Oggi assemblea a Torino Siniscalco si ritira Per Intesa è ... · la Compagnia di San Paolo e il...

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Edizione: 30/04/2010 Libero LIB_venerdi - pagina 21 - stampata da: cervo alle ore: 21.40.03 - colore 21 @ commenta su www.libero-news.it Venerdì 30 aprile 2010 Col petrolio la Nigeria si fa un fondo sovrano da 20 miliardi Oggi assemblea a Torino Siniscalco si ritira Per Intesa è sfida fra Beltratti e Salza L’ex ministro rinuncia alla candidatura al vertice della banca. Chiamparino: «Vittoria dei poteri forti» Tremonti smentisce L’Italia supera l’esame dei bond Nessun contagio sui titoli di Stato ma rispunta l’ipotesi “manovrina” ::: SANDRO IACOMETTI Era a Berlino, ieri, Giulio Tremon- ti. Impegnato in una conferenza dell’Aspen Institute alla quale oggi par- teciperà anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble. Sarà l’occa- sione per fare il punto sulla crisi greca. Ma la notizia che il titolare dell’Econo- mia aspettava con ansia è quella arrivata verso l’ora di pranzo da Roma, dove si è tenuta l’asta per 6,5 miliardi di Btp a tre e dieci anni. Le paure della vigilia non si sono concretizzate. I titoli del Tesoro so- no stati tutti assegnati, con una doman- da abbastanza sostenuta (circa 10 mi- liardi) e rendimenti che non sono affatto schizzati come qualche pessimista ave- va previsto. Anzi, il differenziale fra i ren- dimenti del Btp decennale italiano e il Bund tedesco che nei giorni scorsi era balzato oltre quota 120 è tornato a scen- dere intorno ai 100 punti. Il risultato dell’asta, si legge in una nota di Unicre- dit, «allontana i timori degli investitori per effetti di contagio sull’Italia». Insom- ma, lo Stivale, per quanto appesantito dal maxi-debito, sembra reggere il passo senza troppe difficoltà. Ieri, del resto, la tensione si è alleggerita anche sul fronte internazionale. I mercati europei hanno ripreso a correre (con la Borsa di Atene balzata di oltre il 7%) nella convinzione che i prestiti di Eurozona e Fmi alla Gre- cia saranno decisi nei prossimi giorni. E anche i rendimenti obbligazionari degli Stati coinvolti nel bufera si sono raffred- dati. Questo non significa che Tremonti possa tirare i remi in barca. Tutt’altro. La crisi greca permette al ministro di re- spingere con facilità gli attacchi del co- siddetto partito della spesa o di chi, co- me le imprese ed alcuni settori della stessa maggioranza, non ha perso le spe- ranze di poter intervenire sulla pressio- ne fiscale con maggiore incisività di quanto prospettato. Ma allo stesso tem- po lo costringe a mettere i conti pubblici sotto un controllo ancor più stringente. Se prima quel 5% del rapporto deficit/pil previsto dal governo per il 2010 poteva essere un obiettivo da tenere presente, ora è diventato un vero e proprio diktat. Tremonti non può consentire un seppur minimo sforamento che, vista la situa- zione, sarebbe letto dagli investitori co- me un allarme rosso. Nessun pericolo dovrebbe arrivare dal prestito per la Gre- cia di 5,5 miliardi, che il ministro prele- verà dal conto di tesoreria senza impatto sull’indebitamento. E un po’ di ossigeno arriverà dal gettito dello scudo fiscale, la cui proroga si chiude oggi. Ma l’ipotesi di una correzione in corsa, la tanto chiac- chierata manovrina estiva, diventa sem- pre più concreta. Lo stesso Silvio Berlu- sconi, durante la cena di mercoledì con i senatori del Pdl, non ha escluso la possi- bilità, posticipando però l’intervento a dopo l’estate. «È inutile nasconderlo», avrebbe detto il premier raccontando di un incontro di tre ore con Tremonti, «la situazione preoccupa». Nessuna con- ferma arriva ovviamente dal Tesoro, che anzi in serata ha fatto circolare una sec- ca, per quanto ufficiosa, smentita alle in- discrezioni. Lo stesso Tremonti da Berli- no avrebbe detto che su questo punto «si accettano scommesse». ::: LORENZO DILENA Come in ogni telenovela che si ri- spetti, nella vicenda del rinnovo dei vertici di Intesa Sanpaolo non poteva mancare il colpo di scena. Che è arrivato proprio alla vigilia dell’assemblea degli azionisti, oggi riuniti a Torino per eleggere il consiglio di sorveglianza, che a sua volta nominerà il consiglio di gestione. L’ex ministro Do- menico Siniscalco si è dunque chiamato fuori dalla partita per la presidenza del consiglio di gestione dell’istituto. Poltro- na a cui era stato candidato dalla Compa- gnia di San Paolo, primo socio di Intesa, in tandem con Andrea Beltratti, professore dell’Università Bocconi. Quando ha capito che le sorti della sua candidatura rischiavano di volgere alla commedia, in un sussulto di dignità e in- dignazione, Siniscalco ha ritirato la sua disponibilità. Non senza polemica verso la Compagnia di San Paolo e il suo presi- dente Angelo Benessia «che - si legge in una nota - in 15 giorni non sono nemme- no riusciti a formulare una candidatura unica per la presidenza del consiglio di gestione». Da Berlino, dove ieri si trovava per un convegno dell’Aspen Institute, Si- niscalco ha rincarato la sua irritazione verso i vertici della Compagnia (titolare del 9,8% del capitale della banca): «Non si fanno giochi