Open by default: una leva culturale

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OPEN BY DEFAULT UNA LEVA CULTURALE PER AMMINISTRATORI E CITTADINI ALBERTO COTTICA PER WIKITALIA

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Presentazione in occasione del lancio del portale open data della Regione Friuli Venezia Giulia, durante il D-Day di GoOnItalia

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O P E N B Y D E FA U LT U N A L E VA C U LT U R A L E P E R A M M I N I S T R AT O R I E C I T TA D I N I

A L B E R T O C O T T I C A P E R W I K I TA L I A

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Photo: I Nancy

Open data. Bella frase, niente da dire. Il mio conterraneo Giovanni Lindo Ferretti, ai tempi dei CCCP, avrebbe detto che è “bella tonda e ragionevole”. Open evoca modernità, spazio, design. Chi potrebbe essere contro l’apertura?

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D’altra parte di questi slogan ce ne sono tanti. Li usano i consulenti, i lobbisti, gli uomini, le donne e i droni delle aziende che vendono tecnologia.

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Francamente, a volte sembra di sentire delle parole ripetute più o meno a caso. Viene il sospetto che mascherino un vuoto di contenuti, o il tentativo di venderci cose che non ci servono. Ebbene: per quello che vale sono qui per mettere la faccia sulla seguente affermazione:

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O P E N D ATA P R O D U C E C I T TA D I N I AT T I V I

CC TrentinoAsALab

Produce anche altro, ma di questo parliamo dopo. La domanda che vi starete facendo è: ok, bello, ma COME? Il trucco è questo: open data abilita i cittadini a fare delle cose interessanti. La maggior parte non reagisce, ovviamente. Ma, in una società connessa, c’è sempre qualcuno che invece si attiva.

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C I V I C H A C K I N G N O W !

I primi tentativi di fare cose con i dati vengono amplificati dalla cultura hacker. Gli hackers sono orgogliosi della loro abilità, e curiosi di capire fin dove possono spingerla. Al vedere un tentativo di riuso, l’istinto dell’hacker è chiedersi “posso farlo meglio?” Di fatto, da alcuni anni la cultura hacker ha gemmato l’idea di CIVIC hacking, che è ancora più motivante perché volto a produrre beni pubblici. In presenza di una forte scena civic hacker, i dati rilasciati dalle pubbliche amministrazioni vengono riutilizzati in modi inaspettati per chi li ha rilasciati – e spesso per gli stessi civic hackers. Nei prossimi minuti vi faccio vedere un po’ di casi.

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T R A S P O R T I P U B B L I C I I N R E A L T I M E

Comincio da Pavia. La locale azienda di trasporti pubblici ha messo gli orari degli autobus sul proprio sito web. Due civic hackers locali ne hanno fatto un file strutturato: attraverso un processo chiamato geocoding hanno associato a ciascuna fermata delle coordinate latitudine/longitudine, in modo che le fermate potessero essere localizzate su una mappa. A quel punto l’università ha usato quel file per costruire un trip planner sul web: scrivi da dove parti e dove vuoi andare, e il sito calcola il percorso ottimale. Ciliegina sulla torta: un civic hacker (che abita a Lecce, e non ha nessun legame su Pavia) ha costruito una visualizzazione in tempo reale di dove si trovano gli autobus.

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T U T T I G L I E U R O D E P U TAT I S U T W I T T E R

European Parliament News Hub è un sito ufficiale di notizie del Parlamento Europeo. Pubblica in open data una lista degli europarlamentari con alcuni dati personali, come la nazionalità, il gruppo parlamentare di appartenenza, la circoscrizione in cui sono stati eletti e – molto importante – l’account Twitter, se presente. Il gruppo di Spaghetti Open Data ha costruito un app che usa questi dati per permettere a cittadini e attivisti di trovare facilmente il proprio rappresentante al Parlamento Europeo e mandargli/le un tweet – magari per richiamare la sua attenzione su un problema che il cittadino ha a cuore, o per protestare, o anche solo per dire grazie, bel lavoro. È un po’ la versione moderna della lettera scritta al deputato.

