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    MANIFESTAZIONI INIZIATIVE LIBRI MANUALI ATTIVITÀ UOMINI CITTÀ

    EDITORIALE

    La cultura antica romana e poi bizan-tina, aveva individuato nel mosaico latecnica privilegiata per far durare neltempo ogni utile intervento e il pregia-to mezzo artistico per la conservazionedelle manifestazioni più alte e comples-se dell’abilità creativa di ogni artistadell’antichità.Questo splendore e questa affidabilitànon potevano non interessare la classeemergente dei “fiorentini nuovi” perdirlo con Dante, non ricchi di nascita,ma mercanti che avevano fatto fortu-na con il loro lavoro e i loro commerci. Alla Corporazione dei Mercanti (Artedi Calimala) alla quale la città avevaaffidato la cura del Battistero di Firen-ze, si deve lo splendore senza fine del-l’affascinante decorazione in mosaicodel Battistero stesso.

    C G B

    P A A M

     Monte di Giovanni,San Zanobi benedicente e, sul fondo,

    Veduta di Firenze e del contado

    (particolari), 1505, mosaico, Museo dell’Opera del Duomo,

    Firenze 

    Il mosaico nell’antichità in Toscana P R

    S B A T 

    segue a pagina 2 

    segue a pagina 2 

    L’interesse per lo studio del mosaico antico in Toscana è conquistadegli ultimi decenni, in quanto il mosaico rappresenta una delleespressioni più tipiche della cultura romana e l’Archeologia ufficialedi questa Regione ha manifestato un’innegabile propensione versol’Etruscologia. Inoltre la difficoltà di operare su reperti, di per sé incondizioni frammentarie e lacunose, ha portato in genere ad unascarsa valutazione delle potenzialità come documento storico e del

    gusto del mosaico e della decorazione pavimentale antica in Toscana,rispetto ad altre regioni. L’approccio storico e sistematico al mosaicoha messo in evidenza, accanto a questa tecnica, realizzata con tesseredi materiali lapidei di vari colori, anche altre tipologie di pavimenti,

    che a partire dalla media e tarda età ellenistica (II-I sec. a.C.) hannopreceduto o convissuto con essa, come i battuti in conglomerato ce-mentizio e i pavimenti in commesso laterizio. I battuti cementizi piùricercati venivano arricchiti da eleganti e sottili decorazioni linearicon tessere calcaree; i commessi laterizi erano realizzati con elemen-ti fittili di varie forme, talvolta anch’essi impreziositi dall’inserzionedi tessere calcaree. La scelta di queste differenti tecniche, il mosaico

    importato dall’Oriente, le ultime due probabilmente dall’ambientepunico, nel sistema decorativo di edifici pubblici e nelle case privateera legata al gusto della committenza, ma anche alla funzione svoltadai singoli ambienti a cui erano destinati i pavimenti.

    SUPPLEMENTO DE ‘i  FATTI’ - ENTE CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE - N. 13 - 2008

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    LUGLIO 2008

    EDITORIALE

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    P A A M

    Il materiale impiegato per le tessere e la lorostessa tecnica di composizione hanno subìtonel tempo numerose evoluzioni, ancora benriconoscibili da un attento esame delle opere pervenuteci, dalle loro composizione e stato diconservazione. Ravenna, Venezia, Firenze etanti altri prestigiosi siti testimoniano questaattività ancora abbastanza presente ai nostri giorni in vari Istituti pubblici e privati dedi-cati all’insegnamento delle tecniche e ai siste-mi ottimali di analisi e conservazione. Tra ilmosaico e il commesso in pietre dure il legameè fortissimo e nel Cinquecento furono rag- giunte le vette più alte della lavorazione conla fondazione dell’Opificio voluto dai Medi-ci che ancora oggi con questo nome è simbolodi eccellenza. Fortunatamente la tradizionenon è completamente spenta, ma poche sonole scuole e le botteghe che riescono ancora adoperare. Dovrebbe essere un ingegno primario,in particolare per Firenze, quello di sostenerequesti sforzi e di mantenere condizioni accet-tabili per la continuità di un’arte capace direndere “leggera” la consistenza della pietra.

