Oro, incenso, mirra e un tallero - Parrocchia di Gemona · Il Castello non è del sindaco! Il Duomo...

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Volenti o nolenti, tutti ci lasciamo prendere dal vortice del clima natali- zio! Dopo tutto perché non dovrem- mo vivere, almeno alcuni giorni, quella magia che porta con sé questo fantastico giorno!? Sappiamo benissi- mo che il 25 dicembre non cambierà nulla, ma ci accontentiamo di quella nostalgia di pace e bene che quel Bambino risveglia dentro di noi. E allora: prepariamo luci e addobbi, spediamo biglietti augurali e organiz- ziamo momenti di convivialità, fac- ciamo l’albero e il presepio … andia- mo a Messa, magari a quella di mezza notte! Insomma, anche se apertamente non lo ammettiamo, a tutti piace ritornare bambini, aspettare qualcuno o qualco- sa, sperare ed illuderci che il mondo potrebbe cambiare. Pertanto capita anche a noi, come è capitato 2000 anni fa, di alzare gli occhi al cielo e cercare un segno che ci dica che tutto questo desiderio di bene non è una debolezza infantile, un alibi per non assumerci le nostre responsabilità quasi a mettere in discussione le nostre false sicurezze. È scrutando oltre le nebbie del quotidiano, oltre le foschie del perbenismo che, come ai magi, anche a noi appare una stella, un segnale, una provocazione. È lungo, il cammino dei magi: quasi due anni prima di trovare il Bambino annunciato dall’astro dalla lunga coda. Anche in loro, nel lungo viag- gio, dubbi e incertezze sulla interpre- tazione di quel segno che ogni notte li precedeva. Sgomento e tristezza, quando arrivati a Gerusalemme, la stella svanì nel buio. Incredulità e stu- 1 Oro, incenso, mirra e... un tallero ANNO LXXVIII - N. 4 (continua a pagina 2) l’arciprete monsignor Gastone Candusso DICEMBRE 2010 Oro, incenso, mirra e... un tallero mila è lungo il cammino, irto di falsi profeti, di promesse banali, di bru- cianti illusioni, di scandalose negli- genze, ma chi con coerenza cerca la verità, senza dubbio arriverà a Betlemme e troverà un Bambino che da sempre l’aspetta e chiede con quella dolce insistenza dei bambini, di deporre ai sui piedi quei tre doni che conserva nel suo cuore: oro, incenso e mirra. * * * Oro! Il metallo prezioso dei sovra- ni. Ti riconosciamo Signore Re del- l’Universo, Re della Storia, di questa nostra storia di peccato. Crediamo che tu riscriverai fra le righe storte della nostra vita la Tua storia, una storia di amore, di pace, di gioia. Deponiamo ai tuoi piedi l’incenso! La resina che bruciando profuma l’a- ria, e salendo in alto porta a te, Signore, ogni nostro desiderio di bene. Solo davanti a te pieghiamo in adorazione le nostre ginocchia. Poniamo nelle mani di Maria, tua Madre, la mirra segno della tua natura umana. Affidiamo a Lei la mirra per- ché è Lei che per nove mesi ti ha por- tato in grembo, ti ha dato un corpo come il nostro corpo. Chiediamo a Lei che, come ha insegnato a te a parlare con gli uomini, così insegni a noi uomini a parlare con Dio. Come ti ha insegnato a camminare per le stra- de di Giudea, insegni a noi uomini a camminare per le strade del Regno. Affidiamo a Lei la mirra perché la con- servi per ciascuno di noi nel momen- pore di fronte all’ignoranza e falsità della corte di Erode. Consolazione e gioia quando un maestro della legge, consultando il profeta Michea disse: “E tu, Betlemme, non sei l’ultimo paese di Giuda, da te infatti nascerà colui che guiderà il mio popolo Israele!” E finalmente arrivati alla casa si prostrarono e offrirono oro, incenso e mirra. Nell’ avventura dei magi è rappre- sentata l’avventura di tutta l’umanità, la storia dell’ uomo di ogni tempo e ogni luogo; è raccontata l’insoddisfa- zione e la ricerca di senso, di bene infinito. Anche per l’uomo del due- I re magi di Jakob Schwarzkopf realizzati su una vetrata del duomo (2001).

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Volenti o nolenti, tutti ci lasciamoprendere dal vortice del clima natali-zio! Dopo tutto perché non dovrem-mo vivere, almeno alcuni giorni,quel la magia che porta con sé questofantastico giorno!? Sappiamo benissi-mo che il 25 dicembre non cambierànulla, ma ci accontentiamo di quellanostalgia di pace e bene che quelBambino risveglia dentro di noi. Eallora: prepariamo luci e addobbi,spediamo biglietti augurali e organiz-ziamo momenti di convivialità, fac-ciamo l’albero e il presepio … andia-mo a Messa, magari a quella di mezzanotte!

Insomma, anche se apertamente nonlo ammettiamo, a tutti piace ritornarebambini, aspettare qualcuno o qualco-sa, sperare ed illuderci che il mondopotrebbe cambiare. Pertanto capitaanche a noi, come è capitato 2000anni fa, di alzare gli occhi al cielo ecercare un segno che ci dica che tuttoquesto desiderio di bene non è unadebolezza infantile, un alibi per nonassumerci le nostre responsabilitàquasi a mettere in discussione lenostre false sicurezze. È scrutandooltre le nebbie del quotidiano, oltre lefoschie del perbenismo che, come aimagi, anche a noi appare una stella,un segnale, una provocazione.

È lungo, il cammino dei magi: quasidue anni prima di trovare il Bambinoan nunciato dall’astro dalla lungacoda. Anche in loro, nel lungo viag-gio, dubbi e incertezze sulla interpre-tazione di quel segno che ogni notte liprecedeva. Sgomento e tristezza,quando arrivati a Gerusalemme, lastella svanì nel buio. Incredulità e stu-

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Oro, incenso, mirra e... un tallero

ANNO LXXVIII - N. 4

(continua a pagina 2)l’arciprete

monsignor Gastone Candusso

DICEMBRE 2010

Oro, incenso, mirra e... un talleromila è lungo il cammino, irto di falsiprofeti, di promesse banali, di bru-cianti illusioni, di scandalose negli-genze, ma chi con coerenza cerca laverità, senza dubbio arriverà aBetlemme e troverà un Bambino cheda sempre l’aspetta e chiede conquella dolce insistenza dei bambini,di deporre ai sui piedi quei tre doniche conserva nel suo cuore: oro,incenso e mirra.

* * * Oro! Il metallo prezioso dei sovra-ni. Ti riconosciamo Signore Re del -l’U niverso, Re della Storia, di questanostra storia di peccato. Crediamoche tu riscriverai fra le righe stortedella nostra vita la Tua storia, unastoria di amore, di pace, di gioia.

Deponiamo ai tuoi piedi l’incenso!La resina che bruciando profuma l’a-ria, e salendo in alto porta a te,Signore, ogni nostro desiderio dibene. Solo davanti a te pieghiamo inadorazione le nostre ginocchia.

Poniamo nelle mani di Maria, tuaMadre, la mirra segno della tua naturaumana. Affidiamo a Lei la mirra per-ché è Lei che per nove mesi ti ha por-tato in grembo, ti ha dato un corpocome il nostro corpo. Chiediamo aLei che, come ha insegnato a te aparlare con gli uomini, così insegni anoi uomini a parlare con Dio. Come tiha insegnato a camminare per le stra-de di Giudea, insegni a noi uomini acamminare per le strade del Regno.Affidiamo a Lei la mirra perché la con -servi per ciascuno di noi nel momen-

pore di fronte all’ignoranza e falsitàdella corte di Erode. Consolazione egioia quando un maestro della legge,consultando il profeta Michea disse:“E tu, Betlemme, non sei l’ultimopaese di Giuda, da te infatti na sceràcolui che guiderà il mio popoloIsraele!” E finalmente arrivati allacasa si prostrarono e offrirono oro,incenso e mirra.

Nell’ avventura dei magi è rappre-sentata l’avventura di tutta l’umanità,la storia dell’ uomo di ogni tempo eogni luogo; è raccontata l’insoddisfa-zione e la ricerca di senso, di beneinfinito. Anche per l’uomo del due-

I re magi di Jakob Schwarzkopf realizzatisu una vetrata del duomo (2001).

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to del dolore e della mor te come ga -ranzia di risurrezione.

* * * L’evangelista Matteo, narrando l’epi-sodio dei magi, conclude dicendo “Insogno Dio li avvertì di non tornare dalre Erode. Essi presero allora un’altrastrada…” Perdonerete l’ardire: mi piace, fantasti-cando, pensare che, percorrendo un’al-tra strada, i magi siano passati da que-ste parti, e da sette secoli siano ancorasulla facciata del Duomo a raccontarcila loro storia. Una storia ricca di fede,di doni fatti, di promesse mantenute.Una storia fatta di qualche reuccio mal-destro ma anche di tanti pastori attentie generosi come i personaggi deinostri presepi.

Mi piace leggere in questa luce il gestoche da secoli si celebra in Gemonaogni 6 gennaio: la consegna delTallero. L’origine di questo gesto non èchiara, ma certo sottolinea una collabo-razione fra autorità civile e autoritàreligiosa per dare alla nostra comunitàpace e prosperità. Il gesto della conse-gna è molto semplice ma richiama in séun forte impegno alla solidarietà nonfra due singole persone ma fra tutti igemonesi che comunque in esse siidentificano. Un pizzico di folclore nonguasta ma sarebbe un falso e una bana-lità se si risolvesse soltanto in una sfila-ta di costumi.

