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COLLECTOR’S CATALOGUE

Natale 2015

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COLLECTOR’S CATALOGUE #2

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PRESENTAZIONE

Tra gli obiettivi di Collezione da Tiffany, il primo blog italiano dedicato al collezionismo d’arte contemporanea, c’è la

promozione dei giovani artisti di talento. Dopo aver dato vita alla rubrica Segnali d’Arte con la quale, ogni mese, vi

presentiamo un nuovo artista nato dopo il 1970, dallo scorso anno abbiamo pensato di pubblicare, in occasione del Natale,

questo Collector’s Catalogue. Il nostro modo per ringraziarvi e per augurarvi un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo. Ma

anche uno strumento dedicato a tutti coloro che sono interessati all’arte italiana di oggi. Come già nel primo numero, anche

nel Collector’s Catalogue di quest’anno troverete circa una ventina di artisti di cui vi raccontiamo la ricerca artistica, vi diamo

le “coordinate” per trovarli nel web e nelle eventuali gallerie che li seguono e vi mostriamo una selezione dei loro migliori

lavori. Alcuni sono nomi noti, che ormai trovate sulle pagine delle riviste specializzate. Altri, invece, viaggiano ancora ai

margini del mercato, ma non per questo meritano meno attenzione. Un buon collezionista, d’altronde, deve saper anche

scovare qualche talento nascosto. Certe volte anche prima del gallerista. Ovviamente in questo volume non troverete tutta la

migliore arte italiana del XXI secolo. Ma la raccolta degli artisti che ci hanno colpito durante il 2015, nel nostro girovagare tra

una mostra e una galleria, passando per fiere e studi d’artista. E altri ne verranno nei prossimi anni creando, piano piano, una

mappatura della “giovane” arte italiana.

Auguri!

Collezione da Tiffany

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ELISA BERTAGLIA

(n. 1983)

Nei suoi dipinti su carta, Elisa Bertaglia utilizza il disegno come indagine degli aspetti più reconditi dell’immaginario. Il

riferimento al mondo onirico e fiabesco, suggerito da atmosfere stranianti e ambientazioni surreali, propone una rilettura del

rapporto uomo-natura, dove i soggetti rappresentati sono spesso bambine in età preadolescenziale, in bilico su irte rupi, in

atto di tuffarsi o sospese nel vuoto, spesso in compagnia di animali, serpi, lupi, corvi, cani, aironi. L’eterogeneo popolo di

personaggi viene raffigurato attraverso un linguaggio altamente simbolico: giovani adolescenti, sospese o avvolte da bisce,

alludono al difficile e traumatico passaggio tra l’infanzia e l’età adulta; bimbi privi del volto evocano il tema della crisi e della

conseguente ricerca di un’identità; l’animale (l’airone, la biscia, il cane lupo), che spesso funge da alter ego, rappresenta la

parte più recondita e istintuale del nostro io. Dal 2007 al 2010 sono numerose le esposizioni collettive, sia nazionali che

internazionali, a cui Elisa Bertaglia viene invitata a partecipare. Tra queste da ricordare la 93 esima Collettiva della

Fondazione Bevilacqua La Masa (2009) e la mostraArte Scienza e Scuola(2010) al Museo Peggy Guggenheim di Venezia.

Mentre nel 2011 è presente al Padiglione Accademie della 54esima Biennale di Venezia. La sua prima personale in Italia risale

al 2008, mentre nella primavera del 2014 si tiene ad Augsburg, presso la Galleria MZ, la sua prima personale all'estero con 45

opere inedite. Vincitrice dell'edizione 2015 del Premio Casa Falconieri/FIG Bilbao/SetUp, nel 2013 Elisa Bertaglia si è

aggiudicata la prima edizione del Concorso Mantegna Cercasi - Orientalmente, ed è stata selezionata tra i finalisti del Premio

Combat 2013.

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Data di Nascita: 1983

Luogo di Nascita: Rovigo

Vive a: Rovigo

Lavora a: Rovigo

Formazione: Accademia Belle Arti di Venezia

Sito Web: elisabertaglia.com

Gallerie: Martina’s Gallery

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Elisa Bertaglia, Profunde III (part.), olio, carboncino e grafite su carta, 2013. Opera della collezione permanente di Banca Sistema, Filiale di Padova.

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Elisa Bertaglia, Ohne Titel, 2014. 150×300 cm, olio, carboncino e grafite su carta.

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Elisa Bertaglia, Metamorphosis #2, 2014. Olio, carboncino e grafite su carta

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Elisa Bertaglia, Bluebird, 2014. 21,5×14,5 cm, pennarello, olio e pastello su carta.

