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Omeca PERIODICO DELL’ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E DEGLI ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI www.omeca.it N° 7 Luglio 2010 Ricerca – Carta e Deiana Integratori alimentari e farmaci Ortopedia – Dimopoulos e altri Artroscopia dell’anca Azienda ospedaliero universitaria Cagliari I progetti di Gian Benedetto Melis Non solo 33 – Martinetti e Solinas Comunicazione sanitaria “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. n. 353/2003, (conv. in L. 27/02/2004, n. 46), art.1,comma1 - C/CA”

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OmecaPERIODICO DELL’ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E DEGLI ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI www.omeca.it

n° 7 • Luglio • 2010

Ricerca – Carta e DeianaIntegratori alimentari e farmaci

Ortopedia – Dimopoulos e altriArtroscopia dell’anca

Azienda ospedaliero universitaria CagliariI progetti di Gian Benedetto Melis

Non solo 33 – Martinetti e SolinasComunicazione sanitaria

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2010Agenda 10

Da cento anni all’opera per tutelare la saluteRaimondo Ibba

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Brevi

Attualità Giornata mondiale senza tabaccoPiero Ballicu

Primo pianoMobilitazione a MedicinaMario Piga

ConvegnisticaNeuro – oncologia, Tumori cerebrali primitivi

L’intervista Azienda ospedaliera universitariaGian Benedetto Melis

DibattitoOmeopatia Wanda Frau

OrtopediaArtroscopia dell’ancaDimopoulos e altri

RicercaFarmacologia – Integratori e farmaciValeria Deiana, Paolo Carta

Non solo 33 Comunicazione sanitariaMarco Martinetti, Raffaele Solinas

2426

MedicinaLex Enpam e dintorniMarcello Pili

Ventirighe Raccontano che…Mahatama Gandhi

27 Letteratura I barboni di Piazza della StazioneBeniamino PiliaBacheca

CentenarioLa nascita degli ordini professionaliEnrico Fanni

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agen

da10Direttore responsabile:

Mario [email protected]

Direttore editoriale: Raimondo IbbaEditore: consiglio direttivo dell’ordine dei medici di Cagliari

Direzione, redazione, amministrazione: Via dei Carroz 14 - Cagliariwww.omeca.it [email protected] Foto: archivio immaginiProgetto Grafico e impaginazione:GruppoMisto ComunicazioneStampa e allestimento: Tiemme Officine Grafiche srl Assemini (CA)chiuso in tipografia:il 23 luglio 2010tiratura 6800 copie

Consiglio direttivo dell’ordine:Presidente Raimondo Ibba Vicepresidente Alberto Puddu Tesoriere Giuseppe Chessa Segretario Susanna Tronci Consiglieri Maria Annunziata Baldussi, Laura Concas, Giovanni Congera, Francesca D’Agostino, Luigi Demelia, Anna Rita Ecca, Maurizio Locci, Emilio Montaldo, Cesare Moretti, Andrea Tola, Paolo ValleConsiglieri odontoiatri: Stefano Dessì, Enrico Lai

Collegio dei revisoridei conti:Presidente Francesco Sanna

Revisori effettivi: Marco Vinicio Grussu,

Elisabetta MarrocuRevisore supplente: Davide MattaCommissione per gli iscritti all’albo degli odontoiatri:Presidente Gerhard Konrad SeebergerComponenti: Rolando Pinna, Claudia Cherchi, Stefano Dessì, Enrico Lai

Uffici di segreteria:Via dei Carroz 14 Cagliari.Dal 22 giugno all’11 settembre: Orari lunedì - venerdìore 10 - 13Gli Uffici rimarranno chiusi il pomeriggio e il sabato

Centralino Tel: 070-528001Fax: 070-5280034Marco Lumia 070-5280023 [email protected] Grazia SchirruTel: 070-5280020 [email protected] Sideri Tel: 070-5280019 [email protected] MoiTel: 070-5280013 [email protected] BrunoTel: 070-5280024 [email protected] Fois Tel: 070-5280026

[email protected]

La copertina del mese

Anno XXVIII

n. 7 - luglio 2010

Organo ufficiale dell’ordine dei

medici chirurghi e odontoiatri

della provincia di Cagliari

Registrato al tribunale

di Cagliari 431 - 6/1/1982

Da cento anni all’opera per tutelare la salute

Compie 100 anni la prima legge istitutiva degli ordini delle professioni sanitarie in Italia (L.455/1910); 100 anni trascorsi a dare benessere e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Una storia lunga la nostra, scritta ogni giorno, quasi sempre in silenzio, spesso con sacrificio e fatica, con l’immancabile errore della imperfezione umana, ma anche con la ostinata determinazione ad andare avanti e migliorarsi, nonostante tutto e spesso contro tutti, consapevoli dell’importanza del nostro ruolo per il benessere e il progresso. Vogliamo continuare a essere ancor più determinanti. Il futuro che vorremmo ci chiede di fare sintesi di ciò che siamo stati per proiettarci verso il domani, consapevoli che Ippocrate non basta più da solo a scrivere la storiache verrà. Dobbiamo accompagnarlo con importanti conoscenze di economia, programmazione, gestione aziendale; dobbiamo scavalcare lo stretto orizzonte dell’intervento sul singolo malato per allungare il nostro sguardo e il nostro impegno, il nostro intervento materiale e civile, su ambiente e clima, sviluppo demografico e industriale, lavoro, economia e stili di vita, mobilità e comunicazione. Tutti determinanti per la salute umana. È dal dissesto di queste fonti che nasce il nostro nuovo ruolo futuro, è lì che si determinano le nostre aree di intervento; su di esse e sui loro effetti noi medici siamo oggi chiamati ad intervenire con una funzione postuma e riparatrice. C’è chi scassa e chi deve riparare! Non può più funzionare così. È la prima lezione dei cento anni. Dobbiamo risalire la china e conquistare la fortezzadella “salute globale”. Lo sviluppo tecnologico non è mai stato come oggi travolgente e imprevisto (e la sua ascesa non è ancora conclusa!); per la prima volta la popolazione di età compresa tra 0 e 15 anni è inferiore rispetto a quella degli ultra 65enni; mai come oggi constatiamo il rifiuto di dedicarsi alla cura della persona; mai come oggi questa è stata debole, trascurata, offesa. Si prospetta la necessità di definire una nuova etica sociale della professione e rivitalizzare la culturadell’attenzione per l’uomo. Abbiamo bisogno di “un’etica forte e di un diritto mite”. La sensibilità culturale non si forma con le leggi, ma con il coinvolgimento delle coscienze. La variegata moltitudine dei casi particolari non può trovare posto nell’angusto e rigido spazio di una norma di legge. Abbiamo bisogno di un futuro ricco di geriatri, oncologi, neurologi e psichiatri, riabilitatori; di educatori che insegnino a vivere secondo ciò che ci possiamo permettere, non per quanto e per ciò che vorremmo. Dobbiamo prevedere un progressivo trasferimento dei servizi dall’ospedale al territorio, dare una nuova interpretazione al ruolo di quello che oggi chiamiamo medico di base, sostenere la ricerca e la formazione permanente. Cento anni di storia ci indicano con chiarezza questa direzione. O la salute dell’uomo diventa il baricentro dell’interesse e dell’attenzione della politica e intorno alle sue garanzie di vita ruota tutto il sistema economico e sociale, oppure questa società non avrà futuro, perché nessuna comunità, né vasta né circoscritta, può sopravvivere se malata, incapace di essere produttrice di benessere e di ricchezza, incapace di creare le premesse della felicità. Non si può uscire dalla crisi, anche economica, della sanitàsenza un investimento grosso e senza un’ipotesi di lavoro che veda afferire alla sanitàanche le competenze di tutti quei settori i cui effetti ricadono sulla salute, dall’ambiente agli stili di vita! Non risolve una gestione della salute fondata sui tagli o annunciata commentando sprechi e malaffare, mentre si dimenticano le strutture di eccellenza e le professionalità alte di migliaia e migliaia di operatori, medici e non, che riescono a far andare avanti il sistema con la loro passione professionale e il senso civico dell’appartenenza. È trascorso un secolo di medicina italiana, non solo per l’Italia; è trascorso un secolo di medicina sarda, non solo per la Sardegna. Non si è concluso alcun processo, la storia prosegue. Noi siamo nella storia, perché nell’Ordine ci sono tutti i medici – a differenza di quanto accade nei sindacati, nelle Società Scientifiche, all’Università! – e a nome di tutti e nell’interesse dei cittadini combattiamo disinformazione, speculazioni culturali, ipocriti silenzi e incapacità organizzativa.

A tutti noi buon futuro e… buon compleanno!

Raimondo Ibba

Nel luglio del 1910 venivano istituiti

in Italia gli Ordini delle professioni sanitarie.

Una storia lunga, faticosa e silente

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La nascita degli Ordini professionali:

le origini cagliaritane

Dai Gremi e le Confraternite medievali ai Comitati medici

provinciali fino al Codice deontologico.

Un cammino che nel 1899 ha un momento chiave

Klint - Medicina, 1900

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Enrico Fanni*

In una fredda serata di marzo, alcuni uomini che parlano

concitatamente, infagottati nei loro pastrani e coi loro grandi

cappelli, accelerano il passo per raggiungere il luogo caldo dove sono

attesi. Siamo nel 1899 e stiamo per assistere alla prima riunione

di una giovane “Associazione fra i Medici Liberi Esercenti di Cagliari”,

che raccoglierà nomi noti di nostri celebri predecessori. Il presidente è

infatti il cav. Luigi Brotzu, ufficiale sanitario comunale, padre

del più celebre Giuseppe, scopritore delle cefalosporine. Dalla prima

riunione di 14 pionieri dell’Ordine dei Medici di Cagliari scaturisce la

volontà di costituire un’associazione tra medici “avente per iscopo la

tutela degli interessi professionali del ceto”. La discussione s’intreccia

fitta, il parlare è sicuro come l’animo, deciso finalmente a dare un volto

a un’associazione vitale alla stregua di quelle che si stanno formando

nel continente. Si formula l’invito a lavorare su uno “schema di statuto

speciale” che i convenuti s’impegnano con entusiasmo a considerare,

richiedendo anche quelli adottati da altre società italiane. Ma da dove

arriva questo impulso corporativistico? L’origine del corporativismo

medico va ricercato nei Gremi e Confraternite medioevali, libere

associazioni nate sotto l’impulso ecclesiastico come conseguenza

dell’esercizio di una comune attività artigiana e commerciale o sanitaria.

La componente sanitaria, costituita da medici, chirurghi e farmacisti,

si associava in Confraternite sotto l’invocazione dei santi medici,

specialmente i SS. Cosma e Damiano. Queste associazioni compivano i

loro doveri religiosi, difendevano gli interessi professionali

dei loro membri, lottavano contro le intrusioni e l’esercizio abusivo

della professione, aiutavano e soccorrevano i loro appartenenti più

bisognosi, s’incaricavano di organizzare e regolare l’attività sanitaria

a livello locale o municipale. A Cagliari, nel tardo Cinquecento,

i sanitari, allo scopo di regolare con norme ben precise l’esercizio

dell’arte, si riunirono nell’aprile 1586 in una Confraternita, anche

qui sotto l’invocazione dei SS. Cosma e Damiano, accolta nel convento

dei Frati Mercedari sul colle cagliaritano di Bonaria, che funzionerà

ininterrottamente con le sue regole fino ad Ottocento inoltrato.

In epoca sabauda l’Università e lo Stato assumeranno una funzione

più importante per quanto riguarda l’organizzazione del sistema sanitario,

anche se non priveranno mai il Gremio o Confraternita del suo potere

corporativistico. Si succederanno importanti leggi sul riordino del servizio

igienico-sanitario fino alle Regie Patenti del 1842, con le quali Carlo

Alberto approvava un nuovo Regolamento per le professioni sanitarie,

vero preludio per la successiva legge che scioglierà tutte le associazioni

e corporazioni lavorative. Sono ancora lontani i tempi dell’avvento

degli Ordini professionali, dell’assunzione e del rispetto dei codici

deontologici. Infatti, si deve attendere la legge 455 del 1910 per vedere

l’istituzione degli Ordini professionali dei medici chirurghi, dei veterinari

e farmacisti. L’iniziativa di Gaetano Strambio del 1861 aveva portato

alla nascita di una Associazione Medica Italiana, che adottò una carta

dei diritti e dei doveri di tutti i sanitari. La Sardegna stavolta non fu

tra le ultime a muoversi, e già nel 1863 nacque la rivista Sardegna Medica

come primo passo alla costituzione del Comitato Medico cagliaritano.

L’attività scientifico-divulgativa della rivista fu cementante per i rapporti

etici tra i sanitari: secondo Antonio Carruccio, direttore e anima

del periodico, tutti i medici avrebbero trovato accoglienza sulle pagine

della Sardegna Medica a patto che si fossero superate le divisioni tra

medici e si fossero tralasciate le liti per fronteggiare con unità d’intenti

la grave situazione sanitaria della Sardegna. Come ha sottolineato

Giuseppe Dodero, si formarono i primi Comitati Medici provinciali,

che raccoglievano medici chirurghi, farmacisti e veterinari e tutte

le “altre notabilità scientifiche che il Comitato a maggioranza assoluta

di voti crederà di ammettere”. Intanto la libera Associazione tra i Medici

Liberi Esercenti cagliaritani eleggeva i suoi rappresentanti, fissava

le quote annuali, si dotava di una biblioteca e si abbonava alle riviste

scientifiche italiane e straniere dell’epoca. Trasformata in Ordine

dei Medici, nel 1901 discuteva positivamente la richiesta di aderire

alla Federazione degli Ordini dei Medici del Regno. All’ordine del giorno

delle riunioni i problemi attuali del tempo, la deontologia medica,

gli abusi delle amministrazioni nei confronti dei sanitari, le iniziative

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centenario

di legge sui medici condotti, sulla riorganizzazione della professione

e sul codice deontologico. I tempi erano maturi per una legge di cui

si sentiva il bisogno e si percepivano nell’aria i primi cambiamenti:

l’Ordine di Sassari fu tra i primi a concretizzare quest’aria di rinnovamento,

arrivando nel 1903 all’elaborazione del primo Codice deontologico

in Italia, compilato da una commissione formata dai medici Puggioni,

Dasara-Cao, Usai, con l’apporto esterno importante del presidente

dell’Ordine, il professor Angelo Roth. Nel 1910 si arrivava finalmente

a una legge istitutiva che sanciva definitivamente la nascita degli Ordini

professionali. A Cagliari questi fermenti partirono da quella serata

del marzo 1899, che crediamo di indicare come data della fase costituente

il nascente Ordine professionale cagliaritano.

