“Oscar della finanza: la peggiore? È stata la Saipem” Luigi...

1
“Oscar della finanza: la peggiore? È stata la Saipem” Luigi Zingales with Alessandro Penati, Corriere della Sera 31 December 1999 Funzione primaria del mercato dei capitali è individuare e premiare chi gestisce in maniera efficiente le risorse, sottraendole a chi non lo fa. Sono molti i meccanismi attraverso cui opera il mercato: scalate e crisi finanziarie sono i più appariscenti. Le scalate servono a rimuovere il management di società mal gestite, per trasferire il controllo a chi è più in grado di valorizzarle. Analogamente, le crisi finanziarie, attraverso l' intervento dei creditori, sottraggono la guida di una società a chi l' ha portata al dissesto. Entrambi, però, sono meccanismi lenti e costosi. Quante migliaia di miliardi sono state sperperate prima che la crisi portasse al cambiamento del vertice della Ferruzzi? Quante occasioni ha perso Telecom prima di attirare l' interesse di uno scalatore? Senza contare i costi finanziari e legali di quella scalata. Il consiglio di amministrazione può essere un meccanismo più rapido e meno costoso, se rimpiazza rapidamente il management che si dimostra inadeguato. Ma, quis custodiet custodes? Il codice di autoregolamentazione per il funzionamento dei consigli approvato da Borsa Italiana, è un passo fondamentale. Ma si basa sulla reputazione: darà i suoi frutti solo se il mercato chiederà conto personalmente agli amministratori. Con questo spirito, l' anno scorso vennero segnalati su queste pagine i nomi degli amministratori della Sirti, la società, tra le maggiori quotate, che aveva avuto la peggior performance. Replichiamo l' iniziativa, sperando di dare un modesto contributo alla cultura di mercato nel nostro Paese. Abbiamo calcolato il rendimento che un investitore avrebbe realizzato comperando le azioni ordinarie di ciascuna delle 50 maggiori società italiane per capitalizzazione al 31 dicembre 1996. Il periodo di tre anni corrisponde alla durata media in carica di un consiglio. La palma del peggiore va a Saipem, la società di impiantistica del gruppo Eni, con +2,2%, seguita da Parmalat (+7%) e Italgas (+22%), a fronte del +183% segnato dall' indice Comit. Avendo scelto Saipem, invece dell' indice Comit, i suoi azionisti hanno dunque perso 5.400 miliardi. La Saipem sarebbe stata terz' ultima se avessimo considerato un campione di 70 società: in questo caso, Danieli sarebbe stata la peggiore. Questi cattivi risultati non possono essere imputati esclusivamente alle difficoltà del settore petrolifero, in netta ripresa nel corso del 1999: quest' anno Saipem ha perso l' 1%, a fronte di un +20% dell' indice europeo di settore (e al +22,3% del mercato italiano). Solo nel marzo del 1998, Saipem era ricorsa al mercato dei capitali, con ben altre prospettive, collocando il 24% del capitale: da allora il titolo ha perso il 32%. Lo scorso giugno il consiglio ha cambiato i vertici societari: ma, in realtà, si è trattato di un giro di poltrone all' interno dell' Eni. Stefano Russo, presidente uscente, è passato alla presidenza della Snam, maggior azionista Saipem. Dei due precedenti amministratori delegati, Stefano Cao è salito alla presidenza di Saipem, mentre Pietro Franco Tali è passato all' Agip Petroli con lo stesso incarico. Il nuovo amministratore delegato di Saipem, Giancarlo Mazzone, arriva dalla presidenza della Sofid. Del vecchio consiglio rimangono Franco Bruni, Carlo Grande, Marco Mangiagalli e Marco Reboa; entrano per la prima volta Alfredo Moroni (dalla presidenza di Agip), Roberto Jaquinto e Paolo Andrea Colombo. Un cambiamento che non sembra riscuotere la fiducia del mercato: da giugno Saipem ha perso il 10%; l' indice di Borsa è salito del 16%.

Transcript of “Oscar della finanza: la peggiore? È stata la Saipem” Luigi...