Proviamo allora ad immaginarlo piùvero, più coinvolgente, più attuale.Il Castello non è del sindaco! Il Duomonon è del parroco. Castello e Duomosono da sempre simboli della nostra città.Appartengono a tutti i Gemonesi, appar-tengono perfino ai turisti che ammirano ilDuomo (e ci auguriamo ammirino quan-to prima anche il Castello).La consegna del Tallero deve esprimerela ferma volontà di cercare, assieme,spazi di intervento nelle si tuazioni didisagio, a favore delle frange più debolidel mondo giovanile e degli anziani,nel sostegno delle famiglie colpite dacrisi economiche o, peggio ancora, dacrisi di valori quali la fedeltà, la solida-rietà, il perdono, la voglia di futuro…

Nel Tallero deve essere l’impegno ditutti i gemonesi, residenti o sparpagliatiin mezzo mondo, ad amare e a custodi-re Gemona nei suoi simboli, nella suagente, nelle sue borgate, nelle sue strut-ture. A salvaguardare il patrimoniod’arte, di storia, di fede del Duomo.

Oro, incenso, mirra e...Oro, incenso, mirra e...(continua da pagina 1)

Celebrazioni e appuntamenti del tempo di NataleNovena di Natale in SantʼAntonioDa Mercoledì 15 a Giovedì 23 Dicembre alle ore 18.15: S. Messa Ore 19: Novena di Natale con canto del MissusIn questi giorni viene perciò sospesa la Messa feriale in Santa LuciaSabato 18 Dicembre, in DuomoOre 20.30: I Cori della Parrocchia augurano “BUON NATALE GEMONA” con150 voci in concerto

Domenica 19 Dicembre, in DuomoOre 10.30: S. Messa e benedizione delle statuine di Gesù Bambino per i prese-pi di casaOre 16: Vesperi in SantuarioGiovedì 23 Dicembre, in SantʼAntonioOre 20.30: Liturgia penitenziale e confessioniVenerdì 24 Dicembre/Vigilia del Santo Natale, in DuomoOre 10-12 e 15-19: ConfessioniAlle ore 14.30: Confessioni per i ragazzi delle medie e delle superioriOre 19: S. Messa della Vigilia nella chiesa del Convento delle Suore FrancescaneOre 22: S. Messa della Notte nella chiesa del Santuario di SantʼAntonioOre 23: Veglia di preghiera “Aspettando Colui che viene”Ore 24: S. Messa solenne del Natale di Nostro SignoreSabato 25 Dicembre/Natale di Nostro Signore Gesù Cristo, in DuomoOre 10.30: S. Messa solenneOre 19: S. Messa seraleÈ sospesa la S. Messa delle ore 9 in DuomoDomenica 26 Dicembre, S. Stefano primo martireSs. Messe con il solito orarioOre 16.30: Concerto di Natale della Corale “Glemonensis” in Duomo

Venerdì 31 Dicembre/Ultimo dellʼanno, in DuomoOre 19: S. Messa solenne e canto del Te Deum di ringraziamentoSabato 1 Gennaio 2010Ss. Messe con orario festivoDomenica 2 Gennaio, in DuomoOre 10.30: S. Messa celebrata dallʼArcivescovo monsignor Pietro Brollonel 25° anniversario della consacrazione episcopale

Martedì 4 Gennaio, nella ex chiesa di San Michele (org. Ass. “Ostermann”)Ore 20,30: “La Messa del Tallero tra i doni dei Re e i fuochi del crepuscolo”Mercoledì 5 Gennaio, in DuomoOre 19: S. Messa prefestiva e benedizione del sale, dellʼacqua e della fruttasecondo la tradizione aquileieseGiovedì 6 Gennaio, Epifania di Nostro Signore, in DuomoSs. Messe con orario festivoOre 10.30: Messa solenne del “Tallero”Nel nome del Signore auguriamo a tutti i Gemonesi un felice Natale ed unprospero Anno nuovo.

Non ci sono due anime di Gemona:una laica e una religiosa.Deve esserci un’unica anima, un unicospirito, un unico “orgoglio” che cirende consci delle responsabilità che inostri vecchi ci hanno lasciato nelle

l’arcipretemonsignor Gastone Candusso

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Periodico parrocchiale fondato nel 1933 - Periodicità tri mestrale Direttoreresponsabile Mauro Vale - Autorizz. Tribunale Tolmezzo n. 163 del4.4.2006 - Stampa Arti Grafiche Friulane/Imoco spa, Tavagnacco/UD

pietre scolpite da Magister Ioannes eda Giovanni Griglio e ancora daCamerari e Pie vani, da Capitani delPopolo e da Sindaci. Allora la cele -brazione dell’Eucaristia nella fe stadella Epifania non sarà una sciatta rie-vocazione storica ma un patto fra tutti iGemonesi alla collaborazione, alla soli-darietà, alla costante ricerca della pacee del bene comune.

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“Ricevute queste istruzioni da parte delRe Erode, essi partirono. In viaggio,apparve ancora a quei sapienti la stellache avevano visto in Oriente, ed essi furo-no pieni di grandissima gioia. La stella simuoveva davanti a loro fino a quandonon arrivò sopra la casa dove si trovava ilBambino. Poi aprirono i loro bagagli e glioffrirono i regali: oro, incenso e mirra!”(Mt 2,9-11)

Anche quest’anno dal 18 dicembre al 23gennaio nelle sale del Museo della Pievee Tesoro del Duomo saranno esposticirca duecento presepi. Il tema che haispirato la mostra è “I regali dei magi”.Questi tre misteriosi personaggi sono rap-presentati nelle espressioni, nelle fattezze,nei colori dei cinque continenti. Accantoai doni che loro offrono al Dio Bambinooffriamo anche noi il nostro stupore edincanto davanti al mistero dell’In car -nazione e doniamo pure noi un nostrodono di solidarietà ai tanti bambini delmondo ancora prigionieri della fame,delle malattie, delle guerre.

Nei presepi da collezione i doni dei ReNei presepi da collezione i doni dei ReLo stupore dell’ariaLo stupore dell’aria

Orario (c/o Museo della Pieve):Festivi: 10.30-12.30; 15.00-19.00Feriali: 15.00-18.00

ENTRATA LIBERA

Io, Giuseppe,camminavo e non camminavo.Guardai nell’ariae vidi l’aria colpita da stupore;guardai verso la volta del cieloe la vidi ferma,e immobili gli uccelli del cielo;guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano il cibo non l’alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portandoalla boccanon lo portavano; tutti guardavano in alto. Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la manoper percuoterlema la sua mano restò per aria.Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull’acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso.

I bellissimo passo ci narra della straor-dinaria esperienza vissuta da Giuseppe – e da tutta la natura – nell’attimo in cuina sce Gesù: tutto si ferma, bloccato perun istante, per consentire all’eternità diirrompere nel tempo e nella storia.Il fatto s’inquadra nella narrazione delviaggio di Maria e Giuseppe verso Be -tlemme, dove i due si stanno recandoper il grande censimento ordinato dal-l’imperatore romano Augusto.Giuseppe, accortosi dell’imminenza delpar to, sistema Maria in una grotta ecor re a cercare un’ostetrica quando,all’improvviso, vede l’aria colpita dastu pore e comprende ciò che sta acca-dendo.Il brano è tratto dal capitolo 18 delProtovangelo di Giacomo che fa par tedei così detti vangeli dell’infanzia diGesù i quali illustrano particolari del lavita del Salvatore non descritti daiVangeli canonici. Questi testi, pro dot tidal secondo all’ottavo-nono secolo,costituiscono parte del curpus dei Van -geli apocrifi che non sono stati accoltidalla Chiesa in quanto testimonianzeinaffidabili sotto il profilo storico mache hanno suggestionato l’immaginariodell’intera cristianità spesso ispirando-ne altissime espressioni di arte.

La stella non si è ingannata

La stella non si è ingannataquando ha chiamatochi era lontanoperché si incamminasseverso il Dio a lui vicino.

La stella non si è ingannataindicando la via del desertola più umile e la più dura.

La stella non si è ingannatafermandosi sopra le casedi gente umile:è nato là il grande futuro.

Il tuo cuore non si è ingannatomettendosi in camminoin cerca dell’ignoto.

Il tuo cuore non si è ingannatocedendo alla vana impazienza.

Il tuo cuore non si è ingannatoinginocchiandosidavanti al Bambino.

Klaus Hemmerle

Ecco due dei presepi che saranno esposti nelle sale del Museo della Pieve: un gruppo realiz-zato da un artista di Praga (sopra) e uno della ricchissima tradizione napoletana.

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L’Avvento, assieme alla Quaresima, èdefinito un «tempo forte» dell’anno litur-gico della Chiesa. È un periodo, di circaquattro settimane, che prepara ogni cristia-no ed ogni comunità cristiana a celebrareuna delle feste principali della nostra fede:la nascita di Gesù, il Figlio di Dio che si fauomo.

Prepariamo l’anima al Santo NataleIl Santo Natale è annunciato e preparatoogni anno da segni esterni di festa checompaiono lungo le strade dei paesi, attor-no e dentro le chiese, in molte scuole enelle case. Dovunque, poi, si rinnova la bella tradizio-ne del presepio al quale molte persone sidedicano, in particolare, nel tempodell’Avvento perché sia pronto il giorno diNatale.Ho scoperto lo scorso anno quanto sia sen-tita, in Friuli, la tradizione di creare prese-pi spesso di valore artistico o di rappresen-tarli dal vivo coinvolgendo tanta gente.Questi preparativi esteriori rivelano quantoil ricordo nella nascita del Signore Gesùsia impresso nei nostri sentimenti piùprofondi. È una delle tradizioni più careche abbiamo ricevuto dagli antenati e chenutrono la nostra fede e la cultura piùautentica della nostra terra. Siamo, però, inun tempo in cui le tradizioni facilmente siindeboliscono e vengono sostituite damode effimere che durano una stagione.Corre questo rischio anche la celebrazionedel S. Natale? Non vorremmo mai che laricchezza dei suoi simboli, valori e mes-saggi svanisse nelle famiglie, nelle scuole,nella società. Perché il Natale resti grandefesta non bastano i preparativi esteriori. Lafesta parte dall’anima; per questo il ricordodella nascita del Signore Gesù deve tocca-re e interessare la nostra anima. Le setti-mane di Avvento giungono opportune pro-prio per preparare, prima di tutto, la mentee il cuore a celebrare il Santo Natale.

