Oltre gli Orizzonti - Novembre 2011

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let’s surf! BASTANO UNONDA E UNA TAVOLA PER INSEGUIRE LA FELICITÀ n. 1 NOVEMBRE 2011 cultura&sport una scimmia in windsurf UNA GIORNATA AL CIRCOLO MIRAGE lotta alle leucemie AICS AL FIANCO DI AIL NELLA BATTAGLIA aics verso i 50 anni PARLA IL PRESIDENTE GINO DELLA CASA notizie dai circoli CHI SONO E COSA FANNO GLI ASSOCIATI AICS mensile online di Aics Genova oltregliorizzonti

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Pubblicazione on-line di AIcs Genova

Transcript of Oltre gli Orizzonti - Novembre 2011

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let’ssurf!Bastano un’onda

e una tavolaper inseguire

la felicità

n. 1 NOVEMBRE 2011

cultura&sport

una scimmiain windsurf

una giornata

al circolo Mirage

lotta alle leucemie

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nella Battaglia

aics versoi 50 anni

parla il presidente

gino della casa

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chi sono e cosa fanno

gli associati aics

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MENSILE DI CULTURA E SPORT DI AICS GENOVA | Pubblicazione online Redazione: Michele Cammarere / Federico Pastore / Giulio Ravedati

Progetto grafico e impaginazione: Simone Arveda Aics Liguria: Via Galata 33/6, 16121 Genova

Mail: [email protected] Internet: aics.liguria.it

Chiuso in redazione il 10 nov 2011

IN COPERTINADominare un’onda diventandotutt’uno con il mare:scene dai Longboard Trialsper i Mondiali di surf

[ foto di simone arveda ]

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editoriale

Ampliamogli orizzonti

ricoMincia l’avventura del Mensile aicsalla scoperta di altri Mondi

testo di Federico Pastore

Nuovi orizzonti per la rivista ufficiale Aics, che torna quest’anno in versione online e con una grafica completamente rivoluzionata. Un vero e proprio magazine, con fotografie,

servizi, interviste, curiosità e notizie dai circoli. L’obiettivo è già nel nome: O, come Oltre gli Orizzonti. Aics vuole ampliare ulteriormente i propri, per questo andremo a trovare realtà che fino ad oggi hanno fatto parte del nostro mondo soltanto marginalmente. Verrà dato spazio ai movimenti più interessanti, con un criterio tematico comune, di numero in numero.

Da dove partiamo?Per cominciare, questo mese i report principali parlano di sport acquatici, con servizi su surf e windsurf. Siamo andati a levante e a ponente, seguendo il contest per la wild card Mondiale di Longboard a Levanto - vinto tra l’altro dal nostro associato Alessandro De Martini - e realizzando un servizio sui ragazzi che curano il sito belinchescimmia.com, tutto un programma. In più, l’intervista a Gino Della Casa, personaggio di spicco del mondo sportivo genovese e padre fondatore di Aics Liguria.

Da dove partiamo?Cercheremo di viaggiare nello sport ligure, raccontando mentalità e stile di vita di persone e gruppi spesso fuori dal comune. Inoltre, sfogliando le pagine sul proprio pc, sarà - speriamo - un piacere riempirsi gli occhi con le fotografie a grande formato che dipingono già questo primo numero. Cui faranno seguito altri, uno ogni mese, nella speranza di portarvi in giro con noi in questa piccola avventura dentro lo sport ligure.

Online c’è molto di piùOcchio anche al sito del comitato ligure Aics, dove l’avventura continua: sarà lì, infatti, su aics.liguria.it/cp, che saranno pubblicati video ed interviste relativi ai servizi realizzati.

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questo mese

RIDE THE WILD WAVE Un viaggio

alla scoperta del mondodel surf, mentre un ragazzoparte dal suo circolo Aicse approda ai Mondiali

LA SCIMMIA E LA VELA Una giornata

al circolo Mirage, insiemeai ragazzi di Belin che Scimmia:

ovvero, come vivereal meglio il windsurf

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questo mese

TUTTI INSIEME PER AIL Dodici squadre leva 2003,

uno stadio (lo stadio), tanto entusiasmo e un fine

nobile: aiutare la lottaalle leucemie

VI RACCONTO COME NACQUE L’AICS Intervista al presidente regionale Aics, Gino Della Casa:

dagli esordi a oggi, a un passo dai cinquantesimo compleannodell’associazione: un’avventura attraverso podismo,

politica, calcio, e fino alle vette dell’Himalaya

CALDERONE Cosa fanno i nostri circoli: fatti, notizie, curiosità, eventi

dal mondo Aics. La lotta ai disturbi alimentari dell’associazioneMi Nutro di Vita, il viaggio in Svezia dell’Hammarby, il Memorial Falanga e un seminario organizzato dal Centro del Metodo

LA FOTO DEL MESE Ogni mese uno scatto

per guardare oltre: oltreil contorno, oltre l’immagine.Oltre gli orizzonti, insomma

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Stiamo per entrare nel 50° anno di vita della nostra associazione, che proprio nel 2012 festeggia il suo primo mezzo secolo di vita. Aics è un ente in continua evoluzione che ha compiuto un percorso di crescita magnifico dal 1962 ad oggi. Gino Della Casa

è il presidente regionale Aics, ma soprattutto è un uomo che ha seguito tutto il percorso dell’associazione, dalla sua nascita a quello che è diventata adesso, con le sue migliaia di iscritti. Non potevamo scegliere persona migliore per farci spiegare che cos’è Aics, e cogliere un suo sguardo su presente, passato e futuro dell’associazionismo in tutto il suo insieme.

Quando gli chiediamo di spiegarci come è nata Aics lui si prende una pausa: forse mille immagini, persone conosciute, successi e delusioni percorrono la sua mente quando si sforza di riassumere in poche frasi cinquanta anni di vita.«Aics è nata come iniziativa del Psi nel 1962, per avere un momento di presenza nello sport a livello di enti di promozione sportiva. Allora l’acronimo voleva dire Associazione Italiana Circoli Sportivi. Posso raccontare qualcosa a livello regionale: nel lontano 1963, presso Canottieri Olona di Milano, si tenne il primo congresso. Nel partito chiesero alla Federazione di Genova di mandare qualcuno con qualche competenza nello sport, e loro mandarono me. Io avevo fatto già molto sport allora, in diverse discipline, ed ero uno che frequentava la montagna come socio del club alpino. Ho fatto un buon intervento, e sono così entrato nella direzione Nazionale nel marzo 1963, quando sono venuto a Genova ed ho costituito Aics».

Questi sono i cenni storici della nascita di un’associazione adesso florida, che chiediamo al Presidente di presentarci in maniera anche critica.«Aics è un ente di promozione sportiva, e come tale ha meriti e limiti. I limiti sono ovviamente quelli del mancato raggiungimento del livello agonistico delle Federazioni, e quindi dei risultati che ti possono portare alle Olimpiadi. Ha il grande merito invece di fare meno selezione, e favorire di più la presenza nell’attività sportiva, soprattutto a livello giovanile ed amatoriale. Voglio raccontare di quando Andrea Coloretti, allora capo redattore de “Il Lavoro”, mi consigliò di lanciare l’associazione con la Coppa Bissolati (corsa podistica nata a Genova nel 1925 che si correva per le strade della città, ndr). La

Vi racconto come nacque l’Aicsintervista a gino della casa, presidente regionale dell’associazione

testo di Michele Cammarere

corsa era molto famosa ma in declino, così provammo a rilanciarla. Grazie ad Angelo Malachina e Mimmo Camponizzi, due personaggi straordinari, rilanciammo la competizione. Erano altri tempi, si correvano 50/70 eliminatorie per le strade tanto per farvi capire la partecipazione che c’era all’epoca. Grazie al successo ottenuto il presidente del Coni, Podestà, mi ha affidato i Giochi della Gioventù. Nell’era moderna, diciamo, ed in termini di iscritti, i grandi numeri si sono raggiunti con il calcio amatoriale. Io avevo avuto un paio di esperienze davvero deludenti. Claudio Giansoldati, invece, è riuscito a portare organizzazione, professionalità, grande serietà e disciplina. E’ stato il grande rilancio dell’Aics».

Ci interessa sapere di quella C di Aics, che adesso vuol dire Cultura.«La C rappresenta tutta l’attività collaterale,

che adesso è molto sviluppata, ma fino al 1972 era assente. Noi abbiamo fatto grandi cose con alpinismo ed escursionismo. Non posso dimenticare la grande rassegna “Echi dal Mare”, o il successo straordinario di una spedizione himalayana nel 1983, dove abbiamo conquistato il Montesa. Successo celebrato da centinaia di persone che all’allora Teatro Margherita premevano per entrare. Altri tempi».

Giusto per parlare di tempi passati, com’erano gli albori dell’associazionismo?«Dal dopoguerra in poi la voglia di sport nei giovani era forte. Mancavano i campi, gli organizzatori, le iniziative, ma non l’entusiasmo. Bastava promuovere una manifestazione di qualsiasi tipo per raccogliere una grossissima adesione. C’erano dei grossi punti di riferimento che

GENOVA Gino Della Casa, presidente regionale, dal 1963 in Aics

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«Giansoldatiha portato al calcio

organizzazione, serietà e

disciplina»

Vi racconto come nacque l’Aicsintervista a gino della casa, presidente regionale dell’associazione

testo di Michele Cammarere

erano i grandi campioni che trainavano il movimento, con i loro valori. Oggi i giovani non hanno più voglia di sacrificio purtroppo, non c’è più lo sport fine a se stesso a per pura soddisfazione personale. Adesso l’associazionismo lo vedo in grossa crisi. Chi frequenta un associazione di qualche tipo vuole avere dei vantaggi, si aspetta almeno qualche proposta che lo gratifichi, un ritorno personale, oppure un abbattimento dei costi. Credo sia prevalente il desiderio di un ritorno economico alla soddisfazione personale. Ho l’impressione che oggi le persone tre 40, 50 ed Over abbiano un altro entusiasmo. Oggi a 60 anni se uno può si diverte ancora, non è come un tempo, quando a 60 si era vecchi. Mancano i valori per me, anche se credo sia un giudizio dettato dalla mia età».

Come vede invece il futuro per associazioni come la nostra?«Io sono un ottimista, credo ci siano valori che si rinnovano, cose che decadono, ma che a cicli si riscoprono, io sono convinto che l’associazionismo nel futuro ci sarà, avrà i suoi momenti di tensione, ma ci sarà. Gli Indignados sono un movimento, poi, potrà essere esasperato, di parte, si potrà discutere su quello che dicono, ma è un movimento. Certo, le condizioni devono essere giuste ma io sono ottimista».

Lei che è stato tanto in politica ha rimpianti? Crede che avrebbe potuto fare di più per Aics?«Quello che ho dato ad Aics l’ho dato nel momento in cui non avevo incarichi di tipo politico. Quando sono diventato assessore per prima cosa ho lasciato la carica di presidente Aics per un problema di opportunità. Ho sempre avuto la tessera Aics, mi sono sempre impegnato nel mondo dell’associazionismo ma in prima persona. Io penso che quello che ho potuto dare l’ho dato, non mi rimprovero nulla. Se devo farmi una piccola critica è quello di non aver trasmesso la mia esperienza ad altri. Sono stato sempre restìo a portare dirigenti Aics in Regione o Provincia avvalendomi del fatto che conoscevo l’assessore di turno o il Presidente della Regione, mi sono sempre tirato indietro sperando che ognuno andasse per la sua strada. In tutta la nostra storia abbiamo avuto un grosso aiuto delle autorità. Regione, Province e Comune hanno sempre sostenuto le nostre iniziative. Da un paio d’anni non è più così, ci sono difficoltà economiche e non sono il primo a scoprirlo. Però Aics adesso ha un grosso ruolo, e se trova le persone giuste potrebbe avere ancora grandi spazi di crescita».

