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I giovani del servizio civile: “Popolo del Bene” L’Abruzzo Trema Il Centro Socio - Culturale “V. Bachelet” in Udienza dal Santo Padre ore 3:32 di oggi 6 aprile Bilancio provvisorio: 179 i morti morti, 34 dispersi e più di 17mila sfollati S abato 28 marzo 2009 il Papa ha rice- vuto in Udienza i giovani volontari del Servizio Civile Nazionale. Alla cerimonia hanno partecipato anche i responsabili degli enti e gli operatori che seguono i giovani nei progetti di Servizio Civile… ebbene tra i tanti intervenuti da tutta Italia c’eravamo anche noi giovani del Centro Socio- Culturale “V. Bachelet”. Alle 09:30 eravamo in fila per entrare nella Sala Nervi del Vaticano, al nostro ingresso abbiamo trovato disposte su ogni sedia una sciarpa bianca con il logo Segue a pag. 23 B rutto inizio della settimana Santa. Un terremoto di magnitudo otta- vo grado della scala Percalli mette a dura prova il territorio abruzzese. A l’Aquila 8 vittime, tra cui 4 bimbi. Un giovane è morto nel crollo della Casa dello studente e altri tre in abitazioni pri- vate. Si scava ancora nelle macerie. Anche l’Ospedale è inagibile al 90%. Nel comune di Tempera è crollata anche la chiesa, un edificio moderno ma non abbastanza forte da resistere alla violen- za del simsa. Sventrate le case.Un vero disastro che, come sempre in questi casi, chiama in causa la capacità di preven- zione. Con la scienza del dopo si solle- vano i soliti polveroni, più o meno politi- cizzati, e le solite grida di protesta. In realtà, questi eventi, a dispetto di tanta scienza e tecnologia, per quanto dichiarati prevedibili, non vengono mai previsti. L’uomo “faber fotunae suae” non è abbastanza attrezzato e sarebbe bene che riconoscesse i limiti della pro- pria razionalità. Intanto siamo tutti soli- dali con le famiglie provate dal dolore e dalla perdita della propria casa. Questo vento durissimo che coinvolge tantis- sime famiglie è un vero venerdì di pas- sione che “completa la passione di Cristo”. Possa la luce della fede dare senso al dramma umano e la S. Pasqua di risurrezione possa ridare forza e speran- za a tutti per una ripresa immediata ed efficace. La redazione

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I giovani del servizio civile: “Popolo del Bene”

L’Abruzzo Trema

Il Centro Socio - Culturale “V. Bachelet” in Udienza dal Santo Padre

ore 3:32 di oggi 6 aprile

Bilancio provvisorio: 179 i morti morti, 34 dispersi e più di 17mila sfollati

Sabato 28 marzo 2009 il Papa ha rice-vuto in Udienza i giovani volontaridel Servizio Civile Nazionale. Alla

cerimonia hanno partecipato anche iresponsabili degli enti e gli operatori cheseguono i giovani nei progetti di ServizioCivile… ebbene tra i tanti intervenuti datutta Italia c’eravamo anche noi giovanidel Centro Socio- Culturale “V. Bachelet”.Alle 09:30 eravamo in fila per entrarenella Sala Nervi del Vaticano, al nostroingresso abbiamo trovato disposte suogni sedia una sciarpa bianca con il logo

Segue a pag. 23

Brutto inizio della settimana Santa.Un terremoto di magnitudo otta-vo grado della scala Percalli mette

a dura prova il territorio abruzzese. Al’Aquila 8 vittime, tra cui 4 bimbi. Ungiovane è morto nel crollo della Casadello studente e altri tre in abitazioni pri-

vate. Si scava ancora nelle macerie.Anche l’Ospedale è inagibile al 90%. Nelcomune di Tempera è crollata anche lachiesa, un edificio moderno ma nonabbastanza forte da resistere alla violen-za del simsa. Sventrate le case.Un verodisastro che, come sempre in questi casi,chiama in causa la capacità di preven-zione. Con la scienza del dopo si solle-vano i soliti polveroni, più o meno politi-cizzati, e le solite grida di protesta. Inrealtà, questi eventi, a dispetto di tantascienza e tecnologia, per quantodichiarati prevedibili, non vengono maiprevisti. L’uomo “faber fotunae suae”non è abbastanza attrezzato e sarebbebene che riconoscesse i limiti della pro-pria razionalità. Intanto siamo tutti soli-dali con le famiglie provate dal dolore e

dalla perdita della propria casa. Questovento durissimo che coinvolge tantis-sime famiglie è un vero venerdì di pas-sione che “completa la passione diCristo”. Possa la luce della fede daresenso al dramma umano e la S. Pasqua dirisurrezione possa ridare forza e speran-za a tutti per una ripresa immediata edefficace.

La redazione

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Signore, spesso la tua Chiesa ci sembrauna barca che sta per affondare, unabarca che fa acqua da tutte le parti. Eanche nel tuo campo di grano vediamopiù zizzania che grano. La veste e il voltocosì sporchi della tua Chiesa ci sgomen-tano. Ma siamo noi stessi a sporcarli!Siamo noi stessi a tradirti ogni volta,dopo tutte le nostre grandi parole, inostri grandi gesti. Abbi pietà della tuaChiesa: anche all’interno di essa, Adamocade sempre di nuovo. Con la nostracaduta ti trasciniamo a terra, e Satana sela ride, perché spera che non riusciraipiù a rialzarti da quella caduta; spera chetu, essendo stato trascinato nella cadutadella tua Chiesa, rimarrai per terra scon-fitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato,sei risorto e puoi rialzare anche noi.Salva e santifica la tua Chiesa. Salva esantifica tutti noi”.Parole forti che puntano l’indice controla sporcizia di una parte di Chiesa,Chiesa che, fatta di esseri umani, non èimmune da difetti. Quante volte io Rosa Capalbo, non prati-cante, mi sono dovuta rendere conto diquanti Sacerdoti, Suore, laici e cristianipraticanti, somigliavano più ai sepolcriimbiancati di cui parla Gesù nei Vangeli,che ai cristiani!. Gesù è amore, carità, perdono, è dolcis-simo e pietoso quel Gesù che accoglie laMaddalena, la peccatrice per antonoma-sia e asciugando le sue lacrime le dice:“…Và e non peccare più.”“…ho avuto sete e mi avete dissetato, hoavuto fame e mi avete sfamato, ammala-

to mi avete curato, carcerato siete venutia trovarmi…” e a quelli che hanno chie-sto: “Signore, quando abbiamo fattociò?”, Gesù ha risposto:” Ogni volta chel’avete fatto al più piccolo dei miei fratel-li l’avete fatto a me!”Come si fa a non amare chi, come Gesù,si è lasciato crocifiggere pur di non rin-negare ciò in cui credeva? Ho ascoltatosacerdoti che dal pulpito della loro arro-ganza, hanno tuonato contro il peccatoree lo hanno scacciato come si fa con unlebbroso, dimenticandosi che Gesù ed isuoi autentici discepoli hanno accoltoanche loro, creature colpite solo da unasventura, creature orribili ma ugualmen-te preziose agli occhi di Gesù.Un mio parroco mi ripetevasempre:”Beati i poveri di spirito, perchévedranno Dio” ed io di rimando: “mi staidicendo che devo essere stupida per cre-dere?”. Ero solo una ragazzina, ferita dalla vita elui paziente mi spiegava: “ Dio ti ha datoil dono dell’intelligenza e devi farlo frut-tare, ma ricordati che a Dio si arriva colcuore, Dio è come quando ti innamori,non hai bisogno di prove, lo senti ebasta.”Sono passati anni da allora, ed anche senon sono cattolica praticante ho compre-so, da tempo, ciò che il mio parroco(padre Ermolao Portella), mi volessedire, ciò che Lui continua a vivere. Io no!Io mi fermo al Golgota, mi chino ai piedidella croce, accanto a Maria, e piango perquell’uomo che vi è appeso chiedendo alcielo che sia breve la sua agonia.

Una via crucis nel mio cuore

C ’è una Via Crucis nel mio cuore:quella del Venerdì di Passionedel 2005, scritta interamente dal

cardinale Joseph Ratzinger, oggiBenedetto XVI, che in una stazionedice:”Che cosa può dirci la terza cadutadi Gesù sotto il peso della croce? Ci fapensare alla caduta dell’uomo in genera-le, all’allontanamento di molti da Cristo,alla deriva verso un secolarismo senzaDio. Ma non dobbiamo pensare anche aquanto Cristo debba soffrire nella suastessa Chiesa? A quante volte si abusadel Santo Sacramento della sua presen-za? In quale vuoto e cattiveria del cuorespesso egli entra? Quante volte si celebrasoltanto l’uomo senza neanche rendersiconto di lui? Quante volte la sua Parolaviene distorta e abusata? Quanta pocafede c’è in tante teorie? Quante parolevuote? Quanta sporcizia c’è nella Chiesa,e proprio tra coloro che, nel sacerdozio,dovrebbero appartenere completamentea lui? Quanta superbia, quanta autosuffi-cienza? Quanto poco si rispetta il sacra-mento della riconciliazione, dove Gesùaspetta, per rialzare tutti dai peccati!” .Tutto ciò è presente nella sua passione. Iltradimento dei discepoli, la ricezioneindegna del suo Corpo e del suo Sangueè certamente il più grande dolore delRedentore, quello che gli trafigge ilcuore. Non ci rimane altro che rivolger-gli, dal più profondo dell’animo, il grido:Kyrie, eleison – Signore, salvaci (cfr. Mt8, 25). E il Santo Padre aggiunge:….”

di Rosa Capalbo

Buona Pasqua

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abrutirlo. La dissolutezza rende dementie incapaci di moderare e sorvegliare gliaffetti e le emozioni e ci riporta, comescriveva B. Spinoza, “alla schiavitù delbruto”. Il piacere, infatti, non è, comeoggi si è portati a credere stupidamente,la libertà, ma la fatalità dell’istinto.Senza il controllo del principio di piace-re come risorsa da ordinare al valoreetico, non c’è l’uomo e, di conseguenza,non può esserci vera paternità. E’ il caso,anche, di Vincenzo Raimondo, agricolto-re di 77anni di Campli nel Teramano.Questo signore (?) ha sparato ripetuta-mente al figlio mentre dormiva uccide-dolo. Questa ennesima tragedia consu-matasi giorno 11/3 mattino ha rivelato

un padre accecato dalla rabbia e dalladisperazione nei confronti del figlioGiuseppe, guardia municipale di 36annisofferente di disturbi psichici e in curada uno psichiatra. In base al principio dipiacere il figlio malato diventa un pesoinsopportabile da cui liberarsi alla svel-ta. E la storia continua. Ogni giorno lecronache dei giornali ci ripresentanodrammi analoghi, più o meno raccapric-cianti e assurdi, frutto della fragilitàpsico-affettiva dei protagonisti, ma sem-pre dovuta all’inconsistenza di persona-lità paterne incapaci di armonizzare traloro i tre principi regolativi della personaumana: il principio di piacere, il princi-pio di realtà ed il principio di valore. Lacultura postmoderna dovrebbe fare, aquesto proposito, un bell’esame dicoscienza. Essa predica la liberazionedegli istinti, il vitalismo Nitzchiano, ilsensualismo seduttivo, l’autogratifica-zione, la volontà di potenza, il consumi-smo edonistico, il libertarismo e lo sbalload ogni costo, come valori assoluti. Gli effetti di questa predicazione irrazio-nale, spocchiosa, martellante e quotidia-na, non inquinano solo le generazioniemergenti dei figli ma, come si vede,anche quella dei padri. Sta diventando pervasiva come l’aria cherespiriamo. Di questo passo il progressodecantato e vantato è un regresso verso ilceppo originario dei pre-ominidi.Riconoscerlo è già il recupero dellarazionalità che genera mostri, alla ragio-nevolezza che è sapienza del cuore capa-ce di riorientare gli istinti e rendere piùumano l’uomo.

La paternità negataPadre si diventa. E, oggi, accade

spesso che tanti si rifiutano didiventarlo. Ma non perché non

vogliano generare. Anzi, generare èancora un orgoglio maschilista diprim’ordine, e, purchè non si dica che“non vale” si ricorre anche alle tecnolo-gie della fecondazione medicalmenteassistita. Ma c’è paternità e paternità.Quella biologica è solo un avvio allapaternità che, per essere vera e compiu-ta, richiede il riconoscimento. Richiede,cioè, la volontà di essere padre e di ade-guare i comportamenti e le scelte di vitaa questa identità. Il che comporta matu-rità psicoaffettiva, vocazione pedagogi-co-educativa, voglia di donazione e didedizione incondizionata, profondosenso etico. Per questo “mater sempercerta est, pater incertus”. Il padre si puòdefilare dal suo compito. Per la culturaumana un genitore non è di per sé padrema lo diventa nel passaggio dalla nascitaal riconoscimento responsabile del figlio.Un genitore che non ha mai riconosciutoil figlio non è mai stato padre. Accettaredi essere padre, infatti, vuol dire accetta-re e decidere di non vivere più per sestesso, ma per l’altro, per il figlio.Insomma significa riconoscere e vivere larelazione di paternità-figliolanza, signifi-ca diventare genitore in pienezza.Diventare genitori non è un episodio cir-coscritto nel tempo, ma dura tutta la vitae comprende i compiti collegati ai ruoli ealla posizione che ciascun soggetto occu-pa all’interno del sistema familiare.Questo “incanto”, però, può infrangersicome un vaso di cristallo. L’uomo, infat-ti, non è soltanto fragile, ma anche capa-ce di cattiveria assoluta, di dedizione almale, di negazione di se stesso. Capita,così di diventare padre-padrone e mostrocome nel caso dell’austriaco Joseph Fritz(in foto) giunto alla ribalta della cronacaper avere sequestrato e abusato di suafiglia Elisabeth per 24 anni . Quando sigenera una figlia per schiavizzarla,reclusa in casa, a scopo di libidine ci sitrova di fronte ad un padre snaturatoche ha perso la luce dell’Humanitas. Nonsi tratta di un padre-padrone e basta. Quimanca l’uomo. Il principio di piacere, nonè la legge dell’uomo.. E se esso bastaall’educazione della bestia in poche ore,degrada e oscura la ragione umana fino adistruggerne la funzione guida dellacoscienza. Nessuno, può affermare che lavita di piacere umanizzi l’uomo. Al con-trario lo rincretinisce, lo avvilisce fino ad

di Vincenzo Filice

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In famiglia vi sono dei tempi, dei riti,degli avvenimenti che non possonopassare inosservati, specialmente se

considerati non in rapporto al singolo, manell’insieme familiare. Pensiamo, peresempio, al momento della prima colazio-ne o del pranzo o della cena. Ci si riunisceintorno a una tavola imbandita non soloper consumare i pasti, per rifocillarsi, maanche per scambiarsi idee, esperienze,impressioni. Il padre, in riferimento ai suoiimpegni, al suo lavoro; la madre, in riferi-mento ai suoi compiti in casa e fuori casa; ifigli parlano della scuola e degli amici.Molte volte, però, dati gli orari e le situa-zioni diverse di ogni membro della fami-glia, è più facile incontrarsi di sera, a cena.La sera è il momento più propizio per pen-sare alla famiglia e ricordarsi che essa èfatta non solo di vivi, ma di trapassati, diquelli che non ci sono più in carne e ossa,ma che esistono come anime e vivono nelnostro pensiero. Se amiamo i nostri mortiamiamo l’uomo, ogni uomo che muore.Con la morte non finisce tutto; la morte èl’infinito, la vera vita, la grande attesa.L’anima si libera dalla gabbia del corpo evola in grandi spazi, verso il Cielo, verso ilPadre eterno. Si presentano, in famiglia,altri eventi legati a scadenze previste: com-pleanni, anniversari, onomastici, altre festeche acquistano particolare rilievo per ilmodo in cui vengono vissute. Su questieventi attesi, perché segnati in calendario,si possono fare progetti e immaginarli conle anticipazioni dei regali. La maniera difare regali è una caratteristica della fami-glia. In certi casi, per non scervellarsi, siregalano soldi . Poi ci sono famiglie in cuisi pensa di fare qualche regalo utile. Amolti, però, piace il regalo come sorpresa:qualche cosa che stupisca, che superi ogniprevisione. E’ bello aprire un pacchetto peril proprio compleanno e trovarvi un ogget-to a cui non avevamo mai pensato, chediventa significativo. Tale regalo è come un invito a leggersi fuoridal consueto, a meravigliarsi. Ricordo cheun mio ex alunno aveva scritto, nello svol-gimento di un tema, di avere sette zii e ne