Maria, donna dell’ascoltoIn questo tempo liturgico la Chiesa ci indi-ca anche un grande esempio da imitare:Maria, la Madre di Gesù. Guardiamo a leie a come ha accolto nella mente, nel cuoree nel grembo di donna il Figlio di Dio chesi è fatto uomo. Ho terminato la Letterapastorale «Ascolta, figlio, le mie parole»ricordando Maria con il titolo di «donnadell’ascolto» (n. 33). Questa è stata unadelle sue più grandi virtù per la quale «hatrovato grazia presso Dio» (Lc 1,29).Possiamo dire che ha potuto diventareMadre di Gesù perché, fin da giovanissi-

ma, è stata grande nella capacità di ascol-tare e accogliere la Parola di Dio. La visitadell’angelo Gabriele nella sua casa diNazareth, che le annunciava la volontà diDio su di lei, la trovò pronta all’ascolto.Nel silenzio del suo animo seppe accoglie-re le parole divine ed imprevedibili: «Nontemere, Maria, perché hai trovato graziapresso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio,lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù»(v.20-30). Entrò in dialogo con Dio e glirispose senza esitazione: «Ecco la servadel Signore: avvenga per me secondo latua parola» (v. 38). Maria sapeva veramen-te ascoltare con tutta se stessa, con le orec-chie, la mente, il cuore, il suo corpo di ver-gine. Per questo la Parola eterna di DioPadre poté prendere possesso di lei e in lei«si fece carne e venne ad abitare in mezzoa noi» (Gv 1,14). Concepì e partorì Gesùche è la Luce e la Parola che viene da Dioper illuminare ogni uomo. Nell’ascoltoMaria si preparò al Natale, alla nascita delSalvatore e vi partecipò attivamente. Il suoesempio è la via maestra per prepararci avivere il S. Natale come una festa viva cheentra nella nostra anima e non solo unmomento di svago esteriore e un po’ con-venzionale.

Avvento: tempo per la Parola di DioDurante il prossimo Avvento proviamo,allora, a dedicare maggior attenzione all’a-scolto e alla meditazione della Parola diDio, secondo quanto ho suggerito nella let-tera pastorale e nelle schede che l’accom-pagnano. Approfittiamo di ogni occasionein cui possiamo accostare li libro dellaSacra Scrittura: le celebrazioni liturgiche,altri incontri comunitari, la lettura persona-le o in famiglia. Quando, però, ci mettiamodavanti alla Parola di Dio ricordiamo sem-pre l’esempio di Maria. Il Vangelo rivela

L’ESORTAZIONE DELL’ARCIVESCOVO IN PREPARAZIONE DEL SANTO NATALE

Torniamo alla fonte della vera gioiaTorniamo alla fonte della vera gioiache ella «ascoltava» con le orecchie e«custodiva» nella mente e nel cuore leparole che Dio faceva giungere a lei; cioèle «meditava» continuamente (Lc 2,19.51).Per questo è stata - per usare il linguaggiodella parabola evangelica - il terrenomeglio preparato a lasciarsi fecondare dalSeme della Parola di Dio e da lei è spuntatoun germoglio nuovo, il Salvatore (Lc 8,4-15). Nella lettera pastorale «Ascolta, figlio,le mie parole» ho ricordato le condizioniper essere un terreno pronto ad accoglierela Parola del Signore (nn. 16-20). Sono lestesse che viveva Maria: «ascoltare» con leorecchie (o leggere), «meditare» con lamente, «custodire» nel cuore. Esse richie-dono un clima di silenzio, di raccoglimentoe di preghiera. In tale clima spirituale eraabitualmente immersa la Vergine comehanno capito gli artisti i quali, nelle tantesplendide opere dedicate all’annunciazio-ne, rappresentano Maria in ginocchiodavanti all’arcangelo Gabriele che le portala Parola di Dio. Le schede che sono statepreparate per tutta la Diocesi, guidano avivere l’ascolto della Parola in un contestodi preghiera.

In chi ascolta l’IncarnazioneQuando Gesù trova nei cuori un terrenoben preparato può continuare in noi ilmiracolo della sua «incarnazione», iniziatanell’anima e nel corpo di Maria. Egli entrain noi con la sua Parola e il suo SantoSpirito e ci trasforma realmente in Lui. Unpo’ alla volta, i suoi Pensieri illuminano inostri pensieri; la sua Carità converte inostri sentimenti e ci suggerisce le sceltesecondo il suo Vangelo. Gesù nasce anchein noi o, meglio, noi rinasciamo in Lui e lepersone possono vederlo attraverso lenostre parole e le nostre opere. Diventiamoautentici missionari che portano Gesù,Parola di Dio, nella loro carne, nella loromentalità, nel loro cuore, nelle loro scelte.Così fece Maria che portò Gesù subito allacugina Elisabetta e a Giovanni Battista cheaveva in grembo. Così hanno fatto i santinei quali Gesù ha «incarnato» la suaParola e ha portato frutti secondo ilVangelo (Le 1,39-45). II giorno ultimodella loro vita terrena è diventato il «diesnatalis», il loro Natale, perché Gesù si erapienamente «incarnato» in loro e, con Lui,entravano nella vita senza fine. Questa siala meta anche della nostra esistenza.Questo è il Natale di salvezza di cui habisogno la nostra società.

+ Andrea Bruno MazzocatoArcivescovo di Udine

L’Annunciazione di Jakob Schwarzkopf.

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SONO DECINE LE PERSONE CHE DANNO UNA MANO ALLA PARROCCHIA

Un grazie di cuore ai tanti generosiUn grazie di cuore ai tanti generosiAl termine della messa di Cristo Re, chedomenica 21 novembre ha chiuso l’an-no liturgico, l’arciprete ha vo luto rin-graziare pubblicamente «quanti in ogniforma hanno dato e danno generosa-mente una mano alla parrocchia, alduomo e alle altre chiese, al Glemo, aSalcons e a Forni, alla canonica, almuseo. Molti, infatti, sono i gemonesiimpegnati a concretare – con il loroingegno, le loro conoscenze, la loro pre-senza – decine di iniziative, affiancan-dosi ai sacerdoti, al consiglio pastorale,ai catechisti e alla fabbriceria nella con-duzione delle molteplici realtà in cui lacomunità parrocchiale vive e opera. Adessi va la gratitudine di tutta la comu-nità parrocchiale che dal la loro sensibi-lità e disponibilità trae benefici spi - rituali ed economici».«È il loro impegno – ha poi aggiuntol’arciprete – che fa della parrocchia unavera famiglia, dove tutti si preoccupanodel bene comune e danno il loro appor-to, in ragione delle proprie forze, allasoluzione di mille problemi, piccoli egrandi. Senza il loro preziosissimo aiutola parrocchia sarebbe spesso costrettaall’immobilità!» Per festeggiare degnamente la conclu-sione dell’anno liturgico monsignorCandusso ha quindi annununciato che,al termine della messa, sarebbe avvenu-ta una piccola, informale inaugurazionedi tre opere d’arte che da poco sonoandate ad arricchire il patrimonio arti-stico conservato nel Museo della Pieve e

Tesoro del Duomo. Si tratta di due paliotti d’altare, eseguiticon estrema maestria da due ragazzine,le due sorelle Cassandra e AntoniaVintani, che a metà Ot tocento, al com-pimento dei loro quindici anni, hannorealizzato due ricami raffinatissimi chetuttora destano apprezzamento in tutticoloro che li ammirano.«I due paliotti – ha continuato monsi-gnor Candusso – sono stati rimessi anuovo dalla restauratrice Elena DeSabbata grazie al sostegno della Pro -vincia di Udine e di un pronipote delle

due ragazze, il dottor Giovanni BattistaVintani, che purtroppo, per motivi disalute, non ha potuto essere tra noi. Ildottor Vintani ha anche donato i mate-riali per la costruzione del contenitoredei due preziosissimi paliotti mentre larealizzazione è stata curata da AttilioMarchetti su disegno dell’architettoGianpaolo Della Marina, entrambiintervenuti gratuitamente».«Non contento di mettere in mostra lasua abilità di provetto falegname – haconcluso l’arciprete – Attilio Marchettiha donato alla parrocchia anche unbellissimo lavoro di intaglio che rap-presenta il Battesimo di Gesù alGiordano: è questa la terza opera d’arteche inauguriamo quest’oggi».Al termine della celebrazione numerositra i presenti si sono affrettati adammirare le nuove opere esposte inmuseo e a complimentarsi con AttilioMarchetti, autore dell’intaglio ligneo.

Fer

Campi invernali a ForniEcco il calendario dei turni di soggior-no a Forni Avoltri per i ragazzi delleMedie e delle Superiori:

Medie 1° turno 26/28 dicembreMedie 2° turno 2/4 gennaioSuperiori 1° turno 28/30 dicembreSuperiori 2° turno 4/8 gennaio

È IL CASO DI PRENOTARSI

Qui sopra: Graziano Gubiani, Egidio Londero e Giancarlo Londero che insieme con BrunoDella Mea, Pietro Forgiarini, Mario Patat e Antonio Triolo hanno rimesso a nuovo serra-menti e ringhiere della canonica. In basso Attilio Marchetti intento a scolpire la sua bellaopera Battesimo di Gesù al Giordano ora esposta in Museo.