di pollaio sulla più grande banca italiana». Siniscalco era stato volu- to proprio da Benessia con il supporto esplicito del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, la successiva approvazio- ne di Roberto Cota, neo eletto presidente della Regione Piemonte, e la neutralità del ministro dell’Economia, Giulio Tre- monti. Il quale, però, sebbene citato spes- so a sproposito come supporter di Sini- scalco, in realtà ha fatto sapere che sulla vicenda “non ci avrebbe fatto una malat- tia”. Ad ogni modo, l’obiettivo comune dei vertici della Compagnia era e resta la sostituzione di Enrico Salza, attuale pre- sidente del consiglio di gestione, che nel 2006, in veste di numero uno del Sanpao- lo, trattò la fusione con l’allora Banca In- tesa. Di fronte alle divisioni interne dell’ente torinese, il rodato sodalizio nato allora fra Salza e la sua controparte Gio- vanni Bazoli (oggi presidente di sicura ri- conferma del consiglio di sorveglianza), ha avuto gioco facile a logorare la candi- datura di Siniscalco. E adesso potrebbe mettere a rischio quella di Beltratti, di cui ieri Benessia si è affrettato a dire che è «l’unico candidato raccomandato dalla Compagnia di San Paolo». Benessia è convinto che il professore bocconiano «potrà conseguire un vasto consenso» fra le altre fondazioni azioniste di Intesa, dal- la Carisbo alla Carifirenze fino alla Cari- plo. Proprio quest’ultima e il suo presi- dente Giuseppe Guzzetti si sono però at- testati sulla difesa ad oltranza di Salza. In perfetta sintonia con Bazoli, che negli ul- timi giorni scorsi ha avuto una fitta serie di incontri a Roma con diversi esponenti nazionali del Partito democratico. La missione nella capitale ha evidentemen- te centrato l’obiettivo e la candidatura di Siniscalco è stata bruciata. Non per nien- te ieri Chiamparino ha reagito puntando il dito contro «i veti più o meno espliciti emersi in queste ultime settimane» e la- mentando la vittoria di una «logica detta- ta da poteri forti e autoreferenziali». A questo punto Elsa Fornero, vicepresiden- te della Compagnia e grande sponsor di Beltratti, prevede che la candidatura di Salza riprenda quota: «Ora tutto può ac- cadere». Ma Beltratti non dermode: «Io non mi ritiro», ha fatto sapere ieri. CANDIDATURA BRUCIATA L’ex ministro Domenico Siniscalco ha rinunciato alla candidatura al ver- tice di Intesa Sanpaolo. Lapresse Una delle novità più dibattute negli ultimi anni nello scenario politico internazionale sono i fondi sovrani, strumenti economici (con una forte valenza politica) che servono ai paesi che esporta- no petrolio per reinvestire la liquidità e le proprie riserve monetarie. La novità è che ora i fondi so- vrani non sono più ad appannaggio dei paesi del Golfo della Cina o della Russia, ma anche dell’Afri- ca. Dopo il Botswana (ricco di diamanti) anche l’Angola, per bocca del ministro dell’Economia, Manuel Nunes Junior, ha da poco annunciato che il Paese varerà entro l’estate un fondo sovrano per gli investimenti. L'Angola è un paese che conosce la stabilità politica da soli sette anni dopo trent’an- ni di conflitti interni e dal 2002 ha registrato dei tassi di crescita a doppio tasso. Mentre ieri a entra- re di peso nel comparto degli investitori pubblici è stata la Nigeria. Dopo il cambio ai vertici della Nnpc, la compagnia petrolifera di Stato, il presi- dente ad interim Jhonatan Goodluck ha annun- ciato il lancio di un fondo sovrano da 20 miliardi di dollari. L’idea era già nata nel 2007, ma il presiden- te (ora malato) Umaru Musa Y’aradua di fatto ave- va lasciato lo strumento senza dotazioni. NELLA GRECIA DELLE POLIS La moneta unica fallì già nel IV secolo La moneta unica non porta di certo fortuna alla Grecia. Se infatti oggi ri- schia di uscire da Eurolandia, già nel IV sec. a.C. le cose sono andate ma- luccio. In un anno compreso tra il 339 e il 336 (la datazione precisa è una vexata quaestio) la Lega Anfizionica, cioè il più antico organismo panelle- nico, che aveva il compito di gestire il santuario di Delfi, sede dell’oracolo più prestigioso e “banca”della Grecia fin dall’età arcaica, decise di coniare una nuova moneta, il kainòn amphiktionikón (“nuovo anfizionico”, dove l’aggettivo kainós indica qui “nuovo” in senso assoluto), creando anche un collegio finanziario ad hoc. La documentazione a nostra disposizione, come spiegano Marta Sordi e Roberto Ruozi in due interventi al convegno del 2002 della Fondazione Canussio su “I precedenti greci e romani dell’euro” (www.fondazionecanussio.org), è assai scarsa, giusto alcune iscrizioni delfiche. Ma ad attestarne la realtà restano una trentina di mo- nete argentee di piede eginetico (26 stateri, 3 dracme e 2 trioboli) con l’im- magine di Apollo e Demetra e relativa leggenda. Un tentativo di emissione, voluto per motivi politici assai più che economici da Filippo II, allora pa- drone dell’Anfizionia, con ogni probabilità prima della battaglia di Chero- nea, destinato a durare appena cinque anni. Anche perché, dopo la grande vittoria macedone, non c’era neanche più bisogno di propaganda: l’intera Grecia era nelle mani di Filippo. Come ora dei tedeschi? MISKA RUGGERI

