“On the road” allo scoperto - La Cordata OnLine · senso di perdita. Era sul punto di scendere...

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PAGINA 6 NOVEMBRE 2015 Notizie idee e opinioni dall’Oratorio Una storia a puntate per i più piccoli NELL’OMBRA DELLA CATTEDRALE PARTE SETTIMA Nel 1990 Angelika, villaggio sperduto sulle Alpi a cavallo tra la Lombardia e la Svizzera, è deva- stato da una piaga biblica: un’epidemia di peste nera. Gli abitanti, terrorizzati, vengono informati che anche il resto del mondo è nelle stesse condi- zioni. Costretti dalle forze dell’ordine, abbando- nano ogni tecnologia e le loro case, affidandosi ad uno straniero, un frate domenicano che si fa chiamare l’ “Abate”, e ai suoi confratelli. Questi li guidano nell’unico rifugio che possa accogliere i sopravvissuti: la Cattedrale del paese. Lì creano una comunità di santi, una sorta di Terra Promes- sa, depurata da ogni forma di peccato, sperando di sfuggire al contagio. Nella Città Alta, costruita nella Cattedrale, si vive un nuovo Medioevo, go- vernato dal Concistoro dell’Abate; la Città Bassa, il villaggio fantasma, è ormai preda della natura selvaggia e rimane come monito per coloro che osano lasciare la protezione della Cattedrale. L’aurora irruppe nel folto della foresta di pini con lame di luce rosata, ancora impigrita dal torpore della notte e dalle preoccupazioni del giorno precedente. Un raggio tiepido ac- carezzò le palpebre di Aaron Himmel, steso supino accanto alla madre Miriam. Dopo il crollo della Cattedrale, la foresta era diven- tata la nuova dimora della comunità e, di conseguenza, l’unico letto che Aaron potesse permettersi consisteva in un tappeto di aghi e muschio. Il canto di un tordo svegliò definiti- vamente il ragazzino, insieme ai primi crampi di fame, ormai diventati compagni inseparabi- li delle sue mattine. Deciso a mettere qualcosa sotto i denti, Aaron s’incamminò alla ricerca di uova di quaglia, stando ben attento a non destare l’at- tenzione dei vigilanti di turno. La maggior parte delle persone era ancora addormentata in rifugi di fortuna e Aaron non aveva cuore di strapparli ai loro sogni: vivevano in tempi difficili, dove la paura regnava indiscussa su ogni pensiero. La speranza di trovare una soluzione alla minaccia dell’Inquisitore andava affievolen- dosi sempre più, lasciando posto all’incertezza e alla disperazione. Il futuro che si prospettava ai loro figli era un’esistenza da nomadi, brac- cati in eterno dall’ombra di un uomo che non avevano mai nemmeno visto. Valeva la pena vivere così? Si domandava di tanto in tanto Aaron, con una morsa allo stomaco: perché Dio non agiva? Cosa poteva la sua gente con- tro un male tanto forte? Quello era un lavoro da “Signore Onnipotente”, non certo da mise- ri fuggiaschi! Mentre rifletteva su questi problemi, si ar - rampicò su un vecchio olmo e raggiunse una cavità del tronco in cui s’intravedeva un pic- colo nido che custodiva sei uova punteggiate di marrone. Gli venne subito l’acquolina in bocca. Allungò un braccio per cogliere quella che sarebbe diventata la colazione sua e della madre, quando nel campo visivo del giovane entrarono due figure: una era la bella Cornelia, l’altra...suo fratello Abraham. “Abraham?! Che ci fanno insieme...da soli...all’alba?” ragionò il giovane, strabuzzando gli occhi per la sorpresa. Cornelia passeggiava a fianco dell’alto e allampanato Abraham e dal punto di osservazione di Aaron assomigliavano ad una bambina in compagnia di un gigante. Di- scutevano a bassa voce, le parole ridotte quasi ad un sussurro...poi Cornelia rise, con quella sua risata contagiosa e musicale che Aaron tanto adorava. Fu a quel punto che Abraham si levò la mantella e la posò sulle spalle di Cornelia. Lei smise di ridere, lo guardò intensamente negli occhi e gli sorrise...come non aveva mai sorriso a nessun altro prima. In quello stesso istante Aaron sentì che qualcosa nel suo pet- to si spezzava, come un bicchiere di cristallo che s’infrange al suolo, e provò un doloroso senso di perdita. Era sul punto di scendere e separare suo fratello dalla ragazza con la forza, quando una ghianda lo colpì alla testa. Aaron abbassò lo sguardo per scoprire chi lo avesse aggredito e, alquanto turbato, notò che ai piedi dell’olmo lo attendeva l’Abate, con le braccia conserte. Aaron saltò giù dal ramo. -Andiamo, abbia- mo del lavoro da fare.