*Medico - Seg. Ass. Clemente Susini

BIBLIOgrAfIA

SALVATORE ERBÌ, Fu così che il medico rispose agli … Ordini,

in Bollettino dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia

di Cagliari, anno XIV n° 4, aprile 1995, pagg. 31-33.

GIUSEPPE DODERO, Storia della Medicina e della sanità pubblica

in Sardegna, Aipsa ed., Cagliari 1999, pagg. 153-155.

FEDERICA LOI - ENRICO FANNI, All’origine dell’Ordine professionale

cagliaritano:

il Gremio o Confraternita dei SS. Cosma e Damiano, Atti del IV Congresso

di Storia della Medicina in Sardegna 29-30 aprile 2008 (in corso di stampa).

COGNOME E NOME MANDATO ORDINISTICO E CARICA NASCITA

IBBA RAIMONDO 8 MANDATI 1982/2005 – PRESIDENTE 17/05/1954

PUDDU ALBERTO 8 MANDATI 1982/2005 – VICE-PRESIDENTE 02/05/1950

TRONCI SUSANNA 6 MANDATI 1985/1987 – CONSIGLIERE 10/07/1954

1988/2005 – SEGRETARIO

CHESSA GIUSEPPE 5 MANDATI 1991/2005 – TESORIERE 29/08/1957

1991/1993 – REVISORE SUPPL.

1994/1996 – CONSIGLIERE

ADAMO MARIA 1 MANDATO 2003/2005 – CONSIGLIERE 29/10/1953

ANCIS SALVATORE 2 MANDATI 2000/2005 – CONSIGLIERE 01/03/1935 (DECEDUTO)

BARBAROSSA FABIO 1 MANDATO 2003/2005 – CONSIGLIERE 17/05/1954

LOCCI MAURIZIO 3 MANDATI 1997/2005 – CONSIGLIERE 22/01/1955

MEREU EUGENIO 2 MANDATI 2000/2005 – CONSIGLIERE 22/06/1962

1994/1996 – REVISORE SUPPL.

MURGIA ROBERTO 4 MANDATI 1997/2005 – CONSIGLIERE 22/01/1955

PIRAS SILVIO 1 MANDATO 2003/2005 – CONSIGLIERE 18/01/1964

SANTA CRUZ GIUSEPPE 8 MANDATI 1982/2005 – CONSIGLIERE 18/01/1945

SPAGNESI ALFONSO 1 MANDATO 2003/2005 – CONSIGLIERE 02/01/1965

VALLE PAOLO 5 MANDATI 1991/2005 – CONSIGLIERE 01/01/1946

VARGIU PIERPAOLO 7 MANDATI 1985/2005 – CONSIGLIERE 21/07/1957

SANNA FRANCESCO 8 MANDATI 1997/2005 – REV.RE PRESIDENTE 12/11/1941

1985/1996 – REVISORE

1982/1984 – REVISORE SUPPL.

COGNOME E NOME MANDATO ORDINISTICO E CARICA NASCITA

CASTALDI PIER GIORGIO 6 MANDATI 2003/2005 – REVISORE 05/01/1944

2000/2002 – CONSIGLIERE

1997/1999 – REVISORE

1988/1996 – CONSIGLIERE

PATTI SEBASTIANO 2 MANDATI 2003/2005 – REVISORE 02/08/1966

2000/2002 – REVISORE SUPPL.

DESOGUS ANNA 1 MANDATO 2003/2005 – CONSIGLIERE 09/07/1965

DIANA GIOVANNI MARIO 6 MANDATI 2003/2005 – PRES. COMM. ODONT. 16/07/1953

2000/2002 – CONS. COMM. ODONT.

1988/1999 – PRES. COMM. ODONT.

ROBBA ROBERTO 2 MANDATI 2000/2005 – CONS. COMM. ODONT. 06/06/1962

DESSÌ STEFANO 5 MANDATI 2003/2005 – CONS. COMM. ODONT. 13/11/1957

1988/1999 – CONS. COMM. ODONT.

FLORIS PIETRO 3 MANDATI 2003/2005 – CONS. COMM. ODONT. 29/06/1961

2000/2002 – PRES. COMM. ODONT.

1988/1990 – CONS. COMM. ODONT.

PILIA LUCA 1 MANDATO 2003/2005 – CONS. COMM. ODONT. 27/04/1962

MASSA CARLO 2 MANDATI 1997/2000 – CONSIGLIERE 06/06/1946

MELIS GIORGIO 3 MANDATI 1994/2002 – CONSIGLIERE 04/12/1953

MOSTALLINO BASILIO 1 MANDATO 2000/2002 – CONSIGLIERE 06/06/1946

GAMBONI SALVATORE 7 MANDATI 1997/2002 – REVISORE 15/05/1949

1982/1996 – REV.RE PRESIDENTE

RAVARINO ALBERTO 1 MANDATO 2000/2002 – REVISORE 22/09/1958

Sessant’anni di incarichi socialiCentotrentuno protagonisti in Ordine

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COGNOME E NOME MANDATO ORDINISTICO E CARICA NASCITA

BAIRE SERGIO 1 MANDATO 2000/2002 – CONS. COMM. ODONT. 29/01/1953

GARAU VALENTINO 1 MANDATO 2000/2002 – CONS. COMM. ODONT. 28/03/1962

BERTOCCHI GIANSILVIO 1 MANDATO 1997/1999 – CONSIGLIERE 07/01/1951

MUSCAS ENEIDE 2 MANDATI 1994/1999 – CONSIGLIERE 24/12/1951

SATTA LUIGI 3 MANDATI 1991/1999 – CONSIGLIERE 31/05/1953

BACCOLI ALESSANDRO 1 MANDATO 1997/1999 – REVISORE SUPPL. 09/06/1964

COCCO GIULIO 3 MANDATO 1991/1999 – CONS. COMM. ODONT. 14/11/1942

MEREU PAOLO 1 MANDATO 1997/1999 – CONS. COMM. ODONT. 26/04/1942

PIRAS VINCENZO 1 MANDATO 1997/1999 – CONS. COMM. ODONT. 06/02/1952

CARTA ANTONIO 2 MANDATI 1991/1996 – TESORIERE 14/01/1951

MILIA BENITO 3 MANDATI 1988/1996 – CONSIGLIERE 31/10/1928

PACIFICO NAZZARENO 3 MANDATI 1988/1996 – CONSIGLIERE 01/06/1955

PLAISANT FRANCESCO 4 MANDATI 1985/1996 – CONSIGLIERE 24/05/1943

GRANARA ANTONIO 1 MANDATO 1994/1996 – CONS. COMM. ODONT. 08/05/1955

CABULA CARLO 1 MANDATO 1991/1993 – CONSIGLIERE 24/08/1956

ONALI ALBERTO 1 MANDATO 1991/1993 – CONSIGLIERE 21/07/1947

VINCI FRANCO 1 MANDATO 1991/1993 – CONS. COMM. ODONT. 23/03/1954

DEMURTAS ANTONELLO 4 MANDATI 1982/1993 – REVISORE 13/06/1949

PUTZOLU GABRIELE 3 MANDATI 1985/1990 – TESORIERE 27/09/1949

1982/1984 – CONSIGLIERE

LADU TARQUINIO 3 MANDATI 1982/1990 – CONSIGLIERE 05/08/1926

MULAS PATRIZIO 3 MANDATI 1988/1990 – CONSIGLIERE 27/01/1948

1982/1987 – SEGRETARIO

SCHIRRU PIERLUIGI 2 MANDATI 1985/1990 – CONSIGLIERE 03/12/1937

SERRA ANGELO 1 MANDATO 1988/1990– CONSIGLIERE 15/07/1934

SERRA ANTONIO 3 MANDATI 1982/1990 – CONSIGLIERE 02/10/1946

LOTà MARIA LUISA 1 MANDATO 1988/1990 – CONSIGLIERE 29/07/1954

PINNA ROLANDO 2 MANDATI 1985/1990 – CONS. COMM. ODONT. 01/06/1956

MIGLIARI MARIO 1 MANDATO 1985/1987 – CONSIGLIERE 23/01/1958

CICCU RITA M. MADDALENA 2 MANDATI 1982/1987 – CONSIGLIERE 26/08/1949

PIRASTU ROBERTO 1 MANDATO 1985/1987 – CONSIGLIERE 16/02/1951

SATTA MARIANO 2 MANDATI 1982/1987 – CONSIGLIERE 29/07/1947

CHESSA GIORGIO 1 MANDATO 1985/1987 – REVISORE SUPPL. 06/08/1945

CONGIU MAURIZIO 1 MANDATO 1985/1987 – CONS. COMM. ODONT. 26/10/1957

FRATTA ANTONELLO 1 MANDATO 1985/1987 – CONS. COMM. ODONT. 22/04/1957

SOLINAS MARIA TERESA 1 MANDATO 1985/1987 – CONS. COMM. ODONT. 22/10/1960

MATTANA GESUINO 1 MANDATO 1982/1984 – TESORIERE 27/01/1944

ALBA GIUSEPPE 1 MANDATO 1982/1984 – CONSIGLIERE 18/12/1948

CALABRò GIAMPAOLO 1 MANDATO 1982/1984 – CONSIGLIERE 25/08/1943

GIORDANO DOMENICO 1 MANDATO 1982/1984 – CONSIGLIERE 11/06/1943

MATTA RAFFAELE IGNAZIO 1 MANDATO 1982/1984 – CONSIGLIERE 23/07/1950

USALA EMILIO 1 MANDATO 1982/1984 – REVISORE 29/11/1963

FADDA BRUNO 9 MANDATI 1982/1984 – CONSIGLIERE 16/01/1926

1961/1981 – PRESIDENTE

1958/1960 – SEGRETARIO

FALQUI ANDREA 10 MANDATI 1961/1981 – VICEPRESIDENTE (DECEDUTO)

1957/1960 – CONSIGLIERE

1956 – CONSIGLIERE

COGNOME E NOME MANDATO ORDINISTICO E CARICA NASCITA

SCARPA ANTONIO LUIGI 8 MANDATI 1961/1981 – SEGRETARIO 25/03/1917 (DECEDUTO)

1958/1960 – CONSIGLIERE

TOCCO LUIGI 8 MANDATI 1961/1981 – TESORIERE 11/11/1919 (DECEDUTO)

1958/1960 – CONSIGLIERE

AROMANDO PIERO 8 MANDATI 1958/1981 – CONSIGLIERE 13/02/1916 (DECEDUTO)

CARDIA EDMONDO 2 MANDATI 1976/1981 – CONSIGLIERE (DECEDUTO)

CASULA MARCO 6 MANDATI 1964/1981 – CONSIGLIERE 02/08/1927

DEMONTIS BERNARDO 2 MANDATI 1976/1981 – CONSIGLIERE 14/03/1927

MASSAZZA GIULIANO 2 MANDATI 1973/1981 – CONSIGLIERE 26/09/1928

MAMELI TITO 2 MANDATI 1979/1981 – CONSIGLIERE 04/01/1929

1976/1978 – REVISORE SUPPL.

MASSENTI LUCIANO 1 MANDATO 1979/1981 – CONSIGLIERE 15/02/1926 (DECEDUTO)

ORRù PIPPO 3 MANDATI 1973/1981 – CONSIGLIERE 13/10/1926 (DECEDUTO)

PISANO GIANFRANCO 1 MANDATO 1979/1981 – CONSIGLIERE 22/08/1930 (DECEDUTO)

SANTARELLI GIUSEPPE 2 MANDATI 1976/1981 – CONSIGLIERE 07/05/1925

ZUCCA FRANCESCO 6 MANDATI 1976/1981 – CONSIGLIERE 26/09/1924

1964/1975 – REVISORE SUPPL.

MOLLE ANTONIO 10 MANDATI 1973/1981 – PRESID. REVISORI 21/07/1925

1956/1972 – REVISORE

PETTINAU DOMENICO 6 MANDATI 1964/1981 – REVISORE 07/05/1925

PEIS GIOVANNI 1 MANDATO 1979/1981 – REVISORE 06/07/1926

SOLINAS GIULIO 1 MANDATO 1979/1981 – REVISORE 09/10/1929

FRATTA ALESSANDRO 1 MANDATO 1976/1978 – REVISORE 23/08/1922

DESSY ANGELO 2 MANDATI 1976/1978 – CONSIGLIERE (DECEDUTO)

1967/1969 – CONSIGLIERE

LAI FAUSTO 1 MANDATO 1976/1978 – CONSIGLIERE (DECEDUTO)

MASSENTI SERGIO 1 MANDATO 1976/1978 – CONSIGLIERE (DECEDUTO)

FLORIS GIOVANNI 2 MANDATI 1970/1975 – CONSIGLIERE 02/05/1924

TORE MARIANO 1 MANDATO 1973/1975 – CONSIGLIERE 12/07/1928

PILLONI ACHILLE 1 MANDATO 1973/1975 – REVISORE

RUDINU IVALDO 1 MANDATO 1970/1972 – CONSIGLIERE 21/07/1907 (DECEDUTO)

PARGENTINO PIERO 5 MANDATI 1958/1972 – CONSIGLIERE 27/06/1920 ( DECEDUTO)

CARA GIUSEPPE 4 MANDATI 1961/1972 – REVISORE 07/05/1925 (DECEDUTO)

ASUNI MAGGIORINO 2 MANDATI 1967/1969 – CONSIGLIERE 27/06/1903 (DECEDUTO)

1952/1954 – CONSIGLIERE

CAMOGLIO GIOVANNI 5 MANDATI 1957/1966 – CONSIGLIERE 10/10/1906 (DECEDUTO)

1956 – CONSIGLIERE

PAVANI SETTIMIO 1 MANDATO 1964/1966 – CONSIGLIERE 04/10/1914 (DECEDUTO)

MACCIONI ATTILIO 4 MANDATI 1961/1963 – CONSIGLIERE 19/09/1902 (DECEDUTO)

