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Giornata dell'Assaggiatore 4 febbraio 2017 Hotel Shangri La Corsetti - Roma CONVEGNO SCIENTIFICO ONAV Comunicare il vino

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Giornata dell'Assaggiatore

4 febbraio 2017

Hotel Shangri La Corsetti - Roma

CONVEGNO SCIENTIFICO ONAV

Comunicare il vino

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LO STORYTELLING DEL VINO: POESIA, ENFASI, MA VERITÀFRANCESCO IACONO ARCIPELAGO MURATORI

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MARKETING E COMUNICAZIONE• Si parla molto di storytelling, di narrazione

• Sono i valori a muovere le persone, non gli spot pubblicitari. Vero? Falso?

• I potenziali clienti non possono essere raggiunti e convinti solo con la pubblicità tradizionale (interruption marketing).

• differenze importanti tra B2B e B2C

• Quello che non cambia, oggi, è l’importanza dell’inbound marketing (il processo che permette ad un'azienda di farsi trovare nel momento in cui i clienti hanno bisogno)

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MARKETING E COMUNICAZIONE• La pubblicità tradizionale lascia il posto alle strategie

basate sui contenuti capaci di fondere emozione e informazione

• Facebook punta sulle pubblicità capaci di raccontare storie. Facebook Canvas, un modello di pubblicità pensato per il mobile e per il visual, per fondere in un unico prodotto immagini, video, testo, link e call to action. Non c’è più un messaggio, uno slogan, un titolo: c’è un’esperienza.

• Coscienza che il vino si vende grazie ai valori che riusciamo a raccontare.

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MARKETING E COMUNICAZIONE• lo storytelling rischia di essere banalizzato e appiattito intorno al

“saper riportare una storia”.

• Non è questo o meglio non è solo questo. Una cantina che vuole puntare sullo storytelling sta puntando alle emozioni, e questo non è un lavoro semplice.

• Lo storytelling è un metodo; traduce e promuove le “cose” in parole, immagini, suoni e percezioni “reali”, le rende “vere” e legittimate ad esistere

• Lo Storytelling è ciò che crea reputazione e consente di muovere le persone e la reputazione di un’azienda.

• Vino e racconto vivono di una simbiosi imprescindibile e la simbiosi si stabilisce anche con il consumatore perché non ci si racconta da soli

• Costruire, condividere e coinvolgere.

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I LUOGHI COMUNI• Luogo comune ha il significato di banalizzazione menzognera

grazie al riciclo di falsità o di verità parziali comunemente prodotte in ambito non specialistico.

• Il sapere specialistico si dovrebbe basare su postulati di indubbia e comprovata scientificità o di corroborata documentazione.

• Spesso però il confine tra i saperi è molto più confuso e le invalicabili certezze scientifiche possono produrre luoghi comuni altrettanto pericolosi.

• Ogni forma del sapere deve essere ricondotta nelle sue pratiche procedurali, alla sua sostanza e non mitizzata.

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I LUOGHI COMUNI• Ostriche e champagne

• Pesce chiama forzatamente vino bianco

• La pizza chiama sempre la birra

• La cucina asiatica non vuole il vino

• Meglio non mischiare il bianco con il rosso

• I vini francesi sono sofisticati, i nostri sono più genuini

• Il bianco deve essere dell’annata più recente

• I vini del sud sono pesanti

• Il rosso va a temperatura ambiente

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I LUOGHI COMUNI• Il vino più caro è il migliore

• Le grandi cantine fanno buoni vini ma non vini eccezionali

• Le piccole cantine fanno vini più autentici

• I vini invecchiati buoni sono solo quelli con i tappi di sughero

• La bottiglia pesante indica un vino buono

• I vini dolci sono per gli incompetenti

• Nelle vendemmie difficili tutti i vini sono scadenti

• Tutti i vini da conservare sono rossi

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I LUOGHI COMUNI• Gli uomini comprano più vino delle donne: le percentuali del vino comprato

dalle donne sono 83% USA, 80% UK, 70% Francia, 60% Svizzera, 57% Australia

• Le donne bevono solo bianchi e vini dolci: le donne bevono 57% vini rossi, 30% bianchi e 13% rosè;

• Le donne non sanno come scegliere il vino: per le donne la scelta dipende dalla varietà e la regione di origine oltre che dall’abbinamento con il cibo. Per gli uomini contano molto lo status di un’etichetta e il prezzo. Inoltre 1/5 delle donne si basa su una buona base di conoscenze sul vino;

• Il vino fatto dalle donne è per le donne: Nei concorsi con giuria femminile le assaggiatrici non sono in grado di riconoscere i vini fatti da donne;

• Il vino è ancora un comparto molto maschile: le enologhe sono il 33% in Francia e il 50% in Spagna; Le Sommelier sono l’80% in Svezia, in Russia e Giappone, e il 40% in Italia; le viticoltrici sono il 28% in Francia ed il 30% in Italia;