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RELAZIONE DEL VICARIO FORANEO ALL’ARCIVESCOVO

Ecco la Forania di GemonaEcco la Forania di GemonaLa Forania di Gemona si estende su unterritorio abbastanza vasto, attraversatodal fiume Tagliamento, quindi alcuneparrocchie della Forania sono situate dilà da l’aghe. Questo dettaglio non èpuramente geografico, ma riveste unsignificato culturale e pastorale. Infattiqueste comunità (Trasaghis conBraulins e Peonis; Pioverno; Alesso;Avasinis; Bordano con Interneppo)«presentano peculiarità ambientali, cul-turali e religiose molto spiccate, che leavvicinano alla realtà della montagna»3.«La Forania conta circa 23.500 abitan-ti. La realtà numericamente preponde-rante è la parrocchia di Gemona, con isuoi circa 9.800 abitanti. Due parroc-chie si aggirano attorno ai 3.000 abitan-ti (Artegna e Osoppo), tre fra i 1.200 e i1.500 (Ospedaletto, Trasaghis eVenzone). Per il resto La Forania è for-mata da comunità piccole (dai 200 agli800 abitanti)»2. Le parrocchie sono 12,ma le comunità – e quindi le chiese –sono molte di più. Ad esempioInterneppo non è giuridicamente par-rocchia, ma è un paese a sé stante, conuna propria chiesa, che dista circa dieciminuti di automobile da Bordano. Lastessa cosa si può dire, con alcune pic-cole differenze, di Braulins, Carnia,Flaipano, Peonis, Pioverno, Rivoli diOsoppo, S. Giorgio di Montenars,Sornico. I sacerdoti diocesani presentisono in tutto 14, ma solo 8 di essi sonoparroci. L’età media dei presbiteri dio-cesani presenti è di 70,5 anni, mentrequella dei parroci è di 66,25 anni.La presenza di religiosi è concentrataprevalentemente a Gemona, dove sitrovano il Santuario di S. Antonio –

con 7 frati (di cui 5 sacerdoti), impe-gnati nella pastorale del Santuario edisponibili al bisogno per la pastoraleparrocchiale e foraniale – e i PadriStimmatini – ridotti a pochi e piuttostoanziani: sono in 4 (di cui 3 sacerdoti), 2di loro sono impegnati nella celebrazio-ne delle Messe festive nelle borgatedella parrocchia di Gemona –. Unanota fortemente positiva: da qualcheanno si è instaurato con il Santuario diS. Antonio un bel rapporto di vicinanzae collaborazione con la Parrocchia. Lereligiose sono anch’esse presenti per lopiù a Gemona, presso il Convento-CasaMadre e l’Oasi delle Suore Fran -cescane Missionarie del Sacro Cuore. IlConvento funge prevalentemente dainfermeria per le suore anziane, mentrele suore che vivono all’Oasi sono impe-gnate nelle gestione della scuola S.Maria degli Angeli. Nella pastoraleparrocchiale di Gemona sono impegna-te circa 10 suore, nella catechesi e nelladistribuzione della Comunione adanziani e ammalati. Suor Luisa Mariadel Convento collabora pastoralmentenella parrocchia di Ospedaletto, nellacatechesi e nella visita e Comunione aimalati. Suor Fides, delle Suore della B.V. Regina del Santo Rosario, collaborapastoralmente con don Giulio Ziraldo,in particolare nelle comunità diBordano e Interneppo.Si sta elaborando un progetto pastoraleforaniale teso a rendere sempre piùdeciso e partecipe il coinvolgimento deilaici. In particolare sembra urgentesuscitare una reale corresponsabilitàlaicale soprattutto negli ambiti dell’an-nuncio del Vangelo e dell’accompagna-

Un momento dell’incontro dell’Arcivescovo con tutti gli operatori, religiosi e laici, delleparrocchie della nostra Forania.

mento dei giovani e delle famiglie allacelebrazione dei sacramenti. In questosenso sono state varate, e alcune sonoin cantiere, delle iniziative di formazio-ne soprattutto in ordine all’approfondi-mento dei contenuti della fede e all’ac-compagnamento delle famiglie checelebrano il Battesimo dei figli.Un tale progetto, che dovrebbe averecome punto di partenza e anche comeobiettivo almeno intermedio, un realespirito di collaborazione e di condivi-sione tra le comunità, è rallentato pro-prio dalla difficoltà di mettere in rete levarie realtà della Forania. Le distanze ela discontinuità del territorio, antichicampanilismi e steccati, un secolarestile di individualismo e le reali diver-sità di situazioni e di tempi di camminorendono difficile l’incontro e la colla-borazione. Tra l’altro si riscontra unadisomogeneità evidente tra il centroforaniale – Gemona è una delle tre-quattro parrocchie più popolose dellaDiocesi, oltre che una vivace cittadina– e le altre comunità, che sono nelcomplesso medio-piccole. Quasi il50% della popolazione dell’interaForania vive nel comune di Gemona.Questo fatto rischia di identificare lapastorale foraniale con la pastorale par-rocchiale di Gemona.Per quanto riguarda l’atteggiamentoreligioso si deve notare in generale, masoprattutto nelle generazioni più giova-ni (post ‘68), una tendenza a considera-re la religione come qualcosa di impo-sto, o comunque legato ad alcuniappuntamenti tradizionali – Natale,Pasqua, celebrazioni solenni dei sacra-menti, funerali, feste patronali – masenza un reale coinvolgimento esisten-ziale. C’è abbastanza disinteresse e undilagante laicismo. Ma si deve altresìsottolineare un atteggiamento di rispet-to e di stima nei confronti del prete.Si riscontrano, soprattutto al di là delTa glia mento, disagi e difficoltà di nonpoco conto a causa dello spopolamentoe dell’emigrazione.Nei preti emerge spesso un senso didisagio e di sofferenza perché, a causadell’età e della formazione ricevuta,devono fare i conti con una certa diffi-coltà e impotenza a comprendere, fron-teggiare e risolvere i nodi pastorali,soprattutto in relazione alla trasmissio-ne della fede, al mondo giovanile e allacelebrazione dei sacramenti dell’Ini -ziazione cristiana.Ma il disagio è do vuto soprattutto allamancanza di una pro spettiva, allacarenza di modelli pa storali convincen-ti, alla non proposta di esperienze e diorizzonti da parte della Chiesa diocesa-na e nazionale. Sembra di dover con-statare una certa rassegnazione, man-canza di grinta, reiterazione di modellisterili e superati. I preti ritengono che

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tutto ciò corrisponda ad un bisognoprofondo delle nostre comunità cristia-ne, che meriterebbe risposte più prontee convincenti.Nella Relazione della Vista foranialedel 2009 così ci si era espressi: «Lanovità cristiana – che, non dimentichia-molo mai, è la persona stessa del Si -gnore Gesù – è il Vangelo, cioè labuona notizia che ogni cristiano vive,annuncia e comunica prima con la suavita e poi con le sue esplicite parole.Questa novità consolante non richiedenecessariamente le grandi folle, ma,essendo sale e lievito, ne basta una pic-cola quantità per giungere a risultatiinsperati. […] Una fede e una spiritua-lità essenziali, incentrate sulla persona

del Signore Gesù e su una solida for-mazione ad essere e a fare Chiesa sullascorta di una lettura profetica dei segnidei tempi e dei luoghi rimangono lastrada maestra per un cristianesimoconvincente, saporito, sanamente pro-vocatorio, all’altezza del nostro tempo.[…] Forse ciò in cui si deve ancoracamminare un po’ è il gusto del con-fronto e del lavoro insieme, promuo-vendo e dando realmente fiducia allaministerialità laicale. Hanno bisogno difiducia da offrire i presbiteri e di fidu-cia da ricevere i laici!»3.

monsignor Gastone Candussovicario foraneo

1 Cfr. Relazione della Visita Foraniale 2009, p. 12 Cfr. ib.3 Cfr. Relazione della Visita Foraniale 2009, p. 5

L’INCONTRO CON TUTTE LE REALTÀ - UN NUOVO DIACONO

La visita e l’ordinazioneLa visita e l’ordinazione

Un momento della solenne ordinazione diaconale di Andrea Venturini che riceve dall’Arci -vescovo il libro dei Vangeli (altri servizi e foto nel prossimo numero di Voce Amica).

24 foranie. Tante ne ha la vasta diocesidi Udine, che si estende in un territorioche va la Lignano a Sappada, dal marealle montagne di confine con Slovenia,Austria e Veneto, passando per la pia-nura della Bassa. Questa varietà di ter-ritorio condiziona inevitabilmente lavita sociale e culturale degli abitanti.Da queste realtà l’Arci vescovo AndreaBruno, com’ebbe ad annunciare il 19marzo u.s., ha voluto iniziare la cono-scenza della diocesi che gli è stata affi-data dal Papa, per poter avere la precisaconnotazione del nostro territorio e deisuoi abitanti: “con questa comunitàdesidera mettersi in cammino come unbuon pastore”. Dal 26 al 28 novembre,

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è stato il momento della visita allaforania di Gemona, che ha visto impe-gnati gli 8 parroci delle 12 parrocchiedistribuite nei 7 Comuni del gemonese.

Una ventata di novitàQuesta iniziativa non si può dire chenon abbia sorpreso la comunità deisacerdoti e dei laici; è stata tuttaviacome una ventata di novità che ha sti-molato i presbiteri delle foranie adincontri sereni e collaborativi per pre-parare nel dettaglio gli appuntamentidi questo tour de force.E in questo, a Gemona, il vicario fo ra -neo monsignor Gastone Can dusso èstato impegnato in prima persona.

Nell’accogliere l’Arcive scovo haespresso la gioia e la compiacenza perquesta impegnativa visita, che offriràanche l’occasione al Pastore dellaDiocesi di mettere a fuoco le difficoltàche sta vivendo questo territorio. Nonsolo dal lato religioso, per la mancanzadi sacerdoti, ma anche per le problema-tiche sociali.

Gli incontro con le realtà civiliInfatti l’Arcivescovo ha incontrato iresponsabili dell’Azienda Sanitaria edell’ospedale, sempre in fibrillazioneper il timore di tagli ai servizi; i Sin -daci dei sette Comuni compresi nellaForania e le rappresentanze sindacalidella Cisl. Anche i laici sono stati coin-volti in questo evento, soprattutto i gio-vani, che hanno partecipato numerosi,con impegno e devozione alla veglia dipreghiera presieduta dall’Ar ci ve scovo,ad Osoppo.