1956/1960 – PRESIDENTE

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centenario

COGNOME E NOME MANDATO ORDINISTICO E CARICA NASCITA

MACCIOTTA ANIELLO 2 MANDATI 1958/1963 – CONSIGLIERE 20/05/1928

ROBERTO FRANCO 4 MANDATI 1955/1963 – REVISORE 15/11/1924

ADDARI ENRICO 3 MANDATI 1958/1960 – VICEPRESIDENTE 30/09/1901

1957 – TESORIERE

1956 – CONSIGLIERE

MONTALDO BRUNO 2 MANDATI 1957/1958 – CONSIGLIERE 12/07/1912

COCCO RAFFAELE 3 MANDATI 1956/1960 – CONSIGLIERE

PORRU GIUSEPPE 5 MANDATI 1952/1960 – REVISORE 28/02/1902 (DECEDUTO)

1956/1960 – CONSIGLIERE

1947/1951 – CONSIGLIERE

MURGIA GIACOMO 4 MANDATI 1956/1963 – REVISORE 13/08/1913 (DECEDUTO)

MAXIA VINCENZO 2 MANDATI 1957 – SEGRETARIO 31/05/1906 (DECEDUTO)

1956 – CONSIGLIERE

PUXEDDU GIUSEPPE 7 MANDATI 1955/1956 – PRESIDENTE 31/08/1896 (DECEDUTO)

1947/1954 – TESORIERE

CARDIA ANTONIO 7 MANDATI 1955/1956 – VICE–PRESIDENTE 13/06/1897 (DECEDUTO)

1947/1951 – CONSIGLIERE

LIGAS ALFONSO 1 MANDATO 1955/1956 – TESORIERE 10/04/1904 (DECEDUTO)

GIUNTI GIULIO 7 MANDATI 1955/1956 – CONSIGLIERE 23/03/1904 (DECEDUTO)

1947/1954 – SEGRETARIO

TORRIGGIA RAFFAELE 2 MANDATI 1952/1956 – CONSIGLIERE 13/09/1887 (DECEDUTO)

C’è ANChE FEDERICO II PRIMA DELLA LEGGE N. 455 DEL 10 LUGLIO 1910

“Niuno medico nuovo, o fisico o cerusico, possa,

debba o presumma esercitare l’arte della medicina

o medicare in fisica o in cerusica nella città

di firenze, il quale non sarà contentato, se prima

non sarà examinato pè consoli medici..”. Nel 1349

lo Statuto fiorentino dell’Arte dei medici

e degli speziali traduce in volgare l’editto emanato

nel 1224 da Federico II. Dopo sette secoli la legge

22 dicembre 1888, n. 5849, la legge Crispi-

Pagliano per “la tutela dell’igiene e della sanità

pubblica”, dispone all’art. 22: “È sottoposto

a vigilanza speciale l’esercizio della medicina

e della chirurgia..” e, all’art. 23, «Nessuno può

esercitare la professione di medico chirurgo …

se non abbia conseguito la laurea in un’Università

del regno». Questi antichi provvedimenti

testimoniano quanto è sentito da sempre

dallo Stato il problema di garantire ai cittadini

la professionalità dei medici, così come i medici

sentono il problema di difendersi da ogni sorta

di ciarlataneria. L’Ordine dei Medici è istituito

con la legge n. 455 del 10 luglio 1910 che “fissa

norme per gli ordini sanitari”.

L’articolo 1 recita: In ogni Provincia sono

costituiti gli Ordini dei medici-chirurghi,

dei veterinari e dei farmacisti inscritti

negli albi corrispondenti.

La legge istitutiva attribuisce al consiglio

amministrativo dell’Ordine compiti di redazione

e tenuta degli Albi e di vigilanza sul decoro

e sull’indipendenza dell’Ordine stesso, nonché

compiti sanzionatori nei confronti dei medici

responsabili di mancanze nell’esercizio

della professione. Infine, compito degli Ordini

è anche quello di interporsi nelle controversie tra

Medici e pazienti. Nel periodo fascista gli Ordini

vennero soppressi e trasformati in sindacati,

vennero ripristinati nel 1946, col DLCPS n. 233

del 13 settembre e gli furono riattribuiti gli stessi

compiti previsti dalla legge istitutiva del 1910.

COGNOME E NOME MANDATO ORDINISTICO E CARICA NASCITA

COIS RAFFAELE 7 MANDATI 1947/1956 – CONSIGLIERE 30/08/1911 (DECEDUTO)

PIRASTU VIRGILIO 4 MANDATI 1950/1956 – CONSIGLIERE 17/11/1883 (DECEDUTO)

ONNIS FRANCESCO 2 MANDATI 1952/1956 – CONSIGLIERE 28/04/1891 (DECEDUTO)

MARONGIU SALVATORE 2 MANDATI 1955/1956 – PRESIDENTE 16/11/1902 (DECEDUTO)

1952/1954 – REVISORE

PALA LUIGI 3 MANDATI 1952/1956 – CONSIGLIERE 19/03/1891 (DECEDUTO)

1950 – PRES. REVISORI

PUDDU ANTONIO 2 MANDATI 1952/1956 – CONSIGLIERE 11/10/1897 (DECEDUTO)

MANDUCO GIUSEPPE 2 MANDATI 1956 – SEGRETARIO 26/06/1911 (DECEDUTO)

FANNI LUIGI 1 MANDATO 1956 – CONSIGLIERE 21/04/1910 (DECEDUTO)

MOSSA GIOVANNI 6 MANDATI 1947/1954 – PRESIDENTE 21/11/1901 (DECEDUTO)

DIANA PAOLO 5 MANDATI 1947/1951 – CONSIGLIERE 28/01/1892 (DECEDUTO)

MENESINI PIERO 2 MANDATI 1950/1951 – CONSIGLIERE 13/05/1921 (DECEDUTO)

DEPLANO EFISIO 1 MANDATO 1950 – REVISORE (DECEDUTO)

PEDDIS CARLO 1 MANDATO 1950 – REVISORE 22/02/1910 (DECEDUTO)

MARONGIU SALVATORE 1 MANDATO 1950 – REVISORE SUPPL. 16/11/1902 (DECEDUTO)

FIGUS MARIO GRAZIANO 1 MANDATO 1997/1999 – CONSIGLIERE 13/11/1942

GAVIANO MARCO 3 MANDATI 1985/1996 – CONS. COMM. ODONT. 22/10/1954

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Integratori alimentari e farmaci È simile il principio attivo ma è differente la denominazione.

Lo studio degli specialisti coordinati dalla neurofarmacologa Maria Del Zompo

Caso clinico. Una donna di 60 anni,

seguita presso l’Unità Complessa

di farmacologia Clinica - Azienda Ospedaliero-

Universitaria di Cagliari (AOUCA) per

il trattamento di un disturbo bipolare 2, per

il quale assume cronicamente carbamazepina

dal 1999. La paziente soffre inoltre

di ipercolesterolemia, che potrebbe in parte

essere dovuta all’uso di carbamazepina.

Infatti è stato suggerito che il trattamento

con carbamazepina possa essere associato

all’incremento dei valori ematici di colesterolo

totale, LDL, hDL e trigliceridi, mediante

l’induzione del sistema CYP450 che catalizza

tappe fondamentali nella sintesi del colesterolo.

Tale condizione nel caso di questa paziente

assume particolare rilevanza clinica in quanto

dall’anamnesi emerge un’importante familiarità

per patologie cardiovascolari (padre deceduto

per ictus, fratello deceduto per infarto

del miocardio e sorella affetta

da ipercolesterolemia). Per tale motivo,

la paziente ha iniziato ad assumere

un integratore alimentare (Colesan) a base

di riso rosso fermentato e altri principi attivi

come policosanoli, gamma orizanolo e cromo,

che, inserito nell’ambito di una dieta bilanciata,

può avere effetti benefici nel controllo

dei livelli del colesterolo plasmatico. L’utilizzo

di questo integratore da parte della paziente

ha comportato un miglioramento del profilo

lipidico (vedi tabella 1).

RISO ROSSO FERMENTATO

Principi attivi e meccanismo d’azione

Il riso rosso fermentato, contenuto

nel Colesan e in altri integratori, si ottiene

dalla fermentazione del comune riso

da cucina (Oryza sativa) con un particolare

lievito chiamato Monascus purpureus.

Tra i diversi principi attivi contenuti nel riso

rosso fermentato, le monacoline (circa 0,4%

della quantità totale di riso rosso fermentato)

condividono lo stesso meccanismo d’azione

delle statine in quanto inibiscono

la 3-idrossi-3-metilglutaril coenzima A

(hMG-CoA) riduttasi, enzima che catalizza

una tappa precoce e limitante la velocità

nella biosintesi del colesterolo. La monacolina

K, strutturalmente identica alla lovastatina

(figura 1), costituisce il 50% circa

delle monacoline contenute negli integratori

a base di riso rosso fermentato.

Efficacia

Diversi lavori in letteratura suggeriscono

che i principi attivi contenuti nel riso rosso

fermentato siano clinicamente efficaci come

ipocolesterolemizzanti. Le monacoline giocano

sicuramente un ruolo fondamentale

in quest’azione, sebbene non si possa

escludere che altri principi attivi (tra cui

β-sitosterolo, campesterolo, stigma sterolo,

saponina, sapogenina, isoflavoni, selenio

e zinco) possano contribuirvi inibendo

la sintesi del colesterolo endogeno, prevenendo

l’assorbimento intestinale del colesterolo

alimentare o aumentando la rimozione

del colesterolo dal circolo ematico1, 2.

Interazioni farmacologiche

I principi attivi contenuti negli integratori

alimentari, allo stesso modo di quelli contenuti

nei medicinali, possono essere soggetti

a interazioni farmacologiche. Nel caso

del riso rosso fermentato, va ricordato che

la monacolina K è un substrato del CYP3A4,

pertanto la sua associazione con farmaci

induttori di tale sistema enzimatico (barbiturici,

carbamazepina, nevirapina, oxacarbazepina,

fenitoina, rifampina, iperico ecc.) può

determinare una riduzione dell’azione

ipocolesterolemizzante. D’altra parte,

l’associazione con farmaci inibitori

(amiodarone, claritromicina, antifungini azolici,

ciclosporina ecc.), può aumentare il rischio

di sviluppare reazioni avverse anche di tipo B

gravi e imprevedibili.

Reazioni avverse

Per ottenere un effetto ipocolesterolemizzante

clinicamente significativo, è necessario

assumere una quantità di principi attivi che sia

equivalente a quella abitualmente assunta

dai pazienti in terapia con statine; questo

comporta ovviamente il rischio di sviluppare

le stesse reazioni avverse, tra cui miopatie

ed epatopatie, come confermato dai dati

riportati in letteratura (vedi tabella 2).

Nella maggior parte dei casi, la reazione

è andata in remissione dopo la sospensione

dell’integratore (dechallenge positivo).

In un caso è stato evidenziato un rechallenge

positivo, poiché, otto mesi dopo

la sospensione dell’integratore, il paziente

ha ripreso l’assunzione sviluppando

Tabella 1

Data Colesterolo totale Colesterolo LDL Colesterolo HDL Trigliceridi

13/01/2010* 254 mg/dl 141 mg/dl 98 mg/dl 75 mg/dl

07/06/2010** 197 mg/dl 94 mg/dl 94 mg/dl 45 mg/dl

* Prima dell ’ inserimento del Colesan

** Dopo l ’ inserimento del Colesan

Valori di riferimento: Colesterolo totale (< 200 mg/dl), Colesterolo LDL (< 100 mg/dl),

Colesterolo hDL (≥ 60 mg/dl), Trigliceridi (< 160 mg/dl)

Valeria Deiana*Paolo Carta*

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nuovamente la reazione avversa5. Fra i pazienti

che presentavano in anamnesi intolleranza

alle statine, in un caso la reazione avversa

da riso rosso fermentato non è andata

in remissione con la sospensione6. Nel 1998,

il riso rosso fermentato è stato decretato

dall’FDA statunitense non conforme

alla definizione di supplemento dietetico

secondo il Dietary Supplement and health

Education Act (DShEA), il quale afferma

che un integratore alimentare commercializzato

non può contenere composti già approvati

come farmaci, a meno che il prodotto non fosse

entrato in commercio prima dell’approvazione

del farmaco. Pertanto gli integratori a base

di riso rosso fermentato sono stati ritirati

dal commercio negli Stati Uniti. In Italia,

secondo la Circolare del Ministero

della Salute n°3 del 18 luglio 2002,

gli integratori alimentari a base di ingredienti

costituiti da piante o derivati possono essere

commercializzati purché presentino

una composizione compatibile con un’azione

salutistica e non terapeutica e forniscano

le necessarie garanzie in termini di sicurezza

(in base a criteri di purezza, ai loro effetti,

alla concentrazione dei principi attivi

e alle eventuali associazioni). Pertanto,

gli integratori alimentari contenenti riso rosso

fermentato sono disponibili in commercio

nel nostro Paese.

Conclusioni

Il riso rosso fermentato, nonostante sia

considerato un integratore alimentare, contiene

diversi principi attivi dotati di azione

ipocolesterolemizzante, tra cui la monacolina K

che è strutturalmente identica alla lovastatina

presente in commercio come medicinale.

