Il Cardinale Crescenzio Sepe ha concluso il Millenario...

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Eminenza Reverendissima, nel 2009 alla festa di san Benedetto fu Lei, insieme al P. Abate emerito Benedetto Maria Chianetta, ad aprire le celebrazioni di prepara- zione al Millennio. Oggi torna in mezzo a noi per chiudere le celebrazioni solenni dell’anno del Millennio 1011-2011. La ringrazio di cuore per aver accettato l’invito e le sono grato per tutto l’affetto che manifesta nei nostri confronti. Per noi monaci della Badia di Cava oggi è un giorno di grande festa. Festa perché insieme rendiamo grazie a Dio, nel sacrificio eucaristico del Suo Figlio Gesù Cristo, per tutte le grazie e le gioie che abbiamo vissuto in questo anno giubilare del Millennio di fondazione della Badia di Cava; Festa perché vissuta insieme a lei Eminenza, agli Eccellentissimi Vescovi della Campania, al reverendissimo Abate Presidente della Congregazione Sublacense Bruno Marin, agli Abati, Priori e Consiglieri della Congregazione Cassinese e della Provincia Italiana della Congregazione Sublacense, ai reverendissimi sacerdoti concelebranti, al Sottosegretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali Dott. Angelo Scelzo, al Sindaco della città di Cava dei Tirreni Avv. Marco Galdi, ai membri del Comitato nazionale per la valoriz- zazione della nostra Badia (tra cui il segretario dott. Gravier), a tutte le autorità civili e militari che sono intervenute, ai Cavalieri del Santo Sepolcro e a tutti i fedeli che sono convenuti oggi in questa Cattedrale; PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE EX ALUNNI DELLA BADIA DI CAVA (SALERNO) Periodico quadrimestrale - Anno LX N. 182 - Dicembre 2011 - Marzo 2012 PASQUA 2012 IL SALUTO DEL PADRE ABATE AL CARD. SEPE Badia di Cava, 8 gennaio – Il Card. Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli e Presidente della Conferenza Episcopale Campana, circondato dai Vescovi della Campania e da Abati provenienti da tutta Italia, ha presieduto la Messa solenne di chiusura del Millenario. Servizio alle pagine 2 e 3. L’ 8 gennaio 2012 Il Cardinale Crescenzio Sepe ha concluso il Millenario della Badia Festa per rendere grazie a Dio perché l’an- no che abbiamo vissuto è stato soprattutto arricchente dal punto di vista spirituale: la venerazione dei nostri santi e beati, l’indulgen- za plenaria concessa dalla Penitenzieria Apostolica, le tante occasioni avute per ascol- tare la parola di eminentissime personalità della Chiesa (e già la ringrazio per le parole che oggi ci rivolgerà), le riflessioni spirituali mensili, gli approfondimenti storici, le eleva- zioni musicali, le mostre che hanno proposto la Badia sotto vari punti di vista, e tante altre ini- ziative. Desidero ringraziare veramente di cuore il Comitato nazionale e tutte le persone che hanno collaborato in questo anno. Ora che il Millennio si chiude chiedo a Lei Eminenza e a tutti voi qui riuniti di continuare a ricordare, soprattutto nella preghiera, questa abbazia, questa comunità monastica perché con tanta umiltà sappia ritrovare il proprio posto nella Chiesa e sappia essere quel segno profetico che la Chiesa chiede a noi monaci. Per questo cammino contiamo sulla grazia di Dio, il sostegno della Santissima Trinità, l’in- tercessione di Santa Felicita nostra Patrona e l’intercessione dei Santi Padri Cavensi; da parte nostra ci mettiamo in atteggiamento di quotidiana conversione e, mi permetta Eminenza se le rubo un’espressione a Lei tanto cara, che la Madonna sempre ci accompagni!!! Grazie Eminenza! Giordano Rota, Abate Amministratore Apostolico Il P. Abate e la Comunità monastica augurano Buona Pasqua agli ex alunni e a tutti i lettori di “Ascolta”

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Eminenza Reverendissima,nel 2009 alla festa di san Benedetto fu Lei,

insieme al P. Abate emerito Benedetto MariaChianetta, ad aprire le celebrazioni di prepara-zione al Millennio. Oggi torna in mezzo a noiper chiudere le celebrazioni solenni dell’annodel Millennio 1011-2011. La ringrazio di cuoreper aver accettato l’invito e le sono grato pertutto l’affetto che manifesta nei nostri confronti.

Per noi monaci della Badia di Cava oggi è ungiorno di grande festa.

Festa perché insieme rendiamo grazie a Dio,nel sacrificio eucaristico del Suo Figlio GesùCristo, per tutte le grazie e le gioie che abbiamovissuto in questo anno giubilare del Millenniodi fondazione della Badia di Cava;

Festa perché vissuta insieme a lei Eminenza,agli Eccellentissimi Vescovi della Campania, alreverendissimo Abate Presidente dellaCongregazione Sublacense Bruno Marin, agliAbati, Priori e Consiglieri della CongregazioneCassinese e della Provincia Italiana dellaCongregazione Sublacense, ai reverendissimisacerdoti concelebranti, al Sottosegretario delPontificio Consiglio delle ComunicazioniSociali Dott. Angelo Scelzo, al Sindaco dellacittà di Cava dei Tirreni Avv. Marco Galdi, aimembri del Comitato nazionale per la valoriz-zazione della nostra Badia (tra cui il segretariodott. Gravier), a tutte le autorità civili e militariche sono intervenute, ai Cavalieri del SantoSepolcro e a tutti i fedeli che sono convenutioggi in questa Cattedrale;

PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE EX ALUNNI DELLA BADIA DI CAVA (SALERNO)

Periodico quadrimestrale - Anno LX N. 182 - Dicembre 2011 - Marzo 2012PASQUA 2012

IL SALUTO DEL PADRE ABATEAL CARD. SEPE

Badia di Cava, 8 gennaio – Il Card. Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli e Presidente dellaConferenza Episcopale Campana, circondato dai Vescovi della Campania e da Abati provenienti datutta Italia, ha presieduto la Messa solenne di chiusura del Millenario. Servizio alle pagine 2 e 3.

L’ 8 gennaio 2012

Il Cardinale Crescenzio Sepeha concluso il Millenario della Badia

Festa per rendere grazie a Dio perché l’an-no che abbiamo vissuto è stato soprattuttoarricchente dal punto di vista spirituale: lavenerazione dei nostri santi e beati, l’indulgen-za plenaria concessa dalla PenitenzieriaApostolica, le tante occasioni avute per ascol-tare la parola di eminentissime personalitàdella Chiesa (e già la ringrazio per le paroleche oggi ci rivolgerà), le riflessioni spiritualimensili, gli approfondimenti storici, le eleva-zioni musicali, le mostre che hanno proposto laBadia sotto vari punti di vista, e tante altre ini-ziative. Desidero ringraziare veramente dicuore il Comitato nazionale e tutte le personeche hanno collaborato in questo anno.

Ora che il Millennio si chiude chiedo a LeiEminenza e a tutti voi qui riuniti di continuare

a ricordare, soprattutto nella preghiera, questaabbazia, questa comunità monastica perchécon tanta umiltà sappia ritrovare il proprioposto nella Chiesa e sappia essere quel segnoprofetico che la Chiesa chiede a noi monaci.Per questo cammino contiamo sulla grazia diDio, il sostegno della Santissima Trinità, l’in-tercessione di Santa Felicita nostra Patrona el’intercessione dei Santi Padri Cavensi; daparte nostra ci mettiamo in atteggiamento diquotidiana conversione e, mi permettaEminenza se le rubo un’espressione a Lei tantocara, che la Madonna sempre ci accompagni!!!

Grazie Eminenza!

Giordano Rota, AbateAmministratore Apostolico

Il P. Abate e la Comunità

monastica augurano Buona

Pasqua agli ex alunni e a

tutti i lettori di “Ascolta”

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suto alterne vicende fino alla riforma voluta daPapa Paolo VI, che ridusse il territorio abbazialealle attuali dimensioni.

Lasciando alla Divina Provvidenza ogni even-tuale, ulteriore decisione della S. Sede su questoaspetto, mi pare che anche per questa nostraAbbazia si possa e si debba guardare al futurocon speranza e coraggio evangelico. A Lei, infat-ti, si può applicare quanto disse il Card.Ratzinger nella sua visita al Monastero diSubiaco, nel 2005:

“Abbiamo bisogno di uomini come Benedettoda Norcia il quale, in un tempo di dissipazione edi decadenza, si sprofondò nella solitudine piùestrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioniche dovette subire, a risalire alla luce, a ritornaree a fondare, a Montecassino, la città sul monteche, con tante rovine, mise insieme le forze dallequali si formò un mondo nuovo”.

Anche l’Abbazia di Cava, oggi, dismessetante altre preoccupazioni, può far tesoro dellasua storia millenaria per essere sempre di piùluogo di spiritualità benedettina e di preghiera,cenobio pronto ad accogliere quanti desideranoincontrare e ascoltare il Signore nella solitudinee nel silenzio. Quanti, soprattutto sacerdoti e gio-vani, oggi vanno alla ricerca di un’oasi dove sen-tire la voce del Signore e raddrizzare i sentieri delloro vivere; anime bisognose di confessioni, dicolloqui spirituali, di pace interiore.

2 «ASCOLTA» N. 1822

Omelia del Card. Sepe tenuta l’ 8 gennaio 2012 per la chiusura del Millenario

«La Badia di Cava ha ancora pagine da scrivere»che hanno segnato indelebilmen-te la storia in molte Nazioni eContinenti. Benedetto da Norciaè stato, e rimane, uno degli esem-pi più fulgidi di irradiazione delVangelo nel mondo, in Europa ein Italia. Nel suo spirito e con lasua “Regola” nacque, tra gli altri,anche questo sacro Cenobio, fon-dato da S. Alferio nel 1011: “Hocanno monasterium SanctaeTrinitatis apud Salernum a tribusEremitis inhabitari coepit”.

Dopo S. Alferio, il cui culto,resogli “ab immemorabili”, fuufficialmente riconosciuto dallaChiesa nel 1893, seguirono altritre santi e otto beati che fecerodell’Abbazia di Cava un centro disantità e di saggezza, irradiandola luce del Vangelo nella regionee nel Meridione d’Italia, quasiche il “Corpo di Cava”, anticoborgo con mura fortificate, in cuisorse la badia, si fosse dilatato adismisura.

“Nel passato - è stato scritto -la badia ha avuto migliaia dimonaci e i suoi territori arrivava-no fino in Sicilia, Basilicata ePuglia”.

Secondo il sacerdote PaulGuillaume, storico dell’abbazianel secolo XIX, appartenevanoall’ordine cavense almeno 77 abbazie, 100 prio-rati, 20 monasteri, 10 obbedienze, 273 chiese.Ma, col passare del tempo e per cause a tutti note,l’Abbazia di Cava, come altri monasteri, ha vis-

Il Cardinale pronuncia l’omelia

Durante la celebrazione il presbiterio è animato da numerosi Prelati e sacerdoti

ari Confratelli nell’Episcopato, Illustri Autorità civili e militari,Cari sacerdoti e fedeli tutti,

Rivolgo un cordiale e fraternosaluto al caro e stimato Padre Giordano Rota,Abate Amministratore Apostolico di questaAbbazia della SS.ma Trinità di Cava, a tutta lafamiglia benedettina e, in particolare, ai monacipresenti in questo glorioso monastero.

Questa solenne celebrazione, che chiude l’an-no di commemorazione del millennio, promossodall’Ecc.mo Abate, Dom Benedetto MariaChianetta, vede la partecipazione dei Vescovidella Regione ecclesiastica campana, di cui faparte l’Abbazia di Cava, a significare non solo lasolennità della circostanza, ma anche per espri-mere la piena comunione della nostra ChiesaCampana che, nel corso di questo millennio, èstata la prima e più diretta beneficiaria dei fruttispirituali e culturali prodotti, con la grazia diDio, da questo luogo santo.

La liturgia di oggi ci fa celebrare la festa delBattesimo del Signore al fiume Giordano. È laTeofania di Cristo, che riceve la sua consacrazio-ne dal Padre, il quale mostra tutto il suo compia-cimento al suo Figlio amato, e invia lo SpiritoSanto che discende sul Messia per confortarlonella sua missione di salvezza per l’umanità.

Dopo la sua morte e risurrezione, Cristo haaffidato questa missione alla sua Chiesa, laquale, nel corso dei secoli, è andata per le stradedel mondo per incarnare la buona novella del suoSignore nel contesto culturale e geografico doveveniva annunciato il messaggio di salvezza.

Così, nel corso dei secoli, la Provvidenzadivina ha suscitato uomini santi che, con la testi-monianza della loro vita, diedero inizio ad opere

C

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«ASCOLTA» N. 182 3

Gli auspici nell’omelia del Cardinale

La Badia centro di spiritualità nel solco di una storia gloriosa

Autorità presenti alla celebrazione: da destra, il sindaco prof. Marco Galdi, il Vice Sindaco dott. LuigiNapoli, il senatore Alfonso Andria, l’onorevole Giovanni Baldi, l’assessore Vincenzo Passa, il dott.Angelo Scelzo, il cav. Arturo Mari.

LA CONCELEBRAZIONE

Alle ore 10 giunge il Card. Crescenzio Sepe,accolto sul piazzale dal P. Abate e dalla comu-nità e condotto all’altare del SS. Sacramento epoi nell’appartamento a lui riservato. Alle 11parte la processione d’ingresso. I concelebrantiPrelati sono 27 (20 Vescovi e 7 Abati). Questi iVescovi: Mons. Luigi Moretti, arcivescovo diSalerno; Mons. Andrea Mugione, arcivescovodi Benevento; Mons. Salvatore Rinaldi, vesco-vo di Acerra; Mons. Antonio Napoletano,vescovo di Sessa Aurunca; Mons. FrancescoMarino, vescovo di Avellino; Mons. Antonio DiDonna, vescovo ausiliare di Napoli; Mons.Angelo Spinillo, vescovo di Aversa; Mons.Orazio Soricelli, arcivescovo di Amalfi-Cava;Mons. Silvio Padoin, vescovo emerito diPozzuoli; Mons. Arturo Aiello, vescovo diTeano; Mons. Filippo Strofaldi, vescovo diIschia; Mons. Gennaro Pascarella, vescovo diPozzuoli; Mons. Michele De Rosa, vescovo diCerreto Sannita; Mons. Valentino Di Cerbo,vescovo di Alife-Caiazzo; Mons. Pietro Farina,vescovo di Caserta; Mons. Francesco Alfano,arcivescovo di S. Angelo dei Lombardi; Mons.Gioacchino Illiano, vescovo emerito diNocera-Sarno; Mons. Giuseppe Giudice,vescovo di Nocera-Sarno; Mons. Felice Cece,arcivescovo di Sorrento-Castellammare; Mons.Ciro Miniero, vescovo di Vallo della Lucania.Questi gli Abati, oltre il P. Abate GiordanoRota: Bruno Marin, Presidente dellaCongregazione Sublacense; Beda Paluzzi, diMontevergine; Francesco Monti, di Pontida;Romano Cecolin, di Finalpia; Donato Ogliari,di Noci; Benedetto Chianetta, emerito di Cava.Concelebrano altri 25 sacerdoti, tra i quali gli exalunni D. Gregorio Colosio, P. RaffaeleSpiezie e Mons. Mario Di Pietro.

Questo cenobio, posto sul monte, può conti-nuare ad essere una “luce nella notte” di tantispiriti alla ricerca della verità, di Cristo. Non sipuò dimenticare, infatti, che la ricchezza cultura-le, custodita in questa Abbazia, costituirà unameta molto ricercata da studiosi e uomini di cul-tura che chiedono di studiare i preziosi codici,manoscritti, incunaboli e le 15mila pergamenequi custodite.