Una persona giusta è certamente Gino Della Casa, che resterà fino a fine mandato, il 2013, per compiere e superare le nozze d’oro con l’Associazione che lui stesso ha costituito.

«La Coppa Bissolati

di podismoera in declino:

l’Aicsla rilanciò»

«Non posso dimenticare

il successo di una spedizione

Aics sull’Himalaya»

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L’Aics (Associazione Italiana Cultura e Sport), fondata nel 1962, oggi può vantare una larga e radicata presenza su tutto il territorio nazionale. Attraverso la Csit (Confédération Sportive Internationale du Travail) e la Fispt (Fédération Internationale du Sport pour Tous) mantiene una fitta rete di rapporti sportivi e sociali

in Europa e nel mondo. Grazie all’entusiasmo ed al volontariato dei soci, degli animatori, dei tecnici e dei dirigenti, l’Aics si è occupata fin dalla sua costituzione di sport e di promozione sociale, cogliendo risultati organizzativi e agonistici notevoli in campo nazionale ed internazionale. Nel corso degli anni ha esteso

il suo raggio d’azione alle attività culturali, solidaristiche, ambientali, turistiche e di formazione. L’Aics non persegue fini di lucro, il suo è un patrimonio costituito da 6.300 Circoli affiliati e da 725.000 soci con i

quali ha instaurato un proficuo rapporto di collaborazione. I suoi obiettivi sono la promozione di stili di vita per la salute, la difesa dell’ambiente, la tutela del patrimonio storico e culturale, la diffusione di un’etica di solidarietà e di “sport per tutti”. La struttura dell’Aics si articola in 20 Comitati Regionali, 98 Provinciali,

Interprovinciali e Zonali ai quali possono affiliarsi sia singoli cittadini che associazioni, centri culturali, società sportive ed organizzazioni i cui scopi statutari siano omogenei a quelli dell’Associazione. L’Aics è ricon-

osciuta dal Coni quale Ente Nazionale di Promozione Sportiva, dal Ministero dell’Interno quale Ente con finalità assistenziali e dal Ministero del Lavoro quale Ente di Promozione Sociale. E’ convenzionata con il

Ministero di Grazia e Giustizia per iniziative di prevenzione del disagio giovanile e di reinserimento sociale. E’ riconosciuta dal Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri quale

Organizzazione di Volontariato.

I vantaggi dell’affiliazione Partecipare a tutte le attività organizzate dall’Aics, a qualsiasi livello

Agevolazioni normative e fiscali previste dalla legge per le Associazioni di promozione sociale e le Associazioni Sportive dilettantistiche

Assicurazione di responsabilità civile contro terzi (stipulata con la SAI) per l’attività da loro svolta Convenzione con la Siae che consente una riduzione dell’importo dei compensi ad essa dovuti

Ricevere la Guida Associativa e la Guida ai Servizi Ricevere la newsletter settimanale Aics On Line e i periodici Aics Oggi e Presenza Nuova

Possibilità di aprire spacci, bar, mense, sale di spettacolo, etc, dove poter effettuare somministrazio-ne di alimenti e bevande per i soci dell’Aics

Possibilità per le associazione sportive dilettantistiche di iscriversi al Registro Coni delle Asd

aics: perché associarsinuMeri e i vantaggi dell’associazione

intervista

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campionati

calderone

Raccontiamo la storia di un piccolo miracolo sportivo, una di quelle cose che succedono un po’ per caso, e quando capitano ti lasciano positivamente colpito. L’Hammarby IF 2008 è soltanto una delle tantissime squadrette di amici presenti nei

campionati Aics, precisamente nel campionato Zonale. Il loro unico merito (non da poco però) è la scelta di un nome derivante da quello di una squadra professionistica di Stoccolma che milita nella seconda divisione svedese, l’equivalente della nostra Serie B, e di avere un gruppo Facebook continuamente aggiornato, ricco di foto, commenti e racconti delle gesta sportive di questo gruppo di amici.

Com’è cominciataIl caso ha voluto che, qualche tifoso svedese della squadra “vera” si imbattesse per caso nel gruppo Facebook dell’Hammarby nostrano, rimanendone decisamente incuriosito. Inizia così il passaparola tra i tifosi svedesi e nel giro di pochi giorni sono migliaia i contatti che raggiungono la pagina, tutti desiderosi di dare un’occhiata a questo gruppetto italiano che difende nome e maglia della loro squadra del cuore sui campetti genovesi.

Curiosità a StoccolmaQuesto è solo il principio, perché l’amministratore della pagina riceve nel giro di pochissimi giorni centinaia di messaggi, compresi quelli di due giornalisti svedesi che premono per riuscire ad intervistare, sia per il sito ufficiale della società, sia per alcuni quotidiani locali, i protagonisti italiani di questa curiosa vicenda. Tantissime persone parlano sui forum dedicati ai Bajen, i supporters locali, dei nostri eroi, il fotografo ufficiale della società addirittura vorrebbe averli in Svezia per un servizio fotografico nello stadio. Questo invito diventa realtà dopo un anno, la squadra al completo viene invitata a Stoccolma dall’Hammarby. I ragazzi raggiungono la Svezia nello scorso ottobre, l’accoglienza è fantastica. Una settimana nelle più totale fratellanza, con partite organizzate contro i tifosi locali, servizi fotografici, gemellaggi con i tifosi, ed addirittura l’invito allo stadio, per una gara di campionato del vero Hammarby con menzione dello speaker ufficiale dello stadio prima dell’ingresso delle formazioni in campo.

Non finisce quiUn sogno, insomma. E dire che è partito tutto da un semplice nome... I tifosi locali al momento dei saluti hanno promesso al nostro Hammarby di restituire la visita, in tal caso ci sarà un’altra puntata di questa piccola favola. Una storia unica, una storia curiosa, ma tutto sommato è solo una splendida storia di amicizia.

Cosa fanno i nostri circolifatti, notizie, curiosità, eventi dal Mondo aics

testi di Michele Cammarere

CalCio > il viaggio a stoccolMa dei Biancoverdi, ospiti dei cugini professionisti

Hammarby, il sogno porta in Svezia

STOCCOLMA | ott 2011 I biancoverdi di Genova ospiti in Svezia del vero Hammarby

Coppa dei Quartieri,numeri da record

Inizia la Coppa Dei Quartieri numero 32, e parte con numeri sempre più confortanti, ben 247 le formazioni partecipanti a tutti i campionati. Dopo le finali del Ferraris dello scorso 12 giugno si riparte sempre con più entusiasmo e voglia di fare. Nessuna novità per le formule dei tornei,

crescita più grande, in termini numerici, si ha nello Zonale, il torneo infrasettimanale che conta ben 119 formazioni. Numeri importanti come sempre, il tutto condito dalla solita precisione maniacale con cui è curato il sito ufficiale del Settore Calcio, con risultati in tempo reale e tabellini ultra dettagliati. Insomma, un esperienza di calcio ad altissimo livello, che gara dopo gara fa dimenticare ai più di essere iscritti ad un torneo amatoriale. Riparte la stagione, per fortuna.

ormai ultra-collaudate da anni di calcio sui campi di tutta Genova e dintorni, ed è una certezza confortante per chi da anni decide di iscrivere la sua squadra nei tornei Aics. 21 formazioni si contenderanno lo scettro del calcio a 11 vinto pochi mesi fa dall’AZ Sporting (foto), 13 sono quelle dell’Over 35, tutto esaurito invece per il torneo più famoso, quello del weekend con promozioni e retrocessioni: 96 le formazioni suddivise in tre Divisioni, 24 ciascuna per A e B e ben 48 in C. La

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Non tutte le problematiche che affliggono il mondo in cui viviamo ed il nostro stesso modo di vivere riescono a ritagliarsi lo stesso spazio informativo e preventivo. Ci sono disagi oscuri, che si propagano a macchia d’olio

nella nostra società, come i disturbi del comportamento alimentare, che rappresentano, purtroppo, una realtà imponente che si propaga soprattutto a livello giovanile a partire dalla prima adolescenza e non solo. Le armi per combattere questo male silenzioso ci sono, ma presidi medici, strutture ed informativa hanno uno spazio decisamente insufficiente al fabbisogno.

Un aperitivo-incontroÉ per questo motivo che nasce l’associazione Mi Nutro di Vita, costituita con il giusto scopo di iniziare un percorso di diffusione informativo e preventivo su questa tipologia di disturbi, dai più non considerati gravi se non in fase decisamente avanzata. Proprio l’associazione Mi Nutro di Vita, in collaborazione con il Gruppo Donne Bogliasco, ha organizzato, in data 21 ottobre, presso la sala Berto Ferrari, un aperitivo-incontro dedicato ad alcuni competenti relatori. Hanno partecipato all’incontro e parlato ad una numerosissima platea, infatti, i dottori Paola Mangini, Rocco Cardamone, Anna Olivari, Stefania Acquaro e Lorenzo Vita, tutti esperti nel campo dei disturbi alimentari, tutte persone altamente competenti che molto hanno fatto e scritto per questa tipologia di disturbi. Sono intervenuti altresì Gianna Caselli, atleta podista, che ha sottolineato l’importanza dello sport nella corretta educazione alimentare. Tutti gli interventi sono stati volti a far comprendere l’importanza della famiglia, delle scorrette abitudini cha possono essere facilmente cambiate, se sorrette da una corretta informazione. É il vero filo trainante di tutta la discussione, l’ignoranza su ciò che è corretto e ciò che è sbagliato.

Non sono problemi di nicchiaL’associazione è impegnata soprattutto in questo, nel far arrivare il messaggio a più persone possibili. Manifestazioni come queste sono fondamentali per il progetto, così come fondamentali sono le persone che le promuovono. Sono proprio loro che bisogna ringraziare per l’enorme impegno che ci mettono nel far arrivare a tante persone informazioni su problematiche erroneamente considerate di nicchia.

Cosa fanno i nostri circolifatti, notizie, curiosità, eventi dal Mondo aics

testi di Michele Cammarere

Salute > i disturBi aliMentari

Primo: informare

GENOVA L’associazione si occupa di disturbi alimentari

Venerdì 14 ottobre al campo sportivo Piccardo di Borzoli si è svolto l’ormai classico Memorial

Pietro Falanga, un torneo quadrangolare di calcio che Asla

Genova - ormai per la quinta volta - organizza in memoria dell’amico e tesserato Pietro Falanga, scomparso prematu-

ramente.

La manifestazione è stata finaliz-zata alla raccolta di fondi per l’Ail (Associazione Italiana Lotta alle Leucemie, Linfomi e Mieloma), associazione per la quale Asla è da anni una delle più attive

società sportive promotrici.

Le squadre invitate, oltre ad Asla Genova, naturalmente, sono state Navajo Fc, Blue Devils e

Grifone 2007, tutte formazioni impegnate nei campionati Aics. Ogni partecipante si è autotas-

sato, e donazioni sono state raccolte anche tra il pubblico

presente sugli spalti e anche tra tutti coloro che non potevano es-sere presenti al campo ma hanno voluto lo stesso partecipare alla manifestazione con una piccola

donazione.

Il torneo è stato seguito anche dalle telecamere di Primocana-le, che ha voluto sottolineare, con la sua presenza, la bontà

del progetto. Divertimento, bel calcio in campo e bello

spettacolo sugli spalti, il ricordo dell’amico Pietro è sempre vivo e forte più che mai in una sera-ta toccante, servita soprattutto

per regalare un sorriso anche ai meno fortunati.