Le “forze attive” delle ParrocchieA Gemona hanno preparato e appeso alcentro dell’imponente e massiccia torrecampanaria uno striscione con scritto ilbenvenuto nella nostra lingua, da partedi tutta la pieve.Un grande e significativo volto di Cri -sto (composto durante l’Estate Ragazzicon numerosi elementi di un grandepuzzle) ha accolto nel salone delGlemonensis le tante persone impegna-te nelle parrocchie della Fo rania.Si è avuto qui modo di dialogare edapprofondire i temi sulla pastorale dellavoro, sulla liturgia, sulla catechesi e,in modo particolare, sulla famiglia.Con chiarezza ed affabilità ma nel con-tempo con fermezza paterna, Mon -signore Andrea Bruno ha ribaditocome non negoziabili i valori della fa -miglia e della vita umana.

La chiusura e l’ordinazione diaconaleLa visita pastorale si è conclusa dome-nica sera in duomo – alla presenza diun gran numero di fedeli e dei Sindacidei Comuni della Forania – con lasolenne concelebrazione eucaristicapresieduta dall’Arci vescovo. Durante la santa Messa, cui hannopreso parte tutti i parroci e i presbiteriattivi in Forania, il nostro comparroc-chiano Andrea Venturini ha ricevutol’ordinazione al Diaconato permanente(il servizio speciale sarà pubblicato sulprossimo numero di Voce Amica).Alla solenne liturgia, che era stata aper-ta dalle croci astìli di tutte le parrocchiedella Forania di Gemo na, ha partecipa-to anche l’Arcive scovo emeritoMonsignor Pietro Brollo che ha volutocosì testimoniare ancora una volta l’af-fetto per le nostre comunità e la cor-diale vicinanza al neodiacono Andrea ealla sua famiglia

a. f.

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L’uso di battezzare i bambini è moltoantico nella Chiesa. È vero che nei pri-missimi tempi del Cristianesimo ci sifaceva battezzare da adulti, ma già a par-tire dalle prime generazioni cristiane lefamiglie credenti usavano battezzare ifigli da piccoli, poco dopo la nascita.Questa usanza è rimasta fino ad oggi ed èsempre stata incoraggiata dalla Chiesa.

Non sarebbe meglio...?Molti dicono: “Non sarebbe meglioaspettare che il bambino cresca e deci-da lui se farsi battezzare o no?”. Battezzare i bambini rimane un gestomolto bello che indica ad un tempo lagratuità del dono di Cristo e il desiderioda parte della famiglia di far partecipa-re anche i figli alla gioia della vita difede e dell’esperienza cristiana.Certo il bambino non può parlare, ma igenitori parlano per lui, così come loassistono e si sostituiscono a lui inmolte cose importantissime senza lequali il bambino non crescerebbe sano.Una testimonianza di vita bella e coin-volgente da parte della famiglia fa inmodo che da grande il ragazzo impari acredere autonomamente, così comeimpara a mangiare autonomamente,senza bisogno di essere imboccatodalla mamma!

La famiglia: qual è il suo ruolo?Chiedendo il battesimo per il propriobambino/a, la famiglia non compie unrito magico né si adegua ad una con-venzione sociale, ma si assume il com-pito bello e impegnativo di crescere ilfiglio nella fede, così come affermaanche lo stesso rito del Battesimo. Inquesto compito così importante la fami-glia è coadiuvata dalla presenza deipadrini/madrine, dei nonni, degli amicie della comunità cristiana che non solodona il sacramento, ma è tenuta adaccogliere i nuovi battezzati e adaccompagnare loro e le loro famigliecon una presenza attenta e disponibile.(Estratto da Voce Amica n. 4/2009)

IL BATTESIMO SEGNA L’INGRESSO NELLA COMUNITÀ CRISTIANA

La nostra comunità ti accoglie con gioiaLa nostra comunità ti accoglie con gioia

L’antico fonte battesimale della nostra parrocchia. A sinistra: la presentazione di un bambinoappena battezzato alla comunità parrocchiale.

La scelta per condividere la fede

La Comunione a casaOgni terza domenica del mese la Co -mu nione è portata ai nostri fratelliimpossibilitati a partecipare alla messain duomo o nelle borgate.Per gli ammalati e gli anziani è questoun momento importante: ricevere GesùEucaristia in casa è un sostegno nellaloro sofferenza e un sentirsi uniti allacomunità cristiana.Chi desidera ricevere il Signore Gesùin casa una volta al mese contattil’arciprete o telefoni in canonica alnumero 0432 980608.

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“Benvenuto… Sei nostro fratello!”Con questa espressione e con unapplauso, segno di affetto e simpatia,accogliamo i nostri bambini il giornodel loro battesimo. Battezzare il pro-prio figlio non è una festa di famigliama una festa di tutta la comunità par-rocchiale, anzi di tutta la Chiesa. Infatticon il Battesimo l’uomo entra a farparte della grande famiglia che si rico-nosce in Dio Padre, in Gesù suo Figlioe nostro fratello, nello Spirito Santoche diventa forza e coraggio per testi-moniare la straordinaria avventura:diventare costruttori di un nuovomondo.

In Parrocchia il battesimo si celebra, disolito, la terza domenica del mese, conil calendario riportato in calceÈ opportuno, prima di scegliere il gior-no del Battesimo, prendere accordi conil parroco, passando in canonica almenoun mese prima della data prestabilita. Si curi con attenzione l’idoneità deipadrini (adulti cresimati, non conviven-ti e testimoni credibili della fede).

I BATTESIMI NEL 2011Domenica 9 Gennaio(Battesimo di Gesù): ore 10.30Domenica 20 Febbraio: ore 12Sabato Santo 23 Aprile: ore 21Domenica 15 Maggio: ore 12Domenica 12 Giugno(Pentecoste): ore 10.30Domenica 17 Luglio: ore 12Lunedì 15 Agosto (S. M. Assunta,patrona del Duomo): ore 10.30Domenica 18 Settembre: ore 12Domenica 16 Ottobre: ore 12Domenica 20 Novembre: ore 12 Domenica 18 Dicembre: ore 12

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L’ARCIVESCOVO A OLTRE OTTOCENTO “EDUCATORI ALLA FEDE” RIUNITI IN CATTEDRALE

Siete una benedizione di DioSiete una benedizione di Dio

Al via il percorso dei bambini di seconda

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Che cosa significa fare il catechista?Non ha dubbi, l’arcivescovo di Udine,nel rispondere: «Significa assumere unadelle responsabilità principali nellaChiesa: trasmettere la fede alle nuovegenerazioni». Tanto semplice, la spiega-zione, quanto di un’importanza straordi-naria. E questo l’hanno ben capito glioltre 800 catechisti ed educatori laici ereligiosi che domenica 21 novembrehanno affollato la cattedrale di Udine.Dove hanno ricevuto, dalle mani stessedell’arcivescovo, la lettera pastorale «Illievito e il buon pane», che si sostanzianell’importante riconoscimento che que-sti animatori sono «collaboratori di Dio».

Invito per tutti gli educatoriL’invito era rivolto a tutti coloro che,nelle parrocchie, si dedicano alla forma-zione cristiana. Vasta, dunque, la platea,alla quale l’arcivescovo si è così rivolto:«Abbiamo il dono dello Spirito Santo diessere maestri della fede». E in quantotali «abbiamo la grazia di conoscere lagioia profonda che viene dalla fede inGesù Cristo, dalla speranza in lui, dallascoperta delle sue Parole che penetranonel profondo del cuore. Desideriamovederla brillare anche negli occhi deibambini e dei giovani che incontriamo».

La virtù della speranzaQual è la virtù che sostiene il catechista? Lasperanza, ha subito puntualizzato monsi-gnor Mazzocato, con una «parola affettuosadi incoraggiamento» per tutti gli educatori,in quanto «non è facile oggi nei nostri paesiil servizio di catechista e animatore. Ci dob-biamo confrontare con tante difficoltà: l’ir-requietezza dei ragazzi, le tante distrazioniche riempiono la loro testa, la concorrenzadello sport e di altri interessi, la poca dispo-nibilità dei genitori».La speranza, si diceva. A volte, infatti, èmessa duramente alla prova, poiché siteme che «il nostro sforzo non porti aqualche risultato utile, perché ci pare chela nostra voce e il nostro esempio sidisperdano in mezzo ad una miriade dialtre voci e di comportamenti che si rivol-gono ai bambini e ai giovani».Per fare i catechisti è necessario, dunque,«pregare lo Spirito Santo perché rafforziin noi la virtù della speranza, quella chesa sperare oltre ogni speranza».

Il ritorno ad AquilelaLa forza degli evangelizzatori porta finoad Aquileia. E da Aquileia a mezzaEuropa. La Parola del Vangelo, «portata

Finalmente, dopo un po’ di attesa, mar-tedì 12 novembre anche il percorso chevedrà protagonisti i bambini di secondaelementare ha avuto inizio! Nel 2008 è stato preparato dalla diocesiun percorso dove i fanciulli, le famigliee la comunità cristiana possono scoprire(e riscoprire) la bellezza di un incontrocon Gesù Cristo e di una vita vissutanel suo nome.Convinti che la fede non si riduca allapura conservazione di tradizioni, né aduna semplice appartenenza sociale dovetutto è scontato, abbiamo accolto questisuggerimenti e siamo partiti con l’invi-to rivolto, in questa prima fase, solo aigenitori.L’adesione è stata numerosa e l’incontrosi è svolto in un clima di interesse e par-tecipazione che lascia intravvedere unacollaborazione educativa convinta frasacerdote, genitori e catechisti. In un clima dove c’è un continuo esereno confronto e tutti sono “compa-

gni di viaggio” si può veramente perce-pire la bellezza della responsabilità chequesta scelta comporta e l’entusiasmoper viverla fino in fondo come un dono,una opportunità che Dio ci offre.Dopo aver fatto un tuffo nel passato edaver condiviso le nostre esperienze dicatechismo, abbiamo ascoltato ledomande che Cristo, nel Vangelo, ponea ciascuno di noi : “Tu, chi dici che iosia? - Che cercate? – Venite e vedrete!”Aiutati e sollecitati proprio da questiinterrogativi proveremo a confrontarci econoscerci durante i prossimi appunta-menti.Nell’incontro di dicembre, assieme,prepareremo inoltre un segno da offrirealla S:Messa, in occasione della presen-tazione dei bambini alla comunità. Adessa, famiglia di famiglie, chiediamo ilsostegno nella preghiera per questocammino importante, bello e arricchen-te per tutti.