era contento, perché, nellevarie feste in famiglia, racco-glieva sette regali. I compa-gni risero per la dichiarazio-ne di quel loro condiscepolo,considerandolo un ingenuoe uno scroccone, ma, secon-do me, quell’alunno avevamanifestato, con tutta since-rità, la gioia per i segni diaffetto degli zii.Certo vi sono eventi non stampati sul calen-dario e che sono dovuti al destino, alla fata-lità, al caso, all’imprevedibile che, peresempio, porta in casa un lutto. La morte,terribile morte, che nessuno riesce mai adaccettare, fa parte del possibile, di ciò chepuò accadere. Quando bussa alla porta lo fasenza permessi e senza educazione e scon-volge tutto. La morte è il vero dramma del-l’esistenza, anche se sappiamo che essa nonè la fine, ma l’inizio. Perfino Padre Pio,quando seppe che sua madre era morta,scoppiò a piangere e a chi si meravigliavarispose: “Ma quella è mia madre!”. Ora, perconsolarci, pensiamo alla nascita. Che bellovedere un bimbo venire al mondo! La nasci-ta è l’unico momento in cui dimentichiamola morte. Il neonato ci riempie di tenerezza,di gioia, di fiducia nella vita. Un bambinoche nasce è una grande speranza, la speran-za che possa sanare la società, possa cam-biare il mondo, spargere il bene per il benedi tutti. La gioia e il dolore sono i sentimen-ti-chiave dell’esistenza. Per Leopardi ildolore è la regola e la gioia è l’eccezione,anzi è la scintilla che produce dolore.Schopenhauer sostiene che già la nascita è“una spina nella carne”. Ma non vogliamoessere leopardiani né schopenhaueriani. Lavita, sì, è intessuta di gioie e di dolori che,però, non possiamo quantificare e, talvolta,neppure calendarizzare. Ma c’è un aspettoche accomuna questi due sentimenti: lacommozione. La gioia può esprimersi anche con le lacri-me e, in questo, si accomuna al dolore.Chiaramente c’è un distinguo: ci sono lacri-me di gioia e lacrime di dolore. Il dolore èesperienza triste, ma se essa è contenutanon è mai disperazione.Ora, la gioia è una soddisfazione personale

che, però, non dimentica lapresenza del prossimo. Lafelicità è la metamorfosidella gioia, la felicità è unorgasmo che dimentica ilmondo. L’ebbrezza dellafelicità ti innalza, ti porta aimassimi livelli e, subitodopo, ti accorgi di trovarti inun bordello.La tristezza ti fa sentire un

uomo fragile e, quindi, bisognoso dell’aiu-to del vicino. Il dolore si può fare poesia, èun racconto in poesia; il dolore, che si fatimore e tremore, ci riempie di speranza edi commozione, di fragilità e di bisognod’aiuto.Tra gli eventi familiari, nel corso dell’anno,ci sono le vacanze, un tempo in cui si statutti insieme. Certamente le vacanze sepa-rate non arrecano alcun beneficio, nonhanno una funzione terapeutica, comealcuni credono. Infatti le vacanze sonooccasioni per scoprire, nell’insieme familia-re, i legami sentimentali, per correggerecondizioni di incomprensione, gelosie,contrasti. La vacanza è anche l’occasioneper conoscersi meglio tra i membri dellafamiglia che per tutto l’anno sono sempreindaffarati, e non hanno tempo perapprofondimenti umani e psicologici. Quisorge il problema del rispetto per l’altro. Siverifica che marito e moglie, pur essendoinsieme da trent’anni, pur avendo messo almondo dei figli, pur avendo gioito e soffer-to in concomitanza, stranamente non siconoscono abbastanza. Il rispetto per l’altro,secondo me, deriva anche dalla reale cono-scenza dell’altro. Quindi è importante la percezione delvalore di chi vive nella stessa casa.Conoscerne l’umanità, i pregi e, perché no,i limiti. Capire il tipo di relazione che hacon ciascuno di noi. Ciò significa arrivare auna conoscenza profonda della sua perso-na, cioè a dire a una scoperta del suo valo-re. Ho analizzato, sia pure summa capita, glieventi che segnano la piccola storia di ognifamiglia. Eventi che formano un tessutoesperienziale, educativo e culturale benconsistente per inscriversi nel più ampioquadro della realtà sociale.

Gli eventi in famiglia

di Michele Filipponio

Punti e spunti sulla vita in famiglia

La nascita è l’unico momento in cui dimentichiamo la morte

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Il Marxismo come gnosiLa storia ci insegna che non esiste sforzo che possa dare il crisma di scienza alla dialettica del materialismo

La crisi finanziaria e produttivadell’Occidente – già lucidamentepreannunziata dal ministro

Tremonti – sta investendo tutte le econo-mie del mondo. Il globalismo paga lo scot-to dei facili entusiasmi provocati da un’e-conomia prevalentemente sviluppatasi suitrasferimenti di capitali e sulla ricerca diutili da capogiro, trascurando la produzio-ne dei beni, che è il terreno su cui si fondauna sana economia finalizzata alla diffu-sione del benessere e all’equa distribuzio-ne della ricchezza. L’economia liberista haperò in seno gli anticorpi necessari per farfronte alla recessione e far partire il moto-re della produzione. In questo panorama,che la stampa libera ha messo in chiaro allagente, si è inserita una pleiade marxiana adettar leggi e a gridare la fine dell’econo-mia di mercato, beandosi naturalmentedelle sue astrattezze e creando un rumoreprecario: suono, fiato di voce. Ritorna lacritica che molti economisti occidentalihanno sempre fatto al marxismo, di nonpoter mai far a meno, cioè, della fede in unfuturo che sarà migliore e del quale l’archi-trave è la fusione tra l’essere, l’atto, ilmondo reale, e il dover essere, il futurodisegnato sull’aspettativa che esso, perdefinizione, sarà certamente radioso. Fareun tutt’uno di essere e dover essere è sem-

plicemente un’operazione arbitraria, nonfondata, basata totalmente su un’attesafiduciosa e sull’idea di possibilità teoriche eingannevoli di eventi graditi e favorevoli.L’operazione può infervorare le mentideboli, ma non le forti a cui non facciadifetto la conoscenza delle diverse utopiemillenaristiche di cui la storia degli uominiabbonda. Per realizzare il dovere essere, leclassi dominanti sono sempre ricorse allaviolenza. Infatti nel secolo scorso si è verifi-cato l’esatto contrario di quanto aveva pro-fetizzato il barbuto di Treviri: il capitalismocorre, sia pure tra crisi, mentre il comuni-smo si è confinato nelle astrazioni di cuiparla abbondantemente Nietzsche nella suacritica al socialismo scientifico. La ragionedi tanta fragorosa sconfitta è presto detta.Basta ragionare su un aspetto connotante: ilmarxismo non è una scienza, ma una pseu-do scienza, in quanto non ha dati sperimen-tali ripetibili. La sua attrazione presso moltiintellettuali è provocata dalla sua compo-nente fideistica. In parole semplici: dallasua architettura gnostica. E’ ambiguo per-ché si proclama scienza (materialismoscientifico), ma la sua è vocazione al pro-fetismo in una combinazione innaturale eprelogica tra mytos e logos ; dove il logos,lontano dall’essere un pensiero scientifico,perviene ad essere un mezzo di diffusionedel mytos, strumentalmente idealizzato invista di un’allargata partecipazione popola-

re a carattere religioso o fantastico. Puramistificazione ideologica, una specie dinovella, ma areligiosa, scolastica. La scola-stica, storicamente, ha avuto un senso perla ricerca di Dio in una prospettiva di feli-cità ultraterrena, nella certezza che qui lafelicità assoluta è irrealizzabile, mentre ilmarxismo senso non ne ha, perché promet-te l’irrealizzabile, la giustizia e l’uguaglian-za assolute tra gli uomini imperfetti pernatura, imponendosi soltanto come undiversivo creatore d’imbrogli. La sua incon-sistenza scientifica si palesa nel cuore dellasua metodologia: la dialettica. Guardandoa fondo in quella marxista, viene in eviden-za che essa si può realizzare solo nellagnosi. La storia, però, ci insegna che, stan-do alla gnosi, non esiste sforzo che possadare il crisma di scienza alla dialettica delmaterialismo scientifico; che, a guardarbene, è stata un tentativo abortito di spiega-re la realtà, di uniformarla nonostante l’ine-liminabile libertà dell’uomo. JacquesMaritaine l’ha definita proiezione animistica,riprendendo la critica di Kroptkin, un anar-chico che dal comunismo aveva avuto sologuai. La dialettica, tessendo un mondo difelicità (la società senza classi), è intrinse-camente dittatoriale perché obbligata a per-seguire la felicità universale – non realizza-bile fin quando l’uomo sarà persona indivi-dua – ha la certezza che bisogna imporlaanche a quelli che, a giudizio dei politici,sono obiettivamente di ostacolo. Anche ucci-dendo, stravolgendo ogni diritto positivo eponendo in essere un vero e proprio raggi-ro epistemologico. Il dubbio che il passag-gio dalla sola descrizione alla realizzazionedi un mondo felice debba pagare il prezzodi una verifica, o per dirla con Popper, diuna falsificazione, non sfiora nemmeno allalontana un marxista cosiddetto scientifico.Il sincretismo metodologico fra essere edover essere ha aperto la via ad errori teo-rici trasformati subito in errori pratici daparte degli stati in cui il marxismo ha presoil potere; i quali stati, sulla base arbitrariadi una completa conoscenza dell’uomo,hanno per legge stabilito che cosa l’uomodebba essere, secondando l’illusoria con-vinzione che se la realtà è in contrasto conla teoria, peggio per la realtà. La contrappo-sizione tra teoria dialettica e realtà effettua-le ha generato deterministicamente il totali-tarismo. Testimonianza ne è la storia delXX° secolo. Il fallimento politico però ditutte le previsioni fideistiche è provatodalla tangibile evidenza che, senza un pru-dente saggio del profitto, si allenta – senon si vanifica del tutto – la produzione equindi il benessere materiale e spiritualedell’uomo. Con la conseguente diffusionedella povertà e del servilismo. In concretola credenza che la storia sia fatalmentedestinata a realizzare il comunismo è sol-tanto una gnosi. E, come tale, un’irrealtàche purtroppo produce parole e violenza.

di Gerardo Gallo

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Jon Sobrino è un teologo salvadoregnodella liberazione, fra i più noti eapprezzati. Scampato al martirio del

16 novembre 1989 (quando gli ‘Squadronidella morte’ assoldati dal governoCristiani trucidarono sei suoi confratelligesuiti, la cuoca Rosa e la figlia quindicen-ne) vive a San Salvador ed è dedito soprat-tutto all’insegnamento. Non pochi i pro-blemi, ancora in corso, con il Vaticano,date le sue pubblicazioni. Soprattutto,Gesù Cristo Liberatore, edito da CittadellaAssisi. Ho avuto il privilegio di incontrar-lo e intervistarlo il 25 agosto 2008 proprionel suo studio alla Uca (Università delCentroamerica). Mi ha aiutato anche inquesta impresa la cara amica MariellaTapella. Qui di seguito pubblico un estrat-to dell’intervista, per la cui realizzazioneringrazio la comunità salvadoregna diCosenza, soprattutto gli amici Anna eEdoardo.

Prof. Sobrino, nel suo libro Gesù CristoLiberatore (1995) lei sostiene che non possia-mo parlare di Cristo senza Gesù. Perché è ilGesù storico, con le sue scelte profetiche, cheviene riconosciuto e proclamato il Cristo e ilFiglio di Dio. Un principio apparentementeinnocuo, condivisibile pienamente sia dai cri-stiani del Primo Mondo che dai cristiani delTerzo Mondo. Eppure, a ben vedere, cambiatutto, soprattutto nella prassi, nel modo divivere il Vangelo….

JS: “La nostra fede dice che Gesù è ilCristo, il Figlio di Dio. Tuttavia, nel libroscrivo che Gesù è la salvaguardia delCristo, per cui Gesù, il Gesù storico, diven-ta pericoloso in quanto ci impedisce dimanipolare il Cristo. Il pericolo di manipo-larlo è sempre in agguato e sta soprattuttonel ridurre Gesù ad una nostra immagine,per giustificare il nostro modo di vivere. Èil pericolo che corre il Vaticano, compro-messo col potere, per cui mantiene unamaschera che, tuttavia, Gesù gli toglie.Gesù diventa pericoloso col potere perchémostra il volto umano di Dio, fatto di com-passione, di umiltà e amore per gli ultimi,di speranza. Se non si umanizza il mondo,non si risolvono problemi. Quando guari-va qualcuno, diceva: ‘và, la tua fede ti hasalvato’. Appunto, è la tua fede che ti salva,non il teologo, il prete né il vescovo. Ipotenti per gestire il dominio sugli altridicono menzogne, l’Onu dice menzogne,Bush è menzognero. Gesù, invece, sma-

schera le menzogne e le elimina, per questosi scontra con i potenti e viene crocifisso.Gesù umanizza tutti, dà speranza a tutti.Per il Figlio di Dio la cosa più importantenon è il suo potere ma la croce, la sua soffe-renza, perchè è tramite questa che si faprossimo con gli ultimi. Una cosa inedita,questa, perché quando mai un potente si èfatto mettere una croce addosso?Addirittura, qualcuno ha pagato un prezzoper lui, quasi fosse una merce. Invece, lachiesa mantiene il potere organizzato, losacralizza, esattamente come fanno ledemocrazie. Solo Gesù ha una prospettivadavvero diversa”.

Ciò che lei ha detto mi fa pensare ad una grandeprovocazione della teologia della liberazione,molto viva anche qui in El Salvador: che nonconta solo l’ortodossia ma è fondamentale l’orto-prassi! Non basta credere, occorre soprattuttovivere il Vangelo! Tuttavia, ho notato anche quiin Salvador che è come se esistessero due chiese:l’una che guarda a se stessa ed è preoccupata perse stessa, l’altra, invece, che è militante con ipoveri prendendo forma nelle comunità di basecome Sercoba…

JS: “la cosa più importante è la sequela diGesù. Come ricorda Bonhoeffer, la prima el’ultima parola che Gesù ha detto a Pietro è:‘seguimi’. È proprio questa la cosa piùimportante, seguire Gesù. Questa è lanorma ultima per noi cristiani. La prassipuò essere intesa sia in senso sociologicoche politico, dal marxismo ha ricevutomolta importanza, anche sul piano episte-mologico. Marx ha insegnato che il vivereviene prima del pensare. Ma ciò che contanon è l’essere marxisti o altro, benchè Marxci abbia insegnato che il vivere viene primadel pensare (basta leggere L’ideologia tede-sca, ndr). La norma ultima per tutti i cristia-ni è la sequela di Gesù, e in questa sequelanon c’è posto per il potere, ma solo per l’a-more dei poveri e degli ultimi. Questoamore è un tutt’uno con la sequela di Gesùe in questa sequela nulla è garantito, nep-pure la vita (…)”

Lei scrive spesso che le vittime sono il nuovosoggetto della storia. Ma nel novecento abbiamoimparato che talvolta proprio le vittime si tra-sformano in carnefici. Come evitare, in futuro,che ciò possa accadere di nuovo?

JS: “Non sono un dogmatico né ho il donodella risposta per tutte le questioni. Il van-gelo annuncia una follia: le vittime sono

portatrici di salvezza. Gesù dice: ‘quandosarò elevato da terra attirerò tutti a me’ (Gv12,32). Bene: Gesù è elevato da terra nelmomento in cui è stato crocifisso! (…) Nonsappiamo se i poveri liberati, una voltaottenuto il potere, diverranno oppressori..non basta lottare contro le povertà maoccorre lottare anche contro la disumanità.Il potere genera arroganza, non dimenti-chiamolo. È una tentazione pericolosissima.Tutto dipende da come uno è dentro: nonbisogna mai perdere la propria umanità,altrimenti prevale il ruolo e con il ruolo, ilpotere”.

Il futuro della chiesa e dei laici…

JS: “non so quale possa essere il futuro dellachiesa. Per esempio, in Europa, un conti-nente opulento e sociologicamente religio-so non si avverte affatto il bisogno vero diaiutare i poveri (…) Il pentecostalismo, dif-fuso anche in America Latina, non parlamai della vita reale, ma solo dell’anima (…)Invece, bisogna impegnarsi nella storia. InEl Salvador, abbiamo la preziosa eredità deimartiri, come mons. Romero. Essi ci hannoinsegnato che la chiesa non serve a seppel-lire i morti, ma a sposare la causa degli ulti-mi, degli oppressi, dei poveri. A lottare conloro. Proano, Romero, Angelelli: è da questiche dobbiamo imparare, non dai modellidella Tv come i calciatori. Noi abbiamo lamemoria dei martiri, moltissimi giovanihanno solo i calciatori! Perciò, dobbiamolavorare molto. L’essenza del vangelo è cheGesù è stato ucciso, dunque ha inciso nellastoria”.

