senza limiti di età.D all’altra, di offrire concerti negli ospeda-li, nelle case di riposo, nelle strutture me-dico-sociali, negli istituti per disabili, neipenitenziari e così via.

Come reagisce questo pubblico?

Un detenuto è venuto a trovarmi in la-crime al termine di un concerto che hodato nel carcere Regina Coeli di Roma.Non aveva mai ascoltato la musica classicae mi ha detto: «Sono evaso dall’alto, nelprofondo del mio cuore».

Nelle lettere scritte dal campo di Westerborknel 1942-1943, Etty Hillesum diceva dellascrittura che «vorrebbe essere un balsamoversato su così tante piaghe». Anche lei parla

di una forma di apostolato della consolazioneattraverso la musica. C’è un legame con ilVa n g e l o ?

Le azioni della fondazione si riallaccia-no al messaggio del Vangelo di san Mat-teo: «Perché io ho avutofame e mi avete dato damangiare, ho avuto setee mi avete dato da bere;ero forestiero e mi aveteospitato, nudo e mi ave-te vestito, malato e miavete visitato, carceratoe siete venuti a trovar-mi» (Ma t t e o , 25, 35-36). Nutrire gli altri inquesto modo è diventato un dovere perme.

In fondo, lei è anche molto vicina alla visioneneoplatonica del pensiero medievale che conce-piva l’infinitamente piccolo come il calcodell’infinitamente grande?

Secondo questo principio, ogni formacreata potrebbe essere ricondotta all’unitàperfetta poiché è un modello dell’origina-le. Tutta la pedagogia che cerco di metterein atto si fonda su questa relazione tra ciòche costituisce il mondo visibile e un altroche si può definire l’invisibile, e che

Beethoven chiamava il «mondo della mu-sica».

Opta per uno spossessamento dell’artista?

Si tratta di dimenticare se stessi per ser-vire la musica, piuttosto che utilizzare lamusica per servire se stessi: questa è lacondizione sine qua non affinché i suoniche comunicano diventino suoni creatoridi comunione. La musica allora si esprimeda sola, sulla punta delle dita, in un pre-sente dove tutte le paure segrete sono su-perate. Allora emoziona quanti la ascolta-no, creando con loro un solo cuore. Lemani dell’interprete fanno di lui un tra-ghettatore di grazia. Egli raggiunge il toc-co spirituale, in un gesto epifanico in cuile sue mani offerte rivelano l’anima dellamusica. La bellezza è ciò che apparequando si perde di vista se stessi, quandosi va oltre se stessi.

Allora la musica è dono?

C’è una forma di gratuità nell’arte. Lamusica non può che donarsi, il che pre-suppone che non sia sorretta da valoricommerciali. Ebbene, oggi la società con-sumistica tende sempre più ad associare lamusica a un commercio. Il musicista pro-fessionista viene pertanto messo a duraprova: competizione, legge del mercato,redditività dei concerti, incisioni e così via.Al contrario penso che la musica debbarestare un’offerta, non un ingranaggio.

Senza giocare con le parole, è questo il motivoper cui la Pédagogie Résonnance non attri-buisce premi?

La musica ci insegna che l’unica ricom-pensa è quella interiore, che i suoni diven-tano musica qui e ora. Quindi come para-gonare un giovane musicista a un altro?Perché metterli in competizione? Non si-

gnificherebbe eliminarne uno? Nelle scuo-le Résonnance, come nelle nostre masterclass, quando un allievo esegue con natu-ralezza i suoi brani, lo portiamo a suonarein uno dei nostri luoghi di solidarietà. Èquesta per lui la ricompensa più bella.

Per concludere, cosa augura a quanti l’ascol-tano?

Di trasfigurare insieme il nostro ascoltoaffinché traspaia la luce che illumina lavetrata della nostra anima, che non puòche rischiararsi da sola, perché la nostravita sia una creazione continua di grazia edi bellezza nel cuore di ognuno. È questala sfida.

«Sono evaso dall’alto, nel profondodel mio cuore» mi ha detto in lacrimeun detenuto di Regina Coelial termine di un mio concerto

«Perché ho avuto sete e mi avete dato da berenudo e mi avete vestito» si legge nel VangeloNutrire gli altri con la musicaè diventato per me un dovere

Nata a Strasburgo,Elisabeth Sombartinizia presto astudiare pianoforte: adieci anni vince ilPremio di Pianofortenel concorso Bach-Alb ert-Lévêque.Lasciata la Francia,si perfeziona conBruno LeonardoGelber (BuenosAires), PeterFe u c h t w a n g e r(Londra), HildeLanger-Rühl( Vi e n n a ) .Determinante saràquindi l’incontro ildirettore d’o rc h e s t r aSergiù Celibidache.Nel 1990 crea inSvizzera laFo n d a z i o n eRésonnance,diffusasi poi inItalia, Spagna,Romania, Francia,Libano e Belgio, cheorganizza circa 500concerti all’anno.do

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Madre e figlia a Mogadiscio (LaPresse/Ap)

Isabella Ducrot, «Bende sacre 5»(2011, tecnica mista su tessili tibetani)

Page 10: Osservatore Romano (02.mar.2014)

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L’OSSERVATORE ROMANO marzo 2014 numero 21

Inserto mensile a cura di RI TA N N A ARMENI e LU C E T TA SCARAFFIA, in redazione GIULIA GALEOTTIwww.osservatoreromano.va - per abbonamenti: [email protected] a

donne chiesa mondo women church world mujeres iglesia mundo femmes église monde donne chiesa mondo women church world mujeres iglesia mundo femmes église monde donne chiesa mondo

Come una preghieraIsabella Ducrot racconta il tema della ripetizione nelle sue “bende sacre”

di CAT H E R I N E AUBIN

Lei è pittrice, con un nome francese, ma è italia-na; quali sono le sue fonti d’i s p i ra z i o n e ?

Sono italiana, ma sono soprattutto napole-tana, il che fa una bella differenza. Per me si-gnifica dare grande importanza al destino. Si-gnifica anche che le cose avvengono natural-mente e non dipendono dalle proprie forzecome in un programma preciso. Quindi, sedevo parlare d’ispirazione, non l’ho avuta. Perme le cose sono accadute in modo naturale:non ho seguito corsi di disegno e non ho stu-

diato belle arti. Non sapevo di saper disegna-re. La cosa più straordinaria è che me ne sonoresa conto dopo i cinquant’anni. Prima, nonpensavo veramente di essere fatta per la pittu-ra e ancor meno che qualcuno potesse apprez-zare le mie opere. Era impensabile per me cheun giorno avrei potuto pubblicare dei libri esoprattutto che avrei potuto esporre i mieiquadri in una galleria d’arte. Tutto ciò eracompletamente inaudito, inatteso, incredibile!

Ricorda un episodio o un clic che potrebbe averdato avvio al suo nuovo percorso?

Il clic è stata semplicemente la vita. Dopoaver compiuto cinquant’anni la concomitanzadi diversi eventi ha fatto sì che le cose avvenis-sero in modo naturale. Il fatto più straordina-rio è che quando ho iniziato a dipingere i mieiquadri le persone li hanno apprezzati e me lohanno detto, il che mi sembrava incredibile!

Quali sono stati i temi dei suoi primi quadri?

Ho utilizzato molto presto dei tessuti per-ché per anni avevo collezionato stoffe e mi ap-passionavano. All’inizio m’interessavano i lorocolori, poi mi sono rapidamente resa contoche era la struttura dei tessuti ad affascinarmi.In effetti nel tessuto è contenuto lo «spiritonascosto».

Cosa vuol dire lo «spirito nascosto»?

Tutti noi indossiamo abiti fatti di tessuti enon pensiamo mai alla loro struttura. La stof-fa stessa la nasconde. Ad esempio nel caso delvelluto o del raso, o anche della seta, la strut-tura non si vede, ma se non esistesse non cisarebbe neanche il tessuto. Pian piano hoquindi capito il simbolismo del tessuto, comeun’opera umana, molto antica e primitiva. Eho messo insieme il simbolismo del tessuto ela vita, il pensiero, perché diventassero unacosa sola. Ho compreso tutto ciò senza voler-lo, e ancora oggi ne sono sorpresa e meravi-gliata.