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ANNA CAPOLUPO

(n. 1983)

La ricerca artistica più recente di Anna Capolupo si focalizza su di una reintrepretazione pittorica del paesaggio urbano periferico, in particolar modo, industriale e post-industriale. Nello specifico, la serie di lavoriTorinoNowhere, realizzati per la mostra omonima presso Burning Giraffe Art Gallery, a Torino, è una vera e propria indagine pittorica che affronta i luoghi della periferia urbana – le fabbriche, i cantieri, le discariche – intendendoli nella loro accezione di architetture dell’inconscio cittadino. In questo lavoro, Capolupo dà vita a una mappatura che esamina ed esalta i “non luoghi”, quelle aree che, apparentemente, potrebbero appartenere a tutte le città e a nessuna, ma che diventano testimonianze di una metropoli viva e in costante mutamento: lo scheletro di un enorme fabbrica, ad esempio, perde la sua funzione primaria trasformandosi in contenitore suburbano dedicato alle attività di svago. Con la pittura e la memoria di quei luoghi ripete i segni perché la città cominci a esistere. Sovrapponendo acrilici, tempere, pastelli, gessetti e carboncino, riesce a dare vita a una stratificazione di elementi che corrispondono a successivi passaggi della memoria e ai diversi materiali ritratti (il ferro, il cemento, l’asfalto, la terra). La scelta di applicare vari strati di carta grezza alla tela, spiega la stessa artista, «è dovuta a una duplice necessità: il desiderio di rendere più viva e attuale la mia pittura, giocando con strappi e collage; andare oltre la resa fotografica paesaggistica – la tecnica mista e il supporto di carta grezza mi permettono di avere una resa realistica, più suggestiva e tattile che visiva, pur spingendo molto sull’astrazione e, soprattutto nei lavori più recenti (Nervi, Noi ci somigliamo), su di un uso del colore più espressionista». Nel 2014 una sua opera è entrata a far parte della Collezione Bancartis della BCC Mediocrati. Già protagonista, nel 2014, del progetto Young at Art del MACA (Museo Arte Contemporanea di Acri) e finalista di Combat Prize e Premio Terna, a febbraio 2015 si è aggiudicata la sezione pittura dell’ultima edizione del Premio Internazionale Limen Arte, con l’opera Sognato mare dipinto bosco, che sarà inserita nella collezione del nascituro Museo d’arte Contemporanea di Vibo Valentia. Dal 2006 ad oggi, Anna Capolupo ha esposto in varie collettive. La sua prima personale risale al 2010: In Balneum, presso l'Art Studio 2530 di Firenze.

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Data di Nascita: 1983

Luogo di Nascita: Lamezia Terme (CZ)

Vive a: Firenze e Torino

Lavora a: Firenze e Torino

Formazione: Accademia Belle Arti Firenze

Sito Web: annacapolupo.blogspot.it

Gallerie: Burning Giraffe Art Gallery (TO);

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Anna Capolupo, Nervi, 2014, tecnica mista su carta applicata su tela, cm 200 x 200. CollezioneBancartis

Anna Capolupo, KreuzBerlin, 2014. Tecnica mista su carta intelata. Cm 100×2401

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Anna Capolupo, Noi ci somigliamo, 2014, tecnica mista su carta applicata su tela, cm 100 x 220

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Anna Capolupo, Periferia (TorinoNowhere 5), 2014, tecnica mista su carta applicata su tela, cm 180×180

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Anna Capolupo, Nervi, 2014, tecnica mista su carta applicata su tela, cm 200 x 200. CollezioneBancartis

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MICHELANGELO CONSANI

(n. 1971)

Michelangelo Consani, procedendo da un'analisi serrata dei fondamenti concettuali poveristi, in particolare dei concetti di energia, di processo, di vuoto e pieno, di negativo e positivo, banalità, ripetizione e così via, si dedica a un lavoro ambientale a pieno campo che lo porta a interessarsi di teorie fisiche e scientifiche contemporanee. Per ambientale si intende invece un concetto allargato di azione nella realtà, non delimitato ai generi artistici finora invalsi, ma azione diretta multidisciplinare, per così dire, nel materiale e nell'immaginario sia collettivo che individuale. Il lavoro di Consani tenta di rompere quelle immagini in cui si fissano le convinzioni, le idee e i pensieri, andando oltre la loro apparenza conciliante e mettendo in evidenza ciò che passa tra una e l’altra. I suoi lavori prendono le distanze da un’estetica spettacolare, non rappresentano qualcosa, piuttosto scelgono una modalità di conoscenza del mondo che si avvale di dispositivi che interrogano il sensibile e definiscono quello che Georges Perec chiama un’estetica dell’infraordinario. Lo sguardo si sposta su quello che succede ogni giorno e che si ripete ogni giorno, il banale, il quotidiano, il comune, l’ordinario, l’infra-ordinario, il rumore di fondo, e riflette sull’abituale, in che modo renderne conto, in che modo interrogarlo, in che modo descriverlo. Consani si sofferma sul 'divenire impercettibile' e la sua visualizzazione diventa una forma di resistenza tesa a cambiare la nostra percezione dello spazio e del tempo. Dopo una serie di importanti mostre collettive in Italia e all’estero, nel 2010 riceve da EX3 Centro per l’Arte Contemporanea di Firenze il premio come miglior artista under 40. Lo stesso anno, prende parte alla prima Triennale di Aichi, che Akira Tatehata, Masahiko Haito, Hinako Kasagi, Pier Luigi Tazzi e Jochen Volz curano a Nagoya, in Giappone. Nel 2011 realizza una mostra personale presso la Kunstraum di Monaco di Baviera e presso CAMeC Pianozero della Spezia; nel 2012 espone al Museo Pecci di Prato e di Milano e in una mostra parallela della Biennale di Dakar. Nel 2013 il Museo di Lissone lo invita a realizzare un progetto speciale in occasione dell’inaugurazione del museo. Nel 2014 realizza tre mostre personali: a Tokyo presso la Galleria Side 2; a Parigi da Glassbox e a Berlino presso Zirkumflex. Nello stesso anno espone all’interno del progetto Atwork allaDonwahi Fondation in Abidjan e al Watou Kunstenfestival a Watou in Belgio. Nel 2015 realizza una mostra personale dal titolo Le cose potrebbero cambiare negli spazi della Prometeo Gallery a Milano. La KunstverainMilano / Amsterdam / New York ha pubblicato una monografia sul lavoro dell’artista.