Aics è grata ad Asla ed alle altre squadre che ogni anno si

mettono in moto per organizzare l’evento, speriamo sia d’esempio

per nuove realtà che vogliano fare qualcosa di utile anche per

gli altri.

memorialfalanga

un torneo pro-ailgrazie all’asla

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Ecco comeimpararead allenarsi Il Centro del Metodo, centro

di formazione al massaggio, promuove un corso di tecniche di valutazione funzionale e rigenerazione muscolare nello sportivo. Molto spesso lo sportivo si focalizza sull’allenamento o l’alimentazione, trascurando aspetti non secondari se consi-deriamo la complessità del corpo umano: nell’organismo ogni cosa è connessa e correlata, ossia i sistemi complessi sono più che la somma delle loro parti. Ecco quindi che ad un duro lavoro non corrisponde adeguato risultato.

ProgrammaValutazione funzionale avanzata e analisi degli squilibri muscolari; vari test di valutazione; prova pratica di un test; malocclusio-ne e postura; equilibrio come fattore chiave nella performance sportiva; cenni relativi a problemi respiratori; stress psicofisico, metodi d’intervento e tecniche di rilassamento; stress ossidativo, invecchiamento e radicali liberi; rigenerazione muscolare; riequili-brio funzionale.Relatori: Giulio Gardi, Claudio Garombo, Andrea Rizzo ( vedi cv su www.scientific-training.It.Calendario: giovedì 17 e 24 novembre, 1 dicembre, orario 20.30-23.Il corso è teorico-pratico ed è corredato di dispensa; come per tutti i seminari a fine stage sarà consegnato attestato di partecipazione.

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Tra le onde sognando i

Mondiali: una giornata in cerca dell’onda perfetta

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LEVANTO (SP) | 7 ott 2011 Italian Longboard Trials:

l’emozione dentro un’onda

Ridethe wildwave!

una tavola, il Mare:la vita è tutta qui

testo di Federico Pastore foto di Simone Arveda

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LEVANTO (SP) | 7 ott 2011 | La giornata di un surfer 1 | Il mare sfoga la sua furia contro la scogliera, una barca e qualche boa fanno da sfondo all’attesa di un surfer: l’onda giusta è dietro

l’angolo 2 | C’è chi è pronto e s’avvia al mare, e c’è chi invece si dedica con attenzione agli ultimi preparativi 3 | Mondi a contatto, senza stress: famiglie e bagnanti dividono la spiaggia con chi invece ha fatto delle giornate in acqua uno stile di vita 4 | Manca poco e i Trials, con in palio un posto ai Mondiali Longboard, cominceranno: lycra addosso e tavola a fianco 5 | Senza fretta, insieme ad un amico, tavola sottobraccio - le onde non mancano 6 | Ambiente rilassato, intorno alla gara: una ragazza scruta l’orizzonte 7 | Un po’ di stretching, un’occhiata al mare, sole e poche nuvole: la giornata perfetta per qualche ora spesa (bene) a surfare 8 | E’ tempo di fermarsi: una doccia è l’ideale per scrollarsi di dosso la stanchezza, e portar via il sale del maredalla tavola 9 | Con la muta addosso, pronti a ricominciare appena sarà ora, all’ombra degli scogli: è il momento di buttare qualcosa nello stomaco - buon appetito!

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LEVANTO (SP) | 7 ott 2011 | I Trials per i Mondiali 1 | Sullo sfondo, le barche dei pescatori issate a riva aspettando placide il loro momento; in acqua, lo spettacolo di un’onda domata da

una tavola gialla e dal surfer che la cavalca 2 | Il mare canta alle spalle, la tavola spinge oltre 3 | C’è chi affronta e si lascia alle spalle la schiuma del mare, e c’è chi aspetta il proprio turno pochi metri più in là [ foto f. past. ] 4 | Il momento della line-up, il momento in cui bisogna issarsi sulla tavola per sfidare la forza del mare di Levanto: qualcuno è già in piedi, qualcun altro pagaia a braccia per cercare un’altra onda da domare 5 | La concentrazione di un surfer sulla cresta di una delle splendide onde che regala lo spot di Levanto: uno dei più conosciuti e apprezzati dai surfisti di tutta Italia, e non solo 6 | A caccia di punti durante una batteria del contest di Longboard, valido per un posto ai Mondiali di novembre: off the lip, giù dal labbro dell’onda, dopo aver raggiunto la cresta e dritti dentro al cuore dopo una brusca rotazione

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Questa è gente che non sente il freddo, che non sente il caldo, che sta un po’ su e dopo un attimo è già giù. È gente che impara a volersi bene non solo finchè sta in piedi. E soprattutto,

è gente che varca la linea e non torna più indietro. Dice Kelly Slater, leggenda vivente della tavola: «È fatta, una volta che sei un surfista, è fatta. Sei entrato nel giro. È come entrare a far parte di una banda o qualcosa del genere. Una volta dentro, non puoi più uscirne». E senza scomodare gli dei, restando in Italia, sono accordate con quelle di Slater le parole del nostro Alessandro De Martini, chiavarese di 19 anni, fresco titolare della wild card mondiale messa in palio a Levanto ad inizio ottobre: «Quando entro in acqua sono un’altra persona, nella vita di tutti i giorni sono timido, riservato, sto sulle mie. In mare cambia tutto, è un altro mondo. Una volta provato basta, ne fai parte».

Il viaggio della vitaPerché c’è una linea molto ben marcata tra l’essere dentro l’acqua e il non esserci. Uno che sta in spiaggia mentre i riders surfano è lì, nello stesso posto, alla stessa ora. Ma su un altro pianeta. Questo, poi, non è neanche uno sport, dicono che sia un viaggio. «Il viaggio della vita - aggiunge De Martini, che i suoi 19 anni li brucia nel fuoco di una disciplina fisica e mentale nel nostro paese poco conosciuta e pubblicizzata -, sei sempre alla ricerca di quel benessere che quando lo provi non te lo scordi mai. E non ne puoi più fare a meno». Una droga. Che coi suoi colori, la musica dedicata, le location, i corpi abbronzatissimi e pregni di nerbo, la mentalità vivi e lascia vivere, fa venire in mente la grande onda degli anni ’60 americani, anche se qui acidi, marijuana, Woodstock e beat generation sono storie da leggere sui libri. «Se uno pensa ai surfers come gente che si droga o fuma, o beve, ha sbagliato tutto - continua il ligure dai capelli d’oro -, non ce la fai proprio a fare quel che si fa in mare se non stai bene fisicamente. Non sembra magari, ma dentro ci si fa un culo bestiale per ore e ore. Se entri storto, non ci resti molto».

L’ego, cuore pulsanteTagliata la testa a questo mito, resta un dubbio. Come lo incaselli il surf? Non è uno sport di squadra, perché fondamentalmente si gioca uomo contro mare. E non è uno sport singolo, perchè è inevitabile incontrare altri

[ giulio ravedati ]

Levanto sta preparando in grande stile l’allestimento della finale dei Mondiali di Surf longboard: la manifestazione, in programma dal 10 al 20 novembre prossimi, si svolge per la prima volta in Italia. Il fatto di

poter ospitare un evento sportivo di così grande importanza riempie di orgoglio i 5.600 abitanti della città rivierasca che tra qualche giorno sarà invasa da centinaia di appassionati desiderosi di ammirare le spettacolari evoluzioni che solo questo sport sa mostrare. Lo scenario sarà adeguato e consono: le spiagge di Levanto, infatti, vengono ammirate da sempre per la loro bellezza, con l’ampia valle che si affaccia direttamente su un

mare cristallino.

Gabriele Raso, consigliere comunale di Levanto e grande appassionato di surf, incontrato durante il contest svoltosi ad inizio ottobre nel centro spez-zino, non nasconde la propria emozione ed entusiasmo per l’approssimarsi dell’evento. «Lo svolgimento del contest - spiega l’assessore - costituisce la

prova generale di quello che sarà il campionato mondiale di metà novembre, evento per la cui organizzazione stiamo lavorando da un anno e mezzo. L’o-biettivo è quello di lanciare anche in Italia questo sport fantastico ma anche, ovviamente, di far conoscere le bellezze della nostra città ed in particolare le spiagge, spiagge ideali per far divertire chi già è amante del surf e per far

levanto capitale del surfa noveMBre i Mondiali di longBoard sBarcano in liguria

sognare chi intende praticarlo».

In Italia il sito di Levanto è uno dei più apprezzati dai surfisti al pari di alcune spiagge della Versilia e ciò è motivo di orgoglio

per la città, che ha deciso di puntare molto, non senza qualche rischio, sulla disputa della finale del mondiale Asp di longboard. «I rischi, pensiamo a quelli meteorologici, sono sempre dietro l’angolo - ag-

giunge Raso -, ma il fatto di essere una comunità non numerosa ha fatto sì che tutte le componenti (dalla politica, all’imprenditoria ai commercianti alla cittadinanza tutta) abbiano sposato entusiasticamente il progetto. Vi è un

grande ottimismo tra la gente e siamo certi che per Levanto sarà un successo così come lo auguriamo ai due surfisti italiani in gara, Marco Boscaglia e

Alessandro Demartini».

I nostri due atleti, in verità, avranno vita difficile dovendo affrontare mostri sacri come l’hawaiano Duane Desoto ed il campione europeo in

carica, il francese Antoine Delpero, ma di scontato non vi è nulla e chissà che non arrivi una gradita sorpresa così come è stato per noi sorprenden-te calarci nella splendida realtà della piccola Levanto, caput mundi dal

10 al 20 novembre prossimi.

LEVANTO (SP) | 7 ott 2011 La tavola con sé, il mare davanti: e poi si va a fare surf

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surfisti e volerli superare. Così si torna

indietro, alla radice dell’io. «E’ una cosa tua - dice De Martini -, sei amico di tutti perchè poi la gente, in Italia e all’estero, si pompa uno con l’altro, ma non stai con nessuno». Questa è la radice, il cuore pulsante del fare surf. L’ego. Che mai si soddisfa abbastanza. Ed ha bisogno degli altri per sopravvivere. Si vogliono bene questi. Un po’ per vocazione e un po’ per necessità. Ed hanno regole chiare, sia sulla viabilità in mare che sulla fratellanza a terra. Anche se c’è qualcuno che fa valere il nonnismo e poi finisce a schiaffi. «Un fenomeno che non ha senso quello dei local - dicono un po’ tutti in spiaggia, durante il contest di Levanto -, però quando vai all’estero li becchi eccome.

E bisogna stare attenti perché

spesso finisce male». I local, per noi profani, sono i padroni di casa, coloro che in un determinato braccio di mare surfano da una vita. Proprio questo concetto non va giù alla crew presente a Levanto. «Il mare è di tutti, non si può prenderselo arbitrariamente. In certe zone d’Europa, tipo in Francia o in Portogallo, la situazione è molto cruda. Qui in Italia invece il problema è con le autorità, che ti impediscono di surfare quasi da tutte le parti». Alcuni, parlano diversamente. «Rispetti e sei rispettato, di solito è così». Però con le autorità di casa nostra non è d’accordo nessuno e quindi, i surfers, sono d’accordo tutti. «Sì, non ci sta il fenomeno dello sceriffismo. Basterebbe chiudere un piccolo braccio

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di mare per noi, in zone determinate. Non chiediamo granché, il mare è grande». Sceriffi local di ogni dove, autorizzati ed impuniti, ma questa è un’altra storia.

Stay wet!Non c’è feeling nemmeno tra chi ama la the trip e chi invece si attrezza a botta di migliaia di euro e poi dimostra di non fregarsene granché del surf, ma solo dell’aura di libertà che la tavola si carica sopra. «C’è gente che del surf proprio non ha capito nulla - si sente sulla spiaggia di Levanto -: spendono un sacco di soldi in attrezzature, si autopompano, si fanno fare le belle foto, le pubblicano sui blog e su facebook o roba così. Poi se c’è da andare non fanno manco un chilometro. Stai tranquillo che quelli lì non ci sono oggi qua». Questa è gente che balla anche. Se ne stanno sempre in quella zona concava, che da terra si vede solo quando l’onda si srotola e rende le teste delle piccole boe con un uomo sotto.