Le catechiste

per lo più da gente semplice che nonaveva alcun rilievo sociale per farsi ascol-tare. Quella Parola doveva ragionevol-mente spegnersi in mezzo alla confusionedi parole e attività della città pagana.Invece ha convertito, un po’ alla volta,quella città e ha generato nelle nostreterre una civiltà cristiana di cui ancoragodiamo».E, davanti agli ani ma tori giovani e adulti,monsignor Mazzocato ha ricordato che«noi, come predicatori e catechisti, stia-mo comunicando alle nostre nuove gene-razioni proprio quella Parola; che non èparola umana ma Parola di Gesù Cristoche ha vinto il mondo, Parola potente delsuo Vangelo. Su di essa fondiamo lanostra speranza e continuiamo a diffon-derla in mezzo anche alla confusione diimmagini e messaggi della società attua-le; simile, in parte, a quella del tempo diAquileia».

A tutti la lettera pastoraleAl termine l’Arcivescovo ha distribuito aciascun catechista ed educatore la letterapastorale «Il lievito ed il buon pane».Una lettera per aprire un dialogo, comeha sottolineato monsignor Mazzocato.Nella lettera, infatti, si puntualizza checosa significa fare catechesi e formazionedentro la Chiesa e che cosa sia richiesto

ad un catechista ed educatore alla fede.«Come leggerete, mi sono fatto guidaredalla parabola evangelica della donna cheimpasta la farina e il buon lievito per otte-nere un pane fragrante. Il buon pane è ilcristiano maturo che profuma di Vangelo.Esso nasce dal lavoro di una donna (l’o-pera del catechista nella Chiesa) che saimpastare la farina (la pasta umana di cuiè formato ogni uomo) con la giusta misu-ra di lievito (cioè, la grazia che Gesùdona con lo Spirito Santo) ».

II catecumenatoConcludendo, l’arcivescovo ha lanciato aipresenti una forte proposta: «Credo chedovremmo riprendere l’impostazioneglobale e tradizionale della fede, quellasu cui era strutturato il catecumenatoantico. E che prevedeva certamente l’i-struzione nei contenuti della fede, maanche l’esperienza che era la liturgia,l’introduzione alla vita spirituale, allapreghiera e anche la verifica della conver-sione morale». Il catecumenato, insom-ma, come cammino globale. «Noi, congli anni, l’abbiamo un po’ smembrato.Credo che dovremmo tornare a cercarequali sono le condizioni per un percorsointegrale in questo senso»

Francesco Dal Mas(La Vita Cattolica, 26. 11.2010)

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nica fu celebrata il 21 aprile 1861,come viene ampiamente descritto nelle

Memorie Storiche del nostroFondatore, il frate francescano PadreGregorio Fioravanti da Grotte diCastro (Viterbo).Prendiamo qualche spunto dalleMemorie per favorire le nostre cono-scenze.L’ispirazione a fondare un nuovoIstituto religioso femminile, deditoall’educazione delle fanciulle povereed all’apostolato missionario, era statadonata da Dio ad una giovane donnaparigina, Laura Leroux – Duchessa diBauffre mont – che, inizialmente,disponeva anche dei necessari mezzieconomici; al Padre Gregorio Fio -ravanti OFM, allora Superiore Pro -vinciale dei Frati Minori Osservanti delVeneto, ella aveva chiesto la collabora-zione come guida spirituale e sostegnoper la realizzazione del disegno di Dio.Ricevuta dai Superiori l’Obbedienzaper questo servizio, Padre Gregorio visi dedicò con tutte le sue forze e sirivelò ben presto come lo strumentofedele della Provvidenza divina cheguidava l’Opera nascente.

Perché a Gemona?Alla Duchessa, che pensava alla sedeper il nuovo Convento, Padre Gregoriosuggerì Gemona del Friuli che egliconosceva dal suo servizio di Pro vin -ciale, come luogo suggestivo per la po -sizione geografica e per le caratteristi-che sociali, che potevano rispondere al -le esigenze della vita contemplativa edapostolica, vantando anche la presenzadel più antico Santuario dedicato aSant’Antonio, verso il quale la Fon -datrice nutriva particolare devozione.La scelta di Gemona, però, fu ancorapiù convinta e decisa quando, al suoprimo arrivo in questa città, nell’otto-bre 1860, la Duchessa si trovò a visita-re, nel Borgo della Cella, quello cheera stato, per oltre cinque secoli, il Mo -nastero di Santa Chiara. QuestoMonastero, istituito per volere delPatriarca di Aquileia, Raimondo DellaTorre, nel 1277, era stato una continuatestimonianza di vita consacrata con-templativa, vissuta nello spirito diFrancesco di Assisi.Come molte altre Istituzioni religiose,il Monastero era stato soppresso daNa poleone nel 1810.Dopo la soppressione, l’edificio fuacquistato, con tutta la proprietà, da

SUORE FRANCESCANE MISSIONARIE DEL S. CUORE: DA 150 ANNI SUI PASSI DELLA PROVVIDENZA

Celebrate con noi il Signore!A voi, carissimi gemonesi, ed a tutticoloro che leggono VOCE AMICA eLA VOCE DEL SANTUARIO DI S.ANTONIO, noi Suore FrancescaneMissionarie del S. Cuore, desideriamofar giungere la lieta notizia che nel2011 ricorre il nostro 150° anniversariodella fondazione come Congregazionereligiosa femminile e di presenza inquesta città.Fondata qui, a Gemona, nel 1861, lanostra Famiglia è diffusa, oggi, con lesue numerose Comunità apostoliche, indiversi continenti del mondo.Ringraziamo fin d’ora l’ArcipreteMonsignor Gastone Candusso e ilSuperiore del Santuario Padre LuigiBettin per la gentile ospitalità che cioffrono sulle pagine dei rispettiviBollettini, per diffondere questo gioio-so annuncio; potremo così rinnovarequella corale espressione di gratitudineal Signore che Gemona aveva già ele-vato 150 anni or sono, al tempo dellaFon dazione della “Suore TerziarieFrancescane per le Missioni Apo -stoliche”, la cui solenne apertura cano-

Celebrate con noi il Signore!

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privati che lo adattarono alle loro esi-genze. Tutto l’ambiente interessò moltoalla Duchessa che aveva già assunto, amaggio, gli impegni di Terziaria fran-cescana, con il nome di Suor MariaGiuseppa di Gesù.La proprietà si presentava quanto maiadatta per la sua istituzione, soprattuttoperché santificata dalla plurisecolarepresenza delle Clarisse. Le MemorieStoriche riportano il pensiero fulmineoche attraversò, in quella circostanza, lamente della Fondatrice: “... se devo fare

una Fondazione in Gemona, la farò quie non altrove”... E subito fece interpellare il proprietariosignor Luccardi, per trattare l’acquistodel Monastero e di tutta la proprietà.Per l’intensa collaborazione deiFondatori, le iniziative per la nuovaIstituzione si sviluppano rapidamente:padre Gregorio si incarica degli aspettigiuridici e istituzionali, come esigonole condizioni sociali dell’epoca. LaMadre Giuseppa cura la scelta dellevocazioni, il consolidamento del piano

fondativo e la ristrutturazione delMonastero che, ampliato ed elevatosecondo le caratteristiche dello stilegotico voluto dalla Fondatrice, diventail Convento “Santa Maria degli An -geli”, un grande complesso che ha ca -ratterizzato, con la sua svettante cap-pellina del Sacro Cuore, la parte nordest della città di Gemona fino al terre-moto del 1976. Molti, tra gli adultigemonesi, certamente lo ricordanoancora.La fine di Novembre dell’anno 1860segna, per la nostra storia, alcune dateimportanti:14 novembre 1860: l’Arcivescovo diUdine, Sua Eccellenza MonsignorTrevisanato, approva il progetto pre-sentato dai Fondatori, ed autorizza laFondazione nella Sua Diocesi.19 novembre, festa di S. Elisabetta: nelConvento si celebra la vestizione di 6giovani, che divengono le primeNovizie della Congregazione;28 novembre 1860: viene firmato ilDecreto imperiale di Fondazione.Il 21 aprile 1861 sono 53 le Novizieche la Madre Giuseppa di Gesù accom-pagna processionalmente in Duomoper la solenne celebrazionedell’Apertura canonica del Convento“S. Maria degli Angeli”, la Casa Madredelle Suore Francescane Missionariedel Sacro Cuore.

(Continua nel Bollettino successivo).

Il Convento di Santa Maria degli Angeli dopo la ristrutturazione e la costruzione della cappellina del Sacro Cuore. Qui sotto: la ricostruzioneprospettica del Monastero delle Clarisse di Gemona e una “reliquia” architettonica dell’antico convento. Nella pagina accanto: i CofondatoriMadre Maria Giuseppa di Gesù (la Duchessa Laura Leroux di Bauffremont) e Padre Gregorio Fioravanti.