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Data di Nascita: 1971

Luogo di Nascita: Livorno

Vive a: Livorno

Lavora a: Livorno

Formazione:

Sito Web: www.michelangeloconsani.org

Galleria: Prometeo Gallery (Milano)

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Michelangelo Consani, Il seme dell’uomo, 2010. Ceramica, 22 x 14 x 3 cm. Courtesy Prometeo Gallery, Milano / Lucca

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Michelangelo Consani, DYNAMO: Bicycles against Black Out!, 2010. Courtesy Collezione Centro per l’Arte Contemporanea

Lugi Pecci, Prato / Milano .

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Veduta della mostra Nove elefanti bianchi e una patata (2014). Courtesy Galleria Side, Tokyo

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Michelangelo Consani, The Caspian Depression. A one Straw Revolution, 2013. Casa Masaccio, San Giovanni Val d’Arno,

Italy

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GIULIO FRIGO

(n. 1984)

Giulio Frigo guarda alla sua arte come ad un tentativo di evocare una sorta di senso di mistero, non legato a qualche

particolare religione o movimento new age, quanto piuttosto avvalendosi delle conoscenze dei vari campi scientifici

contemporanei nonchè del metodo di indagine filosofico, caratterizzato da un domandare tanto radicale quanto inattuale. E'

sua convinzione che l'aumentare della conoscenza, paradossalmente, non semplifichi chiarificando il mistero dell'esperienza

dell'esistere, quanto piuttosto intensifichi tale sensazione. Frigo pensa alle informazioni derivanti dalle ultime ricerche

neurologiche, biologiche o astronimiche, come a puro materiale sulla base del quale pensare opere d'arte. Quindi dare forma

materiale a concetti astratti come domande filosofiche, considerazioni fatte alla luce di nuove scoperte scientifiche,

visualizzazioni di sistemi complessi di informazioni invisibili all'occhio ma determinanti per capire le trasformazione della

nostra epoca. Giulio Frigo ha partecipato a numero collettive, tra le quali: TALENTI EMERGENTI al CCCS - Strozzina, Firenze

(2009) , Let's forget about today until tomorrow , spazio Brown Project, Milano, SENZA RETE, al Complesso Monumentale di

S.Spirito in Sassia, Roma (2009) e NON VOLTARTI ADESSO alla Galleria d'Arte Moderna Ca 'Pesaro, Venezia (2009); Opera

2009, mostra collettiva degli artisti della Altelier della Fondazione Bevilacqua La Masa, in Via Farini (2010), DOCVA, Milano

e Cometa rossa alla Fluxia Gallery, Milano (2010). La sua prima mostra personale è del 2010: Impersonale in Via Farini

DOCVA, Milano. Al 2012 risale, invece, la sua prima mostra personale alla Galleria Francesca Minini: CHORA.

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Data di Nascita: 1984

Luogo di Nascita: Arzignano

Vive a: Milano

Lavora a: Milano

Formazione: Accademia Belle Arti di Brera, Milano / UCLA, Los Angeles

Sito Web:

Gallerie: Francesca Minini

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Giulio Frigo, Notturno Milanese, 2014. Olio su tela. Courtesy: Galleria Francesca Minini

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Giulio Frigo, Partita a scacchi sospesa, 2011. Oil on canvas, 24 x 30 cm. Courtesy: Galleria Francesca Minini.

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Giulio Frigo, Mimesi^2, 2011. Nylon thread, plasticine, graphite. Dimensioni variabili. Courtesy: Galleria Francesca Minini

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Giulio Frigo, Poiesis, 2013. Graphite in pouder, threads, needle. Courtesy: Galleria Francesca Minini

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DEBORAH LIGORIO

(n. 1972)

Deborah Ligorio è una vera e propria diarista del paesaggio, che nei suoi lavori registra meticolosamente e riflette sulle

trasformazioni sociali, politiche e ambientali. Come lei stessa ha dichiarato, i suoi lavori sono «piuttosto narrativi e

solitamente le osservazioni d’impronta sociologica ne sono il filo conduttore. Una peculiarità dei nostri tempi è la velocità dei

cambiamenti. Mi interessa leggere gli effetti prodotti da queste trasformazioni attraverso un approccio umano ed emotivo. Si

tratta di operare attraverso uno sguardo disincantato, producendo un’analisi che risvegli la consapevolezza e ipotizzi possibili

soluzioni per non subire passivamente questi mutamenti». Da questo approccio nascono una serie di opere (video, stampa,

collage, installazione) che secondo quanto scritto da Adam Budak nel catalogo di Manifesta 7 – a cui l’artista ha partecipato

nel 2008 – potrebbero appartenere «al genere non ancora catalogato dell'etnografia poetica, paragonabile con i desideri

degli psicogeografi o con le passioni di esploratori del XVIII secolo, ossessionati dalla dimensione storica dello spazio, dal

significato culturale dei luoghi e dalla grammatica dell’appartenenza». Deborah Ligorio ha esposto in numerose collettive e

personali sia in Italia che all'estero già a partire dalla fine degli anni Novanta tra le quali: Exit (2002), collettiva a cura di

Francesco Bonami presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino; 8th Sharjah Biennale (2007); Manifesta 7 (2008)

a Trento/Rovereto/Bolzano; Brot und Salz (2012) da Sommer & Kohl a Berlino. La sua prima personale è datata 1995. Tra le

sue più recenti personali: Accessories in Algorithmic Gardens (2015) alla Galleria Francesca Minini di Milano eWhen Angels

forgot to Tell (2010) alla Kunstverein Arnsberg di Arnsberg.