    Il mosaico nell’antichità in Toscana

    Con il prosieguo del tempo negli ambienti di servizio si preferirono pavimenti in battutoe in laterizio, mentre agli spazi destinati a funzioni di rappresentanza fu adottato il mo-saico o la combinazione di battuti con emblema centrale di mosaico. Con la prima etàimperiale accanto al mosaico, negli ambienti di maggiore impegno e ricerca decorativacomparve il commesso di lastre di marmo, conosciuto come opus sectile , che sfruttava almassimo le risorse cromatiche delle diverse tipologie marmoree usate. In Toscana, alcunearee, precocemente influenzate dalla cultura romana, dopo la conquista nei primi decennidel III secolo, conservano soprattutto esemplificazioni di pavimenti in battuto e commes-so laterizio (Cosa, località della valle dell’Albegna, in Maremma). Le aree costiere, con

    le isole dell’arcipelago Toscano, privilegiate nelloro rapporto più diretto con Roma, soprattuttonelle ville d’ozio di grandi famiglie senatorie edimperiali, offrono esempi di pavimenti in mosai-co e opus sectile . Una situazione diversa si osser-va nelle città della Toscana centro-settentrionale,dove i contatti culturali con la cultura Urbana siconcretizzano alla fine del I secolo a.C. Le città dicui conosciamo maggiormente la documentazio-ne dei pavimenti nelle diverse tecniche decorativesono Firenze, per gli sventramenti di fine Otto-cento, e poi del dopoguerra ed Arezzo. In questecittà i mosaici conservati, riferiti alle ristruttura-zioni della prima età imperiale e del II sec. d.C.,sono di norma a disegno geometrico in tesserecalcaree bianche e nere, decorazione derivata dalle

    reali composizioni dei tappeti o dei tessuti. Rareattestazioni nelle età più tarde (IV-V sec. d.C.)esemplificano infine, anche in Toscana, la ricezio-ne di mosaici policromi a disegni più complessi,chiaramente ispirati ai modelli delle ricche dimorearistocratiche romane e delle lontane aree dell’Im-pero (Asciano e Collesalvetti).

    P R

    S B A T 

    Te identification of mosaic as the best technique forproducing durable and long-lasting works was first usedby the ancient Romans and later the Byzantines, whosaw in it an important means of artistic expression thathas preserved some of the most complex and sublimeexamples of the creative ability of many artists since an-tiquity. Tis splendor and consistency could not helpbut interest the rising class of the “new Florentines”, asDante called them, who were not rich by birth but rath-er were merchants who had become affluent throughtheir work and businesses. Te timeless splendor of thefascinating mosaic decoration in the Baptistery of Flor-ence is owed to the Merchants’ Guild (Arte di Calima-la), which had been entrusted with its care by the city.Te material used for the tesserae and the compositional

    technique that evolved over time can easily be seen bya careful examination of the works which have comedown to us by looking at their composition and stateof repair. Ravenna, Venice, and Florence, together withmany other important sites, bear witness to this activ-ity, still found nowadays at various public and privateinstitutions dedicated to the teaching of this craft and tothe identifying best possible methods for analyzing andpreserving the resulting works. Tere is a very stronglink between mosaic and commesso, i.e. works carriedout assembling semi-precious stones, with the zenithof their workmanship being reached in the 16th cen-tury with the foundation of the Opificio desired by theMedici and whose name still today remains a symbol ofexcellence. Fortunately, the tradition has not completelydisappeared but only a few schools and workshops stillsurvive. It would be an important step, in particular forFlorence, to support the efforts to maintain the condi-tions suitable for continuing an art that is capable ofmaking the solidity of stone appear “light”.

    segue dalla prima pagina 

    Isola del Giglio, Giglio Porto, villa delSaraceno, pavimento in mosaico (primametà I sec. d.C.)

    Bottega Traversari. Lavorazione del micromosaico. Le teghe di vetro filato di Murano vengonotagliate e inserite in un contenitore di ottone o ardesia su una base di stucco

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    Il micromosaico, la collezione e il restaurodella bottega Traversari

    La decorazione musiva, oltre a parlareattraverso i soggetti pittorici, giocacon la luce e incuriosisce l’occhio dellospettatore ad un’analisi ravvicinata.