E poi spariscono di nuovo. E’ una liberta vincolata dalla propria fame di conquistarsela, la sfida dei surfers. Gente che sta tanto ferma in mezzo al mare - quindi ferma non ci sta mai - a cavallo della line-up e poi in un attimo molla l’ormeggio delle mani e per una decina di secondi, forse anche meno, consuma il proprio grido, fino a fonderlo con quello sordo della risacca. E’ come andare dall’altra parte del mondo senza guardare più questo, creando una serena curiosità in chi resta al di qua della linea. Non urlano, praticamente non parlano e anche se lo facessero sarebbe il baritono mare a zittirli, voce e richiamo che questi non fanno altro che seguire. Arrivano coi vecchi Westfalia o coi piu nuovi van e pick-up. Alcuni di loro scrivono due o tre parole sulla tavola e la cospargono di paraffina per non staccarsi da lei. Uno dice “Stay wet” e sembra che parli alla fidanzata, l’altro scrive “Love on glide” e sogna di planare. Un altro ancora ha disegnato un teschio da pirata con sotto la

LEVANTO (SP) | 7 ott 2011 Sulla cresta dell’onda ai Trials; nella foto grande un “hang five” di Alessandro Ponzanelli, nome di punta del surf italiano

scritta rock ’n roll.

Superare se stessiMa qua non è questione di superare l’altro. E’ questione di superare se stessi e di domare per pochi secondi quello che non si può domare mai. Qua è un gioco da duri, anche se contro il mare si parte già sconfitti. Ma questi sono duri davvero e se ne fottono. Infatti sono pochi. Radicals, locals, breakers. Difficilmente losers. Certo, detta così, il surf è una gran figata. Ma a chi resta al di qua della linea, la lucidità stimola la mente a pensare che bisogna anche potersela permettere questa figata. Non è facile infatti, a partire dall’aspetto meramente economico, attrezzarsi adeguatamente e girare, girare, girare ogni weekend o peggio ancora in settimana, quando l’orario lavorativo chiama. Bisogna essere spiriti liberi, certo, ma anche spiriti fortunati. O molto, molto, molto, molto, molto appassionati.

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LEVANTO (SP) | 7 ott 2011 L’hang five di Alessandro

Ponzanelli, nome di puntadel surf italiano

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Aerial È una difficile manovra che consiste nello sfruttare l’onda come un trampolino, per compiere un saltoA-Frame Un’onda che frange uniforme a destra e a sinistraAloha Saluto hawaiano che ci si scambia tra surfistiAsp Associazione dei surfisti professionisti, nata nel 1982

Back side Surfare dando la schiena all’ondaBeach Boys Gruppo musicale (capitanato da Brian Wilson) del sud della California che con le sue canzoni ha contribuito al diffondersi del surf nel resto del mondoBackdoor Nome della destra di pipeline sulla Nord Shore di Ohau, Hawaii: è praticamente la destra di riferimento nel mondoBaja Meta surfistica messicanaBiarritz Cittadina francese sull’Atlantico, meta ambita da molti surfisti italianiBig Wednesday (Un mercoledì da leone) Film cult del 1978 di John Milus che ha reso popolare il surf nel mondoBodyboard Corta tavola di schiuma plastica, l’ideale per diverdirsi sulle onde a tutte le età

Cheyne, Horan Leggendario surfista australiano, 4 volte secondo nel circuito Asp nel 1978, 1979, 1981 e 1982Close-out Un’onda che rompe simultaneamente su tutto il fronte, rendendo impossibile al surfista

GloSSario > dalla a di aerial alla Y di nat “the aniMal” Young

Campioni, manovre, fondali e spiaggeBreve enciclopedia del surf moderno

continuare la sua corsaCoral reef Massa di micro-organismi viventi che concorre a creare fondali perfetti per onde tubanti e puliteCarrol, Tom Surfista australiano 2 volte campione del mondo che agli inizi degli anni ’80 era famoso per la sua potenza e bravura sulle grosse onde hawaianeCurren, Tom Surfista californiano 3 volte campione mondiale: per molti, ancora il migliore nella storia del surfCut back Manovra a forma di S che il surfista compie per tornare nel cuore dell’onda

Deep inside Essere intubati molto profondamente nel cavo dell’ondaDroppare Dall’inglese to drop, si intende il bloccare un surfista che ha già iniziato a prendere l’onda

Endless Summer Film di Bruce Brown del 1964, che narra le vicende di due surfisti in giro per il mondo alla ricerca di onde perfette

Fin Pinna applicata alla carena di una tavola per auntare la stabilitàFlat Condizioni di piatta assolutaFloater Manovra moderna che consiste nello scivolare sulla cresta di un onda che sta frangendo per poi atterrare su una sezione d’onda con una spalla più pulitaFree fall Manovra accidentale o voluta che consiste nel cadere giù per il cavo dell’onda per poi iniziare la corsaFreeth, George Surfista di origine

le note del surfi cinque alBuM da non perdere per sognare una giornata sulla tavola

Dick Dale è “Il Re della Chitarra Surf”. L’album

contiene Let’s Go Trippin, generalmente considerato come il primo pezzo surf-

rock. C’è anche la celeberri-ma Misirlou Twist, pezzo cult, utilizzato come colonna sonora del film Pulp Fiction e proposta in innumerevoli versioni negli ultimi anni.

La band (esclusivamente strumentale, tutt’ora in

attività) di musica surf che ha venduto più dischi in

tutto il mondo. Walk Don’t Run è la canzone più famo-

sa. Sono “la band che ha lanciato mille band” grazie al virtuosismo strumentale e alla sperimentazione di

effetti per chitarra.

Il gruppo icona della musi-ca surf, autore di innumere-voli pietre miliari del genere. Il secondo disco contiene la canzone più famosa, che dà

il titolo all’album: Surfin’ Usa. Il pezzo è una versione, con testo adattato da Brian

Wilson, della canzone Sweet Little Sixteen, grande successo di Chuck Berry.

Una delle pochissime band non americana a

diventare gruppo culto: dalla Finlandia sono stati capaci di conquistare il cuore degli appassionati e dei mostri sacri Dick Dale ed Agent

Orange. Local Warming è considerato uno dei dischi surf più riusciti dell’ondata

surf-revival degli ultimi anni.

Esponenti del surf-rock psichedelico dei primi ’80, suonano principalmente composizioni originali e cover strumentali riviste in chiave surf. Beyond

Barbecue, amatissimo negli Stati Uniti, ha donato ai

Lawndale tutta la popolarità che ancora oggi conservano

nell’ambiente surf.

Dick Dale“Surfers’ Choice”

Beach Boys“Surfin’ Usa”

The Ventures“Walk Don’t Run”

Laika & The Cosmonauts“Local Warming”

Lawndale“Beyond Barbecue”

1962 1963 1987 2004 1986

irlandesi-hawaiane (1883-1919) che importò il surf nel sud della CaliforniaFrontside Surfare con la faccia rivolta all’onda

Grab rail Afferrare la lamina della tavola mentre si surfa un’onda, utile nei tubi piccoli per rimanere in equilibrioGun Lunghe, sottili e strette tavole appositamente costruite per affrontare le onde più grandi

Hang five/ten Surfare con un piede (o entrambi) tanto in punta che le dita escono dalla tavolaHang loose Termine hawaiano dato a tutto ciò che è simpatico e accattivante, è anche il nome del loro salutoHawaii In pratica il Vaticano del surf: gruppo di isole del Pacifico che comprende Oahu, Maui, Kauai, Big Island e Molokai. Scoperte nel 1778 dal capitano J. CookHeat Periodo di tempo variabile, durante il quale due o più surfisti competono tra loro in una garaHossegor Cittadina francese a nord di Biarrtz, famosa per le onde perfette e tubanti e sede di numerose ditte specializzate

In the Pope’s living room Essere nel soggiorno del Papa: si dice di una bella corsa dentro a un tuboIsa Internatinal Surfing Association, organizzazione mondiale per lo sviluppo del surf tramite gare amatoriali

J-Bay Abbreviazione di Jeffrey ‘s Bay, l’onda destra più famosa del Sud Africa per la sua lunghezza e perfezione

Kahanamoku, Duke Il padre del surf (1890-1968). Campione olimpionico a Stoccolma nel 1912, in Belgio nel 1920. Ha reso popolare il surf in California all’inizio del secolo e lo ha esportato in Australia nel 1915

Leash Il laccio che unisce la tavola al surfistaLine-up Il luogo dove ci si posiziona per attendere le ondeLocal Chiunque vive in una determinata area surfistica e vi surfi regolarmenteLocalismo Atteggiamento, oggi combattuto anche dai surfisti professionisti, che consiste nel proibire a chiunque non sia di un determinato posto di surfareLongboard Tavole da surf generalmente lunghe e pesanti. Si usano con onde poco veloci, poco potenti e più tonde. Hanno molta stabilità ma poca maneggevolezzaLopez, Gerry Surfista hawaiano, famoso nel mondo per la sua parte nel film “Un mercoledì da leoni”. Grandissimo protagonista sull’onda di Pipeline

Morey Boogie L’originale bodyboard

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inventato da Tom Morey negli anni ’70Mundaca Secondo molti il migliore spot europeo è vicino a Bilbao. La sua sinistra perfetta è lunga parecchie centinaia di metri

Natural foot Chi surfa col piede destro a poppa. Detto anche regular, il contrario è goofy footNoll, Greg Pioniere della North Shore hawaiiana negli anni ’50. Fisico imponente e coraggio da leoni, ha surfato per la prima volta sia Sunset che WawimeaNorth Shore La costa nord dell’isola di Oahu alle Hawaii, 7 miglia di spot perfetti: le onde più grosse del pianetaNose La punta della tavola. Il suo profilo ne determina le caratteristiche: con un nose molto appuntito la tavola avrà una maggiore maneggevolezza a spese della stabilità

Off the lip Manovra che consiste nel tagliare la faccia dell’onda andando dritti verso l’alto; raggiunto il vertice, effettuare una brusca rotazione per tornare di nuovo giù, nel cuore dell’ondaOffshore Vento che proviene da terra. In genere regolarizza e migliora la forma delle onde

Pintail Tavola dotata di una poppa molto stretta, che finisce quasi a punta. Si usa il più delle volte per onde grossePipeline L’onda più famosa e fotografata dell’universo situata sulla costa nord di Oahu alle Hawaii. Deve la sua fama alla perfezione dei suoi enormi tubi perché rompe su un fondale corallino pericolossisimo e affiorantePoint Break Film cult anni ’90, con la regia di Kathryn BigelowPotter, Martin Surfista inglese 35enne. Campione del mondo nel 1989, famoso per il suo stile radicale

Reef Banco di roccia o corallo che forma onde di buona qualitàRe-entry Manovra sul lip (il labbro dell’onda) che il surfista impatta e surfa per un attimo, scivolando sulla cresta che frange per poi ricadere giùRichards, Mark Surfista australiano 4 volte campione del mondo dal 1979 al 1982Rocker Curva graduale lungo l’asse longitudinale (poppa-prua) della tavola. Oggi i pro usano un rocker molto accentuato per fare manovre più radicali