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Data di Nascita: 1972

Luogo di Nascita: Brindisi

Vive a: Berlino

Lavora a: Berlino

Formazione: Accademia Belle Arti Brera /Accademia Belle Arti Bologna

Sito Web: www.deborahligorio.com

Gallerie: Francesca Minini

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Deborah Ligorio, Survival Kit – Bellissima, 2012. Bronze, 9 x 19 x 12 cm

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Deborah Ligorio, Innesti IV, 2010. Montage 106 x 78 cm

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Deborah Ligorio, Forze contrarie, 2010. Objects, videos, ropes, fabric. Dimensions variable.

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Deborah Ligorio, Survival Kit – The person who kept functioning, 2012. Book, egg box, wooden brush handle, paper, belt.

22 x 14 x 12 cm

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ORNAGHI E PRESTINARI

(Collaborano dal 2009)

Valentina Ornaghi (Milano 1986) e Claudio Prestinari (Milano 1984) iniziando la loro formazione universitaria alPolitecnico di

Milano laureandosi rispettivamente in Disegno Industriale e Architettura e proseguendola entrambi presso l’Università

Iuav di Venezia. Nelle loro opere Ornaghi & Prestinari si confrontano in prima persona con le potenzialità di materiali e

tecniche, da quelle antiche e complesse come l’argentatura fino alla sperimentazione di nuove strade. Particolarmente

interessati alla dualità insita in ogni azione, gli artisti mantengono una preponderante componente estetica dai toni eleganti

e sofisticati, evocando nelle loro intuizioni affascinanti composizioni figurative non prive di intensità. Hanno partecipato a

diversi workshop e residenze, tra cui VIR-ViaFarini in Residence, a cura di Simone Frangi, Milano, 2013; Fondazione Spinola-

Banna per l’arte, visiting professor Massimo Bartolini, Poirino (TO), 2011; mentre tra le mostre collettive selezionate si

ricordano la 96ma collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Galleria di San Marco, Venezia, 2012; The Self-

Moving Number, a cura di Sils project, Duende studios, Rotterdam, NL, 2012, Jeune Création Européenne, biennale itinerante

dei giovani artisti; Extracurricular Activity, a cura di Daniele Capra, Superfluo, Padova, 2012; On fire, a cura di Viviana

Checchia e Anna Santomauro, neon<campobase, Bologna, 2010 e la XIV Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del

Mediterraneo, BJCEM, Museo di Arte Contemporanea, Skopje, 2009.

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Data di Nascita: Collaborano dal 2009

Luogo di Nascita: Milano

Vive a: Milano

Lavora a: Milano

Formazione: Politecnico di Milano / Iuav di Venezia

Sito Web: www.ornaghi-prestinari.com

Gallerie: www.galleriacontinua.com

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Ornaghi & Prestinari, Appunti, 2012-2014. Courtesy: Galleria Continua

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Ornaghi & Prestinari, Allineamenti, 2011. Chupa chups di vari gusti, tondino filettato in acciaio, legno di rovere, piattelli in

acciaio, 200 x 50 x 50 cm. Courtesy: Galleria Continua

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Ornaghi & Prestinari Appunti, 2012-2014. Courtesy: Galleria Continua

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Ornaghi & Prestinari, Appunti, 2012-2014. Legno, gesso, pigmento, bolo armeno, foglia d’argento e punzonature realizzate

con un cacciavite a stella, 5 tavole: 90 x 180 cm ciascuna. Courtesy: Galleria Continua

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GIOVANNI OZZOLA

(n. 1982)

Dopo alcuni anni trascorsi a Londra, nel 2001, ritorna in Italia dove comincia a sviluppare un proprio percorso artistico che lo

porta, nello stesso anno, a partecipare alla mostra Happiness. A Survival Guide for Art and Life, a cura di David Elliott e Pier

Luigi Tazzi, al Mori Art Museum di Tokyo. Da quel momento il centro della sua attenzione fa riferimento alla luce come

materia per la formulazione della propria visione. Definisce come centro del suo lavoro l’interesse per lo spazio

tridimensionale e la luce, sviluppa una ricerca sull’immagine mentale e l’essenza del soggetto. Numerosi gli spazi espositivi in

Italia e all’estero che hanno accolto mostre di Giovanni Ozzola, tra questi ricordiamo: CCCS - Centro di Cultura

Contemporanea Strozzina, Firenze; MART, Rovereto; Chelsea Art Museum, New York; Sharjah Maraya Art Center,

Dubai; Galleria Continua, San Gimignano/Le Moulin; Palazzo delle Papesse, Siena; MAN Museo d’Arte, Nuoro; Museo Pecci,

Prato; Mori Museum, Tokyo; Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento; Waseda University,Tokyo; Centre d'Art Bastille,

Grenoble; Schunck-Glaspaleis, Herleen;Künstlerhaus Palais Thurn und Taxis, Bregenz; GC.AC, Monfalcone; ViaFarini DOCVA,

Milano; Centro Arti VisivePescheria, Pesaro. Tra i premi ricevuti il 'Premio Terna' (2008), il 'Talent Prize' (2010) e il 'Premio

Cairo' (2011).