Page 1: “Oscar della finanza: la peggiore? È stata la Saipem” Luigi ...faculty.chicagobooth.edu/luigi.zingales/papers/editorial...“Oscar della finanza: la peggiore? È stata la Saipem”

“Oscar della finanza: la peggiore? È stata la Saipem” Luigi Zingales with Alessandro Penati, Corriere della Sera

31 December 1999

Funzione primaria del mercato dei capitali è individuare e premiare chi gestisce in maniera efficiente le risorse, sottraendole a chi non lo fa. Sono molti i meccanismi attraverso cui opera il mercato: scalate e crisi finanziarie sono i più appariscenti. Le scalate servono a rimuovere il management di società mal gestite, per trasferire il controllo a chi è più in grado di valorizzarle. Analogamente, le crisi finanziarie, attraverso l' intervento dei creditori, sottraggono la guida di una società a chi l' ha portata al dissesto. Entrambi, però, sono meccanismi lenti e costosi. Quante migliaia di miliardi sono state sperperate prima che la crisi portasse al cambiamento del vertice della Ferruzzi? Quante occasioni ha perso Telecom prima di attirare l' interesse di uno scalatore? Senza contare i costi finanziari e legali di quella scalata. Il consiglio di amministrazione può essere un meccanismo più rapido e meno costoso, se rimpiazza rapidamente il management che si dimostra inadeguato. Ma, quis custodiet custodes? Il codice di autoregolamentazione per il funzionamento dei consigli approvato da Borsa Italiana, è un passo fondamentale. Ma si basa sulla reputazione: darà i suoi frutti solo se il mercato chiederà conto personalmente agli amministratori. Con questo spirito, l' anno scorso vennero segnalati su queste pagine i nomi degli amministratori della Sirti, la società, tra le maggiori quotate, che aveva avuto la peggior performance. Replichiamo l' iniziativa, sperando di dare un modesto contributo alla cultura di mercato nel nostro Paese. Abbiamo calcolato il rendimento che un investitore avrebbe realizzato comperando le azioni ordinarie di ciascuna delle 50 maggiori società italiane per capitalizzazione al 31 dicembre 1996. Il periodo di tre anni corrisponde alla durata media in carica di un consiglio. La palma del peggiore va a Saipem, la società di impiantistica del gruppo Eni, con +2,2%, seguita da Parmalat (+7%) e Italgas (+22%), a fronte del +183% segnato dall' indice Comit. Avendo scelto Saipem, invece dell' indice Comit, i suoi azionisti hanno dunque perso 5.400 miliardi. La Saipem sarebbe stata terz' ultima se avessimo considerato un campione di 70 società: in questo caso, Danieli sarebbe stata la peggiore. Questi cattivi risultati non possono essere imputati esclusivamente alle difficoltà del settore petrolifero, in netta ripresa nel corso del 1999: quest' anno Saipem ha perso l' 1%, a fronte di un +20% dell' indice europeo di settore (e al +22,3% del mercato italiano). Solo nel marzo del 1998, Saipem era ricorsa al mercato dei capitali, con ben altre prospettive, collocando il 24% del capitale: da allora il titolo ha perso il 32%. Lo scorso giugno il consiglio ha cambiato i vertici societari: ma, in realtà, si è trattato di un giro di poltrone all' interno dell' Eni. Stefano Russo, presidente uscente, è passato alla presidenza della Snam, maggior azionista Saipem. Dei due precedenti amministratori delegati, Stefano Cao è salito alla presidenza di Saipem, mentre Pietro Franco Tali è passato all' Agip Petroli con lo stesso incarico. Il nuovo amministratore delegato di Saipem, Giancarlo Mazzone, arriva dalla presidenza della Sofid. Del vecchio consiglio rimangono Franco Bruni, Carlo Grande, Marco Mangiagalli e Marco Reboa; entrano per la prima volta Alfredo Moroni (dalla presidenza di Agip), Roberto Jaquinto e Paolo Andrea Colombo. Un cambiamento che non sembra riscuotere la fiducia del mercato: da giugno Saipem ha perso il 10%; l' indice di Borsa è salito del 16%.