Lei ha viaggiato molto, in Oriente e in EstremoOriente, e alcuni dicono che la sua arte è unaforma di religione: me lo può spiegare?

Per la mia nuova mostra ho utilizzato “tes-suti buddisti”; sono stoffe che i pellegrini ac-quistano per metterli su statue sacre, sonodunque oggetti religiosi, come una preghiera.In Tibet ci sono meno fiori che in India, perquesto i tibetani offrono alle divinità una ma-nifattura umana piuttosto che dei fiori. Questitessuti racchiudono in sé il pensiero religiosodelle persone che li offrono. Ho quindi utiliz-zato questa percezione delle cose collegandolaa una rappresentazione che considero una pre-ghiera, ossia la ripetizione. In effetti pensoche in tutte le religioni del mondo ci sia la ri-petizione: nelle litanie, nelle suppliche. Dun-que, sul tessuto tibetano, che in un certo sen-so è sacro, ho cercato di tradurre in disegnoqueste ripetizioni che sono parte integrante ditutte le preghiere nel mondo.

Che cosa evoca la ripetizione per la sua arte?

La bellezza. Quando ero in Oriente, ho ca-pito che quei motivi ripetitivi non erano unamera decorazione come per noi in Occidente,ma l’ho percepita come un inno sacro, comeuna musica che risuona. Sono stata completa-mente sedotta dalla ripetizione dei motivi suquei tessuti. Ed è così che ho cominciato a di-segnare sfere rosse, in modo ripetitivo, e ciòmi ha procurato grande gioia, perché questamaniera di dipingere non è un discorso logico.Si può dire che la ripetizione concepita inquesto modo assomiglia a una forma di pre-ghiera.

È a partire dalla ripetizione che ha scoperto lap re g h i e ra ?

Sì, assolutamente sì, perché l’ho associata aciò che la preghiera è nel mondo. Di fattomolte preghiere non sono dialettiche. Ho cer-

cato di riflettere e d’immaginare come gli uo-mini della preistoria avevano cominciato a uti-lizzare i loro tessuti, quale era stato il motivoprincipale e fondamentale per elaborare unatecnica di fabbricazione dei loro tessuti cosìcomplicata quando hanno incominciato a di-ventare stanziali. E mi sono detta che ciò an-dava al di là del semplice fatto di proteggersie che aveva a che vedere con la religione. Ineffetti, man mano che un tessuto “sale” e sirealizza sul telaio, si può dire che trascina con

sé lo spirito. Qui spirito significa qualcosa cheesiste grazie al tessuto, ed è questa la differen-za rispetto alla carta. La carta accetta lo spiri-to quando una persona scrive su di essa unapoesia o qualcos’altro, mentre il tessuto tra-sforma la materia, la fibra, la consistenza: sipuò dire che il tessuto ha una sorta di anima.In Tibet ho trovato una vera preghiera: è unapreghiera di ringraziamento, che proviene dauna famiglia indubbiamente molto ricca per-ché è in seta, meravigliosa a vedersi. E lì c’erauna collaborazione, un intreccio, tra la realiz-zazione del tessuto che per così dire “saliva”sul telaio e la preghiera che a sua volta sale.Entrambi si componevano nello stesso mo-mento: ho visto un legame vero tra la parola eil tessuto. In un certo senso il tessuto è quelche c’è di più vicino a ciò che noi siamo comeesseri umani: carne e spirito.

di MARCELLO FILOTEI

In Unione Sovietica, per fortu-na, un compositore poteva es-sere minacciato di morte per

lo stile utilizzato nella scritturamusicale. Nel 1936 ebbe luogo larappresentazione dell’opera LadyMacbeth del distretto di Mtsensk di

Dmitrij Shostakovich. Un mesedopo, la «Pravda» stroncò il lavo-ro definendolo «caos anziché mu-sica» in un articolo anonimo, daalcuni attribuito allo stesso Stalinche era presente alla rappresenta-zione. Non che si possa essere no-stalgici di episodi del genere, maun capo di Governo che va a un

concerto oggi sarebbe già una no-tizia. Allora non lo era perché lamusica era considerata una cosaseria. Il compositore aveva unruolo sociale, come qualsiasi altroartista o intellettuale. E il potere,quindi, lo controllava.

Questo è l’ambiente in cui na-sce nel 1931 a Čistopol’, nella re-pubblica russa del Tatarstan, SofiaGubaidulina. Una grande compo-sitrice, che non è mai stata unabrava ragazza. Anzi ha perseguitocon determinazione l’intento dicamminare sulla “cattiva strada”.Del resto il consiglio le era statodato proprio da Shostakovich, unaltro genio che magari scriveva laQuinta Sinfonia semplificandomolto il linguaggio per far crederea Stalin di essere tornato ai mo-delli del Realismo Socialista, maincontrando un talento comequello di Gubaidulina non si so-gnava nemmeno di consigliarle dilimitare la propria creatività, anzila spingeva nella direzione op-p osta.

Per paradosso, quindi, proprioin un ambiente culturalmente an-gusto, che l’aveva etichettata come«irresponsabile» per le sueesplorazioni alternative, si svilup-pa l’arte originale e corrosiva diuna delle compositrici più innova-tive e rappresentative del XX se-colo.

«Sono una persona religiosa,russa ortodossa, e considero la re-ligione, nel senso letterale del ter-mine, come qualcosa che lega, cheristabilisce un legame nella vita.La musica non ha compito piùgrave di questo». Gubaidulina siautodefinisce così, e definisce cosìanche il suo percorso artistico edesistenziale. Ma per farlo in musi-ca bisogna scegliere dei criteriprecisi, chiari per chi ascolta.

Lei ha fatto leva principalmentesull’aspetto simbolico. «Cosa vuoldire simbolo? Secondo me la mas-sima concentrazione di significati,la rappresentazione di tante ideeche esistono anche fuori della no-stra coscienza. Le molteplici radiciche si trovano al di là della co-

scienza umana si manifestano an-che attraverso un solo gesto».

Ma Gubaidulina fa di più e ri-legge il suono stesso in chiavesimbolica. Per esempio il primomovimento della sonata per violi-no e violoncello Gioisci è basato ingran parte sul passaggio dal suo-no reale al suono armonico (dallaconcretezza alla leggerezza). Que-sto effetto si ottiene riducendo lapressione del dito sulla corda. Piùil dito sale — «ascende», si fa leg-gero — più il suono diventa ete-reo, il timbro si trasfigura. Piùchiaro di così.

Ma ancora non basta e alloracompositrice compie un ulteriorepasso in avanti: poggia questo suomondo simbolico su inusuali com-binazioni strumentali, utilizzandoun quartetto di sassofoni e percus-sioni (in Erwartung), oppure acco-stando il koto (strumento caratteri-stico della musica giapponese)all’o rc h e s t r a .

A volte richiama indirettamentela musica popolare russa, comenei casi in cui utilizza il bayan,

una fisarmonica cromatica a bot-toni che raramente prima era en-trata nella produzione colta. Gu-baidulina ne intuisce l’e s t re m aforza espressiva e la usa spesso, inparticolare in un brano ritenutoda molti un capolavoro: Sette Pa-ro l e , del 1982, per violoncello, fi-sarmonica e archi.

Già la scelta di evocare le ulti-me sette parole di Cristo sulla cro-ce senza utilizzare un testo dà lamisura del grado di astrazionesimbolica di un lavoro nel quale ilvioloncello rappresenta la vittima,il Dio-Figlio, la fisarmonica è ilDio-Padre e gli archi lo SpiritoSanto. Ma la simbologia è soprat-tutto nei gesti, nei suoni. A voltechiara, altre più nascosta, ma sem-pre presente sino al finale, dove ilvioloncello sposta gradualmentel’archetto verso il basso fino adarrivare sul ponticello nel momen-to della morte. Qui il suono si faviolento, sgraziato, ruvido. Ma ilprocedimento non è ancora finito,l’arco passa al di là del ponticello,in una regione in cui le corde pro-ducono un suono acutissimo, lon-tano, poco intonato. È la trasfigu-razione, il passaggio da uno statoall’a l t ro .