Già, eretico per i giudei, sovversivo per iromani.

Grazie, Jon Sobrino!

Intervista a Jon SobrinoUca, San Salvador, 25 agosto 2008

di Vincenzo Altomare

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 20097

sono stati da una parte il sostegno ai regi-mi marxisti e ad «altre forme di povertà edi oppressione» (ibid., 1008) non miglioridi quelle che si era partiti con il denuncia-re, dall’altra la «scarsa attrazione» che la«teologia della liberazione» ha finito peresercitare sui poveri in carne e ossa, cosìche ha perso «agenti, militanti e fedeli»fino a ritrovarsi oggi «storicamente ana-cronistica, cioè alienata dalla sua epoca»(ibid., 1007).Con una svolta sorprendente rispetto allesue posizioni solo di pochi anni prima,Clodovis Boff esprime apprezzamento perle posizioni di Benedetto XVI. Rintracciale radici dell’«antropologismo moderniz-zante» (ibid., 1009), che arriva con la «teo-logia della liberazione» alle estreme con-seguenze, nel soggettivismo di MartinLutero (1483-1546), nel moralismo illumi-nista di Immanuel Kant (1724-1804), nelmodernismo condannato da san Pio X(1835-1914) nell’enciclica Pascendi del 1907e infine — ma ogni passaggio preparaquello successivo — nella cosiddetta svol-ta antropologica nella teologia di KarlRahner S.J. (1904-1984). Senza dubbioClodovis Boff non è passato — come inve-ce, in una dura replica all’articolo, pensa,suo fratello, l’ex-francescano LeonardoBoff (Boff L. 2008) — «dall’altra parte»rispetto a una certa corrente culturale.Infatti, continua a considerare quelli chechiama il «divinismo» e il «totalitarismoteologico» (Boff C. 2007, 1010) dellaChiesa pre-moderna — la «Chiesa dellacristianità» (ibidem) — come elementialmeno parzialmente responsabili, inquanto avrebbero generato una reazioneper molti versi comprensibile, del «mon-danismo» (ibidem) e del totalitarismo poli-tico che la modernità ha opposto allaChiesa. Tuttavia, riconosce pure conBenedetto XVI che «grazie all’aperturaconciliare l’estremismo della modernità èriuscito a entrare in modo virulento nelseno stesso della Chiesa, generando ancherotture» (ibid., 1010-1011).”Quanto afferma padre Clodovis è moltochiaro, altrettanto chiaro è il numero 42della “Centesimus annus“ di GiovanniPaolo II, che, contrariamente a quanto èstato scritto, non sceglie nessun capitali-smo né “corretto” né non corretto, comeconferma il periodo iniziale del numero43: “La Chiesa non ha modelli da propor-re”. Essa, infatti, esprime soltanto giudizi

morali. Nel numero 42 la Centesimus annusdistingue due significati del termine“capitalismo”: lo ritiene moralmente pro-ponibile se indica un sistema economicoche riconosca “il ruolo fondamentale e positi-vo dell’impresa, del mercato, della proprietàprivata e della conseguente responsabilità peri mezzi di produzione, della libera creativitàumana nel settore dell’economia“, ma lo ritie-ne “decisamente negativo“ se indica “unsistema in cui la libertà nel settore dell’econo-mia non è inquadrata in un solido contestogiuridico che la metta al servizio della libertàumana integrale”.Concludendo vorrei riaffermare ancorauna volta che rifiutare il marxismo nonsignifica affatto accettare il capitalismo,perché tra questi due estremi ci sonomolte scelte possibili. E rifiutare la corren-te marxista della teologia della liberazionenon significa affatto schierarsi contro ilpopolo; significa soltanto rifiutare unmodello non compatibile con l’amore delprossimo, perché propone l’odio controaltri uomini e indica la violenza comemezzo unico per il raggiungimento delfine propostosi. Infine, come è ben notoagli studiosi della storia, la Chiesa ha sem-pre sostenuto i poveri con istituzioni diffe-renti secondo la varietà dei tempi e deiluoghi, tanto è vero che non vi è istituzio-ne sociale che non trovi un precedenteanche secolare nell’opera autenticamentecaritativa della Chiesa (scuole, ospedaliecc.). Marx, invece, è stato l’ispiratoredelle più feroci dittature del Novecento edel più oppressivo dei capitalismi: il capi-talismo di Stato.

Fra i critici della corrente marxistadella teologia della liberazione sitrova oggi anche uno dei suoi fon-

datori: padre Clodovis Boff. Questi, dopoesserne stato insieme al più famoso fratel-lo Leonard uno dei fondatori, nel 2007 neha denunciato l’ambiguità e l’incompati-bilità col cattolicesimo. A tal fine riportointeramente un brano di un recente arti-colo di Massimo Introvigne ripreso dalquotidiano informatico ZENIT del 7 feb-braio 2008.“Certo, l’espressione «teologia della libe-razione» non corrisponde a una correnteunitaria ma a un insieme di sotto-correntidiverse. Non ci si può però nascondereche la corrente più influente sulla vitasociale e politica dell’Iberoamerica (e nonsolo) è quella che ha adottato come stru-mento di analisi privilegiato il marxismo.In un articolo molto importante, apparsonel 2007 sulla Revista Eclesiástica Brasileiradopo la visita di Benedetto XVI in Brasile,padre Clodovis Boff O.S.M. — un tempouno dei maggiori propagandisti, se non lamaggiore «testa pensante» della corrente— non ha timore di denunciare nella «teo-logia della liberazione» «una funestaambiguità» (Boff C. 2007, 1002) e una«trasformazione della fede in ideologia»(ibid., 1005), dove «il povero e la sua libe-razione prendono il posto pre-eminentedi Dio e della sua salvezza» (ibid., 1007-1008). Ora, mentre «da Cristo si va neces-sariamente al povero, dal povero non siva necessariamente a Cristo» (ibid., 1012).La «teologia della liberazione» è così sca-duta in un «qualunquismo epistemologi-co» (ibid., 1008) che la ha svuotata di ognicontenuto specificamente religioso, e haassunto secondo Clodovis Boff un «sapo-re maurrassiano» (che, osservo, per unteologo della liberazione dev’essere uninsulto particolarmente bruciante: ibid.,1010). Se il pensatore e uomo politicofrancese Charles Maurras (1868-1952)apprezzava la religione — o così pensaClodovis Boff — come instrumentum regnial servizio di una certa politica, i teologidella liberazione hanno cambiato politicama rivolgono lo stesso sguardo strumen-tale alla religione. Dove Maurras proclama politique d’abord,questa teologia ha adottato «come inse-gna libération d’abord» (ibidem). I risultati

Le teologie della liberazione, n.3Rifiutare la corrente marxista della teologia della liberazione non significa affatto schierarsi contro il popolo

di Luigi Intrieri

Padre Clodovis Boff

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 20098

Strano paese è l’Italia. Perpiù di sessanta anni ilibri di storia delle nostre

scuole e i politici romani, per ilquieto vivere, hanno taciutosulle foibe e del dramma vissu-to da centinaia di migliaia diitaliani che dopo il Trattato diPace di Parigi del 1947 sonostati costretti a lasciare le lorocase e i loro affetti e a rifugiarsi in Italia.L’Italia, per codardia o per paura, per cecitàpolitica, non ha saputo difendere i suoi figliche per lunghissimi anni hanno abitato oltre iconfini della Patria. Hanno dovuto abbando-nare le terre dove erano nati per sfuggire agliabusi ed ai soprusi, alle rappresaglie, ai pro-cessi sommari, alle uccisioni da parte dei par-tigiani comunisti di Tito. E mi riferisco ai pro-fughi della Dalmazia, di Istria, di Pola, diFiume, di Zara. Solo il Presidente dellaRepubblica On. Francesco Cossiga, verso lafine del suo settennato, osò sfidare la viltà, lebugie, l’ignoranza, la paura, il quieto vivere, esi recò nella foiba di Basovizza (Trieste), oggimonumento nazionale, a deporre una coronadi fiori per onorare la memoria dei tanti italia-ni innocenti fatti sparire nel nulla dall’odio edalla vendetta comunista. Poi il PresidenteCiampi istituì “Il giorno della memoria” chesi celebra ogni 10 febbraio, per ricordare tuttigli italiani infoibati, ma soprattutto per capiree ricordare le foibe. E l’Italia è stata ancora l’u-nica nazione al mondo in cui l’intellighenzia ela cultura dominante hanno prima violente-mente negato l’esistenza stessa delle foibe, deitribunali popolari jugoslavi, dei processi som-mari , delle condanne a morte e poi minimiz-zato gli orrori perpetrati contro gli italiani daipartigiani di Tito. In nome della realpolitikagli infoibati non solo è stata negata giustiziama addirittura la pietas. Per anni nessuno si èpotuto recare nei luoghi degli orrori per poterdepositare un fiore e recitare un EternoRiposo. Tutte le cerimonie in Italia furonosempre boicottate e disertate dalle autoritàlocali per esplicita richiesta del PartitoComunista Italiano. Il Presidente dellaRepubblica Giorgio Napolitano lo scorsoanno così disse:<< Non solo va ricordata la con-giura del silenzio, ma anche l’imperdonabile orrorecontro l’umanità costituito dalle foibe. Dobbiamoassumerci la responsabilità dell’aver negato, o tesoad ignorare, la verità per pregiudiziali ideologichee cecità politica, e dell’averla rimossa per calcolidiplomatici e convenienze internazionali>>.<<…..Vi fu dunque un moto di odio e di furia san-guinaria, e un disegno annessionistico slavo, cheprevalse innanzitutto nel Trattato di Pace del1947, e che assunse i sinistri contorni di una “puli-zia etnica” >>.Prima di Cossiga, Ciampi e Napolitano tutti ipolitici nostrani tacquero. Alcuni politici del-

l’estrema sinistra non solo tac-quero, ma diedero una visionealterata degli avvenimenti e diquesto atteggiamento ne fecerole spese i profughi ai quali fuingiustamente cucita addossol’odiosa nomea di “fascisti infuga”. Basta leggere “L’Unità”,organo del Partito ComunistaItaliano, del 30 novembre del1946. Così scrive:- Coloro i quali sisono riversati in massa nelle nostre

grandi città non hanno nessun diritto di asilo. Sonofascisti, gerarchi, briganti, profittatori che sperpera-no le ricchezze rapinate e forniscono reclute alladelinquenza comune e non meritano la nostra soli-darietà, né hanno diritto a rubarci pane e spazio chesono già così scarsi-.Con questo non voglio dire che il PCI ebberesponsabilità dirette sui massacri, tuttavia,come si evince dalle dichiarazioni, moltissimipur sapendo tacquero o collaborarono con ifratelli comunisti di Tito, almeno fino alla rot-tura con Mosca del 1948 e all’inizio della guer-ra fredda. Ma nelle foibe, come oggi sappiamo,non finirono soltanto i fascisti e i gerarchi, gliufficiali e i funzionari pubblici che durantel’occupazione fascista si macchiarono di crimi-ni orrendi, ma migliaia di persone innocenti,donne, bambini, sacerdoti, antifascisti cattolici,autonomisti e finanche persone che si oppone-vano al regime comunista di Tito tra cui nume-rosi capi di organizzazioni partigiane antifasci-ste, sloveni e croati comunisti.I partigiani di Tito improvvisavano tribunalipopolari, emettevano centinaia di condanne amorte. La maggioranza dei condannati veni-vano subito fucilati, moltissimi venivano lega-ti a due a due con fil di ferro e poi scaraventatinelle foibe, alcuni addirittura mentre eranoancora in vita. Quante furono le vittime dellapulizia etnica comunista? Non furono maiquantificate, perché sono mancati i documentiufficiali e anche perché il Governo Jugoslavonon ha mai accettato di partecipare a inchiesteper determinare il numero dei decessi.Il tema delle foibe uscì dall’oblio dopo la cadu-ta del muro di Berlino e dopo il crollo delcomunismo nell’Unione Sovietica e incomin-ciò ad essere discusso nei giornali, nelle scuole,in televisione, tra la gente che fino ad alloraignorava perfino il significato della parolafoiba. Anche la RAI finalmente si occupò dellefoibe e della tragedia immane che colpi centi-naia di migliaia di persone dopo l’armistiziodell’8 settembre 1943. Avevano una sola colpa,quella di essere italiani. La RAI trasmesse unafiction liberamente ispirata alla stragi dellefoibe “Il cuore nel pozzo”. Fu un successo.Suscitò non solo una forte impressione, maanche numerose polemiche. Finalmente ilpopolo italiano apprese il vero significato dellefoibe e cosa fecero i partigiani di Tito dal set-tembre 1943 fino al Trattato di Pace di Pariginel 1947, anno in cui i vincitori della seconda

guerra mondiale assegnarono alla Jugoslavia ilterritorio occupato fino ad allora dall’Italia.Anche la nostra città, Cosenza, ha voluto ricor-dare in questo triste giorno tutti gli italianiscomparsi nelle foibe. La Terza Circoscrizionee il suo dinamico Presidente Dott. AntonioFarina hanno convocato un ConsiglioCircoscrizionale aperto ai cittadini per discute-re il seguente ordine del giorno:-Memoria sullefoibe-. E’ intervenuto il Prof. Gino MicheleCrisci, Preside della Facoltà di Scienze NaturaliFisiche e Matematiche dell’Università dellaCalabria. I giornali locali non ne hanno parla-to. Un mio articolo è stato ancora una voltacestinato. Malgrado siano passati lunghi ses-santa anni la congiura del silenzio continuaancora. Una domanda oggi è d’obbligo. Perchéil Governo Italiano tacque per così lungotempo? Perché non protestò nelle sedi interna-zionali? Perché i nuovi amici e alleati dell’Italianella NATO per decenni tacquero e non feceroluce sui massacri? Era evidentemente pericolo-so e dannoso indagare, come è ora politica-mente non corretto dire le cose come realmen-te stanno. Ancora oggi qualcuno cerca di svia-re le indagini, in nome di che cosa? Della pace,del buon vicinato, della convivenza pacifica,dei buoni rapporti, della stessa appartenenzaalla NATO, degli equilibri politici raggiunti?Gli infoibati furono vittime dell’odio e dellaviolenza comunista e chi cerca oggi di mini-mizzare quei tragici avvenimenti è solamenteun povero omuncolo sconfitto dalla storia.

di Fracesco Gagliardi

mensile del centro socio culturale“VITTORIO BACHELET”

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- Aut. Trib. Cosenzan. 520 del 9 maggio 1992 –

Le foibe:il 10 febbraio scorso,“Giorno del ricordo” per capire, ma soprattutto per non dimenticare