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Venerdì 30 aprile 2010

Col petrolio la Nigeria si fa un fondo sovrano da 20 miliardi

Oggi assemblea a Torino

Siniscalco si ritiraPer Intesa è sfidafra Beltratti e SalzaL’ex ministro rinuncia alla candidatura al verticedella banca. Chiamparino: «Vittoria dei poteri forti»

Tremonti smentisceL’Italia supera l’esame dei bondNessun contagio sui titoli di Statoma rispunta l’ipotesi “manovrina”::: SANDRO IACOMETTI

Era a Berlino, ieri, Giulio Tremon-ti. Impegnato in una conferenzadell’Aspen Institute alla quale oggi par-teciperà anche il ministro delle Finanzetedesco Wolfgang Schauble. Sarà l’occa -sione per fare il punto sulla crisi greca.Ma la notizia che il titolare dell’Econo -mia aspettava con ansia è quella arrivataverso l’ora di pranzo da Roma, dove si ètenuta l’asta per 6,5 miliardi di Btp a tre edieci anni. Le paure della vigilia non sisono concretizzate. I titoli del Tesoro so-no stati tutti assegnati, con una doman-da abbastanza sostenuta (circa 10 mi-liardi) e rendimenti che non sono affattoschizzati come qualche pessimista ave-va previsto. Anzi, il differenziale fra i ren-dimenti del Btp decennale italiano e ilBund tedesco che nei giorni scorsi erabalzato oltre quota 120 è tornato a scen-dere intorno ai 100 punti. Il risultatodell’asta, si legge in una nota di Unicre-dit, «allontana i timori degli investitoriper effetti di contagio sull’Italia». Insom-ma, lo Stivale, per quanto appesantitodal maxi-debito, sembra reggere il passosenza troppe difficoltà. Ieri, del resto, latensione si è alleggerita anche sul fronteinternazionale. I mercati europei hannoripreso a correre (con la Borsa di Atenebalzata di oltre il 7%) nella convinzioneche i prestiti di Eurozona e Fmi alla Gre-cia saranno decisi nei prossimi giorni. Eanche i rendimenti obbligazionari degliStati coinvolti nel bufera si sono raffred-dati.