Un’abbazia, dunque, posta sul monte, maanche proiettata nella realtà cittadina di Cava de’Tirreni, come è sempre stata, quasi un ponte get-tato sulla realtà che la circonda e che ha bisognodi essere catechizzata, evangelizzata e guidataadeguatamente nella sua fede popolare e nelladevozione alla Madonna, così tanto sentita daquesto popolo cristiano.

Dopo mille anni dalla sua gloriosa storia,l’Abbazia di Cava ha ancora pagine da scrivere:la messe è abbondante; forse, in questo momen-to, gli operai sono pochi: noi tutti preghiamo per-ché il Padrone della messe mandi sempre piùsanti e numerosi operai perché la vigna delSignore diventi sempre più ricca e fruttuosa peril bene non solo delle anime di questo territorio,ma di tutta la regione Campana.

Il Signore benedica tutto l’Ordine benedetti-no, 1’Ecc.mo Padre Abate di questo cenobio el’intero territorio di Cava de’Tirreni, con l’augu-rio che, nel cammino del nuovo millennio,

‘A Maronna c’accumpagna!Crescenzio Card. Sepe

Ma il cardinale riconosce al Cenobio ancheun’altra forte peculiarità, quella di una continuaproiezione nella realtà cittadina di Cava de’ Tirrenicome lo è sempre stata “quasi un ponte gettatosulla realtà che la circonda che ha bisogno diessere guidata nella sua fede popolare”. Sepecrede e ha fiducia che l’Abbazia di Cava è desti-nata a scrivere altre feconde pagine di fede, lamesse è abbondante, occorrono operai più santie numerosi perché la vigna del Signore diventisempre più ricca e fruttuosa. “Che il Signorebenedica tutti con l’augurio che nel cammino delnuovo millennio ‘A Maronna c’accumpagna!” Unlungo e forte applauso ha suggellato l’espressio-ne diventata un segno distintivo del cardinale, unapiena e completa fiducia nell’opera di Maria. E ilcanto di amore e di fede di sua Eminenza halasciato il segno. Tutti hanno compreso il cammi-no del cenobio lungo i secoli e la missione esple-tata.

“ L’Abbazia cavense ha avuto un respiro euro-peo e il suo fondamentale lascito culturale ed arti-stico, è nostro dovere custodire e valorizzare pie-namente. Il cardinale ha sottolineato a più ripreseil valore di questa abbazia nell’Italia meridionale.L’evento, il millenario della fondazione del ceno-bio, ha rivestito una grande importanza e siamoorgogliosi di aver contribuito come città perché lecelebrazioni fossero in sintonia con la sua storia”ha affermato il sindaco Marco Galdi. E il senatoreAlfonso Andria ha aggiunto: “Il cenobio fonte dispiritualità e di fede. Le varie comunità del territo-rio hanno beneficiato di questa messe di doni”. Altermine dopo la solenne benedizione, suaEminenza e i confratelli vescovi sono stati accoltida una esibizione dei Trombonieri del SS.Sacramento. Sulle manifestazioni del Millennio leluci si sono spente, cala il sipario, restano i segnivisibili della fede e della spiritualità che hannoaccompagnato lo svolgersi delle attività. Ma anco-ra di più la storia della Badia faro di fede, di cultu-ra e di civiltà. La Comunità benedettina, la città eil territorio si apprestano a vivere il secondo mil-lennio con lo stesso spirito dei padri fondatori. Illogo del Millennio, S. Alferio e i portici, è segnoemblematico di questa storia ritrovata.

Giuseppe Muoio

Si è chiuso l’anno di commemorazione del mil-lenario della fondazione dell’Abbazia benedettinadella Santissima Trinità. Con il canto del Te Deumle celebrazioni hanno avuto termine come con ilVeni creator ebbero inizio. A significare la solenni-tà della circostanza la presenza del presidentedella Conferenza episcopale campana il cardina-le Crescenzo Sepe, che ha presieduto un solennepontificale, e dei vescovi della Regione ecclesia-stica campana per esprimere “la piena comunio-ne della nostra chiesa campana che, nel corso diquesto millennio, è stata la prima e più direttabeneficiaria dei frutti spirituali e culturali prodotticon la grazia di Dio da questo luogo santo” haspiegato il cardinale Sepe.

Nel tempio gremito, con un parterre particolar-mente affollato di rappresentanti politici, di autori-tà civili e militari, tra il luccichio dei marmi, l’odoredell’incenso, la musica e il canto del coro, è statascritta una delle più belle pagine di fede di que-st’anno millenario.

Padre Abate Giordano Rota nel suo saluto haribadito che la chiesa benedettina stava vivendoun momento di grande festa, un anno intensa-mente vissuto e un ringraziamento a Dio per ildono offerto alla comunità e al territorio.“Continueremo nel nostro cammino segnato da S.Benedetto e S. Alferio e lavoreremo per esseresempre un segno profetico”.

E il cardinale Crescenzo Sepe che avevaavviato le celebrazioni dell’anno millenario haripercorso lungo i secoli il cammino del Cenobio,diventato un centro di santità e di saggezza irra-diando la luce del Vangelo nella regione e nelMeridione “quasi che il Corpo di Cava, anticoborgo con mura fortificate, in cui sorse la badia, sifosse dilatato a dismisura”. Migliaia i monaci e isuoi territori che arrivavano fino in Sicilia,Basilicata e Puglia. All’ordine cavense appartene-vano 77 abbazie, 100 priorati, 20 monasteri, 10obbedienze, 273 chiese. “Per questa abbazia - hacontinuato Sepe - si possa e si debba guardare alfuturo con speranza e coraggio evangelico.L’Abbazia di Cava può fare tesoro della sua mille-naria storia per essere sempre più luogo di pre-ghiera, di spiritualità. Un cenobio posto sul monteche può continuare ad essere una luce nella nottedi tanti spiriti alla ricerca della verità, di Cristo”.

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Il Card. Joâo Braz de Aviz ha tenuto a brac-cio una vibrata e avvincente omelia, della qualeoffriamo ai lettori un’ampia sintesi.

Dopo aver ringraziato il P. Abate Rota perl’invito e per “le belle parole d’accoglienza”, ilCardinale si è detto “veramente molto felice” diessere alla Badia di Cava. Non solo è rimastocolpito dallo splendore della chiesa – “entrandoin questa chiesa mi sembrava di entrare in unluogo di molta luce” - ma soprattutto hamostrato il piacere di incontrare la “comunità dimonaci che sono eredi della storia così preziosadi mille anni di vita monastica”. Ha ringraziatoanche “tutte le autorità che con tanta delicatez-za” lo hanno accolto e “con tanta fede nelcuore” per la presenza di chi viene anche innome del Santo Padre. Ha salutato, infine, tuttii fedeli accorsi per un momento così significa-tivo per la storia dell’abbazia, “ricca di un patri-monio stupendo di spiritualità, ispirata a S.Benedetto”.

Venendo come Prefetto della Congregazioneper gli Istituti di vita consacrata e le società divita apostolica, ha chiarito che il dicastero vati-cano ha la responsabilità di circa un milione etrecento mila consacrati sparsi in tutto il mondo,“che sono collegati a noi almeno nella preghie-ra che dobbiamo fare per loro”. “Sono più diduemila gli Ordini e le Congregazioni che sonocollegati a noi in un momento in cui c’è tantaricchezza di vita consacrata e dall’altra parte cisono anche delle difficoltà che stiamo vivendoin questo momento in tutta la Chiesa”, però“sempre con la fiducia nel Signore che portaavanti le cose”.

In alcuni paesi c’è abbondanza di vita con-templativa, come nell’estremo Oriente, nell’Africa, nell’America e anche nell’Australia.Altri paesi, invece, come l’Europa, hanno diffi-coltà per le vocazioni.

A proposito dell’Europa, ha ricordato come il

Papa abbia parlato di “stanchezza della fede”,come “se la fede non illuminasse più, come seDio non fosse più sufficiente per attrarre ilcuore dell’uomo e della donna”.

Il Cardinale si è poi soffermato sul traguardodei mille anni della Badia, che possiede la ric-chezza di dodici santi: “è straordinario sentireche siamo in una casa di santi”. Ed ha aggiuntoche la santità “è anche la nostra meta”.

Riferendosi alla liturgia della parola, ha addi-tato l’esperienza di Abramo: “uomo ricco, uomopieno di tradizioni anche spirituali, uomo pienodi esperienza umana, amato da molti, leader diun popolo, che a un dato momento sente l’inter-vento del Dio vero che lo chiama a uscire dallasua terra, dalla sua parentela, dalla sicurezza”,per una promessa non ancora realizzata. Quelloche più risalta è il fatto che Abramo crede.

Anche noi, a ottobre, con l’inizio dell’annodella fede, potremo approfondire l’esperienzadella fede insieme al Santo Padre e vivere sottoquesta luce per tutto un anno. Occasione da nonperdere il sinodo sulla nuova evangelizzazione,nel quale la Chiesa si interrogherà sul momentostorico che stiamo vivendo, alla ricerca della viamigliore “per permettere al Vangelo di sprigio-nare la sua luce forte verso ogni persona” inmodo che “Dio torni di moda” e possa esserenuovamente forza per tutti quelli che lo cercano.

Nella settimana ricorreva nella liturgia delleore una lettura bellissima: l’acqua che uscivadal tempio sempre più forte, che riempiva tuttoe che scendeva fino al Mar Morto e lì facevatutto tornare in vita - piante, alberi, frutti - per-ché quest’acqua del tempio, dove abita ilSignore, pervade tutta la natura. Il Cardinale haindicato nell’esperienza del rapporto con Diol’abbondanza di vita provocata dall’acqua.Quanto alla realizzazione di questo obiettivo,non basta quello che abbiamo ereditato nellanostra storia, come la Badia che da dieci secolitestimonia una forte spiritualità. Anzitutto “nondobbiamo abbandonare le nostre radici”, come imonaci, in particolare, devono “tornare allaRegola, alle intuizioni e alle esperienze più pro-fonde del fondatore”. Inoltre occorre “ascoltarele esigenze di questo momento storico”. “Dionella Bibbia parla alle persone: ad Abramo, aMosè, a Davide e, dopo, nel suo Figlio che è laParola che egli ci dà pienamente”. È urgenteritrovare “l’esperienza di un Dio che ci inna-mora, perché ci ama”.

Non va trascurato, ha aggiunto il Cardinale, ildialogo con la nostra cultura, “perché è sempreuno sforzo di amore capire l’uomo e la donnanel suo tempo”. Oggi, tra l’altro, ci sono realtànuove: siamo nel tempo della globalizzazione. Aquesto riguardo il Papa dice che non può essercisolo una globalizzazione “mercantilista”, madeve essere una “globalizzazione dell’amore,della misericordia, della vita in Dio: ritrovare unDio che è amore”. A conferma, il Cardinale hacolto la dedicazione dell’abbazia alla SS.Trinità: dal rapporto d’amore delle persone divi-ne discende per noi il modello d’amore “daricreare sulla terra”. Insomma, “dobbiamo vive-re secondo la Trinità: ereditare quest’amore cheè già in noi per costruire non solo la vita interio-re nostra ma anche i rapporti tra di noi”.

4 «ASCOLTA» N. 1824

Il Card. Braz de Aviz durante la Messa solenne

Il 21 marzo 2012, per la festa del Transito di S. Benedetto

Il Card. Braz de Aviz ha presieduto l’EucaristiaIl saluto del P. Abate

al CardinaleL’OMELIA DEL CARDINALE

Il Cardinale, con il P. Abate, compie una fugacevisita ai tesori della Badia

Eminenza Reverendissima,è con grande gioia che desidero darle il ben-

venuto in questa millenaria abbazia benedettinadella Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni.Benvenuto che esprimo anche a nome delSindaco della città di Cava de’ Tirreni, prof.Avv. Marco Galdi e delle autorità civili, milita-ri e religiose che sono presenti questa mattina inmezzo a noi.

Desidero altresì ringraziarla di cuore perché,tra i suoi tantissimi impegni, ha trovato unagiornata da dedicare a noi per coronare con lasua gradita presenza l’odierna festa di oggi: iltransito del Nostro Santo Padre Benedetto.

Da sempre questa festa, nei nostri monasteribenedettini, è ricordata con tanta devozione eriverenza verso il nostro santo fondatoredell’Ordine che ha saputo donare all’interachiesa una via di perfezione e di ascesi cheancora oggi lascia, in una società troppo spessosorda, un messaggio profetico. Aiuta gli uominia trovare un sicuro criterio di discernimentoconducendo l’uomo di fronte al suo Creatore eal Suo infinito Amore misericordioso.

Ogni anno questa festa assume una dimen-sione familiare; infatti attorno a noi sono pre-senti tutte le persone che con affetto e compe-tenza ci aiutano e ci sostengono con la loro pre-ziosa collaborazione.

Quest’anno la festa di San Benedetto è anchela prima grande celebrazione dopo la chiusuradell’Anno del Millennio e quindi desideriamoviverla con senso di ringraziamento al Signoreper tutti i doni che ci ha elargito nell’anno giu-bilare. Proprio per questo motivo ho pensato alei, Eminenza! Chi meglio di lei, che guida tuttoil variegato mondo della Vita Consacrata, pote-va meglio incarnare il rendimento di grazie peril dono di mille anni di storia? Alle sue preghie-re affidiamo questa Abbazia e il mondo mona-stico affinché, irraggiato dalla luce dello SpiritoSanto, riscopra profondamente il suo compito aservizio dell’intera Chiesa.

Giordano Rota, AbateAmministratore Apostolico

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«ASCOLTA» N. 182 5

Anche la vita in comunità ha sofferto per unainterpretazione negativa di una affermazione diun santo che diceva: “la vita comune è la miamassima penitenza”. Ma anche in presenza diqualche difficoltà reale, “la vita comune dà lapossibilità di poter amare il fratello con l’amo-re che è di Dio”. Trasferendoci dalla comunitàmonastica alla società in generale, “la nuovaevangelizzazione sarà valida se siamo capaci direalizzare con l’altro quello che realizziamocon Dio. Se noi amiamo Dio e lo mettiamo alprimo posto dobbiamo essere capaci di sposta-re noi stessi per amare l’altro”, incominciandodalle cose piccole di tutti i giorni. Come model-lo ha indicato la comunità di Gerusalemme,unita nella Parola di Dio, nella comunione fra-terna, nell’eucaristia e nella preghiera. Questiquattro pilastri devono essere riproposti “sianelle comunità consacrate sia nella comunitàdel popolo di Dio”. Solo così ci si impegna a“far risplendere nella comunità il mistero cosìbello e così grande della SS. Trinità”.

La conclusione dell’appassionata omelia èstata dedicata ai monaci dell’abbazia: “Cercatedi far passare questa bellissima presenza dellaSS. Trinità dal titolo dell’abbazia alla vita diognuno di voi. Non solo Cava, non solo l’Italia,ma tutto il mondo sarà contento perché date unatestimonianza vera a tutti noi”.

L. M.

Il gruppo dei sacerdoti concelebranti appena rientrati in sagrestia

Il mistero del Venerdì Santo

La festa del Transito di S. Benedetto è statacelebrata solennemente dal cardinale JoâoBraz de Aviz, prefetto della Congregazione perla vita consacrata e le società di vita apostolica.

Ad accoglierlo sul sagrato della Cattedrale,l’abate Amministratore Apostolico D. GiordanoRota e la comunità monastica, con autorità civi-li e militari, tra cui il consigliere regionaleGiovanni Baldi e il delegato del sindaco asses-sore Vincenzo Lamberti. Il Cardinale, dopo lacomunità e le autorità, ha voluto salutare cia-scuno dei presenti nella piazza e nella Basilica,mostrando grande attenzione e cordialità.

Nel saluto ufficiale, il P. Abate Rota ha dichia-rato che “la festa di san Benedetto è la primagrande celebrazione dopo la chiusura delMillennio, che deve essere vissuta come ringra-ziamento al Signore per i doni di Dio elargiti nel-l’anno giubilare”.