Gubaidulina è una donna chenon ha avuto paura di attraversareil ponticello. Più chiaro di così.

di RI TA N N A ARMENI

Immaginate il paesaggio toscano di undipinto del Rinascimento. Lo sfondodi un quadro di Piero della Francescao di Leonardo da Vinci. Immaginatele colline, i cipressi, la campagna or-

dinata dall’uomo, le viti, i prati digradanti. Epoi pensate a un manto, un grande manto,che viene calato dal cielo su uno di questiprati. Lo sfiora, quasi lo tocca, ma rimane aqualche metro da terra, qualcosa in alto paretrattenerlo e rimane sospeso fra cielo e terra,fra l’azzurro e il verde.

Così si presenta al primo sguardo del visi-tatore la chiesa dedicata a Maria Theotokos(Madre di Dio) a Loppiano, una piccola lo-calità situata in quel luogo già magico che èla Val d'Arno. «Quel manto è grande, maanche dolcemente digradante per raccontare— spiega il gruppo di architette, scultrici epittrici che lo ha realizzato — una chiesa ac-cogliente come il manto di Maria, una chiesache collega il cielo alla terra, il Creatore allesue creature».

Sono andata a Loppiano per incontrare ledonne del centro Ave Arte nato all’internodel movimento dei Focolarini. Quel centro loha voluto Chiara Lubich, la fondatrice delmovimento, per saziare «la sete di bellezzadiffusa nel mondo». Quando la chiesa è statacostruita, la comunità dei Focolarini a Lop-piano c’era già da un pezzo. Le case nellacampagna toscana erano state ristrutturate,l’antica fattoria era stata rimessa in funzione,c’erano le cooperative, una sede universitaria,un laboratorio di ceramica, una vita comuni-taria, ma mancava qualcosa che a tutto que-sto desse un senso più alto, che mandasse ilsegnale inequivocabile di una missione e diuna presenza. Ed ecco la decisione di affida-re all’architetta Ave Cerquetti la costruzionedella chiesa «come suggello, come punto cul-mine della cittadella».

Erika Ivacson scultrice di origine unghere-se, Elena Di Taranto, architetta, Dina Figue-rido, pittrice di origine portoghese, PatriziaTaranto, architetta e Vita Zanolini, coordina-trice del gruppo, sono le cinque donne chehanno eseguito il progetto. Ora mi mostranoil loro lavoro compiuto in tempo di record,solo quattro anni dal 2004 al 2008. Unosforzo eccezionale e pienamente riuscito. Ilmanto di Maria è lì, sfiora il prato e sotto ilmanto c’è la chiesa, circolare, moderna, incui le linee curve si inseguono e si incontra-no. «Ave mi ha chiamata una mattina perspiegarmi la sua idea, aveva già tutto nellasua testa e in un pezzo di carta: la forma cir-colare, il tabernacolo, le vetrate. Voleva unprogetto che esprimesse Maria, la comunità e

l’apertura al mondo», racconta Elena Di Ta-ranto.

C’è una rottura in questa chiesa dedicata aMaria, Madre di Dio, rispetto alla tradizionedell’arte sacra. Ed è nella linea curva che learchitette, le scultrici, le pittrici hanno sceltocome elemento architettonico caratterizzante.Nulla in quell’edificio, che oltre la chiesacontiene sale di incontro, centri per conve-gni, è diritto, squadrato, rigido. All’opp ostotutto è curvo, arcuato. È circolare la chiesa,sono circolari i banchi di legno chiaro, si cur-vano le grandi finestre colorate, avanzadall’alto in basso il tetto bianco diviso da tra-

vi che si inarcano. Non c’è bisogno che melo spieghino, è del tutto evidente: la lineacurva è il mezzo architettonico che riesce arealizzare meglio l’idea dell’accoglienza. Inquella circolarità dei banchi attorno all’a l t a resi celebra una comunione e una comunica-zione immediata fra i fedeli e i sacerdoti.Consente, mi spiegano, «una particolare pre-senza corale attorno all’altare». In quel sof-fitto che si inclina si esprime un’idea di pro-tezione, di accettazione di chiunque vogliaentrare nella casa di Dio. E le vetrate enormie colorate «creano un dialogo continuo trainterno ed esterno, fra vita che si vive e si ce-lebra».

Non ci sono fiori, non ci sono piante, ra-rissime e discrete le immagini sacre. La scelta

delle architette, delle scultrici e delle pittricidel centro Ave è quello della semplicità disa-dorna, del vuoto che diventa bellezza. Nonsi rinuncia alla grandezza, alla magnificenzadel sacro, ma non lo si esprime in modo tra-dizionale. È la fede, non altro, evidentemen-te, che deve riempire quello spazio, la fedeportata dagli uomini e dalle donne che si ri-fugiano sotto quel manto. L’edificio è fattoper accoglierla.

Colpiscono le grandi vetrate colorate operadi Dina Figuerido. «La luce — mi spiega —scivola, è preponderante rispetto alle figureche appena si intravedono. Da una parte lapassione di Cristo, dall’altra la vita di Ma-ria». E, ancora una volta, quella luce è acco-gliente, come è accogliente, più di qualunquemarmo ricco, ornato e decorato, quella gran-de enorme pietra di Trani bianca, rettangola-re, appena incisa, che Erika Ivacson ha sceltocome altare. «L’ho voluto così, disadorno,bianco, grezzo, semplice perché tutti potesse-ro riconoscerlo come loro, potessero vederein esso il sacrificio di Cristo per l’umanità».

Dietro l’altare un’altra vetrata e, dietroquesta, il tabernacolo, posto alla base delcampanile, con due enormi trasparenti fessu-re che vanno verso l’alto. Ancora una voltal’interno e l’esterno si fondono, il verde deiprati, della campagna lavorata dagli uominientrano nella casa di Dio.

Sono tutte donne coloro che hanno lavora-to a quest’opera, è femminile il gruppo cheha progettato e ha creato la chiesa di Loppia-no anche se hanno collaborato, naturalmen-te, molti uomini. Un gruppo che poi ha pro-seguito il suo lavoro in molti altri luoghi sa-cri. «Crediamo in un’arte in cui ci sia la pre-senza di Gesù» mi spiega Vita Zanolini, lacoordinatrice del gruppo delle architette.

Il gruppo Ave è di sole donne solo per ca-so (e anche per tradizione visto che il movi-mento dei Focolarini è sempre stato direttoda una donna), ma in questi anni di lavoro siè accorto che esiste un’arte sacra, un mododi costruire luoghi per la fede che solo ledonne riescono a creare. Si è reso conto diavere un compito educativo e di quanto siaimportante che un’arte sacra femminile entriin contatto con un sacerdozio maschile.

Sarebbe stato immaginabile un gruppo diuomini così attento a rendere attraverso lacurva, la circolarità, gli spazi aperti, le tra-sparenze, la potenza e la imprescindibilitàdell’incontro fra l’umanità e Dio? Non possofare a meno di chiederlo anche se loro, quan-do mi hanno mostrato e illustrato la loroopera, non hanno mai fatto accenno al fem-minile. Sorridono e ammettono che sarebbestato abbastanza improbabile per un gruppodi uomini scegliere di usare quelle modalitàmorbide, luminose e accoglienti. Avrebbepreferito probabilmente una chiesa più dirit-ta, squadrata. Avrebbe suggerito un’idea di-

versa del rapporto fra Dio e l’umanità. Forse,addirittura un’idea diversa della fede. Ag-giungono che, con loro grande stupore, il so-vrintendente alle Belle arti di Firenze quandoera venuto a visitare la chiesa di Loppiano —lui uomo — aveva detto che in quell’op eraera evidente la presenza di una capacità arti-stica tutta femminile. Mi raccontano di averscoperto in questi anni che, in effetti, il loromodo di lavorare è diverso da quello di altreéquipe. «Siamo davvero un gruppo, lavoria-mo d’intesa, ci correggiamo. In questi anniho capito che le idee dell’altra non mi esclu-dono, non mi schiacciano, se mai mi conten-gono» dice Erika Ivacson. E Patrizia Tarantoracconta: «Andiamo sempre nei luoghi chedobbiamo costruire o ristrutturare, non riu-sciamo a progettare asetticamente, a tavolino.Dobbiamo conoscere chi ci dà una commis-sione, dobbiamo capire che cosa vuole vera-mente da noi».