Considerato che il Colesan può essere

acquistato senza prescrizione medica,

è possibile che un paziente assuma dosi

di monacoline paragonabili ai dosaggi

di statine utilizzati secondo la comune pratica

clinica, con lo stesso rischio di sviluppare

miopatie ed epatopatie. A nostro parere

gli integratori a base di riso rosso fermentato

dovrebbero essere utilizzati sotto il controllo

medico per ridurre al minimo il rischio

di interazioni farmacologiche clinicamente

rilevanti e di reazioni avverse, eventualmente

valutando periodicamente gli enzimi epatici

e quelli muscolari (a giudizio del medico

curante). Inoltre, dovrebbe essere evitato

l’utilizzo di tali prodotti come alternativa

alle statine in caso di intolleranza, poiché esiste

il rischio di mancata remissione della reazione

avversa. Purtroppo, nonostante gli integratori

alimentari possano contenere principi attivi

identici a quelli presenti nei farmaci, non

è prevista la presenza di un foglietto illustrativo

che informi i consumatori dei rischi potenziali

connessi alla loro assunzione. Parallelamente,

anche il medico può non esserne a conoscenza

a causa della mancata disponibilità di schede

tecniche di tali prodotti. Ovviamente

la mancanza di informazioni può creare

Figura 1 - Monacolina K: struttura chimica e biosintesi

PreViDenZaricerca

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Tabella 2 – Casi clinici di reazioni avverse da preparati a base di riso rosso fermentato riportati in letteratura

Sesso; età (anni) Terapie concomitanti;

osservazioni

Reazioni avverse;

esordio dall’inizio dell’assunzione

Azione intrapresa;

esito

F; 28 Ciclosporina, azatioprina, prednisone, enalapril, diltiazem, famotidina;

Rabdomiolisi, aumento CPK (fino a 2600 U/l);2 mesi

Sospensione; remissione

M; 505 Quinapril, clonazepam, rofecoxib, paroxetina, ginseng

Mialgia, aumento CPK (358 U/l);1 mese

Sospensione;remissione, dopo 8 mesi riassunzione e nuovo aumento CPK (212 U/l)

F; 61 Estradiolo, aspirina, vitamine; pregressa miopatia durante terapia con simvastatina risoltasi con l’interruzione del farmaco

Mialgia, aumento CPK;2 mesi

Sospensione;remissione

F; 62 Montelukast, fluoxetina Febbre, aumento ALT (1034 U/l), AST (211 U/l), VES (60 mm/h), steatosi epatica all’eco-grafia, infiammazione lobulare con aree di necrosi parenchimale alla biopsia epatica;4 mesi

Sospensione;remissione

F; 53 Nessuna terapia concomitante Aumento CPK (288 U/l), ALT, AST e GGT;2 mesi

Sospensione;remissione

M; 49 Nessuna terapia concomitante Aumento CPK (386 U/l), ALT e AST;2 mesi

Sospensione;remissione

F; 43 Nessuna terapia concomitante Mialgia, aumento CPK (401 U/l);6 mesi

Sospensione;remissione

F; 606 Nessuna terapia concomitante; paziente intollerante alle statine

Aumento CPK (356 U/l), ALT (28 U/l) e AST (37 U/l);6 mesi

Sospensione; mancata remissione

F; 63 Nessuna terapia concomitante; pregressa epatite durante terapia con lovasta-tina risoltasi con l’interruzione del farmaco

Aumento ALT (1760 U/l), AST (1046 U/l), ALP (722 U/l), GGT (157 U/l), bilirubina (1,9 mg/dl), infiammazione lobulare con aree di necrosi parenchimale e lieve fibrosi alla biopsia epatica;6 mesi

Sospensione;remissione

Abbreviazioni (valori di riferimento): CPK Creatin Fosfochinasi (24 - 195 U/l), ALT Alanina Aminotransferasi (0 - 35 U/l), AST Aspartato Aminotransferasi (0 – 35 U/l), VES Velocità di Eritrosedimentazione (1 - 25 mm/h), ALP Fosfatasi Alcalina (30 – 120 U/l), GGT γ-Glutamiltrasferasi (1 – 94 U/l).

dei problemi anche clinicamente rilevanti.

Questo rende necessario il ricorso a fonti

di informazione affidabili e aggiornate. Il sito

www.farmaci-fc.it, il cui contenuto è totalmente

gestito dalla UOC di Farmacologia Clinica

e pertanto privo di conflitti di interessi,

è uno dei possibili strumenti per sopperire

alla carenza di tali informazioni. Oltre a fornire

una selezione di articoli dalla letteratura

scientifica nazionale e internazionale,

il sito permette di interagire direttamente con

specialisti in farmacologia e farmacologia

clinica per poter richiedere specifiche

informazioni.

* Unità farmacologia clinica

dipartimento neuroscienze università Cagliari

Bibliografia1. heber D, Yip I, Ashley JM, Elashoff DA,

Elashoff RM, Go VL. Cholesterol-lowering

effects of a proprietary Chinese red-yeast-rice

dietary supplement. Am J Clin Nutr. 1999 Feb;

69(2):231-6.2. Journoud M, Jones PJ. Red yeast rice: a new

hypolipidemic drug. Life Sci. 2004 Apr 16;

74(22):2675-83.3. Lu Z, Kou W, Du B, Wu Y, Zhao S, Brusco OA,

Morgan JM, Capuzzi DM; Chinese Coronary

Secondary Prevention Study Group, Li S. Effect

of Xuezhikang, an extract from red yeast Chinese

rice, on coronary events in a Chinese population

with previous myocardial infarction. Am J

Cardiol. 2008 Jun 15; 101(12):1689-93.

4. Gheith O, Sheashaa h, Abdelsalam M, Shoeir

Z, Sobh M. Efficacy and safety of Monascus

purpureus Went rice in children and young

adults with secondary hyperlipidemia: a

preliminary report. Eur J Intern Med. 2009 May;

20(3): e57-61.5. Smith DJ, Olive KE. Chinese red rice-

induced myopathy. South Med J. 2003 DPAec;

96(12):1265-7.6. Lapi F, Gallo E, Bernasconi S, Vietri M,

Menniti-Ippolito F, Raschetti R, Gori L,

Firenzuoli F, Mugelli A, Vannacci A. Myopathies

associated with red yeast rice and liquorice:

spontaneous reports from the Italian Surveillance

System of Natural health Products. Br J Clin

Pharmacol. 2008 Oct; 66(4):572-4.

ricerca

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artroscopica di un distretto articolare, dunque,

non ci stiamo riferendo ai semplici “buchini”

al posto del “taglio”, ma a una importante

evoluzione del modo di guardare

a quell’articolazione. Fino a tempi relativamente

recenti, l’articolazione dell’anca è rimasta fuori

dall’opzione artroscopica, essendo profonda,

non palpabile direttamente (a differenza

del ginocchio, della caviglia o della spalla),

e circondata da grandi gruppi muscolari

e da importanti strutture vascolari e nervose.

Numerosi studi clinici e anatomo-patologici,

hanno negli anni arricchito di quadri patologici

anche questa importante articolazione, così

come precedentemente era accaduto per altre

sedi. Chi ha contribuito a un nuovo

inquadramento della fisiopatologia dell’anca

è stato sicuramente Reinold Ganz

con i suoi studi sull’impingement

femoro-acetabolare, condizione patologica

pre-artrosica responsabile di forme precoci

di coxartrosi, spesso bilaterale. Tale condizione

si manifesta in due forme: Cam e Pincer.

La prima, di pertinenza femorale, consiste

in una alterazione della morfologia

della giunzione della giunzione testa-collo

femorale che conferisce un aspetto a “gobba”

della giunzione stessa con conseguente

deformità e perdita della congruenza testa

femorale-cavità acetabolare in alcune fasi

del movimento. La seconda, è caratterizzata

da un profilo anteriore dell’acetabolo

particolarmente accentuato, con conseguenze

contatto precoce sul collo femorale soprattutto

in flessione e intrarotazione dell’anca.

Si tratta di un quadro patologico i cui primi

segni clinici sono riscontrabili in pazienti

di giovane età, spesso in sportivi, e che può

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Artroscopia dell’anca. Scelta conservativa e chirurgia protesica

Lo sviluppo della disciplina tra minore invasività e trattamenti precoci

fino a pochi anni fa era considerata esercizio

di tecnica per chirurghi audaci, oggi l’artroscopia

dell’anca comincia ad avere un ruolo rilevante

per la diagnosi e la cura di alcune patologie

dell’articolazione coxo-femorale. Di questo

si è discusso nel corso dell’Arthromeeting (incontri

di aggiornamento monotematici itineranti)

che la Sia (Società italiana di artroscopia) ha affidato

alla Sardegna, e che abbiamo organizzato,

in collaborazione con il professor Tranquilli Leali

e il dottor Manunta dell’università

di Sassari, ad Alghero lo scorso maggio. L’evento,

animato da alcuni tra i più noti specialisti

dell’articolazione coxo-femorale, è stata un’ottima

occasione sia per presentare una metodica poco

conosciuta e da pochissimi praticata (la tecnica

è giovane, il set-up della sala operatoria abbastanza

lungo, le complicanze neuro-vascolari insidiose),

sia per fare il punto sulle cause più o meno note

Andrea Uccheddu* Piernicola Dimopoulos*

di anca dolorosa. Sappiamo infatti che, oltre

all’artrosi conclamata, per la quale, secondo i dati

della letteratura a oggi disponibili, l’artroscopia

risulta scarsamente efficace, esistono altre patologie

articolari (il conflitto femoro-acetabolare,

nelle varianti Cam e Pincer, le lesioni traumatiche

del labbro e della cartilagine, le lesioni

del legamento rotondo, etc) e periarticolari

(le sindromi trocanteriche, l’anca a scatto, etc)

di non facile inquadramento clinico, per il cui

riconoscimento sono necessarie corrette indagini

strumentali (radiografie tradizionali, soprattutto,

e risonanza magnetica, quando necessario),

e che possono essere trattate con la tecnica

artroscopica. Un corretto approccio consente

di limitare il ricorso alla artroscopia dell’anca ai soli

casi in cui sia realmente necessaria. La chimera

della mini-invasività non deve, infatti, incoraggiare

l’abuso di artroscopie semplicemente diagnostiche,

né creare l’illusione della risoluzione di patologie

degenerative severe, che necessitano

di altre soluzioni.

Uno dei ruoli principali che l’artroscopia

ha giocato nello sviluppo della chirurgia

ortopedica è stato quello di consentire, accanto

a una minore invasività, l’individuazione

e il trattamento precoce delle patologie

articolari, è alcune delle quali fino

a quel momento non conosciute, a causa

della difficoltà di una valutazione funzionale

propria della convenzionale chirurgia a cielo

aperto. Un esempio su tutti è rappresentato

dalla fisiopatologia della spalla

che ha conosciuto una vera rivoluzione

nell’inquadramento e trattamento degli stati

patologici, sia traumatici che degenerativi.

Quando parliamo di sviluppo della chirurgia

Alberto Bonfiglio*Luca Putzulu*

PreViDenZaortoPeDia

Dall’alto: Andrea Uccheddu e Piernicola Dimopoulos

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possibile posizionare la telecamera

con l’ottica a 70°, che consentirà finalmente

la visualizzazione del comparto centrale

nella sua porzione anteriore, rendendo

possibile la realizzazione dell’accesso anteriore

sotto visione diretta di un triangolo, delimitato

dalla testa femorale, dal ciglio acetabolare

e dalla capsula articolare. Il riferimento

cutaneo per eseguire tale accesso risulta

dall’intersezione tra la linea mediana

passante per la spina iliaca antero-superiore

e la trasversa tangente all’apice del grande

trocantere, un cm circa laterale a tale

intersezione, per evitare il fascio vascolo-

nervoso femorale. La costruzione

di un triangolo equilatero avente come lato

la distanza tra i primi due accessi consentirà

di individuare il punto di ingresso dei portali

medio-anteriore e medio-anteriore prossimale,

costruendo tale triangolo con vertice

rispettivamente distale o prossimale. Si tratta

di due accessi classicamente dedicati

alle manovre nel compartimento periferico,

ma in taluni casi, come nell’introduzione

di ancorette per reinserire il labrum acetabolare,

uno di essi può risultare assai utile anche per

il trattamento di patologie del compartimento

centrale. è stato dimostrato che, dei vari accessi

descritti e utilizzati nella pratica, solo due si

trovano nelle vicinanze di strutture vascolari

e nervose e pertanto devono essere eseguiti

con particolare cautela. Essi sono il portale

anteriore e medio-anteriore che lambiscono

rispettivamente le terminazioni del nervo femoro-

cutaneo laterale (portale anteriore) e le branche

terminale (portale anteriore e medio-anteriore)

e ascendente (portale medio-anteriore)

dell’arteria circonflessa laterale del femore.

*Casa di Cura Polispecialistica Sant’Elena,

Quartu Sant’Elena (CA)

oggi, se diagnosticato in tempo, essere trattato

conservativamente, con tecnica artroscopica,

salvaguardando l’articolazione e mettendola

al riparo da un trattamento protesico precoce.

Altre patologie sono oggi trattabili

artroscopicamente: rimozione di corpi liberi

osteo-condrali di natura traumatica o meno,

regolarizzazione e/o sutura di lesioni

del Labrum acetabolare, “shaving”

e microfratture in alcune lesioni condrali,

biopsie sinoviali e sinoviectomie, trattamento

dell’ipertrofia del pulvinar e delle lesioni

del legamento rotondo. Oltre alla patologia

prettamente articolare, di pertinenza cioè

dell’articolazione coxo-femorale in senso

stretto, la tecnica artroscopica è stata

applicata con successo anche allo spazio

peritrocanterico, cosicchè le forme di conflitto

trocanterico del tratto ileo-tibiale, compresa

l’anca a scatto, sintomatiche e refrattarie

ai trattamenti conservativi, possono essere

trattate con successo per via endoscopica.