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Data di Nascita: 1982

Luogo di Nascita: Firenze

Vive in: Toscana

Lavora in: Toscana

Sito Web:www.giovanniozzola.com

Gallerie: Galleria Continua

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Giovanni Ozzola, Garage – Desert, 2013. Stampa a getto d’inchiostro, cornice nera. 150 x 256 cm. Courtesy: Galleria

Continua

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Giovanni Ozzola, Routes Chen Ho, 2012. Incisione su ardesia. 40 x 57 x 2,5 cm. Courtesy: Galleria Continua

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Giovanni Ozzola, Dove nasce il vento, 2014. Stampa a getto d’inchiostro su carta di cotone, cornice nera, vetro. 150 x 216

cm. Courtesy: Galleria Continua

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Giovanni Ozzola, When tears are in your eyes, 2014. Stampa a getto d’inchiostro su carta di cotone, cornice nera, vetro.

199,5 x 150 cm. Courtesy: Galleria Continua

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FRANCESCO PAGLIA

(n. 1983)

'Un approccio analogico al digitale' è così che descrive il suo rapporto con la fotografia. In tal senso nelle sue ricerche utilizza

media legati alla nostra attualità, sensori al posto di pellicole emulsionate, schermi di computer come fossero tavoli luminosi.

Nella sua ricerca é stato influenzato in modo particolare dall'equilibrio delle geometrie e dell'eternità che si riesce a cogliere

negli scatti di Mimmo Jodice, le visioni e i delicati sfuocati di Hiroshi Sugimoto, l'interpretazione della forma che emerge nei

lavori di Edward Weston, oltre ad essere stato impressionato dal lavoro concettuale di Piero Manzoni, giusto per citare quelli

che hanno più segnato l'evoluzione del suo concetto di estetica. Filtrando la realtà attraverso questa estetica riversa

considerazioni sulla contemporaneità, affrontando con le tecniche interpretative che la fotografia offre, molteplici tematiche,

passando da temi principalmente narrativi a osservazioni sulla società in cui viviamo, con l’intento di fare scaturire riflessioni

a chi le osserva. «Considero la fotografia il più libero, reale e completo medium che sintetizza l'evoluzione artistica dell'essere

umano, riassumendo tutte le sperimentazioni e i traguardi avvenuti in questo ambito». Sintesi che ha imprescindibilmente

mutato la società. 'Nell'etimologia di foto-grafia si deduce che la luce é la materia di cui é fatta, e la luce é anche la materia

fondamentale che sta alla base della vita, infatti la fotografia traduce la 'voce' della vita tramutandola in immagini.' Per

questo, si può definire 'la figlia di tutte le arti'. Nella metodologia di lavoro, che ha sviluppato, diviene molto importante

anche la presentazione dell’opera di cui cura ogni aspetto, partendo dalla progettazione dello scatto per passare alla stampa

e all'installazione, cercando di coinvolgere più sensi, quando si arriva in contatto con una sua opera. L’intento di Francesco

Paglia é di oltrepassare la soglia del concetto odierno che si ha della fotografia, arrivando a darle una nuova lettura. Paglia ha

partecipato a varie collettive e fiere d'arte in Italia e all'estero come Art Innsbruck (2014) e MIA Singapore (2014).

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Data di Nascita: 1983

Luogo di Nascita: Bologna

Vive a: Bologna

Lavora a: Bologna

Formazione: Istituto Europeo di Design di Milano

Sito Web: www.francescopaglia.com

Gallerie:

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Francesco Paglia, Il Mondo sofferente ha bisogno di sostanze per convivere e dimenticare il dolore di tutti giorni #1

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Francesco Paglia, Il Mondo sofferente ha bisogno di sostanze per convivere e dimenticare il dolore di tutti giorni #3

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Francesco Paglia, Attimi di Luce

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Francesco Paglia, Imago Vol1 #23

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NAZZARENA POLI MARAMOTTI

(n. 1987)

Nazzarena Poli Maramotti è una pittrice autentica: la sua indagine esplora i generi tradizionali – figura, paesaggio, natura

morta – con costanza, sviscerando le possibili relazioni di forma e colore, tonalità e luce, densità e leggerezza della materia,

sperimentate nell’esperienza della pratica pittorica. Lavorare su temi ricorrenti la affranca dalla preoccupazione del

contenuto per concentrarsi sullo specifico pittorico. Gli esordi, nei primi anni 2000, si collocano nella direzione di una

riflessione sulla figura e sul ritratto, che allo stesso tempo è occasione di studio e di verifica della tradizione storica e

moderna, dall’espressionismo tedesco a Soutine fino a Bacon e Baselitz. Quasi subito si evidenzia la sua insofferenza verso

l’accademismo e la rigidità della mimesi: prende quindi progressivamente distanza della corrispondenza con il dato reale, al

punto che le fisionomie, parzialmente cancellate, diventano solo il pretesto per esercitare una straordinaria e originale

sensibilità pittorica in cui gesto, materia e colore si fondono in insiemi inestricabili. L’artista supera così lo specifico

individuale per restituire delle fisionomie universali che ambiscono ad allargarsi e a comprendere il paesaggio, anch’esso

campo per la pura azione pittorica, forzando il confine tra i generi. Dal suo esordio, nei primi anni 2000, Nazzarena Poli

Maramotti ha esposto in numerosi collettive sia in Italia che all'estero. Tra le sue personali sono da ricordare la

mostra Wanderdüne 57°38’53”N 10°24’22”E (2015) alla Galleria A+B di Brescia, Argonauta (2014) alla Galleria Marcolini di

Forlì e Muta alloZumikon lounge di Norimberga (2012). Nel 2014 ha vinto il Premio Euromobil.