- l’Abate non lo salutò neppure e, alzando un sopracciglio, invitò Aa- ron a seguirlo. Il ragazzino lanciò un’ultima occhiata afflitta ad Abraham e Cornelia che, abbracciati, si allontanavano tra gli alberi. Allora incalzò il frate e usando le mani come fossero la sua stessa bocca gli chiese “Cosa volete da me? Di che lavoro si tratta?”. L’Abate lo ignorò a lungo e non proferì parola finché non raggiunsero una zona inesplorata della foresta, dove una nebbia sottile si allun- gava con le sue dita di madreperla sulle pian- te selvatiche: si arrestarono davanti ad una cascata naturale che si riversava da un colle erboso sul sentiero di rocce. -Non potranno continuare a vivere in questo modo barbaro per sempre, Aaron.- affermò l’Abate, senza voltarsi e posando i piedi nudi sulle rocce sci- volose con l’intento di fermarsi ad un passo dal muro d’acqua. Il ragazzino non si mosse, troppo sbalordito dalla rinnovata energia del frate per riflettere. Giunto a destinazione, l’Abate si girò verso Aaron e spiegò -Devo salvarli. Perciò ho bi- sogno del tuo aiuto...loro credono in te. Io li ho delusi- Continuando a non capire, Aaron seguì il percorso dell’Abate che, nel frattem- po, aveva oltrepassato la cascata. Bagnato fradicio, Aaron si ritrovò in una miniera di carbone abbandonata. L’Abate stava ritto e trionfante accanto ad un mucchio di candele consumate -L’unica possibilità che abbiamo per combattere l’In- quisitore senza spargimenti di sangue è con- vertirlo alla nostra fede...convincerlo dell’esi- stenza di Dio!- esordì, con le guance rosse per l’eccitazione. Scettico, Aaron scosse la testa: “Ci vorreb- be un miracolo.”, gli disse senza molti pream- boli. In quell’istante comparve la dolce Gritt la quale, con un gesto teatrale, sollevò un telo nascosto in un angolo...e quando Aaron posò gli occhi su ciò che celava, desiderò avere la voce per dare sfogo alla sua meraviglia.-Sare- mo noi ad operare il miracolo, figliolo. Tu ed io .- mormorò commosso l’Abate. Alice Busnelli “On the road” allo scoperto Il progetto sulle dipendenze prosegue su questo tema nasce dall'osservazione di come alcuni gruppi di ragazzi (della fascia 15-18 anni) mostrino comportamenti preoccupanti, quali abuso di alcool e droghe, commettano atti di vandalismo e bullismo fino ad arrivare all'aggressione. Due i piani d'azione individuati dalla commissione “On the road”: porre rimedio al degrado in essere e prevenire che la pro- blematica si estenda alle annate a venire. Sarà necessario individuare le persone coinvolte e capire quanto le problematiche identificate (alcool, droghe leggere e/o pesanti, vandalismo, violenza) sia- no radicate, per poter calibrare l'intervento sulle neces- sità che i ragazzi manifestano. Proprio a tale riguardo sarebbe bello poter pensare ad un coinvolgimento di- retto in attività pratiche in Oratorio o mettere in discus- sione i comportamenti loro e dei loro amici cercando di far loro capire i rischi di determinate abitudini. Altrettanto di reale necessità sarebbe l’intento d’in- staurare un dialogo con il Comune e le Forze dell'Or- dine necessario per poter ampliare il raggio d'azione e per avere strumenti adatti a fronteggiare i fatti più gra- vi (aggressioni e utilizzo/spaccio di droghe). Dovero- so sarebbe far presente ai Servizi Sociali chi potrebbe aver bisogno d'aiuto, trattandosi spesso di minori. Da non sottovalutare in merito alla rete d’informazione saranno le assemblee per genitori organizzate all’Ora- torio San Luigi con esperti, testimoni, professionisti nel settore dell’educazione e delle