Allo stesso modo, le sindromi trocanteriche

dello sportivo da lesione tendinea del vasto

laterale e/o del medio gluteo alla loro

inserzione sul grande trocantere, costituiscono

una patologia non rara. Anche queste ultime

possono essere suscettibili di “debris”

e sutura con tecnica artrocopica. L’artroscopia

dell’anca trova applicazione, al contrario

della chirurgia protesica, nel paziente giovane

e attivo, favorita dalla diffusione

della pratica sportiva e dalla sua esasperazione

ad alti livelli fin dalla giovane età. Questo,

unitamente a una migliore conoscenza

della fisiopatologia articolare, fa si che l’anca

sia, negli Stati Uniti, la terza articolazione

per numero di trattamenti artroscopici, dopo

il ginocchio e la spalla. L’intervento può essere

eseguito con il paziente in decubito supino

o laterale, con l’arto in trazione (di entità

variabile nelle differenti fasi operatorie),

ed esige l’utilizzo di uno strumentario dedicato,

soprattutto cannule e pinze più lunghe rispetto

alle misure standard, per via della profondità

dell’articolazione, nonché di ottiche orientate

sia a 30° che a 70°, per meglio visualizzare

i recessi di un’articolazione poco distendibile

e che consente quindi limitati movimenti

al suo interno. Da qui la necessità di eseguire

accessi particolarmente precisi, anche

per rispettare delicate strutture neuro vascolari:

i vasi e il nervo femorale, il nervo femoro-

cutaneo laterale, l’arteria circonflessa mediale

e laterale, nelle sue branche ascendente

e terminale, il nervo sciatico. Tuttavia

gli studi su cadavere dimostrano che tali

accessi sono relativamente sicuri. Dal punto

di vista artroscopico, suddividiamo l’anca

in due comparti, centrale e periferico. Il primo

è rappresentato, sinteticamente, dall’articolazione

coxo-femorale in senso stretto, comprendendo

gran parte della testa femorale, la cavità

acetabolare, il labrum glenoideo, il fondo

acetabolare con il pulvinar, il legamento

rotondo. Il compartimento periferico include

il rimanente spazio intracapsulare,

ma extrarticolare, rappresentato in massima

parte dal collo e da una piccola porzione

della testa femorale. Il primo accesso

all’articolazione, l’antero-laterale, è il più

sicuro, ma non essendo possibile realizzarlo

sotto il controllo diretto dell’artroscopio, esige

una procedura in più fasi. La prima consiste

nell’infissione di un lungo ago da spinale, sotto

controllo radioscopico, per verificare

il raggiungimento della piccola cavità

articolare. Si procede quindi all’iniezione

di soluzione fisiologica per distendere

la capsula, e alla infissione nel lume dell’ago

di un sottile filo metallico, che consentirà

di estrarre l’ago stesso mantenendo in sede

una guida per il trocar cannulato, che può

essere preceduto da appositi dilatatori

di calibro crescente. Solo dopo aver introdotto

in articolazione il trocar si introdurrà

la camicia del trocar nel lume della quale sarà

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ortoPeDia

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Omeopatia via di saluteViene consigliata dall’Oms e dall’Istituto superiore di sanità

L’omeopatia fa paura solo a chi è radicato

nelle sue (in)certezze e non si apre

alla ricerca e all’approfondimento. Se sono

vere le critiche mosse dal farmacologo

Gaetano Di Chiara sulla prima pagina di

lunedì 31 maggio, come mai l’Organizzazione

mondiale della sanità da tempo stimola la

conoscenza dell’omeopatia da parte dei medici

e l’uso più diffuso dei rimedi omeopatici?

Lo stesso Istituto superiore di sanità invita a

conoscerla per usarla al meglio. Come mai

una regione come la Toscana, esempio di

eccellenza nel Servizio sanitario nazionale,

ha ambulatori convenzionati di omeopatia

e ha aperto il primo ospedale di omeopatia

in Italia, con riscontri clinici e economici

non indifferenti? In Francia e in altri Paesi

europei l’omeopatia è diffusissima e gran

parte dei medici la conosce e apprezza. Tutto

questo deriva dalla sua efficacia, confermata

da innumerevoli studi clinici e dalla ricerca.

Di Chiara è ancora fermo all’effetto placebo.

Potrebbe spiegare i risultati dell’omeopatia nei

bambini, notoriamente non condizionabili? O

le risposte eccellenti degli animali alle cure

omeopatiche? Una pecora, una cavia o una

mucca non sono impressionabili. Di recente si

è svolto il terzo congresso sardo di Medicine

complementari, voluto dall’Ordine dei medici

di Cagliari e dalla sua commissione di esperti;

sono stati presentati molti lavori, che hanno

creato interesse anche in ambito universitario,

oltreché politico. Tra i tanti lavori, forse

l’avrebbe convinta la guarigione documentata

di un cane malato, destinato a morte dal

veterinario classico e guarito dall’omeopatia.

Non c’era effetto placebo. Quanto all’etica,

non abbiamo niente da imparare da nessuno.

Non abbiamo dimenticato il giuramento di

Ippocrate. Il malato è al centro del nostro lavoro

quotidiano, sia che lo si curi con la medicina

classica o che si usi l’omeopatia, o altro

della cultura medica che conosciamo. Molti

omeopati sono medici di famiglia, come me,

o pediatri, o specialisti che amano la medicina

classica e ne conoscono bene i successi, ma

anche i limiti. Nessuna medicina è fine a se

stessa. Conoscere altre terapie convalidate

ci permette di offrire al malato un ventaglio

ampio di possibilità terapeutiche. La diagnosi

deve guidare la nostra scelta terapeutica, che

deve sempre essere la migliore per il malato.

Nessun fanatismo, solo professionalità e

voglia di conoscenza. Non incombe un nuovo

medioevo. Il medico non si appropria come

un demone dell’anima dei pazienti, che oggi

sono ben svegli, documentati e consapevoli.

E meritano la nostra stima e tanto rispetto.

Evitiamo il terrorismo dell’ignoranza, la scienza

va avanti affrontando i problemi e cercando le

risposte, senza pregiudizi. O vogliamo di nuovo

condannare Galileo Galilei?

*medico e omeopata

commissione Medicine complementari

Ordine dei medici di Cagliari

Wanda Frau*

PreViDenZaDibattito

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Tra riorganizzazioni e trasferimenti per un’azienda al fianco dei cittadini

Ambizioni e progetti di Gian Benedetto Melis: “Dobbiamo ultimare le incompiute

della precedente amministrazione”

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Mario Frongia

Si sente come una sorta di traghettatore:

“Sono qui per contribuire

a ultimare alcune iniziative avviate

dalla precedente amministrazione”. Polo

pastello, jeans, mocassini, cronografo griffato,

Giambenedetto Melis, pesa le parole.

Il direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera-

universitaria snocciola con flemma glaciale

l’immensità del compito che lo attende.

“Sì, c’è tanto da fare. Ci proveremo” dice

ai saluti. Diretto e senza scorciatoie, anche

su temi caldissimi, il prof taglia corto.

L’incontro – in un salottino viola fresco

di restyling: arredi neri laccati e divano bianco

panna – è dello scorso 15 luglio.

Al San giovanni di Dio: struttura – tra

emergenze e dure scelte di politica sanitaria

- ben presente nell’agenda del ginecologo

prestato al management.

Professor Melis, quali sono

le priorità del suo mandato?

La conclusione dei lavori e la definizione

del ruolo del Padiglione Q a Monserrato.

Il trasferimento nella Cittadella universitaria

del materno-infantile per consentire

lo svuotamento del San giovanni

e del complesso pediatrico. Su questi obiettivi

lavorano l’assessore Antonello Liori,

il rettore di Cagliari Giovanni Melis,

il commissario straordinario dell’Aou Ennio

Filigheddu, e il direttore amministrativo

Attilio Murru.

Se dovesse scandire i tempi tecnici?

Dipende dalla burocrazia e dalla mancanza

di parte dei fondi. Stiamo risolvendo la parte

burocratica dei lavori eseguiti dall’università

e consegnati alla regione. La quale, ha poi

passato all’Azienda l’uso del Padiglione Q

stanziando un iniziale fondo di tre milioni

di euro nell’attesa di avere il conteggio

definitivo per renderlo operativo a tutti

gli effetti.

Quanto vi serve?

Tra i dieci e i dodici milioni di euro, compresi

quelli già a disposizione dell’assessorato.

Quando sarà operativa la struttura?

Entro la fine del 2010 avremo la possibilità di

iniziare il trasferimento. Poi, nel giro

di un anno, la ginecologia-ostetricia,

la pediatria e la terapia intensiva neonatale

saranno a Monserrato.

Voltiamo pagina. Cosa si prefigge?

La riorganizzazione delle strutture assistenziali

dell’Aou e l’omogeneizzazione delle prestazioni

delle attività delle strutture, partite con compiti

e organizzazioni diverse ma che dovrebbero,

in questi mesi, grazie agli input regionali

e universitari, eliminare le differenze.

Qual è il futuro del pronto soccorso

del San Giovanni?

Va trasferito, raddoppiandolo, al complesso

di Monserrato. Sui tempi siamo in linea con

quelli del Padiglione Q. Inoltre, dobbiamo

trasferire anche un reparto di Chirurgia

e di Otorino. Così ci sarebbe un ospedale

per le urgenze anche a Monserrato.

E al San giovanni porteremo l’odontoiatria

e l’ortopedia.

Personalmente, qual è il suo traguardo?

fare in modo che le strutture rispondano

sempre più alle esigenze della popolazione.

Con dei modesti cambiamenti organizzativi

ridurremo anche le liste d’attesa dei soggetti

affetti da importanti malattie.

Quali?

reumatologia, gastroenterologia, allergologia,

malattie del sangue e della coagulazione,

epatologia. C’è un’ampia discrepanza tra

esigenze della popolazione e disponibilità

dei posti letto. Inoltre, vorremmo evitare

la sovrappopolazione in alcuni reparti dove

abbiamo i letti nei corridoi. Mi riferisco,

in particolare, alla medicina del San giovanni.

Quali sono le risposte?

Penso a una nuova divisione di medicina

universitaria, in simbiosi con le malattie

del metabolismo e con l’accordo della facoltà,

con una decina di letti a Monserrato

che alleggeriranno sia Pascalis che Brundu.

Poi, puntiamo a migliorare l’accesso

ai laboratori che abbiamo centralizzato

al San giovanni. Su richiesta della regione

li abbiamo ridotti da 23 a 7, dimostrando

che si può risparmiare senza peggiorare

i servizi.

Ci sono in pentola nodi retributivi?

Sì. Vogliamo aggiustare le retribuzioni

del personale. Ci sono differenze che,

con la legge 517, correggeremo.

Quando?

Entro la fine dell’anno pareggeremo

Con il professor Melis si riaprono le interviste ai

direttore sanitari delle aziende ospedaliere sarde

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PreViDenZal’interVista

il contenzioso. Lo abbiamo già fatto

con gli ospedalieri e ora stiamo completando

la parte universitaria.

Cosa farete per riassestare

l’azienda mista?

Le ingiustizie subite dalla regione sono

note. Alla fondazione dell’Aou non sono state

concesse garanzie per coprire i costi aziendali.

Per i primi tre anni non abbiamo avuto

finanziamenti per l’aggiornamento tecnologico.

A fronte, invece, di una disponibilità regionale

per ogni singola azienda di circa 1,3 milioni

di euro. Con forti costi per l’upgrading

delle apparecchiature e la manutenzione.

Ma anche l’anamnesi delle patologie

cardiologiche e cerebrali, le urgenze dei tumori

hanno costituito un grave handicap. Quest’anno

l’assessorato alla Sanità ci ha concesso

un finanziamento di 3,5-4 milioni di euro

che serviranno per mettere al passo almeno

le cose più urgenti.

Professor Melis, perché

ha accettato l’incarico?

Perché, raggiunti i miei obiettivi professionali,

era giusto mettere a disposizione

la mia esperienza per migliorare

la situazione lavorativa.

È fiducioso?

Migliorare il pessimo esistente è semplice.

Ciò non vuol dire che tutto ciò che ha fatto

l’assessore Dirindin sia da bruciare. Si può

dire a posteriori che avevamo ragione. Quello

che ha fatto, l’ha fatto male.

Un esempio?

Il Piano sanitario regionale. È stato fatto

in maniera consapevolmente repressiva

verso certe attività.

Dica una cosa fatta bene dalla Dirindin

Nessuna. Ha solamente fatto male

alla sanità sarda.

Valentino Martelli ha detto:

“Non fatemi rimpiangere la Dirindin”.

Il dottor Martelli è andato in pensione

e la pensa in un certo modo. Io, avendo vissuto

un’esperienza drammatica nei cinque anni

dell’ex assessore, credo ci sia la speranza

che, se non cambia la linea politica in questo

primo periodo del centro destra, ci sarà

la possibilità, nei prossimi mesi, di migliorare.

Il dramma della sanità sono i conti in disordine.

Siete preoccupati?

Intanto, non è vero che la Dirindin li ha rimessi

a posto. Nel suo mandato sono state fatte spese

enormi in settori che non avevano bisogno.

Per esempio, un Centro donna in una città

dove esistono diverse strutture di riferimento.

O gestire l’assistenza psichiatrica senza tener

conto delle sacche di povertà e di difficoltà

economico-sociale, che lei da piemontese

non poteva conoscere. Ha messo su una sanità

per pochi eletti. Ed è facile fare le cose pagando

decine di consulenti. Dalla sua gestione stiamo

ancora scontando il sistema computerizzato

Sisar. Un fallimento totale.

Dicono: “Melis è duro con la Dirindin

perché gli ha tagliato i fondi”.

Verissimo. Ma il mio non era un discorso

personale. Della Dirindin, che ci ha tolto

i finanziamenti e non ci ha permesso

di acquisire neanche un’apparecchiatura,

ricordo ancora una frase detta quando venne

a trovarci nella nostra struttura, appena ristrutturata con fondi del genio civile. Le dissi:

“Assessore, abbiamo completato qui e, per

quest’altra parte, basterebbero poche migliaia

di euro”. Lei mi disse: “È meglio averne

una di parte ristrutturata o nessuna?”. risposi:

“Certo, è meglio averne almeno una”. E lei:

“Allora si accontenti”. Da allora ha chiuso

i rubinetti.

Voltiamo pagina. Come farete

per le risorse?

Il problema è generalizzato. Si hanno perdite

e un bilancio negativo perché la sanità costa

sempre di più e la Sardegna è una regione

povera. La sanità ha un ruolo fondamentale,

non solo quello di curare ma anche quello

di dare stipendi a tanti sardi.

Quanto è difficile tagliare

i piccoli ospedali?

Nell’isola abbiamo circa 30mila dipendenti

e la sanità è l’industria più importante. Togliere

i piccoli ospedali è dura. Certo, ci sono stati

degli sprechi e manca talvolta la professionalità

nel gestire la cosa pubblica.

Cosa intende?

La sanità è un’organizzazione e un servizio

per i quali servono conoscenza ed esperienza.

Essere manager sanitari significa avere idea

di dove investire, di quali siano le reali

necessità della popolazione e degli ospedali.

Certamente, si può migliorare e risparmiare.

Anche chiudendo qualche ospedale.

Ma alla guida deve esserci gente capace.

La politica che input dà?

In Sardegna dobbiamo decidere se la sanità

Ospedale Businco,Cagliari

“con il finanziamento regionale di circa

quattro milioni di euro potremo

rimetterci al passo sia con l’aggiornamento

tecnologico, sia per la manutenzione delle

apparecchiature”

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deve avere un ruolo sociale. Questa

è una scelta politica.