Session Arco di tempo trascorso in acqua per surfareSet Serie di onde che arriva a intervalli regolariShaka brah Saluto hawaiiano fatto con la mano chiusa, con i soli pollice

e mignolo apertiShortboard Tavole da surf generalmente poco lunghe e leggere. Vengono usate da chi cavalca onde grandi, potenti e con pareti quasi verticali. Hanno poca stabilità ma molta maneggevolezzaShorty Muta estiva a mezze maniche e mezze gambeSkimboard Tavola piatta in legno o fibra di vetro lunga circa 1 metro usata per scivolare su un velo d’acquaSlater, Kelly Nato e cresciuto in Florida, 11 volte campione del mondo: a soli 20 anni è il più giovane campione della storia del surf, a 39, quest’anno, il più vecchioSpot Il luogo dove surfare. Una delle caratteristiche fondamentali di uno spot è il fondale, primo responsabile della creazione dell’onda. Si distinguono beach break (ossia fondale sabbioso), rocky break o point break (fondale roccioso), reef break (barriera corallina) e infine artificial break (si pensi, ad esempio, ad un porto o ad un molo). In genere, sui beach break le onde si formano in maniera meno prevedibileSurf trip Viaggio in cerca di ondeSwell Termine tecnico con cui si indica una mareggiata, cioè un aumento dell’altezza e della frequenza delle onde dovuto, in genere, ad una tempesta più o meno vicina alla terraferma

Take-off Letteralmente decollo, è la partenza che si effettua una volta pagaiata l’onda. Più quest’ultima è grossa più il take-off è ripidoTail La parte posteriore della tavola. Può essere dotata di una superficie ruvida (in genere di materiale plastico) per aumentare l’attrito dei piedi sulla tavolaTomson, Shaun Surfista sudafiricano campione del mondo nel 1977 che negli anni ’70 ha rivoluzionato il modo di surfare nei tubiTube La galleria d’acqua che forma l’ondaTurtle roll Letteralmente tradotto con “rotazione della tartaruga”. Consiste nel passare sotto l’onda ruotando il corpo e la tavola lateralmente di 180°

Uluwatu Spot dove frange una tra le più famose onde sinistre al mondo. Si trova a Bali, Indonesia

Waimea Bay Mitica baia della North Shore di OahuWetsuite La muta in neopreneWipe-out Indica la caduta da un’onda

Young, Nat Soprannominato “the animal” per il suo approccio aggressivo, campione del mondo nel 1966 rivoluzionando il surf moderno con una tavola per quei tempi cortissima. Fino al 1996 incontrastato dominatore nella categoria Longboard nel circuito Asp

ondenostreil sapore del Maresulla pellicola

[ f. past. ] Si chiama Onde Nostre, un po’ film, molto documentario. E più ancora viaggio - in perfetta linea ideologica col surf -, girato e montato a fine inverno del 2010 (in soli tre

mesi) da Luca Merli dell’agenzia di produzione Block 10 e Matteo Ferrari, fotografo di professione

ed appassionato conoscitore del mondo della tavola. La cui versione italiana è raccontata per la prima volta proprio da questo film. Che è diverso

da Un mercoledì da Leoni, che è diverso da Point Break, che è diverso pure dall’ironico videoclip del

pezzo di Piotta, La Grande Onda, e che dunque non vuole e non può ricalcare l’immagine del surf impressa

nell’immaginario collettivo nostrano.«Qui si viaggia tantissimo - spiega proprio Matteo Ferrari -, perché le condizioni meteo sono impietose e soprat-

tutto capricciose. Devi andare dove va l’onda, anche se ti costa 120 chilometri la mattina e 120 la sera. Non esisto-

no praticamente mai gli spot (i luoghi dove si surfa, ndr) sotto casa, non esiste il clima temperato tutto l’anno, occorre informarsi, spostarsi e sapersi accontentare».In effetti, guardando il film l’idea del surfista califor-niano scappa in fretta dagli occhi. Viaggi in camper,

in auto con la tavola sul tetto, mute sempre addosso ai cinque atleti protagonisti del girato, incappucciati e coperti durante le sessioni fuori dall’acqua e paesaggi di casa nostra, con l’inconfondibile segnaletica stradale

ed il vecchietto sorridente vicino all’Ape Piaggio, o ancora il pescatore a riparare le reti.«Un prodotto così non è mai stato realizzato in Italia - dice il regista Luca Merli -, ci abbiamo messo l’aspetto tecnico coi cinque ragazzi coinvolti e le loro manovre

in acqua, ok, ma anche il lifestyle all’esterno per cercare di raccontare in modo completo le nostre

onde». Viste attraverso il filtro della pellicola 16 mm e Super 8, non del digitale, per impastare ancora di più i colori di un progetto selvatico, nato e vissuto

sulla strada. «Adoro la pellicola - continua Merli -, io vengo da lì. Ne adoro i piccoli difetti, tipo il rosso da sovraesposizione, adoro il rumore che fa quando ce l’hai vicino, la sensazione proprio fotografica che ti dà. E la resa finale, che secondo me è perfetta per ciò che andavamo a raccogliere».Onde Nostre lo si può trovare su internet, fra gli

altri sul sito televisionet.tv, oppure su uno dei dvd in serie limitata prodotto da Block 10. Dura 31 minuti

e 59 e si racconta attraverso le gesta di cinque conosciuti surfisti del movimento italiano: Thomas Cravarezza, Alessandro Ponzanelli, Pierpaolo ‘Pito’

Giachero, David Pecchi e Lorenzo Castagna.Parole se ne ascoltano poche, in verità, anche perché più che altro c’è da vedere. Ma val la pena ricordare queste, sui titoli di coda, che evocano un Padre Nostro biondo, con la barba lunga e bionda pure quella, i peli madidi sul petto e la schiena di schiuma e di sale, le braccia e le gambe di bronzo e lo sguardo schiacciato tra le pieghe ai lati degli

occhi che cercano il vento e quella che si può chiamare libertà.

«Onde nostreche state nel mare,sia santificatoil vostro sale,venga l’off shore,sia fattala vostra volontà,come in cielocosì in spiaggia»[ fonte intervistasurfculture.it ]

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interviSta > alessandro deMartini, dall’aics ai Mondiali di levanto

Il mio viaggio nella vita. Tra le onde

Contrariamente all’immaginario collettivo, anche in Italia c’è la possibilità di dedicarsi a sport che generalmente tutti immaginano poter svolgere soltanto all’estero. La Liguria, con Varazze, Chiavari, Marinella, Andora, Tre Ponti e soprattutto

Levanto ha ampia scelta: fino a 200 giorni all’anno di condizioni ideali per gli sport legati al vento ed alle onde. Non a caso proprio a Levanto si svolge il Bear Longbord Trials, gara di qualificazione al Mondiale di Levanto che per la prima volta si disputerà proprio in questa stessa location dal 12 al 27 novembre 2011. Non è un caso, una crescita costante del movimento grazie anche alle realtà locali che hanno fatto crescere il movimento.

Il Surfing Club Bogliasco è da anni ormai uno dei punti di riferimento degli appassionati liguri e non solo, grazie alla passione di Filippo Demontis, presidente dell’associazione affiliata Aics. Un’associazione per appassionati, certo, ma grazie alla scuola surf del club anche per chi vorrebbe cominciare, avvicinandosi ad uno sport che regala emozioni uniche. In crescita anno dopo anno gli affiliati, così come costante è la crescita dei campionati: dal Longboard allo Shortboard Top 44, ai campionati Junior-Bodyboard-Skimboard, campionati Sup (Stand Up Paddle Board). Una scelta completa che attraversa varie discipline tutte legate dalla stessa passione per il mare, il vento e le onde.

Incontrando il presidente dell’associazione una cosa è immediatamente chiara: la sua passione assoulta per questo sport. Dalla sua associazione molti atleti iniziano un percorso agonistico, e gli esempi sono subito davanti ai nostri occhi, quando lo stesso Demontis ci presenta uno dei suoi atleti, un ragazzo che a prima vista è lo stereotipo del surfista: biondo, abbronzato, occhiali da sole e tavola immancabilmente sotto il braccio. Si chiama Alessandro Demartini, e

di Michele Cammarere

proprio lui difenderà i colori della sua associazione nel Bear Longboard Trials.

Ci avviciniamo all’atleta, venendo subito colpiti per la sua freschezza e la sua giovane età quando gli chiediamo di raccontarci del suo sport.«Alt, scusa ma ti fermo subito... Questo, per me, non è uno sport, è un viaggio. Un viaggio della vita, perché sei in continua ricerca di qualcosa, delle onde, di quella condizione particolare che ti fa stare bene come da nessun’altra parte. Tra spiaggia e acqua c’è un abisso. Sulla terraferma sono un ragazzo che sta sulle sue, un po’ chiuso, ma quando arrivo a toccare l’acqua sono un’altra persona, amico di tutti. Non mi piacciono le persone che fanno localismo, che fanno i prepotenti».

Hai voglia di parlarci un po’ di quel fenomeno che chiamate “localismo”?«In Italia è pressoché assente, ma all’estero è decisamente più accentuato. C’è un po’ il fenomeno delle onde protette. Mi spiego meglio: una volta il surf era un po’ uno sport per veri appassionati, adesso invece è diventato un fenomeno influenzato dalla moda. Chi fa surf è figo, quindi la massa si avvicina al surf magari non per vera passione. Chi lo vive veramente invece sa cos’è, chi lo vive come faccio io sa che è innanzitutto la tua vita stessa. Quelli che fanno difesa delle loro onde, beh, io li vedo soprattutto come dei proibizionisti. Le regole in acqua ci stanno, è chiaro, ci sta il rispetto dei local e di tutto il resto. D’accordo. Quando vado a casa di qualcun altro, e vedo che lui ci tiene alle sue onde, gli lascio tutte le onde che vuole, ma quando lui ha preso la sua onda io prendo la mia. A ciclo. Invece c’è certa gente che ti droppa, che ti passa davanti, che non rispetta il quieto vivere. Ognuno la vive come vuole, ma a parer mio bisognerebbe essere più

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Per uno di Chiavari è difficile fare surf?«No: c’è il Beach Break Surf Club di Chiavari, il Surfing Club Bogliasco, dove c’è l’Adrenalina Surf Shop, che è un negozio fornitissimo, ti basta andare lì e c’è tutto quello che vuoi. E’ ancora uno sport in via di sviluppo, in Italia ti vedono ancora come “strano”. D’estate ci sono spiagge addirittura vietate al surf, e questo succede solo in Italia. In Francia le spiagge sono divise, lo spazio surfisti è delimitato, e quello per i bagnanti venti metri più in là. E’ un peccato, perché qui spesso ci sono giornate di onde perfette. D’inverno non ci sono i divieti ma c’è la Capitaneria, sono un po’ i nostri local. Solo che invece di darti botte loro magari ti appioppano una bella multa salata».

Magari l’occasione del Mondiale di Levanto riuscirà ad aprire un po’ la testa alla gente di qui...«Il Mondiale di Levanto è una grande occasione. E’ il secondo evento in Italia, chi ha portato qui la manifestazione si è preso delle enormi responsabilità, diciamo che ci vuole coraggio. Forse le cose stanno un po’ cambiando, se ci sono organizzatori così vuol dire che la gente inizia a crederci sempre di più».

Quali sono i rischi concreti del mondiale?«Principalmente di fare una figuraccia planetaria e soprattutto con i responsabili dell’Asp, e perdere magari altre occasioni future. Qui ci sono mesi di piatta davvero duri per chi fa surf, nei quali mancano proprio le onde, è questo il pericolo. In questi mesi in genere le onde ci sono, ma io non so se mi sarei preso questa responsabilità, complimenti a loro. Ci saranno due italiani questa volta, uno è Marco Boscaglia, wild card di Bear, e l’altro uscirà fuori da questa gara».