Il Cardinale, a sua volta, ha tenuto a bracciouna vibrante omelia, di cui si offre a parteun’ampia sintesi.

Erano presenti, tra gli altri, gli oblati benedet-tini e molti ex alunni della Badia, guidati dal pre-sidente dell’associazione avv. Antonino Cuomo.

Ha eseguito i canti la schola cantorum dellaCattedrale, diretta da Virgilio Russo.

I sacerdoti concelebranti erano una ventina.Allo scambio della pace, il Cardinale si è porta-to presso tutti i concelebranti e alla benedizioneha chiesto ai sacerdoti di benedire il popoloinsieme con lui.

Al pranzo servito nel refettorio monasticosedevano a fianco del Cardinale il P. Abate el’assessore Lamberti, che ha donato all’illustreospite una ceramica raffigurante la Badia anome del Comune. Dopo pranzo il Cardinale hacompiuto una rapida visita dei tesori dell’abba-zia, in particolare dei documenti dell’archivio edei preziosi codici della biblioteca, concentran-do la sua estasiata ammirazione sulla Bibbiavisigotica del IX secolo.

La Settimana Santa consente ai cristiani divivere gli ultimi giorni della Passione di Cristo,di comprendere il sacrificio della sua morte per lasalvezza dell’umanità. Vivere il Venerdì Santosignifica comprendere il significato della mortedi un Dio, lo spargimento del suo sangue perredimere gli uomini dal loro peccato originale, ilmistero più grande della storia dell’umanità.

E le popolazioni meridionali ricordano que-sto evento, unico nella storia per Chi l’ha vissu-ta e per il suo significato, rievocandone la scenae ricordandone gli elementi costitutivi.

Custodi di queste tradizioni vissute nellasacra rappresentazione della Passione e Mortedi Gesù, sono molte Confraternite con il coin-volgimento e la partecipazione di molti giovaniche intendono, in tal modo, manifestare la reli-giosità popolare, immedesimandosi nel drammadel Redentore e nel dolore della MaterDolorosa.

Questa rappresentazione religiosa itinerante,voluta fortemente dai Gesuiti nel pieno dellaControriforma, sviluppatasi durante la domina-zione spagnola nel Mezzogiorno d’Italia, vivedopo secoli ed ogni anno rappresenta il presup-posto ed il preannunzio della Pasqua che, con lasua resurrezione, offre a tutti la fede nella vitaeterna.

La Penisola Sorrentina non è la sola a mante-nere fede a queste tradizioni, distribuite nei suoicentri territoriali; la Campania tutta vive laPassione di Cristo, il Mezzogiorno intero, daProcida a Guardia Sanframondi, da Sassari aTrapani, come Siviglia e Leon in Spagna.

L’atmosfera del Venerdì Santo contagia tutti,cittadini ed ospiti; rende tutti muti ed attoniti difronte alla doppia sfilata degli incappucciati,bianchi e neri, nella notte e nella sera. Ma la spi-ritualità che vivono i partecipanti è più intensa,più profonda di quella degli spettatori. E chiun-que l’abbia vissuta per alcuni decenni lo puòtestimoniare, senza esagerazione e con sinceri-tà!

Partecipare, anche ad una sola processione, ècondizione essenziale ed indispensabile perpoter vivere la Pasqua. Il rientro della statua delCristo Morto o quella della Vergine Addoloratadetermina il momento del completamento del-l’iter sacrificale del Figlio di Dio e della risurre-zione dal peccato. Restarne fuori rende estraneialla gioia pasquale!

NOTE DI CRONACA

Un ruolo particolare è ricoperto dal coro del“Miserere”, da quel centinaio di persone checon assiduità partecipa alle varie prove perpoter partecipare alla processione cantando – atre voci – il salmo di Davide, per chiedere mise-ricordia e perdono a Dio. Ottima cornice allasacra devozione professionale è la banda musi-cale che, con le note delle varie marce funebri,preannunzia la sfilata degli incappucciati e creail pathos della cerimonia.

Non mancano episodi particolari vissuti, cheprovano l’ansia e l’atmosfera con cui si vive la“febbre” delle processioni. Militari in servizioche rinunziano a più estese licenze per 48 ore di“permesso” per raggiungere la loro città e parte-cipare alla processione; giovani con febbre chelasciano il letto per non essere assenti. I più insi-stenti per essere inclusi fra i privilegiati a parte-cipare, sono i bambini ai quali è riservato ilruolo di “portatori di cestini di fiori” che sfilanoinnanzi alla statua della Madonna Addolorata odel Cristo Morto, provocando viva commozionein quanti, ai bordi delle strade della città, neammirano il procedere.

Uno degli elementi più costanti e toccanti èrappresentato, infine, dalla tradizione viva inmoltissime famiglie, che consente di vedere allastessa processione nonni, figli e nipoti, tuttiimpegnati a mantenere fede all’eredità che neglianni hanno ricevuto.

Custodi di queste tradizioni nell’interoMezzogiorno sono le Confraternite che si pre-parano, per mesi, e si sentono responsabili dipresentare alle rispettive comunità l’occasionedi ammirare la rievocazione della Passione eMorte di Cristo e di far meditare e chiederemisericordia e perdono.

Nino Cuomo

Annuario 2011L’Annuario del Millennio è in distri-buzione. Il volume viene inviato agliex alunni in regola con la quota del-l’anno sociale in corso 2011-2012.

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10 dicembre 2011, prof. Francesco Miano,“La spiritualità del laico”.

La conferenza di Francesco Miano, presi-dente nazionale dell’Azione cattolica italiana,ha voluto descrivere la dimensione della spiri-tualità calata nel vissuto quotidiano del laico,nella trama ordinaria dell’esistenza. Ovvero inun contesto che sembrerebbe escludere a prio-ri uno spazio specifico per l’anima. Eppure,l’argomento del relatore si è fondato sullanecessità di recuperare all’esperienza indivi-duale la dimensione dell’interiorità. Interioritàche si nutre innanzitutto di silenzio, componen-te privilegiata della meditazione, in contrastocon i ritmi stessi della società contemporanea,segnata da immagini e da parole che spesso nonsono veicolo di senso. Il silenzio come espe-rienza del “deserto”, concetto caro alla spiritua-lità monastica, certosina in particolare, luogoprivilegiato del dialogo con Dio. Sotto questoprofilo, Miano ha precisato che la ricerca deldeserto come dato dell’esperienza non contrad-dice la missione del laico, “chiamato ad attua-re, secondo la condizione propria di ciascuno,la missione che Dio ha affidato alla Chiesa dacompiere nel mondo”, secondo le formulazionipostconciliari. Non rappresenta neppure un’ab-dicazione al dovere di testimoniare la fede cri-stiana nella società diventandone lievito, bensìè l’occasione che predispone all’ascolto dellaParola, per l’accoglienza della stessa esistenzasotto il segno della sorpresa. Perché, in unacoscienza rettamente orientata, la vita nonappare sotto la specie di un insieme caotico dieventi, ma tutto obbedisce ad un disegno la cuitrama è provvidenziale. Sicché incontri, situa-zioni, avvenimenti si muovono in un orizzonteil cui senso è rimesso alla capacità di discrezio-ne della persona, orientata dall’ascolto dellaParola nella dimensione della sua interiorità. Ariprova dell’assunto, Miano ha ricordatol’esperienza di Carlo Carretto, dirigentedell’Azione cattolica negli anni ’50, annisegnati dalle imponenti mobilitazioni dellaChiesa di Pio XII, che, nel culmine della suaattività, sceglie la dimensione del deserto,prima in senso proprio, poi dell’esperienzamonastica a Spello. Del resto, quanto ripercor-

so da Miano, trova un suo sigillo nel famosodiscorso di Paolo VI per la riconsacrazione diMontecassino, in cui, quel Papa, con accentilirici, individuando il nucleo della spiritualitàdi S. Benedetto, lo evidenziava nel desiderio divita personale, che la società moderna “neldesiderio esasperato di essere noi stessi, soffo-ca mentre lo risveglia, delude mentre lo facosciente”. Toni profetici nel 1964, più cheattuali nelle presenti circostanze, e non solo perla spiritualità dei laici.

28 gennaio 2012, mons. Marco Frisina,“La spiritualità nella musica sacra”.

Mons. Marco Frisina, direttore del corodella diocesi di Roma, ben noto al grande pub-blico per le sue composizioni di musica sacra,ha trattato da specialista un tema che della spi-ritualità è la cifra. Se la musica è estrinsecazio-ne massima dello spirito nella sua universalitàdi espressione, la musica sacra è esigenza pre-cipua del culto cristiano di lode a Dio. LaBibbia ne è tutta pervasa, sin dall’Esodo cherende in termini di inno il fatto storico dellaliberazione dall’Egitto, per culminare nei Salmiche sono la forma del pregare Dio secondo l’in-dicazione di Dio stesso. Forma fatta propriadalla Chiesa che modula tutta la sua preghierasulle parole dei Salmi. Ed è proprio in unSalmo, il 47, che si coglie un’indicazione deci-siva per la corretta interpretazione della forma:psallite sapienter, “cantate con arte”, secondola traduzione oggi più accreditata. Dunque l’ar-te assunta a misura della lode da tributare aDio, ove l’avverbio sapienter, synetòs nella tra-duzione greca dei Settanta, va nel senso di“cantare con intelligenza”. Intelligenza tuttaviache non si esaurisce in “un’idea razionalistica edi comprensibilità”, ma che esprime piuttostoun cantare “in un modo degno dello Spirito econforme a Lui, pieno di disciplina e purezza”,secondo la felice esegesi di J. Ratzinger. Allostesso modo, il verbo stesso psallein, scelto neltesto greco per tradurre l’ebraico zamir, rinviaall’uso di fare musica con uno strumento a

corda di accompagnamento alla recita di untesto. Sicché nella Bibbia greca si verifica unamutazione semasiologica nel senso di “cantare”e psalmòs non più come strumento, ma inno.Questa in sintesi la logica che è alla base dellamusica sacra, ispirata dallo Spirito nella suaforma autentica e rivolta alla glorificazione diDio. Il relatore ha presupposto nel suo interven-to questo retroterra teologico, con un’attenzio-ne particolare alla dimensione sociologica delcanto, come momento di aggregazione nelcoro. Non il coro come elemento di rappresen-tanza dell’assemblea in ragione del “cantarecon arte”, che non può essere frutto d’improv-visazione, ma come parte di un’articolazionefunzionale tra celebrante, assemblea e corostesso. In ogni caso è di tutta evidenza il nessospeciale che lega la spiritualità alla musicasacra in quanto psallite sapienter. Già l’usodell’imperativo (in greco nella sua forma aori-stica), che pervade tutti i salmi, è segno d’in-trinseca necessità, ma il riferimento allasapientia del modo è compendiato dall’affer-mazione del Salmo 50, per cui “il sacrificio dilode mi onorerà donde gli mostrerò la salvezzadi Dio”. Un’affermazione non sfuggita aGregorio Magno, padre del canto autenticodella Chiesa, per cui “nel sacrificio di lode sicrea una via per la quale Gesù può rivelarsi,poiché, effondendosi con la salmodia la contri-zione, nel nostro cuore si apre la via per cui siraggiunge Gesù”. Quanto scritto da Gregoriorappresenta il “servizio più sublime della musi-ca”, strumento della preghiera liturgica e allostesso tempo di elevazione delle anime a Dio,via privilegiata per l’ingresso di Dio nella spi-ritualità dell’uomo.

25 febbraio 2012, mons. Marcello DeMaio, “C’è un rapporto tra spiritualità emorale?”

La conferenza di mons. De Maio, delegatoad omnia della diocesi di Salerno, già nel titoloha rivelato la problematicità del raccordo traspiritualità, intesa come esplicazione delloSpirito, e morale, quale campo eteronomo del

6 «ASCOLTA» N. 1826

Il prof. Francesco Miano con a fianco il prof.Armando Lamberti

Mons. Marco Frisina

Incontri alla Badia negli ultimi sabati del mese

La spiritualità, risposta all’inquietudine dell’uomoIV ciclo di conferenze

di Nicola Russomando

Mons. Frisina “costretto” a dirigere un suo cantoal momento delle meditazioni musicali

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precetto. Lo stesso relatore ha dichiarato inlimine la difficoltà di conciliare “l’uomo secon-do lo spirito” con “l’uomo secondo la carne”, inuna dicotomia che si rivela tale in realtà soloall’apparenza. La creatività dello Spirito non ènegata dal vincolo della legge morale, anzi traedalla razionalità di questa ragioni per la sua rea-lizzazione. Sulla teologia morale pesa in effettila tradizione legalista della casistica, che, tutta-via, ha conosciuto una rivisitazione con ilConcilio Vaticano II. La stessa sua riproposi-zione sotto specie di “verità della ragione”compiuta da Paolo VI è posta a fondamentologico della più contestata delle encicliche,l’Humanae vitae sulla regolazione delle nasci-te. La morale cristiana, come riflessione sul-l’agire umano, trova il suo presupposto nelleverità naturali che la ragione fa proprie. Il rela-tore, del resto, non ha fatto mistero di accorda-re priorità alla morale sulla spiritualità, in quan-to il giudizio finale sull’uomo sarà compiutosulle sue azioni, come preannunciato nel gran-de discorso escatologico del Vangelo di Matteo.Eppure, al di là di ogni poziorità, De Maio haricordato il leit motiv del pensiero teologico diBenedetto XVI, “all’inizio della fede cristiananon vi è una scelta etica, ma l’incontro con laPersona di Gesù”. Un’affermazione questa chenella sua chiarezza sgombra il campo da ogniintento diairetico in ambito teologico. È lo stes-so Papa, come ha ricordato il relatore, che nelsuo insegnamento supera questi steccati perl’affermazione di una teologia che “non è maiun discorso solamente umano su Dio, ma èsempre al contempo il Logos e la logica in cuiDio si rivela”. Se Dio è “logica” nella sua stes-sa rivelazione, tanto più la sua legge, racchiusanella morale, è estrinsecazione razionale. El’osservanza di essa è data nella preghiera dalloSpirito “che sostiene la nostra debolezza eintercede per noi con gemiti inenarrabili”, comescrive Paolo ai Romani. La morale quindi comecampo di azione dello Spirito, in cui l’osservan-za della legge non si esaurisce nel dover esserekantiano, ma attinge forza dalla conoscenza chesolo lo Spirito ha delle reali necessità dell’uo-mo. Del resto, come è stato detto icasticamenteda Gesù a fondamento di tutta la morale, “ilmio giogo è soave e il mio carico è leggero”,non vale certo ad eliderne l’esigente essenza,quanto a ribadire che il vero riposo dell’animaè nella conformazione alla mitezza e all’umiltàdi cuore di Cristo. L’osservanza della leggedunque comporta la libertà dell’essere, veritànaturale ciceroniana divenuta Verità evangeli-ca, ed è questo l’esito di tutta la teologia, anchedi quella morale.

«ASCOLTA» N. 182 7

Mons. Marcello De Maio

Domenica 8 gennaio il cardinale CrescenzioSepe, circondato dai Vescovi della Campania,ha chiuso il Millenario della Badia di Cava conla solenne celebrazione eucaristica e il canto delTe Deum di ringraziamento.

Ufficialmente si sono spente le luci sull’ab-bazia, che è stata alla ribalta per alcuni anni, esi sono accese puntualmente le polemiche.Nessuna meraviglia: si tratta di polemiche poli-tiche che hanno diritto di cittadinanza nella dia-lettica sacrosanta del bene comune o, meglio,delle scelte migliori per il bene comune.

La verità, comunque, risulta chiara ad unesame spassionato dei fatti: il bilancio è piena-mente positivo. Basta confrontarci soltanto conla fedele applicazione della legge 92/2009 per ilMillenario, peraltro perfetta, che fissava“disposizioni per la valorizzazione dell’Ab-bazia della Santissima Trinità di Cava de’Tirreni”. Ciò che si pretendeva, non previstodalla legge, non può essere imputato a colpa delComitato Nazionale o delle istituzioni.