A proposito, come va

con le liste d’attesa?

Sono nettamente diminuite.

E i centri periferici?

far funzionare la periferia è il compito più

importante che spetta alla sanità sarda.

Non ho visto, in questa fase, i risultati positivi

che ci attendevamo. Dobbiamo riorganizzare

in funzione delle necessità e delle statistiche.

Perché le scuole di medicina

per qualcuno sono al palo?

Non sono d’accordo. Come in tutte le facoltà,

ci sono eccellenza e materie che vengono

trascurate. Questo è legato alla politica,

ma anche alle presenza di persone

che stimolino di più quei settori.

In questi giorni di protesta universitaria

si riparla dei baroni…

Il baronato è un fatto negativo quando sfrutta le

parentele per vincere immeritatamente

dei concorsi. Ma è molto importante per dare

la sensazione, al gruppo, di appartenere

a una scuola che porta avanti discorsi comuni.

Lei è un barone?

Non lo sono e non lo sono mai stato.

Neanche nell’accezione che ha indicato?

Come senso di appartenenza e protezione dei

più validi, forse sì. Come è stato fatto

dal mio maestro, il professor Piero Fioretti,

cattedratico a Cagliari che si è trasferito a Pisa,

dove l’ho seguito. Io dimostro che non serve

essere raccomandati. Ho avuto la fortuna

che, in quel momento, il professore investisse

sulle mie capacità e potenzialità. Ha lottato,

a livello nazionale, per mettermi in cattedra.

Non ero raccomandato, così come i miei allievi.

Però…

Ho sempre portato avanti le persone che

ritenevo più valide. Se parliamo di un posto

di lavoro, di un ingresso in scuola, queste cose

le abbiamo avute anche noi. Ma, per gli allievi,

è un discorso diverso. Li ho costruiti nel tempo

e loro hanno creduto in me. Si sono affezionati,

non erano figli di papà e si sono raccomandati

da soli col lavoro. Ovviamente, grazie anche

negli atenei di Milano, Londra, Parma, Pisa,

San Diego, Vancouver. ha presieduto

la Società sarda di ginecologia e Ostetricia e

la Società Italiana di Endoscopia ginecologica.

Per la ricerca, si occupa, tra l’altro,

di Controllo Neuroendocrino degli Ormoni

Gonadotropici; Patofisiologie

della Menopausa; Terapie Ormonali

della Sterilità; Ultrasuoni in Ostetricia

e Ginecologia e Chirurgia. ha pubblicato oltre

800 lavori scientifici su riviste italiane

e internazionali, 7 monografie e 6 capitoli

di libri.

l’interVista

Il professor Melis con lo staff

ChI è GIAN BENEDETTO MELIS

Il direttore sanitario dell’azienda mista, Gian

Benedetto Melis, dirige anche il dipartimento

Chirurgico Materno Infantile e di Scienze

delle Immagini. è responsabile della clinica

ginecologica Ostetrica e di fisiopatologia

della riproduzione Umana dell’Università

di Cagliari. Classe ’48, laurea a Cagliari,

specializzazioni in Ostetricia e Ginecologia,

Endocrinologia, dal ’90 è ordinario

di Ostetricia e Ginecologia. ha insegnato

anche a Pisa. è stato visiting professor

alla politica della nostra scuola, è stato

possibile premiarli con il titolo di professore

ordinario, associato o anche di ricercatore

o aiuto ospedaliero. Quasi tutti questi ragazzi

sono stati all’estero e sono riusciti a farsi

conoscere. Altri sono ancora fuori. La loro

attività è attestata dai lavori e pubblicazioni.

Politica, baroni e massoneria.

Quanto entrano nello scenario?

fino a qualche anno fa vi sono entrati

pochissimo. La massoneria non lo so,

francamente. Ma non credo che abbia una

grande importanza nella scelta dei baroni.

La politica è più importante. Se pensiamo

che i manager della sanità sono solo di nomina

politica, significa che la politica vuole entrare

di più in questi meccanismi con un’interferenza

sempre maggiore.

Preoccupante e avvilente.

È molto importante che la politica capisca,

e dobbiamo pensarci anche noi,

che le raccomandazioni possono influenzare

solo scegliendo su una popolazione

già selezionata. Ovvero, se mi chiedono

di segnalare qualcuno, io segnalo i miei interni.

Così si scelgono sempre i migliori.

Stiamo in ateneo: cosa pensa

dei recenti “Stati generali”?

La situazione è difficile. Lo Stato cerca

di togliersi di dosso il peso dell’educazione

universitaria e della ricerca che, per motivi

di carattere economico, non è più in grado

di sostenere. Ciò significa che, sbagliato

o giusto, dobbiamo riorganizzarci su basi

diverse. Si deve fare un’attività scientifica

e culturale da proiettare al contesto sociale.

Legata, soprattutto, alle forze produttive.

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Tumori cerebrali primitiviIl corso di aggiornamento in neuro oncologia curato

dal gruppo interdisciplinare del Businco e del Brotzu

Lo scorso 12 luglio, all’ospedale

Oncologico di Cagliari, si è tenuto

il III corso di aggiornamento in Neuro-Oncologia,

organizzato dal relativo gruppo interdisciplinare

degli ospedali Businco e Brotzu, di cui è

responsabile scientifico Daniele Farci

(Oncologia medica Businco). Il titolo del corso

era Tumori cerebrali primitivi high-grade

in progressione clinico-strumentale: analisi

critica delle opzioni terapeutiche.

La relazione introduttiva sull’inquadramento

anatomo-patologico dei gliomi è stata tenuta

da Felice Giangaspero, docente

alla Sapienza di Roma, che si è soffermato

sui fattori biomolecolari come Mgmt e Idh1

che rivestono un importante ruolo prognostico

in queste malattie. Umberto Godano,

Neurochirurgia Brotzu, ha esaminato

i progressi chirurgici nella terapia dei gliomi,

sottolineando la necessità di un’exeresi

della neoplasia quanto più ampia possibile,

pur col rispetto delle strutture nervose sane

adiacenti. Marco Possanzini, Radioterapia

Businco, ha parlato del trattamento

radioterapico standard per i pazienti

con glioblastoma che prevede l’irradiazione

della sede di malattia, in combinazione

con un chemioterapico orale, la Temozolomide

(Tmz). Il dottor Farci ha parlato dello stato

dell’arte della terapia medica del glioblastoma

di nuova diagnosi. Ribadendo che la Tmz

è efficace in concomitanza con la radioterapia

e successivamente a questa, Farci ha esposto

conVegnistica

le prospettive terapeutiche più promettenti,

dalla Tmz a dosaggio intensificato all’impiego

in associazione a questa di farmaci

antiangiogenetici, come Cilengitide

e Bevacizumab. La sessione successiva ha

riguardato un problema rilevante nella gestione

dei pazienti con glioblastoma sottoposti

a trattamento radiochemioterapico

concomitante, i quali, alla prima risonanza

magnetica dell’encefalo successiva alla terapia

radiante presentano, nel 30 per cento dei casi,

un quadro radiologico di pseudo progressione.

In pazienti rioperati con questo sospetto

si è evidenziata, nella maggior parte dei casi,

una necrosi cellulare indotta dalla radioterapia,

in assenza di cellule neoplastiche. Questa

condizione è stata analizzata in due ottiche.

Quella del radiologo Annarella Pelaghi,

e quella del neuro-oncologo Roberta

Rudà, dell’ospedale Molinette di Torino.

Nella terza sessione si è discusso di recidive

di glioblastoma. Riccardo Boccaletti,

Neurochirurgia Sassari, ha sottolineato come

nelle condizioni in cui il performance status

e la sede della recidiva lo consentissero,

un reintervento può migliorare la prognosi.

In quest’ottica può essere utile

il posizionamento nel cavo chirurgico all’atto

del reintervento di un wafer biodegradabile

contenente un chemioterapico a lento

rilascio, Carmustina. Maurizio Amichetti,

responsabile della Radioterapia dell’Oncologico

di Cagliari e del Centro di Protonterapia

della provincia di Trento, ha confutato

la vecchia teoria secondo la quale non fosse

possibile riutilizzare la radioterapia in pazienti

con glioblastoma recidivato, esponendo

le più recenti novità nel settore. Riccardo

Soffietti, Molinette Torino, ha tenuto

una brillante relazione sulle opzioni

della terapia medica nelle recidive

di glioblastoma. Partendo dalla possibilità

di riutilizzare la Tmz secondo differenti

schedule, ha presentato gli ultimi studi

clinici sulle target therapies, come Erlotinib,

Enzastaurina e Bevacizumab. L’ultima relazione

è stata di Andrea Pace, Istituto Regina Elena

Roma, che ha parlato della gestione sintomatica

dei pazienti con tumori cerebrali. Dalla terapia

cortisonica a quella antiepilettica, fino alle fasi

terminali della malattia, con un riferimento

al ruolo de sa accabadora nella medicina tradizionale sarda. è intervenuto anche

l’assessore alla Sanità, Antonello Liori.

IL RUOLO DELLA MEDICINA LEGALE: BENCHMARKING INTERISTITUZIONALE

Con il 9° Congresso Nazionale,

che si svolgerà a Cagliari dal 30 settembre

al 2 ottobre 2010, il COMLAS celebra

i 10 anni di vita dell’Associazione e sceglie

come temi centrali il confronto tra i Servizi

di Medicina Legale dei Sistemi Sanitari

Regionali e le esperienze maturate nei settori

Previdenziali. Il Programma congressuale

è ricco e le giornate di lavoro saranno

certamente occasione di arricchimento

professionale. Invitiamo pertanto i Soci

e tutti i Colleghi interessati a partecipare

numerosi a questo nostro tradizionale

appuntamento di confronto e di scambio.

L’accreditamento ECM, oltre che per i medici

legali, è previsto per i colleghi specialisti

in Igiene e Medicina del Lavoro. Programma

completo e ulteriori informazioni sul sito:

www.comlas.it

ERRATA CORRIGE

Nel numero di giugno, nell’articolo

sul congresso di Portorico a pagina 12,

il dottor Francesco Piras è stato

erroneamente citato come fisiatra

e non come medico sportivo.

Ci scusiamo con l’interessato e con i lettori.Daniele farci

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Università, mobilitazionea medicina

Il taglio dei finanziamenti e il blocco del turn over mettono a rischio il funzionamento della facoltà

La facoltà di Medicina e chirurgia

dell’ateneo cagliaritano manifesta

il suo stato di grave sofferenza in relazione, tra

l’altro, ai drastici tagli economici attuati

e ai provvedimenti che bloccano il turn-over

dei docenti e rischiano di ridurre l’offerta

formativa malgrado la domanda legata

a importanti esigenze sanitarie della nostra

Regione. Nel corso della seduta di facoltà

del 29 giugno è stata approvata una mozione

che rappresenta lo scenario attuale e prossimo

segnalando le ricadute nella formazione

delle nuove generazioni di giovani che si

avvicinano al mondo della Sanità. La mozione,

considerate le cause recenti di tale condizione,

legate alla gravità internazionale del periodo

economico, precisa che esse sono aggravate

da provvedimenti che possono minare

alla base la sopravvivenza dell’Università

pubblica. La mozione fa chiaro riferimento

anche alla “Mobilitazione dei ricercatori che,

in attesa di significativi cambiamenti

del disegno di legge 1905, hanno dichiarato

la propria indisponibilità ad assumere

nel prossimo anno accademico” compiti

didattici, impropri per il loro ruolo

e “Denuncia forte preoccupazione per

la ricaduta” che l’insieme di queste cause

hanno nell’immediato, ma soprattutto avranno

nel breve e lungo termine, “Sulla cultura,

sulla qualità della formazione, sull’efficienza

della docenza e qualità e quantità

della ricerca. Tali ripercussioni saranno,

nel nostro territorio isolano, ancor più sentite

poiché le due università della nostra regione

per ragioni geografiche, storiche e sociali,

hanno una valenza e una ricaduta peculiari

sulla collettività, e ridurre le loro capacità

e incisività significa un regresso per le nostre

giovani generazioni”. Innanzi a questo scenario

il corpo accademico non può rimanere inerte

e affidarsi al solo senso di responsabilità

confidando che lo Stato “Non potrà chiudere

le università pubbliche per asfissia”.

“La facoltà di Medicina e chirurgia

dell’università di Cagliari ribadisce la sua

estrema apprensione per la ricaduta di tali

misure, pur riconoscendo che innanzi

al noto momento di crisi internazionale non

è in discussione la necessità di severe misure

attuate con dispositivo finanziario”. Tuttavia,

l’andata in quiescenza, accelerata per molti,

“Di un imponente numero di docenti

e personale tecnico-amministrativo” produrrà

uno scenario di estrema gravità: a fronte

dei pensionamenti previsti, il programmato

reclutamento, ridotto nei numeri, cagionerà

una prevedibile perdita di generazioni

di giovani ricercatori causando alla comunità

accademica e al Paese un gravissimo

danno, riducendo, anziché accrescere, la sua

competitività internazionale. La nostra protesta,

legittima e accorata, vuole essere un grido

di allarme per l’assenza di una credibile politica

rivolta allo sviluppo del sistema universitario,

da circa un millennio fucina di ricerca

e di trasmissione del sapere da cui trae origine

l’innovazione e la crescita culturale, sociale

ed economica della nazione. Il disagio

profondo per quanto accade vede unito l’intero

corpo docente che non intende rendersi

partecipe dell’ineluttabile degrado che si avrà,

non solo per la caduta della qualità dell’offerta

formativa e della quantità dei corsi di studio,

ma anche per la qualità della ricerca. Gli attuali

ruoli di professore sono, e saranno ancor più

nei prossimi anni, falcidiati dai pensionamenti

e dai pre-pensionamenti. E aggiunge che si

sta per attuare un danno irreparabile in ambito

assistenziale con la “Progressiva scomparsa

dall’Azienda ospedaliera universitaria

delle figure universitarie”. Non va dimenticato

che i corsi di Medicina e chirurgia, Odontoiatria

e quelli delle professioni sanitarie, offrono

ai giovani un’immediata immissione nel modo

del lavoro. La facoltà di Medicina e chirurgia,

responsabile del futuro delle generazioni

che forma, chiede che vengano apportate,

con urgenza, modifiche al dispositivo

della manovra economica e che il ddl 1905

venga riconsiderato. In particolare, si chiede

l’eliminazione della riduzione del turn-over,

il riconoscimento dello stato giuridico

di docenza per i ricercatori, l’apertura

delle idoneità nazionali per i ricercatori

confermati e per gli associati

con i finanziamenti adeguati per le chiamate.