     A Firenze la ditta specializzata nellaproduzione di mosaici artistici eseguiti secon-do tecniche diverse è Fratelli Traversari   cherisale alla fine dell’Ottocento con la prima di quelle chesono poi diventate quattro generazioni di mosaicisti.Vostro fiore all’occhiello è il micromosaico, tecnica esecutiva particolare e poco diffusa.In effetti, quali esecutori, siamo davvero pochissimi. La storia del filato per micromosai-co ebbe origine a Roma, quando nella seconda metà del Settecento vennero trasformatemolte delle opere di San Pietro in mosaici. Giacomo Raffaelli, mastro mosaicista oltre

    che vetraio, si dice essere stato il primo a cui venne l’idea di filare il vetro per renderlosempre più minuto per poter confezionare oggetti fruibili.Tecnicamente come si ottiene un micromosaico? Il micromosaico è composto da bacchette filate di vetro di Murano. Denis Fabbri,collaboratore ed eccelso pittore e disegnatore, realizza al meglio questi mosaici. Il vetroarriva in piastre, poi noi lo rifiliamo in bacchette. La filatura, tutta manuale, avvieneall’interno del nostro laboratorio di San Bartolo a Cintoia; è un’operazione complicata,è necessario un forno ed un grande ambiente, una slitta su cui tirare il vetro. Il risultatosono come “spaghetti” di vetro che vengono poi dimensionati secondo la necessità.Collaborando con una vetreria di Murano siamo riusciti a confezionare un vasto cam-pionario di sfumature tali da riprodurre le infinite gradazioni cromatiche delle pennel-late pittoriche. L’esecuzione prevede un disegno iniziale, del resto come per qualsiasimosaico; dunque, all’interno di un contenitore di legno, viene distribuito dello stucco

    sul quale si effettua una sorta di “spolvero” del bozzetto. Passo successivo è il posiziona-mento delle bacchette di vetro seguendo una scelta cromatica visiva.Esistono Scuole di micromosaico? Esiste lo studio del mosaico del Vaticano ma non è che ci sia una scuola nel vero sen-so del termine. La sensazione è che manchi completamente la cultura riguardo l’artemusiva, riteniamo che manchi la visibilità, abbiamo un prodotto difficile da esporre alpubblico. Dobbiamo esser capaci di trovare un punto di unione tra il lavoro manuale,che tale deve rimanere, e le tecnologie che possono aiutare a promuovere. Non si puòpiù stare in bottega ad aspettare che arrivi il lavoro, dobbiamo uscire fuori facendo at-tenzione a mantenere la qualità del manufatto in relazione all’attualità dell’artigianatoe di ciò che l’artigiano sa produrre a livello artistico.La passione per il manufatto musivo si ritrova nella collezione di mosaici antichi della fami-

     glia Traversari, raccolta pubblicata in alcuni volumi e composta da opere a micromosaico,

    mosaico tagliato e mosaico commesso fiorentino.L’esperienza come artigiani ha reso possibile il saper riconoscere, da piccoli particolari,quali sono i tratti caratterizzanti di un’opera di pregio. Fanno parte della raccolta mosaicidalla filatura finissima risalenti all’ottocento, composizioni, amorevolmente conservate,che visivamente risultano come fossero dipinte, frutto di un’eccelsa maestria artistica. Laditta Fratelli Traversari restaura inoltre mosaici antichi, utilizza vetro risalente alla nascitadell’attività effettuando un restauro integrativo. Talvolta l’acquisto di oggetti antichi dipoco valore è giustificato proprio dal riutilizzo che viene fatto dei materiali. Altrimentiavviene la filatura del colore adatto per realizzare un buon restauro. Se necessario vieneeffettuata, su tutta l’opera, una nuova levigatura  con carburo di silicio, una lucidatura conabrasivi sempre più fine che “mangiano” un sottilissimo strato fino a raggiungere nuova-mente una superficie liscia e pari. Nel caso sussista un rischio nel restaurare, l’interventonon ha luogo, prioritario è il mantenimento dell’integrità dell’opera.

    La ditta Fratelli Traversari impersonifica dunque tradizione e innovazione, la sua realtà dina-mica di generazioni a confronto è pronta e vogliosa di comprendere e di valutare la metamor-

     fosi del marcato e del mondo, preservando la storia e la natura della propria arte musiva.