Questo non significa che Tremontipossa tirare i remi in barca. Tutt’altro. Lacrisi greca permette al ministro di re-spingere con facilità gli attacchi del co-siddetto partito della spesa o di chi, co-me le imprese ed alcuni settori dellastessa maggioranza, non ha perso le spe-ranze di poter intervenire sulla pressio-

ne fiscale con maggiore incisività diquanto prospettato. Ma allo stesso tem-po lo costringe a mettere i conti pubblicisotto un controllo ancor più stringente.Se prima quel 5% del rapporto deficit/pilprevisto dal governo per il 2010 potevaessere un obiettivo da tenere presente,ora è diventato un vero e proprio diktat.Tremonti non può consentire un seppurminimo sforamento che, vista la situa-zione, sarebbe letto dagli investitori co-me un allarme rosso. Nessun pericolodovrebbe arrivare dal prestito per la Gre-cia di 5,5 miliardi, che il ministro prele-verà dal conto di tesoreria senza impattosull’indebitamento.Eun po’di ossigenoarriverà dal gettito dello scudo fiscale, la

cui proroga si chiude oggi. Ma l’ipotesi diuna correzione in corsa, la tanto chiac-chierata manovrina estiva, diventa sem-pre più concreta. Lo stesso Silvio Berlu-sconi, durante la cena di mercoledì con isenatori del Pdl, non ha escluso la possi-bilità, posticipando però l’intervento adopo l’estate. «È inutile nasconderlo»,avrebbe detto il premier raccontando diun incontro di tre ore con Tremonti, «lasituazione preoccupa». Nessuna con-ferma arriva ovviamente dal Tesoro, cheanzi in serata ha fatto circolare una sec-ca, per quanto ufficiosa, smentita alle in-discrezioni. Lo stesso Tremonti da Berli-no avrebbe detto che su questo punto «siaccettano scommesse».

::: LORENZO DILENA

Come in ogni telenovela che si ri-spetti, nella vicenda del rinnovo dei verticidi Intesa Sanpaolo non poteva mancare ilcolpo di scena. Che è arrivato proprio allavigilia dell’assemblea degli azionisti, oggiriuniti a Torino per eleggere il consiglio disorveglianza, che a sua volta nominerà ilconsiglio di gestione. L’ex ministro Do-menico Siniscalco si è dunque chiamatofuori dalla partita per la presidenza delconsiglio di gestione dell’istituto. Poltro-na a cui era stato candidato dalla Compa-gnia di San Paolo, primo socio di Intesa, intandem con Andrea Beltratti, professoredell’Università Bocconi.

Quando ha capito che le sorti della suacandidatura rischiavano di volgere allacommedia, in un sussulto di dignità e in-dignazione, Siniscalco ha ritirato la suadisponibilità. Non senza polemica versola Compagnia di San Paolo e il suo presi-dente Angelo Benessia «che - si legge inuna nota - in 15 giorni non sono nemme-no riusciti a formulare una candidaturaunica per la presidenza del consiglio digestione». Da Berlino, dove ieri si trovavaper un convegno dell’Aspen Institute, Si-niscalco ha rincarato la sua irritazioneverso i vertici della Compagnia (titolaredel 9,8% del capitale della banca): «Non sifanno giochi di pollaio sulla più grandebanca italiana». Siniscalco era stato volu-to proprio da Benessia con il supportoesplicito del sindaco di Torino, SergioChiamparino, la successiva approvazio-ne di Roberto Cota, neo eletto presidentedella Regione Piemonte, e la neutralitàdel ministro dell’Economia, Giulio Tre-monti. Il quale, però, sebbene citato spes-so a sproposito come supporter di Sini-scalco, in realtà ha fatto sapere che sullavicenda “non ci avrebbe fatto una malat-tia”. Ad ogni modo, l’obiettivo comune