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Partendo dal valore commerciale delTallero (forse inferiore ai 25 euro) vien dadire che il valore intrinseco del dono è par-ticolarmente esiguo e che una comunitàcome quella di Gemona potrebbe dareoggi qualcosa di più.Siamo però di fronte ad una tradizione cheè opportuno non modificare, in quanto è digran lunga più rilevante il gesto che laconsistenza dell’offerta: infatti si tratta diun dono che la comunità gemonese fa allasua chiesa – ovviamente nelle mani del-l’arciprete pievano – ricordando il donofatto dai magi al Bambino nella grotta diBe tlemme.Ma a quando risale questa tradizione e qualè il suo significato?Partiamo da questo secondo interrogativoe, pur ricordando che per diversi secoli, ecioè dagli albori del secondo millennio efino al 1420, il ducato del Friuli fu gover-nato dal vescovo-patriarca di Aquileia, vas-sallo dell’Impero, diciamo subito che pareinsostenibile che il gesto stia ad indicare lasottomissione del potere temporale dellaMagnifica Comunità a quello spirituale.Pare invece più probabile, come dicevamoall’inizio, che l’offerta del dono alla chiesalocale, rappresentata dal suo capo, il pieva-no, non sia altro che la riproposizione delgesto dei re magi, così presente nella tradi-zione aquileiese in generale e gemonese inparticolare, e così magistralmente rappre-sentato proprio sulla facciata del duomodalle statue di maestro Giovanni Griglio.Per quanto riguarda invece l’inizio dellatradizione ci si dovrà attenere ad un’altratradizione, che vuole la messa epifanica dichiara derivazione medievale.Certamente in quegli anni non si sarà fattouso di talleri di Maria Teresa, ma nonmancavano monete patriarchine o verone-si, veneziane o carinziane che potesseroavere analoga funzione.Per quanto riguarda le attestazioni storichebisogna invece far riferimento a quantoscritto da don Valentino Baldissera ilquale, agli inizi del XX secolo, dando allestampe uno studio sui Riti e costumanzeanticamente in vigore nella pieve di santaMaria di Gemona, parla del tallero comedi una moneta utilizzata nel rito epifanicogemonese durante la dominazione austria-ca: e ciò sarebbe successo o dopo il tratta-to di Campoformido (1797) e fino all’av-vento del Regno d’Italia (1805) ovverodopo il 1814, a conclusione del periodonapoleonico. È probabile che sia così mapotrebbe anche darsi che la moneta asbur-gica, data la rinomanza di cui godeva

Approfittando di un breve rientro inItalia, padre Romolo Bertoni, re -sponsabile della missione stimmatinadella bidonville Talon las Piñas di Manila(Filippine), ha voluto ringraziare di per-sona il comitato gemonese che da ormaivent’anni sostiene con i propri contributila formazione di giovani filippini chealtrimenti non potrebbero completare glistudi.Come i nostri lettori ricorderanno, ilcomitato, sorto in occasione del novante-simo e del centesimo anniversario dellavenuta dei Padri Stim matini a Gemona,ha saputo coinvolgere, in questa iniziativadi riconoscenza e di solidarietà, ex stu-denti ed ex o ra toriani cresciuti tra lescuole e il ricreatorio-oratorio “daiStimatins”.Nell’incontro padre Romolo ha ri cordatoche in questo ventennio numerosi giovani,grazie agli aiuti, hanno completato glistudi ed hanno subito trovato un posto dilavoro, potendo così sostenere le lorofamiglie e dando anche una mano allamissione stimmatina.

«Lo scorso giugno – ha affermato padreRomolo – si sono diplomate Anne On -grose e Cora Acosta. Nel 2009 s’è diplo-mato a pieni voti June A. Sosa. At -tualmente le offerte di Ge mo na sono uti-lizzate per la formazione di Loise La -gunsad, Orcine J. Lark, Leah N. Taloy,Lenn Delos Miña e Aljohn Serona».«Tutti i ragazzi – ha concluso padreRomolo – ringraziano di cuore i benefat-tori gemonesi e assicurano per tutti leloro preghiere, confidando che Gemonapossa ancora offrire, come segno diamore e riconoscenza, sostegno e assi-stenza alla formazione di giovani biso-gnosi».«Speriamo che questi sentimenti – hacommentato Franco Tuti, anima delcomitato gemonese, ribadendo l’appello aex studenti ed oratoriani – riescano a su -scitare una rinnovata disponibilità inquanti ricordano con affetto e riconoscen-za gli Stimmatini della loro gioventù,tanto più che, purtroppo, nel corso diquesto ventennio, molti sostenitori sonovenuti a mancare!».

Con gli Stimmatini nelle FilippineCon gli Stimmatini nelle Filippine

IL DONO DEL SINDACO ALL’ARCIPRETE NEL GIORNO DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE

Il tallero della tradizione gemoneseIl tallero della tradizione gemoneseall’atto del suo conio per l’imperatriceMaria Teresa (1780), fosse utilizzata anchenei territori friulani della Sere nissima,prima della caduta della Re pubblica e del-l’assegnazione del Friuli all’imperoaustriaco. Tuttavia Baldissera non ci dicenulla della storia di questa u sanza, lascian-do solo capire che dev’essere più anticadel tallero stesso.Nell’Archivio di Stato di Udine, tra lecarte del notaio Gio Maria Rossi, attivo aGemona nella seconda metà del XVIIIsecolo, è conservata una testimonianza didue cappellani del duomo che nel 1790affermavano d’esser stati personalmentetestimoni, fin da trenta anni prima, che irappresentanti della Magnifica Comunità,il giorno dell’E pifania, venivano incensatidoppo che si portarono all’altare al bac-cio della pace ed a fare offerta al reveren-dissimo signor arciprete.Non si capisce molto il senso della testimo-nianza, tanto più che essa è accompagnatada un’altra deposizione degli stessi testi-moni circa l’incensamento delle autoritàcomunali durante le funzioni liturgichedelle altre solennità e da un’ulteriore atte-stazione del cerimoniere del duomo sull’in-censamento dei provveditori comunali du -rante la festa dell’Assunta, patrona delduomo. Probabilmente si tratta di testimo-

nianze finalizzate a sostenere le rivendica-zioni dell’autorità comunale per il manteni-mento del privilegio dell’incensamento, mala prima deposizione risulta particolarmen-te interessante per altri due motivi: innanzi-tutto perché ci attesta che fin dal 1760 tuttie quattro i provveditori della Comunitàportavano all’Epifania le offerte (ciascunola sua) all’arciprete e che, come succedeancora, baciavano la pace offerta loro daldiacono; poi perché descrive minuziosa-mente i gesti rituali della cerimonia chepraticamente sono rimasti immutati fino anoi, con la differenza che l’offerta oggi èportata all’altare dal solo sindaco.Probabilmente questi gesti sono gli stessiche la comunità gemonese – nella personadel suo capo – ha compiuto da secoli esecoli e che hanno potuto sopravvivereagli eventi della storia proprio grazie allaconsapevolezza che la stessa comunitàaveva del loro significato più profondo: undono di tutti – anche se solamente simboli-co – al piccolo bambino.Un bambino che, nonostante manifesti lasua regalità e la sua divinità, noi, poveriuomini, siamo ancora in grado di soccorre-re affettuosamente e di proteggere, cosìcome abbiamo sempre visto fare dai tre revenuti da lontano seguendo la stella.

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Anagrafe parrocchiale60 Londero Marianna Pascolo di anni 77 il12.8.1061 Forgiarini Elio di anni 72 il 14.8.1062 Mardero Aurora ved. Goi di anni 88 il17.8.1063 Londero Antonino di anni 54 il 17.8.1064 Cesaro Rita Artico di anni 55 il 17.8.1065 Vidoni Manlio di anni 67 il 17.8.1066 De Cecco Edda Goi di anni 68 il 17.8.1067 Mattioni Manlio di anni 85 il 21.8.1068 Querini Marilena Ragalzi di anni 75 il24.8.1069 Zamparutti Regina Marcon di anni 90 il4.9.1070 Simonetti Giovanni Battista di anni 90 il4.9.10

BATTESIMI

38 Cargnelutti Martina di Mauro e ZalateuViola n. il 2.5.09 batt. il 12.9.1039 Copetti Angelica di Fabrizio e MirandaJennifer n. il 13.4.04 batt. il 12.9.1040 Copetti Giada di Paolo e ForgiariniGabriella n. il 16.3.10 batt. il 12.9.1041 Cuzzi Leonardo di Alessandro e FardellaFlora n. il 21.5.10 batt. il 12.9.1042 Armellini Federico di Fabrizio e ForgiariniErica n. il 13.9.07 batt. il 12.9.1043 Franceschino Mattia di Antonino eForgiarini Rina n. il 14.2.10 batt. il 12.9.1044 Copetti Davide di Gianni e MorandiniMonica n. il 7.11.09 batt. il 12.9.1045 Copetti Nicola di Gianni e MorandiniMonica n. il 7.11.09 batt. il 12.9.1046 Baldi Cristian di Stefano e CrisigiovanniCaterina n. il 30.6.10 batt. il 17.10.1047 Brollo Cecilia di Ivano e Boezio Marina n.il 17.5.10 batt. il 17.10.1048 Costantini Angelica di Diego e ButtignolStefania n. il 15.9.10 batt. il 17.10.1049 Dereani Cristina di Elvis e MiseriniSandra n. il 15.6.10 batt. il 17.10.1050 Mardero Giorgia di Primo e FantoniDaniela n. lʼ8.3.10 batt. il 17.10.1051 Picco Eros di Efrem e Goi Natascia n. il14.4.10 batt. il 17.10.1052 Turato Davide di Rolando e JannachMarisa n. il 14.4.10 batt. il 17.10.1053 Venturini Angelica di Aldo e RomaninNadia n. il 14.2.10 batt. il 17.10.10

MATRIMONI14 Cuberli Sandro - Tonchiia Silvye, sposa-ti in Duomo lʼ11.9.10

DEFUNTI59 Picco Ada ved. Tuti di anni 90 il 4.8.10

Orari delle Sante Messe MESSE FERIALIDuomo (da lunedì a sabato) 8.30Santa Lucia (da lunedì a venerdì) 18.30

MESSE PRE-FESTIVECasa Riposo Sereni Orizzonti 16.00Gleseute 17.30Ospedale San Michele 19.00Duomo 19.00

MESSE FESTIVEDuomo 9.00Santa Lucia o San Valentino 9.00Maniaglia o Campagnola 9.00Taboga 9.00Duomo Messa parrocchiale 10.30Duomo Messa vespertina 19.00

Dino Marderon. 26.1.1940 m.9.10.2010 (Francia)

Simonetta Zollin. 03.07.1960 m.02.11.2010

Lucia Contessin. 15.05.1917 m.13.10.2010

Marco Iacobn. 07.07.1944 m.11.11.2010

Renzo Schiozzin. 01.09.1950 m.07.09.2010

I fronti della caritàConfidando nella generosità di tutti, ricor-diamo anche questʼanno le iniziative dicarità per la missione in India di Visa -kapatan di padre Pusch Panadan, perquella delle Suore France scane nella Re -pubblica Centro africana, per la missionedegli Stim matini nelle Filip pine (vedi a fian-co), per le opere di monsignor Solari e laparrocchia di Morochata in Bolivia.Ma non possiamo dimenticare anche lenecessità di casa per le quali la Caritasparrocchiale è impegnata costantemente.Basta rendere concrete le buone inten-zioni natalizie con unʼofferta (anche sepiccola).