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 20099

di Francesco Gagliardi

Il 15 e il 16 febbraio u.s. si è votato inSardegna per eleggere il nuovo ConsiglioRegionale e il nuovo Governatore dell’iso-

la. Gli elettori sardi, chiamati alle urne primadella scadenza naturale dopo le dimissioni delGovernatore Soru, non solo hanno deciso chidovrà esser il nuovo Governatore, ma con illoro voto hanno innescato un vero tsunami aRoma, nel Quartier Generale del PartitoDemocratico. Dopo la cocente sconfitta diSoru, ma soprattutto dopo la debacle del Pdsceso al di sotto del 25%, cosa inimmaginabilee da nessuno prevista, Veltroni ha rassegnatole dimissioni da Segretario del Partito dopocinque sconfitte elettorali consecutive, lascian-dolo allo sbando e nel caos, e segnato da milleerrori allegramente commessi da lui in solisedici mesi da leader del Partito.I veri e gli unici sconfitti usciti dalla competi-zione sarda sono in effetti Soru e Veltroni. Indue soli giorni Soru non solo ha perso il gover-no dell’isola, ma anche la leadership delPartito Democratico alla quale aspirava. Su dilui avevano puntato vari intellettuali e alcunigiornali amici. La sua leadership era financhecaldeggiata dall’Unità di cui Soru è editore.Veltroni, invece, non solo ha perso le elezioni,ma anche la faccia e la poltrona da segretariodel Partito. Non ci sono alibi. E’ puerile affer-mare, dopo la bruciante sconfitta, che qualco-sa è andata storta e che qualcuno ha rematocontro. Veltroni e Soru hanno perso perché isardi non li hanno creduti, perché inaffidabili,perché durante la campagna elettorale hannorispolverato argomenti vecchi, ripetuti comemantra e che non interessano più a nessuno.Il Pd ha perso in voti e in percentuale. Dal 33%delle politiche della primavera scorsa è passa-to al 25%. Uno scarto di otto punti. Sono tantiper un partito nuovo, nato dall’unione di excomunisti e ex democristiani, che nell’inten-zione dei politologi nostrani doveva mietereconsensi ovunque. Ancora una volta si sonosbagliati. Veltroni ha aspettato l’esito elettora-le sardo per rassegnare le irrevocabili dimis-sioni. Avrebbe fatto più bella figura se le aves-se rassegnate prima, quando aleggiava già lasconfitta di Soru e quando la sua poltrona dasegretario era stata diverse volte messa indiscussione e non solo da Bersani.Se avesse voluto avrebbe senz’altro potutocontinuare a resistere spaccando il partito inquattro o cinque parti, sperando che le elezio-ni europee avrebbero potuto segnare una leg-gera ripresa del Pd. In caso, però, di una ulte-riore sconfitta, tutte le sue ambizioni sarebbe-ro andate all’aria definitivamente, ma avrebbepotuto accusare i suoi detrattori e i nemiciinterni al partito di avere sabotato la sua lineapolitica. E così il Pd andrà alle elezioni euro-pee e alle elezioni amministrative con unnuovo segretario, l’ex Vice di Veltroni e l’exdemocristiano Dario Franceschini, elettodall’Assemblea Costituente a maggioranza

bulgara dopo aver detto No alle elezioni pri-marie e al congresso del partito subito. C’è dasegnalare che la candidatura di Franceschini èstata imposta dalla nomenklatura del Partito eche lo stesso Franceschini è stato votato soltan-to dal 33%, cioè solo un terzo degli aventi dirit-to al voto. Il restante 66% , il popolo dei gaze-bo e delle primarie non ha risposto numerosoall’appello, è rimasto a casa a meditare e a pro-testare. Ha contestato la scelta e quello sparutogruppo che era in sala ha urlato con rabbia:-Vergogna!- L’Unità, organo dell’ex PartitoComunista, ha scritto:- Ce la farà?- Nel frat-tempo Franceschini ha azzerato l’esecutivoombra e i dirigenti. Nel suo discorso di investi-tura ha detto:- Non sono un debole, sapròdecidere. Ora ci sarà una stagione di unità, madeciderò da solo. E’ il momento della verità enon delle emozioni, dobbiamo capire i nostrierrori -. E per galvanizzare il Pd deluso e scon-volto ha cavalcato ancora una volta, come delresto aveva fatto il suo predecessore, le versio-ni più rozze dell’antiberlusconismo inventan-dosi, addirittura, che in Italia c’è una dittaturaalle porte. Ma quali sono state le parole cheFranceschini ha evocato, riscuotendo l’applau-so dalla platea, oltre l’antiberlusconismo, perdisegnare l’anima del Partito? Resistenza eCostituzione. Ma, se nella malaugurata ipotesiil risultato elettorale delle elezioni della prossi-ma primavera sarà ancora una volta deluden-te, al Congresso di ottobre ne vedremo dellebelle. Rutelli, nel frattempo, scalpita, si ribella eminaccia. E’ stato violato il patto. SenzaVeltroni il partito è a rischio scissione.E cosa ha detto Parisi, lo sconfitto, l’unico duel-lante, che ha ottenuto appena 92 voti? Così hacommentato l’avvenuta elezioni diFranceschini :-Le maggioranze bulgare sonopreoccupanti. Siamo passati dal “ma anche” diVeltroni al “sì però” di Franceschini. Non pos-siamo ancora affidare i nostri destini politicicollettivi a coloro che ci hanno condotto in que-sto pantano-. Ma le scissioni silenziose, evoca-te da Rutelli, ci sono già nel Pd. I duemila dele-gati che non si sono presentati all’Assembleadi Roma, le migliaia di elettori che non vannopiù ad esercitare il loro diritto di voto e le altremigliaia che alle elezioni preferiscono altri par-titi, non sono vere scissioni? A queste quisqui-lie dovrebbe dedicarsi Franceschini e non alconflitto di interesse e alle reti televisive diBerlusconi e agli ipotetici colpi di Stato e alladittatura incombente in Italia e agli attentatialla Costituzione che non ci sono mai stati ealla libertà dl paese.Sicuramente nel Congresso di Ottobre scende-ranno finalmente in campo i quarantenni eimprimeranno al Pd, si spera, una svolta radi-cale svecchiando il partito dalle scorie del pas-sato e da quei personaggi che da diverse legi-slature occupano le poltrone di Camera eSenato. Da anni hanno cercato di farsi largo,ma sono stati sempre bloccati. Ora è venuto ilmomento di agire. Basta avere un po’ di corag-gio in più.

Elezioni regionali in Sardegna

Ora tutto il Pd è in fibrillazione e non soloVeltroni è finito sul banco degli imputati. Cisono Bersani, D’Alema, Franceschini, Moroni,Epifani e tutti coloro i quali hanno contribuitoallo scontro frontale con i vertici istituzionalisui vari decreti legge: decreto legge perEluana, legge antistupro, legge sulla crisi eco-nomica, legge sull’emigrazione, legge sullosbarramento elettorale, legge sulla giustizia.Tutto il gruppo dirigente del Pd è in pienaconfusione e il movimento di D’Alema èdiventato alquanto spasmodico. Alla vigiliadel voto in Sardegna D’Alema ha sparato con-tro Emma Marcegaglia e la Confindustria e haappoggiato Bersani a scendere in campo per laguida del Pd e ha riaperto il confronto con lasinistra massimalista. Infatti ha avuto unlungo colloquio con Fausto Bertinotti e hasmentito ancora una volta la linea dell’exsegretario Veltroni:- Il Pd? Non può essereautosufficiente-. C’è da dire, però, che Veltroniin sedici mesi ha commesso tantissimi e gra-vissimi errori. Ha voluto effettivamente corre-re da solo nelle elezioni politiche, ma poi hafatto alleanze con i radicali inserendoli addirit-tura nelle liste del Pd e poi con l’Italia deiValori di Di Pietro, sconfessando il PartitoSocialista. E’ stato un errore imperdonabile edora ha pagato di persona. Aveva promesso cheavrebbe fatto in Parlamento una opposizionecostruttiva invece ha detto sempre di No atutte le proposte provenienti dalla maggioran-za governativa. Ha voluto portare in piazzacentinaia di migliaia di simpatizzanti per pro-testare contro il Governo Berlusconi e le mani-festazioni sono state un bluff. L’ultimo errorel’ha commesso la scorsa settimana quando havoluto protestare contro Berlusconi reo diattendere alla Costituzione e alla libertà delpaese, affidando ad un personaggio comeOscar Luigi Scalfaro, inviso agli italiani, lesorti e la platea per risollevare il morale di inPd in affanno. Le formule trite e ritrite e ineffi-caci delle manifestazioni hanno dimostratoche Veltroni era in fibrillazione ed era dispera-to, diverso dal Veltroni pieno di speranze delLingotto e del Veltroni che abbiamo ammiratoquando andava in giro per l’Italia al grido:-Yes, we can -. Chi sperava, ed erano in tanti, inuna riconferma di Soru in Sardegna ed a unapossibile spallata a Berlusconi, perché inSardegna il Cavaliere si era impegnato inprima persona, ora deve ricredersi. Soru èstato sonoramente sconfitto, la spallata aBerlusconi non c’è stata, Veltroni è statocostretto a dimettersi, il Pd è in fibrillazione eper risollevarsi si è affidato ad un ex democri-stiano. E il Governo con questa ulteriore vitto-ria si è rafforzato e può ora davvero concen-trarsi a varare quelle misure urgenti che gli ita-liani auspicano da tempo.

Soru disarcionato, Pd nella bufera e sotto shock. Veltroni costretto a dimettersi. Un ex democristiano nuovo segretario

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200910

L’On. Antonello Soro, capogruppo allaCamera dei Deputati del Pd, il 15 feb-braio scorso, così scrisse sull’Unità,

organo dell’ex PCI:- Con il voto sardo daremo aSilvio Berlusconi un primo schiaffo. Uno schiaffoche risuonerà in tutta Italia. Dimostreremo chenon è invincibile-.Tutti sappiamo come andò realmente a fini-re. Fu Berlusconi a dare non uno ma diversischiaffi ai vari esponenti del Pd e un sonorocalcio nel sedere a Soro e ai tanti esponentispocchiosi e logorroici che ancora si annida-no nel partito in caduta libera.Il Candidato del Pd alle elezioni regionalisarde venne sonoramente sconfitto costrin-gendo Veltroni, segretario nazionale, alledimissioni irrevocabili. Soru, con le elezioni del 15 e 16 febbraio, nonsolo ha perso il governo della Sardegna, maanche la leadership del Pd alla quale arden-temente aspirava.E Veltroni, con le pive nel sacco, dovetteammettere di avere sbagliato e forse è venu-to il momento di fare la valigia, prenderel’aereo e sparire almeno per un po’ in Africa,come del resto ha sempre desiderato. Al suoposto, l’Assemblea Costituente riunitasi aRoma, ha eletto a maggioranza bulgara,Dario Franceschini, dopo aver detto No alleelezioni primarie e al Congresso anticipatodel partito.Sarà, dunque, Franceschini a guidare in baliadelle onde burrascose quello che è rimastodel Partito Democratico alle elezioni europeee alle elezioni provinciali e comunali dellaprossima primavera e fino al congresso del-l’autunno, dove, ne sono certo, verrà sceltoun vero segretario del Partito all’altezzadella situazione tragica in cui davvero sitrova oggi il Partito dopo sette sconfitte con-secutive inflittagli da Berlusconi.Non sono passate neppure tre settimane dalsuo insediamento e Franceschini ha già get-tato la spugna. Si sente già un leader interi-nale e ha detto che non ha nessuna intenzio-ne a ricandidarsi ad ottobre quando nelCongresso ci saranno elezioni vere e nonfalse, e candidati di prestigio e non di ban-diera. Il suo mandato, dunque, è a termine. Equi mi vengono alla mente i mandati gover-nativi balneari dell’On. Leone che duravanolo spazio di tre o quattro mesi, giusto iltempo per fare decantare la situazione.Malgrado ciò, Franceschini si è dato da fare.E per galvinazzare il Pd deluso e sconvoltoha cavalcato, come del resto aveva fatto ilsuo predecessore, le versioni più rozze del-l’antiberlusconismo, inventandosi, addirit-tura, che in Italia c’è una dittatura alle porte.Subito si è recato nella sua Ferrara e ha giu-

rato fedeltà alla Costituzione, minacciata daBerlusconi, come un Capo di Stato o diGoverno. La Carta Costituzionale, vecchiaed ingiallita, era retta dalle mani, ruvide eincallite, dell’anziano genitore, eroe dellaResistenza. Le prime parole che Franceschinipronunciò nel giorno del suo insediamentofurono appunto Resistenza e Costituzione.E poi vennero gli spot elettorali. EFranceschini, in questo, si è rivelato un otti-mo fabbricatore di spot e un abile imbonito-re televisivo e ogni giorno ne spara semprepiù grosse. Malgrado ciò non è riuscito anco-ra a fermare la discesa vertiginosa del suopartito, incominciata a Dicembre, il mesedegli scandali, prima a Firenze, poi a Napolie infine a Pescara.Per il Pd, il rimedio Franceschini, è servito apoco, malgrado l’appeal televisivo. L’ultimosondaggio è impetuoso. Il Pdl ha quasi dop-piato il Pd e l’esodo ancora continua. Idemocratici calano, l’Unità sciopera, il cen-trosinistra resta in silenzio. Mala temporacurrunt, dicevano i latini.Solo Franceschini, un moderato, con un pas-sato DC, va all’attacco scegliendo la lineadura. E con l’intento di recuperare i delusidel Pd e l’elettorato tradizionalmente di sini-stra ha proposto un assegno di disoccupa-zione per tutti coloro che perdono il posto dilavoro e una moratoria di un anno del licen-ziamento di precari nella PubblicaAmministrazione per fronteggiare la crisieconomica. Dario Franceschini non molla lapresa sui temi economici e dice che le sueproposte vogliono tutelare le fasce più debo-li colpite dalla crisi.Dove dovrebbe trovare il Governo la coper-tura finanziaria? La copertura proposta èancora una volta la lotta all’evasione fiscale.Chiaro il suo intento. Infatti la proposta èstata fatta alla platea del partito composta inprevalenza da ex PCI e ai membridell’Associazione “Sinistra”, riunitasi inassemblea a Roma e poi ribadita in televisio-ne nel programma di Lucia Annunziata.Ha proposto, altresì, per arginare il movi-mento di consensi verso l’Udc, l’abbinamen-to delle elezioni europee col referendumelettorale. Il risparmio derivante dalla suaproposta sull’abbinamento andrebbe tutto afavore delle forze dell’ordine.Franceschini non demorde e per farsi notareed apparire ogni giorno in video le balle lespara subito più grosse degli altri. E tutte difila. E tutte insieme. L’ultima propostaannunciata da Franceschini al termine di unincontro con le associazioni di volontariato èdi mercoledì 11 marzo. H aproposto un contributo straordinario a cari-

co degli italiani più ricchi e in favore di quel-li più poveri. Un contributo una tantum peril 2009 di due punti IRPEF per finanziare 500milioni di euro da destinare al contrastodella povertà estrema.Vuole certamente imitare il celebre banditotoscano Ghino di Tacco, il quale assaliva edepredava i ricchi per distribuire poi la ric-chezza ai poveri. Dante e Boccaccio ne ricordano in diversomodo la figura nel Purgatorio e nelDecamerone. Franceschini, imitando ilfamoso personaggio, vuole finire anche luinei libri di storia e di letteratura. Ma nonaveva giurato fedeltà alla Costituzione?Evidentemente ignora l’Art. 53 (Titolo IV -Rapporti Politici): Tutti sono tenuti a concor-rere alle spese pubbliche in ragione dellaloro capacità contributiva. La Costituzionedice TUTTI e non i ricchi.Quale sarà il prossimo spot? Ne suggerireimodestamente uno a costo zero:- Pilu pertutti-. Per fronteggiare la crisi della crimina-lità, delle aggressioni alle donne, degli stuprigiornalieri che si verificano purtroppo nellenostre città, sarebbe questa una bella idea.Fattibile. E il Governo non potrà più rispon-dere che sarebbe una proposta demagogica.Forza Franceschini, pensaci Franceschini! Letue proposte stanno dando molta forza eslancio al Pd. Sei giovane e bello, elegante eloquace, peccato che non sei abbronzato.Solo tu puoi bloccare i voti in libera uscita earginare il movimento di consensi versoBerlusconi. Ti stai agitando un po’ troppo inogni direzione col rischio, però, di peggiora-re le cose, sapendo che il tuo mandato è,purtroppo, a termine.

F. G.

La premiata fabbrica di spot elettoraliDario Franceschini ogni giorno le spara sempre più grosse

Organizzato dall’Istituto per gli StudiStorici di Cosenza il 3 marzo pressola sede della FABI (Federazione

Autonoma Bancari Italiani) si è tenuto unincontro dibattito sul tema “La civiltà arbere-she in Calabria”. A introdurre il tema è statoil prof. Gioacchino Lena, Presidentedell’Istituto e docente di geologia applicataalla ricerca archeologica presso l’Universitàdella Tuscia, che ha parlato dei suoi primiapprocci con la realtà arbereshe scaturitidalle collaborazioni con studiosi e persone diprofonda cultura e dai rapporti di amiciziacon gli stessi instaurati. L’iniziativa è stataorganizzata per far meglio conoscere la cul-tura e le tradizioni, sia civili che religiose, diquesta etnia per ricavarne utili insegnamentie per sfatare alcuni pregiudizi che ancoraostacolano un più fattivo rapporto con lecomunità italo-albanesi presenti in modoconsistente sul nostro territorio.Sulla storia degli arbereshe in Calabria, harelazionato il prof. Attilio Vaccaro, docente diScienza della formazione primaria presso lafacoltà di Lettere e Filosofia dell’Universitàdegli Studi della Calabria. Nel suo interventoha ripercorso le varie fasi delle migrazionidelle popolazioni albanesi come conseguen-za di importanti vicende storiche, fra cui l’in-vasione dei balcani da parte dei turchi e ladecisione di emigrare per non essere costret-ti ad accettare la religione e la cultura degliinvasori. Interessante l’esame dello sviluppodegli insediamenti in Calabria e in particola-re nella provincia di Cosenza, dove risultanoresidenti la maggior parte degli arbereshe,insediatisi in luoghi abbandonati e incolti,sotto il controllo dei feudatari laici ed eccle-siastici dell’epoca che li hanno sfruttati perrimettere in produzione i loro terreni. E’ statoinoltre rilevato che le popolazioni migrantihanno portato con sé e mantenuto, pressochéintatte per oltre cinque secoli, le tradizioni, gliusi, i costumi e la religione della madrepatria.E questo anche dovuto all’isolamento in cuitali comunità sono state relegate e grazieall’opera dei papas che hanno contribuito inmaniera determinante a conservare la tradi-zione religiosa di rito greco-bizantino.L’aspetto religioso è stato poi approfonditodal papas Pietro Lanza, rettore del seminarioitalo-greco-albanese dell’Eparchia di Lungroe parroco della chiesa del S.S. Salvatore diCosenza. Con l’ausilio di splendide immagi-ni sono stati illustrati i riti più significativi e iluoghi di culto, così ricchi di iconografia instile bizantino. Importante la descrizionedelle vicende che hanno portato il 13 febbraio1919 alla istituzione da parte della Santa Sede

della Eparchia di Lungro che ha giurisdizio-ne ecclesiastica su tutti i paesi di cultura arbe-reshe della Calabria. Il papas ha sottolineatocome nella nostra realtà convivono in modoarmonioso le due culture religiose dell’occi-dente e dell’oriente cristiano. Un’esperienzaanticipatrice dell’unità, auspicata daGiovanni Paolo II per il quale la Chiesa delterzo millennio avrebbe dovuto imparare arespirare con i due polmoni della spiritualitàdell’Occidente e dell’Oriente. Esperienza giàdi fatto realizzata nella nostra realtà. Di que-sta ricchezza bisognerebbe prenderne mag-giore coscienza e valorizzarla opportuna-mente, con iniziative e azioni più costanti,per rafforzare la comunione dei credenti e deirappresentanti ecclesiastici. In questo senso èpossibile promuovere e sviluppare un realecammino ecumenico, che sia di esempio e diriferimento per altre comunità religiose.