dipendenze (26 Settembre, 31 Ottobre, 21 Novembre e 19 Dicembre 2015). Sul piano della prevenzione il target sono invece i ragazzi delle scuole medie (III media) con i quali ab- biamo avviato un progetto di sensibilizzazione che abbia come output tangibile la produzione di uno o più cortometraggi o spot pubblicitari contro l’uso di stupefacenti e abuso d’alcool. Lo stesso progetto sco- lastico “On the road” sarà accompagnato da specialisti e testimoni che hanno affrontato/stanno affrontando il problema della dipendenza: lezioni frontali ai ragazzi durante le ore concesse gentilmente dal collegio do- centi e dal Reggente attuale (13 Ottobre, 28 Ottobre, 13 Novembre, 3 dicembre 2015 e 11 Gennaio 2016) Sarà difficile ma confidiamo nell’aiuto di tutti. Pro- vare è meglio che non far nulla: investiremo in aspetti positivi di formazione per aiutare i ragazzi a ritrovare l’equilibrio e non cadere nella tentazione di risolvere tutto con la droga. La speranza per un futuro migliore nasce anche e soprattutto da progetti educativi per le nuove generazioni. Don Mario Il consumo di alcool e sostanze stupefacenti sta di- ventando un problema anche nella nostra Sant’Angelo. Ce lo siamo detti e ripetuti in quest’ultimo mese anche attraverso quelle poche righe pervenute in ogni casa. Sembra che anche i nostri giovani, nonostante abbiano diversi modi per divertirsi, attendono l’occasione tra- sgressiva per liberarsi da tutte le tensioni, le noie e le fatiche accumulate. Nella maggior parte dei casi (ciò è ampiamente dimostrato dalle statistiche rilevate), l’unico modo per “evadere” è bere o drogarsi. Spesso è la risposta ad un disagio che sta vivendo tutta la so- cietà. Ci sono grandi difficoltà e i ragazzi sono fragili. Vivono la precarietà attuale, la mancanza di speranze per il futuro, rifugiandosi nelle sostanze stupefacenti. Come Oratorio riteniamo che la vera lotta alla droga non si fa con la repressione ma con l’educazione. Pur- troppo anche le grandi realtà educative del Paese e la famiglia stessa vivono situazioni di grande difficoltà. In questi ultimi mesi abbiamo raccolto qualche notizia non estranea ai nostri giovani ed abbiamo steso un pro- getto che vorremmo condividere con i lettori giovani e meno giovani di “Tra”. In sede di consiglio d'Oratorio del 29 Aprile 2015 e del 5 Maggio 2015, ma anche durante l’estate, si è riunito un gruppo di lavoro creato per analizzare il pro- blema del degrado giovanile riscontrato sul territorio santangiolino e che coinvolge, tra gli altri come ben sapete, ragazzi che fino a poco tempo fa frequentavano l'Oratorio. La decisione di creare un gruppo di lavoro Una piccola delegazione “in preghiera” Pellegrinaggio a Sotto il Monte Giovanni XXIII Sabato 17 ottobre, un gruppetto di 5 persone si è recato a Sotto il Monte in occasione dell’incon- tro organizzato dalla comunità di Taizé. La comunità di Taizé é una comunità cristiana monastica ecu- menica che è stata fondata da frè- re Roger ed ha la sua sede nel pic- colo centro di Taizé in Francia. L’incontro si è svolto in tre mo- menti: primo momento accoglien- za nella casa del pellegrino e poi lettura del brano di Vangelo nel santuario dove c’è stato un picco- lo intervento di frère John che è il sacerdote che di solito segue la comunità di Taizé. Poi ci siamo divisi in tanti grup- pi per condividere le nostre opi- nioni sul brano di Vangelo, ma anche per condividere le nostre esperienze personali, e abbiamo trattato temi come la misericordia traendo spunto dal l’ico- na della misericordia e poi il tema dell’aiuto cioè come ognuno di noi può essere aiutato o come potrebbe fare per aiutare gli altri. L’ultimo momento è stata invece la veglia di preghiera seguita dall’adorazione della croce, momenti secon- do me emozionanti e indimenticabili. Penso veramente che questi tipi di incontro servano veramente per far riflettere e soprat- tutto per applicare tutti questi insegnamenti nella vita di tutti i gior- ni. Silvia