Il primo aspetto positivo è la spiritualità cheè stata, come dire, il cuore del Millenario. Icanali sono stati molteplici. Anzitutto le cele-brazioni presiedute da personalità di spiccodella Chiesa, che hanno portato a Cava non soloil loro messaggio personale di fede e di coeren-za, ma anche le direttive e l’incoraggiamentopropri delle istituzioni che rappresentano: ilcardinale Angelo Bagnasco, come Presidentedella Conferenza Episcopale Italiana, ha presie-duto la festa di S. Felicita, invitando a spec-chiarsi nei Santi Padri Cavensi, “anime grandiche qui spesero i loro giorni e che hanno impre-gnato queste mura”; il cardinale RaffaeleRenato Martino, inviato speciale di BenedettoXVI alla celebrazione della dedicazione dellaBasilica, ha portato la preghiera e la benedizio-ne del Papa e l’invito a pregare perché “conti-nui la presenza benedettina in questo cenobio”;infine il cardinale Crescenzio Sepe, Presidentedella Conferenza Episcopale Campana, contutti i Vescovi della Campania, ha fatto rivivere“un vero momento di comunione tra le chiese”,come ha affermato il Padre Abate GiordanoRota, il protagonista o, forse meglio, il cireneodelle “fatiche” dell’anno millenario.

Nella costruzione di una solida spiritualitànon poteva mancare il coinvolgimento dellaMadonna. Per la novena dell’Immacolata èdiscesa dal santuario sopra Maiori la bella sta-tua dell’Avvocata, venerata nella Cattedraledella Badia l’8 dicembre e poi contesa da tanteparrocchie, che le hanno riservato per quattromesi l’abbraccio affettuoso delle nostre buonepopolazioni meridionali.

La spiritualità, come “risposta all’inquietu-dine dell’uomo”, è stata poi il tema di incontrimensili ad alto livello, guidati da personaggiillustri, ecclesiastici e laici: P. Abate GiordanoRota, P. Raniero Cantalamessa, mons. LorenzoLeuzzi, mons. Rino Fisichella, P. AbateIldebrando Scicolone, card. Angelo Comastri,Abate Primate Notker Wolf, mons. Enrico DalCovolo, mons. Francesco Iannone, prof.Aniello Montano, mons. Giancarlo MariaBreganti, prof. Francesco Miano, mons. MarcoFrisina, mons. Marcello De Maio, mons. PieroMarini.

Il Millenario della Badia, anno di semina

La spiritualità si è accompagnata con la cul-tura, che ha avuto le espressioni più significati-ve in due convegni internazionali di studi, in unciclo di seminari sul tema “Mille anni dopo: laverità dell’Europa” e in alcune mostre, tra lequali notevole quella sulla variegata e ricca sto-ria dell’abbazia.

I messaggi della spiritualità e della culturasono paragonabili ad una semina che ha valica-to i confini dell’Italia. La semina avrà certa-mente i suoi frutti, necessariamente dopo l’in-verno che tiene dietro alla semina.

Non a caso resta attivo nel 2012 il ComitatoNazionale (ha già prorogato i sabati di spiritua-lità fino a giugno 2012), che potrebbe esseretenuto in carica dopo il 31 dicembre da undecreto del Presidente del Consiglio dei mini-stri.

Ci si attende fiduciosi una lunga primavera,ricca di “fiori e frutti santi”. Anzitutto il diffon-dersi e rinvigorirsi del messaggio della spiritua-lità, che, ha affermato il P. Abate Rota, “abbia-mo provato a dare fin dall’inizio e che dobbia-mo mantenere con fervore”.

Il card. Sepe, a sua volta, ha confermato que-sta linea alla chiusura del Millenario:“l’Abbazia di Cava può far tesoro della sua sto-ria millenaria per essere sempre più luogo dispiritualità benedettina e di preghiera, cenobiopronto ad accogliere quanti desiderano incon-trare e ascoltare il Signore nella solitudine e nelsilenzio”.

Anche primavera culturale: pubblicazionedegli atti dei convegni, dei cataloghi dellemostre, di altri due volumi del Codex diploma-ticus cavensis, di due volumi sulle antichedipendenze della Badia, digitalizzazione deicodici e delle pergamene dell’archivio, ingressodella biblioteca nel Servizio BibliotecarioNazionale (il lavoro appaltato dal Ministero deibeni culturali è appena partito a gennaio).

Il sogno da sempre vagheggiato dalla Chiesaresta la funzione trascinatrice della Badia sullevie della spiritualità. Il Papa Benedetto XVI loha ribadito nella lettera al card. Martino, suoinviato speciale alla Badia di Cava, auspicandoche il Millenario possa “indurre gli uomini adun più fervente senso della religione, ad unafede più solida e a propositi più fermi, in pre-senza degli esempi insigni di fede cristiana diquesta Abbazia”. Questo influsso salutare delmonastero sulla società appare oggi più vicinocon il recente appalto dei lavori di ristruttura-zione del vecchio seminario, che consentirà apiccoli gruppi di ricaricarsi nello spirito all’om-bra della pax benedettina.

Il frutto di gran lunga più atteso dai monacinella “primavera” del Millenario è senza dubbiola rifioritura delle vocazioni monastiche.Significativa e di buon auspicio al riguardo èstata l’iniziativa presa a cuore dal P. Abate Rota“Il Millennio apre le porte ai giovani”. Piacesperare dal buon Dio che il mondo dei giovaniche si muove attorno alla Badia possa rinnova-re i tempi d’oro della Congregazione Cavense,quando S. Pietro abate, tra XI e XII secolo, esul-tava per “l’aumento del buon gregge”.

D. Leone Morinelli

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8 «ASCOLTA» N. 1828

«Ascolta» fu fondato nel 1952, in seguito allacostituzione dell’Associazione ex alunni dellaBadia di Cava, avvenuta il 5 settembre 1950.

La necessità di un periodico fu subito avverti-ta dal Consiglio Direttivo dell’Associazione, cheil 21 marzo 1952 pubblicò il primo numero de «IlRichiamo di S. Benedetto», col sottotitolo«Bollettino dell’Associazione ex allievi dellaBadia di Cava», con Direzione e Redazione inNapoli e con Direttore Gennaro Giannini (regi-strazione presso il Tribunale di Napoli n. 546 del18-3-1952). Il Consiglio Direttivo era così com-posto: dott. Guido Letta, dott. Gennaro Giannini,avv. Ettore Curci, avv. Francesco Lattari e dott.Pasquale Saraceno.

In un indirizzo all’Abate, in prima pagina, imembri del Direttivo così scrivevano: «Oggi (21marzo 1952), eccoci qui, dinanzi a voi, a confes-sare il nostro “colpo di testa” e a dichiararvi cheabbiamo intenzione di andare avanti così, con lavostra approvazione, che non potrà mancare, eche anzi invochiamo, con la vostra benedizione».Sulla testata dell’unica copia che conserviamo,di pugno del dott. Letta e con le firme dei mem-bri del Direttivo: «Al nostro carissimo DonEugenio perché ci stia più vicino, ci assista dipiù, magari frustandoci, perché l’essenziale èandare avanti: “chi si ferma è perduto”».

La frustata non dovette mancare per il “colpodi testa”, poiché sulla copia del n. 2, datato 1°giugno 1952, è scritto: «Anche questo numero,come il primo, senza intesa con qualcuno dellaBadia, ciò che è dispiaciuto non poco. D.Eugenio De Palma». L’effetto della frustata fuimmediato: il n. 3 de «Il Richiamo di S.Benedetto» non ha nulla a che fare né conl’Associazione ex alunni né con la Badia: è solo«Il richiamo di Lourdes». I “colpi di testa”,comunque, ottennero lo scopo desiderato dalDirettivo: si perfezionò l’intesa con la Badia ecosì, nel dicembre 1952, usciva il 1° numero di«Ascolta», con Direttore D. Fausto Mezza e ViceDirettore D. Eugenio De Palma, registrato pres-so il Tribunale di Salerno il 24-7-1952, col n. 79.

Rileggiamo qualche battuta del gustoso fondodi questo primo numero, intitolato «Incontro conS. Benedetto». Il direttore D. Fausto Mezza,nella sua profonda esperienza e nella sua lungi-miranza, fissa il carattere del periodico, che saràconservato per sessant’anni, e ne prevede la for-tuna nella grande famiglia degli ex alunni.

“Innanzi tutto, cari amici ex Alunni, diciamoquesto: che il nostro periodico altro non è e nondeve essere che un incontro di anime.

Giovani e anziani, ex di ieri e di cinquant’an-ni fa, tutti vogliamo ritrovarci e incontrarci quidi tanto in tanto, per parlare cordialmente di noie delle cose nostre. Le anime non hanno età, epoi lo sapete che a rituffarci nel nostro piccolomondo antico ci sentiamo tutti giovani. Il nostroperiodico, per quanto si sforzerà di essere sem-pre più decoroso, non può e non deve avere pre-tese giornalistiche. Nessuno di noi si sogneràmai di metterlo a confronto, poniamo, col Timeso con qualche altra pubblicazione del genere.D’altra parte è anche indubitato che tutti i Timeso i New York Times del mondo non potranno darmai ad un ex alunno della Badia la soddisfazio-ne e la gioia che gli darà questo modestissimofoglio, di sapore quasi domestico, come il buonpane di casa”.

Dopo le incertezze iniziali, che lasciavanoaperta la periodicità trimestrale, dal 1961 si sta-bilizzò la periodicità quadrimestrale con uscita aPasqua, a Ferragosto e a Natale. La testata del n.1 durò fino al n. 10 (dicembre 1955); col n. 11(Pasqua 1956) apparve la testata attuale, piùsobria e più lineare.

Nel dicembre 1956, eletto Abate il P. D.Fausto Mezza, divenne Direttore responsabile il

I sessant’anni di “Ascolta”

P. D. Eugenio De Palma; nel luglio 1967 succes-se il P. D. Michele Marra; nel luglio 1969 èsubentrato il sottoscritto.

Per quanto riguarda la consistenza, i primidue numeri furono di 4 pagine; dal n. 5 (marzo1954) al n. 17 (settembre 1957) di 8 pagine; daln. 18 (dicembre 1957) di 16 pagine, con l’ecce-zione di alcuni numeri di 12 o di 20 pagine.

All’inizio il periodico fu stampato dalle ArtiGrafiche Di Mauro, di Cava; dall’agosto 1964 daMario Pepe, di Salerno; dal maggio 1977 (quelnumero pasquale uscì a maggio) dalla tipografiaPalumbo & Esposito, di Cava, trasferitasi aNocera Inferiore nel dicembre 1988 e in seguitodenominata Italgrafica; dall’agosto 2010 dallatipografia Guarino & Trezza di Cava.

Come scriveva D. Fausto nel suo fondo «pro-fetico», si è cercato di arricchire il periodico nelcontenuto e nella veste tipografica. Già il primonumero stampato a Cava nel 1977 presentava lanovità della carta patinata leggera, che nel marzo2010 è stata sostituita con un tipo più pesante. Lastampa tradizionale è stata abbandonata col n. 92(Pasqua 1982), che fu stampato in offset. Il n.102 (Ferragosto 1985) fu il primo stampato “afreddo”: con l’abbandono della vecchia linotype,che sembrava piangere in un angolo della tipo-grafia, si introdusse la fotocomposizione. Benpresto il computer fu adottato anche dalla segre-teria dell’Associazione: a cominciare dal n. 121(Natale 1991) il periodico fu battuto interamentein Badia.

Nella commemorazione dei sessant’anni di«Ascolta» è doveroso elogiare e ringraziare icoraggiosi fondatori, ma non si possono dimen-ticare i solerti collaboratori, che hanno offertoagli amici la loro saggezza, molto apprezzata dailettori. Ho scorso la raccolta fino al 1969, l’annoin cui il P. Abate Marra mi affidò il periodico.Oltre alle firme sempre presenti di D. FaustoMezza, D. Eugenio De Palma e Guido Letta,ricorrono nomi di grande rispetto: LuigiGuercio, Roberto Virtuoso, Emilio Risi,Vincenzo Cammarano, D. Alfonso Farina, D.Michele Marra, Matteo Della Corte, D.Alessandro Parente, Filippo D’Ursi, D.Adelelmo Miola, Gerardo Manuppelli, AngeloVella, Fernando Salsano, D. Simeone Leone, D.Faustino Mostardi, Ludovico De Simone, EmilioSantoli, Antonio Santonastaso.

Riferendomi invece ai 43 anni nei quali hocurato il periodico, ho avuto la collaborazionepuntuale e intelligente di amici molto bravi.Riporto i nomi di quelli che hanno già ricevutoda Dio la ricompensa del loro apostolato (tale èappunto la stampa): D. Mariano Piffer (Paginadell’Oblato), Antonio Scarano (Così… semplice-

mente), D. Anselmo Serafin (continuò la rubricadi Scarano), Mons. Alfonso Farina, CarmineGiordano, Salvatore Coppola, D. AnselmoLentini, Enrico Egidio, Giuseppe Lambiase,Giorgio Lisi, Carmine De Stefano (autore delleRiflessioni), Giuseppe Cammarano, Mons.Pompeo La Barca (riprese Così… semplicemen-te), Giovanni Tambasco, Umberto Fragola,Raffaele Mezza, Feliciano Speranza. Dei valenticollaboratori attuali segnalo i più assidui:Antonino Cuomo, Giuseppe Battimelli, NicolaRussomando, Giuseppe Gargano e AntoniettaApicella, spesso coadiuvata dalla sorella Anna.Sono tentato di ricordare i ragazzi che hannotenuto con orgoglio e con onore il ruolo di croni-sti degl’istituti, ma è un lavoro arduo. Mente epenna promettente tra gli ultimi giovani è statoFrancesco Napoli, poi assorbito da altri impegni.

In questa sede è giusto ringraziare anche i col-laboratori nelle operazioni di allestimento e dispedizione del periodico, che per molti anni sonostate davvero lunghe, delicate e snervanti: rita-gliare, dividere per destinazioni e incollaremigliaia di indirizzi nel minor tempo possibile èstato il compito soprattutto dei ragazzi delCollegio prima e del Noviziato poi. Nella neces-sità, ho dovuto bussare in diverse direzioni, eattualmente trovo comprensione e disponibilitànei confratelli più giovani. Va comunque chiari-to che dal n. 122 (Pasqua 1992) queste operazio-ni sono facilitate dalle tecniche informatiche.

Nelle ricorrenze giubilari si fanno gli augurial festeggiato. Li facciamo volentieri anche ad«Ascolta». Per i costi della stampa e per gliaumenti delle tariffe postali (sembra incredibileche dal n. 176 di Pasqua 2010 le spese di spe-dizione sono passate da euro 219,11 a euro902,71) molte testate sono costrette a chiudere.Ad «Ascolta» auguriamo lunghissima vita,garantita dall’impegno degli ex alunni.

Il famoso cardinale belga Désiré Mercier,ricevendo dal papa Pio X una somma per lacostruzione di una chiesa, supplicò: «SantoPadre, mi consenta di destinare questa offertanon alla costruzione di una chiesa, ma alla fon-dazione di un giornale». Un giornale, oggi comeieri, vale più di una chiesa. «Ascolta» vale più ditutte le iniziative benefiche che si possano maiinventare per l’Associazione ex alunni. Il succodel sessantesimo è semplice: tutti gli ex alunnidevono sentire il dovere di sostenere finanziaria-mente il loro giornale, di collaborare nella reda-zione e di viverne l’invito alla vita cristiana e allafattiva solidarietà sancita dallo statuto dellanostra Associazione.