Nervoso per la gara?«Io pratico principalmente shortboard, ma fare questa esperienza credo mi farà crescere. Essere in acqua con gente del genere è una grande soddisfazione, uno si allena duramente proprio per arrivare qui. Non sono nervoso, per me è solo divertimento, sono 6 anni che faccio gare, per questo che non ho ansie. La competizione c’è, ma è su un altro livello. Non sento la necessità di dover battere qualcuno, chi va meglio è giusto che vinca, e complimenti a lui. Il surf è molto più friendly, c’è il rischio dell’occhiataccia, qualcuno che ci resta male, ma finisce lì».

Chiamiamolo viaggio, sport, ma resta una disciplina individuale: però, rispetto ad altri sport individuali, sembra tutto diverso.«No, guarda, non è uno sport individuale, magari c’è anche il momento che vuoi stare da solo e surfare per conto tuo giusto per rilassarti, ma quando sei dentro l’acqua sei amico di tutti, c’è confronto e voglia di stare insieme e di divertirsi insieme. Non è né uno sport di squadra né individuale. E’ uno sport tuo, sei amico di tutti ma non sei in squadra con nessuno».

Cosa fanno i gruppi di surfisti dopo il mare?«Cose che fanno tutti gli altri, in genere io esco con amici surfisti o gente comunque legata alla tavola, il surf ti amplia anche la mente, ti lega ad uno stile di vita salutare e ti leva dai brutti giri. Il surfista è comunque un tipo tranquillo, anche perchè dopo 6 ore in acqua magari alla sera sei stanco, e alle 10 sei a letto...».

Poche donne in giro: è uno sport prettamente maschile?«Ci sono anche campionati femminili, ma in Italia non sono diffusissimi. E’ uno sport molto duro, e magari le ragazze fanno più fatica. Però quelle testarde che ci credono e hanno la passione diventano bravissime, personalmente le stimo molto».

Sembra un bel quadro: molti aspetti positivi.«Si, in Italia magari abbiamo qualche problema di onde, e sei costretto a scappare ogni volta che puoi. Non è male, ma è costoso. Per fortuna ci sono gli sponsor che credono molto nei giovani. Io sono sponsorizzato da Protest, DC, e Adrenalina Surf Shop che mi danno una mano. Lo sponsor ti garantisce abbigliamento ed attrezzatura, più sei bravo più gare lo sponsor ti copre, anche all’estero. Come dice mio padre ognuno è promoter di se stesso, bisogna sbattersi per trovare gli spiragli giusti».

Il nostro Alessandro ha rispettato in pieno il consiglio paterno. La vittoria nel Bear Longboard Trials l’ha ottenuta, guarda un po’, proprio lui. Una tavola spezzata dalla furia delle onde non ha fermato la sua corsa, che continuerà, nella prossima uscita, in questo stesso palcoscenico, ma con tutt’altro in palio: il Mondiale di Levanto ha un altro protagonista.

LEVANTO (SP) | 7 ott 2011 L’album della gara di Alessandro

Demartini: sotto, un’occhiata - con un paio di esperti - alla tavola appena rotta dalla furia delle onde e, più giù, gli istanti appena prima di entrare in acqua; nelle foto grandi, le evoluzioni tra le onde del

ragazzo di Chiavari che ha conquistato un posto ai Mondiali di Levanto

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Una giornatacon i ragazzi

di Belin che scimmia: tutti

in mare

windsurf

ALBISOLA (SV) | 8 ott 2011 Con la scimmia sulla vela,

planando sul mare

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La scimmiae la vela

in Mare all’alBa, a caccia del ventoe di un sorriso sul volto

testo di Federico Pastore foto di Simone Arveda

Un sito per celebrare una scimmia come ce ne sono tante, ma nato per celebrare proprio quella scimmia lì. Condito dall’autoctono belin per far capire di chi e da dove si sta parlando. Belinchescimmia.

it è l’indirizzo che Alberto Pellero ha registrato circa tre anni fa per incasellarvi gran parte della sua passione per il windsurf, tutta quella che si può trasmettere quando non si sta in acqua. «Che cosa significa - ghigna Pellero -? Belin quanta voglia abbiamo di fare questo sport e scappare via ogni volta che vediamo un po’ di vento! Semplice, no? L’idea è nata più o meno tre anni fa da un gruppetto di amici e ora siamo qui ad aggiornare, completare, innovare».

Un punto di riferimentoEffettivamente, girando su internet, belinchescimmia si fa zero fatica a trovarlo. Entri, compare il loghino con la scimmietta e poi passi secco ai contenuti. Che sono interessanti e seguiti. «Direi che siamo diventati quasi un sito di riferimento ormai

- prosegue Pellero -, cerchiamo di dare indicazioni secondo la nostra esperienza per quanto riguarda gli spot liguri e le condizioni meteo, indirizzate a windsurfisti esperti e non». Scimmia sulla rete viene da scimmia sulla spiaggia, ed il circolo Mirage di Albisola Marina ne è la base. «In Mirage effettuiamo rimessaggio e scuola, con attività di regata e naturalmente diporto per i soci. Diciamo che è un po’ una casa per gran parte di noi che frequentiamo il sito». Qui si esce in mare all’alba, quando sulla spiaggia ci sono solo le bipedi impronte dei gabbiani, sottili e forgiate, che seguono forme e disegni forse specchio delle nuvole, più probabilmente vie verso il forte richiamo dello stomaco.

Tra voglia e difficoltàE proprio a tal proposito, la domanda esce da sé. Quanto costa tutto questo? «Molti pensano che essendoci di mezzo tanta attrezzatura, cioè tavola, vela, accessori vari, la spesa sia elevata. Diciamo che andando a rovistare un po’ online, oppure comprando da catene tipo Decathlon o simili, con 500-1000 euro si prende un set completo. Poi, chiaramente, non c’è limite alla spesa se uno inizia ad appassionarsi. Ma questo è vero per tutti gli sport». Certo che per provare, mille euro sono un po’ tantini... Se poi la pratica non dovesse piacere, ecco che diventa una bella

beffa. Pellero fornisce un’altra soluzione. «Intanto esistono i mercati dell’usato, quindi tra compra e vendi uno ci rimette poco, eventualmente. Meglio però andare a farsi le ossa nelle scuole, dove il materiale viene fornito in toto e si pagano solo le lezioni. Da lì poi, se ad una persona interessa, viene il resto».

Un passo alla voltaIl Mirage di Albisola è naturalmente tra le scuole disponibili in Liguria. E Pellero non si fa scappare l’opportunità di far spuntare una piccola scimmietta sulla spalla di chi al windsurf non ci ha pensato mai. «Questo è uno sport che sviluppa adrenalina e lo fa alla grande. Talmente alla grande, che non ne puoi più fare a meno una volta entrato nella sua dimensione. Il problema è l’inizio. Si cade spesso, si fa fatica, il vento rappresenta un nemico più che una risorsa da sfruttare a proprio vantaggio. Fortunatamente, esistono attrezzature molto vantaggiose in quanto a peso e dimensioni. Si progredisce piano piano e non si sente troppo lo scalino. E quando alla fine arrivi a planare sull’acqua basta, a quel punto lì non puoi più scendere. E se ti devi fare 300 km per andare dove c’è vento, parti con quel sorriso idiota sulla faccia e te li fai tutti uno dopo l’altro».

ALBISOLA (SV) | 8 ott 2011 Foto di gruppo al Circolo Mirage: Alberto Pellero è il primo da destra

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Le sue foto e scheda sul sito belinchescimmia.it sono già un programma. Presentato dal portale come Socio Storico, e la classe 1940 di cui fa parte non tradisce la definizione, Gino ha sposato il windsurf dal 1981, per non mollarlo più e diventare uno dei viejos più appassionati in terra ligure e, perché no?, nazionale. «Mi ci sono attaccato tanti anni fa, alla tavola - racconta sulla spiaggia del circolo

Mirage, ad Albisola Marina, dove è più di un local - e non sono più sceso. Nel 1981 a fare queste cose eravamo veramente quattro gatti. Per dirti: a me ha insegnato un torinese, quindi figurati qui da noi come poteva essere il giro...».

Gli iniziEh già, difficile pensare di imparare arti marine da gente senza mare, ma le cose succedono e vanno anche a fare la storia. Quella di Gino, di storia, racconta di uno sport che era in un modo e ora è in un altro. «Se penso alle tavole con cui si usciva trent’anni fa mi sembra di parlare del medioevo. Pesavano 18, anche 20 chili, roba da matti. Se un ragazzo cominciasse adesso con quell’attrezzatura lì, vista la scarsa capacità di soffrire e sacrificarsi che hanno spesso i giovani, in mare non ci vedresti più nessuno».

Comanda sempre il mareLa tecnologia e il tempo hanno dunque aiutato i windsurfisti, che però si trovano ugualmente a lottare con le grane - gli stimoli -, di sempre. «Quando il mare è arrabbiato è la cosa più bella - sorride Gino, con la pelle scavata a raggiera dal vertice esterno degli occhi -, combatti contro il vento e contro l’acqua e ci stai delle ore senza accorgertene neanche. Io stavo anche 7 ore, ero il primo ad arrivare sulla spiaggia e l’ultimo ad andar via alla sera». Ma pericoli veri nessuno, per questo lupo di mare coi capelli grigi. «Devi sempre essere prudente, io ho sempre ragionato così. Il mare, beh, il mare comanda lui, non puoi vincere. Ho sempre cercato di valutare con attenzione le mie forze: me ne accorgevo prima del pericolo, quando avrei potuto andare in difficoltà... Se senti il primo schiaffo e poi il secondo non te lo vai a prendere il terzo, perché potresti non avere più l’energia per rientrare. Quindi, in certi momenti è meglio andar sotto costa e stare buoni». E d’altra parte non si sopravvive anni e anni senza un briciolo di cervello. Soprattutto conoscendo ciò che si sta per fare, perchè c’è tanta differenza tra condizione e condizione di uscita. «Con la tramontana vanno tutti - scuote la testa Gino -, è col libeccio e lo scirocco che devi stare attento. Ma che si vede il manico».

Altro che pensioneUn manico appeso inevitabilmente alle setole del tempo, quello di Gino, che però di spazzare via la sua personalissima scimmia che lo chiama al windsurf non ci pensa minimamente. «Io? Finché i dolori mi lasciano andare per mare, vado. Non ho intenzione di smettere manco se mi pregate! Anzi, ho due nipotini e spero sinceramente di poterli fare avvicinare a questo spettacolare sport. E poi, capitemi, ho la fortuna di abitare a pochissimi minuti dal nostro mare e sono anche in pensione...». Beato lui, e non solo per la pensione.

i veterani/1 > É salito per la priMa volta sulla tavola nel 1981

Gino, che ha imparato da un torinesedi f. past.

«Smettere? Io? Non ci penso

nemmeno»

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Èil più anziano del circolo Mirage, Leo, e dopo 75 anni di passionale fidanzamento con il mare, paga dazio ad una burbera moglie, che gli dice basta e lo lascia a terra. «Ho una stenosi alla schiena - alza le sopracciglia Leo -, ci devo convivere e non posso farci nulla. Mi hanno anche operato, ma la situazione non migliora: 13 pastiglie al giorno per il dolore e addio mare. Che ci vuoi fare? Ho 81

anni e fino ad 80 ero sulla tavola. E’ stata una mezza tragedia per me dover smettere, perché ho pochi altri interessi e soffro di questa situazione. Ma in ogni caso non mi posso più di tanto lamentare». Il male resta, il mare va. Ma per Leo è una cosa nuova.