Loro — di questo sono davvero, senza pre-sunzione, convinte — hanno molto da inse-gnare ai loro committenti che sono sacerdoti,vescovi, comunità e movimenti cattolici incui la componente maschile è preponderantee che, spesso, non sanno che cosa fare. Difronte a stupendi monasteri, chiostri, chiese,conventi non riescono a immaginare spazi di-versi, a rispettare quel che deve essere salva-to, a comprendere come si può innovare unluogo sacro. «Un monastero — spiegano —oggi non può essere quello di cinquecento

anni fa, va salvato nella bellezza che possie-de, ma va fa riprogettato per i nuovi compitie per le nuove comunità. C’è nelle chiese,nelle diocesi, nei monasteri un modo di vive-re, da soli o con gli altri che deve essere in-novato anche negli spazi». Loro ne sonoconvinte. E lavorano, fiduciose nella lorocreatività, nella loro capacità di contribuire acambiare l’ambiente di vita di una comunitàdi fede, di introdurre una modernità acco-gliente quanto la tradizione. Oggi sono ungruppo molto richiesto, che ha cancellato,quando ci sono stati, anche antichi muri ver-so un’équipe tutta femminile. «Sai quandonel committente cadono le diffidenze?» miracconta alla fine sorridendo Vita Zanolini:«Quando vedono che ascoltiamo e prendia-mo appunti. A quanto pare non tutti lo fan-no».

Il romanzo

Artemisia

«Giochiamo a rincorrerci, Artemisia ed io.E a fermarci, non senza trabocchetti, daipiù materiali e scoperti, ai più nascosti»:era il 1947 quando la scrittrice italianaAnna Banti dava alle stampe il suosecondo romanzo, Ar t e m i s i a , in cuiracconta la storia della pittrice italianavissuta nella prima metà del Seicento.Scritto tra verità e fantasia ricorrendo adocumenti di archivio e, soprattutto, aiquadri di Artemisia Gentileschi, ilromanzo è un suggestivo dialogo adistanza tra due donne accomunatedall’arte, e dalla difficoltà di emergere inun mondo maschile. La prosa colta,sofferta e poetica dell’Anna Banti delsecondo dopoguerra, incontra la pitturavibrante, sofferta e coraggiosadell’Artemisia Gentileschi del XVII secolo:chi legge si trova avvinto tra due donne edue secoli che, pur diversi, si intrecciano.Banti si assume il compito di ridare vita evoce a quella donna che, superandol’ostilità del suo tempo e attraversandoanche un umiliante processo per stupro(quelli in cui la vittima finisce per essereconsiderata colpevole), è comunqueriuscita a entrare nella storia dell’arte.Una biografia capace di farsiautobiografia che molto dice sull’arte. Esulle donne. (@GiuliGaleotti)

La serie tv

Madre, aiutami!

Madre, aiutami! è il titolo di una serietelevisiva italiana che, dopo tanti filmatiche hanno avuto come protagonisti deisacerdoti, ha finalmente scelto di dare a

una suora questoruolo. Un intreccioche prevedevasuspence e pericoli,affrontati da VirnaLisi, cheinterpretava madreGermana, congrandecompostezza einsieme fortecoinvolgimentoemotivo. MadreGermana combattecontro tutti perdifendere labambina africanache è stata accoltain convento, e cheè in pericolo, esoprattutto la

consorella Maria che, nella missione inCongo, è stata violentata dai ribelli e poirapita. Scoprendo a poco a poco untraffico di armi che coinvolge perfino ilVaticano. Anche fra le suore allignal’invidia e l’indisciplina, ma chi fa lafigura peggiore è comunque la gerarchiaecclesiastica che tradisce costantementediffidenza verso le donne, incredulità eindifferenza verso la violenza sessuale, eche alla fine è costretta alle scuse. Benrappresentati il coraggio femminile e ladura vita nelle missioni africane.(@ l u c e s c a ra f f i a )

LA SIGNORA ANZIANA E L’AU T O B U S DI LINEA

«Il simbolo del fallimento della città»: con queste paroleun lettore ha inviato al «Corriere della Sera» la sequenzadi fotografie che pubblichiamo qui accanto. Roma èsconquassata dalla pioggia, il traffico bloccato, unasignora anziana aspetta per quaranta minuti l’autobus chedovrebbe riportarla a casa, dopo aver fatto la fila perpagare una bolletta. Finalmente il mezzo arriva: gliaspiranti passeggeri — ha raccontato Ester Palmasull’edizione romana del quotidiano del 2 febbraio scorso— chiudono gli ombrelli per salire a bordo. È quello chefa anche l’anziana signora, ma i suoi movimenti sonorallentati dall’età. Una passante si avvicina per aiutarla,un passeggero già a bordo chiede all’autista di attenderla,ma quando la donna sta per farcela, il conducente sbuffae riparte, lasciando l’anziana sul marciapiede. L’Atac haavviato un’inchiesta interna. Ma restano, indelebili, questitre fotogrammi a dimostrare l’inumanità quotidiana a cuici stiamo abituando.

DONNA CAPO DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE

«Essere una voce profetica è un compito vitale perl’ecumenismo del XXI secolo e per la Chiesa nel mondo dioggi»: così Agnes Abuom, anglicana del Kenya (madreprotestante e padre cattolico, e madre a sua volta di duefigli), ha commentato la sua elezione a moderatore del

Consiglio ecumenico delle Chiese, ovvero la figura cheaffianca il segretario generale (attualmente il luteranonorvegese Olav Fykse Tveit) nella guida del Consiglio. Èla prima volta che l’organo principale che riunisce lediverse confessioni cristiane del mondo — 345 inrappresentanza di circa 560 milioni di fedeli — elegge unadonna. La votazione è avvenuta a Busan, in Corea, nelcorso della decima assemblea del Consiglio che, ancoraper la prima volta, ha scelto di mettere al centro laquestione della responsabilità dei cristiani nellacostruzione della pace. Sebbene la Chiesa cattolica nonfaccia parte del Consiglio, essa ha partecipato ai lavoricon una propria delegazione guidata dal cardinale KurtKoch, presidente del Pontificio Consiglio per lapromozione dell’unità dei cristiani.

IL SEGNO DI STELLA KIM SUL GHIACCIO

C’è una pattinatrice sudcoreana (vincitrice dell’argento aSochi) che, dalle Olimpiadi invernali di Vancouver (2010)in poi, prima di scendere in gara si fa silenziosamente ilsegno della croce: è così che Stella Kim Yu-na è divenuta,senza volerlo, un simbolo della Chiesa cattolicasudcoreana. Nata nel 1990, ha iniziato a pattinare a 5anni, quasi per scherzo. Dopo aver vinto a 12 anni icampionati sudcoreani di pattinaggio artistico, hadebuttato sul palcoscenico internazionale, classificandosi

seconda in diverse competizioni mondiali. Nel 2005, laduplice svolta: seri problemi a ginocchia e piedi prima, ealla schiena poi, la tengono forzosamente lontana dalghiaccio per lunghissimi mesi, al punto che la sua carrierasembra irrimediabilmente compromessa. Ma proprioallora, attraverso Cho, un cattolico che guida la clinicaprivata a Seoul dove è seguita, Yu-na entra in contattocon alcune suore, iniziando — con la madre — il suocammino di conversione. Nel 2007 finalmente le curesembrano funzionare, e la ragazza torna sul ghiaccio:arriva al terzo posto nazionale. Attaccata alla divisa c’è lamedaglia benedetta della Madonna donatale dalle suore.Per questo la giovane ha voluto come nome di battesimoStella, per onorare la Vergine, Stella mattutina. Al ditoporta un anello con i grani del Rosario. Stella haraccontato che la fede le ha donato una nuova pace: «Almomento del battesimo ho sentito un’enormeconsolazione nel mio cuore. Ho capito che era l’amore diDio e gli ho promesso che avrei continuato sempre ap re g a r l o » .