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200911

di Giacomo Gugliemelli

La civiltà arbereshe in calabria

il mensile della famigliaCONTRIBUTO VOLONTARIO

PER IL 20091) Contributo ordinario e 12,00

1) Contributo amico e 20,00, con regalo un libro di Vincenzo Filice, “Leggere la Storia”, o “Enrico

VII di Svevia e le tombe regie di Cosenza”, di V. Napolillo.

3) Contributo Più e 40, con regalo il libro di Vincenzo Filice, “Leggere la Storia”, e “Enrico VII di

Svevia e le tombe regie di Cosenza”, di V. Napolillo.

4) Contributi Enti e Sponsor e 60, con regalo libri “Leggere la Storia”, “Dentro la memoria”,

“Questioni di bioetica” e “Enrico VII di Svevia e le tombe regie di Cosenza”, di V. Napolillo.

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Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200912

di Giovanni Cimino

Adistanza di dodici anni, riscrivo sul-l’importante trittico scultoreo inmemoria di Isabella d’Aragona che si

trova nel Duomo di Cosenza. Isabellad’Aragona (1247 - 1271) era figlia di GiacomoI, detto: “il Conquistatore”, e di Iolandad’Ungheria. Ella ancora fanciulla venne pro-messa in matrimonio a Filippo, secondogeni-to del re di Francia Luigi IX, detto: “il ReSanto”, e per questo motivo fu accolta, anco-ra adolescente, nel monastero cistercense diClermont in Val d’Oise (Francia).Successivamente sposò Filippo e dal matri-monio nacquero Luigi, Roberto, Filippo eCarlo. Nell’intraprendere la settima crociata,Luigi IX di Francia si lasciò convincere daCarlo I d’Angiò (avente mire espansionistichenel Mediterraneo), suo fratello e re di Sicilia,di eseguire prima di tutto una spedizionecontro Tunisi. Insieme al re di Francia Luigi IXc’erano i suoi figli Giovanni Tristano, Pietro eFilippo; Isabella d’Aragona, seguendo il mari-to, salpò da Aigues-Mortes (Francia) il primodi luglio del 1270; lo sbarco avvenne a Tunisiil 18 luglio del 1270; Luigi IX s’impossessòdella fortezza di Cartagine. I crociati aspettan-do l’arrivo di Carlo I d’Angiò si accamparono,ma i Saraceni li assalirono. Moltissimi venne-ro colpiti mortalmente dalla peste, fra i qualiil re di Francia, Luigi IX, il 25 agosto 1270 nel-l’assedio di Tunisi; mentre suo figlio, appenadiciannovenne: Giovanni Tristano Damiettaconte di Nevers, morì soprattutto a causa diuna dissenteria. Quando Carlo I d’Angiò rag-giunse il campo, pur trovando una moltitudi-ne di morti, ritenne opportuno a non perderetempo; fece proclamare nuovo re Filippo III“l’Ardito” e portò a termine le trattative conl’Emiro di Tunisi, trattative che reintegravanoi privilegi della Sicilia su Tunisi: riuscì ad otte-nere il possesso di Malta e di Pantelleria. Lasettima crociata fu un fallimento, segnando lafine dell’aspirazione medievale intesa comeguerra santa contro gli infedeli.

Il viaggio di ritorno verso il suolo franceseiniziò il 17 novembre del 1270. La primatappa del ritorno fu la Sicilia, poi, attraversa-to lo stretto si proseguì per via di terra, affin-ché Filippo III fosse omaggiato (quale nuovore di Francia). Lungo il tragitto, da Nicastroalla volta di Cosenza, Isabella d’Aragona,mentre attraversava a cavallo il fiume Savutoche era in piena, cadde in acqua; caduta che lefu fatale, soprattutto perché portava in grem-bo un bambino. Infatti, il 28 gennaio del 1271raggiunse Cosenza e morì dopo aver partori-

to e dettato le sue ultime volontà, ove fra l’al-tro espresse a suo marito il desiderio che perla sua anima venisse costituita una cappella-nia. L’originale del suo testamento si trovapresso la Biblioteca Nazionale di Parigi, men-tre a Cosenza, nell’Archivio Capitolare delDuomo (Curia Arcivescovile), c’è una suacopia. Mediante la pratica della mondaturanel vino bollito, la carne della morta e quelladel suo bambino vennero separate dalle ossa;la carne venne seppellita nell’attuale Duomodi Cosenza, mentre le ossa furono trasportatein Francia e trovare degna sepoltura, il 21maggio del 1271, nell’Abbazia di Saint-Denispresso Parigi. Da ricordare che insieme alleossa della sventurata mamma e del suo bam-bino, furono trasportate in Francia anchequelle del re Luigi IX e di suo figlio GiovanniTristano Damietta conte di Nevers.

Filippo III, oltre alla costituzione della cap-pellania, fece collocare nel Duomo un mauso-leo in memoria della moglie, una pregiataopera scultorea: trifora gotica trilobata conte-nente due persone (una delle quali è Isabellad’Aragona) con al centro la Madonna con ilBambino. Gli studiosi che finora si sono inte-ressati a quest’opera si dividono in due grup-pi, quelli che l’attribuiscono a GiovanniPisano e quelli che l’attribuiscono ad unoscultore francese, ma senza indicarne il nome.Secondo il mio parere lo scultore del mauso-leo d’Isabella d’Aragona è francese, lo stessoartista che ha scolpito una Madonna con ilBambino, statua che si trova custodita nelMuseo Nazionale del Bargello a Firenze, alpianterreno nella Sala della SculturaMedievale, sulla cui targhetta di identificazio-ne, o legenda, è scritto: “Scuola Francese sec.XIV, Madonna col Bambino”. Tralasciando, inquest’articolo, di parlare dei due altorilievilaterali raffigurati nel trittico scultoreo delmausoleo di Isabella d’Aragona, anche per-ché circa il personaggio maschile ci sarebbemolto da dire, se veramente trattasi di FilippoIII, cercherò di parlare esclusivamente delledue Madonne, rispettivamente di Cosenza edi Firenze. L’opera scultorea del Duomo diCosenza venne eseguita fra il 1271 ed il 1285,in quanto nel 1271 morì Isabella e nel 1285morì Filippo, suo marito. Dal momento che aCosenza e provincia non vi sono cave dimarmo idonee per la statuaria, venne usata lapietra arenaria ed il suo autore fu un anonimofrancese il quale realizzò il trittico “in loco”.Nella Madonna con il Bambino del trittico inaltorilievo (in cui i personaggi raffigurati sonoentrambi mutili), così come in quella delBargello a tutto tondo vi è una ricerca plastica

espressiva caratterizzata da un atteggiamentodolce, calmo e intriso da una lieve tristezza,mentre le Madonne di Giovanni Pisano, comequella della Cappella dell’Arena pressoPadova e quella della “Cintola”, nel Duomodi Prato, sono pervase da una grande forza ditorsione insieme ad una disperata drammati-cità. Inoltre, nelle due sculture di Pisano vi èun rapido ancheggiamento della Madonna eun repentino girar delle teste di Lei e delBambino che si trovano a guardarsi negliocchi, in un colloquiare silenzioso e dramma-tico; vi è una tensione paragonabile a quelladi un arco pronto a scoccare il dardo. A diffe-renza delle due suddette opere, quella delDuomo di Cosenza e quella del Bargello (dianonimo scultore francese) presentano nellefigure un atteggiamento sereno che fa nascerenel fruitore riflessioni distensive. La ricchezzadelle pieghe formano ritmi decorativi; le loroforme, così quelle delle acconciature, ci ripor-tano in ambito francese. Posso, dunque, direche le Madonne del Pisano e quelle dell’ano-nimo francese possono essere considerate,per il loro stile, agli antipodi, poiché comple-tamente diverse. L’autore del trittico scultoreodi Cosenza è lo stesso autore della Madonnacon il Bambino del Bargello, il quale in etàgiovanile scolpì l’opera in pietra arenariadedicata ad Isabella d’Aragona e in età piùmatura scolpì la Madonna in marmo che sitrova a Firenze; la prima risalente ad unperiodo che va dal 1271 al 1285 e la seconda alprimo ventennio del XIV secolo. Pur nelladiversità dei materiali usati: pietra arenaria emarmo e pur nella diversa tecnica scultorea:altorilievo e tutto tondo, le strette somiglianzeesecutive delle due Madonne ci riportano aduna stessa manualità operativa. Il trittico scul-toreo del Duomo di Cosenza presenta traccedi colori insieme ad una doratura (nascon-dendo il materiale povero: pietra arenaria, dicui lo scultore si era servito); ma c’è da consi-derare che nel Medioevo c’era l’uso di colora-re anche i migliori marmi.

Gabriele d’Annunzio così ricordò la tragicamorte di Isabella d’Aragona: “...Isabellad’Aragona / sentiva già l’orrore della sorte /imboscata nei monti, ove risuona / giù per lacosta Calabra il maligno / guado, che lei tra-volse e la Corona”.

Isabella d'Aragona e la settima crociataIl trittico scultoreo eretto in sua memoria nel Duomo di Cosenza

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200913

di Sandra Cuchetti

di Sandra Cuchetti

Già da qualche anno il Bachelet aprele sue porte per ospitare ognigiovedì pomeriggio un bel gruppo

di persone della 3° età, un gruppo che staaumentando sempre più e che conentusiasmo si ritrova perché sa che in quelledue ore passate assieme si sta bene, ci sidiverte e si apprende sempre qualche cosa dinuovo. Il progetto “60 e dintorni”, gestitodall’Associazione Genitori di questa città efinanziato dalla 3° Circoscrizione delComune di Cosenza, è stato affidato al prof.Mario De Bonis che con entusiasmo ebravura lo ha colmato sempre più diinteressi. E così anche quest’anno il 15gennaio ci si è trovati per programmare deibei giovedì futuri in questa sede e inoltre si èpensato ad una o due gite in pullman inqualche luogo della nostra regione, aqualche visita alla città ed ai musei. Cristinae Roberta che, sempre presenti, collaboranoalla buona riuscita di questi pomeriggi e lepersone che fin dalla nascita di questoprogetto hanno creduto in esso, guardavanocon soddisfazione la sala piena di gente e inuovi arrivati. Durante i nostri pomeriggifino ad ora si sono susseguiti gli interventi dipersone come il dott. Mimmo Migaldi,angiologo, che ha dato preziosi consigli sullostile di vita ed i test clinici necessari per ilcontrollo delle malattie cardiovascolari.Il noto attore Totonno Chiappetta, invitato alBachelet dalla brava e simpatica MariaChiavarelli, con la sua irresistibile comicitàha interpretato alcuni brani su Jugale tratti

dal libro scritto dal nonno ed ha continuatocon uno spassoso monologo in dialettocosentino, ironizzando su temi attuali dicostume e società. C’è stato poi un incontrodurante il quale persone competenti hannoparlato della condizione degli immigrati cheabitano a Cosenza e in Calabria, dei lorodiritti e dei loro doveri. Tra queste èintervenuta la rappresentante legaledell’Ufficio Informaimmigrati, la signoraMerly Capulong e rappresentanti dellaQuestura di Cosenza, sempre dell’UfficioImmigrati. Tra le persone straniere immigratiche hanno testimoniato facendoci capiretante situazioni, interessante è statol’intervento di Mariana, una ragazza ucrainadi 25 anni iscritta all’Università dellaCalabria in Scienze Politiche che, in unperfetto italiano, ha parlato a lungo dellacomunità ucraina e dei suoi problemi.Giovedì 19 febbraio il dott. Carmine Ortale,

cardiologo, ha presentato il suo ultimo libro:“ ad un passo dal cuore”, chi l’ha comprato eletto afferma che è molto interessante. Infineieri, giovedì 26 febbraio, il pomeriggio è statodedicato alla poesia in vernacolo. Molti gliintervenuti, molte persone nuove, moltoentusiasmo e molta allegria. Si sono recitatepoesie in dialetto Calabrese, in napoletano, inveneziano. Speciale l’intervento di FerruccioGreco, che ha divertito il pubblico recitandocon bravura una selezione delle sue poesiedialettali piene di humor. Ferruccio Greco hail potere di trasformare in poesia gliavvenimenti della vita quotidiana con unrealismo ed una simpatia unici. Ha promessodi ritornare presto tra noi, lo aspettiamo. Unarrivederci anche al prof. Alfio Moccia,insegnante di Storia, che ci ha fattoRICRIARE suonando con la sua chitarradella bella musica folk calabrese. Arrivederciai prossimi giovedì.

“60 e dintorni… un progetto che cresce.”

“Vivi il tuo tempo – Vivi Twingo”

Eoggi parliamo di spots pubblicitari ,sempre più brutti, sempre piùosceni. Si sa che da molti anni ormai

siamo costretti a subire molti spots pub-blicitari che alla TV interrompono i pro-grammi sempre nei momenti più interes-santi. Non guardarli sarebbe la cosamigliore ma spesso accade che ci seccacambiar canale in quel momento o abbas-sare l’audio o chiudere addirittura la TV ecosì l’occhio si posa su quella pubblicitàanche perché qualcuna è simpatica oaddirittura “poetica”, sempre più rareperò. È chiaro che ben pochi di noi ormaivedono gli spots per essere informati sucosa comprare: i più, come dicevopoc’anzi, li vedono per pigrizia e se primagli spots apparivano soprattutto sulle retiprivate, ora anche su quelle RAI sono sem-pre più frequenti. E così ci tocca vedere un

gruppo di donne tutte belle, giovani e ves-tite da indossatrici che si agitano davanti aduna banca, la loro banca naturalmente, oqualche ex-velina che ancheggia con ilsedere di fuori per pubblicizzare questo oquel prodotto. Neppure gli uomini, peròsono esenti da questo trattamento ed un“poveraccio” che si è chiuso per sbaglio laporta di casa alle spalle ed è rimasto nudo,

letteralmente nudo, deve nascondere il suosesso con un flacone da barba che gli haappena buttato un fattorino in bicicletta.Cose da pazzi! Dulcis in fundo, proprio ierimi è capitato di vedere su RAI UNO unospot nuovo. Due ragazzi a bordo di unatwingo vedono un gruppo di travestiti(tutti con abiti femminili, naturalmente) infila. Uno di questi ragazzi ne osserva beneuno con lunghi capelli biondi e truccatissi-mo, lo riconosce e sorpreso chiama “papà!!!”. Quello si gira, confuso, e sotto comecommento segna la didascalia: “Vivi il tuotempo, vivi Twingo”.Orribile! È possibile che queste ditte sianotalmente in crisi da voler firmare a forzal’attenzione dell’utente TV con questo tipodi spots, ma non considerano che l’eccessodi cattivo gusto da fastidio a tutti e puòessere controproducente.Lasciamo stare i travestiti per pubblicizzareuna macchina, quindi, e per questi com-menti non mi si consideri una moralista masemplicemente una persona che ha ancoraun po’ di buon gusto.