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I LUOGHI COMUNI• Le donne non sono esploratrici e sono abitudinarie nella scelta del vino: le

donne amano comprare i vini nuovi. Le donne si basano sull’emozione che un vino dà loro e soprattutto sulla capacità di un vino di essere adatto a quella specifica esperienza, per gli uomini sono più importanti elementi tecnici e sul brand;

• Le donne sono più futili nelle scelte: le donne sono poco influenzabili e comprano i vini che a loro piacciono. Da questo dipende lo scarso successo dei vini “per le donne” che vengono preferiti solo dal 40% delle donne USA e solo il 26% delle donne USA acquisterebbe un vino “di genere”;

• Le donne fanno acquisti sull’onda del momento: le ricerche dimostrano che il 66% delle donne fa acquisti solo se pianificati, mentre il 22% fa acquisti impulsivi;

• Le donne che bevono vino sono poco sicure di sé: il credere poco in se stessi e nelle proprie capacità è più un fatto culturale che altro. Il 18% degli uomini dichiara di avere una conoscenza approfondita del vino contro il 12% delle donne, e il 30% degli uomini crede di poter identificare con esattezza gli aromi nel vino contro il 17% delle donne.

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LUOGHI COMUNI: VITI VECCHIE - VINO BUONO, UN MANTRA

• ETÀ DELLA VITE: INFLUENZA SULLA QUALITA’ DELL’UVA E DEL VINO (V. ZUFFEREY , D. MAIGRE della Station de recherche Agroscope Changins-Wädenswil) - Chasselas, Pinot blanc, Arvine, Gamay, Syrah e Humagne rouge

• L'assenza di carenza idrica e il maggior vigore osservati nelle viti vecchie non hanno grandi influenze sul tenore di zuccheri dell’uva che non è correlato con l’età della vite.

• L’acidità totale dei mosti sono più elevati nel caso delle viti vecchie. Poche differenze dell’indice dei polifenoli totali nei vini rossi in funzione dell’età dei ceppi.

• Nel caso dei vitigni rossi i vini derivati dalle viti vecchie sono stati giudicati più positivamente dei vini ottenuti dalle viti giovani, soprattutto per la qualità dei tannini giudicati più strutturati e stabili.

• Per i vitigni bianchi poche differenze nella qualità dei vini in funzione dell’età delle viti. I vini derivanti dalle viti giovani di Pinot blanc giudicati in modo migliore di quelli ottenuti da viti vecchie, soprattutto per quanto riguarda la tipicità e la finezza del bouquet.

• Con la maturazione dei vini, il giudizio dato dopo diversi anni in bottiglia conferma le tendenze della degustazione dell’anno.

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LUOGHI COMUNI: MINERALITÀ

• Definizione tradizionale: Percezione di mineralità associata al terreno, e dunque al territorio di origine del vino, motivo per cui il termine minerale si è trasformato in un efficace strumento di marketing.

• Il geologo Alex Maltman, su The Journal of Wine Research, sostiene che non vi è alcuna prova di un legame diretto tra aroma e gusto di un vino e composizione del terreno. Infatti i minerali nel vino sono elementi nutrienti ben lontani dall’essere correlati alla geologia del vigneto, in cui i minerali sono invece complessi composti cristallini.

• Wendy Parr: il concetto di mineralità nel vino è indubbiamente reale ma la fonte della percezione è ancora poco chiara. È stata vagamente attribuita all’acidità, ai sentori di ridotto ed all’assenza di sapore percepito.

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LUOGHI COMUNI: MINERALITÀ

• Il tipo di suolo sul quale crescono le uve spesso influenza il gusto e l'aroma di un vino. Per esempio, in Borgogna il suolo ricco di calcare dello Chablis impregna le uve di sapori, che tendono ad impartire al vino un gusto minerale

• Sentore di grande sapidità, quasi salino, derivante dalla ricchezza di elementi minerali disciolti in un vino

• Sensazioni odorose minerali e saline.  Caratteristiche di alcuni vitigni e ambienti pedoclimatici come i Sauvignon blanc della Loira, i Riesling della Valle del Reno, alcuni Nero d'Avola di Sicilia

• Aggettivo che riconduce a sensazioni odorose minerali e saline, come quelle di pietra focaia e polvere da sparo, petrolio e idrocarburi, grafite e ardesia, a volte un leggero salmastro, caratteristiche di alcuni vitigni e ambienti pedoclimatici, come i Sauvignon blanc della Loira

• Sentore aromatico riconducibile al territorio di provenienza dell'uva che può ricordare la grafite, ava, tufo o pietra spaccata

• Aroma o sapore che richiama sostanze quali il petrolio, il ferro, la nafta; sensazione ricorrente in vini bianchi non integri e molto acidi, deriva al vino dal convergere della nota limoneggiante sul forte affumicato sulfureo; difetto grave di integrità

• Carattere minerale legato alle peculiarità del terreno, come calcare, scisto, terra, funghi

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I LUOGHI COMUNI COSÌ PARLÒ BRUCE PALLING: PERCHÉ ODIO IL VINO

NATURALE O MEGLIO PERCHÉ IL VINO NATURALE PUZZA PEGGIO DEL SIDRO PUTRIDO.