PROTO COLLO TRA SUORE E CARABINIERI IN SARDEGNA

Aiutare le vittime dei reati di riduzione in schiavitù, trattae commercio di schiavi extracomunitari ed europei; daresperanza a quanti vogliono sottrarsi alle condizioni disfruttamento: questi gli obiettivi del protocollo d’intesa

firmato e rinnovato ormai per il quinto anno consecutivoda suor Ignazia Mercede Miscali, responsabile dellacongregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzode’ Paoli, e dal comandante della legione sarda deicarabinieri, generale Luigi Robusto. Dopo la firma delpatto, siglato nella caserma Zuddas e inviato a tutti ipresidi dell’Arma che conta 277 stazioni nell’isola, suorIgnazia ha espresso piena soddisfazione per il concretolavoro svolto insieme fin qui.

BIMBE E D ONNE A C C U S AT E DI STREGONERIA IN INDIA

In diverse zone dell’India, soprattutto nei villaggi ruraliisolati in cui si vive senza possibilità di accedere ai servizidi base, ricevere un’istruzione o integrarsi nella società, lapovertà spinge molte persone ad affidarsi allasuperstizione e a santoni e guaritori che praticano ritilegati alle tradizioni tribali e alla magia nera. Il tutto conconseguenze talvolta mostruose. È il caso dei sacrificiumani, ancora praticati come suprema forma di offertaalla divinità. A farne le spese sono sempre le persone piùdeboli: bambine e donne. Secondo quanto riferito dallaFondazione Fratelli Dimenticati onlus, una bimba di 4anni è stata sacrificata dai suoi stessi genitori, mentre unapiccola di 7 è stata uccisa da due contadini che le hannoasportato il fegato per effettuare riti propiziatori. Delresto, cadaveri di bambini sono stati ritrovati sepolti

vicino agli altari di qualche stregone, circondati daoggetti sacri. Le donne, considerate inferiori rispettoall’uomo, in alcuni villaggi vengono accusate distregoneria e, per questo, punite anche con la morte:secondo alcune ong indiane, sarebbero circa duecento ledonne uccise ogni anno perché ritenute streghe. Unacredenza frutto di quell’ignoranza contro cui si batte laFondazione Fratelli Dimenticati onlus: grazie alle loroiniziative tanti bambini possono studiare per diventaredomani adulti responsabili. La fondazione è oggipresente, oltre che in India, in Nepal, Messico,Guatemala e Nicaragua.

SETTIMANA DELLE SUORE C AT T O L I C H E S TAT U N I T E N S I

Si svolge dall’8 al 14 marzo 2014 la prima settimananazionale delle suore cattoliche presso l’universitàcattolica femminile St. Catherine a St. Paul in Minnesota.Inserito all’interno del mese dedicato alla storia delledonne, l’appuntamento intende ricordare le suore dellepiù diverse congregazioni che hanno segnato la storia delPaese. La settimana di incontri vuole però, al contempo,indicare vie per possibili cammini futuri, riflettendo sulsignificato e le prospettive della vita religiosa. L’universitàsi appresta ad avviare un sito internet che raccolgamateriale proveniente dalle congregazioni femminili ditutti gli Stati Uniti.

Il saggio

L’umanità dietrole mura

Ci sono patrie che restano assolutamenteuniche, nella loro rarità. È il caso diquelle poche decine di persone nate nellaCittà del Vaticano, lo Stato sorto nel 1929i cui cittadini sono per lo più di passaggiodai rispettivi Paesi di origine. Ebbene,una donna, Matilde Gaddi, nataall’interno delle mura vaticane nel 1943, haraccontato la sua “singolarissima” storianel volume L’umanità dietro le mura (LaCaravella, 2013): tra aneddoti e curiosità,colpisce la prospettiva, del tutto inedita.Quinta figlia di un gendarme, Matilde ènata e vissuta per 23 anni — i suoi primi23 anni — in Vaticano con la famiglia. Gliepisodi della «guerra non dichiarata tragendarmi e bambini, che fatalmente finivaquasi sempre senza prigionieri», sonodeliziosi. Se gioco e gusto del proibito,spensieratezza e incoscienza, segnanol’infanzia di tutti, quando si muovono trale mura vaticane degli anni Cinquanta,acquistano un sapore molto divertente.Come le regole imposte alle donne che,ad esempio, se proprio volevano usare labicicletta, dovevano rigorosamentespingerla a mano. (@GiuliGaleotti)

Man mano che un tessuto “sale”e si realizza sul telaiotrascina con sé lo spiritoQui spirito significa qualcosa che esistegrazie al tessutoÈ la differenza rispetto alla carta

Mai stata una brava ragazzaIn ascolto della compositrice russa ortodossa Sofia Gubaidulina

Considero la religione qualcosache ristabilisce un legame nella vitaLa musica non ha compitopiù grave di questo

Solo donneTra le architette, scultrici e pittrici che hanno fatto la chiesa Maria Theotokos di Loppiano

Quel manto è grandema anche dolcemente digradanteper raccontare una chiesa accoglienteche collega cielo e terraCreatore e creatura

Per un gruppo di uominiscegliere di usare le modalitàmorbide, luminose e accoglientiscelte da cinque donnesarebbe stato improbabile

In mostra a Roma«Bende sacre»: questo il titolo dellamostra di Isabella Ducrot che siinaugura il 3 marzo 2014 alla Gallerianazionale d’arte moderna econtemporanea (Gnam) a Roma. Curatada Marcella Cossu e Silvana Freddo conNora Iosia, la mostra resterà aperta finoal prossimo 18 maggio. Nel catalogo,edito da Gangemi, sono presenti scrittidi Maria Vittoria Marini Clarelli, JohnEskenazi, Stefano Velotti, MassimilianoAlessandro Polichetti, Luciano Trina eMarcella Cossu.

A sinistra, la vetrata internadella chiesa Maria Theotokos di Loppiano

Sotto: l’edificio visto dall’alto

L’artista nella locandina della mostra

Page 11: Osservatore Romano (02.mar.2014)

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Guardare con occhi nuovi la Pietà di Michelangelo

Simb oloper il nostro mondo

di LUC TEMPLIER

La Pietà di Michelangelo non ha ancora svelato tutti i suoimisteri. Tutt’altro. I capolavori ne sono ricchi e li si puòinterrogare all’infinito. È proprio la loro natura. Un giorno

mi è apparso un dettaglio che ha cambiato la mia visionedell’opera. È lì, nei dettagli, che l’essenziale sopravvive sempre.Al momento sto spiegando in un libro questa scoperta, e qui vene offro un assaggio.

Siamo nel 1499, alla vigilia del passaggio a un nuovo secolo; pe-riodo di transizione, teso, propizio alle urgenze e alle folgorazioni.In meno di un anno, un giovane ventiquattrenne, in un solo bloc-co di marmo bianco di Carrara scolpisce un capolavoro immortale.Ciò basterà, in effetti, a convincerci del carattere eccezionale diuna simile impresa, chiaramente ispirata alle mani dello scultoreabbandonato all’estasi creatrice. È in questa specie di ebbrezza,necessaria, che Michelangelo scolpisce. Vi si butta e si accontenta,dice lui, di liberare dal blocco la meraviglia che vi ha visto.