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Pagina 6 novembre 2015

Notizie idee e opinionidall’Oratorio

Una storia a puntateper i più piccoli

NELL’OMBRA DELLA CATTEDRALEPARTE SETTIMA

Nel 1990 Angelika, villaggio sperduto sulle Alpi a cavallo tra la Lombardia e la Svizzera, è deva-stato da una piaga biblica: un’epidemia di peste nera. Gli abitanti, terrorizzati, vengono informati che anche il resto del mondo è nelle stesse condi-zioni. Costretti dalle forze dell’ordine, abbando-nano ogni tecnologia e le loro case, affidandosi ad uno straniero, un frate domenicano che si fa chiamare l’ “Abate”, e ai suoi confratelli. Questi li guidano nell’unico rifugio che possa accogliere i sopravvissuti: la Cattedrale del paese. Lì creano una comunità di santi, una sorta di Terra Promes-sa, depurata da ogni forma di peccato, sperando di sfuggire al contagio. Nella Città Alta, costruita nella Cattedrale, si vive un nuovo Medioevo, go-vernato dal Concistoro dell’Abate; la Città Bassa, il villaggio fantasma, è ormai preda della natura selvaggia e rimane come monito per coloro che osano lasciare la protezione della Cattedrale.

L’aurora irruppe nel folto della foresta di pini con lame di luce rosata, ancora impigrita dal torpore della notte e dalle preoccupazioni del giorno precedente. Un raggio tiepido ac-carezzò le palpebre di Aaron Himmel, steso supino accanto alla madre Miriam. Dopo il crollo della Cattedrale, la foresta era diven-tata la nuova dimora della comunità e, di

conseguenza, l’unico letto che Aaron potesse permettersi consisteva in un tappeto di aghi e muschio. Il canto di un tordo svegliò definiti-vamente il ragazzino, insieme ai primi crampi di fame, ormai diventati compagni inseparabi-li delle sue mattine.

Deciso a mettere qualcosa sotto i denti, Aaron s’incamminò alla ricerca di uova di quaglia, stando ben attento a non destare l’at-tenzione dei vigilanti di turno. La maggior parte delle persone era ancora addormentata in rifugi di fortuna e Aaron non aveva cuore di strapparli ai loro sogni: vivevano in tempi difficili, dove la paura regnava indiscussa su ogni pensiero.

La speranza di trovare una soluzione alla minaccia dell’Inquisitore andava affievolen-dosi sempre più, lasciando posto all’incertezza e alla disperazione. Il futuro che si prospettava ai loro figli era un’esistenza da nomadi, brac-cati in eterno dall’ombra di un uomo che non avevano mai nemmeno visto. Valeva la pena vivere così? Si domandava di tanto in tanto Aaron, con una morsa allo stomaco: perché Dio non agiva? Cosa poteva la sua gente con-tro un male tanto forte? Quello era un lavoro da “Signore Onnipotente”, non certo da mise-ri fuggiaschi!

Mentre rifletteva su questi problemi, si ar-rampicò su un vecchio olmo e raggiunse una cavità del tronco in cui s’intravedeva un pic-

colo nido che custodiva sei uova punteggiate di marrone. Gli venne subito l’acquolina in bocca. Allungò un braccio per cogliere quella che sarebbe diventata la colazione sua e della madre, quando nel campo visivo del giovane entrarono due figure: una era la bella Cornelia, l’altra...suo fratello Abraham. “Abraham?! Che ci fanno insieme...da soli...all’alba?” ragionò il giovane, strabuzzando gli occhi per la sorpresa. Cornelia passeggiava a fianco dell’alto e allampanato Abraham e dal punto di osservazione di Aaron assomigliavano ad una bambina in compagnia di un gigante. Di-scutevano a bassa voce, le parole ridotte quasi ad un sussurro...poi Cornelia rise, con quella sua risata contagiosa e musicale che Aaron tanto adorava.

Fu a quel punto che Abraham si levò la mantella e la posò sulle spalle di Cornelia. Lei smise di ridere, lo guardò intensamente negli occhi e gli sorrise...come non aveva mai sorriso a nessun altro prima. In quello stesso istante Aaron sentì che qualcosa nel suo pet-to si spezzava, come un bicchiere di cristallo che s’infrange al suolo, e provò un doloroso senso di perdita. Era sul punto di scendere e separare suo fratello dalla ragazza con la forza, quando una ghianda lo colpì alla testa. Aaron abbassò lo sguardo per scoprire chi lo avesse aggredito e, alquanto turbato, notò che ai piedi dell’olmo lo attendeva l’Abate, con le braccia conserte.