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200914

di Eralda Giannotta

L’otto marzo ha origini moltelontane. Nel 1908, si legge dafonti storiche, che a New York

le operaie di un’industria tessilescioperarono per protestare contro leterribili condizioni in cui erano costrettea lavorare. A questo avvenimentoseguirono altre angosciose conseguenze,una serie di episodi dove la peggio l’hasempre avuta la donna. Si racconta cheallo stabilimento venne appiccato ilfuoco e 129 operaie prigioniereall’interno, morirono tra le fiamme.Successivamente venne proposta la datadell’otto marzo come giornata di lottainternazionale. In questi ultimi anni, lacondizione femminile ha avutoun’inarrestabile evoluzione che haattraversato innumerevoli battaglie.Soprattutto dopo gli ultimi due conflittimondiali, la donna ha compiuto passi dagigante verso la sua emancipazione. Il legame della mimosa con la festa delladonna iniziò al funerale delle operaiemorte nell’incendio della loro fabbrica.Le persone, infatti, lanciarono sul corteofunebre rami di mimose. Questo fiore,simbolo dell’otto marzo, è stato sceltoanche in Italia nel 1946 dall’UDI (UnioneDonne Italiane) quando preparano ilprimo “otto marzo” del dopoguerra. Lascelta della mimosa fu semplice e casualeanche per la coincidenza della suafioritura. Ma attenzione a non finalizzarel’importanza della donna e del suo ruoloa una sola data e a un fiore che lasimboleggia, dal profumo intenso ma dibreve durata. Non ha senso approfittaredell’otto marzo per essere protagonisteassolute, ritrovandosi con le amiche inchissà quale locale per concedersi unaserata diversa se poi negli altri 364 giornidell’anno, i problemi continuano adesistere. Non si trova giorno che non siastato segnato da episodi vergognosi diviolenza e spesso le crudeltà avvengonoproprio tra le mura domestiche.Purtroppo ancora, in molti paesi pocosviluppati la donna è vittima di tantiabusi, è succube del traffico degli esseriumani, è sfruttata dalle inaudite formedi violenza. Quante manifestazioni,cortei e convegni si organizzano da

Associazioni femministe e non solo persensibilizzare l’opinione pubblicaaffinché i diritti della donna possanoessere rispettati. Sappiamo bene quantosa dare la donna tra famiglia e lavoro conle sue infinite potenzialità. Eppure le suerisorse, la sua intelligenza e il rispettoper l’essere umano vengono offesi ecalpestati continuamente e le cronachegiornaliere timbrano sempre piùl’argomento. In Italia e all’estero i casi diviolenza sono aumentati a dismisura e,ormai, per una donna diventaimpossibile frequentare certi luoghisenza avere paura. Forse il significatodella parola “ Rispetto” non è da tutticompreso. Intenso è stato il messaggiodel Presidente della Repubblica GiorgioNapolitano in occasione della giornatadella celebrazione della donna dell’ottomarzo. “La violenza sulle donne èl’ombra più pesante che gravasull’universo femminile”. ll Capo dello

Stato ha condannato ogni forma diviolenza verso la donna. Ha parlatoanche delle molte ombre sulla stradadella parità salariale e dellapartecipazione che la donna ha verso ilmondo dell’occupazione. E’ necessariointervenire a livello culturale cercandodi educare i ragazzi di oggi a essereuomini migliori domani! Fiori, parole emanifestazioni non bastano perdifendere e valorizzare la dignità umana,tante voci in un unico “No” contro itanti abusi, ma poi la realtà ci aspettadietro l’angolo. Come fermare questapiaga sociale nel cammino dellamacchina della storia che uccide il corpoe la mente? Che fare? A chi chiedereaiuto? Da chi essere difesi? Dove sono idiritti? E allora cosa abbiamo festeggiato l’ottomarzo se nel 2009 ancora parliamo disimili oscenità? Donna per tutta la vita oper un solo giorno?

Donna per tutta la vita, o per un solo giorno?Per una donna diventa impossibile frequentare certi luoghi senza avere paura

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200915

Donne e schiavitù: fiori per strada8 MARZO 2009 Preghiera dell'Angelus, Papa Benedetto XVI

Le donne di tutto il mondo siano sempre più rispettate nella loro dignità e valorizzate nelle loropositive potenzialità: rinnovare l'impegno, perchè sempre e dovunque ogni donna possa vivere emanifestare in pienezza le proprie capacità ottenendo pieno rispetto per la sua dignità"

Questo contributo nasce da una ri-flessione alla domanda “Donnaper tutta la vita o per un solo

giorno?” che ci propone nel suo articoloEralda Giannotta. Che senso ha, oggi,questa ricorrenza quando stupri, abusi,violenze, sopraffazioni sono una realtà cosìtanto diffusa (oltre ogni percezione) che unrametto di mimosa non può di certo cancel-lare? Ci domandiamo se domenica 8 marzoè cambiato qualcosa per le tante donne chesubiscono violenza tra le mura domesticheo per strada o sul luogo di lavoro o perquelle che, ogni notte, vengono costrettealla prostituzione. È proprio sul caso dellariduzione in schiavitù a scopo sessuale chevogliamo focalizzare la nostra attenzione.Forse perché, questo, rappresenta un pro-blema tanto grave quanto nascosto nellanostra società. La riduzione in schiavitù a scopo di sfrut-tamento sessuale è un crimine efferato con-tro i diritti umani e rappresenta una ques-tione complessa e multidimensionale.I percorsi del traffico sono estremamentearticolati e la sua realizzazione si poggia suorganizzazioni criminali internazionali erelazioni di potere, strutturate a più livelli.La femminilizzazione dei flussi migratorirappresenta uno dei tratti salienti nell’at-tuale contesto sociale. Mentre nel periodocompreso tra gli anni 50 e gli anni 70, unafase di espansione strutturale del sistemaeconomico, le migrazioni rispondevano adun’effettiva richiesta di manodoperamaschile, la fase attuale delle migrazionipare essere caratterizzata da un crescentedivario tra fattori d’espulsione e fattorid’attrazione. Negli ultimi trent’anni, inEuropa e non solo, le politiche migratorierivolte alla regolazione dei flussi e al con-trollo dell’ammissione sul territorio di cit-tadini stranieri, sono cresciute esponenzial-mente. Al contrario, le politiche per gliimmigrati, le politiche di integrazione,sono state spesso trascurate. È in un panorama così difficile e contrad-dittorio che si realizzano percorsi migratoriche sempre più spesso vengono affrontatidalle donne, ancor prima che dagli uomini.E sono queste contraddizioni a creare lospazio necessario e sufficiente all’incre-mento del traffico internazionale degliesseri umani. Contrabbando e traffico non sono affatto

fenomeni recenti, quello che è nuovo oggi,sono i loro meccanismi. Questi, sono con-naturati al carattere globalizzato dellemigrazioni, al quale è contrapposta unapolitica di controllo alle frontiere e di rego-lamentazione dei flussi migratori, tantorigida da voler scoraggiare la migrazionestessa. Analogamente, lo sviluppo del sexbusiness, va ricompreso nella crescita ge-nerale del mercato dei consumi, il cherende ancora più evidente la dinamicacommerciale legata alla prostituzione. Sempre più donne giungono in Italia daidiversi angoli del mondo: donne forti edeterminate. Arrivano nel nostro paese perlavorare e mantenere i propri figli, chespesso lasciano nei paesi d’origine.Svolgono i lavori più umili, lavori “tipica-mente femminili”, per eseguire i quali sonorichieste qualifiche scarse o nulle.L’aumento della domanda di manodoperafemminile si riferisce sostanzialmente alsettore dei servizi alla persona: ivi compre-si quelli legati al sex business. I percorsi e letraiettorie di queste donne si realizzano inun contesto discriminante. In particolare illoro progetto migratorio risente dell’azionedi pregiudizi di genere, che si sommano apregiudizi etnici, nonché alle discrimi-nazioni di classe. Una triade che poggiasulla testa delle donne migranti, ponendolein una posizione di subordinazione tipicadei lavori servili, che troppo spesso, ineffetti, si trovano a svolgere. Il risultato piùestremo dell’azione di tali variabili (genere,etnia e classe) è la riduzione in schiavitù aifini dello sfruttamento della prostituzione.

Il traffico degli esseri umani e le organiz-zazioni criminali internazionali che lo rea-lizzano, conduce circa 38.070 donne e bam-bine a prostituirsi sulle nostre strade. Unvero e proprio esercito di schiave, vittimedelle più aberranti violenze fisiche e psico-logiche, lese nel godimento dei più elemen-tari diritti umani.Donne e migranti, subiscono il peso di vio-lenze multiple: abusate sessualmente,rapite, segregate, vittime della più estremaviolenza che la nostra società riserva aglistranieri poveri. La condizione delle donneimmigrate nella nostra società va analizza-ta mettendone in risalto sì le difficoltà e lasubalternità, ma anche il protagonismo, lecapacità e le potenzialità di emancipazionepersonale.Risulta sconcertante a noi ragazze misurar-ci ancora oggi, nel panorama della cosid-detta “era della ragione”, con fenomeni diquesta portata, che non dovrebbero piùesistere…o dovremmo pensare che l’eman-cipazione femminile sia ancora e soltantoun’utopia!!!Concludiamo citando alcune parole diAngela Finocchiaro, che ci sembranodavvero appropriate: “Il primo e forse piùimportante obiettivo è modificare lo sguar-do sulla donna, spesso poco più che bambi-na, coinvolta nella tratta. Prima di tutto è necessario vederla comeuna di noi. Non immigrata, non prostitutae neanche una vittima, ma una donna cheha diritto all’autodeterminazione, adecidere di sé e della propria vita cometutte le altre donne”.

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200916

“Mi siedo in cucina, nel silenzio,senza luce e assaporo l’amarasensazione dell’assurdo…

L’attesa è insopportabile, questo vuotosospeso dell’ancora che ci fa avvertirel’inutilità delle battaglie.”Tutto inizia tante volte, appena ti svegli,dopo che nel semi-torpore del sonno, hairimuginato sensazioni non ben distinte,e ti fanno pensare che la notte sia statasolo un sipario strappato e cheinutilmente abbia cercato di porre riparoalla cruda realtà.Sciolgo in pianto ogni emozione, ma nonmi sento libera come speravo, avvertoun’ansia che a poco a poco mi stainvadendo tutto il mio essere. Forse èritornato quel male oscuro o forse non èmai andato via. Ha ripreso arodermi i pensieri, ad inibire la gioia, arisucchiare ogni energia. Ci si sentefrantumati in mille pezzi di unospecchio, dove si riflettono altrettanti“io” da ricomporre.Sono la ragazzina, che a quattordici anniha iniziato ad essere stuprata e si èsentita sporca e ricattata tanto che, dopodue anni di inferno, ha posto fine aquella non-vita.Sono tra quelle dieci donne, che ognigiorno denunciano violenze, ma sonoanche tra quelle altre che non riescono aparlare. Sono tra chi vorrebbe cambiareil mondo, non accettando il gioco sporcodei compromessi, ma mi ritrovo con lastessa solitudine di pigmei, oscuratidall’ombra dei titani, quelli che fannodel potere una prevaricazione alla qualedevi sottostare per non perdere almenoqualche briciola.Sono un genitore che ha un figliodisoccupato o sottoccupato, al qualeormai non si promette altro che aspettaretempi migliori.Sono tante donne , che ricevono lalettera di licenziamento, ma primaavevano messo su famiglia, contratto unmutuo e non possono dire al figlio”tornanel mio ventre..ti partorirò in tempimigliori”, né in banca far cambiare lapolitica per la quale si può avere unprestito se si sta economicamente bene.Sono chi si emoziona quando vede lanatura devastata ricambiare ciò che hasubìto, ma tutto si esaurisce nelbrevissimo arco di tempo tra l’allerta almomento della sciagura e terminaimmediatamente dopo i funerali dellevittime. Allora tutto diventa terribilmentesoffocante, ingiusto: il grembo materno èsvuotato, l’adolescente ha smarrito la

strada, la donna è frastornata, nonaccetta più incertezze, non sopportagiudizi, rimproveri, contestazioni,perché già lei stessa non si accetta, stasmettendo di amarsi…vuole frantumaredi nuovo lo specchio, perché fra tanti“io” possa ritrovare quello che lariappacifichi con se stessa.Vedere la casa, l’albero, il sole…niente èlo stesso: la casa è vuota, c’è solo unafinestra aperta sul nulla, l’albero èsfrondato, il sole è spento,indefinito…La vocina ripete: vuoto,buio, vita, morte.. Il gusto del dolorediventa quasi familiare.

Ma poi l’odore sano delle cose semplici,il suono amico di parole buone, unatestina, che si abbandona sul tuo petto, lamano amica di sempre che stringeancora una volta la tua, la preghierinadell’infanzia, che ripeti ancora:“Angioletto mio carino, stammi semprequi vicino, per tenermi compagnia conGesù, Giuseppe, Maria..E quella musica, che irrompe,improvvisamente, nella stanza:Meraviglioso…perfino il tuo dolor tisembrerà meraviglioso…Di fronte ci sono la stessa casa, l’albero,il sole…ma niente è lo stesso.

di Lina Pecoraro

Centro Socio-Culturale“VITTORIO BACHELET”

Il Centro Socio Culturale V. Bachelet, costituito nel 1981, ha modificato il propriostatuto con atto Notarileper il Dott. Nicola Micciulli, notaio in Cosenza il 23/09/1998Al n. 4092, la sua sede sociale è in Cosenza in Corso L. Fera, n. 134, cap 87100, telefax0984/483050. Codice Fiscale 98002880783Partita I.V.A. 01612500783 Codice e Natura Giuridica n. 91.33.0Ha ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato ai sensidell’ art. 12 dei CC. E dell’ art. 14 del D.P.R. 24.07.1977 n. 616, con deliberazione delD.D.G. n. 375 del 20.9.2000 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della RegioneCalabria n. 105 dell’ 8/11/2000.Risulta iscritto al n. 160 del Registro Regionale del Volontariato con Deliberazionedella G.R. n. 5991 del 4/11/1998. Con D.D. n. 7203 del 24/7/2001 della RegioneCalabria, il Centro Culturale “V. Bachelet” ai sensi della legge 16/85 -art. 6 – 3°comma è iscritto nel Registro Regionale delle Associazioni, Fondazioni ed IstitutiCulturali della Provincia di Cosenza.

Il male oscuro

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200917

La tragica fine di Eluana Englaro halasciato grande sconcerto nell’opi-nione pubblica. L’infausto epilogo è

stata una sconfitta per tutti, scienziati, poli-tici, religiosi. Non si contano più le personeche intervengono sui giornali e sulle pagi-ne aperte di internet. Si registrano parericontrastanti sui temi umani, familiari,medici, giuridici, politici, civili e soprattut-to religiosi suggeriti dalla vicendad’Eluana. Voglio esprimere di seguito ilmio pensiero di giornalista cristiano sotto-ponendolo all’attenzione dei tanti lettori diOggi Famiglia.Inizio dall’aspetto giuridico: In Italiamanca una normativa sul testamento biolo-gico e non è ammessa l’eutanasia. (I politi-ci sono in ritardo). Questa mancanza – alpari d’altre lacune – determina l’interventodel potere giudiziario: un caso forse unicoal mondo se, per il calvario d’Eluana, èintervenuta una sentenza che ha autorizza-to un protocollo di morte per la sventurataragazza ch’era in coma da 17 anni.Contrariamente a quanto alcuni credono,non si è trattato di staccare la spina da unamacchina, ma di sospendere l’alimentazio-ne. Per l’aspetto medico-assistenziale ilproblema era semplice: bisognava aspetta-re l’evoluzione del coma, sperando che,come in altri casi, si verificasse il risveglio(ultimo caso negli USA: un risveglio dopo19 anni!). Sul piano delle civiltà giuridiche, la culturaradicaleggiante e cosiddetta progressistanon è ancora riuscita a conseguire accantoal divorzio, all’aborto e al dilagante laici-smo, l’eutanasia o soppressione “legaliz-zata” della vita.Sulle implicazioni politico-religiose occorremettere insieme i due livelli perché le oppo-ste “fazioni” (tifosi della vita e fan dellamorte) argomentano collegando le due sfere.Gli intellettuali laicisti ad oltranza, gli anti-clericali e quanti sono attratti dal virus dell’i-deologia marxista-leninista, ritenendo lareligione “oppio dei popoli”, si sono dichia-rati per la morte della ragazza. Non solo, mahanno biasimato quella che chiamano “inge-renza” della Chiesa nella “libertà delle per-sone e delle famiglie di poter scegliere la vitao la morte”, in tutti i casi analoghi a quello diEluana. A tale proposito, ho sempre ritenutoe ritengo che anticristiani, atei, miscredenti(che non condanno ma rispetto pur non con-dividendo) ritengono giusto provocare lamorte. Perché lo farebbero in nome dellaciviltà, del progresso e della libertà dei sin-goli e delle comunità.