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O P E N C O R P O R AT E S

OpenCorporates è un database open di oltre 6 milioni di aziende di tutto il mondo. Grazie all’uso di identificativi unici e di informazioni sulla struttura proprietaria, lo si può usare per costruire visualizzazioni come questa. Questa è Goldman Sachs. I cerchi rappresentano società del gruppo, e le frecce (visibili se passate con il mouse sopra uno dei cerchi) i legami di controllo azionario. I cerchi rossi rappresentano società situate in paradisi fiscali. I paesi del mondo mantengono la loro forma, ma diventano più o meno grandi a seconda di quante società ospitano. Quella figura a forma di “L” a sudest degli USA è l’arcipelago Cayman.

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E D I F I C I S T O R I C I A PA L E R M O

Il Comune di Palermo ha rilasciato un dataset di edifici storici. Un civic hacker di nome Andrea Borruso lo ha pazientemente geolocalizzato e caricato sulla mappa “aperta” OpenStreetMap, di cui sentirete parlare da altri oggi. Risultato: una mappa molto migliorata della città! A destra vedete GoogleMaps, su cui Andrea non ha potuto fare la stessa operazione perché Google Maps non è open.

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Questo è OpenCoesione: 700mila progetti finanziati con le politiche di coesione rilasciati in OpenData dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del MISE. Credo sia l’operazione open data più grande d’Europa, una delle più grandi del mondo. Oltre ai dataset, c’è un’interfaccia web molto intuitiva per l’esplorazione preliminare: ormai c’è un gruppo di persone che si occupano di sviluppo e coesione che usano OpenCoesione come se fosse Google, appena sentono parlare di un progetto o di un territorio lo cercano su OpenCoesione. Qui vedete la provincia di Pordenone, che spende quasi tutti i suoi fondi (110 MEuro su 120) nelle voci “Acquisti di beni e servizi” e “Occupazione”. Se siete curiosi, andate a vedere i singoli progetti.

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E se siete MOLTO curiosi, potete cercare informazioni su qualche progetto e riportarlo su Monithon. È un sito per il monitoraggio civico dei progetti pubblici. I cittadini si organizzano, scaricano un modulo di monitoraggio dal sito, vanno sul luogo dove si svolge il progetto, suonano il campanello e dicono “Buongiorno, siamo dei cittadini. Ci fate vedere quello che state facendo?” I risultati del monitoraggio vengono riportati sul sito come open data. Servono ad arricchire le informazioni (amministrative) di OpenCoesione e ad altre operazioni di trasparenza.

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Photo: Marco Giacomassi

E se le autorità non rilasciano i dati? Beh, a parte il fatto che ormai abbiamo una normativa europea e italiana che impone open by default, la mia impressione è che i civic hackers i dati se li prenderanno comunque. Questa foto è stata fatta il 29 marzo al secondo raduno della mailing list di Spaghetti Open Data. Si sono presentati 150 civic hackers da tutta Italia, venuti a proprie spese. La mailing list ha quasi 1000 iscritti ed è molto attiva, con una media sopra i 500 messaggi al mese. In quel momento stavamo facendo un hackathon, che è una forma di collaborazione “istantanea” propria della cultura hacker. Divisi in gruppi, credo sette in tutto, abbiamo sviluppato diversi progetti sugli open data.

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B E N I C O N F I S C AT I A L L A M A F I A

Uno di questi riguarda il sito dell’agenzia nazionale per i beni confiscati e sequestrati alla criminalità organizzata. Questo sito non fa open data: usa dati che sono interrogabili manualmente con un’interfaccia web. Un gruppo di civic hackers ha scritto un programma per leggere una a una le pagine del sito, e ricostruirsi un dataset aperto dei beni sequestrati e confiscati.

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Numero beni non assegnati “Energia potenziale”