Aaron saltò giù dal ramo. -Andiamo, abbia-mo del lavoro da fare.- l’Abate non lo salutò neppure e, alzando un sopracciglio, invitò Aa-ron a seguirlo. Il ragazzino lanciò un’ultima occhiata afflitta ad Abraham e Cornelia che, abbracciati, si allontanavano tra gli alberi.

Allora incalzò il frate e usando le mani come fossero la sua stessa bocca gli chiese

“Cosa volete da me? Di che lavoro si tratta?”. L’Abate lo ignorò a lungo e non proferì parola finché non raggiunsero una zona inesplorata della foresta, dove una nebbia sottile si allun-gava con le sue dita di madreperla sulle pian-te selvatiche: si arrestarono davanti ad una cascata naturale che si riversava da un colle erboso sul sentiero di rocce. -Non potranno continuare a vivere in questo modo barbaro per sempre, Aaron.- affermò l’Abate, senza voltarsi e posando i piedi nudi sulle rocce sci-volose con l’intento di fermarsi ad un passo dal muro d’acqua.

Il ragazzino non si mosse, troppo sbalordito dalla rinnovata energia del frate per riflettere. Giunto a destinazione, l’Abate si girò verso Aaron e spiegò -Devo salvarli. Perciò ho bi-sogno del tuo aiuto...loro credono in te. Io li ho delusi- Continuando a non capire, Aaron seguì il percorso dell’Abate che, nel frattem-po, aveva oltrepassato la cascata. Bagnato fradicio, Aaron si ritrovò in una miniera di carbone abbandonata.

L’Abate stava ritto e trionfante accanto ad un mucchio di candele consumate -L’unica possibilità che abbiamo per combattere l’In-quisitore senza spargimenti di sangue è con-vertirlo alla nostra fede...convincerlo dell’esi-stenza di Dio!- esordì, con le guance rosse per l’eccitazione.

Scettico, Aaron scosse la testa: “Ci vorreb-be un miracolo.”, gli disse senza molti pream-boli. In quell’istante comparve la dolce Gritt la quale, con un gesto teatrale, sollevò un telo nascosto in un angolo...e quando Aaron posò gli occhi su ciò che celava, desiderò avere la voce per dare sfogo alla sua meraviglia.-Sare-mo noi ad operare il miracolo, figliolo. Tu ed io .- mormorò commosso l’Abate.

Alice Busnelli

“On the road” allo scopertoIl progetto sulle dipendenze prosegue

su questo tema nasce dall'osservazione di come alcuni gruppi di ragazzi (della fascia 15-18 anni) mostrino comportamenti preoccupanti, quali abuso di alcool e droghe, commettano atti di vandalismo e bullismo fino ad arrivare all'aggressione. Due i piani d'azione individuati dalla commissione “On the road”: porre rimedio al degrado in essere e prevenire che la pro-blematica si estenda alle annate a venire.

Sarà necessario individuare le persone coinvolte e capire quanto le problematiche identificate (alcool, droghe leggere e/o pesanti, vandalismo, violenza) sia-no radicate, per poter calibrare l'intervento sulle neces-sità che i ragazzi manifestano. Proprio a tale riguardo sarebbe bello poter pensare ad un coinvolgimento di-retto in attività pratiche in Oratorio o mettere in discus-sione i comportamenti loro e dei loro amici cercando di far loro capire i rischi di determinate abitudini.

Altrettanto di reale necessità sarebbe l’intento d’in-staurare un dialogo con il Comune e le Forze dell'Or-dine necessario per poter ampliare il raggio d'azione e per avere strumenti adatti a fronteggiare i fatti più gra-vi (aggressioni e utilizzo/spaccio di droghe). Dovero-so sarebbe far presente ai Servizi Sociali chi potrebbe aver bisogno d'aiuto, trattandosi spesso di minori. Da non sottovalutare in merito alla rete d’informazione saranno le assemblee per genitori organizzate all’Ora-torio San Luigi con esperti, testimoni, professionisti nel settore dell’educazione e delle dipendenze (26 Settembre, 31 Ottobre, 21 Novembre e 19 Dicembre 2015).