Purtroppo l’opinione pubblica spesso viene“convinta” del presunto “libero arbitrio” didecidere per la morte, com’è avvenuto perEluana. In tale direzione fanno opinioneintellettuali, maestri del pensiero laico,giornali come Repubblica con i pistolottidomenicali dell’ateo Scalfari, ed altri foglilaici, radicali, di sinistra o d’estrema sini-stra. In nome delle cosiddette conquiste dilibertà civili (divorzio, aborto, eutanasia,famiglie omosessuali, ecc.) E tali idee“progressiste” e dissacranti di principi evalori della vita, della famiglia, della convi-venza civile, della pace, del rispetto deglialtri, dell’amore verso il prossimo, ecc.penetrano lentamente anche nelle sfere isti-tuzionali (v. Napoletano e Fini), in politici,amministratori di giustizia, corporazionimediche ed infermieristiche, libere profes-sioni giuridiche e tecniche, divenendo avolte patrimonio quasi maggioritario, elasciando ahimé deboli e disarmati ampisettori di credenti ed anche di rappresen-tanti della chiesa cattolica. Infatti Eluana poteva restare alle amorevolicure delle suore religiose che l’hanno ospi-

tata e accudita per tanto tempo. Gli stessicattolici impegnati in politica e presentinegli schieramenti attuali di centro destra,centro e centro sinistra, avrebbero potutocontribuire a varare in tempo utile normeatte a scongiurare la procedura che ha por-tato alla morte di Eluana in quella ormaitristemente nota clinica “La Quiete” diUdine. E’ pur vero che hanno condiviso il“protocollo di morte” il sindaco di quellacittà e il governo regionale (di sinistra)verosimilmente attestati sul laicismo e sul-l’ateismo. Credo, tuttavia, che i cattolicinon dovrebbero attendere i richiami aivalori morali e spirituali della vita da partedelle gerarchie ecclesiastiche, ma dovreb-bero quotidianamente impegnarsi per ladifesa dei valori cristiani nello Stato, nellaSocietà civile, nella Scuola, nelVolontariato, nella Giustizia e nelle fami-glie. Se cattolici e credenti, praticanti enon, stabiliranno una fattiva azione politi-ca e civile, tesa a frenare la china verso laperdita di valori e principi cristiani, ilsacrificio di Eluana Englaro non sarà statodel tutto vano.

Il caso di Eluana Englaro: una lezione per i cattolici impegnati in politicadi Sante Casella

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200918

Organizzato dall’Associazione“Sentiero Nonviolento” e dalS.A.E. (Segretariato Attività

Ecumeniche), si è tenuto presso il CircoloCulturale “V. Bachelet”di Cosenza unincontro sul tema “La Malattia: il muro trail sano e il sofferente”. A introdurre il dibat-tito, il prof. Vincenzo Altomare che ha evi-denziato quanto la malattia possa costitui-re un ostacolo nei rapporti fra le persone.La malattia, infatti, è considerata sempreun evento negativo, da evitare. Il malato èinvece una persona che attraversa un’espe-rienza difficile e che ha bisogno di affetto,comprensione e solidarietà. Compito di chiè a contatto con gli infermi è di adoperarsiper rimuovere gli ostacoli che impedisco-no un corretto rapporto fra le persone sanee quelle affette da malattie anche croniche,che limitano significativamente la libertà ela dignità degli individui. La dott.ssa AgataMollica, nefrologa presso il PresidioOspedaliero dell’Annunziata, ha portato lasua esperienza di medico, ponendo l’ac-cento sullo stato d’isolamento psicologicoin cui vive il malato, che lo pone in unacondizione di inferiorità e di bisogno.L’operatore sanitario si trova spesso difronte a situazioni di profonda frustrazionee il suo intervento risolve solo in parte ildisagio di chi è costretto a ricorrere allastruttura pubblica per curarsi. Il malato èconsiderato più un numero che una perso-na. L’invito è a farsi prossimo, compagnodel sofferente, in un atteggiamento diascolto, di vicinanza non soltanto fisica,andando oltre il ruolo istituzionale, profes-sionale o l’asettico rispetto dei protocolli.Anche il diritto a una morte dignitosa vavista in quest’ottica, allontanando ogni ten-tazione mediatica o emozionale. Il riferi-mento per tutti quelli che si trovano a con-vivere con i malati dovrebbe essere il com-portamento del samaritano, che si fa caricodella sofferenza degli altri, rinunciandoalle proprie sicurezze. Ha poi terminatocon il commosso ricordo di Teresa Bruni,una ragazza che, nonostante la sua condi-zione di malata terminale, è riuscita a dareconforto a persone nelle sue stesse condi-zioni. A seguire l’intervento del dott.Hesham Almolla, radiologo, che ha svilup-pato il modo di concepire la malattia nelmondo e nella cultura islamica. Nell’Islamil malato è considerato un fratello di cui

aver cura, in stretto rapporto con la comu-nità di appartenenza e con Dio. Ha richia-mato nei tratti fondamentali i riferimentidel Corano e dei detti del Profeta riguardoal modo di curare le malattie. In contrappo-sizione all’occidente che considera il mala-to esclusivamente in base alla malattia enon nell’insieme delle sue componenti fisi-che e spirituali. Concezione che ha portatoad adottare e mantenere un sistema sanita-rio in cui l’efficienza si misura in termininumerici e non nel grado di soddisfazionedel paziente. Un sistema fatto proprio anche da moltipaesi islamici, dove però è ancora possibileriscontrare una maggiore attenzione allapersona. Il dott. Nicola Benedetto, operato-re sanitario, ha descritto alcuni episodidella sua recente esperienza a contatto coni malati. In particolare ha raccontato delrapporto che si è venuto a creare con unagiovane modella che ha perduto le gambein un grave incidente stradale. Una circo-

stanza tragica e invalidante che però nonha impedito di recuperare un rinnovatorapporto di fiducia nella vita e nel futuro.L’intervento del pastore valdese KurtLocher ha evidenziato come, indipenden-temente dalle diverse credenze e apparte-nenze religiose, non si può ignorare chel’uomo è un essere complesso, un insiemedi corpo e di spirito e che non si può cura-re il primo senza porre attenzione al secon-do. L’obiettivo che ogni società e ogni siste-ma sanitario deve porsi è la cura della per-sona nella sua interezza. Nel corso deldibattito alcuni malati cronici hanno rac-contato le loro esperienze e le difficoltà chehanno incontrato a contatto con le struttu-re sanitarie. Tutti hanno confermato come,con l’aiuto di medici particolarmente sensi-bili e umani e la vicinanza dei familiari,sono riusciti ad accettare le loro menoma-zioni e farne occasione di apertura versotutti quelli che come loro soffrono di pato-logie tanto invalidanti.

Il muro della malattiaL’operatore sanitario si trova spesso di fronte a situazioni di profonda frustrazionedi Giacomo Guglielmelli

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200919

Succeduto a don Umile Plastina,Pasquale Traulo è il parroco dellanuova chiesa dedicata ai Sacri

Cuori in Valle di Luzzi. La chiesa è stataconsacrata il 7 dicembre 2008 dall’arcive-scovo di Cosenza Salvatore Nunnariassieme a Giuseppe Agostino (arcivesco-vo emerito). La parrocchia celebra il deci-mo anniversario della sua istituzione(1999 - 11 febbraio 2009). Don Pasquale Traulo è un sacerdote dallarobusta fibra, ascoltato e particolarmenteriverito, un esempio di fede adamantina edi generosità granitica. Nella relazione sulle opere artistiche rea-lizzate a Roma, per la chiesa dei SacriCuori, dalle Pie Discepole del DivinMaestro (PDDM), si dice che s’è volutoaiutare il popolo dei credenti «a incontra-re Dio nella Bellezza». Gli elementi liturgici sono stati progettatidall’arch. Leonetti e realizzati in marmo. Ipannelli in bassorilievo di bronzo sonoopera di suor Klara Blauz con la collabo-razione, per quanto riguarda i modellati,dello scultore Giuseppe Allamprese. Il grande e solenne portone d’entrata,sotto le immagini scolpite della Trinità edei titolari della chiesa: il Sacro Cuore diGesù e di Maria, presenta lo stemma del-l’arcivescovo Nunnari e quello del muni-

cipio di Luzzi con i tre lucci, la coronaprincipesca e la torre a tre piani.1

Sopra il portone, che introduce all’aulaliturgica, è il rosone con Cristo al centro delcosmo. Lo schema geometrico a spiraledella galassia è leggibile sia nel modo cen-tripeto sia centrifugo. Il rosso, il bianco-grigio, i raggi blu sono simboli cromaticidel sangue e dell’acqua, che danno origi-ne alla Chiesa di Cristo. Gli stessi coloriricorrono simbolicamente nelle altreopere artistiche. L’iconografia dell’altare, rivolto versol’assemblea, segna il trionfo della vitasulla morte. Alla Croce gemmata, conl’Alfa e l’Omega, sono rivolti gli sguardidi tutte le genti. Nel paliotto le cerve sidissetano ai fiumi che sgorgano dal sacri-ficio di Cristo.Da un lato dell’altare è raffigurato ilSacrificio d’Isacco e, dall’altro lato, ilSacrificio di Melchisedek. L’evento centraledella fede è la Resurrezione, rappresenta-ta nell’ambone, dove si vedono: Le donneche vanno al sepolcro, L’Angelo dellaRisurrezione, La Maddalena che incontra ilRisorto.Le vetrate, progettate dal pittore CarmeloFerraro, sono realizzate in dalles di vetrocolorato in pasta e assemblate da una resi-na epissodica miscelata con degli inerti.Nella vetrata a lato del portone d’ingressoè rappresentata la Pentecoste; nella vetrata

e nel mosaico dell’area battesimale sivedono lo Spirito che aleggia sulle acquedella creazione, le Acque del diluvio, Il pas-saggio del Mar Rosso. Sui lati del fonte battesimale si rammen-tano episodi del Nuovo Testamento: Gesùe la Samaritana, La guarigione del cieco nato,La resurrezione di Lazzaro, LaTrasfigurazione.Il mosaico del Battesimo di Gesù, un capo-lavoro realizzato con tessere di smalti emarmi policromi (a tagli irregolari cherendono più vibrante la composizionecromatica), è firmato e datato: CarmeloFerraro Domus Dei PDDM 2008. Le vetrate dell’area della Riconciliazioneillustrano le parabole del cap. XV di Luca.Mosè prefigura Cristo, che è la porta del-l’ovile, a cui è ricondotta la pecorellasmarrita. Nella dotta Relazione suor M. Agar Lochepddm dice che la luce è la protagonistadelle vetrate, che nel variare delle ore edelle stagioni scandisce «la storia dellasalvezza operata nel tempo: ieri, oggi,sempre».Le vetrate della cappella feriale sono ispi-rate all’Amore che si dona. Il campanile è staccato dalla chiesa, attor-no alla quale sono costruiti: la casa cano-nica, il salone dedicato al papa BenedettoXVI, le stanze per lo studio e il catechismoe quelle di servizio.

La nova Chiesa dei «Sacri Cuori» in Valle di Luzzidi Vincenzo Napolillo

1 La scrittura latina attesta: «Haec porta Domini iusti intrabunt in eam - ad maiorem Dei gloriam - in honorem Sacrorum Cordium Jesu et Mariae. Hoc templum a fundamen-tis instructum maxime ac decore aereis portis exornatum est - Salvatore Nunnari archiepiscopo metropolitano benedicente - Municipali Administratione cooperante - PaschaleTraulo primo parrocho ac Lutiorum populo plaudentibus - ut christifideles in eas intrantes fervido impulso ac devoto animo cum pace et concordia feliciter congregentur inunum populum Dei. Anno Domini MMVIII ab Incarnatione Domini».

Chiesa dei “Sacri Cuori” a Gidora in Valle di Luzzi

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200920

Le mode e gli stili di vita di una societàsono sempre più mutevoli.Soprattutto oggi, a causa dei progressi

tecnologici, i cambiamenti sono sempre piùevidenti. Quello che era in voga eri, oggi èsuperato, ciò che è in voga oggi, domani saràdiverso. Questi cambiamenti repentiniinfluiscono notevolmente sui giovani. Ilcellulare, il computer e Internet sonodiventati per gli adolescenti il modoprincipale per interagire col mondo esterno.E grazie ai siti Web si è spalancato un mondodi nuove possibilità; nella vita reale puoiessere praticamente senza amici e ritrovartiall’improvviso con centinaia di amici on-line. Indubbiamente, questa nuovatecnologia offre numerosi vantaggi, ma ciòche preoccupa è che molti ragazzi abbianosviluppato una dipendenza da questistrumenti; addirittura provanoassuefazione. Infatti, molti studenti, durantele ore di lezioni, non possono assolutamentefare a meno di usare il cellulare per tenersi incontinuo contatto con gli amici. Genitori ed insegnanti sono preoccupati perla quantità di tempo che i ragazzitrascorrono in questi siti Internet in cui èpossibile creare una propria pagina Web earricchirla con foto e diari personali on-line.E’ facile intuire perché questi siti piacciono;l’adolescenza è un periodo in cui si impara a

conoscere se stessi e ad esprimere le proprieemozioni in modo da raggiungere gli altri etoccare i loro sentimenti. C’è un problemaperò, sulla rete puoi fare di tutto, ti senti alsicuro, puoi inventarti dei particolari che tifanno sembrare più interessante, puoipubblicare foto in cui indossi cose che nellavita reale non indosseresti mai, puoi scriverecose che non diresti mai di persona.Protetto dall’anonimato, credi di potersempre farla franca perché nessuno sa chi seiveramente e proprio in virtù di questagaranzia dell’anonimato. Internet puòesporre un ragazzo a gravi pericoli. Infatti,alcuni ragazzi potrebbero cadereinvolontariamente in una trappolatrasmettendo on-line i propri dati oacconsentendo di incontrare personeconosciute su Internet. Il pericolo diadescatori sessuali è sempre in agguato.Sono certo che i genitori proverebberoimbarazzo se sapessero cosa pubblicano e dicosa parlano i loro figli on-line. In tanti modisi può sfruttare la tecnologia dellecomunicazioni. Alcune persone sono vittimedel “bullismo digitale”, ovvero di continuepersecuzioni, prepotenze, molestie ominacce perpetrate on-line. A volte un sitoWeb viene creato apposta per umiliarequalcuno. Oggi, dicerie, pettegolezzi ecalunnie possono viaggiare molto piùlontano e molto più velocemente.Una componente essenziale nella crescita di

un ragazzo è la costruzione dell’identità,cioè l’insieme delle caratteristiche checontraddistinguono ciascun individuo. Iragazzi hanno bisogno di qualcuno con cuiparlare dei loro obiettivi, delle loro speranzee dei loro problemi. Hanno anche bisogno dibuoni amici. E, crescendo, devono costruirela loro identità, sviluppare la loroindividualità. Quando i genitori aiutano i loro figli asoddisfare queste esigenze, li proteggono dalegami potenzialmente pericolosi, comequelli che si stringono facilmente on-line.