L’alternativa sarà la fine per asfissia

della facoltà di Medicina e chirurgia con grave

danno culturale della nostra isola. “La facoltà

di Medicina e Chirurgia dell’università

di Cagliari si pone, pertanto, in stato

di mobilitazione per vigilare la sequenza

dei prossimi eventi non volendo sentirsi

corresponsabile della fine preannunciata

dell’Università pubblica, non escludendo

in futuro, il blocco di attività didattiche”. *preside facoltà medicina

università Cagliari

PrimoPIAnO

Mario Piga*

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Giornata mondiale senza tabacco

PreViDenZaattualità

Per sensibilizzare la popolazione sui danni

e rischi del fumo l’Organizzazione

Mondiale della Sanità da oltre vent’anni

organizza, unitamente alla Lega Italiana per

la Lotta contro i Tumori, la Giornata Mondiale

senza Tabacco. Il 31 maggio è stata

una giornata di riflessione sui danni legati

al fumo di tabacco, battaglia che vede

impegnata la Lega Tumori con campagne

informative e numerose manifestazioni.

Il fumo di tabacco costituisce uno dei maggiori

fattori di rischio nello sviluppo delle patologie,

spesso croniche e invalidanti, che influiscono

negativamente sul benessere e sull’economia

di ogni paese. Secondo l’Organizzazione

Mondiale della Sanità (OMS) rappresenta

la principale causa delle morti evitabili

nel mondo. Il fumo è coinvolto nella

patogenesi di almeno otto tipi di cancro

(polmone, vie respiratorie, fegato pancreas,

esofago, stomaco, rene, cervice uterina,

leucemia) e di diverse malattie non tumorali,

ma potenzialmente mortali, quali il cuore,

la bronco pneumopatia cronica. Il fumo

aumenta il rischio di aborti spontanei,

di gravidanze extrauterine, di scarso peso

alla nascita, nonché di difetti congeniti

alla nascita. I danni causati sono legati non

solo al catrame ma anche alla presenza

di oltre quattromila sostanze nocive contenute

nel prodotto della combustione. Fra queste:

la nicotina, che determina tachicardia, aumento

della pressione; l’ossido di carbonio, che

riduce il trasporto dell’ossigeno dai polmoni

ai vari tessuti, favorendo l’infarto cardiaco

e il morbo di Busher; il benzopirene, che

provoca il cancro polmonare; il fenolo che

impedisce ai bronchi di espellere

le sostanze cancerogene. A questi si

aggiungono i danni provocati dal fumo passivo,

dovuto all’inalazione involontaria di chi si trova

a condividere lo stesso ambiente del fumatore,

responsabile di circa il 20% dei decessi per

cancro al polmone. Nel mondo i fumatori sono

650 milioni d cui 5,4 milioni i morti a causa

del fumo, 19 mila i morti a causa del fumo

passivo. In Italia i fumatori sono 11 milioni,

i morti per cause legata al fumo tra i 70 mila

e gli 83 mila di cui il 25% riguarda persone

con età compresa tra i 35 ed i 65 anni di età.

In aumento il numero dei fumatori fra i giovani

di età compresa tra i 15 ed i 24 anni, di cui

il 24% nell’italia centrale, il 23% nel nord

e il 22,3% nel sud e nelle isole. Oggi grazie

alla legge (3/2003) voluta dall’allora Ministro

alla Sanità Sirchia, il fumo è bandito da tutti

i locali pubblici. Il bilancio di tale legge

è positivo: le vendite di sigarette si sono ridotte

del 2,2% equivalenti a 140 milioni

di pacchetti di sigarette, con degli effetti

positivi quantificabili con la riduzione del 5%

dei fumatori, la popolazione ha dimostrato

favore e consenso alla legge, i controlli

dei Carabinieri dei Nas sono stati nel 2005,

oltre 14mila. L’impegno del Ministero

della Salute si concretizza in una attiva

cooperazione e coinvolgimento

delle amministrazioni centrali, regionali

e locali, e della scuola in campagne

informative sui danni del fumo

e sull’importanza di modificare gli stili di vita.

*Commissario Regionale Lega Tumori

Prevenzione e sensibilizzazione nelle attività della Lega italiana per

la lotta ai tumori. Il fumo è coinvolto nella patogenesi di otto tipi di cancro

Piero Ballicu*

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Dalla cultura dell’IO

alla percezione dell’ALTROnonsOLO33

Marco Martinetti*, Raffaele Solinas*

Empowerment, strategia di educazione sanitaria

e promozione dei comportamenti favorevoli alla salute

Da sempre la figura del medico è stata

connotata dal carisma derivante

dal ruolo assunto nella società e dalle sue

conoscenze,per cui decideva autonomamente

della sorte dei suoi pazienti. Dopo la nascita

delle Unità Sanitarie Locali le cose sono

cambiate e i medici, generalisti, ospedalieri

e perfino universitari, stanno acquisendo

una nuova coscienza interpretando

la professione come un servizio a favore

del cittadino il quale ha, oggi, una nuova

considerazione di se stesso e domanda

un’assistenza più adeguata alle sue esigenze.

Egli ha scoperto nuovi diritti sconosciuti prima,

aiutato in ciò dai media, dai giornali

e programmi televisivi. La classe medica

ha dovuto revisionare i propri canoni

e reinterpretare le esigenze del paziente.

Si è passati dalla unilateralità

delle decisioni del medico al coinvolgimento

del paziente e alla sua condivisione

delle scelte, dalla cultura dell’IO (il medico),

alla percezione dell’ALTRO (il paziente).

Un paziente con peculiarità personali come

educazione, cultura, abitudini, religione,

professione, stato sociale, provenienza, lingua

etc… che non sono mai le stesse per differenti

pazienti e che vanno considerate

e accettate come immodificabili. Modificare

le proprie abitudini è difficile, talvolta proprio

impossibile; ma in questi casi è necessario

farlo se si pensa che spesso il paziente che

esce dal nostro studio, se insoddisfatto per

la insufficiente attenzione dedicata a lui, si reca

altrove a chiedere il completamento

della visita o una verifica delle “nostre”scelte.

Ci siamo mai chiesti cosa veramente vuole

il nostro paziente? Abbiamo mai provato

a metterci nei suoi panni cercando

di mantenere la lucidità di giudizio

del medico? Abbiamo mai valutato quale

giudizio daremmo su di noi stessi se fossimo

al posto suo? Queste riflessioni conducono

inevitabilmente a operare ragionando

di concerto con il paziente e con tutto ciò che

lo circonda, sforzandoci di capire, attraverso

un ascolto attento, il suo mondo e il suo

problema inserito nel suo contesto, e non

nel nostro,come istintivamente si tende a fare.

Misurare le cose con il nostro metro, che può

paradossalmente avere numeri diversi da quello

dell’ALTRO, può portare a risultati fuori scala

erroneamente interpretati. La parola d’ordine

in questi casi è “interesse”, perché il paziente

sarà collaborante se capirà di essere ascoltato,

se capirà che “ci interessa”, che il medico

“si interessa” a lui e che ciò che diciamo

“lo interessa”. Tre passaggi fondamentali per

raggiungere l’obiettivo di concordare una cura,

non solo farmacologica, ma della persona che

permetta a noi di svolgere il nostro mandato

di medici,al paziente di soddisfare le sue

aspettative e alle istituzioni di avere

un guadagno dalla razionalizzazione

delle risorse. Nella letteratura medica

internazionale tutto ciò va sotto il termine

di “empowerment” cioè di quella strategia

che,attraverso l’educazione sanitaria

e la promozione dei comportamenti

favorevoli alla salute, fornisce alle persone

gli strumenti critici per prendere le decisioni

migliori per il loro benessere, riducendo

così le disuguaglianze culturali e sociali.

Semplici attenzioni che non hanno bisogno

di strumenti particolari se non la nostra

attenzione e la conoscenza di elementi base

della comunicazione come l’ascolto attivo e

la verifica della comprensione;cose che tutti

noi giornalmente potremmo mettere in pratica

con un minimo impegno di tempo da dedicare

all’ALTRO. * medico

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meDicinaLEXIn principio era EnpamCome difendersi da ingerenze spropositate e pretestuose

Marcello Pili*

“Ti tornerà utile quando sarai più

grande”. Così scriveva Parodi

dalle pagine patinate del giornalino

d’ordinanza, quando, disoccupato e piuttosto

in bolletta, ero obbligato a chiedere in casa

i soldi per pagare la quota A dell’Enpam.

Una cifra non impossibile, ma non indifferente

per le finanze familiari del tempo, imposta

quando il lavoro era ancora un lontano

miraggio, figuriamoci una pensione da

percepire da lì a quarant’anni. Diversi anni

dopo entrai in ospedale, e nonostante

l’amministrazione abbia cominciato da subito

ad accantonare il dovuto per la pensione,

l’obbligo del versamento della quota A

è persistito, spiegato dai salmodianti

dell’Enpam, dall’esistenza di un “fantomatico

patto generazionale” che permette ai medici

di ieri di avere le pensioni pagate

dai medici di oggi. Una roba da gentiluomini.

Prudenzialmente imposta come obbligatoria.

Infine, ho iniziato a fare libera professione

e dopo diverso tempo ho superato, sia pur

di poco, la soglia che generava l’obbligo

di contribuzione ridotta al due per cento (previa

domanda). Oberato come tanti dai mutui

indispensabili a vivere, tartassato dal fisco

per gli introiti generati sia dal lavoro pubblico

che da quello privato, già gravato degli oneri

contributivi per pensione, riscatti di anni

di laurea e specializzazione, ho ritenuto di non

avere nessun vantaggio dal versamento delle

poche decine di euro derivanti dal pagamento

del 2 per cento della quota B. Quel versamento

avrebbe garantito un aumentato gettito

di qualche centesimo alla miserrima pensione

generata da quel contributo obbligatorio che,

se non esistesse, non cambierebbe niente

a chi come me già versa per un’altra cassa

di previdenza obbligatoria. Sebbene sapessi

di una qualche possibilità di controllo, ho

ritenuto erroneamente che, considerata

l’esiguità dell’importo omesso (pochi euro),

la sua finalità (incrementare di una cifra ridicola

la pensione dell’Enpam in aggiunta a quella

dell’Inpdap) e l’evidente invasività dell’ente

nel caso specifico, ho ritenuto che non fosse

fondamentale adempiere a questo ennesimo prelievo. Sono stato beccato. ho ricevuto

una cartella dall’Enpam concernente l’omessa

contribuzione della quota B del 2004

e un invito a pagare il dovuto (sulla base

del 12,5 per cento e non del 2) più multe

e sanzioni varie che hanno generato una cifra

finale circa dieci volte maggiore di quella che

avrei potuto versare in prima istanza. Qualora

non pagassi verrei iscritto a ruolo da Equitalia,

roba che non esita a mettere un’ipoteca sulla

casa, quando ci sono presupposti legali per

esigere anche cifre modeste. Potrei fare delle

considerazioni riguardo alla sproporzione tra

come lo Stato permetta all’Enpam di sanzionare

un’omessa contribuzione pensionistica (fosse

stata anche quella principale) e l’apparato

sanzionatorio previsto, per esempio lo scudo

fiscale, ma non otterrei né soddisfazione

né nessun risultato concreto. Mi rivolgo invece

ai colleghi che dovessero ritenere di fare

qualcosa per difendersi da quest’ingerenza

spropositata e pretestuosa da parte

di un ente che, da una parte con belle parole

e frasi a effetto, c’imbonisce riguardo al perché

alimentare le sue pingui casse, dall’altra,

con la copertura di leggi capestro, preleva,

intima, sanziona. Chi fosse interessato

a modificare questo stato di cose mi contatti

alla mia casella di posta: [email protected].

Cordiali saluti.*medico

Facendo seguito alla comunicazione 47

dello scorso giugno, la Fnomceo segnala

che la Cassazione sezione civile,

con la sentenza 11533 del 12 maggio 2010,

si è espressa sulla questione Irap - Medici

di medicina generale. In particolare, il collegio

giudicante ha ritenuto che debba essere

“affermato il principio di diritto secondo

il quale, in tema di Irap, per i medici

di medicina generale convenzionati

con il Ssn, la disponibilità di uno studio,

avente le caratteristiche e dotato

delle attrezzature indicate nell’articolo 22

dell’Accordo collettivo nazionale per

la disciplina dei rapporti con i medici

di medicina generale, rientra nell’ambito

del minimo indispensabile per l’esercizio

dell’attività professionale, attesa

l’obbligatorietà di tale disponibilità ai fini

dell’instaurazione e del mantenimento

del rapporto convenzionale e, pertanto,

non integra, di per sé, in assenza di personale

dipendente, il requisito dell’autonoma

organizzazione ai fini del presupposto

impositivo del tributo”._____________________________

La Fnomceo informa che sono pervenute

in federazione le segnalazioni di alcuni ordini

concernenti una richiesta, da parte dell’Agenzia

Ems Research, di registrazione al suo sito,

inviata a diversi iscritti. Tale agenzia effettua

ricerche di mercato in merito a nuovi

trattamenti medici contattando i sanitari

e chiedendo loro la compilazione di questionari

o di rispondere a interviste telefoniche

o di persona, tutto ciò dietro pagamento

di somme di denaro. L’estrema genericità

del messaggio inviato ai medici da parte

della Ems Research non permette,

da un punto di vista legale, di esprimere

un parere definitivo. Non sembra però inutile

ricordare gli articoli 30 e 65, comma 3,

del vigente Codice di deontologia medica.

La Federazione evidenzia le proprie perplessità

per quanto riguarda l’adesione al Progetto

retributivo per professionisti del campo

medico, nonché la necessità di chiedere

ai promotori chiarimenti ancora più specifici.