D. Leone Morinelli

La testata del primo numero di «Ascolta» uscito nel dicembre 1952

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«ASCOLTA» N. 182 9

Il richiamo a Dio si fa più frequente inGiacomo Leopardi in occasione della malattiadel padre Monaldo. Le espressioni, nella lorosemplicità, spirano una sincerità viva e sofferta.Nella lettera del 14 maggio 1828 scrive:“Carissimo signor Padre. Pare incredibile, mapure io non ricevo che oggi la sua cara del 2.Dio vede con che cuore mi trovo dopo lettoquello che essa contiene. Sia fatta la volontà diDio. La prego con tutto il cuore ad aversi cura.Spero anch’io che Dio ci consolerà”.

Così la lettera del 18 maggio: “La lontanan-za ora mi riesce quasi insopportabile. Se Dio midarà vita e tanta salute da poter solamente sali-re in un legno, non vi sarà cosa al mondo che miimpedisca di mettermi in viaggio per tornare fraloro. Io, grazie a Dio, sto bene, e rassegnato alvolere divino”.

La lettera del 26 maggio è la più importante.Senza esserne richiesto, il poeta dice di averricevuto i sacramenti. Il pensiero della malattiadel padre lontano ha fatto capitolare l’incredu-lità del figlio. La notizia ci commuove: il poetasa di recare una gioia al padre che è tanto inpensiero per la vita religiosa del figlio. Perchéavrebbe mentito senza che nulla lo costringes-se? E come potremmo dubitare della sinceritàdi quanto il poeta asserisce senza dubitare ditutti i suoi sentimenti? “Anch’io in questi gior-ni ho ricevuto i SS. Sacramenti colla intenzioneche Ella ha”. Più convenzionali i richiami a Dionelle lettere seguenti. Del 2 giugno: “Il sentireche tutti loro, grazie a Dio, stanno bene, mi dàun gran conforto”. Del 17: “Intanto Ella miperdonerà se torno a pregarla di accettare qual-che distrazione. Finché Dio ci vuole in vita,Ella è necessaria a noi, e noi a Lei”. Del 24:“Non posso abbastanza lodare la sua pietà deisoccorsi religiosi implorati, com’Ella mi scrive.Iddio certamente gliene renderà merito, edesaudirà le sue e le nostre ardentissime preghie-re”.

L’ansietà per la salute del padre suscita nelpoeta un sentimento religioso più vivo.

Di ritorno a Firenze il 25 settembre 1830scrive al fratello minore: “Caro Pietruccio... Iosto al solito, rassegnato alla mia estrema infeli-cità, che Dio accetti per mio purgatorio”.

Nei mesi seguenti il nome di Dio non appa-re quasi più. Di fatto mai come a quel tempo ècosì amara e decisa la ribellione del poeta con-tro Dio.

Quando Monaldo pubblicò anonimi i“Dialoghetti” (1831), Giacomo si persuase chegli venisse imputata la paternità e non poté trat-tenersi da una sdegnosa smentita pubblica in“tutti i giornali d’Italia” e farne uscire un’altraanche in Francia, “molto più strepitosa”. Laragione viene chiaramente proclamata nella let-tera al padre del 31 maggio 1832: “A Roma dueterzi del pubblico lo ritenevano mio. Io ho esi-tato 4 mesi, e infine mi son deciso a parlare, perdue ragioni. L’una che mi è parso indegnol’usurpare in certo modo ciò ch’è dovuto adaltri, e massimamente a Lei. Non son l’uomoche sopporti di farsi bello degli altrui meriti. Seil romanzo di Manzoni fosse stato attribuito ame, io non dopo 4 mesi, ma il giorno chel’avessi saputo, avrei messo mano a smentirequesta voce pubblicamente. L’altra, ch’io non

La religione nell’epistolario di Leopardivoglio né debbo soffrire di passare per converti-to. Io non sono stato mai né irreligioso né rivo-luzionario né di fatto né di massima”. Aveva lot-tato contro Dio, sì, ma non lo aveva negato,aveva potuto bestemmiarlo, ma l’aveva anchepregato e, nonostante tutto, continuava a pregar-lo. La sua infelicità gli faceva anche scrivere:“Desidero la morte. Chiamo Iddio in testimoniodella verità di queste mie parole. Egli sa quanteardentissime preghiere io gli abbia fatte (sino afar tridui e novene) per ottener questa grazia...Mi benedica, mio caro Papà, e preghi Dio perme...” (Lettera al padre da Firenze, 3 luglio1832).

Così ritorna a parlare di Dio nella lettera del14 agosto: “della bontà e della cordialità chesempre mi dimostra, io le rendo quelle steriligrazie che posso, ma prego caldamente Iddioche gliene renda abbondante e solido frutto...”.

La lontananza dalla famiglia, il presentimen-to della morte vicina danno alla semplicità delleparole consuete un accento nuovo di tenerezza,di religiosità, umile e sincera. “La mia salute,grazie a Dio, fuorché negli occhi, è ottima intutto. Se Dio mi dà vita, e se la peste non ci tieneancora chiusi per lungo tempo, certissimamenteio le ribacerò la mano prima di ciò che Ellaforse, dopo tante speranze che intorno a questoio ho vanamente nutrito, non istarà aspettando.Mi benedica e mi raccomandi al Signore. Ella ela Mamma, e se può tranquillarmi circa lo statodi codesti luoghi, mi dia tanta consolazione...”(Lettera al padre da Torre del Greco, - “diVilla”, - 30 ottobre 1836).

Le ultime due lettere al padre esprimonol’apertura filiale della sua anima in una affettuo-sa e trepida tenerezza; hanno la bellezza defini-tiva di un addio: “Se scamperò dal cholera, iofarò ogni possibile per rivederla, anche perchéprevedo che il termine prescritto da Dio alla miavita non sia molto lontano. I miei patimenti fisi-ci giornalieri e incurabili mi condurrannoall’eterno riposo che invoco caldamente ognigiorno. Bacio le mani a Lei e alla Mamma,abbraccio i fratelli, e prego loro tutti a racco-mandarmi a Dio acciocché una buona e prontamorte ponga fine ai miei mali fisici che nonpossono guarire altrimenti” (Lettera da Napolidel 27 maggio 1837).

Non si può dire che le espressioni dell’epi-stolario siano affermazioni di una vita cristianaconsapevole e profonda, ma sono tali da nonescluderla del tutto. Nel foro più intimo il poetaforse non ha rotto mai col Dio della sua infan-zia, così come non ha rotto mai con la famiglia.La sua religione è molto povera nel suo conte-nuto. È vero: egli parla di sacramenti. Se ilpoeta li ha ricevuti, certamente non ha inteso dicompiere un atto blasfemo e sacrilego, ma nem-meno ha inteso aderire alle verità dogmaticheche questi sottintendono per un cristiano; vi si èaccostato come a un atto di culto nel quale sisentiva unito spiritualmente ai suoi familiari.Nelle lettere si parla anche del purgatorio.Parlandone, ha inteso qualcosa di più che affer-mare il valore espiatorio della sofferenza?

Nicola Ruggiero

Segnalazioni bibliograficheI tre volumi che seguono fanno parte della col-

lana “Piccola Biblioteca” de “L’Opera Editrice” diVallo della Lucania, stampati dalla stessaTipografia, la “Stampa Digital Press” di S. Maria diCastellabate, dell’ex alunno Franco Piccirillo(1954-55/1956-61).

ALFONSO MARIA FARINA, Petali d’oro, a cura diAntonio Comunale, Vallo della Lucania 2011, pp.354.

Il volume contiene gli scritti di Mons. AlfonsoFarina (ex alunno 1939-42), che sono distribuiti incinque capitoli. I primi due capitoli riportano gliscritti pubblicati su “Ignis Ardens” (periodico delSeminario diocesano della Badia) e sul nostro“Ascolta” (pp. 11-197). Opera lodevole avermesso insieme gli articoli altrimenti introvabili.

ALFONSO MARIA FARINA, Gocce d’amore, edizio-ne riveduta e aggiornata, a cura di AntonioComunale, Vallo della Lucania 2011, pp. 302.

Il volume raccoglie diversi opuscoli già stam-pati autonomamente, così come erano stati pub-blicati, con rispettive presentazioni (in gran partedel vescovo di Vallo Mons. Giuseppe Casale) eillustrazioni. Sicuro pregio dell’opera: far cono-scere l’oggetto delle indagini e, insieme, far cono-scere meglio Mons. Farina.

ROMEO MESSANO, (a cura di), Don MarcoGiannella – Un uomo creativo e solare, secondaedizione riveduta e ampliata, Vallo della Lucania2011, pp. 200.

“Ascolta” si è già occupato del libro nel n. 173,con la segnalazione riportata a p. 98 nel volumeche si presenta. Aggiungere che sono aumentatele pagine (da 127 a 200) sarebbe banale. Èaumentato invece il numero degli “amici” di D.

Marco, come certamente è cresciuto il valore del-l’apostolato e della testimonianza in rapportodirettamente proporzionale al maggiore sacrificiorichiesto dalla croce divenuta col tempo piùpesante.

Come di consueto, il 21 marzo, festa di S.Benedetto, si è riunito alla Badia il Consiglio diret-tivo dell’Associazione, presieduto dal P. Abate D.Giordano Rota. Erano presenti quasi tutti i consi-glieri: il presidente avv. Antonino Cuomo,Federico Orsini, il prof. Domenico Dalessandri, ildott. Giuseppe Battimelli, la dott.ssa BarbaraCasilli, D. Leone Morinelli.

Due gli argomenti più rilevanti tra quelli tratta-ti. Anzitutto si è perfezionato l’allargamentodell’Associazione agli “amici”, con la riformulazio-ne del primo articolo del Regolamento, compiutadall’avv. Cuomo. In breve, gli “amici” sarannofamiliari di ex alunni (vivi o defunti), oblati bene-dettini e altri che condividano gli ideali umani ecristiani della Badia. Naturalmente, come già sta-bilisce il Regolamento per gli ex alunni, per l’in-gresso di ogni socio è necessaria l’autorizzazionedel P. Abate.

Al più presto sarà deciso sulla quota associa-tiva, rimanendo dubbi se chiedere la quota attua-le degli ex alunni o solo un contributo sufficienteper ricevere “Ascolta”.

Altro argomento, il prossimo convegno annua-le del 9 settembre.

Trattandosi di convegno, il P. Abate ha propo-sto di pensare, oltre al convegno annuale già col-laudato, ad una giornata di studio organizzatadall’Associazione ex alunni in un periodo dell’an-no da stabilire.

Consiglio direttivo

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LA PAGINA DELL’OBLATO

L’oblato benedettino e l’oblazione“L’oblato benedettino secolare, secondo

l’art. 2 dello statuto degli oblati benedettinisecolari italiani, approvato nell’anno 2000, è uncristiano, desideroso di vivere con convinzioneil Vangelo e di scoprire nella Regola di SanBenedetto un cammino di luce unendosi ad unafamiglia monastica di sua scelta con un legamedi ordine spirituale”. L’oblato può essere unuomo o una donna, un laico o un sacerdote, puòessere sposato o non. Gli oblati benedettini nonsono una confraternita, un terz’ordine, un movi-mento, ma persone sempre più coscienti dellaloro consacrazione battesimale che desideranocondividere la spiritualità della Regola di SanBenedetto. L’oblato benedettino è chiamato aportare nella chiesa e nella realtà dove vive eopera il carisma benedettino, mettendo Cristo alprimo posto, ascoltando la parola di Dio medi-tata e vissuta, partecipando alla liturgia con pro-fonda vita spirituale.

L’oblazione benedettina è un cammino cheaiuta a vivere la propria particolare vocazione.“L’oblazione, secondo lo statuto, è l’atto liturgi-co-spirituale riconosciuto dalla Chiesa, con ilquale l’aspirante oblato, dopo un periodo di for-mazione, fa l’offerta di se stesso a Dio unendo-si ad una determinata comunità benedettina”.

Per diventare oblato si richiede: 1) il deside-rio sincero di crescere nella vita spirituale, dicercare veramente Dio, come afferma SanBenedetto: “Ascolta, o figlio, gli insegnamentidel maestro; apri l’orecchio del tuo cuore; acco-gli volentieri le esortazioni del padre, che tiama, e mettile efficacemente in pratica”(Regola, Prologo, 1); 2) l’amore per SanBenedetto e la conoscenza della sua Regola,perché i suoi principi essenziali devono orienta-re il cammino spirituale dell’oblato; 3) l’appar-tenenza a un determinato monastero.Caratteristica della vita benedettina è la stabili-tà. Gli oblati si offrono a Dio in un determinatomonastero che considerano come una secondafamiglia, in modo da sentire l’influsso vitale,partecipando alla preghiera, alle iniziative e,secondo le possibilità, mettendo a disposizionela loro competenza e il loro tempo.

Con l’oblazione, l’oblato si inserisce nellafamiglia monastica con legami di intima fratel-lanza e di mutua collaborazione.

Gli incontriPer ravvivare negli oblati lo spirito benedet-

tino e per favorire e alimentare la conoscenza ela carità fraterna, sono programmati incontrimensili al monastero con momenti di formazio-ne spirituale e di preghiera.

Hanno luogo incontri con oblati di altrimonasteri, riunioni e incontri a livello naziona-le ed internazionale. In virtù del particolarelegame oblato-monastero, l’oblato sa che ilmonastero è quasi una seconda casa, dove puòsostare per ritemprare lo spirito.

L’ammissione all’oblazioneL’ammissione alla tappa preparatoria

all’oblazione è fatta dall’assistente spirituale. Èun itinerario con una durata variabile durante il

quale l’aspirante oblato può approfondire gliinsegnamenti della spiritualità benedettina.

La cerimonia dell’oblazione è tenuta dalPadre Abate durante la messa.

Quando sono sorti gli oblati?Nella vita di San Benedetto, scritta da san

Gregorio Magno, si parla frequentemente dipersone di tutte le condizioni sociali, laici edecclesiastici, che accorrevano prima a Subiacoe poi a Montecassino non solo per ottenere aiutimateriali, ma soprattutto per chiedergli consiglispirituali onde progredire nel cammino dellaperfezione. Il Santo accoglieva tutti conimmensa bontà, anzi alle volte si recava luistesso nei paesi vicini ad evangelizzare quellepopolazioni.Tuttavia egli non scrisse mai unaRegola particolare per le persone a lui devote,ma compose una sola Regola indirizzata diret-tamente ai monaci, ma che sarebbe stata utilis-sima anche ai fedeli dimoranti nel mondo. Lepersone che frequentavano San Benedetto, per-ché attratte dal fascino delle sue virtù e deside-rose di seguire i suoi insegnamenti, costituisco-no il germe di quella categoria di cristiani che apoco a poco sarebbero stati chiamati Oblati.

Il termine latino “oblato” (dal latino oblatus,participio passato di offerre, offrire) è usato daSan Benedetto nel capitolo LIX della suaRegola per indicare i fanciulli che venivanoofferti a Dio dai genitori per divenire monaci.

Verso il secolo XI, questo termine indicavale persone che frequentavano le abbazie bene-dettine per orientare la loro vita secondo l’inse-gnamento di S. Benedetto e che offrivano almonastero parte dei loro beni con l’intento dipartecipare alle preghiere dei monaci e ai lorosuffragi dopo la morte.

Negli archivi monastici si trovano spessopergamene e carte di questo genere, ma glioblati non avevano ancora una vera e propriaorganizzazione e un riconoscimento giuridico.