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Data di Nascita: 1987

Luogo di Nascita: Montecchio Emilia

Vive a: Nürnberg (D)

Lavora a: Nürnberg (D)

Formazione: Autodidatta

Sito Web:

Gallerie: A+B Contemporary Art (BS) ; Galleria Marcolini (Forlì)

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Nazzarena Poli Maramotti, Epopea, 2012

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Nazzarena Poli Maramotti, Ohne Titel (Blu), 2015, olio su tela, 120x100cm. Courtesy A+B, Brescia. Foto Sala Davide

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Nazzarena Poli Maramotti, I Cani, 2014, olio su tela, 195 x 145 cm, courtesy l’artista, galleria marcolini e AplusB

contemporary art.

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Nazzarena Poli Maramotti, Ohne Titel (Tiepolo), 2013, olio su tela, 200x150cm. Collezione privata. Foto Mauro Prandelli

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ALESSANDRO ROMA

(n. 1977)

Alessandro Roma lavora principalmente con il collage, tecnica che gli permette di creare paesaggi mentali, dove la

prospettiva si appiattisce e il segno si perde nella composizione. Attraverso la costruzione di personali peregrinazioni, l'artista

è interessato ad esplorare i confini della tradizione pittorica, preservandone le tematiche classiche, ma allontanandosi dalle

tecniche e dai formalismi del passato. Mantenendo aspetti di indefinitezza, Alessandro Roma permette alla memoria e alla

fantasia di confondersi vicendevolmente, senza mai anchilosarsi in un'unica/univoca forma. Il processo di creazione parte

inevitabilmente da un dato naturale riconoscibile, ma l'analisi è condotta in una direzione che porta ad interrogarsi sulla

natura stessa della percezione. Affascinato dal modo in cui conosciamo la realtà, l'artista non procede giustapponendo i

frammenti bensì adottando una pratica che aspira all'essenziale. Roma restituisce - in una duplice forma - sia la completezza

sia il frammento di uno spazio che custodisce elementi di non sempre immediata assimilazione. La pittura vive in equilibrio

tra figurazione ed astrazione, così anche la scultura, la quale restituisce forme antropomorfe e al contempo rievoca degli

atavici contenitori, tracciando visioni surreali e immaginifiche. Le sue opere evocano luoghi indefiniti ma se scrutati

attentamente vi si possono riconoscere alberi, rocce, fiumi, fiori, ruderi, ninfei, sentieri, animali e figure che concorrono a

fornire aperture mentali e prospettiche, ottenute grazie alla moltiplicazione dei punti di fuga e dal simultaneo impiego di

diverse tecniche artistiche. Dal suo debutto ad oggi, Alessandro Roma ha partecipato a numerosissime collettive in Italia e

all'estero e al suo lavoro sono state dedicate importanti personali in Europa e negli Stati Uniti, sia in gallerie che in istituzioni

pubbliche come il Mart di Rovereto. Ha vinto l'edizione 2009 dellaResidence Künstlerhäuser Worpswede e IV International

Painting Prize (2007) di Castellón in Spagna.

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Data di Nascita: 1977

Luogo di Nascita: Milano

Vive a: Londra

Lavora a: Londra

Formazione: Accademia di Belle Arti di Brera

Sito Web: alessandroroma.tumblr.com

Gallerie: Z2O Gallery (Roma)

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Alessandro Roma, Vision of landscape, 2014. Three silk panels, print and painting for fabric, 200×250 cm. Courtesy: Artist

and Sara Zanin Z2o gallery

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Alessandro Roma, Believing in the uncontrollability of the nature, 2013. Oil spary collage thread on paper, 150×122 cm.

Courtesy Artist and Sara Zanin Z20 gallery

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Alessandro Roma, Senza titolo, 2012

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Alessandro Roma, Untitled, 2014. Painted terracotta, 50x30x30 cm. Courtesy: Artist and Sobering gallery

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PATRIZIA EMMA SCIALPI

(n. 1984)

La ricerca di Patrizia Emma Scialpi si concentra sulla natura e sulla diversità dei legami e delle relazioni che intercorrono tra gli

individui, in rapporto ai differenti contesti ambientali e storici, nel tentativo di instaurare un dialogo chiarificatore con il

presente. Lo fa adoperando registri espressivi e media diversi, arricchendo nel contempo la sua indagine di stratificazioni e

ancoraggi segnici ricorrenti; attraverso video, installazioni, performance, pittura e interventi site specific. Prende forma così

una ricerca trasversale e multiforme, ma coerentemente legata ad un tentativo di ricostruzione di una memoria personale e

metastorica, attraverso la ridefinizione del concetto di nostalgia, non intesa come legame emotivo al passato, quanto

commiato da una parte del Sé necessario per riconciliarsi con il presente. Il suo percorso è puntellato da una specifica

riflessione sul linguaggio visivo attuata trascendendo l’aspetto puramente tecnico per privilegiare quello suggestivo ed

emotivo, con una metodica operativa accurata di riappropriazione e riuso di immagini preesistenti. Patrizia Emma Scialpi ha

esposto in numerose collettive tra le quali sono da ricordare: Perspectives#1, Bella Center, Center Boulevard, 5, Copenhagen