La nuova tecnologia ha scatenato una rivoluzione che ha avuto unprofondo effetto sui ragazzidi Franco Pulitano

Uno sguardo attento alle operepittoriche di Rosanna Turano,già conosciuta ed apprezzata

artista, è come un’immersione in unmondo fatto di luce. La sua pennellata forte, sicura, di un gialloche prende vita sulla tela come se fosse unraggio di sole posato in quel momento, ren-dendo vivi e animati i suoi personaggi,quasi sempre ritratti di spalle.Le giovani donne di Rosanna Turano,ritratte al mercato, o in vacanza al mare,i bambini intenti nei loro giochi, glianziani seduti sui muretti, su sedieimpagliate, sull’uscio di casa, sonoassorti nella meraviglia del loro vissuto

o rapiti dalla bellezza di un mondoincontaminato.Mi è parso, soffermandomi attentamentedavanti ad ogni quadro, di toccare conmano la “memoria” un filo sottile che titira all’indietro, che allarga orizzontiperduti, che addolcisce ogni gesto edesalta ogni profumo.La “memoria” l’ho ritrovata nei campi digrano tagliati con la falce, nell’ombradegli ulivi secolari, nel lavoro delledonne che lasciano intuire intime confi-denze, quando sull’uscio di casa si affret-tano a completare preziosi corredi, neimercatini della Sila, sulle panchinedavanti ad un mare tranquillo.Tutti questi personaggi, protagonisti diuna commedia teatrale che è la vita, e

che a rappresentazione finita voltano lespalle e vanno via, hanno lasciato in me,e credo lasceranno in chi si pone conattenzione davanti alle opere dellaTurano, la “memoria” di parole, suoni eprofumi di un tempo.Un complimento che viene dal cuore eun augurio a continuare con lo stessoentusiasmo all’artista Rosanna Turano,che presenterà le sue opere Sabato 9Maggio 2009 alle ore 18.00 presso l’HotelSan Francesco di Rende.La mostra resterà aperta al pubblicoanche Domenica 10 Maggio dalle ore10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 18.00 alle20.00.Alcune opere sono visionabili sul sitowww.rosannaturano.it

La Memoria nei quadri di Rosanna Turano di Mario De Bonis

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200921

Bombardati da telegiornali eprogrammi televisivi, chepropongono al telespettatore

esclusivamente: cronaca nera; crisieconomica; dissesti ambientali; storie didroga, di bullismo e di sesso; diatribepolitiche e tutto ciò che di negativo etragico impregna la società odierna, iomi domando: la società attuale è davverocosì aberrante, così priva di sostanza? Aveva forse ragione Schopenhauerquando sosteneva che “Il mondo è uncondominio tra la malvagità e la pazzia,dove l'una regna e l'altra comanda”?Riflettendoci bene, penso proprio di no.La nostra società, come anche la vitastessa, non è caratterizzata soltanto daeventi di terrore, paura e dolore, maanche da momenti di straordinaria gioia,sorpresa e amore.Purtroppo, oggi, la televisione ci mostrasoltanto il lato peggiore della“medaglia”, trasmettendo una visione

globale esageratamente pessimista.Eallora come possiamo tornare a speraredi riuscire a vedere “l'altro lato dellamedaglia” senza farci inghiottire daquesto pessimismo cosmico?Attraverso la Cultura del bello, ovveroattraverso la poesia che riesce a farsognare anche l'anima più arida, l'arteche trasmette nelle sue infinite forme unamiriade di emozioni.Spetta alla Famiglia e alla Scuola fornireai giovani quelle competenze checonsentano loro di educarsi al bello,aprire la mente al ragionamento eguardare la realtà con occhio critico.La cultura è un muscolo potente, checome il cuore umano pompa la linfavitale in tutto il corpo, fortificandolo.Una Scuola che richiede unaprofessionalità docente “forte” capace dirispondere alle continue sollecitazioneche arrivano dalla società e di contrastaregli stereotipi che coinvolgono i giovani.Al docente, infatti, sono richiesteadeguate conoscenze nell'ambito dei

settori disciplinari di propriacompetenza e delle metodologie e unamaggiore attenzione alla dimensionepsico-pedagogica. Inoltre, il docente,deve saper programmare e progettare, inmodo tale da rendere le attivitàdidattiche più significative e flessibili,deve saper collaborare con i colleghi edeve essere capace di organizzare iltempo, lo spazio, i materiali anchemultimediali e le tecnologie.Un docente capace di aprirsi alleproblematiche della multiculturalità.In quest'ottica, il docente, per rendereefficace il suo lavoro, deve essere criticocon se stesso per diventare consapevoledel valore delle proprie competenze.Oggi, quindi, ciò che deve emergere con“prepotenza” è la figura di unprofessionista colto, che sappia coltivaree rafforzare le menti, ma allo stessotempo che sappia fare della suaprofessione un merito.Studentessa del II Anno del Corso di Laureain Scienze della Formazione Primaria.

La cultura del bello contro la societa’ del “pessimismo cosmico”di Floriana Magnelli

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200922

La legge 180 è quella che regolal’assistenza psichiatrica in Italia.Essa è meglio nota come legge

“Basaglia” (dal suo promotore in ambitopsichiatrico: Franco Basaglia, nella foto)ed è un’importante legge quadro cheimpose la chiusura dei manicomi eregolamenta il trattamento sanitarioobbligatorio, istituendo i servizi d’igienementale pubblica.Successivamente la legge 180 confluìnella legge 833/78 del 23 dicembre 1978,che istituì il servizio Sanitario Nazionale.Prima d’allora c’erano i “manicomi” cheerano luoghi terribili, dove il malatoveniva tenuto “buono”, per non nuocerea sé e agli altri, con metodi coercitivi, conla somministrazione di dosi massicce dipsicofarmaci e con gli elettrochoc.È logico che, in un tale ambiente, irapporti umani tra i pazienti e ilpersonale medico e paramedico eranoquasi inesistenti e ai malati non venivariconosciuto quasi nessun diritto. Leguarigioni avvenivano raramente e ilreinserimento nella società era pressochéimpossibile, con il conseguenteinternamento fino alla morte.Mi piace ricordare che, nei paesi aregime totalitario, in questi luoghivenivano internati alcuni dissidentipolitici: venivano tolte di mezzo lepersone che per le loro idee risultavano“scomode” al regime.Di questi casi si è interessata la narrativa ela filmistica che hanno tessuto tramesconvolgenti, ma spesso drammaticamentecorrispondenti alla realtà.Ritorniamo alla legge Basaglia. Dopoessere stata emanata, demandòl’attuazione alle Regioni, le qualilegiferarono in maniera eterogeneaproducendo risultati diversificati nelterritorio. Nel 1978 solo nel 55% delleprovince italiane vi era un ospedalepsichiatrico pubblico, mentre nel resto delpaese ci si avvaleva di strutture private o diquelle di altre province. Di fatto solo dopoil 1994 si completò la chiusura effettiva deimanicomi in Italia con l’apertura distrutture psichiatriche a livello nazionale.Certo, con la suddetta legge, si ècompiuto un grosso passo in avanti nelcampo della psichiatria. Purtroppoancora oggi ci sono in Italia ospedalipsichiatrici che somigliano sempre di piùai vecchi manicomi, perché su di essihanno allungato le mani persone privedi scrupoli che hanno pensato bene dilucrare sulle disgrazie altrui.

È noto a tutti, anche perché è ancoracronaca di questi giorni, il casodell’ospedale “Papa Giovanni XXIII” diSerra D’Aiello in provincia di Cosenza,che ha dovuto chiudere i battenti, per idebiti accumulati a causa diun’amministrazione senza scrupoli che siè arricchita alle spalle dei malati e delloStato. Fortunatamente accanto ai casinegativi ci sono ospedali d’eccellenza,sparsi in tutto il territorio nazionale, masoprattutto al nord.Ma anche quando in un ospedale il malatoè seguito molto bene da tutto il personalemedico e paramedico, il problema sorge nelmomento del suo reinserimento nellafamiglia e nella società. Ogni tanto sale aglionori della cronaca il caso del tale che,dimesso da un ospedale psichiatrico, dopopochi giorni uccide i genitori; oppure di unaltro, un padre questa volta, al quale vienericonsegnato il figlio e che, incapace di

gestirlo, lo uccide con un colpo di fucile. Sipotrebbe dire di non drammatizzare,perchè questi sono casi “fisiologici”percentualmente “accettabili” e che quindile cose complessivamente vanno bene. Manon è così. Accanto ai casi limite di cuiabbiamo parlato, ci sono migliaia difamiglie di malati mentali che spessovengono lasciate sole: quanto sensod’impotenza, quante sofferenze nella vitaquotidiana di queste persone. Spesso nonsi vede o si fa finta di non vedere. Lafamiglia dovrebbe essere supportata siapsicologicamente che praticamente dapersonale specializzato, atto a fornireassistenza continuativa a casa; oppure,ancora meglio, la famiglia dovrebbe esserepresa in carico da parte dello stato magaricon l’apertura di luoghi idonei, tipo “casefamiglia”, che certamente allieverebberoquesta che ancora oggi si può considerareuna piaga sociale.

L’assistenza psichiatrica ieri ed oggidi Luigina Marano

Oggi Famiglia Marzo - Aprile 200923

del Servizio Civile Nazionale. Dopo isaluti iniziali da parte di Paola Saluzzi ,sono intervenuti l’ On. Leonzio Borea,Capo dell’Ufficio Nazionale per ilServizio Civile, e il Sen. CarloGiovanardi, Sottosegretario allaPresidenza del Consiglio con delega alServizio Civile che nel suo discorso defi-nisce i giovani del S.C. un “piccolo gran-de esercito di pace”, il tutto allietato dalleperformances musicali del gruppo “Eko’sexperience”, autore dell’inno del S.C.N.dal titolo “Libera le mani”. Il clima era gioioso e l’allegria palpabile,tutti ci siamo sentiti una grande famiglia.Le sciarpe bianche sventolavano in ariacome simbolo di pace e di contentezza. Questa atmosfera euforica lascia spazioalla profonda commozione e compostez-za all’arrivo del Santo Padre, propriomentre Alma Manera intonava “IlMagnificat”. Nel Suo discorso grande attenzione vieneposta sulla missione di pace e generositàdei volontari . Concludiamo con le toccanti e significati-ve parole del Papa:“ «Chi vuole salvare lapropria vita, la perderà; ma chi perderà lapropria vita per causa mia e del Vangelo,la salverà» (Mc 8,35). In queste parole c’è una verità non solocristiana, bensì universalmente umana: lavita è un mistero d’amore, che tanto più ciappartiene quanto più la doniamo. Anzi,quanto più ci doniamo, cioè facciamodono di noi stessi, del nostro tempo, dellenostre risorse e qualità per il bene deglialtri. Lo dice una celebre preghiera attri-buita a san Francesco d’Assisi, che iniziacosì: “O Signore, fa’ di me uno strumentodella tua pace”; e termina con questeparole: “Perché è dando che si riceve, per-donando che si è perdonati, morendo chesi risuscita a vita eterna”. Cari amici, sia sempre questa la logicadella vostra vita; non solo adesso che sietegiovani, ma anche domani, quando rive-stirete – ve lo auguro – ruoli significativinella società e formerete una famiglia.Siate persone pronte a spendersi per glialtri, disposte anche a soffrire per il benee la giustizia. Per questo assicuro la mia preghiera, affi-dandovi alla protezione di MariaSantissima. Vi auguro un buon servizio evi benedico tutti di cuore insieme con ivostri cari e le persone che quotidiana-mente incontrate.”Usciamo commossi dalla Sala Nervi edavanti a noi si apre il maestoso panora-ma di piazza S.Pietro.

I Volontari del Servizio CivileValentina, Chiara, Annamaria, Salvatore

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Cari giovani! Benvenuti e grazie perquesta vostra gradita visita. Per me èsempre una gioia incontrare i giovani;

in questo caso, sono ancor più contento per-ché voi siete volontari del servizio civile,caratteristica questa che rafforza la mia stimaper voi, e mi invita a proporvi alcune rifles-sioni legate alla vostra specifica attività.Prima, però, desidero salutare ilSottosegretario alla Presidenza del Consigliodei Ministri, il senatore Carlo Giovanardi,che ha promosso questo incontro a nome delGoverno italiano, ringraziandolo anche perle sue gentili parole. Come pure saluto lealtre Autorità presenti.Cari amici, che cosa può dire il Papa a giova-ni impegnati nel servizio civile nazionale?Innanzitutto, può congratularsi per l’entusia-smo che vi anima e per la generosità con cuiportate a compimento questa vostra missio-ne di pace. Permettete poi che vi propongauna riflessione che, potrei dire, vi riguarda inmodo più diretto, una riflessione tratta dallaCostituzione del Concilio Vaticano IIGaudium et spes – “gioia e speranza” – checoncerne la Chiesa nel mondo contempora-neo. Nella parte finale di questo documentoconciliare, dove viene affrontato anche iltema della pace tra i popoli, si trova un’e-spressione fondamentale sulla quale è benesoffermarsi: “La pace non è stata mai stabil-mente raggiunta, ma è da costruirsi conti-nuamente” (n. 78). Quanto reale è questaosservazione! Purtroppo, guerre e violenzenon cessano mai, e la ricerca della pace èsempre faticosa. In anni segnati dal pericolodi possibili conflitti planetari, il ConcilioVaticano II denunciava con forza – in questotesto – la corsa agli armamenti. “La corsa agliarmamenti, alla quale si rivolgono moltenazioni, non è la via sicura per conservaresaldamente la pace”, ed aggiungeva subitoche la corsa al riarmo “è una delle piaghe piùgravi dell’umanità e danneggia in modointollerabile i poveri” (GS, 81). A tale preoc-cupata constatazione i Padri Conciliari face-vano seguire un auspicio: “Nuove strade –essi affermavano – converrà cercare partendodalla riforma degli spiriti, perché possa esse-re rimosso questo scandalo e al mondo, libe-rato dall’ansietà che l’opprime, possa essererestituita la vera pace” (ibid.).“Nuove strade”, dunque, “partendo dallariforma degli spiriti”, dal rinnovamentodegli animi e delle coscienze. Oggi come allo-ra l’autentica conversione dei cuori rappre-senta la via giusta, la sola che possa condur-re ciascuno di noi e l’intera umanità all’auspi-cata pace. È la via indicata da Gesù: Lui – che

è il Re dell’universo – non è venuto a portarela pace nel mondo con un esercito, ma attra-verso il rifiuto della violenza. Lo disse espli-citamente a Pietro, nell’orto degli Ulivi:“Rimetti la tua spada al suo posto, perchétutti quelli che prendono la spada, di spadamoriranno” (Mt 26,52); e poi a Ponzio Pilato:“Se il mio regno fosse di questo mondo, imiei servitori avrebbero combattuto perchénon fossi consegnato ai Giudei; ma il mioregno non è di quaggiù” (Gv 18,36).È la via che hanno seguito e seguono nonsolo i discepoli di Cristo, ma tanti uomini edonne di buona volontà, testimoni coraggio-si della forza della non violenza. Semprenella Gaudium et spes, il Concilio affermava:“Noi non possiamo non lodare coloro che,rinunciando alla violenza nella rivendicazio-ne dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi didifesa che sono, del resto, alla portata anchedei più deboli, purché ciò si possa fare senzapregiudizio dei diritti e dei doveri degli altrio della comunità” (n. 78). A questa categoriadi operatori di pace appartenete anche voi,cari giovani amici. Siate, dunque, sempre edappertutto strumenti di pace, rigettandocon decisione l’egoismo e l’ingiustizia, l’in-differenza e l’odio, per costruire e diffonderecon pazienza e perseveranza la giustizia, l’u-guaglianza, la libertà, la riconciliazione, l’ac-coglienza, il perdono in ogni comunità.Mi piace qui rivolgere a voi, cari giovani, l’in-vito con cui ho concluso l’annuale messaggiodel 1° gennaio scorso per la GiornataMondiale della Pace, esortandovi “ad allar-gare il cuore verso le necessità dei poveri e afare quanto è concretamente possibile pervenire in loro soccorso. Resta infatti inconte-

stabilmente vero l’assioma secondo cui«combattere la povertà è costruire la pace»“.Molti di voi – penso ad esempio a quantioperano con la Caritas ed in altre strutturesociali – sono quotidianamente impegnati inservizi alle persone in difficoltà. Ma in ognicaso, nella varietà degli ambiti delle vostreattività, ciascuno, attraverso questa esperien-za di volontariato, può rafforzare la propriasensibilità sociale, conoscere più da vicino iproblemi della gente e farsi promotore attivodi una solidarietà concreta. È questo sicura-mente il principale obiettivo del servizio civi-le nazionale, un obiettivo formativo: educarele giovani generazioni a coltivare un senso diattenzione responsabile nei confronti dellepersone bisognose e del bene comune.Cari ragazzi e ragazze, un giorno Gesù dissealla gente che lo seguiva: “Chi vuole salvarela propria vita, la perderà; ma chi perderà lapropria vita per causa mia e del Vangelo, lasalverà” (Mc 8,35). In queste parole c’è unaverità non solo cristiana, bensì universalmen-te umana: la vita è un mistero d’amore, chetanto più ci appartiene quanto più la donia-mo. Anzi, quanto più ci doniamo, cioè faccia-mo dono di noi stessi, del nostro tempo, dellenostre risorse e qualità per il bene degli altri.Lo dice una celebre preghiera attribuita a sanFrancesco d’Assisi, che inizia così: “OSignore, fa’ di me uno strumento della tuapace”; e termina con queste parole: “Perché èdando che si riceve, perdonando che si è per-

donati, morendo che si risuscita a vita eter-na”. Cari amici, sia sempre questa la logicadella vostra vita; non solo adesso che sietegiovani, ma anche domani, quando rivestire-te – ve lo auguro – ruoli significativi nellasocietà e formerete una famiglia. Siate perso-ne pronte a spendersi per gli altri, disposteanche a soffrire per il bene e la giustizia. Perquesto assicuro la mia preghiera, affidandovialla protezione di Maria Santissima. Vi augu-ro un buon servizio e vi benedico tutti dicuore insieme con i vostri cari e le personeche quotidianamente incontrate.

Discorso di Benedetto XVI ai giovani del servizio civile nazionale

Aula Paolo VI Sabato, 28 marzo 2009