    F F

    La sperimentazione nella“Pittura di pietra” M P L

    Miami, Santiago del Cile, BeaverCreek in Colorado, Los Angeles eParigi sono soltanto alcuni tra i luo-ghi in cui nel tempo si sono fatti co-noscere i capolavori di Mauro Tac-

    coni. Fiorentino, artigiano d’arte da generazionie lungimirante artista impegnato in un mestiereantico che porta avanti con strumenti e tecnichetradizionali, con intelligenza e abilità del tuttooriginali e con estrema passione e dedizione. Isuoi esordi sono di apprendista di bottega, quel-la paterna, dove impara, vive, usa, taglia e speri-menta insieme al fratello maggiore e allo zio, una

    tra le arti più affascinanti e preziose del panora-ma tradizionale che lo portano a realizzare operein commesso fiorentino di estremo pregio, la cuifattura dal disegno alla finale lucidatura, si basasu strumenti antichi come il taglio delle pietrecon l’archetto di legno e smeriglio che ancoraoggi è il miglior rudimentale attrezzo antico dialmeno cinquecento anni per realizzare assem-blaggi di pietra dura naturale e semidura. Questielementi sagomati secondo un preciso disegno,in base a colori evenature impressidalla natura, forma-

    no una composizio-ne pittorica pianacon commettiture eintarsio fra l’uno el’altro pezzo fino adarrivare ad un com-messo perfetto. Tac-coni, non si ferma difronte alla tradizionee ne sono dimostra-zione i suoi viaggiin America che loportano a sperimen-

    tare nuove tecnicheeseguendo tavoli edecorazioni d’in-terni per residenze,le più esclusive nelmondo.

    Bottega Traversari, Buoi, Micromosaico in vetro filato

     Mauro Tacconi, Commessoin pietre dure: Ponte

    Vecchio e Composizione floreale 

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    B S

    S ’O P D

    Il Settore del mosaicoe del “commesso” nell’Opicio

    delle Pietre dure

    Tra i numerosi settori del secolare Opificio delle Pietre dure(la cui fondazione si deve – com’è noto – al terzo granducamediceo, Ferdinando I, nel 1588), una collocazione di par-ticolare rilevanza l’ha senza dubbio quello dei mosaici e delcosiddetto “commesso”, che si rifà singolarmente al compito

    istituzionale dell’Opificio fin dalla sua fondazione, ossia la lavora-zione di materiali lapìdei preziosi o semipreziosi per il rivestimentodel mausoleo mediceo nella chiesa di San Lorenzo, quella che sareb-be poi stata chiamata “Cappella dei prìncipi”.

    La sede di via degli Alfani, dove Leopoldo II volle che l’antica ma-nifattura granducale avesse collocazione (1855), continua a vedereattivo questo settore, dove ci si occupa del restauro e della forma-zione di allievi restauratori, secondo i compiti affidati all’Opificiocome Scuola di alta formazione, dai varî regolamenti ministerialiche l’hanno interessato.Qui, comunque, con la direzione di Alessandra Griffo, l’attività sisvolge – oltre che sul mosaico vero e proprio, ossia quello a tesserevitree e lapidee – anche su altri generi di realizzazioni, come la sca-gliola, la tarsia, la glittica.Come quasi tutti i settori operativi dell’istituto, anche questo haoperato e sta operando su manufatti che presentano non solo gran-

    de rilevanza dal punto di vista storico, ma anche problematichecomplesse da quello conservativo.Le operazioni presumibilmente più impegnative risultano quellesui mosaici trecenteschi del Battistero fiorentino, nella zona deimatronei: un cantiere di lavoro – dove operano anche gli allievidella scuola prossimi a diplomarsi – iniziato da tempo, e che atte-sta la specializzazione dell’Opificio in questo campo di realizzazioniartistiche.

