Omelia visitazione 2012

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Visitazione - 2012 Abbiamo celebrato da pochi giorni la Pentecoste, e mi piace pensare che, finito il tempo pasquale, inizia il tempo della Pentecoste, il tempo dello Spirito Santo. Che quindi quello che noi chiamiamo “Tempo Ordinario” sia un lungo spazio di tempo –fino al prossimo Avvento-, che ci dona di vivere il mistero della presenza definitiva di Cristo in noi attraverso il Suo Spirito. E quest’anno, proprio in questi giorni subito dopo Pentecoste, ci è dato di celebrare la Visitazione, e io vorrei cogliere il legame tra queste due celebrazioni, il significato di questa vicinanza. Perché è come se la solennità di oggi ci dia un primo esempio -uno dei tanti fra quelli che ci saranno dati anche attraverso tutte le altre celebrazioni dell’anno liturgico, attraverso la memoria dei santi- per mostrarci concretamente cos’è la vita nello Spirito. La vita di Maria è una vita abitata dallo Spirito: mi sembra significativo che, nel Nuovo testamento, la presenza di Maria sia racchiusa tra due effusioni dello Spirito: la prima, donata a lei in modo particolare a Nazareth, al momento dell’Annunciazione (Lc 1,26-38); la seconda – l’abbiamo ascoltato domenica scorsa- con la presenza di Maria al Cenacolo nel giorno della Pentecoste (At 2,1-12. cfr At 1,14). Ed è come se nel giorno di Pentecoste si compisse la missione di Maria: quanto è accaduto per lei sola, a Nazareth, a Pentecoste è donato a tutti; come lei è stata riempita di Spirito all’Annunciazione, così tutta la Chiesa ne è colma a Gerusalemme nel Cenacolo. (Francesco: Vergine fatta Chiesa). Possiamo dire in qualche modo che il senso ultimo dell’Annunciazione è la Pentecoste: Maria è colmata di Spirito per generare Cristo, e perché Lui, attraverso la Pasqua, possa donare allo stesso modo lo Spirito ad ogni credente in Lui. o Ed è come se Maria in qualche modo portasse in sé questa vocazione a suscitare lo Spirito, ad attendere lo Spirito, a rivolgersi allo Spirito come sorgente di vita o E’ quello che vediamo accadere oggi, qui: dove Maria arriva, c’è una presenza dello Spirito, un’effusione, una piccola Pentecoste. Maria è talmente piena e traboccante di Spirito, che –dove lei arriva- lo Spirito è come risvegliato, e investe Elisabetta, Zaccaria, perfino Giovanni nel grembo di Maria. Allora, mi sembra che possiamo guardare a Maria, e in modo particolare a quanto lei ha vissuto qui nel momento della Visitazione, per vedere come opera lo Spirito Santo nella vita dei credenti. e lo possiamo fare con una certa sicurezza, perché siamo sicuri che Maria, nella sua purezza, nella sua trasparenza, non ha messo ostacoli all’opera dello Spirito, si è lasciata fare; e quindi, guardando lei, vediamo perfettamente lo Spirito all’opera. Dunque, cosa fa lo Spirito? Mi fermo su tre considerazioni fra tante. - La prima, la più importante, è che lo Spirito genera Cristo in noi. Esattamente come ha fatto in Maria, lo Spirito porta in noi la vita di Cristo. Senza lo Spirito, ciascuno di noi è solo se stesso. Con lo Spirito, ciascuno di noi è un’incarnazione particolare della Vita di Cristo. E questo significa che, senza lo Spirito, non si è cristiani, che la nostra fede non è tanto una chiamata a fare determinate cose, ma a lasciare vivere Cristo in se stessi, ad essere pienamente noi stessi lasciando che Lui viva in noi stessi.

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Page 1: Omelia visitazione 2012

Visitazione - 2012 Abbiamo celebrato da pochi giorni la Pentecoste, e mi piace pensare che, finito il tempo pasquale, inizia il tempo della Pentecoste, il tempo dello Spirito Santo. Che quindi quello che noi chiamiamo “Tempo Ordinario” sia un lungo spazio di tempo –fino al prossimo Avvento-, che ci dona di vivere il mistero della presenza definitiva di Cristo in noi attraverso il Suo Spirito. E quest’anno, proprio in questi giorni subito dopo Pentecoste, ci è dato di celebrare la Visitazione, e io vorrei cogliere il legame tra queste due celebrazioni, il significato di questa vicinanza. Perché è come se la solennità di oggi ci dia un primo esempio -uno dei tanti fra quelli che ci saranno dati anche attraverso tutte le altre celebrazioni dell’anno liturgico, attraverso la memoria dei santi- per mostrarci concretamente cos’è la vita nello Spirito. La vita di Maria è una vita abitata dallo Spirito: mi sembra significativo che, nel Nuovo testamento, la presenza di Maria sia racchiusa tra due effusioni dello Spirito: la prima, donata a lei in modo particolare a Nazareth, al momento dell’Annunciazione (Lc 1,26-38); la seconda –l’abbiamo ascoltato domenica scorsa- con la presenza di Maria al Cenacolo nel giorno della Pentecoste (At 2,1-12. cfr At 1,14).

• Ed è come se nel giorno di Pentecoste si compisse la missione di Maria: quanto è accaduto per lei sola, a Nazareth, a Pentecoste è donato a tutti; come lei è stata riempita di Spirito all’Annunciazione, così tutta la Chiesa ne è colma a Gerusalemme nel Cenacolo. (Francesco: Vergine fatta Chiesa).