Il divertimento del windsurfIl mare lo ha vissuto da subito, anche se l’acqua era dolce. «Ho imparato a nuotare sul Garda quanto avevo 5 anni - dice il veterano di Albisola - , poi sono venuto e Genova e infine qui. Quindi, sempre sulle spiagge. Se sono stato il più anziano in Italia a praticare il windsurf? Questo non lo so, diciamo che sono il più anziano qui e sicuramente sono stato uno dei pionieri del nostro paese, senza però aver raggiunto risultati considerevoli in nessuna gara». Niente stravizi, una buona forma fisica fino all’altro ieri, passione, un pizzico di lungimiranza e curiosità. Quella, tanta. Siamo negli anni ’70, il windsurf in America è appena stato inventato ed in Italia pochissimi sanno che cosa sia. Leo va in vacanza in Sardegna e al ritorno, ad Albisola, trova una tavola. «L’avevano presa per gioco, forse per caso. Io ci sono salito sopra e sono riuscito a fare un centinaio di metri senza cadere. Niente di che, ma gli altri non ce l’avevano fatta. Mi dissero: sei stato in Sardegna e lo hai già fatto lì! All’epoca avevo 35-40 anni, non ho più smesso». In quarant’anni, le mode del wind e le attrezzature naturalmente cambiano. Tavola lunga-tavola corta ad esempio sembra ancora oggi un dilemma. Ma Leo non se n’è mai fatto un problema. «Io sono andato sempre come all’inizio, col tavolone lungo. Vedo che si era iniziato ad uscire con la corta, poi ora qualcuno si è riportato sulla lunga, non lo so. Sono mode. Dipende come ti trovi e come impari secondo me, inoltre dipende anche da come lo prendi questo sport. Per me è sempre stato un divertimento e basta».

Quella volta che nacque il codice bluMa il mare. Quello che cosa è oggi? «Continua ad essere una cosa da godere, dopo 81 anni. A parte le meduse, che mi hanno sempre perseguitato». E grazie alle elettriche zanzare del mare, Leo è stato pioniere in un’altra sede, assai meno invidiabile. «Ho fatto istituire il codice blu, un sacco di anni fa - ride -. Mi avevano beccato in pieno, sulla fronte e fin su tutto il braccio, avevo un’escoriazione incredibile, ero gonfissimo e lo sono rimasto per mesi. Sono andato all’ospedale e dopo avermi curato hanno istituito il codice blu, per gli infortuni in mare. Questa l’avrei voluta evitare, però la ricordo col sorriso. L’unico problema è che dopo quell’incidente mi sono rimasti alcuni fastidi e devo fare il bagno con la mascherina, a protezione degli occhi». Ma non è certo per questo che non consiglierebbe ad un giovane di buttarsi anima e corpo sul windsurf. «Iniziate, perseverate - conclude Leo -, divertitevi. Ci vuole un po’ di sacrificio, ma la soddisfazione è impagabile. Non importano i risultati, non sono quelli che ti fanno restare in mare fino ad ottant’anni».

i veterani/2 > solo il Mal di schiena l’ha ferMato: fino a ottant’anni per Mare

Leo, che non cede neanche alle medusedi f. past.

«Son salito sulla tavola, e non sono

caduto»

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[ f. past. ]

C’è una parte femminile anche nell’apparentemente maschilista mondo del windsurf, da poche donne conosciuto e da meno ancora praticato. Non è la moglie o la fidanzata che prende il sole sulla spiaggia mentre il macho man di turno plana sull’acqua e si sente un semidio. Al circolo Mirage di Albisola è Manuela Briano, che tra l’altro della femmina da Coppertone ha un’idea piuttosto chiara. «Dopo un po’ mi rompo le scatole - dice -, non ce la faccio a star tanto lì brasata a non fare nulla. Preferisco impiegare attiva-mente il mio tempo».

Ma è gentile il modo in cui questa frase viene fuori. Non significa: sono una dura, dovevo nascere maschio. E’ più un: sono curiosa e voglio scoprire qualche cosa di nuovo, anche se le mie amiche non lo fanno. «Già - conti-nua la Briano, responsabile della scuola di vela del Mirage -, le mie amiche non si cimentano col windsurf, purtroppo. E io non sono esattamente una donna che si fa le unghie e si trucca per uscire». Un po’ di predisposizione all’avventura, dunque, una ce la deve avere. Specialmente se donna tra gli uomini. «Mah, non lo so - va avanti Manuela, sorridente e quasi timida dietro gli occhiali da sole nella terrazza del circolo, un piano sopra il mare -, più che all’avventura credo che si debba essere disposti a mettersi in discussione. Tutto qui. Io ho iniziato con una tavola vecchissima e quante volte sono finita in mare! Pensavo di non farcela, invece...».

Abnegazione, motivazione, carattere. Doti senza sesso. «Sì, ma la forza fisica è un punto a sfavore da parte nostra. Si fa fatica a tener su la vela, si fa fatica a montare e smontare l’attrezzatura, si fa fatica per raggiungere gli spot, si fa fatica perfino quando si deve ascoltare il vento e cercare di capirne direzione e forza. Sono impegnati tutti i muscoli, perfino quelli delle orecchie. Non stiamo parlando di sforzi folli, ma è necessario stare bene». Anche benino basta, perchè recentemente una impavida signora di 74 anni ha lasciato il segno nella memoria di Manuela. «Sì, poco tempo fa è venuta al circolo una signora di 74 anni. Aveva smesso col windsurf da circa 20-30, perché col marito non andavano più. Ci ha riprovato ed è andata benissimo! Ha messo su il cappellino e via, devo dire che è stata una bella scena». Bella come la sensazione di chi si trova a planare sull’acqua, un’emozione che secondo la Briano non ti molla più. «No, decisamente. Quando superi le prime difficoltà e riesci piano piano a planare sull’acqua è fatta. Il tuo corpo fa da equilibrio alle forze della natura. Sei come sospeso, è una situazione che fuori non ce l’hai mai. Poi a me piace la tranquillità in questo contesto. Adoro infatti il vento sostenuto, ma il mare calmo... Se lo dici a qualunque surfista ti guarda storto! Però a me dà sicurezza. Queste condizioni rappre-sentano la mia giornata perfetta».

il volto gentiledel windsurf

Manuela Briano: «plani sull’acqua

e sei in equiliBrio con la natura»

ALBISOLA (SV) | 8 ott 2011 Manuela Briano, di casa al circolo Mirage

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Sempre in slalomtra vento, gare...e una spaghettata

interviSta > in Mare con Matteo iachino

di Michele Cammarere

Una mattina di ottobre come tante, forse ancora un po’ troppo calda, sonnacchiosa, un sabato di sole sulla spiaggia di Albisola. Nella veranda sulla spiaggia del Club Windsurfing Mirage, qualche vela appoggiata sul pavimento di legno,

e piccoli gruppetti di persone che confabulano tra loro. Tutti si conoscono, si parla del vento che non c’è, ma tanto è una bella giornata lo stesso. Arriva gente ogni dieci minuti, un lento pellegrinare verso il mare, c’era in programma un’uscita di allenamento... Ma le vele sono sgonfie, si spera nel pomeriggio e si pianifica una spaghettata come parziale risarcimento per la delusione. Un’uscita diversa ogni tanto ci vuole, tanto per variare le solite con la tramontana e per - come dicono da queste parti - “tirarsi un po’ il belino”.

Non tutti però ne hanno bisogno, c’è anche gente che fa sul serio, molto sul serio. Come Matteo Iachino, che come gli altri fa la sua apparizione scendendo dal lungomare dalla scala di legno, ultimo ostacolo prima della spiaggia. Lui è uno di quelli che fa sul serio, l’unico del Circolo Mirage che si allena, come dice lui stesso quando gli chiediamo di parlarci di com’è la vita di uno che abita in Liguria e ama vento e windsurf. «Io sono riuscito ad ottenere buoni risultati (varie partecipazioni ai Mondiali - l’ultima l’estate scorsa, ad Alacati, Turchia, cominciata in sordina ma chiusa con tre grandi prove, fino ad un passo dal montepremi - e parecchie gare vinte un po’ ovunque, ndr) anche abitando in Liguria, che potrà anche sembrare un posto poco adatto alla pratica del windsurf, ma se uno riesce a sfruttare le potenzialità della nostra costa trova il modo di allenarsi ugualmente durante quasi tutto l’anno».

Ma come mai la Liguria sembra un posto poco adatto? Vista da fuori uno pensa al mare, al vento... Teoricamente non manca nulla.«Perché comunque le condizioni in cui si pratica al meglio il windsurf sono di vento forte. E, specialmente d’estate, il periodo in cui la gente frequenta maggiormente la nostra location, è facile trovare il mare piatto, e con poco vento. Non fa una buona pubblicità allo spot. Ma da ottobre fino a marzo, aprile, a volte anche maggio, di vento ce n’è molto. Fermo restando il fatto che poi, se uno ha voglia e si sposta di qualche chilometro in base al vento che c’è, può allenarsi ad alto livello anche qui».

Da quanti anni gareggi?«Ho iniziato a 8 anni, però ho mollato tutto per il nuoto. Poi da ragazzino un giorno sono risalito sul windsurf e non sono più sceso. Sono quattro anni che faccio gare, la vera differenza tra fare le gare e non farle è che se vuoi allenarti davvero devi spostarti, inseguire il vento con il furgone, non puoi permetterti di stare qui ad aspettare le condizioni giuste».

Hai appena parlato di furgone: ma tu giri con quello per andare ad allenarti?«Quando ho preso la patente, invece di chiedere la macchina, come regalo ai miei ho chiesto un furgone usato. Se devi allenarti devi portare con te 4/5 tavole, vele, e un sacco di altra attrezzatura, un bel bagaglio! Poi, il furgone mi consente anche di dormirci dentro, quindi di risparmiare qualcosa».

Giri da solo?«Dipende, a volte parti da solo, ma in ogni posto in cui vai in genere trovi qualcuno, diciamo che dopo qualche tempo ti fai un contatto per ogni spot. Non essere da soli è troppo importante se ti alleni, devi capire quanto vai veloce. Io pratico slalom, e serve l’avversario, confrontarsi sulla velocità, sui materiali... Un po’ come modificare l’assetto su una moto. E’ uno sport unico, sei da solo ma non sei mai da solo: che tu sia in mare o per una spaghettata sulla spiaggia quando il vento non c’è».

PER SAPERNE DI PIÙ Date un’occhiata al blog di Matteo: http://ita140.blogspot.com

ALBISOLA (SV) | 8 ott 2011 Il sorriso di Matteo Iachino

davanti al mare di casa:con tre partecipazioni ai Mondiali(l’ultima quest’estate, in Turchia),

è l’unico agonista del circolo Mirage

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GENOVA | 12 giu 2011 Il saluto dei ragazzi che hanno

partecipato al primo torneoAics/Tutti insieme per Ail

Tuttiinsiemeper Ail

in lotta contro le leuceMiecon l’aiuto dell’aics

testo di Michele Cammarere foto di Simone Arveda

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Giornata di festaallo stadio

Luigi Ferraris per i bambini del primo

torneo pro-Ail

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Con il ritorno delle finali Aics allo stadio Luigi Ferraris dopo 7 anni, la collaborazione tra Aics e Ail (Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma) ha raggiunto il suo culmine. “Tutti insieme per Ail” è

stata un successo, un palcoscenico ed una giornata che hanno segnato la crescita dei nostri campionati in maniera sostanziale e costante in ambito cittadino e non solo, un giorno in cui l’impegno di Aics nella raccolta fondi è stato più che mai forte, forte come una collaborazione che anche quest’anno sarà rinnovata.

Piccoli Amici in campoLa manifestazione è stata incentrata certamente sulle finali dei nostri campionati, ma è stata anche l’occasione per regalare un piccolo grande sogno a dodici squadre di bimbi, che si sono sfidati nel primo “Torneo Piccoli Amici 2003”. Un torneo fortemente voluto da Aics per inaugurare la giornata più importante, per regalare una giornata da ricordare anche ai campioncini in miniatura che hanno così potuto calcare il prato più famoso della città, dove solitamente vedono scorrazzare i loro idoli della domenica. Dodici

squadre si sono sfidate nei quattro campi ricavati dal perimetro del prato originale, in uno spettacolo di colori ed emozioni davvero difficili da spiegare.