Verso il XIX secolo, con il rifiorire della vitamonastica, dopo le soppressioni causate dallarivoluzione francese, le varie Congregazionibenedettine diedero un nuovo impulso aglioblati. Furono elaborati gli statuti che, arricchi-ti di molte indulgenze e vari privilegi, furonoapprovati nel 1889 da Leone XIII e poi confer-mati da Pio X e aggiornati nel 1924. Dopo ilConcilio Vaticano II si rividero gli statuti secon-do le norme dei decreti conciliari e con il con-corso dei vari monasteri furono approvati nel1975 dalla Santa Sede. Successivamente lemutate condizioni dei tempi e l’approfondimen-to teologico seguito al concilio, hanno fatto sen-tire l’esigenza di una nuova revisione dello sta-tuto, per mettere meglio a fuoco l’identità spiri-tuale dell’oblato e la visione teologica del-l’oblazione benedettina. Con il coinvolgimentodei gruppi monasteriali degli oblati il nuovoStatuto fu presentato all’Assemblea straordina-ria degli oblati riunita a Roma dal 29 al 31 ago-sto 1997, e da questa approvato all’unanimità. Ilnuovo Statuto ha tenuto conto dell’importanzaprimaria che ha il monastero di appartenenzadell’oblato, e della funzione sussidiaria degliorgani di collegamento; vuole pertanto rispetta-re la libertà che hanno le comunità di conserva-re le tradizioni particolari nel rapporto con ipropri oblati, ed essere solo uno strumento peruna consapevole crescita, con cuore dilatato,nella via dell’oblazione benedettina.

Nascita degli oblati a CavaGli oblati nel monastero di Cava esistono già

all’epoca di Sant’Alferio e San PietroPappacarbone perché, essendo stati a Cluny,hanno portato la spiritualità cluniacense e ancheper i rapporti tra la Badia di Cava ed il PapaUrbano II, che potremmo chiamare il Ponteficedegli Oblati.

Antonietta Apicella

Prossimi appuntamenti degli oblati

Per il 22 aprile 2012 gli oblati dell’Abbazia S.Scolastica di Bari hanno organizzato per il sudItalia un incontro sul tema: “Fede e nuova evan-gelizzazione”. Il relatore sarà Padre IldebrandoScicolone.

Dal 23 al 26 agosto 2012 si terrà il ConvegnoNazionale degli oblati benedettini a Rocca diPapa-Roma al Mondo Migliore. Il tema sarà“La Speranza: sperare contro ogni speranza”.

Dal 4 al 10 ottobre 2013 a Roma si terrà il con-gresso internazionale. Il tema sarà “Obsculta.L’oblato in ascolto nel mondo”.

LUTTO

È venuto a mancare all’affetto dei suoi familia-ri e degli oblati il decano dott. Raffaele Mezza.Gli oblati cavensi partecipano con profondocordoglio alla scomparsa e ne ricordano l’eleva-ta professionalità come giornalista e come obla-to.

S. Benedetto del Sassoferrato

L’ oblazione benedettina

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«ASCOLTA» N. 182 11

Il monachesimo si diffuse nel territorio amal-fitano nei secoli dell’Alto Medioevo, mediantele fondazioni benedettine soprattutto e, in qual-che caso, anche con insediamenti basiliani.

Già la celebre lettera di papa Gregorio Magnodel 596, con la quale richiamava il vescovo diAmalfi a risiedere stabilmente nella sua sede e anon vagare per “diversi luoghi”, fa riferimentoad un cenobio della zona, nel quale il ponteficeminaccia di far rinchiudere il presule se nonavesse ottemperato ai suoi ordini.

Il più antico monastero benedettino maschileattestato dalle fonti documentarie nel territorioera dedicato ai Ss. Benedetto e Scolastica, quin-di ai diretti fondatori dell’ordine. Esso si trovavaa Tavernata, nella giurisdizione di Scala, occu-pando una posizione strategica sulla ViaStabiana, che collegava i centri della costa con ilterritorio stabiano. L’analisi dei suoi ruderi edelle cronache medievali ha permesso di stabili-re che con ogni probabilità il monastero fu fon-dato allo scorrere del IX secolo, forse dal prefet-to della repubblica Mansone Fusile, il qualeverso il 913 lasciò il potere per trascorrere ivi gliultimi giorni che gli restavano da vivere.

Nella seconda parte del X secolo cenobi bene-dettini nel contesto dell’archidiocesi spuntaronocome funghi in ogni parte del territorio, suimonti come lungo i litorali. L’artefice principaledi questa rivoluzione religiosa fu il ducaMansone I, che nel 987 ottenne l’elevazionedella Chiesa amalfitana a rango archiepiscopalee metropolitico.

Commosso dalla profonda devozione dinumerose fanciulle che lasciavano le loro dimo-re per frequentare le chiese della città, decise difondare a proprie spese il monastero benedettinodi S. Lorenzo del Piano nel 980, intorno ai cuiruderi nel 1852 fu costruito il monumentalecimitero di Amalfi. Nel contempo il monacoLeone Scaticampolo edificava, in una grottasopra Atrani, il cenobio maschile dei Ss. Cirico eGiulitta, pochi mesi prima di essere eletto primoarcivescovo amalfitano. Egli realizzava, piùtardi, il monastero di S. Simeone ad Atrani.

Intanto sin dal 988 è testimoniato il cenobiomaschile dei Ss. Maria e Benedetto di Erchie.Tra il 993 e il 1021 nell’ambito del castello diPogerola veniva costruito il monastero femmini-le di S. Sebastiano. Tra la fine del X e i primissi-mi anni dell’XI secolo nascevano ad Atrani ilmonastero femminile di S. Maria de Funtanella,a Ravello quello maschile di S. Trifone, a Scalaquello di S. Maria de Aquabona e a Positano l’al-tro intitolato ai Ss. Maria e Vito.

Nel contesto di questa galassia benedettinaandò ad inserirsi il complesso orientale di S.Maria de Olearia di Maiori, che qualche secolopiù tardi passò sotto la giurisdizione della Badiadi Cava de’ Tirreni.

Durante l’XI e il XII secolo si verificò unaseconda ondata per quanto concerne la nascita diinsediamenti benedettini nell’area amalfitana: lefonti ricordano quelli urbani di Amalfi di S.Nicola de Campo e di S. Basilio, gli atranesi diS. Tommaso, S. Giorgio, S. Michele Arc. a Mare,gli scalesi di S. Giuliano e di S. Cataldo, i ravel-lesi della SS. Trinità e di S. Maria di Castiglione,S. Michele de Duliaria a Tramonti, S. Salvatorede Cospidi ad Agerola.

Ma la devozione benedettina amalfitana nonsi arrestò tra gli angusti confini della patria: gliamalfitani edificarono cenobi in vari luoghi del

La Badia di Cava e la Repubblica marinara di AmalfiMediterraneo. I più importanti furono S. MariaLatina e S. Maria Maddalena di Gerusalemme, S.Maria Latina e S. Salvatore di Costantinopoli, S.Maria del Monte Athos in Grecia.

I dinasti del principato di Salerno, sempre traX ed XI secolo, si diedero anch’essi da fare perpromuovere la diffusione nel loro territorio dicomplessi monastici benedettini; questi avanza-rono dalla stessa città longobarda fino allaLucania, dove contrastarono la presenza degliinsediamenti basiliani risalenti ad alcuni secoliprima.

Alla fine del X secolo il principe di Salernomandò il nobile Alferio Pappacarbone quale suolegato presso l’imperatore di Germania, affinchéquesti gli inviasse aiuti militari per fronteggiarela revanche bizantina. Nel corso del lungo viag-gio l’ambasciatore si ammalò gravemente; fuaccolto nel monastero di S. Michele di Chiusa edaccudito dai monaci. Durante la malattia egli feceun voto: se fosse guarito, si sarebbe fatto mona-co. Avvenuta miracolosamente la guarigione, eglidecise di prendere i voti nel cenobio di Cluny,abbazia della Borgogna fondata nel 910, dove erastata prodotta un’importante riforma della regolabenedettina. Così Alferio nel 991 lasciava la vitasecolare per intraprendere quella monastica.

Alcuni anni più tardi il principe Guaimario IIIlo richiamò a Salerno per affidargli la fondazionedi un monastero in un luogo non distante dallacittà. Egli si stabilì con altri due monaci nellagrotta Arsicia, situata nell’Actus Metelianus, unazona del principato salernitano che comprendevale aree della futura Cava de’Tirreni e di Vietri sulMare. Questa località traeva la sua denominazio-ne dalla famiglia romana dei Metelli, che ivi ave-vano una villa. Partendo da quella grotta, iniziò lafondazione di un grande complesso monasticomaschile benedettino, destinato a far concorrenzaa Montecassino nel Meridione d’Italia. Per lacostruzione furono forse impiegati i materiali dispoglio provenienti dai resti della predetta villaromana. La fondazione del cenobio avvenne,secondo la tradizione, nel 1011; di certo essoappare ufficialmente nei documenti a partire dal1025. Nei suoi paraggi si sviluppò un villaggio,che prese il nome di Corpo di Cava.

Alferio Pappacarbone apparteneva ad unafamiglia atranese trasferitasi a Salerno al tempodel principe Sicardo; essa faceva parte della colo-nia atranese che occupava circa un sesto dell’areaurbana con la chiesa di S. Trofimena, primitivaprotettrice di tutti gli amalfitani. Questi atranesierano molto influenti nella società salernitana,distinguendosi dagli abitanti longobardi per laloro ferma tradizione giuridica romana. La provadell’origine atranese di Alferio, il cui onomasticoera il diminutivo del germanico “Adelferio” (=aquila di montagna), è contenuta in un atto del1063 (CDC VIII, pp. 252 ss., n. MCCCLVIII), nelquale viene testualmente affermato: «...in locoMetiliano... ballone per quod fluit aqua queDraguntiu dicitur... fideiussorem posuit Iohannemqui Pappacarbonem dicitur filium quondamMarini atrianensi... ». Dall’analisi di questodocumento si desume pure che la sua famigliadoveva essere proprietaria dell’area dove erasituata la grotta Arsicia, nucleo principale dellafondazione monastica che il fondatore volle inti-tolare alla SS. Trinità. D’altronde il territorio diVietri sul Mare era in gran parte di proprietà degliatranesi di Salerno; essi rifondarono le chiese diS. Giovanni di Vietri e di S. Pietro di Cetara.

L’origine atranese di Alferio Pappacarbone, lacui genitrice dovette essere una salernitana lon-gobarda, si sposa con la sua vocazione diploma-tica, caratteristica degli amalfitani di quell’epoca.

Tra i monaci che ebbero grande fama nelcorso dell’XI secolo, allievi del glorioso S.Alferio, vi fu anche Desiderio, il quale divennedapprima abate di Montecassino e poi papa conil nome di Vittore III. Il rapporto tra l’abbaziadella SS. Trinità di Cava e gli atranesi di Salernofu particolarmente proficuo: nel porto di Fondi,situato tra Cetara e Vietri, ora sommerso nelmare, i monaci tenevano proprie navi ed imbar-cazioni per traffici ed attività ittica; capitani emarinai di questi navigli erano tutti atranesisalernitani. Nell’archivio della Badia si conservauna testimonianza di collegamento tra la naviga-zione di tali scafi e il loro orientamento: nelCodice Beda 3, attribuibile alla metà dell’XIsecolo, è riportata, disegnata su pergamena, unarosa con dodici venti, raffigurati da altrettantiangeli in atto di soffiare intorno ad una coppiaumana rappresentante il sole e la luna, cioè il dìe la notte.

L’intensa relazione esistente tra i monaci dellaSS. Trinità e gli atranesi si estese anche all’interanazione amalfitana.

L’abate Leone intercedette, nel corso dellaguerra condotta contro Amalfi tra il 1067 e il1073 da Gisulfo II, presso il principe salernitanoa favore della liberazione degli amalfitani chequesti aveva rinchiuso nella Turris Maior soprala città.

I dinasti di Amalfi furono in ottimi rapporticon gli abati cavesi: nel 1068 il duca Giovanni IIlasciò per testamento alla SS. Trinità la sua vesteclamidale, cioè parte dell’abbigliamento ducaleche si allacciava sul lato mediante un fibulaaurea; nel 1076 l’ex-duca Guaimario, figlio diMansone II, trovò rifugio in quell’abbazia insie-me ai suoi fratelli per sfuggire alla cattura daparte dei soldati del normanno Roberto ilGiscardo, diventato ormai signore di Salerno e diAmalfi.

Padre Leone Mattei Cerasoli ha dimostratoche monaci provenienti dalla Badia di Cavaentrarono a far parte del monastero amalfitano diS. Maria Latina a Gerusalemme. In seguito alcu-ni di essi, esperti in medicina, come lo erano iloro confratelli amalfitani e principalmenteLorenzo d’Amalfi, secondo arcivescovo dellacittà marinara e maestro di Gregorio VII, serviro-no presso l’ospedale di S. Giovanni, fondatoaccanto al S. Sepolcro da Mauro de ComiteMaurone tra il 1063 e il 1071. Furono essi com-pagni di quel Gerardo Sasso di Scala, priore delnosocomio, che verso il 1084 aveva realizzato unattiguo xenodochium per accogliere i pellegriniin visita al sepolcro di Cristo. Emulando i loroconfratelli amalfitani e cavesi del Monte Athos,che fortificarono il loro monastero al tempo delloscisma, questi assunsero anche l’uso difensivo eprotettivo delle armi, seguendo la santa religionegerosolimitana del Beato fra’ Gerardo e giurandofedeltà alla croce ottagona già emblema dellarepubblica marinara di Amalfi ed ora, bianca incampo nero, colore dei benedettini e forte richia-mo alla predisposizione verso il prossimo, sim-bolo della tuitio fidei e della defensio pauperum.

Giuseppe Gargano

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NOTIZIARIO3 dicembre – Nel pomeriggio, in occasione di

un pellegrinaggio della parrocchia del Duomo diCava, la prof.ssa Maria Risi (prof. 1984-01) èin prima fila, come nelle attività parrocchiali.Nello stesso gruppo c’è il dott. PierluigiViolante (1982-84), con la moglie e i ragazziGiovanni e Francesco. Conosciamo che è diri-gente della sede Inps di Salerno.

Alle 19 si celebra in Cattedrale la Messa disuffragio nel primo anniversario della morte delsig. Vincenzo Apicella, padre di D. Massimo,con la partecipazione dei familiari.

5 dicembre - S. E. Mons. Franco GiulioBrambilla, vescovo ausiliare di Milano, da ottogiorni nominato vescovo di Novara, concelebrala Messa all’altare maggiore con Mons.Osvaldo Masullo (1967-72), Vicario Generaledi Amalfi-Cava, e compie una rapida visita deitesori d’arte dell’abbazia.

6 dicembre - Visita la Badia S. E. Mons.Patrick Christopher Pinder, arcivescovo diNassau, nelle Isole Bahamas, che è accompa-gnato da un sacerdote di Pompei. Partecipanoalla mensa monastica.

7 dicembre - Alle 16 si celebrano i primiVespri pontificali dell’Immacolata. Ad assistere ilcelebrante c’è il diacono prof. Antonio Casilli(1960-64).

8 dicembre - Solennità dell’Immacolata. Alle11 viene celebrata una Messa letta con omeliaper i fedeli.

Alle 16,30 dall’Avvocatella parte la proces-sione che reca alla Badia la statua dellaMadonna Avvocata sopra Maiori. Alle 18,30 hainizio la Messa solenne presieduta dal P. Abateche tiene l’omelia, rilevando l’opportunità delladiscesa della Madonna nel Millenario.Massiccia la partecipazione di fedeli. Al termi-ne, in piazza, spettacolo di fuochi pirotecnici.

9 dicembre – Il geom. GioacchinoSenatore (1951-53) accompagna alcuni amiciche intendono studiare in biblioteca, felice disalutare i padri.

10 dicembre – Il giornalista Antonio DiMartino (1977-78) fa da cicerone ad amici invisita alla Badia.

Per gli incontri di spiritualità tiene la confe-

Dalla Badia1° dicembre 2011 – 26 marzo 2012renza il prof. Francesco Miano,ordinario di filosofia moraleall’Università Tor Vergata di Romae Presidente dell’Azione CattolicaItaliana, sul tema “La spiritualitàdel laico”. Le meditazioni musicalisono dell’orchestra “MusicaFiguralis” diretta dal maestroEnrico Volpe, docente nelConservatorio di Salerno.

11 dicembre – Il prof. Canio DiMaio (1959-65 e prof. 1976-85) ela moglie prof.ssa Anna Mariafanno alla comunità la gradita sor-presa di una visita come veri epropri turisti (fanno parte di ungruppo di Calitri) con l’intento disalutare i padri nel ricordo affet-tuoso dello zio D. Placido.