     Altri lavori hanno recentemente impegnato il settore, che dopo ilpensionamento di Giancarlo Raddi, restauratore dalla lunga carrie-ra e dalla grande esperienza, ha in organico ora un solo operatore,Luca Rocchi: anche in questo caso si conferma la lenta emorragiadi personale qualificato che sta coinvolgendo l’Opificio nella sua

    totalità di articolazioni: ogni rimpiazzo del personale collocato ariposo è stato fino a questo momento vanificato dalla mancanza diconcorsi specifici organizzati dal ministero.Si è trattato di interventi di manutenzione e – in certi casi – di vero

    e proprio restauro delle opere in commesso che sono attualmenteesposte al Metropolitan Museum di Nuova York; della prosecu-zione dell’intervento conservativo su un mosaico di epoca romanaproveniente dal Museo di Villa Guinigi di Lucca. Quindi, ancoraun articolato insieme di operazioni su una serie di scagliole presentinel museo recentemente inaugurato della chiesa fiorentina di SanMiniato al Monte.Com’è noto, una componente non secondaria dell’attività dell’Opi-ficio è caratterizzata dalla risposta a richieste di consulenza su meto-dologie d’intervento sul patrimonio artistico o sugli ambienti dovesia conservato. Anche il Settore Mosaici ha fornito il suo supporto acantieri in atto o da organizzarsi: così per esempio nella Villa Casaledi piazza Armerina, per il trattamento delle lacune dei pavimentirealizzati in opus sectile. E sempre in Sicilia, il settore ha fornitoefficaci consulenze per il restauro dell’altar maggiore settecentesco,realizzato in marmi polìcromi, della chiesa di Sant’Agata al Collegiodi Caltanissetta.Non sono mancati, come è consueto nell’operare quotidiano etradizionale dell’istituto, contatti internazionali, favoriti anche dairapporti con scuole di restauro di cui l’Opificio è fondamentalepunto di riferimento e quasi patron istituzionale: è questo il caso

    della partecipazione a un progetto di formazione di restauratori incollaborazione con la Fondazione RavennAntica e la Soprintenden-za per i beni archeologici di Ravenna, che si realizza a Damasco, inSiria: un’ulteriore conferma della notorietà acquisita nel settore daparte dell’Opificio, che occupa un posto di primaria importanzain queste relazioni estere tra gli analoghi istituti presenti nel nostroPaese.Non voglia sembrare un’eccessiva apologia del settore e – conse-guentemente – dell’istituto in cui ci si trova a operare: la fruttuosasintesi tra la storia, l’innovazione tecnologica, l’aggiornamento co-stante di metodi e conoscenze tecniche, la formazione di allievi chea loro volta daranno il loro contributo alla conservazione del patri-

    monio culturale, non è che una conferma concreta dell’attualità evalidità dei lavori e degl’impegni assunti dall’Opificio, nonostantele difficoltà economiche, logistiche e di personale che deve quoti-dianamente affrontare.

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    Magnicenzadel mosaico orentino

    E B

    La storia del mosaico è da sempre intrecciata con l’industria vetraria che dipendeva da ar-tigiani specializzati e da attività collaterali interconnesse: dai boscaioli per il legname, aifornitori di materie prime quali ceneri, sabbie ed ossidi metallici per la fusione. Da doveprovenivano le tessere di vetro usate per i mosaici del Battistero di Firenze? A parte no-tizie del XIII secolo riguardanti bicchierai iscritti, insieme ai pittori, all’Arte dei Medici

    e Speziali, in città non esistono tracce archeologiche di fornaci. Gli unici centri in Italia conindustrie vetrarie stabili furono Venezia e Gambassi in Val d’Elsa dove, durante il Duecento,si era sviluppata una produzione importante di vetri ad uso domestico. Se ad Orvieto e a Pisanel Trecento si costruivano forni vetrari per le necessità delle cattedrali, al contempo artisti

    fiorentini come Cimabue e Giotto, dato che le imprese musive furono sempre poche, sonomenzionati al lavoro fuori città. Di loro, comunque, se sappiamo che si impegnavano in operea mosaico, non conosciamo se li realizzassero personalmente. Nel Quattrocento Paolo Uccellofu menzionato magistro musacy a Venezia, ma dove aveva imparato l’arte, a Gambassi forse?Nel 1406 proprio a Gambassi si fabbricavano le tessere per le nicchie esterne di Orsanmichele.La manifattura del mosaico era molto costosa, almeno quattro volte più degli affreschi, quindi

    erano commissionati solo eccezionalmente li-mitandone spesso la realizzazione ad una

    facciata o ad un abside, esclusi i mi-rabili esempi di Ravenna, della Si-

    cilia normanna e di Venezia. Lavolta del Battistero fiorentino

    fu dunque un’impresa spet-tacolare (1225-1329) edinsolita, che occupandopiù di mille metri qua-dri di superficie, potevafinalmente competerecon San Marco a Vene-zia, quale espressione diorgoglio e prestigio diun Comune che aveva

    acquisito una grande im-portanza economica.