RISPONDE ALICE FEIRING• La didascalia di una delle fotografie che accompagna l’articolo si riferisce allo Chasselat, uva che

io non sono riuscita a trovare in alcun testo di agronomia

• “Il vino naturale non si trova in vendita sugli scaffali dei supermarket”. Beh… il supermarket Whole Foods di Londra, a differenza di molti altri Whole Foods al mondo, ne offre una buona varietà.

• “Si ha la sensazione che poiché il cibo servito in un ristorante è migliore se non contiene pesticidi o erbicidi, la stessa cosa debba essere ritenuta valida per il vino”. Amen! E questo è sbagliato? Soprattutto se alcuni di questi vini sono deliziosi?

• “Il vino naturale non esiste perché tutto il vino necessita dell’intervento umano”. Che ragionamento ridicolo e fastidioso. C’è da andare fuori di testa. Ritornate alla discussione originale, per piacere. Anche il pane non si fa senza l’intervento umano, però c’è il pane del Mulino Bianco e poi c’é il pane vero. Ok?

• “Sono necessari almeno 30 mg/l di solforosa per mantenere una bottiglia di vino aperta bevibile per alcuni giorni”. La mia esperienza? La solforosa riduce la vita delle bottiglie aperte. Il piccolo segreto di consumatori e sommelier è che i vini a basso contenuto di solforosa rimangono buoni per molto più tempo. Molti vini naturali amano l’ossigeno.

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I LUOGHI COMUNI COSÌ PARLÒ BRUCE PALLING: PERCHÉ ODIO IL VINO NATURALE O

MEGLIO PERCHÉ IL VINO NATURALE PUZZA PEGGIO DEL SIDRO PUTRIDO.

RISPONDE ALICE FEIRING

• “Il movimento dei vini naturali è stato lanciato dal ristorante Noma di Copenhagen”. Ma dove cavolo l’ha sentita questa? Il movimento del vino naturale nasce nel Beaujolais alla fine degli anni ’70. Si è affermato a Parigi per la prima volta negli anni 2000, con il boom dei wine bar di vino naturale. Si è diffuso rapidamente grazie a internet a partire dal 2006, ed oggi la lista di bravi produttori mondiali di vino naturale è lunghissima. Certamente la Danimarca è con prepotenza al vertice del mondo del naturale, ma è arrivata relativamente tardi al gioco.

• “Il Ristorante Hibiscus di Londra ha visto la luce ed ha reintrodotto «etichette blasonate»”. In accordo con la creatrice della carta dei vini, Isabel Legeron (Master of Wine dedita al vino naturale, n.d.t.) c’è sempre qualche etichetta classica nella lista dei vini.

• “Il Ristorante Noma di Copenhagen ha visto la luce ed ha reintrodotto «etichette blasonate»”. Mads Kleppe mi confidò che stava ancora cercando di disfarsi di alcune vecchie giacenze di magazzino, precedenti al suo arrivo. Questi vini erano veramente imbarazzanti ed è probabile che fossero proprio questi i “nuovi arrivi” che Palling pensava fossero stati recentemente

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VINO VERTICALE

• Vino nel quale le componenti acido-tanniche prevalgono su quelle morbide dell'alcool e della glicerina. 

• Ci sono i vini verticali (caratterizzati da purezza aromatica e precisione) di solito molto austeri nei primi anni di vita, ma con grandi capacità d’invecchiamento.

• E poi ci sono i vini orizzontali. Quelli più piacioni, dal pH alto, belli “rotondi”. Pronti subito e dal cosiddetto gusto internazionale. 

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VINO VERTICALE E….. LA SAGRA DEI LUOGHI COMUNI

• Tutto ha inizio dalla terra, sale su un fusto e diventa tralce (sic!!!). Da qui figliano pampini e bacche, frutti pieni e succosi che si fanno grappolo: il grappolo d’uva che è origine del nostro vino. IL RICHIAMO DELLA TERRA

• Nel DNA del chicco d’uva è scritta buona parte della storia del vino che sarà. Ma è poi il contesto geografico in cui affonda le radici a renderlo unico. E una prospettiva inclinata, molto inclinata. VINI VERTICALI

• Da un processo biochimico l’alchimia della trasformazione dell’uva in vino: la vinificazione che ha inizio dal rituale vitale e prospero della vendemmia. A MANI NUDE

• Apparteneva a ………. il nostro vigneto più antico. Si addormentava tra le vigne per la paura che, di notte, qualcuno gliele portasse via. Non poteva che chiamarsi così il nostro primo vino. VINI  MOLTO PERSONALI

• Il gusto assorbe umori e mode, ma è anche dettato da necessità e consegue a condizioni climatiche, natura del territorio e disponibilità economiche. Così si crea un gusto del vino che cambia di tempo in tempo. DI …. nomi …di vitigni ….autoctoni ED ALTRE STORIE