Francesco Marrazzo Rug-giero (1974-75), sempre in cercadi nuove strategie per celebrare ilMillenario della Badia, si è fattopromotore di visite di salernitani,tese a far conoscere e venerarel’illustre concittadino S. Alferio.

13 dicembre - Il P. Abate va aRoma per la riunione del Comita-to Nazionale del Millennio.

17 dicembre - Alle 17, per ilciclo di seminari “Mille anni dopo:la verità sull’Europa” ha luogo inCattedrale il 3° incontro sul tema“Memoria e futuro dell’Occidente”moderato dal prof. Ernesto For-cellino (prof. 2000-03/04-05).Intervengono gli spagnoli FélixDuque e Juan Barja. Tra i presen-ti notiamo la prof.ssa EnricaD’Elia (prof. 1998-02).

18 dicembre - Giornata degli anziani delladiocesi abbaziale. Presiede la Messa il P. Abateche tiene l’omelia. Subito dopo si inaugura nelcorridoio della portineria una mostra di mosaiciin legno di Roberto Salsano, che rimarrà apertafino al 1° gennaio 2012. Nell’occasione l’artistadona al P. Abate un mosaico rappresentante lafacciata e il piazzale della Badia. Regista dellacerimonia il prof. Franco Bruno Vitolo (prof.1972-74).

Alle ore 20 la Corale dellaCattedrale tiene un concerto diret-to dal maestro Virgilio Russo(1973-81).

19 dicembre - Il Presidentedell’Associazione avv. AntoninoCuomo fa visita al P. Abate perporgere gli auguri di Natale. Portasempre qualche suo libro, che loconferma scrittore impenitente inmargine all’attività forense.

La tipografia consegna l’An-nuario dell’Associazione ex alunnidel 2011, battezzato “Annuario delMillennio”.

Pietro Cerullo (1990-1996),recatosi a Salerno per impegni, faun salto alla Badia per una visitaaffettuosa e per chiedere e darenotizie degli amici del Collegio, aiquali si sente sempre spiritual-mente vicino. L’attività di famigliapesa ormai sulle sue spalle, anche

La statua della Madonna Avvocata l’8 dicembre è stata espostanella Cattedrale della Badia

se i genitori sono sempre sulla plancia di coma-ndo.

20 dicembre – Sappiamo di una visita pienadi emozione di Franco Furcas (1955-59), che siripromette di ritornare. Peccato che non lasci ilsuo indirizzo.

24 dicembre - Alle 8,30, dopo l’ora di Terza,ha luogo per la comunità il cosiddetto Ufficio delCapitolo, durante il quale si canta l’annunciosolenne del Natale.

Per porgere gli auguri alla comunità vengonoil dott. Giuseppe Battimelli (1968-71) eFrancesco Romanelli (1968-71).

Il Natale è visibile a tutti grazie ad un piccolopresepe allestito non più nell’ambito della clau-sura, ma all’inizio della scala che porta agliappartamenti abbaziali.

Alle 17,30 il P. Abate presiede la celebrazio-ne dei Vespri pontificali, presente la sola comu-nità monastica.

Alle 23 la Veglia e la Messa presiedute dal P.Abate, che tiene l’omelia. Anche se piove pergran parte della notte, è buona la partecipazio-ne dei fedeli, tra i quali gli ex alunni prof.Antonio Casilli, che fa da diacono, MarcoGiordano con la fidanzata Patrizia e BenitoTrezza, ex alunno e oblato.

25 dicembre - Alle 11 il P. Abate presiede laMessa solenne e tiene l’omelia sul mistero delNatale. Alla fine imparte la benedizione papalecon indulgenza plenaria. Dopo la Messa molti siportano in sagrestia per gli auguri alla comunità,tra i quali gli ex alunni seguenti: CesareScapolatiello (anche a nome del padre cav.

Gli incontri di spiritualità hanno arricchito il Millenario. Nellafoto: l’incontro del 10 dicembre con il prof. Francesco Miano,affiancato dal P. Abate e dal prof. Armando Lamberti.

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«ASCOLTA» N. 182 13

Giuseppe), Nicola Russomando accompa-gnato dal fratello Sergio, Giuseppe Trezza,Sabatino D’Amico, Silvano Pesante con lamoglie ed i bambini Gabriele e Simone, i fratel-li Luigi e Antonio D’Amore.

Nel pomeriggio Michele Cammarano, arri-vato dal Viterbese questa mattina, viene a por-gere gli auguri alla comunità, contando digodersi qualche giorno nella sua terra e tra lasua gente.

26 dicembre – Notevole il movimento di visi-tatori, favorito anche dalla bella giornata.

Duilio Gabbiani (1977-80) per le feste ritor-na da Latina alla sua Cava. Non può tralascia-re la visita alla Badia, insieme con la moglie e idue bravi ragazzi Andrea (III istituto superiore)e Daniele (III media).

Antonino Maresca (1988-90) viene a salu-tare i vecchi maestri. Tra l’altro, rivela che spes-so è a Cava per impegni di lavoro.

Nella serata il P. Abate e i giovani monacivanno a visitare i presepi di Cava (S. France-sco, Madonna dell’Olmo e Avvocatella).

28 dicembre - Alle ore 20 l’Orchestra delConservatorio di Salerno tiene in Cattedrale unConcerto promosso dalla Provincia di Salerno.Tra i presenti il prof. Pasquale Di Domenico(prof. 1978-80), che da tempo ha lasciato Cava.Ecco il nuovo indirizzo: via Colle Barone, 5 –84090 Montecorvino Pugliano (Salerno).

29 dicembre – Il dott. Ugo Senatore (1980-83) viene a porgere gli auguri di buon anno allacomunità nella breve vacanza dal lavoro chesvolge nel Veneto, sempre come amministrati-vo nelle scuole.

Alle 19,30 i giovani del gruppo “Il Millennioapre le porte ai giovani” rappresenta una com-media nel teatro del Collegio. Con i giovanil’ascensore… non va d’accordo: sono necessa-ri almeno due “salvataggi” a seguito del blocco.

30 dicembre – Il prof. Giovanni Carleo(prof. 1984-05) porta gli auguri alla comunità ele notizie che lo riguardano: insegna a Cava edè passato quest’anno dal liceo classico all’istitu-to tecnico per geometri. I tre bravi figlioli, graziea Dio, gli danno grande soddisfazione, la primaalla facoltà di lettere, gli altri due al liceo.

31 dicembre – Il dott. Giuseppe Battimelli(1968-71), libero dagli impegni professionali (èil medico di famiglia tra i più richiesti) fa un saltoalla Badia per gli auguri di buon anno al P.Abate e alla comunità.

Alle 19,30 si cantano i Vespri in Cattedraledinanzi al SS. Sacramento, che si concludonocon il “Te Deum” di ringraziamento per l’annoche finisce.

1° gennaio 2012 - Il P. Abate presiede laMessa solenne e tiene l’omelia, nella quale uni-sce la solennità della Madre di Dio, il Capodan-no e la giornata della pace.

Dopo la Messa diversi ex alunni porgono gliauguri al P. Abate e alla comunità: avv.Giovanni Russo, avv. Gerardo Del Priore,Benito Trezza, prof. Antonio Casilli, LuigiD’Amore, Giuseppe Trezza, Nicola Rus-somando con il fratello Sergio.

Nel pomeriggio un ritorno di due amici dopocirca trent’anni: Salvatore Baio (1973-77), coni figli Marco, universitario di legge alla Lumsa, eCristina, ragioniera, e Roberto Del Mastro(1977-78), che ha lasciato la sua Portici perLatina, dove svolge la sua attività imprenditoria-le. Il suo indirizzo: via del Lido, 120 – 04100Latina.

2 gennaio – Il dott. Nunziante Coraggio(1980-85) conduce la moglie e i figli Anita (liceoclassico) e Generoso (III media) a conoscere laBadia, della quale spesso parla in casa come

centro ideale di istruzione e di formazione.3 gennaio – L’univ. Paolo Manilia (2001-

04), iscritto alla facoltà di giurisprudenza diNapoli, ritorna alla Badia per farla conoscerealla fidanzata Veronica.

5 gennaio - Alle 20,30 si tiene in Cattedrale ilconcerto “Puer natus est” del coro e orchestra“Laeta Dies” di Passiano, diretto da Luigi DellaMonica.

6 gennaio – Epifania del Signore. Il P. Abatepresiede la Messa solenne e tiene l’omelia. Altermine, saluta i padri l’arch. Massimo DePisapia (1962-70), accompagnato dalla moglie.Pare che resti “romano” solo per poco, deciso diritornare cavese appena possibile. Ha duefiglie, una delle quali sposata, che lo ha reso giànonno. Presente alla Badia, come sempre nellegrandi solennità, Nicola Russomando (1979-84).

Nella mattinata i primi arrivi per la giornata dichiusura del Millenario: giungono da Nicolosi ilP. Abate D. Benedetto Chianetta e D. VittorioRizzone.

Dopo i Vespri solenni, cantati alle ore 17, haluogo la levata del Bambino, con la partecipa-zione di un gruppo discreto di fedeli.

Alle 18,30 si svolge in Cattedrale la rassegnadei “Piccoli Cori” della diocesi abbaziale, preci-samente delle parrocchie di S. Cesario e diDragonea. P. Pino Muller, parroco di S. Cesario,coordina la manifestazione.

7 gennaio – Nell’occasione della chiusuradel Millenario, dopo i Vespri, si riuniscono iConsigli della Congregazione Cassinese e dellaCongregazione Sublacense, Provincia italiana.Della Congregazione Cassinese sono presenti,oltre il P. Abate D. Giordano Rota: AbateFrancesco Monti di Pontida, Abate PietroVittorelli di Montecassino, D. GiuseppeRoberti di Montecassino, D. Vittorio Rizzonedi Nicolosi, D. Francesco La Rocca di S.Martino delle Scale. Del Consiglio Sublacense:il Presidente Abate Bruno Marin, il VisitatoreD. Augusto Ricci di Subiaco, Abate RomanoCecolin di Finalpia, Abate Donato Ogliari diNoci, D. Luigi Tìana di Subiaco, D. GiulioMeiattini di Noci. Per la celebrazione di doma-ni sono ospiti anche D. Gregorio Colosio, diModena, e il dott. Angelo Gravier Oliviero,funzionario del Ministero dei beni culturali esegretario del Comitato Nazionale del Millennio.

I due Consigli della Provincia italiana della Congregazione Sublacense e della Congregazione Cassinesesi sono riuniti alla Badia il 7 gennaio. Da sinistra: D. Vittorio Rizzone, Abate Romano Cecolin, D. GiulioMeiattini, Abate Francesco Monti, Abate Presidente Bruno Marin, Abate Presidente Giordano Rota,Visitatore D. Augusto Ricci, Abate Pietro Vittorelli, Abate Donato Ogliari, D. Giuseppe Roberti, D.Francesco La Rocca, D. Luigi Tìana.

Il 9 gennaio si sono incontrati alla Badia i membri del Consiglio dell’Abate Presidente e i Superioridella Congregazione Cassinese. Da sinistra: D. Vittorio Rizzone, D. Francesco La Rocca, D. PaoloMalavasi, Abate Francesco Monti, Abate Presidente Giordano Rota, Abate Pietro Vittorelli, AbateEdmund Power, D. Eugenio Gargiulo, D. Giuseppe Roberti.

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Alle 20,30 si tiene in Cattedrale un concertodi musica sacra del “Coro della Diocesi diSalerno” diretto da Remo Grimaldi.

8 gennaio - È la domenica di chiusura delMillenario della Badia, di cui si riferisce a parte.

Sono presenti diversi ex alunni: presidenteavv. Antonino Cuomo, D. Gregorio Colosio,P. Raffaele Spezie, Mons. Mario Di Pietro,dott. Giuseppe Battimelli, prof. GiovanniVitolo, prof. Antonio Casilli, Virgilio Russo(l’organista della Cattedrale), Luigi D’Amore,Antonio D’Amore, dott. Pasquale Cammara-no, avv. Gennaro Mirra, univ. Guido Senia,ing. Armando Armando venuto apposta daGrosseto, il vice sindaco di Cava dott. LuigiNapoli, i giornalisti Antonio Di Martino,Francesco Romanelli e Nicola Russomando.

Da sottolineare la presenza di Mons. MarioDi Pietro, venuto da Messina con la mamma edun gruppo di collaboratori in parrocchia, che, aricordo del Millenario, donano alla comunitàmonastica due preziose stampe antiche: “LaCava – Convento Trinità”, 1830, Londra; “LaCattedrale di Messina”, 1845, Londra.

Alla fine della Messa il corteo esce sul piaz-zale, dove i Trombonieri del SS. Sacramentocompiono una esibizione. In seguito, entrandoper la porta del monastero, il Card. Sepe inau-gura la mostra fotografica “Mille foto per ilMillennio” allestita da Angelo Tortorella nellasala d’ingresso; se ne riferisce a parte.

Alle 19, in Cattedrale, si tiene un concerto delCoro polifonico della parrocchia di S. Mariadella Libera di Napoli diretto da Cinzia Storace.

9 gennaio – Nella mattinata si riunisce ilConsiglio dell’Abate Presidente insieme con iSuperiori della Congregazione: Presidente dellaCongregazione P. Abate D. Giordano Rota, P.Abate D. Edmund Power di S. Paolo fuori lemura, e i Priori conventuali D. Paolo Malavasidi Modena e D. Eugenio Gargiulo di Farfa.

Il prof. Francesco Vitolo (prof. 1972-74),insieme con la moglie, fa da cicerone ad unnipote nella visita della Badia.

10 gennaio – Il dott. Nicola Marotta (1998-02), insieme con la moglie Ilaria (hanno contrat-to matrimonio il 27 ottobre 2010), viene a salu-

tare i padri e a dare sue notizie. Tra l’altro, ha giàcominciato ad esercitare la professione di odon-toiatra.

15 gennaio – Si chiude la mostra “La Badia diCava dalla Longobardia minore all’Unità d’Italia”allestita nei locali delle scuole.

Presente, tra gli altri, alla Messa domenicaleil dott. Antonio Annunziata (1949-52), cheesprime ancora una volta la sua gratitudine alRettore-Preside D. Eugenio De Palma.

Nel pomeriggio l’avv. Luigi Gassani (1975-82/1983-84), insieme con un collega, viene asalutare i padri, profittando dell’ultimo giornoutile per visitare la mostra che chiude i battenti.

16 gennaio – Al mattino si scopre che intornoalla Badia c’è stata una gelata (pare la primadell’inverno).

Il prof. Carmine Mainardi (prof. 1975-77)ritorna dopo anni a salutare gli amici. Ha lascia-to la scuola dopo circa cinquant’anni di insegna-mento e ora dedica il suo tempo al Signorecome ministro straordinario dell’Eucaristia e col-laboratore dei sacerdoti di Angri.

18 gennaio - Andrea Canzanelli (1983-88),già alunno e poi prefetto nel Collegio, ritorna asalutare la comunità monastica e a iscriversiall’Associazione ex alunni, nella cui segreteriaha collaborato sempre con entusiasmo.

20 gennaio – Il rag. Raffaele Carrino (1957-61) fa visita ai padri, in particolare al suo vec-chio compagno di scuola D. Alfonso Sarro.

25 gennaio – Il brigadiere capo deiCarabinieri Alberto Carleo (1978-79) viene arinnovare l’iscrizione all’Associazione con lapuntualità che lo ha sempre distinto.

28 gennaio – Nella mattinata Mons. MarcoFrisina tiene in Cattedrale una conferenza sullamusica, nella quale annuncia i corsi di musicache terrà alla Badia e a Vallo della Lucania amaggio e a ottobre di questo anno. Sono pre-senti anche S. E. Mons. Ciro Miniero, vescovodi Vallo della Lucania, e Mons. AnielloScavarelli, parroco della Cattedrale di Vallo.