Una Pietà. Il tema è noto. È stato già trattato molte volte: laVergine, Maria, tiene tra le braccia Cristo morto, deposto dallaCroce. Notiamo che la scultura s’iscrive in un triangolo, simbolodell’elevazione, della perfezione e della stabilità; uno sgabello atre piedi non è sempre stabile?

La prima cosa a sorprenderci è l’età di Maria. È giovane, trop-po giovane, addirittura più giovane di Cristo. Il suo viso è diun’impenetrabile perfezione; i suoi tratti sono magnificati, ange-lici. Nessuna emozione turba quel viso giovanile, liscio e ine-spressivo, esaltato dal contrasto con l’esuberanza dei drappeggi.Nient’altro qui che la bellezza ideale di una giovane donna, ar-chetipo della femminilità. A prevalere è l’accoglienza, necessaria-mente silenziosa: impressione accentuata dal gesto della mano si-nistra, aperta, che sembra dire: «Così è».

Cristo è abbandonato. Sembra più vecchio di Maria, più pic-colo della madre, della donna, della sposa, nelle cui braccia sci-

vola e si lascia scivolare. Di fatto quel corpo giovane e bello nonmostra alcun segno di rigidità. Al contrario, a forma di S, è fles-suoso, sensuale, languido. Le sue dita accarezzano il tessuto, ilpiede è in equilibrio su una pietra, nel braccio e nel collo le veneirrorate di sangue pulsano al ritmo lento dell’incanto.

Nel 1964 la Pietà parte per New York. Primo e ultimo esilio.Robert Hupka, un fotografo, la segue nel viaggio. Scatta più diduemila foto dell’opera, da angolature impossibili, nascoste allosguardo da secoli, in un allestimento a contrasto — su sfondo ne-ro — ben diverso da quello di San Pietro. È a partire da quellefoto eccezionali che vi invito a cambiare visione. Di fatto non ve-diamo più solo la Vergine e Cristo morto, ma una giovane donnae un giovane uomo volontariamente offerto alle sue braccia. Unacoppia insomma. E i due sono vivi. Ma quale immagine potreb-be provare ciò che ho appena detto?

A New York Robert Hupka pratica un foro sul soffitto per co-gliere il volto di Cristo, sempre celato al nostro sguardo, e chesolo l’artista, prima di lui, aveva contemplato. È sorprendente!Perché il viso è vivo; di una straordinaria serenità. Sorride, fidu-cioso, beata beatitudine. Mai un volto umano era nato dal miste-ro divino dell’Arte con tanta forza consolatrice.

Allora, oltre a una Pietà, capiamo ciò che Michelangelo ha sug-gerito in questa sublime parabola: la capitolazione consenzientedel maschile al principio femminile. Giusta esaltazione dei valorifemminili a lungo calpestati, eppur vicini anche ai valori dei Van-geli.

Magnifico simbolo per il nostro mondo, governato da una ma-schile trionfante, orgoglioso, che lancia e rilancia continuamentei suoi profitti, le sue competizioni, i suoi eserciti. Sublime mes-saggio per la nostra umanità, che ci invita a privilegiare, e ad af-fidarci, ai valori di accoglienza, apertura, accettazione, che ilprincipio femminile rappresenta qui. La Pietà, in questa prospet-tiva, potrebbe trovare posto su qualsiasi altare del mondo. Nelsilenzio dell’accoglienza, la frenesia si ritrova sospesa.

Ma perché, mi direte, questa allegoria non era mai stata com-mentata? Perché le rivelazioni importanti, sacre, non possonomai essere fatte subito. Esse sono sempre velate: nella poesia,nelle favole, nelle parabole. Nel marmo. Là aspettano, a volteper lungo tempo, che qualche traghettatore (o passante) o qual-che risvegliatore le colga. Perché senza una distanza, un velo,l’essenziale suona come una sciocchezza.

Libera di essere quella che eroLa santa del mese raccontata da Francesca Romana de’ Angelis

Roma, 9 marzo 1440. La nottescende lentissima, questa sera.Seduta accanto alla finestraguardo l’ultima luce di questogiorno dolce che porta con sé

la promessa di una primavera vicina. Unatela tessuta di fili d’oro mi mostrò il mioangelo custode. Da allora non ho tenuto ilconto del tempo, ma questa mattina hocapito che la mia tela è compiuta. Dopoaver trascorso qualche giorno accanto amio figlio malato mi preparavo a far ritor-no a Tor de’ Specchi, la piccola comunitàreligiosa che ho fondato e dove vivo ormaida qualche anno, quando padre Giovanni,la mia preziosa guida spirituale, mi hadetto: siete stanca, fermatevi qui. Ho ac-colto il suo invito e sono rimasta perché lesue parole mi sono suonate come un se-gno. In questa casa di Trastevere, la miacasa coniugale, ho trascorso gran partedella vita e forse è giusto che l’ultimo no-do si sciolga proprio tra queste mura. Nonho paura della fine perché spero di rag-giungere la pienezza di quel bene che hoavuto il dono di vedere nelle mie estasi:un mare d’infinita luce, gli angeli comefiocchi di neve in cielo, Maria che mi pro-teggeva con il suo mantello e poneva ilBambino tra le mie braccia. Non ho pau-ra, ma il distacco è comunque difficile.Oltre al figlio che portai in grembo ne la-scio tanti altri, perché ho sentito figli tuttiquelli che ho amato. Non poterli soccorre-re quando avranno bisogno di conforto, èsolo questo pensiero a darmi malinconia.

In alto, tra le stelle, porterò qualcherimpianto — le parole non dette, i gestinon fatti, il molto che era troppo poco —e tanti ricordi. Il rosa del cielo di Romacon il verde dei pini; la voce di mia madreche mi leggeva i Vangeli e la Divina Com-media; il cuore generoso di mio maritoLorenzo; le risate di allegria dei miei trefigli bambini; il profumo della mentucciache fiorisce tra pietra e pietra lungo la viaSacra che percorrevo fino a Santa MariaNova, la mia chiesa prediletta; l’asinelloche carico di viveri e di legna mi è statofedele compagno per le strade della città.Di tutte le parole del mondo ne porteròuna sola, mitezza, perché è di quelle chene contengono infinite altre: amore, con-solazione, tenerezza. Come la parola fame,che non è solo fame, ma sofferenza, umi-liazione, solitudine, paura.

Ho vissuto in tempi tristissimi. Papi,antipapi, Roma invasa da stranieri o inbalia di famiglie potenti decise a conqui-stare il potere. E lutti, violenze, carestie,l’ombra maligna della peste. Ho vissutoanche molti dolori. Su tutti la perdita didue figli, Giovanni e Agnese, una feritacrudele di quelle che niente al mondo rie-sce a guarire. Eppure se penso alla mia vi-ta vedo il dono di tanta grazia. I miei pri-mi anni furono un tempo felice e protetto,uno scrigno prezioso di forze intatte a cuiattingere quando la vita rischiava di por-tarsi via la limpidezza dei sogni. Ancoranon avevo lasciato l’infanzia e già immagi-navo un futuro di solitudine e preghiera,quando il mio destino prese un’altra stra-da. Troppo bella per essere monaca, dissemio padre. Provai a protestare, ma inutil-mente. Infine dissi sì, solo per amore fi-liale.