71 Schiozzi Renzo di anni 60 il 7.9.1072 Della Mea Giancarlo di anni 51 il 9.9.1073 Agostinis Rodolfo di anni 72 il 10.9.1074 Marini Giuseppe di anni 86 il 21.9.1075 Londero Vittoria Cargnelutti di anni 69 il24.9.1076 Gregorutti Lina ved. Marini di anni 90 il30.9.1077 Arimene Bruno di anni 103 il 4.10.1078 Venturini Rosa Maria ved. Bozzer dianni 66 il 10.10.1079 Pascottini Margherita ved. Venturini dianni 89 lʼ11.10.1080 Rizzi Rinaldo di anni 72 il 13.10.1081 Contessi Lucia ved. Marchetti di anni93 il 13.10.1082 Cucchiaro Donnino di anni 70 il 14.10.1083 Sabidussi Aldo di anni 85 il 21.10.10

84 Candolini Alba Bertelle di anni 80 il23.10.1085 Bierti Caterina ved. Patat di anni 92 il24.10.1086 Di Vora Fernanda Dapit di anni 74 il26.10.1087 Floreani Valentino di anni 86 il 29.10.1088 Lepore Leonardo di anni 87 il 31.10.1089 Gubiani Pietro di anni 76 lʼ1.11.1090 Zolli Simonetta di anni 50 il 2.11.1091 Cabasin sr. Gianpaola di anni 89 l̓ 8.11.1092 Iacob Marco di anni 66 lʼ11.11.1093 Bianchet Arrigo di anni 72 il 12.11.1094 Della Marina Irene ved. DʼAronco dianni 94 il 17.11.1095 Cargnelutti Davide di anni 67 il 13.11.10

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Il nostro stare insieme è iniziatoquest’anno con l’Ultima Cena ed è ter-minato con la mostra Gesù. Il corpo, ilvolto nell’arte.Dal Cenacolo vinciano in Milano dovesiamo rimasti estasiati per un tempo inverità ridotto rispetto alle nostre aspet-tative ma sufficiente per portarci con ilpensiero e, soprattutto, con il cuore apassi delle Sacre Scritture che segnanoin modo profondo ed indelebile il no -stro “essere cristiani”, alle meravigliedi Torino per constatare come nei se -coli i più grandi artisti abbiano cercatodi cogliere ed interpretare il volto, l’im-magine del Salvatore nei momentiimmediatamente precedenti la Suamorte, negli ultimi istanti del sacrificiosupremo e subito dopo il distacco dallavita terrena. Tutte espressioni di undiverso sentire, taluni volti adimmedesimarsi nella sofferenza delSignore come persona fisica e talunivolti a trasmettere il proprio stato d’a -nimo riflettendo su questo sublimepasso di fede. Anche per noi momentidi ri flessione e di raccoglimento achiusura dei nostri “quattro giorni” dipellegrinaggio.Abbiamo visto molte cose belle (ilDuomo di Milano, a Torino PalazzoMadama e Palazzo Reale), abbiamofatto un tuffo nella storia (MuseoEgizio) e nella scienza (MoleAntonelliana con il Museo del cinema),ci siamo immersi nel verde romantico(Parco del Valentino), ci siamo ritem-prati lo spirito (il complesso di DonBosco, il Duomo ove è conservata la“Sindone”).Era questo il nostro quinto annoinsieme.Nell’estate del 2006 abbiamo comin -cia to con “Assisi”, poi abbiamo allarga-to l’orizzonte con “Assisi e dintorni”,quindi abbiamo toccato il riferimentogeografico della Cristianità con Roma ela visita a Catelgandolfo per vedere dipersona il Papa. L’anno successivo ciha visti alla scoperta di Firenze e dialcune località con significativi riferi-menti al nostro essere cristiani.Anche questa a Torino è stata un’espe-rienza meravigliosa: ricca di momentiche, pur nella loro semplicità e spon-taneità, ci hanno confermato che lanostra è una “famiglia” un po’ allarga-ta, se si considera che tra ragazze,ragazzi, sorelle, fratelli, genitori, e pa -renti vari avevamo riempito il pullman.

I VIAGGI ALLA SCOPERTA DI LUOGHI ADATTI ALLA RIFLESSIONE E AL RACCOGLIMENTO

Pellegrini per amorePellegrini per amore

Ovviamente non potevano mancareMonsignor Gastone e le nostre amate,incredibili ed irrinunciabili catechisteAntonietta e Lucia: senza la loro pre-senza e fattiva collaborazione i nostripellegrinaggi non potrebbero realiz-zarsi e, sicuramente, non avrebbero lostesso significato.Grazie grazie grazie!! Una parolamolto semplice - ma che ci viene dalcuore - per esternare la nostra gratitu-dine, non ne troviamo altre. Siamo certidi essere capiti.In questo pellegrinaggio, con valorisempre crescenti, qualcuno di noi hafatto delle riflessioni ripercorrendo con

la memoria come si sono sviluppatiquesti cinque anni.Abbiamo iniziato con i nostri ragazzi“al seguito”. Forse li abbiamo ancheforzati, in un certo qual modo, a seguir-ci anche se il nostro agire era sempremolto ben allineato al nostro pensare edal nostro sentire, nella convinzione chesi stesse costruendo insieme per il lorofuturo. Siamo poi passati progressiva-mente a quel periodo in cui i nostri figlicominciavano ad agire in autonomia:camminavano per la loro strada armo-niosamente integrati tra loro, voltandosidi tanto in tanto indietro per vederci e

L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, nell’ex Convento di Santa Maria delle Grazie, a Milano;in alto: Una vista di Bergamo alta.

(continua in ultima pagina)

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(continua dalla pagina precedente)

Pellegrini per amorePellegrini per amore

trovare conforto ed approvazione,anche se non servivano parole. Glisguardi erano diretti, la sintonia si anda-va affinando e non c’era bisogno d’altroper comunicare. A monte si era costitu-ito un bagaglio di conoscenza ed intese,frutto di giorni, settimane, mesi di con-tinui confronti anche conflittuali, masempre costruttivi.E la nostra “grande famiglia” si muo -veva con spontaneità, freschezza e gen-uinità. Anche tra di noi vi erano scambidi battute, correnti di discorsi (anchemordaci), allegre risate, come fossimospensieratamente tutti nelle nostrecase: ma questa era un’unica grandecasa, con tanti fratelli e sorelle anchese di età diverse.Il nostro stare insieme ci aveva portati acostruire un qualcosa che nessunoimmaginava: era un collante che cifaceva stare bene, molto bene assieme,che rendeva naturale, spontaneo escontato parlare e confrontarci su tutto,esternare senza remora alcuna il nostropensiero, sicuri di essere capiti, certiche l’intesa era assicurata e che, se cifosse stato necessario un confronto,questo sarebbe stato pacato, sereno,obiettivo.E allora il pensiero più naturale ora sistava volgendo in due direzioni, duepensieri, due considerazioni: i nostriragazzi, le nostre ragazze si stannomuovendo in autonomia con le lorogambe, ma soprattutto con la loro testae il loro cuore: non hanno più bisogno,probabilmente, della nostra spinta.Necessitano però del nostro conforto,del nostro sguardo vigile e protettivo;sguardo discreto che li accompagni inquesta serena e costruttiva via chehanno individuato, sguardo che deveessere rispettoso del loro essere, deiloro sentimenti e del loro progredire.Come potremo dare concretezza aquesto pensiero, a questo disegno cherappresenta il coronamento del nostroimpegno di genitori, che fino a qualche

tempo fa vedevamo così lontano daapparire quasi come un sogno ?In secondo luogo, l’esperienza di vitadi questi anni ci ha dato pienezza e ric-chezza: questa è la nostra sensazione,sperando di non peccare di presun-zione. Tutto ciò per merito delle nostre“guide”, della nostra Comunità.Monsignor Gastone – per quel che pos-siamo valere e per il tempo che possi-amo ritagliarci negli impegni di tutti igiorni per la famiglia ed il lavoro –siamo a tua disposizione: molto ci hai,ci avete dato e qualcosa vorremmoricambiare. Ma così come i nostri figlihanno ancora bisogno del nostro con-forto così anche noi non possiamo rin-unciare alla tua guida.Abbiamo iniziato da poco più che tur-isti, poi forse ci siamo trasformati inviandanti, ora ci sentiamo pellegrini,“pellegrini per amore” dei nostri figli,

della nostra comunità di Gemona.Se non troveremo la soluzione a questinostri pensieri, se non daremo con-cretezza al nostro desiderio di contin-uare a crescere, se non sapremo ren-dere partecipe anche chi ci sta vicino,siamo certi che il pellegrinaggio - checertamente faremo anche il prossimoanno - non avrà lo stesso sapore erischieremo di perderci.In maniera forse un po’ presuntuosa hoespresso il mio pensiero ma sono certoche è il pensiero di tutti noi “pellegrini”.Nel lontano marzo 1846, in un momen-to di particolare difficoltà e di sconfor-to si dice che Don Bosco pronunciassequeste parole: “Mio Dio, ditemi quelloche devo fare” pensando al futuro dellamoltitudine dei suoi ragazzi.È passato molto tempo ma la frase diDon Bosco è sempre attuale.

Enzo

Torino: l’elegante architettura della Mole Antonelliana e, in alto, la Basilica di Superga.

Parrocchia di Santa Maria AssuntaVia G. Bini, 3333013 Gemona del Friuli (UD)

Gentile Famiglia33013 Gemona del Friuli

NE/UDOO19/2010