    Volta della scarsella, ca.1270, Firenze, Battistero

     Madonna in trono,Volta della scarsella,lato ovest, ca. 1260-

    1300, Firenze,Battistero

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    LABORATORI

    E BOTTEGHE

     CFC FirenzeMosaico, Scagliola, lavorazioniartistiche, progetti specialiVia dei Serragli 104

    50124 FirenzeTel. 055.225005Fax [email protected]

     Domo QNCVia della Scala 19/R50123 FirenzeTel. 055.2381343

     Filippini e PaolettiMosaici artigianali fiorentini

    realizzati in vetro di MuranoP.zza Santo Spirito 1250125 FirenzeTel. 055.214696Fax. [email protected]

     Mauro TacconiVia Sandro Botticelli, 4Grassina, FirenzeTel +39.055.641232Mob +39.338.6465882

     Fratelli TraversariMosaici artistici e bigiotteria inmosaicoVia Senese 68/B50124 FirenzeTel e fax [email protected]

     Paci MosaiciMosaico fiorentino – pietre dureVia Castelpulci 9/BLocalità Viottolone50010 Badia a SettimoScandicci Firenze

    Tel. 055.720551Fax 055.791083www.pacimosaici.it

     Pitti MosaiciAccessori e complementi d’arredo,Decorazione d’interni, Decorazio-ne architettonicaPiazza Pitti 23/R50125 FirenzeTel. 055.282127Fax [email protected]@pittimosaici.it

    www.pittimosaici.it

    R C P P

    D C F

    Fantasia in convento.Tesori di carta e stucco

    dal Seicento all’Ottocento

    Dal 1o novembre 2008 al 6 gennaio2009, nel Cenacolo di Fuligno, untempo refettorio delle terziarie france-scane del Convento di Sant’Onofrio,dominato nel lunettone di fondo dal-

    l’Ultima Cena di Pietro Perugino, capolavoropoco conosciuto dagli stessi fiorentini, si terrà la

    mostra Fantasia in convento. Tesori di carta e stuccodal Seicento all’Ottocento, ideata da Eve Borsook eBarbara Schleicher.Si tratta di una mostra singolare, che presenta unaricca campionatura di oggetti pressoché scono-sciuti e che pertanto non hanno goduto finora dialcuna tutela, con il rischio della perdita totale diun settore del nostro patrimonio storico-artistico.Riccioli di carta, giardini del paradiso, eleganti tem-pietti eseguiti con grande perizia e fantasia racchiu-dono immagini sacre su fondi preziosi ora di ca-moscio color pesca o blu, ora di raso rosa,turchese, beige. Perline di vetro, paillettes,

    specchi, vetri fanno luccicare quadretti inpapier roulé e pasta di reliquie, conferen-do loro un carattere brillante e gioioso.Queste opere furono realizzate “fuori dalmondo”, nel segreto dei chiostri, dallesuore carmelitane, visitandine, orsoline,forse anche dalle terziarie francescane diSant’Onofrio, ordine di stretta clausura,ma anche dai monaci, dal momento checonosciamo alcuni esemplari firmati daicertosini, il professo Gayot o Chabalierde Villeneuve-les-Avignon.Non si conosce al momento la prove-nienza esatta di questi oggetti, che sidiffusero in tutta Europa, dove hannotrovato miglior fortuna che in Italia e, daqui, nel nuovo mondo.La singolarità delle paste di reliquie èche, a differenza degli Agnus Dei chemescolavano alla cera di ceri pasquali leceneri dei santi, utilizzavano una speciedi stucco composto di ossa frantumatedi santi martiri, simile a quello ricordatoda Giuseppe Gioacchino Belli in un suosonetto, Le catacombe.