Fu durante il corteo nuziale verso pa-lazzo Ponziani che qualcosa cambiò persempre nella mia vita. Ricordo che passa-to ponte Santa Maria — ho sempre amatoi ponti, quelle strisce sospese di terra cheuniscono riva a riva e gli uomini agli uo-mini — pensai che quella che attraversavoera una Roma che non conoscevo, una cit-tà desolata e poverissima che aveva consu-mato tanto passato e tanta bellezza. Mo-numenti in rovina, misere casupole, stradestrette e fangose, bambini laceri e pochedimore nobili, chiuse e protette come for-tezze. Qualche mese dopo, guarita da unamalattia che forse era solo lo smarrimentodi una sposa adolescente, quel modo nuo-vo di guardare il mondo divenne un’idea.Qualcosa dovevo fare. E qualcosa riuscii afare grazie al cuore amorevole di mia co-gnata Vannozza, all’infaticabile ancellaClara, ma soprattutto a Lorenzo. Dopo leperplessità dei primi tempi mio maritocomprese e mi lasciò libera di essere quel-lo che ero. Tutti quelli che bussavano allanostra porta erano i benvenuti al mio cuo-re. Cominciai a distribuire farina, olio, vi-no, denari e la divina provvidenza tornavasempre a riempire quello che io svuotavo.Granai colmi e botti piene perché altrebocche venissero sfamate. Col tempo ven-detti i gioielli e gli abiti scoprendo la gioiadi trasformare il superfluo in necessario:pietre e stoffe preziose diventavano cibo,panni, medicamenti. Imparai che si puòpregare impastando il pane, raccogliendofrutta e verdura nell’orto, tagliando legnada ardere nelle vigne fuori le mura, inven-tando unguenti che curano i mali del cor-po, e parole e gesti che curano quellidell’anima. E imparai anche che non bastadare. Accogliere, proteggere, amare, cer-

cando di portare gioia dove gioia non c’è.Perché il cuore degli uomini — aveva ra-gione il poeta che ho amato fin dall’infan-zia — è come quei piccoli fiori che, chinatie chiusi dal notturno gelo, ritrovano vitasolo al tepore del sole.

Ormai anche l’ultima luce è andata via.Dalla finestra accostata arriva il brusio dei

tanti che sono venuti a salutarmi. Racco-gliere il coraggio dove si può. Quello cheho ripetuto agli altri infinite volte, questasera lo dico a me stessa. Tenuisti manumdexteram meam recita il Salmo.

La mano destra stretta nella tua, Signo-re, sarà più facile congedarmi da chi hoamato.

Francesca Romanade’ Angelis è nata aRoma, dove vive elavora. Dopo lalaurea in lettere, hainsegnato in unliceo classico.Studiosa diletteratura italianadel Cinquecento,ha pubblicato saggied edizioni di testi.Per anni hacollaborato aprogrammi culturalie scrittosceneggiature per laRai. Tra le sueopere, ricordiamola splendidabiografia diTorquato Tasso,Solo per vedere ilm a re (2005, PremioMassarosa), Storiedel Premio Viareggio(2008), Conamorosa voce(2008). Per noi, hascritto la storia disanta Martina(gennaio 2013).

Orazio Gentileschi,«Visione di santa

Francesca Romana»(1615)

Nel 1964 quando l’opera è in mostra a New YorkHupka le scatta oltre duemila foto da singolari angolaturePer farlo pratica anche un foro nel soffittoper cogliere il volto di Cristo, da sempre nascosto

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donne chiesa mondo marzo 2014

Nata a Braunschweig (1957),ha studiato teologia, filosofia estoria all’università di Mün-ster. Collaboratrice pastoralenella diocesi di Hildesheim(1984-1988), dal 1988 al1989 ha lavorato nel segreta-riato della Commissione ecu-menica europea Giustizia e pa-ce a Basilea. Conseguita l’abi-litazione nella facoltà di Teolo-gia cattolica di Tubinga(1992), dal 1994 è professo-ressa di dogmatica e di ecume-nismo alla facoltà teologicadell’università di Friburgo, dicui (dal 2004 al 2006) èstata decano. Fa parte dellaCommissione teologica interna-zionale.

Un programma di vita

di BARBARA HALLENSLEBEN

O LT E QUESTIONIteologiche, maanche relative aldialogo inter-cristiano einterreligioso — enon ultimo eticheed etico-sociali — sidecidono a partiredall’immaginedell’uomo: l’uomo èsin dall’inizio unanimale sociale ovengono prima i

suoi interessi individuali? La natura dell’uomoè corrotta radicalmente dal peccato originaleo conserva la sua apertura alla grazia di Dio?L’uomo ha un posto speciale nell’universo o èun animale evoluto che con la sua intelligenzatende ad agire in modo distruttivo?L’orientamento al bene e alla felicità fa partedella sua vocazione o è una forma dialienazione attraverso la manipolazionesociale? L’apertura religiosa dell’uomo èsegno di una promessa trascendente o non èaltro che un epifenomeno di determinatefunzioni cerebrali? L’antropologia teologicanon riesce a tenere il passo con il rapidoaumento delle domande. È una disciplinarelativamente giovane, che ancora non hatrovato il proprio posto: non appartiene aitrattati dogmatici classici, né ha uno spaziopreciso nella teologia morale e nell’eticasociale. Un impulso decisivo l’antrop ologiateologica l’ha ricevuto dalla costituzioneGaudium et spes del Vaticano II, che non sivuole pronunciare solo sulla «Chiesa nelmondo contemporaneo», ma anche sull’uomonel mistero di Dio: «Che cos’è l’uomo? Molteopinioni egli ha espresso ed esprime sulproprio conto, opinioni varie e anchecontrarie, secondo le quali spesso o si esaltacosì da fare di sé una regola assoluta, o siabbassa fino alla disperazione, finendo in tal

modo nel dubbio e nell’angoscia» (n. 12).Conosciamo bene, forse addirittura nel nostrocuore, i due estremi qui citati. Si esprimonoattraverso l’apatia o l’aggressione, che sitrasformano facilmente l’una nell’altra, e che aloro volta minacciano l’umanità stessa eindeboliscono la speranza nella pace e nellagiustizia. Il messaggio antropologico centraledel concilio si ricollega all’affermazionebiblica della creazione dell’uomo a immaginedi Dio e ha un centro cristologico: «Cristo,che è il nuovo Adamo, proprio rivelando ilmistero del Padre e del suo amore svela anchepienamente l’uomo a se stesso e gli manifestala sua altissima vocazione», ovvero che «è“l’immagine dell’invisibile Iddio” (Colossesi, 1,15) è l’uomo perfetto che ha restituito ai figlidi Adamo la somiglianza con Dio, resadeforme già subito agli inizi a causa delpeccato. Poiché in lui la natura umana è stataassunta, senza per questo venire annientataper ciò stesso essa è stata anche in noiinnalzata a una dignità sublime. Conl’incarnazione il Figlio di Dio si è unito incerto modo a ogni uomo» (n. 22).Nessun’altra affermazione del concilio è statacitata tanto spesso e ha avuto effetti di cosìvasta portata sulla comprensione della dignitàumana nei dibattiti attuali sui dirittidell’uomo in generale e la libertà di religionein particolare. Una teologia della donna ha ilsuo posto all’interno di un’antrop ologiateologica. L’uomo è immagine di Dio«maschio e femmina» (Genesi, 1, 27). Vanotato che finora nei progettisull’antropologia teologica questo aspetto haricevuto poca attenzione. Forse l’essenziale ègià stato detto quando definiamo l’umanità inquanto tale come figura secondo l’immaginedi Dio? Il riferimento dell’immagine esomiglianza di Dio al rispettivo genere nonconduce ad aporie? Quando Gesù ci rivelal’immagine di Dio non solo come uomo, macome maschio, le donne sono forse esclusedall’immagine e somiglianza di Dio oaddirittura dalla redenzione, o magari sonoincluse solo indirettamente? Se però siamostati creati come «maschio e femmina» aimmagine di Dio, che si è manifestata inGesù Cristo, allora perché anche le donnenon dovrebbero essere chiamate allarepraesentatio Christi attraverso l’o rd i n a z i o n e

sacramentale? Per evitare queste aporie e nonricadere in cliché patriarcali mancal’approfondimento della questione teologica.In questo spazio vuoto si sono inserite consuccesso altre interpretazioni del doppiogenere delle persone: le teologie femministe,che vogliono promuovere un’emancipazionedella donna in ambito sia ecclesiale siasociale; i gender studies, che nella formasocioculturale del genere come gender, adifferenza del genere biologico come sesso,vedono un costrutto basato su influenzeesterne, e allo stesso tempo analizzano letrasformazione della sessualità così intesa nelcontesto della cultura e della società; ilriferimento all’equiparazione giuridica deisessi o il diritto umano della non-