FNOMCEO

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successivi si è dedicata con interesse alla patologiadermatologica e, in particolare, alla diagnostica precoce del melanoma, tessendo una fitta collaborazione anche con colleghi dermatologi universitari. Nel 1996 è stata assegnata all’unità ospedaliera di Anatomia patologica del Centro di prevenzione oncologica dell’Asl 8 di Cagliari con distaccamento al Marino e, successivamente, al Binaghi e, in quelle sedi, ha contribuito alla diagnostica istologica delle patologie osteo-articolari, dell’apparato gastro-enterico e della cervice uterina. Nel 2002 è stata richiamata nell’Anatomia patologica del Businco, diretta da Marco Rais, dove le è stata assegnata l’unità operativa semplice di Dermatopatologia. ha frequentato e organizzato corsi di formazione su Anatomia patologica e, Dermatopatologiae di Citopatologia. Alla dottoressa Pili, prima donna primario di Anatomia patologica in Sardegna, le più fervide congratulazioni per gli obiettivi raggiunti e i migliori auguri per quelli ancora da realizzare. ________________________

PER COMBATTERE L’ALZHEIMER

In Sardegna sono circa quindicimila le persone

colpite dalla malattia di Alzheimer: promuovere l’informazione su questa patologia, favorire la diagnosi precoce, creare una rete di supporto per i pazienti

PAOLA PILI PRIMARIO DI ANATOMIA PATOLOGICA AL BUSINCO

La dottoressa Paola Pili, vincitrice di concorso

pubblico, è il nuovo primario di Anatomia patologica dell’Oncologico “A.Businco” Asl 8 di Cagliari. Nata l’11 giugno 1952 a Cagliari, ha frequentato il corso di laurea in Medicina e chirurgia nell’ateneo del capoluogo sardo, dove ha conseguito la laurea nel 1981 discutendo la tesi su “Studi clinici e anatomopatologici su un caso di miopatia congenita familiare” con il professor Macciotta. Specializzata in Anatomia patologica nel 1986 con una tesi su “Disgerminoma ovarico: rielievi istologici e immunoistochimici” discussa con il professor Ferreli, riportava votazione massima con lode e, nel contempo, frequentava da tirocinante il servizio di Anatomia patologica al Businco di Cagliari. Nell’83, vincitrice di concorso all’Asl 21 di Cagliari, ha iniziato la sua carriera di anatomo patologa nello stesso servizio diretto da Antonello Ferreli, sotto la cui guida ha mosso i primi passi nella materia. Negli anni

e i loro familiari, incentivare il ricorso all’uso delle terapie farmacologiche più efficaci, sonostati gli obiettivi della campagna nazionale “Una città per l’Alzheimer”, ospitata a Cagliari lo scorso giugno. L’iniziativa, realizzata grazie a un libero contributo di Novartis e con la consulenza scientifica del Gruppo di ricerca geriatrica di Brescia, è partita il 21 giugnocon l’allestimento di un punto informativo all’ospedale Santissima Trinità. La campagna, dopo i tre giorni di consulenza effettuata nei punti informativi, ha avuto il suo clou con l’incontro svoltosi al Teatro civico di Castello, con l’obiettivo di sostenere i pazienti,i familiari e chi si occupa della malattia, offrendo loro le informazioni utili sul morbo di Alzheimer.________________________

TRAPIANTI, A PIENO RITMO AL BROTZU

Nuovo trapianto di cuore al Brotzu. L’intervento è stato

eseguito dall’équipe di Cardiochirurgia, diretta da Emiliano Cirio, su un giovane paziente affetto da una grave cardiopatia. Sono stati, infatti, trapiantati un fegato e due reni, donati grazie al consenso dei genitori di una ragazza deceduta in seguito a un incidente stradale avvenuto nell’oristanese. A questi si aggiungono un trapianto di fegato e due di reni, eseguiti grazie a degli organi arrivati da Sassari. Poi c’è stato

un trapianto di cuore (l’organo è arrivato da Brescia) su una ragazza di quattordici anni affetta da una grave cardiopatia. Un lavoro frenetico dunque, a cui si è aggiunto un doppio trapianto di reni, entrambi provenienti da Nuoro. Per Roberto Sequi, direttore sanitario del Brotzu, “Si tratta di un’importante risposta ai pazienti in lista d’attesa grazie a un intenso impegno da parte di tutto il personale coinvolto nella macchina organizzativa dell’attività dei trapianti: non solo del Brotzu ma anche del Centro di coordinamento regionale trapianti. Se da una parte la disponibilità degli organi significa un evento luttuoso per la perdita di una vita, dall’altra c’è la gioia per aver ridato la speranza di una nuova vita per i pazienti trapiantati”. Dall’inizio dell’anno al Brotzu sono stati effettuati quindici trapianti di rene singolo, tre doppi, due da vivente. Inoltre, sono stati eseguiti undici trapianti di fegato, due di cuore e altrettanti di cornea. Altre due cornee sono state invece prelevate e inviate alla Banca degli occhi di Mestre. ________________________

MEDICI SPECIALISTI AMBULATORIALIELETTI I RAPPRESENTANTI

Sono stati eletti i rappresentanti dei medici specialisti

ambulatoriali di cui all’accordo collettivo nazionale (art. 24 A.C.N. Provvedimento 23 marzo 2005, aggiornato dall’intesa 29 luglio

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2009 - rep. 95/CSR). Per la costituzione del Comitato consultivo zonale, gli Effettivi sono Mario Nieddu, Giovanni Diana e Andrea Tola. Supplenti, Paoletto Porru, Paolo Fancello e Laura Canu.________________________

LA SUPER LAUREA DI MARTA MELISBrava, veloce e pronta al decollo

Wonder Woman figlia d’arte. Lo scorso 19 giugno Marta

Melis (primogenita di Maurizio Melis, direttore della Stroke Unitdell’azienda Brotzu) si è laureata in Medicina. Un percorso stellare: 110/110 e lode, menzione speciale della Commissione, medaglia d’argento (per essersi laureata in corso) e abbraccio accademico per il curriculum studiorum che ha anche incluso la frequenza per nove mesi alla facoltà di Medicina dell’Università di Strasburgo (Francia), nell’ambito del programma Socrates-Erasmus. La commissione di laurea erapresieduta da Gianluigi Demelia (nella foto) e dal preside di Medicina, Mario Piga. La candidata ha discusso

una tesi dal titolo “Natalizumab nella sclerosi multipla, dati clinici, immunoligici e neuroradiologici in una coorte di pazienti sarda”, sotto la supervisione del relatore, Marisa Marrosu. Contro relatore, Franco Marrosu. Marta, 24 anni compiuti il 18 giugno, è stata la prima laureata del suo corso, insieme al collega Alessandro Muroni, laureatosi sempre lo stesso giorno. Congratulazioni.________________________

BROtzu, I RIspARmI COn LA

dIstRIBuzIOne deI fARmACI

Dieci milioni di euro all’anno.

È quanto risparmierebbe

il Brotzu se attuasse il progetto

di automazione della distribuzione

dei farmaci predisposto

dal commissario straordinario

Antonio Garau. Ma se il piano

venisse esteso al resto

degli ospedali sardi e se venisse

centralizzato l’acquisto

dei farmaci il risparmio,

quantificato tra il 20 e il 25

per cento, lieviterebbe a oltre 80

milioni, considerato che

per l’assistenza farmaceutica

il fabbisogno regionale stimato

è di circa 350 milioni all’anno.

Una prospettiva interessante per

una Sanità che costa 2,7 miliardi

all’anno e con i conti in debito

d’ossigeno. Garau, commercialista

di lungo corso prestato alla Sanità,

ha elaborato due progetti:

uno generale che prevede

la centralizzazione degli acquisti

e dei pagamenti, un altro

che riguarda l’ospedale di cui

sarà commissario, salvo ulteriori

proroghe, sino alla fine del mese.

Il piano si basa su elementari

principi economici: maggiori

sono le quantità acquistate più si

risparmia. Da qui la proposta

di centralizzare, a livello

di singole Asl o aziende

ospedaliere, l’acquisto

dei farmaci, presidii e attrezzature

diagnostiche, appalti di grandi

lavori e per sale operatorie,

le polizze assicurative.

“In questo modo si risparmierebbe tra il 20 e il 30 per cento della spesa sanitaria” - ipotizza Garau - “A farsi carico dei pagamenti centralizzati sarebbero la regione e la Sfirs”.Oggi, per somministrare i farmaci

ai pazienti ricoverati al Brotzu

- 600 posti letto - vengono

impiegati dodici ausiliari

e occorrono undici passaggi:

prescrizione medica, trascrizione

nel registro infermieristico, ricerca

nell’armadio, preparazione

delle terapie, somministrazione

al paziente, nuovo controllo

e verifica dell’armadio, verifica

della richiesta, richiesta

alla farmacia per il reintegro

dell’armadio. “In questo modo sprechiamo tempo e risorse: pensiamo ai tempi di preparazione e somministrazione dei farmaci, al personale impiegato, alle perdite economiche che derivano dai farmaci scaduti. Se gli infermieri risparmiassero il tempo dedicato alla preparazione dei farmaci avrebbero più tempo da dedicare ai pazienti”, aggiunge Garau. Nasce

da qui il nuovo sistema di gestione

della farmacia proposto dal

numero uno del Brotzu fondato

sulla somministrazione della dose

unitaria. Per attuare il piano

sarebbe necessario investire

poco più di un milione di euro

per l’acquisto del macchinario.

O meglio, di un macchinario più

grande di quello che l’ospedale

sperimenta con successo

da circa due anni su 250

dei 600 posti letto. “Con la dose unitaria migliora la sicurezza del servizio, si personalizza l’impiego dei farmaci, si riducono le scorte (che sarebbero limitate a quelle per le emergenze e i ricoveri notturni) e gli sprechi, si monitora meglio tutto il processo. I passaggi, inoltre, verrebbero ridotti da undici a cinque”, spiega

il commissario: prescrizione

medica, farmacia, preparazione

robotizzata della dose, invio

al reparto tramite la posta

pneumatica e somministrazione

al paziente. Una piccola parte

del programma è in fase

di realizzazione: con 300 milioni

di euro sta per essere completato

il circuito di posta pneumatica.

Saranno realizzate quaranta

stazioni da cui partiranno,

dalla farmacia e dai laboratori,

medicinali e provette destinate

ai reparti e ai laboratori del più

grande ospedale della Sardegna.

In questo modo, secondo Garau,

si risparmierà il lavoro di dodici

ausiliari. Il risparmio per le casse

dell’ospedale sarebbe più

consistente: “Il 20-25 per cento della spesa farmaceutica”, certifica

Garau. Cioè almeno dieci milioni,

una parte consistente del bilancio

dell’azienda, 160 milioni.

unionesarda.it

inBREVE

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Ventirighe

Raccontano che ....Un sant’uomo ebbe un giorno da conversare con Dio (qualsiasi esso sia) e gli chiese:“Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l’Inferno”Dio condusse il sant’uomo verso due porte.Ne aprì una e gli permise di guardare all’interno.C’era una grandissima tavola rotonda.Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso.Il sant’uomo sentì l’acquolina in bocca.Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall’aspetto livido e malato.Avevano tutti l’aria affamata.Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po’, ma poiché il manico del cucchiaio era piu’ lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca.Il sant’uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.Dio disse: “Hai appena visto l’Inferno”.Dio e l’uomo si diressero verso la seconda porta.Dio l’aprì.La scena che l’uomo vide era identica alla precedente.C’era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l’acquolina.Le persone intorno alla tavola avevano anch’esse i cucchiai dai lunghi manici.

Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo.Il sant’uomo disse a Dio: “Non capisco!”“È semplice - rispose Dio - essi hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo, non consente di nutrire se stessi....ma permette di nutrire il proprio vicino. Perciò hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri! Quelli dell’altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi... Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura... La differenza la portiamo dentro di noi!!!”.Mi permetto di aggiungere:“Sulla terra c’è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non per soddisfare l’ingordigia di pochi. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”.

(Mohandas Karamchand Gandhi)

Mohandas Karamchand Gandhi (Porbandar, 2 ottobre 1869 – Nuova

Delhi, 30 gennaio 1948), è stato un politico e filosofo indiano. Importante

guida spirituale per il suo paese, lo si conosce soprattutto col nome

di Mahatma (in sanscrito “grande anima”), appellativo che gli fu conferito

per la prima volta dal poeta Rabindranath Tagore. Gandhi è stato

uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all’oppressione

tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l’India

all’indipendenza. Il satyagraha è fondato sulla satya (verità) e sull’ahimsa

(nonviolenza). Con le sue azioni Gandhi ha ispirato molti movimenti

di difesa dei diritti civili e grandi personalità quali Martin Luther King,

Nelson Mandela e Aung San Suu Kyi.

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BACHECA

Gente che vagente che vienegente che staPiazza della Stazione è un formicaioDove padrona di casa è l’attesa.Tutta la vita è un’incosciente attesadi un’alba o di un tramonto,della nascita o della morte.Testimoni muti di arrivi e partenzeson le panchine di ferrocon i sedili arrotondati.Quante storie potrebbero narrarese potessero parlare!Gli attimi ansiosi di coloroche attendono l’incontro di un affetto!I momenti impazienti di quelliche partono pieni di speranza e di gioia!Piccole storie di gente comuneche durano il tempo di una fermata.Ma vi è anche il dramma senza finedi chi vive su quelle panchine.Li chiamano barboni, senza un nome,ed hanno un’anima, come noi.Anche gli assassini hanno un nome.Ma loro non hanno diritti civili.

I barboni di Piazza della StazioneUomini in fuga dalla societàvivono da eremiti tra la follae subiscono il disprezzo degli sguardi.Vivi o morti non suscitano pietà.Sono uomini senza fedee la speranza è un inutile pensiero.Il disprezzo degli altri è vana crudeltà.Di notte, sulla fredda panchina,hanno per compagna una coperta lisache sotto la pioggia non dona protezione.Per loro l’attesaè il profumo di una minestrao il tepore di un raggio di sole.Troppa distanza tra le sponde umane!Chiedono ciò che serve per un giorno come se fosse l’ultimo.Il tempo per loro si è fermato,non esiste né un passato né un futuro.Sono aggrappati ad una roccia in mezzo ad un mare indifferente che custodisce nel suo fondo un tesoro sepolto nella sabbia: la coscienza!

Beniamino Pilia

letteratura

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