Dal tunnel al campoLe squadre di bimbi entrano in campo una dopo l’altra come in una piccola olimpiade, con ogni capitano a fare da portabandiera. L’emozione più genuina è palpabile nello sguardo dei piccoli, fin dagli spogliatoi, passando per il famoso tunnel che porta le giovani promesse sul prato verdissimo, grazie al sole che in una giornata così accentua tutti i colori. La tribuna regala uno splendido colpo d’occhio, i genitori presenti sono forse più coinvolti dei piccoli campioncini quando tutti sono finalmente sul terreno di gioco, sorreggendo il chilometrico striscione che apre la giornata “Tutti insieme per Ail”. Palloncini colorati lasciano le piccole mani che li trattenevano e volano verso il cielo, la manifestazione può iniziare.

Si gioca!Inizia così un torneo che in città non ha precedenti: Olimpic Prà Palmaro, Molassana Boero, Quarto Don Bosco, Baiardo, San Michele, Nuova Oregina, Colmvpolis, Rivarolese, Polis Genova e Virtus Gavotti si sfidano nei quattro campi in contemporanea in un torneo stile Champions League, con gironi all’italiana e tabellone ad eliminazione diretta. Il divertimento contagia tutti, dagli

GENOVA | 12 giu 2011 La foto di squadra prima

della finalissima del TorneoPiccoli Amici andato in scenaal Luigi Ferraris: Molassanae Polis posano insieme.A destra, l’esultanzadopo un gol dei ragazzidel Don Bosco

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La lunga lottadell’Ail

tutto

sull’ail

[ giulio ravedati ]

Quando la dottoressa Maria Teresa Van Lint , viceprimario di ematologia del San Martino, è intervenuta in occasione della presentazione dell’anno sportivo Aics 2011/12 per spiegare alla platea quanto sia dura e difficile la lotta contro le leucemie i linfomi ed il mieloma, ha dovuto chiudere frettolosamente il proprio intervento. La stavano attendendo con urgenza in ospedale dal momento che dagli Stati Uniti era appena giunto un midollo osseo da trapiantare ad una giovane ventenne affetta da leucemia. In sala è calato il silenzio, grazie ad Ail ed a tutti coloro che dedicano la propria vita per rendere curabili le gravi patologie ematologiche un’altra vita stava per essere salvata.L’associazione Onlus Ail opera a sostegno ed integrazione delle strutture ed organizzazioni pubbliche per promuovere la ricerca scientifica, migliorare la qualità della vita dei malati e dei loro familiari e per sensibilizzare l’opinione pubblica alla lotta contro le gravi malattie del sangue. Il tutto rispettando il rapporto con i volontari e con i sostenitori, esercitando l’attività di raccolta fondi e destinazione delle risorse in modo trasparente. L’Ail pone al centro della sua attività il malato nel totale rispetto della persona e della dignità umana. Lo affianca nel lungo e spesso sofferto percorso della malattia sostenendo la famiglia e le persone a lui care.L’Associazione si basa sull’autonomia delle singole Sezioni provinciali e sul principio che i fondi siano spesi là dove sono raccolti, nel più limpido dei modi, per gli obiettivi sopraelencati. Grazie ai reparti ematologici genovesi, quali il Dimi, Ematologia Pad. 6 Ospedale San Martino ed il reparto Ematologia dell’Ospedale Pediatrico Giannina Gaslini, oggettivamente all’avanguardia, la nostra provincia è capofila nella lotta alle malattie e detiene il primato del maggior numero di trapianti di midollo in Italia. Anche la sezione genovese dell’Ail, conseguentemente, è molto attiva e grazie ai propri volontari si prefigge un unico scopo: sconfiggere la Leucemia rendendola un male curabile. Già attualmente si sono raggiunti risultati incoraggianti che rendono possibile aumentare la possibilità di sopravvivenza a percentuali che variano dal 50% al 90% con buona se non ottima qualità di vita. Chiunque può essere importante per la causa spendendo un po’ del proprio tempo aiutando Ail, così come fa il microcosmo Aics ormai da anni nelle manifestazioni di piazza ed in altre iniziative. Quindi, ancor di più: tutti insieme per Ail.

AIL | Provincia di Genova Tel/fax: 0103761906 Mail: ailgenova@ailgeno-

vaweb.it Internet: ailgenovaweb.it

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GENOVA | 12 giu 2011 Strette di mano e saluti

prima del via di una delle sfidetra i Piccoli Amici al Ferraris;

sotto, una fase della garatra Virtus e Molassana

[ m. camm. ]

Martedì 25 ottobre, al Politeama Genovese, Giulia Ottonello & GnuQuartet hanno

presentato uno spettacolo musicale dal vivo intitolato “Eclettica” il cui ricavato è stato

totalmente devoluto all’Associazione Italiana Leucemie (Ail), sezione Genova e Provincia.

Il centro trapianti di midollo osseo dell’ospedale San Martino di Genova ha necessità di acquistare una nuova apparecchiatura, indispensabile per la diagnosi precoce dell’insufficienza respiratoria nei pazienti affetti da patologie oncoematologiche,

sottoposti a trapianto di cellule staminali.

L’incasso della serata sarà utilizzato per l’acquisto di questa strumentazione - particolarmente

all’avanguardia - del costo complessivo di 30.000 euro; alla serata sono stati presenti il presidente dell’Ail, l’avvocato Sergio Bianchi, i membri del

consiglio direttivo Ail e il primario del Centro Tra-pianti, il dottor Andrea Bacigalupo. La bravissima cantante genovese Giulia Ottonello & GnuQuar-tet, già conosciuti al pubblico della nostra città, hanno aderito con entusiasmo alla richiesta di aiuto di Ail, e hanno contribuito a raccogliere

fondi offrendo la loro arte. Giulia Ottonello, voce bellissima, dolce e grintosa, in questi anni ha

collaborato con alcuni dei nomi più importanti della musica leggera internazionale tra cui Gloria Gaynor, Gigi D’Alessio e gli Aeroplanitaliani, The Mainstream;

ha interpretato inoltre vari musical - l’ultimo dei quali, “Cats”, portato in scena in tutta Italia.

“Eclettica” è un viaggio tutto d’un fiato in questi primi anni di carriera di Giulia Ottonello. Un viag-gio che intraprende insieme al GnuQuartet, un

quartetto speciale, camaleontico, come l’avventu-ra richiede. Con energia, eleganza e umorismo, un sottile filo conduce da Barbara Streisand a Michael Jackson, dai Beatles ad Umberto Bindi. Perché ogni brano ha qualcosa da dire, perché ogni passo porta

con sè un ricordo da raccontare.

musica controle leucemie

giulia ottonellocanta per l’ail

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arbitri ai genitori senza parlare dei bimbi, che corrono, giocano e prendono davvero sul serio la competizione, incoraggiati dall’insolito palcoscenico. Come spesso accade in questi casi, i più agguerriti sono i genitori in tribuna, a loro va spesso lo sguardo dei piccoli, in cerca di consensi dopo una bella giocata, un gol o una parata. Le gare si susseguono, i ragazzi classe 2003 giocano una partita dopo l’altra, sembra senza nemmeno sentire la fatica, segnando ed esultando replicando i gesti dei campioni impressi sui poster appiccicati sui muri delle loro camerette. Una serie di rigori infinita chiude la finale della manifestazione tra la Polis Genova e la squadra rossa del Molassana Boero. A spuntarla sono i ragazzi della Polis, ma in una giornata così il risultato è l’unica cosa che non conta. Ciò che davvero importa sono i sorrisi, la gioia spensierata di una giornata di sport con un occhio rivolto a chi è meno fortunato, che anche senza partecipare al torneo un sorriso lo ha fatto lo stesso, grazie alla raccolta fondi per la ricerca che per tutta la giornata ha visto impegnati ragazzi di Aics ed Ail.

Un ricordo indelebileCome ogni grande evento anche la conclusione è stata degna di un palcoscenico così importante: tutte le squadre sono state chiamate sul palco sistemato in tribuna, nel più classico stile delle finali europee. Un sogno nel sogno, un ricordo indelebile per tutti i partecipanti, che, come stampato anche sulla medaglia ricordo a loro consegnata, gli potrà far dire, anche tra qualche anno: «Io c’ero».

la Collaborazione > tra tornei e vendite per Beneficenza

Aics e Ail, un patto che dura nel tempodi m. camm.

GENOVA | 12 giu 2011 La Rappresentativa Aics a Marassi

sfoggia il logo Ail sulle maglie

La serata inaugurale della stagione Aics 2011/12 è stata soprattutto la serata della presentazione del

progetto “Tutti insieme per Ail”, un progetto di collaborazione nato da qualche anno tra Aics - Comitato Liguria - e Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma. Importantissima la presenza in sala del Presidente Regionale Ail Sergio Bianchi, e del Vice-Primario di Ematologia dell’Ospedale San Martino di Genova, la dottoressa Maria Teresa Van Lint, che, durante i loro interventi, hanno raccontato ai presenti e alle telecamere in sala dell’importanza della ricerca,

e insieme della grande attività del centro trapianti di Genova, leader in Italia per numero di interventi e terzo in Europa.

L’appoggio dell’AicsAics conferma anche quest’anno tutto il suo impegno nella raccolta fondi a favore dell’Ail, grazie anche agli sponsor che sostengono l’iniziativa, e soprattutto grazie all’impegno di Massimo Mechetti, primo artefice e promotore delle iniziative, compreso quello della Rappresentativa: una selezione dei migliori giocatori che giocano nei nostri campionati che durante l’anno si prodigano in numerosi tornei di beneficenza con il solo

scopo di raccogliere fondi per la ricerca.

Un modo di dire sportAics è vicino ad Ail anche in tutte le manifestazioni di piazza - quali la vendita delle stelle di Natale e delle uova di Pasqua - durante le quali vari collaboratori Aics, arbitri, oltre a tantissimi giocatori delle nostre formazioni, si danno il cambio nei banchetti sparsi per il centro della città nel cercare di raccogliere più adesioni possibili. Quella tra Aics e Ail è una collaborazione che non coinvolge, quindi, solo i vertici delle associazioni, ma è ormai radicata nel nostro modo di intendere lo sport.

Aics è con Ailnelle piazzee in molte

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la foto del mese

di Simone Arveda

sottosopralevanto, la spezia: longBoard trials

una tavola, il cielo e un’onda

Non dovrebbe, ma succede. L’onda sembra buona, la tavola scorre via come avevi pensato tu. Sulla spiaggia, qualche metro più in là, ci sono turiste svizzere in poltrona, un paio di ragazze di quella bellezza che solo il sole sa omaggiare, la musica, gente in costume a far foto, altri

pronti a surfare quell’onda lì. E la giuria, che incoraggia sì, prima di giudicare, ma alla fine dovrà pur farlo. Dall’acqua, da sopra l’acqua, sembra tutto più lontano di quel che è. Basta un attimo, succede a tutti, e da sopra passi sotto, il cielo si capovolge, cocktail nello shaker. É il surf, bellezza, ne devono passare di onde prima di trovare quella che ti sorride, ti accoglie, ti lascia scivolare strizzando l’occhio. La tavola se ne va per conto suo, irreale nel contrasto con un azzurro che non è il solito, mentre l’onda ti fa suo, schiuma bianca tutta intorno. Non dovrebbe, ma succede. Altrimenti, come faresti a goderti quell’altra onda là, sfuggendole via in piedi sulla tua tavola?

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LEVANTO (SP) | 7 ott 2011 La strada per la gloria è irta di difficoltà: e il mare, beh, il mare comanda sempre lui

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