ANBSC ANBSC + ISTAT

Una volta ricostruito il dataset, il gruppo ha georeferenziato i beni e costruito una mappa dei beni confiscati, visualizzabile su regioni, province e comuni. Poi abbiamo deciso (sono coinvolto anch'io) di provare a costruire e visualizzare un indicatore per aiutare l’ANBSC a capire dove la decisione di assegnazione dei beni confiscati può avere il massimo impatto economico. Abbiamo chiamato questo indicatore “energia potenziale dei beni confiscati”. Il calcolo dell’energia in fisica tiene conto di massa e velocità; allo stesso modo, il calcolo dell’energia potenziale dei beni confiscati tiene conto del numero dei beni confiscati non assegnati su un territorio (cioè ancora “imprigionati” nel processo gestito da ANBSC) e della forza della sua società civile, approssimata dal numero di occupati nel terzo settore in quel territorio. L’idea è che un bene confiscato, una volta riassegnato, produce effetti che dipendono da quanto il terzo settore locale è in grado di approfittare dell’occasione. Le due mappe sono molto diverse: territori come la Calabria e la Puglia “impallidiscono”, perché, pur avendo molti beni in carico alla ABSNC, non hanno un terzo settore forte. Il sito ANBSC non espone dati sull’occupazione nel terzo settore. Li abbiamo presi da ISTAT. Possiamo farlo, perché i dati ISTAT sono open. Open data permette il remix creativo di dati da diverse sorgenti, per costruire combinazioni che chi li espone non può immaginare a priori. La discussione sugli indicatori è stata interessantissima. Per rappresentare la forza del terzo settore, è meglio usare il numero di occupati o il numero di soggetti, per esempio le associazioni? O dovremmo contare i progetti fatti da soggetti non profit e registrati su OpenCoesione, come segnale della “forza progettuale” del terzo settore? È più importante l’effetto economico assoluto o quello pro capite? Naturalmente il primo mette in rilievo le grandi città, come Roma e Milano. È un bene o un male? Dovremmo normalizzare l’energia potenziale per il reddito pro capite per introdurre un principio di eguaglianza nell’indicatore, facendo salire i territori più poveri a scapito di quelli più ricchi? Per costruire queste mappe abbiamo dovuto assumere un

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B E N I C O N F I S C AT I ( D O P O L A C U R A )

Ah, già che c’eravamo, abbiamo completamente rifatto la veste grafica e l’interfaccia di interrogazione web. Adesso il sito è così. È completamente open source, quindi l’ANBSC può installarlo sul proprio server, aggiornarlo e migliorarlo, gratuitamente.

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S I P U Ò FA R E O P E N D ATA S U T U T T O !

Non c’è bisogno di essere una pubblica amministrazione per fare open data. Questo è un progetto di Matera che si chiama unMonastery – un progetto di residenze di innovatori sociali e hackers, parte della campagna per diventare capitale europea della cultura 2019. Siccome riceve denaro pubblico, unMonastery sente il bisogno di comunicare come lo spende: qui vedete la spesa quotidiana, ciò che i non-monaci hanno mangiato nei primi tre mesi. Quasi il 60% sono prodotti locali, che è una buona notizia.

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O P E N D ATA P R O D U C E P R O C E S S I O R D I N AT I

Potrei continuare, ma avete capito. Open data produce cittadini attivi, perché abilita una piccola ma agguerrita minoranza di civic hackers a fare cose con i dati. Ogni nuovo riuso produce nuove domande, che a loro volta stimolano nuovi riusi e coinvolgono nuove persone, e così si va diffondendo una cultura del dato. Un processo simmetrico accade dentro le amministrazioni. Quando il funzionario espone un dato, sa che lo vedono tutti. Conta i download di ciascun dataset. Guarda gli esempi di riuso su Internet. E improvvisamente non sta più solo percorrendo le tappe di un processo amministrativo: ha una comunità di riferimento, comunica, il suo lavoro è importante per gente fuori dall’istituzione. E quindi fa la cosa logica: alza l’asticella, e si chiede come può fare ancora meglio. Ho avuto la fortuna di seguire l’avventura di OpenCoesione: il gruppo che l’ha fatto non aveva ancora finito di festeggiare il rilascio di 600mila progetti in formato open (un’operazione enorme) che si stava già arrovellando sui totali che non tornano, i descrittori dei progetti che non si capiscono, ci vuole almeno un rilascio nuovo ogni sei mesi…

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Conclusione. Open data è un’occasione straordinaria per produrre, con una mossa sola, cittadini attivi e amministratori trasparenti; e per fare collaborare questi due soggetti all’insegna di una cultura del dato, sopra le ideologie. Nell’Italia dell’antipolitica, del piagnisteo, del “non è compito mio” e del “tutti ladri” non mi sembra un’occasione da perdere. Il movimento open data c’è già, sta giocandosi la partita al massimo e sta pure vincendo. In questa storia Wikitalia ci sarà fino alla fine, ci sarò io personalmente. Oggi anche la vostra Regione entra in partita. È un passo importante, e va apprezzato; ma molto resta da fare. Il tempo è adesso. Nelle prossime settimane, ciascuno di noi deciderà se vuole giocare la partita o stare in panchina. Se decidete di giocare, benvenuti. Ci vediamo in campo.

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G R A Z I E P E R I L V O S T R O T E M P O .

@alberto_cottica #DDayFVG