discriminazione. Nell’ambito della teologia siaggiunge una strettoia specifica: la questioneteologica della donna è stata largamentelimitata alla questione delle possibilità dilavoro e di influenza delle donne nel servizioalla Chiesa. In questo caso, però, ancora unavolta non si guarda alla donna come donna,bensì alla donna quale detentrice di funzioni.Dinanzi a ciò, già Giovanni Paolo II haorientato lo sguardo sulla vocazione stessadella donna. Nella sua Lettera alle donne(1985), dopo un omaggio alle diverse sfere dicompetenza della donna e un esame dicoscienza autocritico per la mancanza dirispetto dinanzi al ruolo delle donne nellastoria della salvezza, si legge: «Grazie a te,donna, per il fatto stesso che sei donna!». Èquesto il compito principale di una teologiadella donna: occorre mostrare che cosa lateologia sa affermare sulla donna come donnae non sulla donna nei suoi diversi ruoli. Ladomanda fondamentale non può essere altroche quella già citata: la differenziazionesessuale delle persone, e quindi l’e s s e redonna, fa parte dell’immagine e somiglianzadi Dio della persona? La domanda non devenecessariamente condurre ad aporie, ma puòessere posta anche in modo teologicamentemolto fecondo. L’affermazione circal’immagine e somiglianza di Dio dell’uomonon è in primo luogo una definizionecontenutistica positiva, ma esprimeun’indisponibilità: l’uomo partecipa delmistero di Dio. Non si esaurisce nell’insiemedi tutte le definizioni concettuali chepossiamo dare di lui. L’antropologia teologicaè una teologia apofatica. Da essa non si puòdedurre un’attribuzione di caratteristiche e dimodelli di ruolo. Questa intuizionefondamentale non è affatto vuota e priva diconseguenze. Porta a un altro tipo diintuizione, guidata dall’attenzione della fede edalla fiducia: la differenza tra uomo e donnaha a che fare con l’immagine che Dio ci riveladi se stesso. Pertanto, non va interpretatacome conflitto e lotta tra i sessi, bensì comeordinamento reciproco nell’unità dell’umanitàe nella speranza della redenzione e delcompimento. Questa fiducia dà avvio allaricerca delle tracce del mistero di Dionell’uomo e nella donna. Per tale compitoabbiamo a disposizione l’intero tesoro della

storia della salvezza: Maria, che come «coleiche ha partorito Dio» ha già il più alto titoloonorifico che si possa attribuire a unapersona; le figure femminili dell’Antico e delNuovo Testamento, le sante della storia dellaChiesa, martiri e confessori, mogli, madri,nubili e religiose, di ogni epoca, lingua ecultura, nelle loro testimonianze orali e scritte,nelle rappresentazioni artistiche, nellecomunità e nelle istituzioni alle quali hannodato vita, nei molteplici frutti della loro fede.Questa ricerca di tracce è inesauribile.Comprende il mondo nel quale viviamo e lenostre esperienze di vita, che cerchiamo diinterpretare riflesse nella storia della salvezza.Porta alla scoperta di cose nuove einaspettate. La fenomenologia teologica, cheoccorre sviluppare, non nasce da una distanzaosservatrice. Si dischiude nella sintonia tra«persona – comunità – dono» che GiovanniPaolo II ha elaborato in modo tantostraordinario nella sua lettera apostolicaMulieris dignitatem (1988). «L’essere personasignifica: tendere alla realizzazione di sé (iltesto conciliare parla del “r i t ro v a r s i ”), che nonpuò compiersi se non “mediante un donosincero di sé” (Gaudium et spes, n. 24).Modello di una tale interpretazione dellapersona è Dio stesso come Trinità, comecomunione di Persone. Dire che l’uomo ècreato a immagine e somiglianza di questoDio vuol dire anche che l’uomo è chiamato aesistere “p er” gli altri, a diventare un dono»(n. 7). La dinamica del dono qui non è affattolimitata alla donna, ma viene concessaall’uomo e alla donna. Nella sua Lettera alledonne il Papa vede proprio qui la forzamotrice della storia della salvezza: «A questa“unità dei due” è affidata da Dio non soltantol’opera della procreazione e la vita dellafamiglia, ma la costruzione stessa della storia»(n. 8). Alla luce del dono di sé di Dio alcreato per amore, anche la teologiaantropologica non può essere sviluppata apartire dalla logica dell’identità e delladelimitazione, bensì dal rapporto sempresorprendente con l’altro nella sua diversità.Occorre il coraggio della fede per accettarequesta differenza, perché è qui chesperimentiamo la bellezza più grande, maanche le ferite più profonde. La teologia delladonna non è in primo luogo una teoria, bensìun programma di vita. Possiedeinevitabilmente un’apertura storica: «Quandoperò verrà lo Spirito di verità, egli vi guideràalla verità tutta intera» (Giovanni, 16, 13). Ècomunque possibile formulare unasupposizione per il lavoro teologico futuro: laChiesa testimonia sin dall’iniziol’autorivelazione di Dio, Padre, in duepersone, il Figlio e lo Spirito Santo. Dioagisce nella storia con due mani, dice Ireneodi Lione, il quale ha anche sviluppato letipologie Eva-Maria e Adamo-Cristo. Sarà piùfacile riconoscere come significativo per lastoria della salvezza il genere maschile diGesù se riconosciamo la discesa dello Spiritosu Maria (Luca, 1, 35) come modo in cui Dioha reso possibile la missione storica delredentore. Maria non è l’«incarnazione» delloSpirito, ma in lei lo Spirito di Dio rende la

persona capace di partorire Dio. Così negliAtti degli apostoli viene promesso all’interacomunità della Chiesa: «Avrete forza dalloSpirito Santo che scenderà su di voi» (1, 8).Nel mondo delle immagini e del linguaggiodella Bibbia, accanto alla «vita in Cristo» c’èil prendere forma della «sposa di Cristo» che,con lui e per mezzo di lui, partecipa all’op erasalvifica del Padre. La scarsa attenzione per ilsignificato soteriologico dello Spirito sembraandare di pari passo con la mancanza di unateologia della donna. Non dobbiamolamentarci delle mancanze, ma possiamopartecipare, in ciò che è possibile qui e oggi,

alla storia di amore di Dio verso il suo creato.Infatti, Dio «dà lo Spirito senza misura»(Giovanni, 3, 34). Le donne sono tra quei laiciche non possono sfuggire al loro destino dilaici. Ciò non è inteso in modo cinico, macome compito, che proprio oggi sarà decisivoperché la recezione del concilio abbiasuccesso: se le donne scoprono e vivono laloro vocazione a partecipare alla missioneregale, sacerdotale e profetica di Gesù comedonne, e non come titolari di un ruolo alservizio della Chiesa, contribuiranno amodellare la vita della Chiesa come partecipidi questa missione sacerdotale, regale eprofetica. Si creeranno così nuove tracce dellavocazione di tutto il popolo di Dio allamissione per la salvezza dell’intero creato, chedischiuderanno il futuro e porteranno con sénuove intuizioni e possibilità. L’integrazionedella differenza dei generi nel mondo deisimboli della Chiesa attraverso l’o rd i n a z i o n esacramentale dei soli uomini è un disordinebenefico, che mantiene aperta per la Chiesa eper l’intera umanità una domanda sul valoreindisponibile del rapporto tra uomo e donna.Se questa apertura viene fraintesa comerisposta statica, nega la dinamica della storiadella salvezza come storia d’amore, chegiunge fino al compimento: «Lo Spirito e lasposa dicono: “Vi e n i ! ”. E chi ascolta ripeta:“Vi e n i ! ”» (Ap o c a l i s s e , 22, 17).l’a

utric

e

Francesco Pinna«Pala di sant’O rs o l a »(XVI secolo, particolare)

Michelangelo Naccherino, «Adamo ed Eva»(1616, particolare)

Pasquale Cati, «Il Concilio di Trento» (1588, particolare)

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