• Possiamo dire in qualche modo che il senso ultimo dell’Annunciazione è la Pentecoste: Maria è colmata di Spirito per generare Cristo, e perché Lui, attraverso la Pasqua, possa donare allo stesso modo lo Spirito ad ogni credente in Lui.

o Ed è come se Maria in qualche modo portasse in sé questa vocazione a suscitare lo Spirito, ad attendere lo Spirito, a rivolgersi allo Spirito come sorgente di vita

o E’ quello che vediamo accadere oggi, qui: dove Maria arriva, c’è una presenza dello Spirito, un’effusione, una piccola Pentecoste. Maria è talmente piena e traboccante di Spirito, che –dove lei arriva- lo Spirito è come risvegliato, e investe Elisabetta, Zaccaria, perfino Giovanni nel grembo di Maria.

Allora, mi sembra che possiamo guardare a Maria, e in modo particolare a quanto lei ha vissuto qui nel momento della Visitazione, per vedere come opera lo Spirito Santo nella vita dei credenti.

• e lo possiamo fare con una certa sicurezza, perché siamo sicuri che Maria, nella sua purezza, nella sua trasparenza, non ha messo ostacoli all’opera dello Spirito, si è lasciata fare; e quindi, guardando lei, vediamo perfettamente lo Spirito all’opera.

Dunque, cosa fa lo Spirito? Mi fermo su tre considerazioni fra tante. - La prima, la più importante, è che lo Spirito genera Cristo in noi. Esattamente come ha fatto in Maria, lo Spirito porta in noi la vita di Cristo. Senza lo Spirito, ciascuno di noi è solo se stesso. Con lo Spirito, ciascuno di noi è un’incarnazione particolare della Vita di Cristo.

• E questo significa che, senza lo Spirito, non si è cristiani, che la nostra fede non è tanto una chiamata a fare determinate cose, ma a lasciare vivere Cristo in se stessi, ad essere pienamente noi stessi lasciando che Lui viva in noi stessi.

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• E significa anche che non si tratta tanto di sforzarsi di pregare, di fare del bene, di perdonare, perché tutto questo è impossibile se non è il frutto naturale della presenza dello Spirito in noi:

o come Gesù è il frutto dello Spirito in Maria, così anche il nostro essere cristiani -e quindi il nostro comportarci come tali- è il frutto dello Spirito in noi.

- La seconda cosa che lo Spirito fa in noi è quella di renderci capaci di riconoscere Cristo anche nella vita degli altri.

• Maria si mette in cammino (ed anche questo è un frutto dello Spirito, che muove, che non lascia fermi, che invia sempre verso l’altro), e viene qui per vedere l’opera di Dio nella vita di Elisabetta.

• La vede nella cugina Elisabetta, ma la vede anche in tutta la storia della salvezza, per cui canta questo inno nel quale ripercorrendo tutte le generazioni e nel presente in Elisabetta, scruta ed esalta –al di là delle apparenza, in profondità- l’opera paziente e buona di Dio. Vede ciò che Dio vede. E l’opera paziente di Dio è la vita dell’uomo.

o c’è una capacità, che lo Spirito dona, di vedere la vita, di credere nella vita E ci vuole lo Spirito, perché sono talmente tanti i segni di morte, che noi, da

soli, potremmo solo scoraggiarci. Invece lo Spirito ci dona uno sguardo nuovo, capace di cogliere dentro i vari passaggi della storia l’opera di un Altro

• Questo sguardo, porta in sé un frutto importante, che è quello di cambiare le nostre relazioni. La visitazione ci dice cosa sono le relazioni quando ciascuno è colmo di Spirito, quando vive non di Sé, ma della presenza di Cristo al proprio cuore; quando la nostra vita nasce da Lui. Allora le relazioni diventano come la visitazione tra Maria ed Elisabetta, un reciproco riconoscersi nel profondo della propria appartenenza a Lui, della propria somiglianza a Lui. Un reciproco riconoscersi, e quindi un reciproco confermarsi in questa fede.

o E di questo, mi sembra, abbiamo sempre tanto bisogno, perché se è vero che ciascuno deve trovare dentro di sé la sicurezza della propria relazione con Dio, è vero anche che c’è una conferma che può venire solo dal di fuori, che può venire solo nella relazione con l’altro.

- La terza cosa che lo Spirito opera, la vediamo ascoltando Maria cantare il Magnificat, e mi sembra la sintesi tra i primi due passaggi: se lo Spirito ha generato Cristo in noi, se ci ha dato uno sguardo nuovo e puro, capace di vedere l’opera di Dio nella storia, allora il cuore è nella gioia, e canta. Allora, soprattutto, nasce la preghiera, che è il modo cristiano di restituire a Dio la sua opera.

• Anche qui, la preghiera è qualcosa di tanto lontano e tanto diverso da tante nostre preghiere, dove noi siamo ancora protagonisti. La preghiera è arrivare a quel luogo profondo del nostro intimo dove lo Spirito vive, dove prega in noi, è arrendersi alla Sua presenza e lasciarlo finalmente fare.

Perché tutto questo sia possibile, la solennità di oggi ci dice che bisogna “solo” credere: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,45). La fede è la porta che apre la vita allo Spirito. Questa porta, Maria l’ha tenuta sempre aperta, si è lasciata completamente fare. Oggi le chiediamo di aiutarci a fare altrettanto, a lasciare che lo Spirito compia in noi ciò che ha operato in lei.