    L’esposizione comprende più di un cen-tinaio di opere, provenienti in gran partedall’Italia centrale, ma anche dall’estero,

    a dimostrazione dell’ampia diffusione di questioggetti realizzati con le stesse tecniche ma con gu-sto diverso soprattutto in Francia e in Germania,luoghi nei quali si sono reperite anche scatole conarnesi di lavoro per eseguirli.

     A confronto con questi oggetti saranno espostialcuni esemplari in argento, in legno intagliato e

    in tessuto ricamato, prototipi preziosi ai quali essisono ispirati e che riprendono in materiali diversigli stessi motivi.

     Attraverso l’esame di tali materiali, l’esposizioneintende mostrare l’attività e la manualità virtuo-sistica nel chiuso dei conventi di clausura, con fi-nalità di recupero e valorizzazione di queste opere,risvegliando la sensibilità per un settore di oggettipoveri per i materiali, ma interessanti per l’estro ela fantasia con cui sono realizzati e che li rendonotestimonianze preziose della nostra cultura.

    Chalons sur Saône, SantaDorotea, fine sec. XVIII,

    cm. 27x19x3, pasta di santi 

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    Il vetro per mosaico,un’alchimia dei colori

    che diventa anche scuola

    AVenezia, lungo la fondamenta di Cannaregio,vecchie a alte mura celano, quasi a proteggerlo, ilfascino di un’ottocentesca fornace, quella di An-gelo Orsoni, una prestigiosa azienda che producevetro per mosaico a foglia d’oro e combinazioni

    di smalti per decorare opere d’arte, spazi privati, ambientiurbani e pubblici di tutto il mondo. Quattro generazioni diartigiani che hanno lasciato il loro segno indelebile in operecome il Trocadèro e la basilica del Sacro Cuore di Parigi,la Cattedrale di Saint Paul a Londra, la Sagrada Familia

    a Barcellona e molti altri capolavori musivi della culturaarchitettonica araba e orientale. La libreria del colore, ac-canto alla fornace, raccoglie un infinito numero – che vaoltre all’immaginazione umana (quasi 3000) – di tonalità esfumature, un vero e proprio connubio armonico che rendetestimonianza dell’amore di Orsoni per l’arte del mosaicoe della decennale e meticolosa formula nel combinare lucie colori. Grazie al Master  in mosaico, Orsoni offre un’espe-rienza unica a studenti che frequentano il Master  e vivonoimmersi in nell’antica arte del mosaico, nella magica atmo-sfera della fornace di Cannaregio, e circondati dal fascinodell’arte musiva del vetro e hanno anche la possibilità disoggiornare nelle eleganti camere della Domus Orsoni doveognuna delle cinque affascinanti stanze è unica e dotata diogni tipo di comfort, arredata da decorazioni in mosaicodisegnate da famosi designer abbinati a legno antico, muriin marmorino, soffitti spatolati e cinque bagni rivestiti inmosaico che regalano un soggiorno indimenticabile. Ar-tisti, designers, architetti e persone creative interessati adacquisire le tecniche teoriche e pratiche dell’antica arte delmosaico possono frequentare corsi di una o due settimaneo workshop di tre giorni. Grazie alla preziosa esperienzadi insegnanti riconosciuti, gli studenti possono scoprire i

    segreti del mosaico,la sua storia e le sue

    infinite possibilitàdi espressione.MPL

     Angelo Orsoni S.r.l.Gruppo TrendCannaregio, 10451045 - Venezia [email protected]

    Dall’alto in basso:

    Smalti di una villa privata La Fornace Orsoni Orsoni, Libreria del Colore 

     A fianco: un doccia della Domus Orsoni 

    SCUOLE

     Opificio delle Pietre DureSettore Restauro Mosaico e PietreDureVia Alfani 78

    50121 FirenzeTel 055.26511fax 055.287123www.opificio.arti.beniculturali.it

     Scuola di Restauro LaCantoriaCorsi di MosaicoVia Chiantigiana 15850012 Grassina (Fi)Tel [email protected]

     Scuola per il Restauro delMosaicoVia San Vitale 17RavennaTel. [email protected] come sededistaccata della sezione didatticadella Scuola di Alta Formazionedell’Opificio delle Pietre Dure diFirenze

     Studio Giambocorso de’ Tintori 6

    50122 FirenzeTel. 333 [email protected] di mosaico moderno

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