dei vertici della Compagnia era e resta lasostituzione di Enrico Salza, attuale pre-sidente del consiglio di gestione, che nel2006, in veste di numero uno del Sanpao-lo, trattò la fusione con l’allora Banca In-tesa. Di fronte alle divisioni internedell’ente torinese, il rodato sodalizio natoallora fra Salza e la sua controparte Gio-vanni Bazoli (oggi presidente di sicura ri-conferma del consiglio di sorveglianza),ha avuto gioco facile a logorare la candi-datura di Siniscalco. E adesso potrebbemettere a rischio quella di Beltratti, di cuiieri Benessia si è affrettato a dire che è«l’unico candidato raccomandato dallaCompagnia di San Paolo». Benessia èconvinto che il professore bocconiano«potrà conseguire un vasto consenso» frale altre fondazioni azioniste di Intesa, dal-la Carisbo alla Carifirenze fino alla Cari-plo. Proprio quest’ultima e il suo presi-dente Giuseppe Guzzetti si sono però at-testati sulla difesa ad oltranza di Salza. Inperfetta sintonia con Bazoli, che negli ul-timi giorni scorsi ha avuto una fitta seriedi incontri a Roma con diversi esponentinazionali del Partito democratico. Lamissione nella capitale ha evidentemen-te centrato l’obiettivo e la candidatura diSiniscalco è stata bruciata. Non per nien-te ieri Chiamparino ha reagito puntandoil dito contro «i veti più o meno esplicitiemersi in queste ultime settimane» e la-mentando la vittoria di una «logica detta-ta da poteri forti e autoreferenziali». Aquesto punto Elsa Fornero, vicepresiden-te della Compagnia e grande sponsor diBeltratti, prevede che la candidatura diSalza riprenda quota: «Ora tutto può ac-cadere». Ma Beltratti non dermode: «Ionon mi ritiro», ha fatto sapere ieri.

CANDIDATURA BRUCIATA

L’ex ministro Domenico Siniscalcoha rinunciato alla candidatura al ver-tice di Intesa Sanpaolo. Lapresse

Una delle novità più dibattute negli ultimianni nello scenario politico internazionale sono ifondi sovrani, strumenti economici (con una fortevalenza politica) che servono ai paesi che esporta-no petrolio per reinvestire la liquidità e le proprieriserve monetarie. La novità è che ora i fondi so-

vrani non sono più ad appannaggio dei paesi delGolfo della Cina o della Russia, ma anche dell’Afri -ca. Dopo il Botswana (ricco di diamanti) anchel’Angola, per bocca del ministro dell’Economia,Manuel Nunes Junior, ha da poco annunciato cheil Paese varerà entro l’estate un fondo sovrano per

gli investimenti. L'Angola è un paese che conoscela stabilità politica da soli sette anni dopo trent’an -ni di conflitti interni e dal 2002 ha registrato deitassi di crescita a doppio tasso. Mentre ieri a entra-re di peso nel comparto degli investitori pubblici èstata la Nigeria. Dopo il cambio ai vertici della

Nnpc, la compagnia petrolifera di Stato, il presi-dente ad interim Jhonatan Goodluck ha annun-ciato il lancio di un fondo sovrano da 20 miliardi didollari. L’idea era già nata nel 2007, ma il presiden-te (ora malato) Umaru Musa Y’aradua di fatto ave-va lasciato lo strumento senza dotazioni.

NELLA GRECIA DELLE POLIS

La moneta unica fallì già nel IV secoloLa moneta unica non porta di certo fortuna alla Grecia. Se infatti oggi ri-schia di uscire da Eurolandia, già nel IV sec. a.C. le cose sono andate ma-luccio. In un anno compreso tra il 339 e il 336 (la datazione precisa è unavexata quaestio) la Lega Anfizionica, cioè il più antico organismo panelle-nico, che aveva il compito di gestire il santuario di Delfi, sede dell’oracolopiù prestigioso e “banca”della Grecia fin dall’età arcaica, decise di coniareuna nuovamoneta, il kainòn amphiktionikón (“nuovo anfizionico”, dovel’aggettivo kainós indica qui “nuovo” in senso assoluto), creando ancheun collegio finanziario ad hoc. La documentazione a nostra disposizione,come spiegano Marta Sordi e Roberto Ruozi in due interventi al convegnodel 2002 della Fondazione Canussio su “I precedenti greci e romanidell’euro” (www.fondazionecanussio.org), è assai scarsa, giusto alcuneiscrizioni delfiche. Ma ad attestarne la realtà restano una trentina di mo-nete argentee di piede eginetico (26 stateri, 3 dracme e 2 trioboli) con l’im -magine di Apollo e Demetra e relativa leggenda. Un tentativo di emissione,voluto per motivi politici assai più che economici da Filippo II, allora pa-drone dell’Anfizionia, con ogni probabilità prima della battaglia di Chero-nea, destinato a durare appena cinque anni. Anche perché, dopo la grandevittoria macedone, non c’era neanche più bisogno di propaganda: l’interaGrecia era nelle mani di Filippo. Come ora dei tedeschi?

MISKA RUGGERI