(2013); Perspectives#2, Galerie WAGRAM 47, Parigi (2014); C’è una piccola radice che, se la masticate, vi spuntano le ali

immediatamente a cura di Cecilia Guida, MAC - Museo d’Arte Contemporanea di Lissone in collaborazione con Viafarini

DOCVA (2014) e Frammenti d’Italia#3, a cura di Francesca Guerisoli, Palazzo Ducale, Sala Dogana, Genova (2014). La sua

prima personale è del 2012: Erdenrest, personale a cura di Alessandro Trabucco, Milano

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Data di Nascita: 1984

Luogo di Nascita: Taranto

Vive a: Milano

Lavora a: Milano

Formazione: Accademia di Belle Arti di Brera, Milano

Sito Web: patriziaemmascialpi.blogspot.it

Gallerie: Villa Contemporanea (Monza)

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Patrizia Emma Scialpi, Love and Loss #3, 2014. Acrilici su stampa inkjet su carta cotone, cm.100×130

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Patrizia Emma Scialpi, Una forma d'appropriazione / Love and Loss, 2013. Fanzine // acrylic on print, cm. 20x30.

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Patrizia Emma Scialpi, The Dead Dears in Erdenrest – mixed media on photo, 2012

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Patrizia Emma Scialpi, Taranto Formula Bruta, 2013-2014. Still da video, DVD, 7’44”

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ANDREA TONELLOTTO

(n. 1974)

Autodidatta della fotografia, dopo aver utilizzato la Leica è transitato al medio formato, con Hasselblad e Rollei, per poi

approdare alla Polaroid donando al formato quadrato, utilizzato per riprendere paesaggi e particolari urbani, l’atmosfera

unica che solo Polaroid sa donare. Con le sue istantanee, pubblicate su varie riviste internazionali (Square

Mag, Temnokomornik, Potpourri, Tripmag, Blur magazine, Pulp revue, European Photography, ERRR ecc.) ha ricevuto vari

riconoscimenti, fino a diventare uno dei fotografi Polaroid inseriti nel sito ufficiale della casa madree nel sito ufficiale

della Impossible Project. Le sue foto sono state presentate in varie città europee, in occasione di esposizioni o festival come,

ad esempio il Festival del Cinema e Fotoleggendo a Roma, Speciale fotografia istantaneapresso la Leica Gallery di Praga, MIA

fair e Polaroid Fine Art a Milano, Espace(s) a Parigi, la Photographie Itelienne Contemporaine a Marsiglia e a Los Angels, in

occasione di un’esposizione sulla foto di paesaggio urbano. Se gli si chiede cosa vuole esprimere con la sua opera, risponde

citando Mondrian: «Niente di diverso da quello che ogni artista cerca: raggiungere l'armonia tramite l'equilibrio dei rapporti

fra linee, colori e superfici. Solo in modo più nitido e più forte». Che, tradotto nel suo linguaggio fotografico, diventa la ricerca

costante di cogliere gli elementi che rendono uniche situazioni quotidiane, ordinarie; di stravolgere la realtà con lo strumento

fotografico, la foto istantanea, che paradossalmente non permette elaborazioni o post produzioni. In altre parole: usare la

realtà per rappresentare la fantasia.

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Data di Nascita: 1974

Luogo di Nascita: Campo San Martino (PD)

Vive a: Piazzola sul Brenta (PD)

Lavora a: Piazzola sul Brenta (PD)

Formazione: autodidatta

Sito Web: www.andreatonellotto.com

Gallerie: Galleria La Linea (Montalcino – SI)

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Andrea Tonellotto, nobody. is there anybody out there? (Composizioni)

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Andrea Tonellotto, silent movie #77. original shot and lambda prints 50×50 (whitout white frame), limited edition

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Andrea Tonellotto, Marseille #8

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Andrea Tonellotto, piscina comunale #7

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SALLY VIGANÒ

(n. 1988)

La ricerca artistica di Sally Viganò si snoda tra la calcografia e la scultura in vetro, ma è curiosa e aperta alla commistione con

altri media. I temi sui quali si concentra riflettono la sua esperienza di giovane donna e artista immersa in un mondo in bilico,

in continua crisi e risalita, alla ricerca di valori e motivazioni sempre nuove. Si tratta di una condizione condivisa, che tende

alla ricerca di un corpo comune, nel quale sentirsi affermati e parte di 'un qualcosa' di sicuro, ma che non sa effettivamente

dare una forma concreta a questo corpo. Il corpo fisico allora diventa la chiave di lettura di questa situazione di disequilibrio.

Viene indagato attraverso i suoi elementi intestini, viene 'aperto' per andare a scoprirne la struttura interna, per cercare di

metterne in luce il motivo, il senso intrinseco. Anatomia comparata e istologia sono le due discipline alle quali costantemente

si ispira per parlare di un corpo che diventa oggettivo - il suo ma anche quello di tutti, perché tutti ne abbiamo uno - perché

in fondo rivela una struttura fragile, 'ridotta all'osso'. Un corpo oggettivo, ma anche oggettivato; curato ma anche sfruttato;

impersonale nel bene e nel male. Non si riconosce più l'identità soggettiva di ognuno ma soltanto la struttura generale. Da un

lato si assiste, quindi, a un processo di distillazione, di spremitura, per trattenere soltanto ciò che è importante; dall'altro ci si

rende conto che forse una struttura non c'è e ci si deve costantemente costruire una pelle. Vincitrice del Premio Primal

Energy 2015, Sally Viganò ha esposto in varie collettive in Italia.