Sul piano della prevenzione il target sono invece i ragazzi delle scuole medie (III media) con i quali ab-biamo avviato un progetto di sensibilizzazione che abbia come output tangibile la produzione di uno o più cortometraggi o spot pubblicitari contro l’uso di stupefacenti e abuso d’alcool. Lo stesso progetto sco-lastico “On the road” sarà accompagnato da specialisti e testimoni che hanno affrontato/stanno affrontando il problema della dipendenza: lezioni frontali ai ragazzi durante le ore concesse gentilmente dal collegio do-centi e dal Reggente attuale (13 Ottobre, 28 Ottobre, 13 Novembre, 3 dicembre 2015 e 11 Gennaio 2016)

Sarà difficile ma confidiamo nell’aiuto di tutti. Pro-vare è meglio che non far nulla: investiremo in aspetti positivi di formazione per aiutare i ragazzi a ritrovare l’equilibrio e non cadere nella tentazione di risolvere tutto con la droga. La speranza per un futuro migliore nasce anche e soprattutto da progetti educativi per le nuove generazioni.

Don Mario

Il consumo di alcool e sostanze stupefacenti sta di-ventando un problema anche nella nostra Sant’Angelo. Ce lo siamo detti e ripetuti in quest’ultimo mese anche attraverso quelle poche righe pervenute in ogni casa. Sembra che anche i nostri giovani, nonostante abbiano diversi modi per divertirsi, attendono l’occasione tra-sgressiva per liberarsi da tutte le tensioni, le noie e le fatiche accumulate. Nella maggior parte dei casi (ciò è ampiamente dimostrato dalle statistiche rilevate), l’unico modo per “evadere” è bere o drogarsi. Spesso è la risposta ad un disagio che sta vivendo tutta la so-cietà. Ci sono grandi difficoltà e i ragazzi sono fragili. Vivono la precarietà attuale, la mancanza di speranze per il futuro, rifugiandosi nelle sostanze stupefacenti.

Come Oratorio riteniamo che la vera lotta alla droga non si fa con la repressione ma con l’educazione. Pur-troppo anche le grandi realtà educative del Paese e la famiglia stessa vivono situazioni di grande difficoltà. In questi ultimi mesi abbiamo raccolto qualche notizia non estranea ai nostri giovani ed abbiamo steso un pro-getto che vorremmo condividere con i lettori giovani e meno giovani di “Tra”.

In sede di consiglio d'Oratorio del 29 Aprile 2015 e del 5 Maggio 2015, ma anche durante l’estate, si è riunito un gruppo di lavoro creato per analizzare il pro-blema del degrado giovanile riscontrato sul territorio santangiolino e che coinvolge, tra gli altri come ben sapete, ragazzi che fino a poco tempo fa frequentavano l'Oratorio. La decisione di creare un gruppo di lavoro

Una piccola delegazione “in preghiera”Pellegrinaggio a Sotto il Monte Giovanni XXIII

Sabato 17 ottobre, un gruppetto di 5 persone si è recato a Sotto il Monte in occasione dell’incon-tro organizzato dalla comunità di Taizé. La comunità di Taizé é una comunità cristiana monastica ecu-menica che è stata fondata da frè-re Roger ed ha la sua sede nel pic-colo centro di Taizé in Francia.

L’incontro si è svolto in tre mo-menti: primo momento accoglien-za nella casa del pellegrino e poi

lettura del brano di Vangelo nel santuario dove c’è stato un picco-lo intervento di frère John che è il sacerdote che di solito segue la comunità di Taizé.

Poi ci siamo divisi in tanti grup-pi per condividere le nostre opi-nioni sul brano di Vangelo, ma anche per condividere le nostre esperienze personali, e abbiamo trattato temi come la misericordia

traendo spunto dal l’ico-na della misericordia e poi il tema dell’aiuto cioè come ognuno di noi può essere aiutato o come potrebbe fare per aiutare gli altri.

L’ultimo momento è stata invece la veglia di preghiera seguita dall’adorazione della croce, momenti secon-do me emozionanti e indimenticabili.

Penso veramente che questi tipi di incontro servano veramente per far riflettere e soprat-tutto per applicare tutti questi insegnamenti nella vita di tutti i gior-ni. Silvia