Per gl’incontri di spiritualità, dopo il canto deiVespri, lo stesso Mons. Frisina intrattiene l’udi-torio sul tema “La spiritualità della musica”. Lemeditazioni musicali sono eseguite dal corodella Cattedrale di Vallo, diretto da Santina DeVita (all’organo Dario Stifano).

29 gennaio - Il P. Abate presiede la Messasolenne, durante la quale amministra laCresima a quattro giovani della diocesi abbazia-le.

Partecipa alla Messa, tra gli altri, il notaiodott. Pasquale Cammarano (1944-52), chedeplora il fatto che gli ex alunni disertanoappuntamenti importanti, come, per esempio, lacelebrazione di chiusura del Millenario l’8 gen-naio scorso.

Nel pomeriggio Enrico Micillo (1974-78) siconcede, insieme con la moglie, una rimpatriataalla Badia, rilevando la validità della formazionecavense, della quale è sempre grato.

1° febbraio - Al mattino si nota l’entità deltemporale della notte dall’ingrossamento delSelano e dai resti di neve sulle montagne nondel tutto spazzati via dalla pioggia.

2 febbraio - Per la festa della Presentazionela Messa è presieduta alle 11 dal P. Abate.Precede la benedizione delle candele nell’atriodella Cattedrale.

Fanno irruzione due ex alunni degli anni ’50,con tante cose da narrare: Alfonso De Bonis(1948-52) e l’avv. Francesco Salomone (1947-

Momento della celebrazione di domenica 8 gennaio che ha segnato la chiusura del Millenario

Al mattino del 14 febbraio la Badia si ritrova sotto un leggero manto di neve

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«ASCOLTA» N. 182 15

52). Dai vivaci racconti (per ora solo… unaprima puntata) emergono quali eroi birichini, lecui vittime illustri sono i monaci educatori delloro tempo. Ma la superiorità della scuola dellaBadia resta per loro un punto indiscutibile. DeBonis ci informa che il figlio Alberto (1987-89) èlaureato in geologia e ricercatore, mentreSalomone ci lascia l’indirizzo attuale: viaCavareno, 29/B – 00124 Roma.

5 febbraio – Alla Messa domenicale parteci-pano gli ex alunni Francesco Romanelli(1968-71) e Pierpaolo Palescandolo (2002-05) con la fidanzata.

7 febbraio - La giornata si presenta moltofredda sin dal mattino, con temperatura di zerogradi, naturalmente con gelo. Si nota la nevecaduta nella notte, che resta anche sui tetti esulle terrazze. Il freddo persiste durante il gior-no. Del resto, tutta l’Italia è sotto neve e gelo.

9 febbraio – È ospite della comunità il prof.Giovanni Vitolo (prof. 1971-73) venuto perstudi in archivio.

11 febbraio - Il dott. Giuseppe Battimelli(1968-71), medico volontario della comunità, faun salto alla Badia per controllare i suoi pazien-ti: gesto forse programmato per vivere al megliola giornata del malato.

Amedeo Polito (1993-98), di passaggio perCava, sfida il maltempo per salutare i padridella Badia insieme ad un’amica.

12 febbraio – In serata i giovani del gruppoMillennio rappresentano una commedia nel tea-tro del Collegio.

13 febbraio - Dopo tredici giorni di freddo egelo in tutta Italia, la giornata inizia alla Badiacon il gelo, ma in compenso il sole si fa vedereper quasi tutta la giornata.

14 febbraio - La mattina si scopre la Badiasotto una leggera coltre di neve, che resistesugli alberi circostanti.

Enrico Nicoletta (1969-72), “general mana-ger” del Comune di Castellabate, ritira i pannel-li della mostra smontata alla Badia il 15 genna-io per una esposizione temporanea nei localidel Castello.

16 febbraio - S. E. Mons. FrancescoMarino, vescovo di Avellino, conduce allaBadia una decina di seminaristi di teologia peruna giornata di ritiro.

22 febbraio - Mercoledì delle Ceneri. Alle 11il P. Abate presiede la Messa con la benedizio-ne e l’imposizione delle ceneri e tiene l’omelia.Sono presenti alcuni oblati e membri della cora-le della Cattedrale

25 febbraio - Dopo i Vespri, per gli incontri dispiritualità, Mons. Marcello De Maio, delegatoad omnia della diocesi di Salerno e docente dimorale nel Seminario Metropolitano diPontecagnano, tratta il tema: “C’è un legametra spiritualità e morale?” È presente per ilComune il Vice Sindaco dott. Luigi Napoli(1985-90).

26 febbraio – Gianfranco D’Amico (1962-63), di passaggio per Cava, ritorna dopo cin-quant’anni, insieme con la moglie, per rivederei posti che gli sono rimasti nel cuore. Compagnie superori, come in un caleidoscopio, “ad unoad uno tutti li ravvisa”. Chiede di far partedell’Associazione e lascia l’indirizzo: via R.Misasi, 18 – 87100 Cosenza.

2 marzo – Il dott. Giuseppe Papa (1975-77)porta sue notizie, mostrando interesse all’As-sociazione e, in particolare, ai suoi compagni alliceo della Badia.

4 marzo – L’avv. Vittorio Accarino (1988-90) torna alla Badia con affetto accresciutodalla lontananza: esercita la professione foren-se a Milano.

5 marzo – Riappare il dott. DomenicoScorzelli (1954-59) dopo lunga assenza, chegiustifica con la permanenza a Verona, sceltacome sede universitaria per il figlio Gianmarco.Come prima e più di prima è determinato a rivi-talizzare l’Associazione ex alunni.

6 marzo - Giunge da Montecassino il P. D.Faustino Avagliano, che accompagna il P.Abate spagnolo D. Luis Perez Suarez, emeritodi Leyre, in Navarra, ma dell’abbazia di Silos. Sitratterranno un paio di giorni per consentireall’abate la visita della Badia e dei dintorni.

7 marzo – Alle 20,30 il P. Abate guida inCattedrale la lectio divina.

8 marzo – Andrea Canzanelli (1983-88)ritorna per mettere a disposizione il suo tempoper collaborare con la segreteria dell’Associa-zione, come ha fatto per anni.

10 marzo - Il Principe avv. Mario PutaturoDonati Viscido di Nocera, Presidente onorariodella Corte di Cassazione, accompagnato dallamoglie, consegna in affidamento alla Badia un

manoscritto di sua proprietà del XIII secolo,deciso a fare lo stesso per l’intero archivio difamiglia. Chiarisce che non intende donare allaBiblioteca statale, ma all’abbazia, come feceronel passato i suoi antenati longobardi.

12 marzo – Rapida visita della Badia diAntonio Augusto Anastasia, governatore delMinas Gerais, uno stato federale del Brasile,venuto a Salerno, ospite del Presidente dellaProvincia.

14 marzo - Alle 20,30 Lectio divina inCattedrale, guidata dal P. Abate.

17 marzo – Giunge il P. D. Pietro Kwasniak,dell’abbazia di Cesena, che trascorrerà qualchegiorno alla Badia.

18 marzo – Dopo la Messa l’amicoFrancesco Romanelli (1968-71), accompa-gnato dalla moglie, saluta i padri in sagrestia.

Il dott. Giovanni Cerullo (1967-73) viene asalutare gli amici. Da specialista urologo sta perdiventare specialista… in aeronautica: già forni-to di brevetto di pilota, sogna di contentare gliappassionati di volo con una struttura in unasua proprietà.

19 marzo – Ai Vespri giunge il P. Abate oli-vetano Michael John Zielinski, accompagnatodal rev. D. Vincenzo Di Marino (1979-81), par-roco di Passiano di Cava.

20 marzo – Roberto Eneches (1974-77),con la moglie sig.ra Concetta Landi, trascorrel’anniversario del matrimonio tra una grata pre-ghiera nella Cattedrale della Badia ed un“pieno” di aria e di sole sulla Costiera amalfita-na. Soddisfatti dei due gemelli, Carmine eMiriam, al terzo anno di liceo. Lascia l’indirizzoaggiornato: via Luigi Staibano, 3 – 84124Salerno.

Alle 20,30 ha luogo in Cattedrale un concer-to delle corali di S. Giovanni Battista di Vietri sulMare e di S. Maria di Porto Salvo di Marina diVietri, diretto dal maestro Pietro D’Amico.

21 marzo - Festa di S. Benedetto. Alle 10 il P.Abate presiede il Consiglio Direttivo dell’As-sociazione, di cui si riferisce a parte. Segue alle11 la Messa solenne presieduta da S. Eminen-za il Card. João Braz de Aviz, Prefetto dellaCongregazione degli Istituti di vita consacrata edelle società di vita apostolica. Se riferisce aparte. Si segnalano gli ex alunni presenti: P.Raffaele Spiezie, Mons. Aniello Scavarelli, D.Marco Giannella, D. Giuseppe Giordano,avv. Antonino Cuomo, Federico Orsini, prof.Domenico Dalessandri, dott. Giuseppe Bat-timelli, dott.ssa Barbara Casilli, dott.Domenico Scorzelli, dott. Giulio Cesare Sof-

PELLEGRINAGGIO DELLA MADONNA AVVOCATA

La Madonna Avvocata è stata coinvolta nelMillenario. La statua è stata prelevata il 26 novem-bre dal Santuario sopra Maiori, ha sostato l’8 dicem-bre alla Badia e in seguito è passata nelle parroc-chie qui sotto indicate.

8 dicembre Cattedrale - Badia di Cava10-18 dicembre S. Francesco - Cava30 dic.- 7 gen. S. Cesario martire8-15 Passiano - Cava15-22 Tramonti 22-29 Maiori29-31 Cattedrale di Amalfi31-1 Cetara2-5 febbraio Pregiato5-10 Castagneto - Vetranto11-18 S. Arcangelo19-26 S. Lucia di Cava26-4 marzo S. Alfonso in via Filangieri4-11 Dragonea11-13 S. Maria del Rovo - Cava13-15 Raito e Albori15-17 S. Vincenzo ( santuario )18-25 Battipaglia - S. Marco di

Castellabate e Omignano25-31 S. Anna all’Oliveto9-12 aprile Corpo di Cava

Il 21 marzo il Card. Braz de Aviz s’intrattiene affabilmente con D. Marco Giannella (ex alunno 1949-61)

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fritti, ing. Giovanni Fierro, dott. Carmine Sol-dovieri con la mamma, Nicola Russomando investe di giornalista.

Alle 20,30 il P. Abate guida la lectio divina inCattedrale.

22 marzo - Giunge da Nicolosi il P. D.Vittorio Rizzone, Superiore di Nicolosi e mem-bro del Consiglio dell’Abate Presidente, perrecarsi con il P. Abate al monastero di S. Mariadei Miracoli di Casalbordino per una riunionedelle Congregazioni cassinese e sublacense(Provincia Italiana).

25 marzo – Con alcuni amici visita la Badia ilprof. Benedetto Gravagnuolo (1962-64), ordi-nario di storia dell’architettura nell’Università diNapoli.

26 marzo – S. E. Mons. Salvatore Ligorio,Arcivescovo di Matera, conduce alla Badia ungruppo di dodici giovani sacerdoti dell’arcidioce-si per due giorni di ritiro. Tutti sonno l’ottimoricordo lasciato da S. E. Mons. Anselmo Pecci,monaco della Badia, che fu arcivescovo diAcerenza e Matera dal 1907 al 1945.

Il dott. Gaetano Ciancio (1975-77) è statoeletto Presidente dell’albo degli odontoiatri dellaprovincia di Salerno per il triennio 2012-2014.

***Il 2 gennaio, nella sede del Comune di Casal

Velino, il prof. Francesco Volpe ha presentato ilsuo libro La diocesi della SS. Trinità di Cava de’Tirreni nell’età moderna – Le parrocchie cilenta-ne. Moderatore Mons. Guglielmo Manna,Vicario Generale della diocesi di Vallo dellaLucania. Per la Badia hanno partecipato il P.Abate, che ha tenuto l’intervento introduttivo, eD. Leone Morinelli.

***Il 19 gennaio il P. Abate, insieme con D.

Domenico Zito, ha partecipato a Battipaglia adun convegno, legato al Millenario, sul monaste-ro di S. Mattia, già dipendenza della Badia.

***Domenica 18 marzo, nella Chiesa di S.

Pietro in Fisciano, il rev. D. GiuseppeGiordano (1978-81) ha festeggiato il XXV disacerdozio con la Messa solenne, presente S.E. Mons. Luigi Moretti, Arcivescovo Metropolitadi Salerno. Auguri affettuosi di santità e fecondoapostolato dalla comunità monastica e dagli exalunni.

2 novembre – A Rogliano, il sig. GiuseppeAlessio (1934-35).

20 dicembre – A Rivoli Veronese (Verona), ildott. Angelo Montone (1947-52).

30 dicembre – A Trento, il magistrato dott.Andrea Pagano (1932-40).

21 febbraio – A Forenza, l’avv. Piero Carilli(1935-41).

«ASCOLTA» N. 18216

ASCOLTA - Periodico Associazione ex alunni - 84013 Badia di Cava (SA) - Abb. Post. 40% - comma 27 art. 2 - legge 549/95 - Salerno

IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RIN-VIARE AL

CPO DI SALERNOPER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE,CHE SI È IMPEGNATO A PAGARE LATASSA DI RISPEDIZIONE, INDICANDO ILMOTIVO DEL RINVIO. GRAZIE.

QUOTE SOCIALI

Le quote sociali vanno versate sulc.c.p. n. 16407843 intestato a:

ASSOCIAZIONE EX ALUNNIBADIA DI CAVA

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Segnalazioni

In pace

Domenica 8 gennaio il Card. Crescenzio Sepe ha aperto la mostra di Angelo Tortorella. Nella foto,Tortorella taglia il nastro insieme con il Cardinale ed il P. Abate.

Processioni, pontificali, celebrazioni maanche codici miniati, scorci monumentali e pre-ziosi dettagli dell’Abbazia della SantissimaTrinità di Cava de’ Tirreni. È un racconto visivofatto di momenti unici ed irripetibili quello che ilfotoreporter free lance Angelo Tortorella ha rea-lizzato per il Millenario dell’Abbazia benedettina(...) a mo’ di consuntivo delle celebrazioni che sisono succedute nell’arco di tempo compreso trail mese di marzo 2009 e questi ultimi giorni.

«Mille foto per il Millennio» è una mostramonstre che si sviluppa su oltre cento metrilineari di espositori con 600 metri quadrati di fotoesposte. I mille scatti scelti dall’autore rappre-sentano in realtà solo una piccola parte dellecirca venticinquemila immagini che Tortorella,fotografo ufficiale del Millennio, ha realizzatoaggirandosi tra alti prelati, guide spirituali e pub-blici amministratori. Una presenza, la sua,«riservata ma nello stesso tempo indiscreta»,come scrive nella presentazione alla mostral’amministratore apostolico, l’abate GiordanoRota, annotando che «percorrendo questa bel-lissima mostra fotografica abbiamo così la pos-sibilità di rivivere o di vedere per la prima voltaquanto è stato vissuto alla Badia per celebraredegnamente quest’occasione di grazia delSignore che ha donato mille anni di storia, milleanni di preghiera, mille anni di attività a questagloriosa abbazia benedettina».

Tra i soggetti immortalati nel corso degli oltresettanta eventi legati alle celebrazioni l’ex sotto-segretario alla Presidenza del Consiglio GianniLetta, l’ex ministra Mara Carfagna, i cardinaliAngelo Bagnasco, Renato Raffaele Martino,Angelo Comastri e Crescenzio Sepe. «Tuttihanno lasciato un segno del loro passaggio- dice Tortorella - e i miei scatti lo testimoniano».

Gabriele Bojano(dal “Corriere del Mezzogiorno” 8 gennaio 2012)

8 gennaio – 12 febbraio 2012

Mostra “Mille foto per il Millennio”