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Data di Nascita: 1988

Luogo di Nascita: Bergamo

Vive a: Castel Rozzone (BG)

Lavora a: Castel Rozzone (BG)

Formazione: Università Statale di Milano / Accademia di Belle Arti di Brera

Sito Web: sallyvigano.wix.com

Gallerie:

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Sally Viganò, Distillato, 2015. L’opera è composta da un pannello in carta da stampa Grafia 280 gr, da un pannello in

plexiglas stampato e da una scultura in vetro sommerso di Murano.

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Sally Viganò, Untitled (+/- white), libro d’artista. Stampa digitale e monotipi calcografici.

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Sally Viganò, Paper Microscope. Acqueforti, incisione 3D

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Sally Viganò, Hygeia, sculture di sapone + tavolo bianco + specchi

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MARCO MARIA ZANIN

(n. 1983)

La ricerca di Marco Maria Zanin si sviluppa nell’analisi e nel confronto di due poli: ciò che appartiene al mondo delle ‘radici’,

del mito e dell’archetipo da una parte, e i fenomeni delle sovrastrutture dell’epoca contemporanea dall’altra. Materiali per la

sua indagine sono i segni che l’uomo lascia nel territorio e nel tempo, come l’architettura, gli strumenti di lavoro, gli oggetti

attraverso cui si esprime il rapporto con il tempo in cui vive, nella civiltà del passato e in quella di oggi; ma anche la

letteratura classica, il mito, la filosofia, che costituiscono le trame in cui ricontestualizzare gli elementi. Spesso questi, quando

appartenenti a temporalità diverse, gli piace sovrapporli, spostarli dal loro contesto e giocarli l’uno contro l’altro, come pietre

focaie, per rompere ciò che blocca l’accesso al loro nucleo vitale e attivarne la forza simbolica. La fotografia lo aiuta a

riallacciare la realtà fisica a spazi metafisici che si mescolano con i luoghi più profondi dell’identità umana, dove il silenzio, più

di ogni descrizione, è la via per avvicinarci a toccare ciò che ci circonda. In questo ‘spazio fusionale’, in cui passato e presente

si sovrappongono, si apre anche la possibilità di costruire un canale tra le due temporalità, tra lo spazio dove affondano le

radici e lo slancio del mondo contemporaneo, affinché l’uno possa nutrire l’altro, affinché si possa osservare con più

consapevolezza cosa muove i comportamenti contemporanei, e verso quale direzione. Zanin ha esposto in varie collettive e

personali sia in Italia che all'estero e le sue fotografia sono presenti in importanti collezioni private e pubbliche: MART –

Museo di Arte Moderna di Trento e Rovereto; SPM – Salsali Private Museum, Dubai; GAM – Galleria d’Arte Moderna,

Genova; Archivio Italo Zannier, Venezia; Cotroneo Collection, Roma; Paolo Brodbeck Collection, Catania; Reyn van der Lugt

Collection, Rotterdam; Joaquim Paiva Collection, Rio de Janeiro; Maccaferri Collection, Bologna. Nel 2014 ha vinto il

premio Agarttha Arte.

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Data di Nascita: 1983

Luogo di Nascita: Padova

Vive a: Padova – San Paolo del Brasile

Lavora a: Padova – San Paolo del Brasile

Formazione: Laurea in Lettere e Filosofia e in Relazioni Internazionali

Sito Web: www.marcomariazanin.com

Gallerie: Spazio Nuovo (Roma)

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Marco Maria Zanin, 45.265654, 11.791505, Molon, Padova, 2015. Dalla serie Cattedrali rurali II. 120×150 cm. Stampa fine

art su carta cotone. Edizione di 5 + 2 PA

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Marco Maria Zanin, Antigo Hospital Matarazzo, 2014. 120×150 cm. Stampa fine art su carta cotone. Edizione di 5 + 2 PA

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Marco Maria Zanin, Il centro da Rua Barão de Duprat, 2013. dalla serie São Paulo. 145×175 cm. Stampa fine art su carta

cotone. Edizione di 5 + 2 PA

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Marco Maria Zanin, Senza Titolo, 2014. Dalla serie Os Argonautas, 90×120. Stampa fine art su carta cotone. Edizione unica

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Collezione da Tiffany - Collector’s Catalogue 2015

Finito di impaginare: dicembre 2015

© 2014 Collezione da Tiffany

Via Atto Vannucci, 14 50134 – Firenze

www.collezionedatiffany.com

[email protected]

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ELISA BERTAGLIA

ANNA CAPOLUPO

MICHELANGELO CONSANI

GIULIO FRIGO

DEBORAH LIGORIO

ORNAGHI & PRESTINARI

GIOVANNI OZZOLA

FRANCESCO PAGLIA

NAZZARENA POLI MARAMOTTI

ALESSANDRO ROMA

PATRIZIA EMMA SCIALPI

ANDREA TONELLOTTO

SALLY VIGANÒ

MARCO MARIA ZANIN